Corso misto Kr-15

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Shadow alkemist
view post Posted on 7/1/2013, 00:44




CITAZIONE
Coro misto Kr-15

Sensei: Takashi Kinchou, proveniente da Oto
non fate troppo caso alla scheda, non l'ho più modificata dall'esame Chunin in poi, attualmente il pg è un chunin.

- Keita Mikawa, proveniente da Kiri

Alunni: -Ikkaku Akadou, proveniente da Oto
- Masahiro Izanagi, proveniente da Kiri
- Ray Kaguya, proveniente da Kiri

Paese in cui si svolgerà il corso accademico: Nagi, isola del Pease del thè. L'accademia si svolgerà
HR4M5

Tempo necessario per raggiungere l'isola: Da Oto 5 giorni; da Kiri 2 giorni.
Note aggiuntive: Il luogo d'appuntamento è un grosso casolare, situato sulla costa nord dell'isola; sia sul lato est che sul lato ovest, prima di incontrare le altre insenature sul mare, potrete osservare l'ostacolo naturale fornito da una piccola zona boschiva. Non c'è alcuna città nelle vicinanze.

CITAZIONE
Eccoci qui ragazzi, questo è il corso che dovremo svolgere insieme. Il modulo che leggete sopra, è la lettera che verrà spedita ai domicili dei vostri pg, che precedentemente avevano fatto domanda per entrare all’accademia del proprio villaggio. E’ bene farvi capire, a livello di trama del gdr, che non è affatto usuale una pratica del genere: un’accademia mista è vista con sospetto da molti nel mondo ninja. Questa nozione vi verrà chiarite meglio col mio post On Gdr.
Passiamo alle spiegazioni di base: Con i termini On Gdr e Off Gdr si intendono due cose molto diverse. Il primo rappresenta il post vero e proprio, quello che un qualsiasi player inserisce, dove appunto si muove il proprio personaggio. Off Gdr si usa per riferirsi a dei dati esterni, o ad esempio ad un sensei che dà indicazioni in post dove non muove il proprio pg, ma fornisce solo istruzioni (ad esempio ciò che state leggendo è un post Off gdr, avrete post del genere per le correzioni dei vostri post.). Per ora avrete il corso con un Sensei (l’altro è un png mosso un po’ da me, un po’ da voi, soprattutto dal ragazzo di Kiri) On Gdr, vedremo se più avanti potrò slegarvi dai miei post e potrete lavorare solo sulla base di indicazioni Off, prive quindi di una descrizione come quella presente in ogni singolo post On gdr.

Cos’è il Gdr? E’ un Gioco di Ruolo e pertanto va vissuto per divertirsi. Il divertimento però deve essere accompagnato da una certa abilità come giocatori, sia per avanzare di grado nel gdr, sia soprattutto per creare più spettacolo nei vostri post. E’ infatti fondamentale utilizzare un buon italiano, proprio per la natura narrativa di questo gioco di ruolo. Le descrizioni del paesaggio, delle armi, del proprio e degli altri pg (personaggi), delle emozioni, sono alla base del gioco. Fare un post approssimativo è altamente sconsigliato, sia per quel che riguarda il fine transitorio della promozione a Genin, sia per la giocabilità stessa del GDR. Non pretendo poesie, romanzi epici o roba simile, purchè si dia uno giusto spazio alle descrizioni fondamentali: l’importante è essere chiari, scorrevoli alla lettura e corretti a livello grammaticale. Errori gravi sono: sbagliare l’uso dell’accento per la lettera e (quindi confondere il verbo con la congiunzione), utilizzare in maniera errata le lettere a/o e il relativo uso dell’h (quindi confondere tra verbo e preposizione/ verbo e disgiunzione), mancare gli accenti alle parole che lo richiedono (che siano esse sostantivi,aggettivi o forme verbali), e l’utilizzo di costrutti come “a me mi” o “ma però”, sbagliare l’uso dei congiuntivi e dei condizionali. Tutte queste mostruosità sono assolutamente vietate, a meno che non vogliate farmi arrabbiare o svenire.
Ah dimenticavo altri 2 errori gravi da evitare: non si può usare il gergo degli sms, quindi niente “k” o abbreviazioni, né potete utilizzare faccine o emoticon varie: come dicevo poc’anzi questo è un gdr narrativo e pertanto è bello leggere dei post scritti bene.
C’è tutta una schiera di errori di secondo grado (non per questo dovete sbizzarrirvi), che indicherò nelle correzioni dei vostri post, man mano che li incontro; per ora mi limito a citarvene alcuni: punteggiatura scorretta, uso errato dei tempi verbali (questo è comunque grave), aggettivi a casaccio, ripetizioni (in italiano è sempre importante usare sinonimi o costrutti che vi permettano di evitare il riutilizzo continuo di una stessa parola. Ci sono casi in cui non esistono molte espressioni da poter utilizzare, là ovviamente non vi verrà segnalato nulla. Ogni 8/10 righi circa è possibile ripetere il termine, la lettura non sarà così appesantita dagli stessi termini. Comunque come avrete capito è bene avere un vocabolario vario.) e così via.

Nel Gdr è fondamentale mantenere il realismo: non bisogna ritenersi superman ed evitare ogni colpo, ma essere per l’appunto il più realisti possibile. Ad esempio ora siete degli studenti, difficilmente avrete delle grosse capacità di analisi nel combattimento, né sarete abili con le armi o i vostri attacchi molto forti, né tantomeno avrete delle buone caratteristiche fisiche. Uno studente non potrà mai, ad esempio, fare un balzo di 5m, cosa che un Jonin o tutt’al più un Chunin può fare. Nel gdr è importante non imbrogliare cercando di essere indistruttibili, altrimenti costringerete i gdr staff ad intervenire (nel caso un combattimento si blocchi per polemiche tra i due avversari) o a fine duello/accademia ecc. avrete delle forti penalizzazioni in termini di esperienza e ryo (oltre a perdere l’incontro, se deciso Off gdr, ossia dei gdr staff.). Man mano che andremo avanti con i post vi suggerirò un numero minimo di errori (On gdr, non di scrittura) che dovrete compiere, così entrerete senza problemi nella mentalità adeguata.

E’ anche importante chiarire una cosa, che spero abbiate già letto nei regolamenti: è vietato fare post autoconclusivi. Cos’è un post autoconclusivo? Ecco un esempio:
CITAZIONE
Naruto, dopo aver impastato il chakra, evocò una copia di se stesso,la quale si diresse contro Sasuke (l’ipotetico vostro avversario), colpendolo dritto in faccia con un forte e veloce calcio

Questo è uno degli errori più gravi che si possono commettere. Il gdr è strutturato a turni e perciò è importante dare all’avversario la possibilità di difendersi, né si possono descrivere nei propri post delle ipotetiche azioni del compagno/avversario che questi non ha ancora mai scritto. Ecco perché nel GDR è fondamentale utilizzare il periodo ipotetico. Esempio corretto:
CITAZIONE
Naruto, dopo aver impastato il chakra, evocò una copia di se stesso, che si sarebbe subito diretta contro Sasuke, per poi saltare a un metro di distanza e provare a sferrargli un calcio in piena faccia.

L’avversario, in base al realismo di cui vi ho già parlato, dovrà decidere se e come incassare od evitare il colpo. E’ inoltre scorretto (e vietato) sfruttare un attacco ipotetico in questo modo:
CITAZIONE
Naruto, dopo aver impastato il chakra, evocò una copia di se stesso, che si sarebbe subito diretta contro Sasuke, per poi saltare a un metro di distanza e provare a sferrargli un calcio in piena faccia; se Sasuke si fosse spostato con il busto verso destra, la copia avrebbe sicuramente modificato la traiettoria del calcio per colpirlo da destra verso sinistra; se invece Sasuke si fosse semplicemente abbassato, avrebbe calciato l’avversario utilizzato un colpo ascendente sfruttando così la potenza del tallone

Ciò non vuol dire che è scorretto fare strategie a lungo termine, o dichiarare di lanciare shuriken (esempio) in varie direzioni per prevenire alcune ipotesi di movimento avversario, ma è chiaramente errato lanciare un’offensiva e prevedere che questa si modifichi in base alla difesa che attuerà l’avversario, si finirebbe nell’errore di essere autoconclusivi e dare a colpo certo l’avversario.

Vi prego inoltre di inserire nel vostro primo post (sia in quest’accademia, sia in qualsiasi altra ruolata col vostro pg) una legenda tipo questa:
CITAZIONE
narrato
parlato
pensato
parlato Keita Mikawa

E’ quella che troverete in cima al mio post, voi potrete utilizzare la combinazione che più preferite, anche usare dei box in html per i vostri post, o aggiungere altri personaggi esterni (familiari, amici, altri ninja e via dicendo) e segnalarli nella legenda qualora siate intenzionati a far loro pronunciare delle parole in discorso diretto.

Mi dispiace essermi dilungato molto, ma mi sembrava giusto darvi il maggior numero possibile di informazioni. =)

Di seguito trovate il mio primo post, il cosiddetto post di presentazione. A fine post scriverò in spoiler ciò che desidero da voi. Sicuramente ho mancato delle indicazioni per farvi capire tutti i meccanismi del gdr, ma verranno fuori naturalmente. Se tutto il corso Off gdr si concentrasse in questo post, che senso avrebbe fare l’accademia? ;p

Bè buona accademia e buon divertimento. Non fatevi scoraggiare da eventuali errori o da una ipotetica bocciatura, sono tutte esperienze che serviranno a farvi crescere come giocatori (sono leggermente severo ù_ù) e nell’utilizzo dell’italiano (così al prossimo compito in classe di italiano prendere pure un bel 9).

CITAZIONE
narrato
parlato
pensato
parlato Keita Mikawa

Chapter one: A new "job" for the Spider
Oto, villaggio ninja dilaniato da ripetuti conflitti di potere: continue sfide che trovavano spazio vitale quasi unicamente all’interno di una dimensione oscura ai più, contenuti ed identità degli attori principali restano coperti da un velo di mistero; pochi, all’infuori della stretta cerchia dove poggia il potere decisionale, godono del diritto alla conoscenza… Ad osservatori esterni l’andazzo della politica estera risultava piuttosto confuso, un incessante andirivieni tra l’attacco alle altre potenze e il duraturo isolazionismo, probabilmente a fini cospirazionisti. Non aiutava infatti a sfatare le teorie del complotto la quasi totale ignoranza di ciò che avveniva dietro le possenti mura perimetrali erte a protezione del Suono: speculazioni teoriche su esperimenti macabri e potenzialmente distruttivi erano all’ordine del giorno, una propaganda continua volta alla creazione, nella popolazione degli altri Grandi Paesi, dell’immagine fantasmatica di un potenziale nemico sempre pronto a entrare in guerra… Quanto queste elucubrazioni siano realistiche non è dato saperlo, nemmeno agli stessi cittadini dell’Otokagure. Deficit di democrazia? Probabilmente sì, ma chi può permettersi di preoccuparsene in un mondo basato sulla supremazia territoriale del più forte? Il villaggio del Suono, come i suoi stessi abitanti sanno, ha una storia molto meno ricca e di breve durata rispetto a quella dei 5 Paesi principali e proprio per questo ha bisogno di rafforzarsi per difendere i propri confini da eventuali minacce, sempre troppo attuali. Eppure, anche se la giovane nazione può contare su ninja di prim’ordine, il rischio di un eccessivo isolamento non può che rappresentare un pericolo in caso di alleanza di due o più potenze decisesi a muover offesa nei confronti degli abitanti del Suono… E’ proprio per questo che la diplomazia del Consiglio, stavolta senza mietere nuove vittime, ha dovuto lavorare molto affinché fossero aperti degli spazi di collaborazione interstatale. La soluzione indicata prende spunto da un esempio illustre già offerto da Kiri, Suna e Konoha: i corsi accademici inter-regione. Pratica nuova per l’intero mondo ninja, che da sempre ha la tendenza a mantenere segrete: tecniche, metodi d’insegnamento e la crescita di nuove e vecchie leve. Un’azione tanto originale quanto pericolosa, un azzardo politico che tuttavia poteva lasciare aperte le porte a modificazioni future degli assetti geopolitici nell’intero sistema ninja. Raffinata scelta d’allocazione del potere non comprensibile se non agli occhi esperti di chi partecipava appunto a quel misterioso Consiglio… Anche la selezione del sensei preposto allo svolgimento di un compito tutto sommato piuttosto delicato non era argomento da trattare con leggerezza. A seguito d’una non troppo lunga sessione consultiva, la scelta ricadde su un nome particolare: Takashi Kinchou, il figliol prodigo appena ritornato in patria dopo una lunga assenza parzialmente ingiustificata…
Il Ragno si svegliò di soprassalto, ritrovandosi a massaggiarsi i polsi che ancora portavano segni dell’erosione dovuta al giogo delle catene a cui era stato sottoposto per un periodo dalla lunghezza non ben precisato… Nonostante fosse ritornato ad abitare la casa in cui era cresciuto, non aveva ancora fatto l’abitudine a comodità come il dormire distesi su di un letto normale: era da molto che mancava dal villaggio, ma ancora maggiore era il tempo trascorso al di fuori di quelle stanze… Erano infatti passati almeno un paio d’anni da quando aveva sbattuto dietro di sé l’uscio di quell’abitazione inospitale, a tratti piuttosto tetra, dove aveva trascorso gli anni dell’infanzia e della prima giovinezza. La sua camera era relativamente spaziosa e caratterizzata da pareti spoglie, grigie, gli unici elementi costitutivi dell’arredamento erano una scrivania in legno, intaccato da tagli realizzati con la punta di un kunai, e un armadio in cui erano presenti alcuni degli indumenti ninja indossati dallo shinobi. Dalla finestra, posta sopra la testa del ragazzo, filtrava da dietro le ante la flebile la luce del primo mattino: evidentemente ancora una volta il suo corpo s’era rifiutato di concedersi un numero sufficiente di ore per riposare. Constatata l’impossibilità, o la non convenienza, di rigettarsi in un mondo onirico non di molto più tranquillo di quello reale, il giovane con violenza gettò a lato il lenzuolo e con un colpo di reni si rimise in piedi: quell’azione così brusca avrebbe sicuramente fatto del male all’anima di qualsiasi pigro esistente a questo mondo.
Takashi non ebbe nemmeno il tempo d’interrogarsi su come gestire la propria giornata, che qualcuno gli offrì subito un motivo per acuire i sensi, pronto così a scattare ed intrappolare una nuova vittima: aveva infatti udito dei passi leggeri in direzione della porta di casa e temendo, o forse bramando, un’irruzione così diretta e così stupida si acquattò dietro l’uscio…
I passi, raggiunto il limite estremo, cessarono, per far posto a un altro suono quotidiano e familiare: l’estrazione di un qualcosa di cartaceo, che l’individuo all’esterno, ignaro della pericolosa presenza celata dietro quei sette centimetri di spesso legno, cercò di poggiare al suolo…
Di scattò la porta s’aprì verso l’interno e una mano rapida e forte si allungò fino a raggiungere in una morsa feroce l’esile collo di un uomo adulto, abbigliato da semplice fattorino. Per un attimo i suoi spietati occhi indugiarono su quelli terrorizzati dell’individuo caduto in trappola, si nutrì istantaneamente di quella paura, ma poi, resosi conto dell’inesistenza di una minaccia, lo liberò e gli strappò la lettera dalle mani.
Vattene, fu come un sibilo.
Inutile dire che lo sventurato postino non se lo fece ripetere due volte e scappò via il più veloce possibile, maledicendo la sua cattiva stella: se il buon giorno si vede del mattino, la sua giornata non poteva che peggiorare!
Richiusa la porta, Takashi si avviò in cucina e sedutosi su una sedia rigirò nelle mani la lettera recante, in ceralacca purpurea, il marchio ufficiale del villaggio del Suono, la croma. Rotto il sigillo venne a conoscenza dell’incarico che gli avevano affidato: sensei di uno studente di Oto e co-sensei di uno studente di Kiri. Aggrottò le sopracciglie, stupito e stizzito allo stesso tempo di dover svolgere un compito così poco attinente alle sue caratteristiche: era un dannato predatore, non una balia da quattro soldi!
Perché hanno scelto me?! Maledetti...
Non gli ci volle molto per pervenire ad una risposta: era divenuto membro inattivo di una comunità in cui aveva ripreso a vivere solo da poche settimane, volevano sottoporlo ad un test.
Dopo aver ricevuto al palazzo la carica ufficiale di Chuunin, conseguita nonostante il forfait forzato alla finale del torneo, v’era stato il silenzio più totale per ciò che concerneva missioni da svolgere per il proprio paese. Non si può certo dire che il Kinchou amasse la sua terra natale,né che avesse un innato nazionalismo, fatto sta che per vivere aveva bisogno di misurarsi costantemente con nuove e violente sfide. Aveva inoltre necessità di riguadagnare la fiducia delle alte sfere, forse informate sulla sua segreta prigionia, per andare fino in fondo ai misteri con cui di recente era venuto in contatto… S’era scoperto in passato pedina di un gioco perverso, mosso e regolato da attori sconosciuti, e una volta liberatosi dalle catene che l’avevano costretto a subire passivamente torture ed esperimenti della peggior specie, aveva deciso di distruggere quello schema e giocare con le proprie regole. Da allora una caccia più grande era iniziata e non v’era modo migliore per raccogliere le giuste informazioni che ripresentarsi come fedele componente della comunità.
Sebbene disgustato dell’idea di dover semplicemente svolgere la funzione d’insegnante a dei novellini, per di più in compagnia di un kiriano, avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco: si recò quindi all’ufficio collocamento più vicino per comunicare la sua adesione ufficiale… Non che avesse molta scelta in effetti, ad Oto gli ordini sono tassativi. Lasciò all’impiegato le direttive da comunicare, in formato scritto, allo studente con cui sarebbe dovuto partire l’indomani: Ikkaku Akadou si sarebbe dovuto presentare davanti alla porta est alle otto del mattino, provvisto di cibo e bevande per sostenere un viaggio di cinque giorni.
Svolte le pratiche burocratiche si dedicò quindi a ripulire le armi, potenzialmente utili in caso di conflitto con i kiriani od altre forze a lui sconosciute: era in effetti pronto a finire in un’altra trappola, ma stavolta avrebbe ucciso senza pietà ed esitazione chiunque avesse anche solo lontanamente provato a catturarlo, attaccarlo od eliminarlo.
Se credono che io sia facilmente manovrabile si sbagliano di grosso, non m’importa se dovessero rimetterci dei ragazzi innocenti.
Nonostante la rabbia in corpo, si stupì per un attimo a sperare che non si trovasse di fronte un idiota matricolato, nella speranza che l’ignaro ragazzino potesse cavarsela contro ogni tipo di pericolo rappresentato da mosse politiche più o meno velate da mistero. Tuttavia fu un attimo,un pensiero fugace ed innaturale: i suoi scopi personali erano altri e di certo non si sarebbe fatto trattenere da una filantropia ingiustificata. In ogni caso sarebbe partito l’indomani pronto a svolgere il nuovo lavoro.
La mattina successiva si vestì con la caratteristica canottiera nera, che lasciava pieno spazio alle sue sei braccia, e al di sopra d’essa mise anche il giubbotto grigio che gli avevano donato per ricoprire incarichi formali ed ufficiali in qualità di Chunin. All’interno delle tasche e delle sacche portaoggetti, che aveva in vita legate ad una cintura nera, inserì tutto l’equipaggiamento necessario alla battaglia ed infine si caricò sulle spalle un piccolo zaino marrone, dello stesso colore dei pantaloni, in cui inserì vettovaglie necessarie al mantenimento della sua persona per tutta la durata del viaggio e dell’addestramento. Si recò quindi con lieve anticipo al luogo dell’appuntamento dove avrebbe incontrato il suo “protetto”… Una volta esaurite le presentazioni, gli avrebbe rivolto, con tono duro, qualche breve frase per spiegargli il da farsi:
La prima cosa che devi sapere è che tutto ciò che dico per te è un ordine incontestabile. Viaggeremo lungo il confine sudorientale che separa il territorio del Paese del Suono da quello del Paese del fuoco, vedi di non avventurarti lì dentro per errore, neanche per pisciare. Tra circa tre giorni e mezzo dovremmo arrivare a un porto, lì noleggeremo un’imbarcazione. La meta è la pacifica isola di Nagi, ma questo dovresti già saperlo
Senza aspettare conferme il sensei si sarebbe voltato, dando le spalle all’allievo, e avrebbe iniziato a correre, sperando che il ragazzo potesse reggere il ritmo costante a cui l’avrebbe sottoposto: il viaggio sarebbe stato duro ed avrebbe temprato il fisico dello studente, ma Takashi non aveva certo l’intenzione di rassicurarlo o di scambiare lunghe chiacchierate amichevoli, al massimo si sarebbe limitato a rispondere a delle semplici domande, qualora gli fossero state poste.
Partirono quindi alla volta di Nagi, dove avrebbero incontrato il Mikawa e gli altri due ragazzini: il lungo viaggio era iniziato.
Alla fine del terzo giorno giunsero finalmente sul litorale: con la luna già alta in cielo, avrebbero superato l’ultima valle e si sarebbero trovati di fronte uno spettacolo emozionante: il candido riflesso lunare accendeva di mille diverse sfumature quella immensa pozza nera, la spiaggia veniva illuminata anche dalla fioca luce delle miriadi di stelle perfettamente visibili nella volta celeste sgombra da nubi: un clima perfetto per ammirare le costellazioni e per intraprendere un viaggio marittimo. I due avrebbero infine raggiunto l’imbarcazione che sola restava ancorata al piccolo molo… Pagato l’armaiolo avrebbero intrapreso la navigazione, alternandosi ai remi.
All’alba dello stesso giorno, Keita Mikawa in un’insolita giornata di sole, si preparò indossando una semplice maglia blu scura,dei pantaloni lunghi neri ed i consueti sandali dello stesso colore. Alla cinta portava due piccole sacche porta-oggetti: l’una di forma rettangolare contenente kunai e cartabombe, le armi d’assalto, e nell’altra, di forma rotonda, occultò dei fumogeni e dei tonici speciali. Anche a Keita la storia del corso misto non convinceva particolarmente e più di ogni altra cosa lo insospettiva l’identità segreta del suo collega. Ecco perché era psicologicamente pronto al peggio, non si sarebbe certo tirato indietro nemmeno contro un avversario più forte di lui. Aveva l’onere di formare i nuovi shinobi della Nebbia e doveva dare il massimo, con la speranza che questa nuova generazione, un giorno, avrebbe riportato in alto il nome del Kirikagure No Sato. Alle 8 si fece trovare pronto ad attendere i sui studenti, con aria seriosa e le braccia conserte. Non appena questi fossero arrivati, egli si sarebbe premurato di presentarsi:
Keita Mikawa, da adesso il vostro sensei. Le mie parole sono ordini e a Kiri conviene sempre obbedire agli ordini di un superiore…, accompagnò quest’ultima minaccia con un ghigno. Avrebbe poi spiegato ai ragazzi il percorso per raggiungere Nagi: si sarebbero imbarcati al molo sud, distante meno di 3 km dalla Porta della città ove si trovavano, ed avrebbero remato a turno su una piccola imbarcazione. Il Sensei fu il primo ad iniziare la regata, che avrebbe seguito un percorso praticamente rettilineo, mentre gli studenti si sarebbero dati il cambio ogni 2 ore: per un abitante del Paese dell’Acqua era importante prendere confidenza con il loro elemento naturale ed in più un po’ di esercizio alle braccia non avrebbe di certo fatto male. Il Mikawa desiderava veder eccellere i suoi allievi, soprattutto per lo stupido desiderio di primeggiare nei confronti del Suono. Solo a metà giornata i tre avrebbero preso una breve pausa per rifocillarsi, con degli Onigiri che il maestro s’era premurato di portare, per poi proseguire a tappe forzate fino a notte fonda: con la luna alta i ragazzini avrebbero avuto il permesso di andare a dormire, mentre il chunin dai capelli neri avrebbe proseguito senza soste a remare. I Kiriani sarebbero approdati sulle sponde nord dell’isola e si sarebbero spinti a velocità sostenuta verso l’obbiettivo: si imbatterono in una piccola radura ed attraversatola spuntarono su un largo spiazzo erboso dove era presente, proprio al centro dell’area, un casolare bianco e marrone in condizioni non molto felici. Superato il retro dell’edificio, si imbatterono nei due ragazzi provenienti da Oto: i cinque si sarebbero incontrati davanti il grosso casolare proprio nello stesso istante. Chissà che quella coordinazione non fosse solo il primo di uno dei tanti possibili punti di incontro fra i due gruppi…
Subito procedettero alle presentazioni, prima avrebbero parlato gli studenti, poi si sarebbero stretti la mano i due docenti:
Keita Mikawa, piacere di conoscerla esordì il Kiriano, sicuramente più intraprendente, benché un scosso dalla presenza di un essere dalle fattezze animali.
Il semi-aracnide, poco propenso a legare, si limitò a rispondere al saluto rivelando nome e cognome: Takashi Kinchou.
Quello strano gruppo s’era finalmente riunito, il corso su cui ballavano gli intrighi politici dei due villaggi stava finalmente per iniziare…

Allora spero che vi sia tutto chiaro, anche dalle spiegazioni nel post. Questo è il vostro primo post di presentazione, avete il compito di descrivere un po’ di tutto: il fisico del vostro personaggio, le emozioni (fondamentale proprio quest’aspetto), i due sensei, il paesaggio che muterà man mano. Descrizione accompagnata dall’introspezione psicologica. Come avrete notato, quando ho dovuto descrivere delle parti in cui c’eravate voi, ho dovuto usare quasi sempre delle formule ipotetiche, proprio per non precludervi, con l’autoconclusività, discorsi,azioni o descrizioni. Come vede ho lasciato molto spazio alla vostra fantasia per descrivere i percorsi, che sono tra l’altro opposti e perciò non rischiate di contraddirvi. Ricordate che, dato che non potrò rispondere personalmente alle vostre domande (nel prossimo post non posso mandare indietro la timeline raggiunta alla conclusione di questo mio post) cercate di crearle voi le risposte (o le non risposte) stando attenti a rispettare il carattere dei due insegnanti, che potrete evincere dagli spunti che vi ho lasciato, seppur sintetici. Mi aspetto un buon lavoro. La lunghezza non è importante, non dovete pareggiare il mio post, però vi invito a fare molta attenzione a questo primo post, che deve superare i 15 righi (dopo non vi darò alcuna limitazione, la presentazione però per me è fondamentale per iniziare a descrivere i vostri personaggi, sia per voi, sia per me in un secondo momento). Se preferite vi darò una scadenza temporale per i post volta per volta, per ora non ve la metto. Per qualsiasi dubbio potete scrivere anche qui o contattarmi via mp.
Buon lavoro, spero vi divertirete =)


Edited by Shadow alkemist - 14/3/2013, 13:30
 
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Marco˜
view post Posted on 7/1/2013, 20:43




Narrato
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Pensato
Parlato Sensei #1
Parlato Sensei #2
Parlato #3
Lettere



Un terribile odore tirò giù dal letto Masahiro, ancora stanco e assonnato per l’ultima di una lunga serie di notti insonni.
Durante i suoi lunghi viaggi aveva soggiornato in luoghi davvero indecenti, ma quella baracca li superava tutti. Aprì gli occhi e lo spettacolo che si trovò davanti lo fece trasalire: in quella stanza angusta persino le travi del tetto in legno sembravano marce. Il pavimento era formato da semplici assi, anch'esse in stato di putrefazione avanzato.
Era un tipo molto attento all'igiene, quasi maniacale quando si trattava delle mani, allora perché aveva deciso di soggiornare in un luogo tanto ameno? Ovvio, non aveva con se molti soldi.
Tiratosi su dal letto, aprì la finestra per far entrare un po’ d’aria fresca, aggettivo che ben s’addiceva al clima di Kiri.
Non era un tipo molto attivo subito dopo la leva quindi, coi lunghi pantaloni blu scuro ancora indosso dalla sera prima, si sedette sul letto e cominciò la prassi della vestizione mattutina.

Le solite scarpe da ginnastica, la solita canottiera… Quand’è che arriva quella dannata comunicazione?!

Riguadagnata la posizione eretta, si diresse verso quello specchio pericolosamente barcollante e si osservò attentamente: un uomo di ventuno anni grande e grosso, con la barba incolta e la voce profonda che aspetta di frequentare l’accademia. Era strano, ma giusto. Aveva bisogno d’imparare, di diventare più forte ed esperto.
Tutt’un tratto sentì bussare alla porta.

<< Chi è? >>

Non vi fu risposta, ma dal generoso spazio che v’era tra l'uscio ed il pavimento, entrò lentamente una lettera di cui riconobbe immediatamente il sigillo impresso su ceralacca: proveniva dall’accademia.
Non esitò a raccogliere ed aprire quello che ai suoi occhi era divenuto quasi un Graal.

Masahiro Izanagi, seguirai un corso incrociato con un alunno ed il relativo maestro provenienti da Oto,
nel Paese del Suono.
Di seguito, troverai tutti i dettagli di cui avrai bisogno.



L’appuntamento era per le otto in punto di mattina, dopo tre giorni, alla porta Sud del villaggio.
Sotto v’erano dei nomi e ne riconobbe subito uno, piuttosto noto anche a lui. Avrebbe avuto come insegnate il celebre Keita Mikawa, conosciuto più per il temperamento e la psiche labile, che per essere stato uno dei prodigi di Kiri. Un altro talento noto al grande pubblico per i fatti di cronaca.
Scorrendo la lista, trovò anche i nomi di un duo proveniente dal Paese del Suono. Il proprio compagno di “corso” sarebbe stato un certo Ikkaku Akadou, accompagnato dal proprio Sensei, tale Takashi Kinchou.
Nonostante la propensione di Masahiro per le trasferte, mai s’era addentrato all’interno di quel sinistro Paese; non avevano di certo una buona reputazione. Oto era uno dei villaggi ninja più giovani e per questo non ancora ai livelli dei propri “concorrenti” specialmente dal punto di vista militare.
Il fatto che uno studente di Kiri ed uno di Oto, due Paesi poco amichevoli e politicamente distaccati dagli altri, dovessero affrontare insieme l'addestramento, poneva molte domande sul cosa stesse succedendo nella testa delle alte sfere.

Ma pensa… un Kiriano che ha dei pregiudizi!,
Masahiro accompagnò questo pensiero con un ghigno.

Tuttavia la lista non era ancora terminata, sul foglio bianco v'era un ulteriore nome: Ray Kaguya.
A quanto pare, Masahiro avrebbe avuto l'onere e l'onore di partecipare all'addestramento con un altro figlio di Kirigakure.
La cosa si faceva più interessante, adesso erano in vantaggio numerico.

Non poteva rimanere ancora in quello schifo di taverna, si preparò con cura e decise d'uscire per passare nel più totale riposo gli ultimi tre giorni in quella che fu la sua città d'infanzia.
Si sistemò la barba lasciando solo la parte inferiore del suo classico pizzetto. I capelli castano scuro erano corti ed ordinati.
Diede un ultima occhiata allo specchio dove si riflettevano quello sguardo perso nel vuoto ed i suoi occhi socchiusi, in un'espressione corrucciata che si era stampata sul suo viso da anni.
Indossò la propria maglia blu nella quale risaltava, sulla spalla destra e in parte del petto, il profilo di una testa di leone di tonalità diversa. Trattavasi d’un dono ricevuto da un artigiano in un paese lontano, come ringraziamento per averlo aiutato. Masahiro era una di quelle persone che amano il viaggio e l'avventura. Il suo peregrinare era durato anni.
Indossati il polsino nero sul braccio destro ed il sottile bracciale d’acciaio nel sinistro, non rimaneva altro che vestire il suo mantello bicolore e i guanti.

Uscì dalla stanza, scese una stretta scalinata guadagnando l’uscita da quel brutto posto. Il suo obbiettivo era talmente impresso nella mente da neanche accorgersi dell’odore di sake e le persone ubriache, svenute sulle sedie accostate a quei tavolini di legno lerci.
L'unico problema? Era talmente concentrato da essersi dimenticato un’importante parte di se, su in camera.

Dannazione, la borsa… Che ne sarebbe di me senza il mio libretto d’enigmistica?

Quell’indole pigra s’era risvegliata, dover ripercorrere quella saletta e le scale fu per lui una legge del contrappasso: "come in vita si dimenticava gli oggetti, adesso è costretto a ripercorrere gli stessi sentieri pieni di microbi per l’eternità."
Recuperato l’importante porta oggetti, uscì di nuovo in quell'uggiosa giornata di nebbia. Un classico per Kiri.

(…)

Finalmente il giorno era arrivato. Ad attenderlo c'era una strana quanto piacevole giornata di sole.

Si era svegliato all'alba ed aveva ripercorso tutte le tappe più importanti quali la scuola che frequentava da bambino e le strade che percorreva per tornare a casa...
L'ultima volta ch'era stato in quel luogo, quell'ultima notte di permanenza a Kiri, un incendio spazzò via la sua abitazione portando via con se la vita della madre. Quel fuoco era stampato nella mente di Masahiro come una fotografia, tanto risplendeva nel buio come un diamante nella polvere.
Adesso, al suo posto, c'era una solida fila di case nuove, ordinate e distanti tra loro.
L'obbiettivo successivo era il cimitero, aveva visitato quella tomba poche settimane prima. Credeva di aver pianto, o forse era stata la pioggia battente ad aver bagnato il suo volto.
Un ultimo saluto alla madre.

Presto diventerò un ninja formidabile. Ti prometto che ce la metterò tutta.

Per Masahiro la puntualità era fondamentale. Era solito presentarsi in anticipo agli appuntamenti, ma quella volta decise d’arrivare giusto in tempo per evitare d’apparire impaziente.
Davanti alla porta sud v’era un tizio vestito con abiti molto comuni, anzi, in parte somigliavano ai propri. Masahiro notò subito, tuttavia, che quello non era un comune passante: aveva delle sacche tipiche dei ninja appese alla cintola ed avvicinatosi a quell’uomo dalla statura media, di qualche centimetro più basso di lui, notò subito come, sebbene non fosse possente nella figura, sotto agli indumenti presentasse un fisico asciutto ed allenato.
Aveva una folta chioma nera e dei penetranti occhi verdi. Sembrava molto giovane, se Masahiro avesse dovuto azzardare, avrebbe detto che avevano circa la stessa età.

Keita Mikawa, da adesso il tuo sensei. Le mie parole sono ordini e a Kiri conviene sempre obbedire agli ordini di un superiore…

Quelle parole accompagnate da un ghigno compiaciuto non sorpresero Masahiro.

Pare che le leggende siano vere,
pensò mentre accoglieva le parole del Sensei con un inchino accennato.

<< Mi chiamo Masahiro Izanagi. >>

Pochi istanti dopo, uno strano ragazzo dai lunghi capelli biondi legati da un laccetto nero si presentò con tutta calma di fronte al sensei. Nonostante egli non sembrasse porre particolarmente attenziona a Masahiro, quest'ultimo, da buon ossrvatore, scrutò a fondo il tizio. Era molto alto ed aveva un fisico possente, tratti comuni ai due, ma dall'aspetto piuttosto comune: barba incolta ed una maglietta blu che spuntava sotto alla felpa arancione. L'unico tratto distintivo erano i comodi pantaloni a cui sembravano appese due sacche piuttosto capienti.

Il mio nome è Ray Kaguya, onorato Sensei Mikawa.

Il nome corrispondeva a quello del proprio compagno di corso Kiriano.

Il giovane insegnante non sembrò curarsi molto delle formalità e spiegò agli allievi la prima parte del loro viaggio. Tirò fuori una piccola mappa ed indicò un paio di punti, mentre spiegava come si sarebbero mossi.
A circa tre chilometri più a sud c’era un piccolo molo. Da lì si sarebbero imbarcati per raggiungere un’isola nel Paese del The che rispondeva al nome di Nagi.
Arrivati di buon passo al mare, Masahiro capì che la cosa non sarebbe stata così semplice. Ad aspettarli c’era un piccolo scafo di fortuna con due remi.

<< Quella sarebbe… >>

Non ebbe il tempo di finire la sentenza, Mikawa prese posto sulla scialuppa preparando i remi. All’alunno non restava che salire a bordo.

Il nostro sarà un percorso pressoché diretto. Remeremo a turni di due ore. Inizio io.

Salpiamo, mio capitano…

Masahiro non aveva problemi a compiere sforzi fisici. La possente stazza l’aiutava da un lato, ma la barchetta era leggermente instabile e cigolava terribilmente quando i tre si muovevano per scambiarsi i ruoli. Non era facile spostarsi e lui non era mai stato a proprio agio negli spazi stretti. Al contrario, il proprio Sensei sembrava molto sicuro di se. Ammirava quell’aspetto di lui, quindi cercò di non lamentarsi.
Verso metà giornata scambiarono la vogata per l'ennesima volta.

Dentro quella sacca ci sono degli onigiri, mangiate qualcosa.

Masahiro non fece complimenti e prese la sua parte porgendo il contenitore al Kaguya, il quale ne prese a sua volta.

Grazie per il cibo. Specialmente visto che è gratuito.

<< Oh, ah… La ringrazio. >>

Non vi fu risposta, il Maestro sembrava molto concentrato.
Il resto della giornata passò nel silenzio più totale, gli unici rumori erano quelli dettati dall’attrito dell’imbarcazione contro l’acqua e dei remi che sbattevano sulla sua superficie cristallina.
Il panorama cambiava di quando in quando. A volte si notava un’enorme scogliera, altre solo delle piccole oasi. A dire la verità, quella era una delle prime volte in cui Masahiro poté notare la composizione di quelle zone marine. Abbandonato il paese natio da giovane, non ebbe mai avuto grandi occasioni per fare escursioni, e la nebbia non l’avrebbe aiutato di certo.
A notte fonda, fu permesso ai ragazzi di riposare qualche ora. A remare sarebbe stato Mikawa.
Forse grazie alla culla naturale dell’oceano, Masahiro cadde in un profondo sonno, senza sogni di sorta.
In tarda mattinata approdarono sull’isola. Da lì, avrebbero percorso a piedi fino alla costa nord.
Dopo poco si trovarono davanti una fitta quanto minuta boscaglia, superata la quale si aprì una grande zona erbosa e pianeggiante, al cui centro era costruito un piccolo casolare fatiscente dalle tonalità bianche e marroni.

È pur sempre meglio di quella bettola. Scommetto, però, che mi troverò a combattere coi miei nemici più agguerriti: gli insetti. Possano bruciare, tutti.

Dal lato sud la vista era coperta dalla boscaglia appena attraversata, mentre sul resto dei lati, nord, est ed ovest, erano presenti delle scogliere naturali.
Quella radura era un ottimo posto per allenarsi lontano da occhi indiscreti. Un luogo disabitato, degli abitanti di Oto e tre Kiriani: che fosse una banale coincidenza?
Giunti sul retro del casolare, s’imbatterono in quelli che dovevano essere l’altro alunno ed il suo Maestro. Erano arrivati nello stesso istante, curioso.
D’apprima notò immediatamente quel piccolo ragazzino dalla capigliatura albina e gli occhi agghiaccianti. Sembrava molto giovane.
Ad aprire le presentazioni furono gli studenti.

<< Sono Masahiro Izanagi di Kirigakure no Sato >>,
esordì, eseguendo un leggero inchino rivolgendosi al giovanotto. Tuttavia, l’interesse di Masahiro era ora ricaduto sull’altro rappresentante del Suono.
Non poteva crederci: sembrava a tutti gli effetti un ragazzo, dalla statura media, eppure c’era qualcosa di strano in lui… sembrava di trovarsi di fronte ad una bestia, un predatore.
Distolta l'attenzione da quell'elemento particolare, notò con piacere di non essere l'unico ad osservare Takashi Kinchou. Ray sembrava quasi ipnotizzato dall'insegnante di Oto, provava a distogliere lo sguardo, ma gli occhi tornavano a squadrarlo. Effettivamente, lo stava osservando molto; troppo.

Non ebbe il tempo di riflettere oltre, finalmente l’indole aggressiva ed apparentemente sicura di Mikawa prese il sopravvento, fu lui il primo a parlare, dei due Sensei.

Keita Mikawa, piacere di conoscerla.

Il diretto interlocutore non sembrava una persona loquace. Caratteristica gradita a Masahiro, un fautore del silenzio e della quiete.
In risposta, il Sensei di Oto si limitò a presentarsi:

Takashi Kinchou.

Lo strano quintetto era riunito. Uno studente ventunenne accompagnato dal suo altissimo connazionale, un bizzarro Maestro e due sinistri individui del Suono.
Masahiro aveva uno strano solco lungo il viso, come una specie di sorriso...

Edited by Marco˜ - 14/3/2013, 14:05
 
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Haku No Ichin
view post Posted on 13/3/2013, 00:31




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Narrato
"Parlato"
"Parlato altrui"
# Pensato #

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Verso un nuovo mondo

Otogakure no Sato. Da poco il sole era sorto oltre la collina che sovrastava casa Akadou, e già piccole nuvolette di vapore si alzavano dalle foglie e dall’erba. La rugiada del mattino stava evaporando al riscaldarsi dell’aria. Il nostro giovane protagonista era intento ad ascoltare l’anziano parente che gli spiegava i fondamenti delle arti marziali. Era già da un’ora che Ikkaku era costretto a sorbirsi le lunghe ed interminabili nozioni di biomeccanica accoppiata a filosofia spirituale. Un’arte è una disciplina che viene dall’anima. Creatività e intelletto, rigorosità e vivacità sono tutte caratteristiche opposte, ma che insieme concorrono all’equilibrio dell’individuo. È quell’equilibrio personale che il cultore dell’arte deve perseguire al fine di poter valicare i propri limiti, oltre i quali si trova il potere e la forza e la gloria.
Potere e forza. Questi erano i desideri di Ikkaku, il cui animo era orgoglioso e ambizioso. Nel suo profondo si nascondeva anche una nota di crudeltà, nonostante la sua età fosse ancora così acerba. E quella nota era già stata vista da suo nonno Yamamoto, che la sfruttava per farlo crescere, per dargli quella spietatezza necessaria a sopravvivere nel duro e corrotto mondo di Otogakure No Sato. Allo stesso tempo però temeva quella nota, perché avrebbe potuto portare il nipote ad una spietatezza tale da uccidere anche la sua stessa famiglia per il potere.

Ikkaku, sveglia! Non – mi – stai - ascoltando!” disse l’anziano, portando il suo bastone di legno a colpire la spalla del ragazzo per ogni parola, bastone snello e flessibile ma duro come la pietra.
Il giovane ragazzo sobbalzò dal dolore. “ Ahio Nonno!!” disse strofinandosi la zona rossa per la botta. Il ragazzo era sicuro che di lì a qualche ora, nonostante la sua pelle coriacea, gli sarebbe spuntato un bel livido su ogni zona colpita. A furia di mazzate il giovane sarebbe diventato di pietra…oppure sarebbe crepato prima, chi lo sa!

Fatto sta che quella mattina gli era proprio difficile concentrarsi. La sua mente vagava ancora a quella busta bianca che era poggiata sul tavolo della cucina. Una lettera consegnata da una fattorino accademico. All’interno la sua chiamata all’Accademia di Otogakure per compiere il suo corso Genin. In strane parole formali c’era l’invito a presentarsi presso il Cancello Est del Villaggio con provviste per affrontare un viaggio di 5 giorni, ad attenderlo ci sarebbe stato il suo sensei.



# 5 giorni? Chissà dove si svolgerà mai questo corso...#



Con questi pensieri in mente, Ikkaku proseguì la giornata dimostrando poca concentrazione in ogni cosa che fece. La madre che lo osservava da casa sorrideva, mentre il Nonno lo rimproverava duramente ad divagazione.
Fu al tramonto, che il Vecchio congedò il ragazzo.

Ikkaku, nipote mio. Tieni sempre la guardia alta, non ti fidare di nessuno e picchia sempre duro” disse dando uno sguardo serio al nipote. Nei suoi occhi si leggeva orgoglio per quello che vedevano.

Il giovane Akadou guardò il Vecchio. Due generazioni di ninja a confronto. Eredità che passava da Nonno a Nipote.
Puoi contarci, vecchio. Non ne lascerò vivo nessuno “ disse sorridendo. Poi si voltò per rientrare in casa.



[…]




Trovò il Sensei già lì. Era un tipo dalla faccia bruta, sembrava uscito dalla prigione più infida e pericolosa del mondo e sembrava odiare qualsiasi cosa fosse sotto il suo sguardo. Inoltre aveva sei braccia. Sembra una cosa strana, sovrumana, ma quell'uomo aveva proprio sei braccia. Inoltre sembrava avere un terzo occhio, chiuso, fermo così come le braccia, ma i pensieri che affollavano la mente del giovane Akadou erano molto spinti.

# Mi hanno affidato all'Uomo Ragno? Invece di parlare, sputa ragnatele? Come è strano! #

Non sapeva come comportarsi, ma cercò di iniziare con il piede giusto: “Sono Ikkaku Akadou, studente dell'Accademia. Mettiamo le cose in chiaro prima di iniziare: quali occhi devo guardare e quale mano devo stringere?

Probabilmente non ci sarebbe stata nessuna mano da stringere, ma il sensei si presentò comunque a modo suo. Le sue parole successive furono piuttosto dure: “La prima cosa che devi sapere è che tutto ciò che dico per te è un ordine incontestabile. Viaggeremo lungo il confine sudorientale che separa il territorio del Paese del Suono da quello del Paese del fuoco, vedi di non avventurarti lì dentro per errore, neanche per pisciare. Tra circa tre giorni e mezzo dovremmo arrivare a un porto, lì noleggeremo un’imbarcazione. La meta è la pacifica isola di Nagi, ma questo dovresti già saperlo

# A dire la verità non mi è stato niente, ma ormai sono qui! #

Il giovane marmocchio guardò il Chunin navigato davanti a sé, che si era voltato ed aveva iniziato a correre. Ikkaku gli tenne dietro, cercando di mantenere il passo. Il "Ragno" era indubbiamente più veloce di lui, e con il peso dello zaino sulle spalle, Ikkaku dovette viaggiare al massimo del suo sforzo fisico. Poco male, era tutto addestramento. Mentre correvano, il giovane si rivolse all'altro: “Va bene, signore, farò attenzione quando devo ed eseguirò i suoi ordini senza indugiare. Sono qui per imparare dopotutto non per ciarlare” disse Ikkaku tenendo lo sguardo fisso in quello dell'uomo. E proseguirono il viaggio in silenzio. L'Akadou osservava i movimenti dell'altro, la muscolatura e la corporatura diversa.

# Saranno i geni....apparterà a qualche specie o qualche esperimento? Avevo sentito parlare di creature bizzarre ad Otogakure, ma non ne avevo mai visto una. Certo deve essere forte avere sei braccia. Sai quante cose in più si potrebbero fare? #

Durante tutto il percorso intorno al confine con il paese del Fuoco, Ikkaku fece ben attenzione a non valicarlo per evitare di far scattare allarmi e/o trappole che avrebbero potuto compromettere la sicurezza del loro viaggio. Gli ordini erano chiari ed un ninja esegue perfettamente gli ordini. Ci vollero tre giorni per raggiungere il litorale. In quei tre giorni, corsero molto e parlarono ancora meno. Alla sera, durante la sosta notturna per il riposo, Ikkaku evitava di parlare perché era stanco morto. Mangiava veloce per poter riposare di più. I muscoli delle gambe gli dolevano, spesso e frequenti durante la notte gli sovvenivano crampi a causa dello stress muscolare a cui il maestro sottoponeva le sue gambe. In quei casi svolgeva degli esercizi di defaticamento e di allungamento volti a sciogliere i muscoli e rilassarli. Ma il sonno indubbiamente si rovinava. E la mattina era ancora più stanco. Ma non per questo il dodicenne demordeva.
Quando arrivarono al porto da cui sarebbero salpati per l'isola di Nagi, Ikkaku si trovò di fronte ad uno spettacolo mozzafiato. Giunsero a notte fonda, e le stelle erano alte nel cielo. Erano fittissime, si diffondevano sullo sfondo blu scuro proprio come una goccia di latte si diffonde sul pavimento una volta caduta. Il sensei pagò l'armaiolo e così si imbarcarono. Posò lo zaino e saltò nella piccola barca a remi, prendendone uno. Il motore di quella nave sarebbero stati loro. Una remata ciascuno e la barca sarebbe dovuta avanzare in linea retta, ma alla prima remata del sensei Ikkaku si accorse subito della differenza abissale di forza che li distingueva. Per questo doveva compiere più remate per ogni pagata del maestro.



[…]



Due giorni dopo erano arrivati. Finalmente l'Isola di Nagi. Lasciarono la barca ancorata alla spiaggia e rapidi si dissero verso il folto dell'isola. Lì in una radura c'era un casolare che sarebbe stato il luogo dove avrebbero compiuto l'addestramento. Quando Ikkaku lo vide gli sembrò veramente una baracca dismessa. Erano arrivati da una decina di minuti, quando poi alle loro spalle sopraggiunse una sorpresa. Almeno per il giovane Otese. Tre kiriani infatti emersero dal folto della foresta. Il più anziano tra i tre si avvicinò all'uomo ragno e pose la mano. “Keita Mikawa, piacere di conoscerla” disse. L'otese non strinse la mano ma si limitò a rispondere “Takashi Kinchou” .

Nel frattempo Ikkaku guardava gli altri due ragazzi, quelli al seguito del Mikawa che in un primo tempo erano stati ignorati visto la presentazione dei sensei. Sembravano due tipi strani. Entrambi si presentarono e Ikkaku fece lo stesso

# Quindi questo è un corso misto. Seguirò con i Kiriani... non male, apprenderò qualcosa di più sul loro conto #

L'Otese avrebbe salutato i neo compagni di corso con un cenno del capo “Ikkaku Akadou, piacere!” avrebbe detto con una strizzata d'occhio ai loro saluti. Non era freddo come il Kinchou, era cordiale, così gli aveva insegnato sua madre. Ma non per questo era meno combattivo del suo accompagnatore. Per Ikkaku le cose iniziavano a farsi interessanti
Quello era l'inizio di una nuova ed entusiasmante avventura.



Edited by Haku No Ichin - 14/3/2013, 10:28
 
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Dive.
view post Posted on 13/3/2013, 21:52




Narrato
Parlato
Pensato
Parlato altrui

┐Kirigakure no stato, ore 7:00

Si parte dalle basi. Un edificio non starà mai in piedi per anni, se le sue fondamenta non sono trattate con la massima cura dovuta. Un albero trae il proprio sostentamento e il proprio sostegno fisico dalle sue radici. Per scattare una buona foto c’è bisogno che il tripode su cui poggia l’apparecchio sia ben saldo. Per formare un potente villaggio c’è bisogno di abili shinobi che vi facciano parte. Per diventare un grande shinobi bisogna in primis apprendere i precetti dell’arte ninja, e se lo studio tramite libri si può definire un aiuto pressoché inutile in una questione puramente pratica come il combattimento tra due ninja, per rovescio è l’esperienza sulla proprio pelle che forma davvero i combattenti alle prime armi.
Tenendo conto di ciò, ogni villaggio ha da sempre cercato di costituire un organo che senza pressare troppo sulle matricole che per la prima volta si avvicinavano ad un mondo crudele come quello dei ninja, riuscisse a formare delle future milizie in grado di accrescere sempre più il proprio potere militare. È su questo concetto fondamentale che le accademie ninja vengono formate.
La prassi di solito è che si venga informati che la propria richiesta è stata accettata, si venga assegnati insieme ad altri novizi ad un sensei e dopo determinate esperienze si può essere rispediti a casa con disonore, o ottenere il ruolo di genin se si è ritenuto che il soggetto possegga la maturità e l’abilità necessarie. Il tutto ci riconduce al fine iniziale dei villaggi di aumentare le capacità belliche delle proprie fila.
Dunque quale mai potrebbe essere lo scopo di due villaggi che combinano i loro corsi di formazione in un paese neutrale? Per lo più con un numero così esiguo di persone a testimoniare quella sorta di stretta di mano, che la sua reale avvenuta sarebbe sembrata la storiella di quattro pazzi passati in un paesino sperduto per caso.
Quale poi fosse il motivo per cui tra tutti i villaggi era stato scelto proprio l’infido Otogakure a spalleggiare la gloriosa Kiri, non è dato saperlo.
Per carità, qui non si vuol far discriminazioni nei confronti di altri semplicemente perché son “altri”; ma un villaggio come quello del suono, risaputo per aver una visibilità al pari livello del suo nome, non è decisamente quello che si definirebbe un buon partito per la proprio patria.
Ma un povero studente, maggiormente se pigro, non si pone di queste domande. Soprattutto se lo studente in questione corrisponde al nome di Ray Kaguya.
Il giovane aveva richiesto l’accettazione ad un corso ninja affinchè gli venissero impartite lezioni e potesse ricevere l’investitura a genin. In realtà poco gli importava di entrambe le cose; come ripeteva ormai da un po’:

Mi annoio.
Per un soggetto svogliato e spensierato come un adolescente privo di particolari vette d’arrivo, la noia era un routine quotidiana, ma sopportabile, nella speranza che l’indomani avrebbe portato la svolta che una materia grigia troppo impegnata a non impegnarsi non aveva voglia di cercare.
Quindi quando quella missiva il giorno precedente aveva portato non solo una promessa di spezzare la routine quotidiana, ma addirittura un’ulteriore innovazione all’interno di come gli insegnamenti gli sarebbero stati impartiti, la situazione aveva certamente attratto la sua curiosità.
Dello stesso parere non era il fratello maggiore, cresciuto con la convinzione che il bene del villaggio debba venire prima di qualunque altra cosa, per cui il solo varcare il confine sarebbe segnalabile come crimine. Indi per cui prontamente aveva cercato di metterlo in guardia:

Domani alle 8 devi farti trovare al varco dal sensei che ti scorterà fino a Nagi. Non fare il cretino come al solito, obbediscigli. Impegnati e cerca di ottenere la promozione. Tu sei il futuro del villaggio, Ray. Mi raccomando, Ray. Ray, oh, Ray. Ray, mi stai ascoltando?

Niente da fare, il Kaguya minore era orma assortito nei suoi pensieri mentre stringeva tra le mani la missiva. Poteva essere definito pigro, ma di certo non stupido.
Aveva immediatamente capito che v’era un qualcosa di particolare dietro tutto quel meccanismo.
Si richiedeva allo studente di farsi trovare alle 8 al varco dal proprio sensei, che lo avrebbe scortato fino a Nagi, villaggio del the, e lì vi sarebbe stato l’esame.

Perché affrontare due giorni di viaggio al solo scopo di svolgere una mansione che sarebbe possibile senza troppi intoppi all’interno del villaggio? Chi o cosa mi aspetta a Nagi? Tsk, curioso…
Voglio vedere con i miei occhi lo schema del grande Mizukage. Sono pienamente sicuro che ne varrà la pena…


Fratello, non devi penarti. Sono finalmente pronto a portare con orgoglio il nome del clan Kaguya sulle mie spalle verso la nuova era. Renderò Kiri…

Vuoi solo vedere cosa ti aspetta a Nagi vero? Saresti persino capace di abbandonare tutto nel caso in cui si rivelasse poco interessante...

Un pochino hai ragione ma… Voglio andare, Nariaki. Mi sembra ci siano tutti i presupposti per una svolta coi controfiocchi.

Ora, la svolta, intesa come il preciso momento in cui si abbandona qualsivoglia comportamento si stia attenendo e si comincia a perseguire il cammino che la suddetta svolta ha tracciato, si pone ad ogni essere umano con forma e carattere differenti, e al Kaguya poco fregava di come gli altri facessero a rizzarsi i peli sulle chiappe.
Sapeva però perfettamente come lui faceva a ottenere il tanto agognato rizzamento dei peli, e il processo si potrebbe definire tra i più semplici per uno shinobi normale ma tra i più complessi per Ray.
Il kiriano per concentrarsi attivamente su qualcosa aveva bisogno che questa catturasse il suo interesse, fino a spingerlo a osservarla a palpebre spalancate, a fremere dalla voglia di sapere perché quel determinato fenomeno avveniva ed era avvenuto.
Quando questo accadeva perdeva ogni traccia di pigrizia diventando uno studioso della preda, e le sensazioni che scaturiva tale cambiamento era un completo orgasmo celebrale. Un mix di appagamento e divertimento, come se si trovasse il proprio posto nel mondo, dopo aver vagato per secoli.
La sua malata dipendenza da adrenalina lo aveva dunque portato ad accettare senza troppe domande l’inusuale modalità che il villaggio della nebbia gli aveva posto.
Alle 7:40 del giorno seguente, chiudeva la porta di casa, pronto a raggiungere il suo sensei.

┐Varco di Kirigakure 8:01

Nel villaggio della nebbia, noto per la sua caratteristica piovosità, una giornata di sole come quella che in quel giorno si prostrava agli occhi dei cittadini era decisamente di buon auspicio.
Il Kaguya era giunto al punto di incontro con la sua solita andatura rilassata, in quanto pur avendo catturato la sua curiosità, ancora non meritavano il suo interesse, premio da ambire e da guadagnarsi, agli occhi di un giovane che sentiva di avere il mondo in mano.
Dunque non si era agghindato a festa per la suddetta occasione, il solito pantalone nero e la felpa arancione indossata sopra una maglietta blu, gli erano sembrati indumenti più che consoni.
Al suo arrivo, aveva notato colui che avrebbe dovuto essere il suo sensei, insieme ad un altro individuo che egli riconobbe come un possibile compagno di corso.
Un uomo ormai in età adulta, che portava sotto il labbro sinistro una prova di una passata vita da combattente, che una carnagione chiara e una capigliatura paradossalmente ordinata per un ninja, mettevano a prova l’esistenza.
Ciò che più risaltava agli occhi, era il lungo mantello che legato al suo collo tramite una vistosa medaglia, giungeva fino ai suoi piedi. Particolare che per Ray rasentava il ridicolo:

Vengano signori, vengano. Il premio per l’abbigliamento da esaltato del mese va a…
I suoi pensieri furono interrotti dalla semplice questione che gli si poneva, ovvero che ancora non conosceva l’identità delle due persone che gli si ponevano dinnanzi.
Il sensei non tardò a colmare le sue lacune, infatti dopo aver abbozzato un ghigno sul volto, si presentò ai due studenti, intimando loro di obbedire a qualunque ordine da quel momento in poi egli avrebbe dato, in quanto a Kirigakure la parola di un superiore è legge.
Ray non conosceva il vero significato della parole obbedire; diciamo che se pur ne aveva un’idea generale, preferiva di gran lunga ignorare: essa, e chiunque cercasse di applicarla.
Questa volta però, era diverso. Così come aveva finto interesse di fronte al fratello, era pronto a fingere la più completa obbedienza e sottomissione allo spavaldo maestro che gli aveva suggerito ciò. Tutto per giungere alla fonte della sua curiosità, tutto per capire cosa sarebbe accaduto all’interno del pacifico paese del the.

Il mio nome è Ray Kaguya, onorato Sensei Mikawa

Il nome del chuunin che l’avrebbe scortato era Keita Mikawa, mentre assorto come sempre nel contemplare il nulla, non badò neanche alla possibilità che colui che ipotizzava fosse il suo compagno si potesse presentare. Il suo interesse nei confronti del collega era pressoché nullo.
Conclusi i convenevoli, il viaggio cominciava.
Il maestro spiegò ai due alunni che raggiunto il molo sud del paese, a pochi Km dal luogo dove si trovavano, avrebbero utilizzato una modesta imbarcazione a remi per raggiungere Nagi, ma appresa la notizia che sarebbe toccato a tutti e tre ad alternanza la pratica di vogatore, per il pigro Kaguya, cominciò la vera tortura.
Il trio cominciò a dirigersi per l’appunto verso il molo, quando Ray realizzò all’interno del suo cervellino spensierato che vogare è sinonimo di sforzarsi, e che tale pratica non è conciliabile con l’ozio.

Ma che scherzo è questo? Ehi, io ho fatto una richiesta per diventare genin? Siamo sicuri? Non è che mi hanno scambiato con qualcun altro? Si, si, dev’essere andata sicuramente così. Ok, al mio tre li fermo e gli dico che se proprio vogliono avere l’onore della mia compagnia durante la navigazione, col cazzo che mi devono far remare.

Nel bel mezzo delle sue fantasie, in cui data la sua incredibile fermezza e svogliatezza gli veniva conferito ad honorem il titolo di mizukage, il gruppo aveva finalmente raggiunto il molo sud del paese, dove una bagnarola dalla dubbia stabilità li attendeva.

Più la guardo, più non ho assolutamente voglia di porre il benché minimo sforzo nel portare avanti un sudicio pseudo peschereccio che affonderebbe comunque dopo meno di dodici ore di viaggio, divorato dai tarli che ospita. Ma chi me lo fa fare?

Si voltò, osservo il sensei. Non aveva il volto di qualcuno che era stato obbligato contro ogni sua volontà a svolgere quel compito, ma i suoi occhi, mentre era intento a prendere il largo, non guardavano né l’imbarcazione né l’acqua ove si poggiava. Pareva stesse pensando ad altro, come se ripassasse a mente il suo desiderio per quella giornata.
Ray ovviamente non poteva saperlo, ma Keita Mikawa in quel momento stava solamente pregustando un desiderio di prevalere nei confronti di coloro che avrebbero incontrato nel luogo prestabilito.
I pensieri del giovane Kaguya si fecero meno superficiali, e gli tornò alla mente la motivazione della sua iniziale curiosità nei confronti di quell’insolito viaggio.
Da quando il sensei aveva cominciato il suo turno di voga, i pensieri dello studente non si erano allontanati dalla volontà di discernere le motivazioni dello spostamento.
Intanto fissava il mare e ad ogni onda che si infrangeva contro la prua della nave, una sua ipotesi moriva ed un’altra ne nasceva contemporaneamente alla fuoriuscita dei remi dall’acqua.
Dopo ben due ore di viaggio, fu Ray per primo a dare il cambio al suo maestro.
Il pensiero di fuggire o di rifiutare di sforzarsi era completamente svanito, sopraffatto dal desiderio di conoscenza.

Mi dica una cosa Sensei Mikawa, c’è un motivo alquanto valido se ci stiamo spostando a due giorni di navigazione da Kiri per sostenere un esame, vero?

Ovviamente, Kaguya.

Gli bastava questo. Sapere che le sue braccia avrebbero dovuto per due ore continuare a compiere movimenti ondulatori con forza per un fine ignoto, ma esistente, lo spingeva ad abbandonare momentaneamente la pigrizia e a concentrarsi su ogni colpo. Meglio avrebbe vogato, prima sarebbero giunti a destinazione, prima la sua sete di conoscenza sarebbe stata placata.
A metà giornata il sensei pose ai due sottoposti degli onigiri, per tenersi in forze.
Inoltre quando calò la notte, il Mikawa permise ai due di riposarsi, occupandosi personalmente per tutta la nottata del compito di remare.
Questi gesti accendevano due pensieri distinti all’interno del membro più giovane del trio.
Il primo era la conferma che Keita non era stato costretto da nessuno a condurli fino a Nagi, ma anzi aveva accettato il compito di buon grado. Da ciò, aveva tratto la conclusione che egli fosse come suo fratello uno shinobi attento agli interessi del proprio villaggio e dai vantaggi che l’addestramento di nuove reclute può portare.
La somiglianza con Nariaki e il supponibile amore per il villaggio, resero la figura del sensei agli occhi del giovane più morbida e sicuramente più rispettabile.
Abbozzò un lieve sorriso, mentre le palpebre si facevan macigni e Morfeo giungeva rapido a concedergli il dono del sonno.

┐Nagi ore ??:??

Dopo ben due giorni di viaggio, toccarono terra, approdando sull’isola di Nagi.
Il cammino ormai era quasi terminato, sarebbero bastati pochi passi, rispetto a quelli già compiuti perché i due studenti si rendessero conto di ciò che a loro insaputa stava accadendo tra Kiri e Oto.
Ray era ormai stanco di aspettare una risposta. Chiedere ulteriori delucidazioni al sensei sarebbe stato futile e riduttivo rispetto alla possibilità di comprendere tutto con i propri occhi e le proprie orecchie.
Partirono a velocità sostenuta dalla parte nord dell’isola in direzione sud.
La missiva parlava chiaramente di un casolare come destinazione finale, ma di questo nemmeno l’ombra.
Ogni passo si faceva più pesante e carico d’aspettative, la mente di Ray Kaguya ormai era sgombra da qualsiasi possibilità di immaginazione. Ciò che rimaneva era un qualche breve di rimuginio sulla strada percorsa.
Finché l’incontro con una piccola radura segnò la fine dell’alta tensione. Il vento che gli accarezzava il viso e contemporaneamente muoveva lentamente i fili d’erba, spazzò via ogni aspettativa e preoccupazione. Per un istante riuscii a godersi il piacevole panorama dell’isola e il suo mite clima primaverile.
Attraversata la radura però, i suoi occhi scorsero una costruzione bianca e marrone in decadenza.

Il casolare! Ci siamo…

Attraversarono il retro e dinnanzi ai loro occhi comparvero due persone, un nanetto dai capelli di un curioso colore argentato e un altro individuo con il coprifronte del villaggio del suono che attirò immediatamente l’attenzione di Ray.
Non perché egli fosse di un altro villaggio e neanche per la sua mancata stretta di mano al proprio sensei.
Takashi Kinchou era un membro del clan Kinchou e in quanto tale possedeva ben sei braccia e tre occhi.
Il Kaguya non aveva mai visto né sentito parlare di qualcosa del genere e perse completamente il filo dei pensieri formulati nei giorni precedenti dinnanzi a tale spettacolo.
La cosa gli pareva straordinaria. Aveva voglia di porre mille domande al ninja di Otgakure, ma da come si era presentato freddamente al Mikawa, non gli era parso alquanto socievole.
Continuava a tenere gli occhi fissi sul corpo del Kinchou, intento a contare ripetutamente le sue braccia, per avere l’assoluta certezza di non star impazzendo.
Il suo trip mentale venne interrotto dalla voce del personaggio che si erigeva accanto a Takashi.
si presentò come Ikkaku Akadou, mostrandosi al contrario del compatriota piuttosto socievole.
Fu in quel momento che riprese in mano le redini della ragione e cominciò ad analizzare la situazione.

Vi sono due ninja a prima vista molto esperti, che fanno da balia a quattro deficienti senza coprifronte. Ora…
Ipotizziamo che anche il sei braccia, oh Jashin, sei braccia, ma che figata. No. Calmo, calmo.
Ipotizziamo che anche lo shinobi di Oto sia il maestro di questo qui. Ciò significa che sono giunti fin qui anche loro per sostenere un addestramento per diventare genin.
E se ciò fosse esatto, si spiegherebbe il perché siamo giunti fin qui. Era dunque per trovare un punto di arrivo neutrale per entrambi i villaggi. Quindi, potrei definirla... un’esercitazione combinata?
Un’esercitazione combinata con uomo-ragno che ha sei braccia e se la vista non mi inganna anche un terzo occhio. Porcaccia quanto ho fatto bene a venire qui, non sto più nella pelle. Voglio vedere quelle sei braccia in azione!
Fino ad allora, massima serietà, Kaguya!


Io sono Ray Kaguya di Kiri, a quanto pare saremo compagni in quest’esperienza,

Senza neanche rendersene conto, nel parlare aveva, per almeno una decina di volte, continuato a voltarsi verso il Kinchou, continuando a squadrarlo dalla testa ai piedi.
Ma quale interessante collaborazione tra Kiri e Oto? Ray Kaguya aveva solo un interesse in quel momento. O per meglio dire, sei.
 
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Shadow alkemist
view post Posted on 27/3/2013, 17:38




Cominciamo con una di quelle attività che, a mio avviso, risultano essere tra le più importanti in un gdr descrittivo: la correzione dei post. A ogni turno correggerò tutti, o quasi, i vostri errori, citandoli e spiegando da dove deriva l’errore, inserendo se possibile anche delle possibili soluzioni. Come nella vita vera bisogna anzitutto apprendere dai propri sbagli e cercare di non ripeterli. Per migliorare il vostro stile di scrittura consiglio di dare sempre uno sguardo anche alle correzioni che vengono fatti ai post dei vostri compagni, così da non dovermi far ripetere le spiegazioni legate ad errori simili.
In ogni caso vi dico che la valutazione generale per ora è buona, noto con piacere che avete preso tutti sul serio questo primo post di presentazione, introducendo il carattere e l’aspetto fisico del vostro pg (e naturalmente altrui): la consegna iniziale è stata rispettata. Avete tutti un buono stile e scrivete parecchio, questo quindi mi porta a non assegnare limiti di righi minimi da raggiungere, pongo fiducia nelle vostre capacità. Ciò detto cerchiamo anche di divertirci e invito tutti all’umiltà (tutti sbagliamo, me compreso) nell’accettare anche delle cazziate, quando ce ne fosse bisogno. Procediamo ora all’analisi dei singoli.

Marco:
Nonostante questa sia la tua prima esperienza nel gdr ti sei comportato piuttosto bene, interessanti i primi spunti che hai lanciato sul carattere e l’aspetto fisico del pg, trovo inoltre interessante il collegamento con l’ossessione per l’igiene del tuo pg e l’aspetto decadente del casolare davanti al quale svolgerete le prove. Ti consiglio d’ora in poi di cercare di sopperire ad una piccola mancanza: le descrizioni dei luoghi aperti ed ampi. Una cosa che vale per tutti: per diventare dei buoni player è importante saper descrivere la psicologia del proprio pg, il suo aspetto fisico, le sue interazioni con gli altri, l’ambiente esterno e la “fusione “ tra quest’ultimo e il pg che muovete. Tu devi esercirti su questi ultimi due punti. Errori nel tuo post ce ne sono, ma nulla di eccessivamente grave. Devi però fare attenzione alla punteggiatura, ci tengo parecchio. Dato che la cosa vale anche per gli altri due: la punteggiatura serve a dare il ritmo, a far immaginare sensazioni e scandire attimi, quindi per essere più sicuri nella stesura dei vostri post vi consiglio di rileggere a volte anche ad alta voce, così da rendersi conto delle pause che create con la punteggiatura scelta.
Comunque il problema principale che ho riscontrato in questo post è legato alla mancata gestione di aspetti tipicamente legati al gdr… Tu hai peccato di autoconclusività in più momenti, scrivendo parole mai pronunciate (o non ancora) dai tuoi compagni, muovendo i loro pg. Essendo tu il primo non puoi sapere cosa faranno gli altri, ecco perché anche nelle vostre interazioni dovrete utilizzare il periodo ipotetico, sebbene in italiano non lo useremmo in tutti i contesti che invece adottiamo qui per il gdr. Stesso dicasi per le parole che hai fatto pronunciare al mio pg (non soltanto tu), però su questo posso lasciar correre perché ho volutamente lasciato dei “vuoti narrativi” perché voi li riempiste come più vi sembrava consono.
In ogni caso buon inizio, dai ora un’occhiata ai tuoi errori.

CITAZIONE
non aveva con se molti soldi.

Come mi è capitato di dire anche ad altri, il “sé” va con l’accento quando è solo (altrimenti sembra la particella che introduce l’ipotetica), mentre quando è accompagnato da “stesso” non vuole l’accento. So che in giro si trova di tutto e di più su questa cosa, ma ricordo bene gli insegnamenti che mi diedero ù_ù
CITAZIONE
un’importante parte di se

Stesso errore di prima.
CITAZIONE
portando via con se

Ancora
CITAZIONE
Quel fuoco era stampato nella mente di Masahiro come una fotografia, tanto risplendeva nel buio come un diamante nella polvere

Le due frasi a livello logico non sembrano ben consequenziali, la seconda non credo sia un giusto prosieguo della similitudine della fotografia.
CITAZIONE
L'obbiettivo successivo era il cimitero, aveva visitato quella tomba poche settimane prima. Credeva di aver pianto, o forse era stata la pioggia battente ad aver bagnato il suo volto.

Qui invece ti segnalo errori di punteggiatura: nella prima frase avrei utilizzato i due punti, successivamente una virgola e alla fine i puntini sospensivi. Così avresti reso il periodo molto più fluido e piacevole alla lettura, sfruttando anche l’impatto emozionale delle parole.
CITAZIONE
Per Masahiro la puntualità era fondamentale. Era solito presentarsi in anticipo agli appuntamenti, ma quella volta decise d’arrivare giusto in tempo per evitare d’apparire impaziente

Anche qui andava migliorata la punteggiatura, il punto iniziale non ci sta bene, erano necessari i due punti.
CITAZIONE
A circa tre chilometri più a sud c’era un piccolo molo. Da lì si sarebbero imbarcati per raggiungere un’isola nel Paese del The che rispondeva al nome di Nagi.

Ti segnalo un altro errore di punteggiatura.. Invece del punto all’inizio andava usata una virgola perché il discorso è tutto unito e la virgola segnala le diverse tappe e movimenti.
CITAZIONE
Arrivati di buon passo al mare, Masahiro capì che la cosa non sarebbe stata così semplice. Ad aspettarli c’era un piccolo scafo di fortuna con due remi.

Stessa cosa di prima
CITAZIONE
Masahiro non aveva problemi a compiere sforzi fisici. La possente stazza l’aiutava da un lato

Anche qui è necessaria la virgola
CITAZIONE
molto sicuro di se

Stesso errore che già avevi fatto in precedenza
CITAZIONE
Il panorama cambiava di quando in quando. A volte si notava un’enorme scogliera

Virgola..
CITAZIONE
non ebbe mai avuto grandi occasioni per fare escursioni

Questo è un errore di coniugazione e quindi un po’ più grave dei precedenti.. la forma corretta sarebbe stata: “non aveva mai avuto”, il trapassato remoto non si usa praticamente mai (il passato remoto sì, ovviamente)
CITAZIONE
A notte fonda, fu permesso ai ragazzi di riposare qualche ora. A remare sarebbe stato Mikawa

Qui volendo si poteva eliminare la prima virgola e soprattutto sostituirla al punto.

Haku:
Anche il tuo è un buon post, hai un buon livello di base e ampi margini di miglioramento. Peccato per la punteggiatura, nel tuo caso ha rovinato un po’ l’impatto generale, quindi la prossima volta fa’ più attenzione. Il tuo stile mi piace, prende il lettore e in certi casi lo fa sorridere e questo è sicuramente un buon segno. Sono rimasto soddisfatto del tuo realismo, è la base per una buona conduzione del gdr. Buona la descrizione sugli ambienti esterni, come già detto a marco vorrò vedere come integrerai l’habit al pg. Leggi ora i tuoi errori:

CITAZIONE
Nel suo profondo si nascondeva anche una nota di crudeltà, nonostante la sua età fosse ancora così acerba. E quella nota era già stata vista da suo nonno Yamamoto

Questa viene considerata una ripetizione (“nota”), sebbene fosse intenzionale non sortisce l’effetto sperato, meglio dunque usare i pronomi. Al posto del punto avrei utilizzato una virgola, anche perché si tende sempre a limitare l’uso di frasi che iniziano con la congiunzione “e”.
CITAZIONE
Allo stesso tempo però temeva quella nota

Eh si, mi sa proprio che è una ripetizione XD usa sinonimi come “vena” o delle espressioni un po’ più lunghe (in mancanza di sinonimi). Ricordate che tendenzialmente uno stesso termine non va riutilizzato, tranne in alcune figure retoriche, se non dopo circa 10 righi (senza fossilizzarsi troppo sul limite).
CITAZIONE
Una lettera consegnata da una fattorino accademico. All’interno la sua chiamata all’Accademia di Otogakure per compiere il suo corso Genin.

Qui meglio o una virgola od i due punti.
CITAZIONE
il Nonno lo rimproverava duramente ad divagazione.

Errore di distrazione, immagino tu abbia dimenticato di scrivere l’aggettivo “ogni”
[QUOYE]Il giovane Akadou guardò il Vecchio. Due generazioni di ninja a confronto. Eredità che passava da Nonno a Nipote[/QUOTE]
Inserirei all’inizio o i due punti o dei puntini sospensivi, successivamente una virgola.
CITAZIONE
Inoltre aveva sei braccia. Sembra una cosa strana, sovrumana, ma quell'uomo aveva proprio sei braccia. Inoltre sembrava avere un terzo occhio, chiuso, fermo così come le braccia

Inoltre è una congiunzione, quindi tendenzialmente va dopo virgola. In questo caso si riscontrano entrambi i problemi evidenziati precedentemente: ripetizione e punteggiatura.
CITAZIONE
Ma il sonno indubbiamente si rovinava. E la mattina era ancora più stanco. Ma non per questo il dodicenne demordeva.

Qui per rendere il periodo fluido e corretto andava eliminato il primo “Ma” ed inserire virgole al posto dei primi due punti fermi.
CITAZIONE
Non era freddo come il Kinchou, era cordiale, così gli aveva insegnato sua madre. Ma non per questo era meno combattivo del suo accompagnatore.

Ultimo errore del post, ancora il punto davanti al “ma”.. andava inserita la virgola.

Dive:
Simpatica la caratterizzazione del tuo personaggio, mi ricorda la conduzione di un mio vecchio pg, tuttavia ti avviso già da ora che dovrai essere attento a cercare di evolvere il suo aspetto psicologico, altrimenti fossilizzarsi sulla costante “pigrezza” potrebbe rendere col tempo il tuo pg un po’ scialbo. Non è un problema che devi curare già da adesso, ma è bene che io ti avverta :) Il tuo stile è buono e fai meno errori degli altri, ma è migliorabile: devi rendere il tutto più fluido e scorrevole. Anche tu come Marco hai commesso un errore di autoconclusività mettendo in bocca al mio npg delle parole che non avevo pronunciato, ma essendo io il sensei stavolta passa per la stessa ragione che ho spiegato a marco poco più su.
Vorrei infine segnalarti che la legenda che utilizzi può comportare confusione (parlato altrui e pensato sono identici) e dato che questa esiste per ragioni pratiche atte a rendere il tuo più agile, è meglio se modifichi dal prossimo post. (è ovvio che si capisce comunque dal contesto chi è che parla, o quando c’è una riflessione)
Vedremo cosa altro saprai fare, ora veniamo ai tuoi errori:

CITAZIONE
ma addirittura un’ulteriore innovazione all’interno di come gli insegnamenti

L’espressione “all’interno” non è ben legata all’interno del periodo, in questi casi o va utilizzata prima, o è da coadiuvare con dell’adeguata punteggiatura, o eliminare del tutto il particolare superfluo.
CITAZIONE
era orma

Errore di distrazione, manca la i.
CITAZIONE
Si richiedeva allo studente di farsi trovare alle 8 al varco dal proprio sensei, che lo avrebbe scortato fino a Nagi

Quest’intera frase è come un’enorme ripetizione, perché riutilizza le stesse parole sfruttate solo pochi righi più su nel discorso del fratello maggiore… Fa’ più attenzione, non serve essere ridondanti nelle spiegazioni.
CITAZIONE
come se si trovasse il proprio posto nel mondo, dopo aver vagato per secoli.

“Come se trovasse”, il si in questo caso è scorretto perché il complemento oggetto è “posto” e non sottintendi “se stesso”.
CITAZIONE
Ray non conosceva il vero significato della parole obbedire; diciamo che se pur ne aveva un’idea generale, preferiva di gran lunga ignorare: essa, e chiunque cercasse di applicarla

Qui la frase è contorta oltre ad avere una punteggiatura errata.. Il punto e virgola va messo quando ci si distacca in buona parte dalla frase principale, pur restando in tema, quindi in questo caso ci voleva una virgola, o al massimo i due punti, inoltre dopo “ignorare” andavano eliminati i due punti. In più non mi sarebbe dispiaciuto vedere utilizzato il congiuntivo nella subordinata (“se pur ne aveva un’idea…”)
CITAZIONE
Finché l’incontro con una piccola radura segnò la fine dell’alta tensione.

Questo finchè ad inizio frase non significa molto, perché così come è messo è completamente spezzato da ogni contesto, va legato a proposizioni precedenti.
CITAZIONE
che fanno da balia a quattro deficienti senza coprifronte. Ora…

Siete tre.
CITAZIONE
Ipotizziamo che anche lo shinobi di Oto sia il maestro di questo qui. Ciò significa che sono giunti fin qui anche loro per sostenere un addestramento per diventare genin.
E se ciò fosse esatto, si spiegherebbe il perché siamo giunti fin qui.

Hai usato “qui” un numero di volte piuttosto alto, è una ripetizione piuttosto fastidiosa.

Adesso tocca a me, per dubbi o chiarificazioni non esitate a chiedere.
Inizio col postare le valutazioni, modificherò il post con il testo On gdr appena sarà pronto, tranquilli non dovrete aspettare molto ;) Scusate comunque l’attesa, ma come avrete capito è stato un periodo particolarmente attivo per il sottoscritto.


Chapter two: A difficult partnership

Un ragazzino dai capelli d’un bianco prematuro, due semi-giganti provenienti dalla Nebbia ed infine insegnanti che più diversi, almeno fisicamente, non potevano trovarsi: ecco il quanto mai bizzarro quintetto che avrebbe fatto della pacifica Nagi una base operativa per la formazione di nuove reclute ninja. Indoli, storie, tradizioni ed abilità differenti: tutti elementi da mettere su un’immaginifica bilancia da mantenere in equilibrio per la riuscita di un corso diplomaticamente difficile da gestire. Se qualcuno d’esterno avesse potuto scommettere su chi rappresentasse il ruolo di potenziale destabilizzatore, probabilmente avrebbe puntato dei ryo sul losco figuro dagli otto arti, che non s’era di certo posto come il più socievole e disponibile alla collaborazione. Keita, insegnante più esperto, si era già trovato di recente in una situazione simile e capì sin da subito che gli spettava il compito ingrato di reggere le redini dell’intera squadra.. Dunque nonostante il disappunto per la mancata stretta di mano, prese atto del temperamento piuttosto freddo del collega e decise di ricambiare con la stessa durezza; mentre i ragazzi concludevano le rispettive presentazioni, chiamò in disparte il Ragno per stabilire alcune linee guida di base…
Allontanatisi di qualche metro rispetto ai ragazzi, il Mikawa prese subito la parola guardando dritto negli occhi il suo strano interlocutore.
Non mi interessa perché ad Oto abbiano scelto proprio te, ma ormai siamo qui e non ho intenzione di fallire nella missione che mi è stata assegnata. Ho già svolto un corso misto proprio in quest’isola con un membro della Foglia, quindi ti toccherà quanto meno prestarmi ascolto.
Il cacciatore restò in silenzio, decise di non interrompere quella pseudo-arrogante figura che tanto ostentava conoscenza di un luogo al quale non apparteneva, tuttavia i suoi occhi dalle tonalità dorate non cessarono di ricambiare lo sguardo di sfida che gli era stato lanciato… Probabilmente era caduto nella trappola mentale tesagli dall’insegnante della Nebbia: quest’ultimo l’aveva provocato, trattandolo come un qualsiasi studentello in attesa di direttive da un superiore e tutto ciò non poteva che risvegliargli antichi sentimenti di furie ancestrali, a stento repressi. La replica puntuale e pungente non tardò, quindi, ad arrivare: Il fatto che tu abbia già leccato il culo di un foglioso non mi suscita il minimo interesse. Potrei raccogliere la tua sfida in qualsiasi momento e far sembrare la tua morte un semplice e banale incidente… Ma sappiamo entrambi che le apparenze vanno mantenute, iniziamo ad addestrare semplicemente questi novellini, ce n’è sempre di tempo per incrociare le lame
Sebbene un personaggio come il Kinchou potesse terrorizzare interi eserciti, non destava alcuna preoccupazione nel Kiriano, egli infatti s’era trovato a confrontarsi con l’Oinin più pericoloso della Foglia e ne aveva saputo ottenere il rispetto: aveva cercato d’intravedere il volto della morte, nascosto appena da una maschera dalle fattezze feline, e già allora aveva affrontato la situazione a testa alta. Adesso in quel gioco politico e psicologico si sentiva in vantaggio, paradossalmente si ritrovò a ghignare davanti al semi aracnide: il primo round se l’era aggiudicato con l’astuzia, il corso ora avrebbe potuto finalmente avere inizio.
Seguimi, dentro quel casolare in malora c’è qualcosa che ci potrà essere utile
I due colleghi si sarebbero quindi diretti verso l’ingresso della grande struttura, senza nemmeno voltarsi a fornire delle spiegazioni agli impreparati studenti, che tutto avrebbero potuto pensare di quella strana situazione in cui s’erano ritrovati, forse loro malgrado…
Una volta dentro le assi di legno scricchiolarono leggermente, donando alla breve camminata dei due chunin un’ambigua colonna sonora di cattivo gusto, a spezzare il ritmo fu ancora una volta il Kiriano, che sovrastò con la voce quei “magnifici” suoni:
Immagino che la tua mira non sia niente male, credi che i tuoi concittadini possano reggere un allenamento basato sulla precisione, pur non avendo tutti la fortuna di possedere un occhio in più?
Il tono provocatorio era sempre lo stesso, ma stavolta il bersaglio era completamente errato: Keita aveva cercato di colpire il presunto senso nazionalista di Takashi, peccato che questi non ne avesse alcuno. Dall’immediata risposta poté quindi accorgersi di aver sbagliato strategia e colse la grande indifferenza del Kinchou, che al contrario riuscì a colpire un nervo scoperto del nuovo avversario
Perché dovrebbe interessarmi qualcosa della salute del mio villaggio. Se non sbaglio siete voi quelli che devono convivere con la nebbia perenne, sei sicuro che qui non ci sia troppo sole per i vostri poveri occhietti?
Il colpo assestato dall’Otese raggiunse senza problemi il bersaglio, che accusò intimamente l’affondo, restando in religioso silenzio.
Giunsero in fretta dinanzi ad una porta, posta a fianco delle scale che davano accesso al piano superiore, e senza ulteriori indugi venne aperta, rivelandosi uno sgabuzzino pieno di strani utensili. Il chunin dai capelli neri estrasse otto congegni tutti identici: uno strano marchingegno di base rettangolare, con una colonnina centrale alta circa 1 m ed all’estremità superiore un semicerchio semovente al cui interno erano installati dei piatti di ceramica bordeaux.
Sprezzante fu il commento dell’aracnide: Non mi dirai che ci hanno sbattuti in quest’isola del cazzo solo per trovare oggettini del genere? Découpage e artigianato, di dubbio valore artistico, non pensavo fossero necessari alla formazione di un ninja.
Infastidito e con un certo distacco il sensei proveniente da Kiri gli rispose a tono: Non sapevo fossi un esperto d’arte, usi tutte quelle braccia per fare lavoretti in ceramica?
Un silenzio astioso scese fra i due, ma presero comunque a collaborare: si divisero in maniera più o meno equa quei marchingegni, naturalmente il Kinchou poteva trasportarne di più grazie agli arti supplementari, e salirono le scale… Ignorato il primo piano, giunsero direttamente al secondo dove trovarono un corridoio che aveva ben dieci finestre che davano sull’esterno, da lontano potevano osservare i loro tre studenti, ancora ignari dei piani che erano in preparazione proprio per loro…
Il Mikawa prese nuovamente parola, illustrando le caratteristiche degli oggetti che avevano appena trasportato: E’ un aggeggio che permette di lanciare quei piatti di ceramica in aria solo azionando questo pulsante alla base di ciascun congegno. Come puoi notare i “piatti” hanno un diametro di circa 30 cm, abbastanza grossi per essere visibili da lontano, possiamo anche orientare il braccio superiore in base alla convergenza che vogliamo dare ai piatti. Saranno dei bersagli perfetti per stimolare le capacità di analisi e di lancio di shuriken e kunai.
L’altro si limitò ad un cenno del capo, accettando così ufficialmente che quel primo sistema d’allenamento venisse allestito; in fondo ne apprezzava agilmente i vantaggi. Decisero così di sistemare ogni apparecchio dietro ciascuna finestra, eccetto la penultima sia a destra sia a sinistra: la disposizione non era casuale, i ragazzi se ne sarebbero presto accorti. I due confabularono un altro po’ e decisero quindi le traiettorie che i piatti avrebbero dovuto compiere nel corso di quell’esercizio, che si sarebbe svolto per gradi. Prima di uscire e raggiungere i ragazzi, si premurarono infine di lasciare delle copie corporee di se stessi, create con le rispettive tecniche della Kage mane no jutsu e della Moltiplicazione Acquatica, per attivare e direzionare il getto dei consegni meccanici.
Una volta di nuovo davanti agli studenti fu il Kinchou, fino ad ora osservato come fosse una bestia da circo o, nella migliore delle ipotesi, come una star, ad assumersi il compito di spiegare in cosa consistesse la prima prova.
Ci siamo, la prima prova del vostro addestramento sta per cominciare. Come avrete immaginato non siamo andati a fare amabili chiacchierate, ma abbiamo preparato una “sorpresa”...
Si prese una pausa teatrale e proprio in quel momento una sua copia fece scattare senza preavviso alcuno il primo piattello, proveniente dalla finestra centrale: esso volò rapido nel cielo, ma fu breve la sua “vita” perché con un gesto fulmineo Takashi estrasse dal portaoggetti un kunai, che con maestria lanciò grazie ad una semplice flessione del braccio destro dal basso verso l’alto… Il frisbee fu abbattuto esattamente al centro dal kunai, che lo passò da parte a parte, riducendolo in piccoli pezzettini che caddero rapidamente sul terreno. Un’azione precisa, rapida, difficile da recepire, per occhi inesperti, in tutti i suoi piccoli particolari: probabilmente aveva stupito gli allievi presenti.
Un esempio pratico vale più di mille parole. La prova consiste nel distruggere esattamente al centro i piattelli che sbucheranno da quel casolare, servirà a sviluppare capacità d’analisi, abilità fisiche e l’utilizzo di armi da lancio. Ora mettetevi a 15m di distanza dalla facciata di quell’edificio un po’ lercio. Se avete domande le rivolgerete a lui. Concluse così il suo rapido discorso, scoccando l’ennesima frecciatina all’indirizzo del collega non troppo amato.
Il primo esercizio sarebbe stato relativamente semplice: i ragazzi si sarebbero dovuti posizione alla distanza indicata dal maestro del Suono, pronti a colpire un piatto ciascuno. Ne sarebbe partito uno per volta, a distanza di circa 40 secondi l’uno dall’altro, dalle due aperture estreme e da quella centrale. Non sarebbe stato un inizio facile, nonostante la traiettoria rettilinea, l’assenza di vento, e la “modica” altezza dal terreno (circa 8.5 m) ove erano situate le finestre, dietro le quali i ragazzi non potevano scorgere i congegni.
Finora tenutosi in disparte, Keita decise di aggiungere qualche particolare, giusto per mettere in chiaro che anche il suo parere dovesse esser rispettato: Se non colpirete il piattello esattamente al centro, esso non si distruggerà e non potrete considerare superato il primo step di questa prova. Usate l’utensile che ritenete più adatto, chiaramente fra kunai,shuriken e spiegi.
Ciò detto si conclusero ufficialmente le spiegazioni, ambedue i sensei si fecero da parte ponendosi agli estremi opposti rispetto al terzetto…
Dopo aver completato il primo step avrebbero concesso loro ben dieci minuti di pausa per riposarsi e riprendere le energie, prima di cimentarsi al livello successivo. Il secondo step infatti prevedeva una difficoltà maggiore: sempre dalle stesse postazioni sarebbero partiti i piatti, che avrebbero assunto una rapida traiettoria curva, piuttosto ampia, convergente l’una verso la destra del giovane che si fosse posto di fronte il lato sinistro dell’edificio, l’altra verso la sinistra dell’altro ragazzo, mentre per la postazione centrale il tutto si sarebbe complicato da un’alternanza tra una convergenza a destra ed una a sinistra (secondo un’alternanza regolare). Quand’anche fossero i tre riusciti a superare la prova non avrebbero avuto il tempo di gioire dal momento che la terza sottofase sarebbe cominciata subito dopo: dalla prima e dalla terza finestra, dalla quarta e della sesta ed infine dalla ottava e dalla decima, sarebbero partiti due piattelli in contemporanea, che, formando un arco in cielo (l’uno verso sinistra,l’altro verso destra), si sarebbero trovati a convergere in una posizione centrale, dove, solo per una frazione di secondo, si sarebbero sovrapposti. Il compito degli allievi, inutile aggiungerlo, era spaccare i piattelli in quel preciso istante.
Tuttavia se la terza miniprova fosse loro sembrata ardua, non potevano neanche immaginare la complessità della quarta ed ultima…
Ancora una volta, anticipando ogni spiegazione, il Kinchou raggiunse la posizione centrale ergendosi innanzi al ragazzo che l’occupava… Sarebbe stato solo allora che tutti ed otto i congegni si sarebbero attivati contemporaneamente, prendendo direzioni ben più complesse delle precedenti: a disturbare lo schema precedente s’inserivano infatti due piatti che compiva un’irregolare traiettoria a zig-zag, l’uno sbucante dalla quinta finestra e l’altro dalla settima… Takashi attivò per un istante la sua temibile abilità innata, ridando così possibilità agli arti supplementari di muoversi… Il terzo occhio si aprì di scatto non appena i dischi di terracotta partirono dal casolare e con grande abilità, imprimendo ad ogni polso un’andatura differente, colpì con 3 kunai e 2 shuriken nello stesso istante tutti i piattelli: si fracassarono producendo un sinistro rumore. Potenza, velocità, precisione.
Voltatosi, si rivolse con fare sprezzante al Kaguya, che sin dall’inizio s’era soffermato troppo a lungo a squadrare il suo corpo non totalmente umano, sussurrandogli: Piaciuto lo spettacolo?
Con tutta calma si sarebbe poi allontanato per riprendere la posizione precedente, in modo da osservare i movimenti successivi degli allievi; nel mentre toccò quindi nuovamente Keita a concludere la spiegazione:
Dato che nessuno di noi altri possiede così tante mani, per distruggere tutti i piattelli nello stesso istante, condizione fondamentale per superare finalmente la prima prova, dovrete probabilmente collaborare. Buona fortuna… Quest’ultimo augurio fu accompagnato da un ghigno, espressione a cui aveva ormai abituato gli ancora inesperti allievi.
Chissà se quest’ultimi si sarebbero mostrati capaci di superare anche lo step finale…

Bene, se avete problemi a comprendere il posizionamento dei marchingegni potete consultare questo link: x. La prova penso sia piuttosto chiara, nel caso chiedete. Ricordate inoltre di non cadere nell’autoconclusività: non potete dire cosa fanno i vostri compagni, o al massimo potete usare il periodo ipotetico (soprattutto nel caso vi mettiate d’accordo). Un’altra cosa fondamentale per il gdr: il realismo. Siete degli studentelli, l’ultimo grado della scala sociale, insomma non sapete fare quasi niente. Voglio leggere post in cui parlate di fatica (fisica e psichica) e gestite bene il cursus del tempo. Troverò fortemente irrealistico vedere risolta l’intera prova in un’ora o giù di lì. In realtà avrei voluto incasinarvi la vita molto di più con la quarta sottoprova, ma ho pensato che forse avrei creato troppi problemi nello stilare un post agile e coerente in ogni sua parte. Anzi facciamo così: se volete che incrementi la difficoltà, mi avvertite ed io modifico al volo,altrimenti resta tutto così. Buona fortuna… Stavolta lo dico senza alcun ghigno XD[
Ps. è possibile che troviate degli errori perchè non avuto il tempo di rileggere


Edited by Shadow alkemist - 30/3/2013, 13:09
 
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