Natsu Inuzuka vs Kisuke Nara, La disfatta di caporetto

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Bash.
view post Posted on 21/3/2010, 13:31




CITAZIONE
Nome utenti: Bash. vs † K y u b i »
Nome Pg: Natsu Inuzuka Vs Kisuke Nara
Link schede: Natsu Inuzuka Vs Kisuke Nara
Grado: Genin Vs Genin
Energie: Gialla Vs Rossa
Tipo: 1 Vs 1
Post: 1 post di presentazione; 4 post di combattimento; 1 post di Conclusione.
Luogo: Konoha. Arena circolare di 40 metri di diametro. Qualche alberello sparpagliato qua e la. Un laghetto anche'esso circolare di 10 m di diametro posto a nord. L'arena è circondata dagli spalti ove ci saranno molte persone ad ammirare l'incontro.
SPOILER (click to view)

Ora: 10.00
Temperatura: +26 gradi
Condizioni di vittoria: No post entro 5 giorni, esaurimento chakra, impossibilità di continuare, resa dell'avversario.
Limitazioni: No morte, no ferite permanenti.

 
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Bash.
view post Posted on 24/3/2010, 18:27






.:Ballare sulla punta di uno spillo:.



Sentiva già le urla degli spettatori che lo incitavano, che tifavano per lui, che speravano che vincesse. Il suo avversario steso al suolo, in una pozza di sangue mentre miagolava qualche indecifrabile frase affinché gli lasciasse salva la vita. Era sicuro che se avesse vinto quello scontro sarebbe riuscito a convincere suo padre ad addestrarlo sulle tecniche segrete del loro clan, come anche si sarebbe guadagnato il rispetto di tutta la sua casata e di quella dei Nara. Esattamente, proprio quella dei Nara, poiché i due clan avevano numerosi battibecchi da molto tempo e così, per evitare lo scatenarsi di una sanguinosa faida, che sarebbe potuta nascere da un momento all’altro, decisero di organizzare una sfida tra i genin più promettenti dei due clan. Era una specie di lotteria, poiché tra genin poteva accadere di tutto, come anche si poteva assistere a delle belle comiche. Fatto sta che un altro ragazzo era stato scelto al posto di Natsu, un certo Kusagami Inuzuka, cugino del nostro protagonista, che fu tuttavia sostituito dal bimbetto per motivi di salute. Così il povero guerriero venne a conoscenza di questo duello appena due giorni prima, sapendo solo che lo spettacolo sarebbe stato seguito da centinaia di persone e che probabilmente avrebbe perso, poiché il suo rivale era Kisuke Nara, un temibile genin che aveva già partecipato ad un esame di selezione dei chunin ma che aveva tuttavia fallito. Aveva una infinita esperienza in battaglia in confronto a lui e sicuramente lo avrebbe mangiato come si fa con un antipasto, tuttavia avrebbe fatto di tutto per riuscire a restare un bocconcino sul piatto, e per lui sarebbe stato forse più facile dato che aveva appreso la nobile arte della creazione dei veleni. Infatti aveva già ben preparato le sue armi che avrebbe tenuto ben curate fino al giorno dello scontro.
«Magari vinciamo! Che ne sai tu?» esclamò Fokushi nella sua testa, mentre nella piccola camera rimbombavano solamente dei ruggiti confusi.
«Fidati di me, difficilmente riusciremo a vincere, ti ricordo che ha vinto un sacco di incontri mentre noi ne abbiamo vinti solamente uno, tra l’altro contro uno studente, e non per screditare il povero Sanji Mugiwara, nonostante mi abbia dato non poche gatte da pelare, l’avevo sottovaluto nel sopravvalutarlo, in poche parole sono stato un incosciente contro di lui, poiché avrei potuto benissimo lasciarci le penne, e tu lo sai.» esclamò il ragazzino che era appoggiato alla sua finestra intento a contemplare l’immensa macchia scura che si poneva di fronte ai suoi occhi. La foresta ove aveva duellato contro lo studente poco tempo prima, una esperienza assolutamente costruttiva per lo sciocco ninja della foglia. Quanti ricordi.
«Non pensarci ora…è meglio che vai a dormire, sono già passati i due giorni, ti conviene andare a letto. Domani è il grande giorno.» asserì il cagnetto sbadigliando.
«Già hai ragione.» pronunciò Natsu, uscendo dalla camera per andare a prendere tutte le armi che aveva lasciato nella serra affinché il veleno facesse presa. Stava raccogliendo gli strumenti quando sentì spuntare una sagoma alle sue spalle: suo padre.
«Emozionato per domani?» chiese il padre che pareva una ragazzina di quattordici anni quando vede un cantante famoso.
«Mi sembra palese no? E’ ovvio che sia emozionato, tuttavia sono anche molto preoccupato, ho paura che farò fatica a dare il meglio di me, sai, anche se saremo da soli, ci sarà tutta quella gente, e sai, beh, mi vergogno a combattere di fronte a tanta gente, e poi la sua abilità essendo superiore alla mia darà più nell’occhio e io non diventerò altro che una figura incomoda che fa da pupazzo di carne pronto a prenderle.» esclamò il giovane alzando sempre più il tono di voce.
Il padre lo guardò con un aria divertita e si lasciò sfuggire una piccola risatina, che venne ovviamente percepita dal giovane come una specie di presa in giro, tanto che digrignò i denti. «Che ne dici di combattere un po’? Ti calmerà te lo assicuro.»
Il giovane chiuse il fagotto dove ripose le armi avvelenate e aprì direttamente la porta che avrebbe fatto scivolare le due sagome sul giardino di casa illuminato da una fioca luce lunare. Squadrò la sagoma paterna e si mise in posizione. «Kumite?»
«Oh yeah!» esclamò il padre scattando rapidamente in avanti. Il giovane tentò di interpretare i movimenti del padre concentrandosi sul movimento di ogni suo singolo muscolo, ma gli fu impossibile nonostante fosse riuscito a spostarsi leggermente. Il colpo lo prese in pieno stomaco e lo fece schizzare via per alcuni metri. Si rialzò a stento, tossendo e sbavando. “Merda. E’ potentissimo, ma devo almeno riuscire a sferrargli un pugno, sennò domani farò davvero una figuraccia assurda.” Si rimise in piedi, pronto a riceve un altro colpo, quando il padre scattò ancora in avanti. In quel momento vide lo sguardo del figlio e sorrise così accelerò improvvisamente fino a sparire, e ricomparire alle spalle del giovane. «Troppo lento.» caricò un pugno discendente dall’alto verso il basso che se avesse colpito il pargoletto, lo avrebbe scaraventato violentemente a terra. Tuttavia non accadde ciò, anzi, il ragazzino schizzò in avanti, evitando la mazzata del padre, e riuscì a portarsi a pochi metri da lui. Poi del bimbo non rimase più nulla, solo un alone impercettibile mentre la versa sagoma stava tentando di colpire il genitore con un calcio ascendente. Il padre seguì tutta la scena e quando il colpo stava per giungere al suo mento, afferrò la gamba del ragazzino, con un calcetto stacco la mano che faceva da solido pilastro per l’intera struttura e lo scaraventò in aria con violenza, tanto che il giovane Natsu non capì nemmeno ciò che accadde in quel momento.
«Come pensi di vincere domani se non riesci nemmeno a colpire il tuo vecchio? Sei solo un pivellino senza palle, ecco cosa sei!»ruggì il genitore tentando di ravvivare lo spirito combattivo del figlio.
Spalancò gli occhi e fissò la sagoma paterna; ora sapeva cosa fare. Sfruttando il lancio del padre, cominciò a roteare vorticosamente su se stesso sempre più velocemente, e quando percepì di essere arrivato a pochi decimetri dal padre allargò la gamba sinistra nel tentativo di sferrare un calcio a martello al padre. Il colpo riuscì in pieno e colpì il padre sulla spalla destra, facendolo arretrare di alcuni metri. Il padre si riprese un attimo dallo stupore, poi lo guardò con soddisfazione e annunciò.
«Bene, possiamo tornare dentro ora.» e ovviamente ottenne una risposta affermativa dal figlio leggermente affaticato.
Si infilò sotto le coperte e in pochi minuti si addormentò accanto al suo cucciolo, pensando a ciò che avrebbe potuto salvarlo da una sconfitta sicura.

.:IL GIORNO SEGUENTE:.

Una tiepida aria tirava quella mattinata, il sole scaldava gli impavidi animi dei giovani guerrieri, mentre piccoli uccellini canticchiavano simpatiche canzoncine. Poche nuvole bianche come il latte attraversavano il cielo terso, limpido come gli occhi del giovane Guerriero, pronto a combattere contro colui che si sarebbe rivelato un tremendo avversario. Quel giorno indossava un giaccone lungo con molte tasche, dentro ad una delle quali conteneva una insidiosa carta bomba ovviamente celata alla vista. Sulla mano destra, più precisamente sul medio portava il Kakute, quel semplice anello che se avesse affondato nella carne del nemico avrebbe causato più danni di quello che si poteva pensare, poi l’Aikuchi posto orizzontalmente appena sopra alla sacca porta oggetti che stava appoggiata sul gluteo sinistro. La fascia del villaggio sulla fronte. La cerbottana invece era appoggiata all’Aikuchi leggermente penzolante ma ben fisso da delle cinghie, che tuttavia non avrebbe affatto influenzato la rapida estrazione dell’oggetto. Ovviamente tutto ciò sotto al giaccone ingombrante contenente il pericoloso esplosivo. Si levò la giacca e la fece cadere alla sua sinistra, tuttavia il piccolo foglietto insidioso non scivolò fuori, e ciò sarebbe tornato utile per una strategia. Tutto il resto dell’equipaggiamento si trovava al suo posto.
Era pronto, di fronte a lui una sagoma ben più alta e robusta, un ragazzo molto più vecchio di Natsu, tanto da essere ormai considerato un uomo, che si stagliava a soli sei metri da lui. Così quello era il tremendo Kisuke Nara, tanto temuto tra i giovani del villaggio. Era desideroso di mettere alla prova quelle parole, attendendo il lento giungere della voce del giudice di gara che avrebbe pronunciato.
«Potete iniziare!»
“Si balla!” pensò preoccupato.






Stats

Slot Azione: 1° // 2° //
Slot Tecnica: 1° //
Condizione Psicologica: Preoccupato.
Condizione Fisica: Illeso.
Chakra: 100/100
Consumi: //
Tecniche utilizzate: //

Equipaggiamento citato:

- Aikuchi (Avvelenato)
- Blowgun
- Kakute (avvelenato)
- Carta bomba (nascosta nel giaccone buttata per terra e quindi impossibile da vedere)

Note: Non sono riuscito a ricontrollarlo tutto quindi può darsi che ci siano dei piccoli o grandi errori anche se spero di no. Ovviamente. Auguro al mio collega un buon duello.



 
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† K y u b i »
view post Posted on 28/3/2010, 11:25





..:: ۞ Lonely Day ۞ ::..


image


~ Narrato
Parlato
» Parlato Altri
Pensato



~ ..:: ۞ ::.. ~




≈ Konohagakure No Sato.



~ Konohagakure No Sato. Ore 1: 23. Giorno 22 Aprile. Era una serata come tante.. Solita ora, solito rumore. Ma per qualcuno giù al villaggio della foglia, non sarebbe stata una nottata come le altre quella che stava ormai discendendo lentamente sui comignoli delle case fogliose. Ormai a lui succedevano così tante cose strane, che ci aveva fatto il callo e non vi prestava più molta attenzione. Ovviamente tutto si faceva riferimento a costui: Kisuke Nara. Veterano genin del Paese del Fuoco e miglior manipolatore d’ombra che la sua dannata casata avesse mai partorito. In quel momento il ragazzo stava tornando dalla sua uscita notturna completamente sfiancato. Aveva passato parecchie ore a divertirsi con ragazze e con il demone dell’alcool senza badare all’orario e al proprio corpo. Mentre stava per raggiungere la soglia di casa sua, sorretto da una ragazza per spalla, vomitò parecchie volte. Stava così male che non fece nemmeno uno sforzo per nascondersi agli occhi delle persone che passavano li accanto. Alla fine era caduto sul letto senza nemmeno togliersi i vestiti, buffo. Aveva solo blaterato un ringraziamento alle due accompagnatrici, prima di lasciarsi cadere sul suo futon; fatto la mattina prima e non ancora sfatto, di certo, quella là, non era la sera buona per fare quatto salti. Riposarsi dalle avvisaglie della sbronza era l’unica cosa da fare o per meglio dire.. era l’unica cosa che poteva fare in quel momento. Aveva giramenti di testa problematici e continui. Ormai era chiaro che a stomaco vuoto non avrebbe mai retto l’alcool messo in più di sette bicchieri. Sakè e vino, un’accoppiata vincente che l’aveva praticamente steso, non riusciva nemmeno ad alzarsi senza avere altri percezioni di vomito. Doveva prendere una boccata d’aria.. almeno così sperava di attenuare i giramenti di testa. A fatica attraversò la stanza. Giunse gemendo terribilmente, all’unica finestra presente in essa. Cigolando, questa si aprì di novanta gradi. Fuori, il paesaggio era desolante. Le luci fiocche dei lampioni rendevano ogni vicolo sinistro e pericoloso. Il ragazzo ispirò profondamente, cercava in tutte le maniere di trarre a se l’aria nel tentativo di attenuare il dolore alla testa. Poi notò qualcosa. Confuso com’era non sapeva se avesse le allucinazioni per l’alcool ma, di fronte a casa sua, proprio dall’altra parte della strada, sull’angolo, vide qualcuno. La figura stava trafficando dietro a dei bidoni della spazzatura. Kisuke socchiuse gli occhi nel tentativo di vedere meglio. Tutto fu inutile. Reggendosi sulla parte bassa della finestra guardava con circospezione le azioni di quella figura seminascosta dall’oscurità. Adesso aveva appena tirato fuori dall’oscurità un sacco altrettanto nero e misterioso. La scena era una di quelle che si potevano leggere nei romanzi gialli e Kisuke immaginò che nel sacco ci fossero tracce di un delitto. Fu deluso nel vedere che la persona aveva tirato fuori solo cartacce. Venne percorso da un altro fremito allo stomaco ed liberò fuori dalla finestra quello che restava del suo pasto giornaliero. Peccato volle che quel rigagnolo cadendo dalla finestra, creò più casino di quanto il Nara pensava di dare origine. Un gatto fuggì spaventato da quella pioggia improvvisa, facendo cadere un bidone della spazzatura. Asciugandosi la bava rimastogli sul mento, Kisuke, tornò ad guardare la figura che si divincolava nell’ombra. Sfortunatamente del tipo sospetto non c’era più. Manco l’ombra. Avendo tolto così, definitivamente, l’unico svago che il Nara aveva per dimenticare i giramenti di testa. Aveva quasi abbandonato la vetrata che successe qualcosa di inaspettato. Un rumore sinistro venne a crearsi dallo stesso punto in cui la figura prima stava trafficando. Dalla base dei bidoni della spazzatura venne fuori qualcosa.. una cosa terribilmente simile ad una mano… una mano umana. Era meglio non trascendere, non poteva essere vero che una mano spuntasse da dietro la pattumiera senza poi muoversi. Cercando di trattenere la calma, il manipolatore d’ombre si scostò dalla finestra. Con più fiato che avesse in corpo, cominciò a correre giù o per meglio dire tentò. Dalla camera alla porta d’uscita non seppe con certezza quante volte cadde a carponi. Resta il fatto che appena raggiunse la strada era tutto dolorante e coperto di fuliggine. Trovò i stessi bidoni della spazzatura, ma dietro o dentro non c’era quella mano umano che aveva visto dalla finestra. La luce doveva avergli giocato un brutto tiro. Tutta colpa dell’alcool. Aveva travisato con gli occhi un pericolo imminente dove non c’era. Scalciò un sassolino fino alla sua porta d’ingresso che, stranamente, trovò già spalancata. L’aveva lasciata lui aperta, oppure no? Cigolando la porta si spalancò del tutto e Kisuke entrò. Ora che la brillantezza di sempre stava tornando, anche se non era molta, il ragazzo, tenendosi all’erta, fece passi piccoli e silenziosi. Anche se era il suo salotto, vederlo a quell’ora, gli dava un senso di inquietudine. Nell’oscurità ogni mobilio assumeva forme strane e sinistre. Quello che poco prima era fermo, ora sembrava spostarsi poco a poco verso di lui, come un ombra oscura. Il gioco delle ombre lo scombussolava. Aguzzò le orecchie sperando di sentire qualcosa. Niente, venne come pronta risposta. Avanzò di qualche passo, scomparendo, quasi del tutto, nell’oscurità che lo circondava. Continuò a salire i gradini che lentamente lo stavano conducendo al piano superiore della sua abitazione. Ogni suo respiro era smorzato, ogni passo erano due battiti del suo cuore. Gli occhi lucidi per la stanchezza erano semichiusi, e cercavano di vedere attraverso quei serpeggianti meandri del pianerottolo. Saltato l’ultimo gradino, si guardò attorno, delle tre porte che scorgeva, solo una era aperta. La camera da letto si lasciava trapassare dai lucenti raggi lunari. L’ombra della luce raggiungeva senza troppi problemi il ragazzo che, silenziosamente si era portato a cospetto della fonte, sempre con i nervi saldi. Scricchiolando, il giovane entrò nella stanza. Nulla di quello che vedeva sembrava esser mutato durante la sua assenza, eppure, Kisuke percepiva nell’aria qualcosa di anomalo, come una sensazione. Poi udì un rumore che, sebbene fosse stato flebile, lo fece sobbalzare. La sorgente di quel suono era venuta dalla sua destra. Da quella parte, ci stava solo il suo vecchio e logoro armadio ormai eroso dalle termiti. Nel avvicinarsi, prese un kunai dal mobile posto vicino all’entrata. Solo a pochi passi dalla maniglia legnosa si rese conto che la sua mano oscillava febbrile. Il muscolo cardiaco sembrava che gli si fosse stretto attorno alla gola. In quegli attimi faticava a respirare. Con una forza maggiore rispetto al necessario aveva stretto il pomello della porta fibrosa. Prima di aprirla inghiottì una grossa quantità di saliva. Poi ci fu lo scatto. Aprì.. Niente, solo vestiti. Allucinazioni a gogò. Nell’aria c’era un qualcosa di sinistro. Se lo sentiva nelle urine. Abbandonando l’arma bianca sullo stesso mobiletto dove l’aveva pocanzi trovata, Kisuke, tornò sul suo futon di seta purissima. Era stranito. La strana ed insensata eccitazione gli aveva fatto perdere la cognizione del tempo e del malessere. Non sapeva proprio cosa pensare. Era meglio dormirci su. Ancora seduto sul morbido il giovane shinobi guardò per un attimo fuori della finestra. Il cielo era tetro. Piacevole da vedere. Nell’appoggiare la testa sul cuscino si sentì sprofondare tra le braccia di Morfeo. Chiuse gli occhi senza rimembrare la lettera dall’aria ufficiale che aveva raccolto poche ore prima davanti alla porta di casa. Cosa sarebbe successo l’indomani se non si fosse svegliato per tempo, e poi cos’era quell’impegno citato in quella lettera? Di certo qualcuno l’avrebbe cercato. Senza badare a quel fazzoletto di carta, ignorato e dimenticato, il Nara si girò sprofondando in un sonno profondo. Un sonno tranquillo senza rigurgiti di liquidi acidi provenienti dalle concavità interne del corpo e senza giramenti di testa. Egli non sapeva che il risveglio sarebbe diventato il peggior dopo sbronza della sua vita. Ma ancora non lo sapeva e per giunta nemmeno lo sospettava. Quel giorno solitario stava per iniziare, anzi, esso era iniziato appena aveva chiuso le palpebre.





~ ..:: ۞ ::.. ~




≈ Arena Kasazaki.


~ L’assenza di luce. La caliginosa signora dell’angoscia e del dispiacere, opponente giurato fin dai tempi antichi del riverbero e della conoscenza astrale chiamato sole. Ma se quella cosa così irreale ed indefinibile fosse una sua stretta alleata? Che ignobile controsenso. Una visione del tutto ideale che uno può avere del mondo, l’unica giustificabile ed razionalmente idea che l’uomo può dare a qualcosa che non potrà mai toccare. Nella testa sentiva un giro rotatorio. Il buio era l’unica cosa che poteva vedere. Altra contraddizione. Poi un rumore dall’oltretomba. Insopportabile. Chi poteva essere a quell’ora del mattino. Il bussare continuava imperterrito. Anche se flebile, il rumore si sentiva trapassava il pavimento fino a raggiungere il piano superiore. Proprio la dove il Nara stava riposando. Sentiva la testa pesante come un macigno. A fatica si levò in piedi. I vestiti stropicciati sembravano fatti di piombo. Sbadigliò. In piedi, con gli occhi semi aperti ma non ancora del tutto sveglio, il ragazzo iniziò a spostarsi. Il viaggio verso la porta sembrava infinito. Ogni passo si dilungava per un minuto. Sempre semi nudo, non seppe quanto tempo ci aveva messo per arrivare alla porta d’entrata. Man mano che la raggiungeva i crepiti si facevano sempre più intensi. Toccata la maniglia con la mano sinistra la fece scattare. Era ancora incerto. Non sapeva se avesse senso quello che stava facendo. La porta cigolò e si aprì lentamente. La spalancò di qualche centimetro. Il giusto per vedere chi o cosa si celava dietro ad essa. Tra lo stipite e la porta ci piazzò metà faccia pronto per vedere l’ignota figura. A primo pelo quella che vide sembrava una massa informe piuttosto larga e bassa. Quasi schiacciata al suolo. La vista sfocata dei primi attimi stava tornando normale e pian piano la macchia colorata prendeva forma. Una volta che l’occhio si era finalmente abituato alla luce del sole capì chi fosse la persona che bussando energicamente all’ingresso l’aveva costretto a svegliarsi. Egli era uno dei pezzi grossi del clan. Adesso non ricordava il legame che l’univa a lui.. ma tant’era. L’unica cosa a cui riusciva a pensare e il perché di quella visita del tutto inaspettata. Doveva essere una questione importate perché la faccia che il vecchio gli mostrava era seria. Quasi incazzata si poteva dire. Anche se dall’aspetto furente, Kisuke, cercando di non essere offeso si sforzò di essere allietato, o quanto meno sorpreso, di quell’accoglienza mattiniera.

• Saikoju Nara buon giorno a che devo l’onore questa volta?


~ Aveva detto con fare modesto, quasi fosse contento della visita improvvisata da parte del parente. Molto tranquillo rispetto al passato, dove ogni volta che un rappresentante arrivava, egli rispondeva subito sgarbatamente e senza controllo. Lo shinobi non rispose. Sospirò.. o forse sbuffò. Era incerto su quale di queste due azioni aveva compiuto. Lo continuava a guardare in cagnesco ed allibito allo stesso tempo. Sulla sua faccia paffuta si potevano vedere, oltre ai pochi capelli, anche le vene pulsargli come bombe ad orologeria. Sembrava per esplodere da un momento all’altro. Facendo finta di niente , il Nara, sbadigliando ancora una volta riprese il discorso.


• Spero che non si tratti di un'altra riunione a cui devo presenziare, mi rincresce ma questa volta devo declinare l’invito. Ho da fare.

~ E l’aveva detto senza quella sua solita arroganza. Vista dall’esterno poteva sembrare proprio che gli dispiacesse non partecipare ad un altro comizio su come migliorare il legame del clan con il villaggio. Peccato solo che ogni parola detta di li a pochi attimi non corrispondesse alla verità. Di mattina presto di certo non aveva voglia di mettersi a discutere su faccende burocratiche quali il clan, il villaggio, le nuove leve e tante altre cose. Stranamente nessuno di questi argomenti focalizzati dal foglioso in pochi attimi spiegava la presenza del consigliere davanti alla sua soglia. In un attimo la via tranquilla in cui abitava venne sommersa da un vociare. Sembrava quasi un urlo di disperazione.

» No. Non riguarda riunioni, almeno non direttamente. E’ un ora che ti cerchiamo. Evidentemente non sai che giorno è oggi. C’è l’incontro tra te è un genin degli Inuzuka. Tutti ti stanno aspettando, hanno posticipato l’incontro di qualche ora perché eri sparito. Il tuo avversario si starà spostando in questo momento, ti consiglio di imitarlo. C’era scritto tutto in quella lettera che ti abbiamo consegnato. All’arena Kasazaki, ora.

~ Disse a chiare lettere rallentando la parlantina quasi avesse un difetto di pronuncia. Subito dopo sparì in una nuvoletta di fumo opalescente. Kisuke non sapeva che dire o che fare. Di quel discorso aveva capito poco/niente. Tornando al piano superiore vide qualcosa fuori posto che proprio non aveva niente a che fare con la sua solita stanza. Un pezzo di carta bianco e ufficioso. Non sapeva da dove e quando fosse spuntato. Prendendolo in mano lo esaminò con cura. Anche se mezzo in coma a grandi lettere capì cosa aveva detto prima il negoziatore Nara. A quanto pare doveva combattere e tutto per via di un sprezzo avvenuto tra un controllore di ombre e un giocoliere di cani il cui unico pregio è il naso, o per meglio dire.. L’olfatto. L’aveva proprio scordato. Stranamente. Con noncuranza iniziò a vestirsi ed a raggruppare tutte le armi che trovava in combo per la stanza. Passarono non più di dieci minuti che il ragazzo dal codino corvino era già vestito, e su stava chiudendosi la porta alle spalle. Aveva addosso i suoi regolari abiti: La giacca verde classica dei chunin con il contrassegno della spirale rossa sulla parte centrale della schiena, una maglietta nera con il simbolo del casato Nara sulle spalle sottostante alla giacchetta e infine dei pantaloni color pece come del resto lo erano pure i suoi calzari. L’ attrezzatura era al completo e non aveva subito alcuna variazione dall’ultima visita all’armeria del villaggio. Era incredibile come non riuscisse a utilizzarne tutte le armi che aveva a disposizione in combattimento. Un trasalimento, un rimbombo accompagnò lo sbatacchiare della porta, che adesso stringeva forte a se la casa. Kisuke fece qualche passo per le strade del suo quartiere, fermandosi poi a scorrere con gli occhi l’orario e il luogo dell’incontro. L’arena Kasazaki, vecchio stadio degli esami chunin, un posto classico per le sfide di rito. Non molto lontano dal villaggio i Konohagakure, poiché quest’anfiteatro sanguinolento era dietro un passo situato a nord. Sempre nel territorio del Fuoco. A piedi ci si arrivava teoricamente in uno decina di minuti. Il cielo sopra la sua testa l’avrebbe accompagnato con il suo color oltre mare. Il sole picchiava forte sulla sua testa. La pioggia era solo un sogno sperduto. Non c’era traccia all’orizzonte che facesse sperare in quel cambiamento climatico tanto desiderato dal foglioso ombroso. Il villaggio era pieno di persone, parecchia gente gironzolava per le strane principali e persino i vicoli stretti ai loro lati erano un via vai di masse. Il bel tempo che contraddistingueva il paese del fuoco incoraggiava la gente del villaggio foglioso ad uscire, questo era risaputo fino ai confini del mondo. Le attività facevano affari d’oro quel giorno, e per nulla soffrivano la crisi economica che era passata di là poco tempo fa. La vita continuava serena, si poteva dire...Il Nara continuava a camminare con la testa abbassata, era scoraggiato e scocciato, in lui l’entusiasmo si era perso anni addietro, la prospettiva di affrontare quella competizione di per sé lo tediava e ostacolava, e la presenza di stupidi shinobi a cui doveva rendere lo spettacolo ancor più interessante lo rendeva proprio incazzoso. Avrebbe di certo voluto impiegare quel tempo per cose più importanti invece che spenderlo inutilmente in quel modo. Magari dedicandolo al suo obbiettivo finale. Peccato che non aveva raggiunto quei requisiti necessari per lasciare il villaggio indi per cui la sua permanenza a Konoha era segnata e con essa c’era pure la effimera costrizione che lo costringeva a fare quelle funzioni per il clan o magari missioni per il villaggio stesso. Facendosi largo tra i passanti, dall’alto si poteva notare una cosa curiosa. Rispetto al grande viale formato dalle case dove le persone camminavano per far spese di vario tipo, c’era un altro più piccolo causato dalla sua oscura presenza. La plebaglia si spostava spaventata ogni qual volta che lo riconoscevano. Per questo in rapidi istanti si era formata questa lunga via tra le carni che non faceva altro che accrescere la sua autostima. La reputazione che lo scortava era nociva: Uno ragazzo strappato alla vita da fanciullo troppo presto, diventato uno shinobi irascibile e mietitore di vite, assetato più che mai di potere, menefreghista e bastardo fino al midollo. Una leggenda, l’antagonista per eccezione, una speranza per il futuro militare del Konohagakure no Sato. Non erano passati molti anni da quando aveva iniziato all’accademia. A quel tempo non avrebbe mai immaginato di diventare uno shinobi così temuto e rispettato nel suo villaggio. Racconti, che fossero veri o falsi, lo accompagnavano in quel silenzio d’oltretomba. L’ombra oscura del suo clan e della nuova stirpe stavano per dare un forte scossone alla vita monotona del paese del fuoco. E non sarebbe stato solo. C’era un altro che l’avrebbe accompagnato in quel suo nuovo ed esaltante viaggio verso l’inferno. Se c’era stato veramente un caso che esula dalle competenza umane si poteva pensare che quella sua figura idolatra quanto fosse una divinità fosse stata decisa già da tempo. Non aveva comportamenti altezzosi, ma sembrava che alle sue spalle il ragazzo dai capelli corvini, stesse portando tutto il peso dell’odio degli shinobi dandogli un impressione che creava sgomento negli altri. Non sarebbe finita qua, la questione tra il Nara e la gente di Konoha è così lunga che non basterebbe una semplice narrazione ma servirebbero dei rotoli di pergamena. Il capello sparato in aria come una lancia, aveva da poco varcato i cancelli di casa. Una prova, un adeguamento per quando l’avrebbe fatto per l’ultima volta. Rumori sinistri accompagnarono il ragazzo fino all’interno dell’arena. Man mano che si avvicinava il boato e il chiacchiericcio di un centinaio di persone, Nara ed Inuzuka, si faceva sempre più intenso. Varco la soglia con il suo fare blando. Un lungo corridoio stava per teletrasportarlo in una nuova sfida. I suoi passi rimbombavano pesanti contro le pareti della lunga via. La luce si faceva sempre più forte ed intensa. In un attimo gli sembrò di essere sparato come un proiettile umano all’interno dell’ arena. Per un momento sembrò regnare il silenzio poi ci fu un applauso scrosciante da parte dei suoi consanguinei e qualche rispettoso saluto da certi Inuzuka. L’arena non era niente di che, ne aveva viste di peggio sinceramente. Si guardò attorno. Il suo misterioso avversario non si era ancora fatto vedere, stranamente lui che era già in ritardo era arrivato prima di costui. Seppe del suo arrivo solo nel momento preciso in cui sentì i boati del pubblico Inuzuka farsi più forti. Voltandosi verso di lui il Nara rimase un po’ sconcertato. Quello che aveva davanti non poteva essere un suo pari grado, era ancora un moccioso che a malapena poteva essere uno studente d’accademia. Un bambino mandato all’inferno come fosse una qualunque bestia da macello, tristezza a palate. Non sapevano più cosa fosse la vita umana e del valore che essa aveva. Sconcertante.Aveva occhi di ghiaccio e capelli che dire argentati era poco. Di segni particolari non ne aveva molti, quasi nessuno, eccetto il tatuaggio del clan marchiato sulla guancia del bambino. Fisicamente si notava che era ancora in fase di crescita. Da parte sua invece poteva vantare un esperienza sconfinata e un corpo forgiato per il combattimento. Non c’era confronto tra i due. Kisuke nel sentire il giudice non rispose. Avrebbe concesso la prima mossa al genin, era il minimo che potesse fare. Tra i due la distanza era inferiore di poco ai dieci metri. Saranno stati circa sette, massimo otto. In una classica posizione difensiva egli aveva la mano sulla katana pronta per essere estirpata dal suo fodero.


† Vincerò senza problemi.


~ ..:: ۞ ::.. ~






S t a t u s

Generalità ~
Nome: Kisuke Nara
Villaggio: Konohagakure
Grado: Genin
Energia: Rossa

Chakra: 300/300
Condizione Mentale: Non pervenuta
Condizione Fisica: Illeso


Consumi:


Slot Azioni:
1/3:
2/3:
3/3:
Slot Tecniche:
1/2:
2/2:

Armi svelate:
Katana {2/2}
Shuriken {5/5}
Kunai {19/19}
Carta Bomba {3/3}
Fuuma Shuriken: {2/2}

OT: Good luck!



 
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Bash.
view post Posted on 31/3/2010, 10:00











Absolutely Crazy About It!



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Il giovane alzò un sopracciglio incuriosito dalla reazione che aveva avuto il ragazzo corvino. Effettivamente la differenza di età tra i due era più che evidente e la reazione di Kisuke più che naturale dato che di fronte a lui si parò un ragazzino adolescente che voleva giocare a fare il ninja. Nara indossava una giacchetta verde con vari scompartimenti per chissà quali oggetti, normalmente in possesso dei soli chunin, e infatti fu proprio quel particolare che fece pensare ad un errore. Il suo avversario doveva essere un normalissimo genin non un chunin nonostante le gesta che aveva compiuto Nara erano paragonabili a quelle di un qualsiasi chunin capo gruppo. Decise che non era il momento di soffermarsi a pensare ad equivoci perché il suo avversario non avrebbe atteso che rinvenisse da un mondo di dubbi ed incertezze, quindi, serio puntò gli occhi sulla sagoma ferma del suo avversario che aveva improvvisato una posizione difensiva, una di quelle tradizionali che si studiano all’accademia ninja. Quelle iridi di ghiaccio trapassarono tutto ciò che incontrarono, tutto tranne il solido spirito di Nara, che lo contrastava. Aspettava quelle parole risuonare nell’aria accompagnate da urla e da borbottii. «Potete Iniziare!» annunciò il giudice di gara alzando un braccio. Ora la distanza che separava i due era di appena sette metri o forse anche di meno. Accanto a lui il pericoloso giubbotto desideroso di alzare un bel polverone, e di fronte a lui il suo nemico. Nemico forse non era la parola più appropriata, dato che nemmeno si conoscevano e non si erano fatti sgarbi a vicenda perciò tra i due non esisteva nessun rapporto che facesse presumere che si odiassero, purtroppo però quel giorno dannato loro due dovevano duellare per il piacere di quelle stupide casate, incapaci di percepire il motivo per cui fossero loro due a dover mettere pace ove c’era l’astio e l’odio, perché due semplici ragazzi desiderosi di vivere una vita incontaminata da quelle noiose faccende che interessavano le cariche alte del villaggio. La natura di quegli scontri erano l’incapacità di portare a compimento semplici missioni diplomatiche, tuttavia nessuno dei due clan osava porsi sullo stesso piano dell’altro. «Puzzano, sono ignoranti, non hanno la finezza, la grazia e l’intelligenza di noi Nara» diceva il clan dei manipolatori d’ombra, «Credono che il mondo vada avanti con cartine strategiche e stronzate simili. Il mondo invece gira perché ci sono clan come noi che combattono per il bene del villaggio, che hanno sviluppato sublimi tecniche nel corpo a corpo.» diceva il clan Inuzuka, e nessuno delle due casate provava mai ad avere dei normali rapporti. Solo odio. E quei due poveri genin lo sapevano. Ora loro due rappresentavano i loro clan ed erano ben consapevoli che chi avesse disgraziatamente perso avrebbe segnato la propria casata a vivere nella derisione e nell’umiliazione. La prima nonché ultima brezza del mattino scompigliò delicatamente i capelli del guerriero argentato, filtrando in ogni meandro possibile, poi il ragazzo si decise a prendere in mano lo scontro.
“Non oggi, oggi non mi posso permettere di perdere.” Mostrò i denti in segno di sfida e i grandi occhi glaciali si fecero fessure mentre le due piccole mani andavano a recuperare piccoli oggetti dalla tasca ove riposavano lieti. Non ci sarebbe stato più vento quella mattina, per fortuna, e ciò avrebbe giovato alla sua strategia. Con la mano destra afferrò un flash che lanciò subito con tutta la velocità che riusciva ad imprimere nel braccio, a metà strada tra se e il suo giovane avversario. Poi la sinistra sbucò fuori tenendo ben serrata una bomba fumogena. Intanto il giovane guerriero aveva chiuso gli occhi per evitare di venire accecato dal potente fascio di luce che investì tutto il luogo del combattimento.
“Che diamine stai facendo?” esclamò Fokushi dalla tribuna. “Tranquillo! So quello che sto facendo!” rispose tempestivo il bimbo che non aveva dubbi sulla buona riuscita di quella azione.
Con la mancina lanciò il piccolo fumogeno sperando che il suo avversario fosse già stato accecato dal flash. Anch’esso venne scagliato a metà strada tra i due o meglio, così credette il ragazzino Inuzuka poiché aveva ancora gli occhi serrati, dato che l’effetto del flash non era ancora terminato. Improvvisamente sentì che qualcosa di più denso della normale aria lo attraversò, perciò voleva dire che era riuscito a lanciare il fumogeno dove aveva sperato che andasse, più o meno. Quindi, conscio che la cortina gassosa avrebbe impedito al bagliore di raggiungerlo, spalancò gli occhi e di fronte a lui solo uno sconfinato buio che tuttavia non gli avrebbe cagionato troppi problemi, poiché prima di chiudere gli occhi aveva stampato nella sua mente l’immagine del Nara così com’era, ricordandosi della sua posizione, così, portò entrambe le mani di fronte allo sterno e serrò le labbra. I capelli scivolarono all’indietro e le mani cominciarono ad unirsi in pose che ormai conosceva anche senza il bisogno di seguirle, ed in un istante sentì un forte calore dentro sé, come se qualcosa stesse ribollendo nel suo corpo. Ed era proprio così. Fuoco allo stato puro stava gorgogliando nelle sue viscere, così, una celerità inaudita sputò fuori dodici proiettili uno in posizioni diverso dall’altro, per avere la certezza che almeno uno di essi andasse a centrare l’obbiettivo. La sua bocca vomitava lapilli di fuoco, mentre la sua mente esclama sonoramente “Katon: Housenka no Jutsu” e ovviamente tutto ciò era nascosto al pubblico che vedeva solo degli impercettibili bagliori dentro alla cortina fumogena, corrispondenti ai dardi. Vocioni e lamentele dilagavano nell’arena di gioco mentre i due ragazzi erano nascosti all’occhio umano da una impenetrabile cinta oscura che di certo non avrebbero fatto attendere gli spettatori, convinti che quello si trattasse di uno scontro mortale tra gladiatori, non un duello tra ragazzini. Il più giovane fra i due si era fatto notare per la sua capigliatura originale e stramba mentre l’altro dalla sua portatura, dal suo modo di camminare, insomma, si notava che era un ninja costruito a pennello. Ed ora era proprio quell’incosciente bimbo Inuzuka ad aver iniziato il duello, ad aver dato il via alle danze, ad aver scatenato la somma bestia Kisuke Nara, consapevole dei rischi che ciò avrebbe comportato. Avrebbe indirizzato tre proiettili a circa un metro sopra alla testa di Kisuke, poi altri tre all’altezza dello sterno, altri tre a destra del suo avversario ed infine un altro trio alla sua sinistra, tagliandogli così ogni possibile via di fuga. Tutti i proiettili volavano orizzontalmente, uno affianco all’altro, non toccandosi fra loro grazie ad una distanza che intercorreva pari a 30 centimetri. Tuttavia erano solo distanze approssimative poiché la spessa nube di fumo ebano gli rendeva impossibile individuare il suo avversario e i calcoli gli aveva eseguiti quando ancora regnava la quiete e la tranquillità in quella arena angusta dal suolo duro e nel contempo soffice e erboso. Chissà se la dea bendata fosse stata dalla sua parte, e nel caso fosse stato così, magari sarebbe stato più semplice per lui proseguire quello scontro con il sostegno di quella meretrice divina. Nonostante avesse iniziato già con cattiveria quel gioco, sapeva che probabilmente non sarebbe durato molto, anche perché aveva già cominciato ad odiare quel luogo malvagio che lo aveva costretto a fronteggiarsi contro un guerriero che sotto ad un altro contesto avrebbe potuto divenire suo amico. Congetture, solamente pure congetture che probabilmente non corrispondevano a realtà, ecco cosa balenava nella confusa mente del guerriero Natsu, concentrato e pronto a reagire ad una qualsiasi forma di contrattacco proveniente dal suo avversario. “Ottima strategia Natsu, stai attento però, ricorda che probabilmente nessuno di quelle sfere di fuoco lo avrà colpito; tieni presente che ha una esperienza sul campo infinitamente superiore alla tua, il nostro unico scontro serio è stato contro Mugiwara e non credo che ci sia bisogno di rammentarti cosa accadde quando lo sottovalutasti. Cerca di non fare altrettanto e rimani sempre concentrato, ne va dell’onore della casata, del tuo onore, del nostro onore. Rammenta queste parole per tutta la durata dello scontro.”


Stats

Slot Azione: 1° [Lancio Flash; Lancio Fumogeno] 2° //
Slot Tecnica: 1° [Katon: Housenka no Jutsu]
Condizione Psicologica: Sicuro.
Condizione Fisica: Illeso.
Chakra: 70/100
Consumi: 30 (Housenka no jutsu)
Tecniche utilizzate: Pioggia di Fuoco - Katon: Housenka no Jutsu
SPOILER (click to view)
Villaggio: Foglia
Posizioni Magiche: Topo, Tigre, Cane, Bue, Coniglio, Tigre.
Descrizione: Impastando una discreta quantità di chakra nella bocca, è possibile emettere parecchie sfere di fuoco (12) dalle dimensioni di due pugni uniti, che arrivano anche a venti metri dall'utilizzatore. Chi è colpito da questi proiettili riporta ustioni medio-leggere su tutte le parti interessate. All'inizio il difetto di questa tecnica è che la singola sfera non è in grado di danneggiare molto un avversario, e lanciarle tutte in un unico punto potrebbe vanificare completamente il jutsu. Dal grado di chunin però, il ninja è in grado di lanciare all'interno delle sfere fino a sei shuriken, che verranno quindi occultati completamente dalle fiamme: in questo modo il potere offensivo del singolo proiettile è almeno raddoppiato. Inoltre, dal grado jonin in su, l'utilizzatore può eseguire questo jutsu di counter, ad esempio appena dopo un salto atto a schivare una carica nemica.
Tipo: Ninjutsu
(Livello: 4 / Consumo: Medio-Alto)


Equipaggiamento citato:

- Aikuchi (Avvelenato)
- Blowgun
- Kakute (avvelenato)
- Carta bomba (nascosta nel giaccone buttata per terra e quindi impossibile da vedere)

Equipaggiamento utilizzato:

- Flash x 1
- Fumogeno x 1

Note: Spero sia piaciuto come post anche se ho avuto qualche problema con l'inizio, forse troppo macchinosa come scrittura, poi credo che il resto sia andato via liscio. Auguro buona fortuna a Marco. Non nego di aver apprezzato alquanto il layout del post di marco, fatto sta che erano settimane che cercavo di entrare in possesso di questi codici.











 
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† K y u b i »
view post Posted on 15/4/2010, 15:19





..:: ۞ Immortal? No, I Just Dont' Fear Death ۞ ::..


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~ Narrato
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Pensato



~ ..:: ۞ ::.. ~




≈ Arena Kasazaki



~ Il “signore” sa bene che mentiamo solo per necessità, senza cattive intenzioni. Ed essendo la menzogna parte integrante della volontà di sopravvivere, non credo che sia degno di offendere tale persona idolatra. E’ anche vero, che il Dio ci ha fatto dono di questo talento, colpa ancor più grande sarebbe rifiutarlo. E questo ci porta a pensare che non sia esatto giudicare un bugiardo, ma bensì un virtuoso dell’inganno. E allora questa virtù è forse una falsità? Il mentire? Un interrogazione sulla natura della menzogna? La risposta sincera può venire solo da un uomo semplice ed umile, senza grandi parole o teologie, lontano dalle aule in cui i saggi cercano il significato profondo di ogni lettera. La menzogna è la scusa di chi teme di perdere qualcosa. E la sua gravità aumenta con l’aumentare dei beni in pericolo, facendo confondere il diritto del possesso con il potere che essa conferisce. Ecco perché il bugiardo ruba sempre tutto ciò che, per legge, non gli appartiene. Per questo motivo gli uomini che si consacrano all’onnipotente sono gli unici a poter stabilire la differenza tra la verità e la menzogna. E conoscendo la sottile linea che separa ciò che deve essere da tutto ciò che non deve esistere, soni i giudici indiscutibili della Verità che deve perdurare. E se a questo scopo dovranno oltrepassare tale linea, non saranno mai colpevoli di inganno o di fallacia, giacché fare appello alle forti travi che sopportano il peso inesorabile dell’unica Verità non significa mentire. E della loro finta fede nessuno potrà mai dubitare, e chi dovesse farlo si tramuterebbe nell’essenza stessa della menzogna. Il giovane aveva vissuto, fino a quel giorno, gran parte della sua vita in una terra intrisa di menzogne, celate a ogni traccia di realtà. Gli hanno mentito tanto che ha creduto di poter conquistare palmo a palmo quella terra, armato solo della sua spada e di una parte della sua verità. Tuttavia, ora sapeva che sin dal principio che era stato un uomo umiliato e sconfitto, e le sue armi erano state inutili. Ha custodito la sua verità nel più profondo dell’anima, e ha raccolto con scrupolo tutta la falsità, tutto l’inganno di quelli che sono stati i suoi vincitori. Adesso sa che quella sarà la sua unica arma, ed è disposto a impugnarla. Egli era stato educato non per scoprire la verità, ma per occultare la menzogna dietro il velo delle leggi. Non possono emettere giudizi che aiutino a sviscerare la natura dell’inganno: Gli hanno insegnato che non è compito dei potenti, e a loro non si sottomette. Non discute mai, non si prospetta neppure il problema… Ma alle volte non è tanto la menzogna in sé a turbare lo spirito, quanto la crudele violenza da cui nasce, come un seme perverso da cui sbocciano migliaia di steli capaci di soffocare la terra intera. Eppure tace, ed è nel suo silenzio che cresce questo inganno. Questo tipo d’ uomo era ormai diventato Kisuke Nara. Egli ora lo guardava. Il ritmo regolare del suo respiro scandiva ogni secondo di quella travolgente sfida. Il ragazzo avversario e il suo “temibile” attacco stavano per prendere vita. Il Nara conoscendo la natura del ninja che aveva di fronte poteva già abbozzare una strategia difensiva. Tutti e due i rappresentanti delle casate erano di Konoha. Indi per cui le tecniche base del villaggio foglioso le sapevano a memoria, almeno da parte sua era così. Come sempre, in questi casi, la sfida si sarebbe risolta con il classico gioco dell’innata. Da una parte ovviamente c’era la temibile Kagemane No Jutsu dell’ombroso, dall’altra parte dello schieramento, essendo un Inuzuka, l’innata poteva aver’a che fare con gli animali. Almeno era così la storia di quel clan. Peccato che in quell’arena non ci fosse un solo cane. Strano. Il pensiero poteva essere che quel ragazzino o non aveva ancora appreso tale tecnica oppure, avendo il sangue mescolato, possedeva un’altra dote innata. Comunque, in ogni caso, doveva prestare molta attenzione ai suoi movimenti. Lo snobbava e allo stesso tempo lo teneva d’occhio. L’attenzione per i dettagli non era mai troppa in quel mestiere. Se lo si prendeva sotto gamba si rischiava la vita, e questo valeva sia per i jonin sia per gli studenti d’accademia. Con le pupille strette come fessure nere, Kisuke, vide l’inizio dell’offensiva Inuzuka. In pochi attimi una pallina dall’aria familiare gli venne sparata contro. L’aveva vista centinaia, anzi, migliaia di volte che il movimento che fece era automatico. Chiuse gli occhi ancora prima che quella pallina prendesse a bruciacchiare per poi esplodere. Quello che fece dopo era ottimizzare il più potente dei sensi di cui era in possesso. Grazie a quel senso sviluppato riuscì a sviluppare maggiormente l’udito. Se non poteva vedere con gli occhi avrebbe sentito con le orecchie. Le reazioni non erano proprio le stesse ma si sarebbe adattato. Dopotutto non riteneva il suo avversario così pericoloso da mettergli agitazione. Era tranquillo, quasi non stesse combattendo seriamente. Il flash era ancora attivo. Sarebbe scomparso di li a pochissimi secondi. Attento ma non troppo, l’ombroso era preparato per il secondo attacco. Un movimento nell’aria, simile all’esplosione di una carta bomba, ovviamente molto meno forte di quest’ultima lo avvisò che qualcos’altro era giunto dalle sue parti. Sebbene avesse ancora gli occhi chiusi, sentì scivolare su di sé una brezza. Strano. Fino a quel momento nell’arena non si era sentito un solo lamento d’aria e tutt’un tratto, di punto in bianco, aveva preso vita. Ma c’era qualcosa di strano. Era un vento pesante, non le classiche folate che ti scompigliavano i capelli. Bastò fare un due più due per scoprire cosa fosse quella sostanza che lo accerchiava. Evidentemente era un fumogeno. Essi erano piccoli esplosivi dalla forma sferica e dalle dimensioni piuttosto ridotte, circa 2/3cm di circonferenza. La loro funzione è basta sull'elusione e nel rendere impossibile al nemico la vista. Essi infatti,una volta lanciati a terra, provocano una minuscola esplosione da cui si propaga un denso fumo nero che rende "ciechi" gli shinobi presenti nella zona ove il fumogeno è stato gettato. Solo grazie a particolari abilità o innate si può distinguere mediamente qualcosa oltre la cappa di fumo. Alla massima estensione si può formare un alone di fumo fino a ben 10 metri cubici. Esso non si diraderà,escludendo varie condizioni climatiche,non prima di 60 secondi. Il ragazzo sapeva la sua descrizione a memoria. Anche se sapeva di non vedere nulla lo stesso, il foglioso aprì gli occhi. Nero. Aveva portato un doppio attacco elusivo sperando di cavare tutti i sensi difensivi a Kisuke. Ovviamente il Nara non sapeva dove fosse sparito il giovane ma con le orecchie tese al massimo non si lasciava sfuggire ogni singolo rumore di quell’arena. Sapeva che il vero attacco stava per arrivare. Lo sentiva nelle urine che era prossimo. Il rumore che esso emise gli ricordava qualcosa. Era piuttosto singolare e lo conosceva bene.


Katon No Jutsu?


~
Sapeva cosa stava per arrivargli. Doveva sbrigarsi a tirare fuori dal suo repertorio un qualcosa che lo aiutasse in quel difficile frangente. Se non voleva finire arrosto di lì a pochi millesimi di secondo doveva tirare fuori il Suiton difensivo più potente che esistesse. Visto che non sapeva da dove potevano venire gli attacchi avrebbe creato un muro circolare. In un attimo una cupola senza tetto lo circondò proteggendolo dall’attacco nemico. Protetto dallo scudo acquatico il Nara si azzardò ad alzare lo sguardo. Il fumogeno stava scomparendo nell’atmosfera. Il muro d’acqua aveva creato una sottile nebbiolina bianca. Le palle di fuoco erano scomparse, inghiottite, da tutta quell’acqua. Calato il sipario difensivo, il foglioso tornò a vedere il suo avversario. Si era spostato di parecchio per poter lanciare l’Housenka. Ad occhio si poteva dedurre che si era allontanato il giusto per stare fuori dalla cortina fumogena. Ora era il suo turno d’attacco. La voglia di muoversi era nulla. Avrebbe attaccato da quella posizione. I due distanziavano l’uno dall’altro circa cinque metri, qualcosa di meno.


Adesso tocca a me.


~
Come uno specchio riflesso, anche il Nara tirò fuori qualcosa dalla tasca posteriore. Una pallina del tutto identica a quella che aveva lanciato pocanzi il suo giovane avversario. Senza cattiveria, quasi lasciandola andare, la sfera percorse la distanza di due metri e qualcosa prima della sua detonazione. Ancora una volta la luce abbagliante del flash si cosparse per tutta l’arena Kasazaki. Ovviamente poco prima che la pallina esplodesse il Nara aveva chiuso gli occhi. Nella sua mente aveva compresso la posizione del suo avversario. Dalla sua schiena stacco un Fuuma Shuriken. O almeno così sembrava a colpo d’occhio. Con una cattiveria che non lo accumunava lo scagliò verso il nulla. Il nulla dove in teoria doveva essere il suo avversario accecato. Era scontato che quello non era un semplice lancio d’armi. La tecnica dello shuriken d’ombra era attiva. Due armi acuminate stavano per raggiungerlo. Non soddisfatto Kisuke volle togliere ogni via di fuga al foglioso che distanziava pochi metri da lui. Sempre staccando qualcosa dalla schiena si preparò a lanciare due Shuriken giganti. Questi presero due traiettorie simili. Le due armi, partite dopo un secondo dal lancio dei due Fuuma, erano diretti ai fianchi del giovane shinobi. Come due gocce d’acqua correvano Parallele a una distanza non superiore al metro. In quell’arena tutti potevano sospettare il lancio di solo tre armi bianche. Ma solo lui sapeva che c’era una quarta. E che volente o non volente, il piccolo fanciullo Inuzuka non avrebbe potuto evitarla.


~ ..:: ۞ ::.. ~






S t a t u s

Generalità ~
Nome: Kisuke Nara
Villaggio: Konohagakure
Grado: Genin
Energia: Rossa

Chakra: 260/300
Condizione Mentale: Non pervenuta
Condizione Fisica: Illeso


Consumi:
† Muro d'Acqua - Suiton: Suijinheki [20]
† Shuriken d'Ombra - Kage Shuriken no Jutsu [20]

Slot Azioni:
1/3: Lancio del Flash
2/3: Lancio Shuriken Giganti.
3/3:
Slot Tecniche:
1/2: Muro d'Acqua - Suiton: Suijinheki
2/2: Shuriken d'Ombra - Kage Shuriken no Jutsu

Armi svelate:
Katana {2/2}
Shuriken {5/5}
Kunai {19/19}
Carta Bomba {3/3}
Fuuma Shuriken: {2/2}

OT: Chiedo scusa per il ritardo.



 
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Bash.
view post Posted on 21/4/2010, 17:07




Marco ti chiedo una proroga.
 
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† K y u b i »
view post Posted on 15/8/2010, 10:41




Seguendo le indicazioni del mio avversario, io finirò la sfida. La vita del suo pg è stata lasciata nelle mie mani. A me l'ultimo post.
 
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† K y u b i »
view post Posted on 19/8/2010, 12:59




..:: ۞ Raining Blood ۞ ::..



~ Luci ed ombre. Fumi di varia natura tempestavano l’arena che circondava i due shinobi della foglia. Il combattimento era appena entrato nel vivo, e tutto faceva presagire ad una sfida infiammata sino alla fine. Tutti i presenti stavo assistendo ed avrebbero assistito a qualcosa che sarebbe rimasto impresso nella loro memoria fino alla fine dei tempi. La leggenda che dominava la scena era Kisuke Nara, genin del Konohagakure, futuro chunin e futuro ninja traditore. Un assassino, un personaggio mistico che non sembra reale.. Eppure era lì, visibile agli occhi della plebe. Una persona intoccabile sotto ogni punto di vista stava dando spettacolo. La sfida a cui aveva preso parte contrapponeva il suo Io ad un giovane genin dalle ambizioni ancora acerbe. Egli combatteva ancora senza una sua grazia, il modo di utilizzare le strategie era antiquato e prevedibile. L’esito dello scontro era segnato da quando i due erano stati selezionati dai loro rispettivi clan. Non c’era storia, c’erano due pesi, due modi di affrontare la morte e due esperienze diversissime fra loro. Persino il popolo che volgeva lo sguardo dall’alto in basso verso i due colleghi sapeva come sarebbe andata la sfida di lì a pochi minuti. La vittoria dell’ombroso era data venti a uno ai botteghini. Infatti, alla prima offensiva portata dal Nara l’incontro era bello che concluso. Riepilogando il tutto si poteva vedere chiaramente che la pallina flash lanciata dal manipolatore d’ombre era solo un’esca per distogliere l’attenzione del suo avversario. La luce che ne scaturì coinvolse tutta l’area circolare del combattimento. Ovviamente il ragazzo dalla coda corvina in quell’atto aveva chiuso le palpebre in modo tale da non essere accecato da tale arma. Tutto questo era stato ideato per portare un secondo attacco, quello vero. Dalla sua schiena egli aveva staccato un Fuuma Shuriken, un arma, come ricorda il nome stesso che aveva la forma di una stellina shuriken solo dieci volte più grande e letale quanto una carta bomba. Aveva detto uno? No, non lo era, infatti nel lanciarlo aveva utilizzato una tecnica che pochi conoscevano. Essa era lo Shuriken d'Ombra - Kage Shuriken no Jutsu. Quest’azione permetteva di nascondere un altro Fuuma sotto il primo. Azione che non avrebbe destato sospetti al suo avversario ancora inesperto. Questo si era diretto con estrema velocità verso il corpo dell’ignaro ragazzo canino. Due doppie lame stavano frastagliando l’aria ad appena un metro dal suolo. L’obbiettivo era rendere il ragazzo degli Inuzuka menomato di qualche arto. L’esisto del suo attacco stava per essere constatato sia da lui che da tutto il pubblico. Nella sua mente Kisuke sapeva che il piccolo bambino non aveva speranza di fuga, infatti questa esile possibilità era sparita assieme al suo secondo lancio d’armi. Difatti un’altra cosa che nessuno poteva aver visto era che subito dopo il lancio d’armi con annessa tecnica, la bestia nera aveva lanciato due Shuriken Giganti agli estremi del nemico in modo da evitarne la fuga illesa. Egli aveva sicuramente udito o quanto meno compreso che qualcosa gli stava arrivando addosso, chissà cosa aveva deciso di fare per non finire subito all’altro mondo. La luce finalmente era svanita. Lo spettacolo messogli di fronte dall’Inuzuka soddisfaceva il suo Io sanguinolento e bastardo fino al midollo. Prima lui, poi gli altri potevano finalmente vedere la scena raccapricciante di quella sfida. Una Pozza di sangue macchiava il terreno erboso dell’arena Kasazaki. A terra giaceva il corpo ancora respirante del genin avversario. Era riuscito ad evitare due armi su quattro. Il cinquanta percento non era poi così male però le altre due avevano causato danni irreversibili. Egli non avrebbe più potuto fare il ninja. Attaccato al terreno egli non poteva più muovere il braccio sinistro. Perforato dallo Shuriken gigante esso mostrava uno squarcio incredibile. Egli era come inchiodato al terreno, simile sorte era toccata a quel Cristo umano nell’epoca romana. Ma invece che avere un taglio sul busto fatto da quella lancia, Natsu Inuzuka non possedeva più una gamba. Dal ginocchio in giù c’era il vuoto. Il pezzo di carne tagliato si trovava a qualche metro da lui.. Senza vita. Sull’arena era calato il silenzio. Kisuke imperterrito sfilò la katana con la mano sinistra, camminando verso il avversario era pronto a dargli la pace eterna. Pochi passi e già oramai calpestava il lago di sangue. Il suo sguardo incrociò quello del bambino. Egli piangeva, sputava sangue e il suo respiro era irregolare. Quando la bestia alzò la spada la folla trattenne il respiro, e il suo avversario sembrava aver capito a cosa stava per andare in contro.

• Addio.

~ La spada calò come una ghigliottina sul suo collo. Gli mozzò il fiato, il suo ultimo respiro investì il Nara. La giugulare prese a schizzare all’impazzata. Non c’era più vita negli occhi del giovane shinobi Inuzuka. Prima della fine aveva usato una singola parola facendogli intendere che un giorno si sarebbero rivisti nell’aldilà, ma non era ancora giunta l’ora per lui.. Il messo stava per compire il suo destino, solo poi ci sarebbe stata la pace eterna. Kisuke guardò l’arbitro del match. Anch’egli era terrorizzato. Sebbene era uno shinobi più adulto di lui e con più esperienza non poteva credere che un ragazzo potesse uccidere un suo coetaneo così facilmente. Il Manipolatore delle ombre sentenziò la fine dell’incontro chiudendo la katana insanguinata nel rispettivo fodero. Lasciando il corpo mutilato alla famiglia prese solo il suo armamentario in segno di “disprezzo”. Sugli spalti la gente bisbigliava frenetica.

» Hai visto? Ha ucciso quel ragazzino..

» Si.. quel Kisuke è un mostro senza pietà

» Però farà grande il sistema militare della foglia un giorno non troppo lontano.

» Comprendo, non oso immaginare cosa succederebbe se si inimicasse il villaggio

» Non c’è pericolo, non farebbe mai una cosa del genere..


~ Il vociare della gente accompagnò il futuro traditore fuori dall’arena Kasazaki. Una nuova ondata di terrore stava per toccare il villaggio. Qualcosa che nemmeno Itachi Uchiha o lo stesso Akira avrebbe potuto eguagliare. Il nuovo regno del terrore portava il nome della bestia Nera della foglia. Dietro di lui il Niente davanti a lui Tutto. La gente non poteva più dormire sonni tranquilli dal quel infausto giorno di primavera.








SPOILER (click to view)
Concludo con la morte del Pg di Bash. Nel testo dico di rubare il suo armamentario, se lo staff non fosse d'accordo nella supervisione della sfida me lo faccia presente.
 
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† F e F F e †
view post Posted on 7/9/2010, 15:16




CITAZIONE
Uh marcolino, che papiri. Bei post, lunghi e ben scritti, complimenti. Bash R.I.P.
Exp: 40
Ryo: 275

 
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8 replies since 21/3/2010, 13:31   330 views
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