| ^Mange^ |
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Che cosa è l'arte? Essa è l'interpretazione del bello fisico e spirituale fatta per mezzo dei loro segni più espressivi, la maestria nell'operare, il complesso delle regole e dei metodi di una disciplina o professione. Essa è l'artificio, una lusinga, il metodo, un'abilità, la tecnica, un mezzo ingegnoso, l'astuzia. I vocabolari ne riportano le suddette accezioni, ma alla fine essa che cosa è realmente? Possono dei semplici libricini trascritti da stupidi omuncoli esplicitarne il reale significato? Assolutamente no, loro non hanno le giuste capacità, solo un esiguo numero di persone possiede tale nozione. Tuttavia pur venendo a conoscenza dell'etica di ognuno dei componenti di questa ristretta cerchia, il vero significato di quel termine rimarrebbe pura utopia. Ognuno di costoro interpreta l'arte in maniera diversa, secondo differenti principi e convinzioni. Sono affascinanti le molteplici maniere in cui la manifestano, anche se talvolta esse risultano macabre e maligne. Un giorno mi sarei definito anche io un artista, avrei avuto le mie caratteristiche e sarei stato temuto proprio per questa mia forma d'arte. Ma non sarebbe stato così semplice, insomma una persona non può svegliarsi una mattina e decidere di diventare uno di costoro, non è concepibile, inoltre anche se tale decisione fosse stata ponderata per lungo tempo, bisognava possedere caratteri unici nel loro genere, quali i miei, che si trovavano insediati nella mente.
[...]
Mi trovavo in mezzo a quella compagnia, sino a quel momento non accennai ad alzare lo sguardo, il mio era puro disinteresse, tutte le persone che mi circondavano non significavano nulla per la mia persona, potevano anche morire tutti subito. Tutte tranne uno, il mio sensei, realmente anche di lui non mi importava niente, però era l'unico in quel momento che mi avrebbe aiutato a superare il primo ostacolo, la promozione a genin. Mi ero stufato di quella inutile attesa, così decisi di far scorrere il tempo scrutando l'insulso gruppo con cui avrei dovuto passare molte delle mie ore future. Poco più avanti a me, solo a pochi metri di distanza sussisteva una figura femminile, un'attraente ragazza dai capelli rossi, con occhi di un verde molto simile al mio, appoggiati su di un grazioso viso roseo. “Che bella femminuccia, una vera fortuna, almeno non sarò circondato solamente da inutili ninja del mio stesso sesso, chissà se oltre ad avere un bel faccino possiede talento. Sembra così fragile ed indifesa, non ce la vedo proprio a combattere, insomma è vero che non dovrei sottovalutarla solo perché è una ragazza, però resta comunque sia una facile preda. La difficoltà si presenterà se per disgrazia mi dovrò trovare ad affrontarla! Anche se a pensarci bene non mi comporterebbe grandi problemi, in tal caso cercherò inizialmente a convincerla a ritirarsi, ma se lei non accetterà, come probabile, mi limiterò a renderla inoffensiva, cercando di non procurarle eccessivo dolore. Valuterò il suo livello con lo scorrere del corso accademico!”. Con celerità spostai lo sguardo a destra, verso un' altro individuo, costui era un tipo assai strano, non riuscivo ad intendere al meglio i suoi atteggiamenti, era ancora parzialmente indecifrabile, mi aveva trasmesso solamente poche impressioni, comunque necessarie a farmi una chiara immagine della sua persona. ”Questo è un emerito imbranato ne sono certo, sicuramente con quella faccia da ebete non può essere altrimenti! A volte mi chiedo perché i genitori di questi scarti della società decidono di far frequentare l'accademia ai loro figli. I deboli non hanno le necessarie forze per sopravvivere nel mondo successivo all'accademia, è troppo duro e popolato da shinobi di alto livello. Dovrebbero evitare di spronarli per il bene dei loro figli, a meno che non desiderano osservare il corpo dei loro pargoli giacere privo di vita su di una bara. Stupido concittadino indegno di appartenere al mio medesimo paese, a tuo tempo sconterai le pene dovute ai due errori madornali da te compiuti, essere nato in questo grande villaggio e la partecipazione al mio stesso corso. In questo modo, pur se involontariamente, ti sei designato come mio pari, come un essere capace delle mie stesse imprese, che possiede il mio medesimo intelletto. La mia è genialità, nessuno può eguagliarla, tanto meno un omuncolo come te, sei inferiore e questo è il tuo sporco ed inutile destino, ma se nessuno con il passare del tempo riuscirà a farti recepire questo messaggio, assumerò io questo incarico, spedendoti di punto in bianco a vendere mele al banco della frutta”. Ero adirato, la sola presenza di quella sagoma posta a qualche metro di distanza mi recava fastidio. Stetti a contemplarlo per diversi secondi, ignaro se anche il soggetto stesse facendo la medesima cosa, ero caduto in uno stato di trans assoluto, i rumori, suoni e gli avvenimenti circostanti non mi riguardavano. La mia mente fluttuava all'interno di un universo parallelo, completamente avvolto dall'oscurità e circondato dal nulla, che non combaciava minimamente con quello reale. Una faccenda simile non mi era mai accaduta in passato, in quei momenti non ero più il Kira di sempre, mi sentivo malvagio e spietato, avrei voluto mettere fine alla vita del ragazzo che mi aveva innervosito. Attualmente questi pensieri maligni associati ad un livello di preparazione così basso erano completamente innocui, ma io non avevo affatto fretta, ero appena all'inizio del mio lungo e tortuoso percorso, ed era già una fortuna che la mia psicologia si evolveva con tale rapidità, assumendo attimo dopo attimo aspetti unici ed estremamente soggettivi. Infatti il vero divertimento sarebbe arrivato con il passare degli anni, quando la mia esperienza sarebbe divenuta tale da permettermi di compiere ogni azione dettata dal mio intelletto. La mia follia si sarebbe accresciuta e ne avrei usufruito per danneggiare i miei rivali, rendendoli ridicoli e coscienti della loro inferiorità nei miei confronti. Passarono pochi secondi quando tornai nel mondo reale, sempre con lo sguardo intento a fissare il ragazzo da me ritenuto patetico, allora senza pensarci minimamente distolsi lo sguardo da quest'ultimo, per poi voltare completamente il busto, con l'intento di studiare per una seconda volta il paesaggio che mi circondava. Era importante scoprire se nella zona circostante era cambiato qualcosa, dovevo fare attenzione anche ai piccoli dettagli, per prevenire eventuali trappole poste di nascosto da qualche male intenzionato. Il luogo era tetro nonostante fossero le prime ora del mattino, era a causa della folta chioma che vestiva gli arbusti circostanti, così belli ma al tempo stesso inquietanti, intrisi di grande tristezza. Sembrava fossero preda di qualche occulta maledizione che li costringesse a rimanere nell'ombra, era un posto molto particolare, forse era proprio per queste occulte caratteristiche che veniva definita la foresta della morte. Probabilmente eravamo tutti in pericolo, chissà quali presenze si celavano all'interno della selva, l'evenienza che qualche traditore organizzasse un agguato a nostro danno era assai probabile. A quel punto indirizzai con foga lo sguardo verso il sensei, un ragazzo alto e biondo dai lineamenti quasi perfetti, il quale indossava un paio di pantaloni scuri e un giubbotto grigio, classico dei chuunin. Non si poteva di certo affermare che costui non era armato e colmo di accessori, infatti dietro la schiena, tramite una cinghia di cuoio, teneva allacciata una grande giara colma d'acqua, mentre sulla vita teneva la katana e come fiore all'occhiello sul braccio sinistro era legato il classico copri fronte di Kiri. “Che sguardo aggressivo questo individuo, sono sicuro che si sente superiore a tutti noi, chissà se è un comportamento dovuto al suo elevato rango rispetto al nostro, oppure è proprio un suo atteggiamento naturale! Mi incuriosisce questo essere, dai pochi dati che posseggo attualmente su costui, rilevo una notevole simiglianza alla mia persona. Spero che sappia il fatto suo e che ciò che vedo non sia solo fumo e niente arrosto, altrimenti durante un attacco mukenin chi ci difenderebbe? Nonostante tutto non mi devo fare tutti questi complessi, se fossero due traditori a tenderci un agguato, sicuramente uno di loro se la vedrebbe con Akihiro, mentre l'altro affronterebbe a noi studenti”...Ci fu un breve momento di pausa nel quale accennai ad una smorfia alquanto diabolica, per poi tornare a rimuginare:”A quel punto lo affronterei conscio di essere inferiore ma non per questo mi limiterei, sfrutterei i miei compagni di corso, facendoli uccidere se necessario! Mentre se il mukenin intraprendesse un attacco solitario senz'altro mi affiancherei a combattere con il sensei! Caro Akihiro ti dimostrerò che sono io il migliore del corso e solo a quel punto mi porterai il giusto rispetto!" Accanto ad egli sussisteva una figura completamente avvolta da una mantella scura, essa era stata per tutto il tempo accanto al maestro, non ne ero sicuro però avevo sentito dire che durante i corsi accademici i maestri erano soliti avere un aiutante. Essa era una probabile teoria, però decisi di non sbilanciarmi troppo e di considerare il soggetto un mio pari, senza distinguerlo in nessun modo dal resto della comitiva. “Le cose sono due, può essere un aiutante del sensei oppure un tremendo lecchino, se l'ipotesi del secondo caso fosse vera costui diverrebbe un mio acerrimo nemico!”. Lasciai in ballo questo dilemma, decidendo di concentrare la mia attenzione sull'ultimo shinobi, di cui avevo capito solamente il nome, si chiamava Orochimaru, il medesimo nome di un grande ninja leggendario del passato. “Incredibile quanto la gente possa essere cretina, prima avevo criticato le famiglie di quel pupazzo ebete, ma i genitori di questo sono ancora peggio! Tutte queste emozioni in un giorno, sono disperato, ma in che razza di posto mi trovo, con che pivelli sto iniziando l'accademia, spero che verranno cacciati il prima possibile per la loro incompetenza! Insomma Orochimaru fa parte della storia e mai nessuno prima d'ora aveva osato commettere un tale oltraggio, credo proprio che costui un giorno farà una brutta fine solo per causa del suo nome! Povera bestia, effettivamente mi fa molta pena, ma guardalo come si atteggia, chi si crede di essere quel surrogato di un ninja? Si sente invincibile, che faccia da cavolo, ecco quelli sono i musi che adorerei usare come sacco da patate! Certo che questa volta la dea bendata ha deciso di venirmi incontro correndo, la competizione con questi pivelli sarà un gioco da ragazzi, ma soprattutto mi divertirò a vederli fallire in continuazione! Anche se in tutto ciò sussiste una nota negativa, avrei voluto intraprendere una sorta di sfida con almeno un mio compagno, in tal modo questo corso avrebbe assunto toni caratteristici”.
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Mi trovavo appoggiato al tronco dell'arbusto con le braccia conserte, in attesa che il sensei proferisse parola ed incominciasse il corso accademico, ero ansioso di scoprire cosa mi avrebbe insegnato, d'altronde almeno per adesso dovevo affidarmi a lui per imparare le basi delle arti ninja. In quei momenti mi trovai a scrutare nuovamente il volto di costui, era immerso nei suoi pensieri e si notavano di tanto in tanto delle smorfie di disgusto impresse sul suo volto. “Chissà che cosa starà pensando, forse si sarà reso conto dello scadente livello che presentano i miei compagni? Cosa starà pensando di me? Talvolta sembra così simile a me costui, evidentemente non siamo poi così diversi, sono certo che anch'egli si sente superiore, proprio come me!”. Non riuscii a terminare i mie pensieri che d'un tratto il tanto superbo maestro proferì parole, asserendo di abbandonare i nostri sogni poiché sarebbe già tanto rimanere vivi durante il corso, dichiarando apertamente il suo menefreghismo rispetto alle nostre ambizioni e alla nostra personalità. Per poi concludere affermando che il suo unico interesse era di testare le nostre capacità per evitare spiacevoli inconvenienti all'interno della tanto temuta foresta. Ma tutto d'un tratto un ulteriore imprevisto sopraggiunse sulla scena, già ricca di suspense e timore, era un nuovo aspirante genin, che riconobbi non appena si avvicinò con fare sospetto al sensei. “Ci mancava solo questo incapace adesso, ma guarda te! Dove sono capitato? Non importa mi adeguerò!”. Egli si avvicinò con irriverenza al maestro porgendogli le armi, si notava espressa nel suo volto un'aria di sufficienza, che mi infastidì molto. Subito dopo tentai di distogliere i miei pensieri dal soggetto per dilettarmi a squadrare il resto della comitiva. Notai immediatamente i volti sconcertati dei miei sciocchi compagni, probabilmente si erano sorpresi di un tale atteggiamento da parte del loro sensei, mentre io rimasi completamente impassibile al riguardo, anzi ero realmente divertito da questa situazione. “Sciocchi, non hanno ancora capito che qui non si scherza, perché non tornano a casa dalla mammina a farsi coccolare! Se si fanno impressionare da così poco, oso solo immaginare cosa succederà dopo, quando la loro vita sarà messa in serio pericolo, ma dico io cosa si aspettavano una semplice lezione in classe, seduti dinanzi ai loro stupidi banchetti a prendere appunti sulla lezione? “... Ne susseguì un breve momento di pausa quando tornai a rimuginare:”Bhè...Realmente anche io mi aspettavo una cosa del genere e la sola idea mi annoiava, poiché non avrei potuto mettere in scena le mie abilità combattive, ma solo quelle intellettive! Ma in questo modo tutti i miei problemi sono risolti perché posso dimostrarle entrambe, bene questo sensei mi piace sempre di più!”.
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Subito dopo tornai a scrutare Akihiro, che con un cenno effettuato con la mano ci intimò di seguirlo, poiché la prova si sarebbe tenuta da tutt'altra parte. Con silenzio la marmaglia si dispose in fila indiana, camminando dietro il sensei, io attesi che uno ad uno mi passassero dinanzi agli occhi, per poi seguirli ponendomi alle spalle di tutti. Essere l'ultimo del gruppo mi poteva favorire, avrei avuto una visuale maggiore della situazione, poiché la faccenda del corso, all'interno di un luogo così pericoloso, non mi aveva ancora convinto pienamente. Non avrei mai voluto sospettare del sensei, perché incominciavo a fidarmi veramente di lui, però l'eccessiva prudenza faceva parte di me, ponevo l'attenzione ad ogni minimo particolare, almeno per adesso volevo stare in guardia. Per ogni metro che percorrevo la foresta si faceva sempre più fitta, sino a quando dopo qualche minuto entrammo completamente all'interno di essa, era un luogo alquanto inquietante, la vegetazione impediva il regolare passo, osservavo sbigottito gli insulsi essere che camminavano di fronte a me, intenti a divincolarsi, con le mani, dai rami che sbattevano contro loro, erano patetici, insomma non ci voleva molta intelligenza per evitare quello stress continuo. Infatti con celerità portai la mano destra all'altezza della vita, per poi afferrare dal porta-oggetti due kunai, che distribuii equamente per ambedue le mani, ogni volta che un ramo tentava di infastidirmi effettuavo un taglio netto della sua corteccia, facendolo planare inesorabilmente a terra. Probabilmente quella fine triste e disonorevole, in un futuro molto lontano ma realmente probabile, l'avrebbero fatta tutti gli shinobi che in qualche modo mi avrebbero infastidito per i loro comportamenti, oppure che si sarebbero resi un ostacolo per la finalizzazione di un mio obiettivo. “Dove ci starà conducendo costui? Tanto vale rimanere all'erta, qui il pericolo si sta intensificando ulteriormente, mi sembra così strano che le forze maggiori del villaggio gli abbiano dato il permesso di intraprendere un corso accademico, composto da principianti, in un luogo così pericoloso! Questo particolare mi sta attanagliando dall'inizio, basta voglio dargli fiducia, altrimenti se continuo a complessarmi in questo modo le mie facoltà psico-fisiche perderanno di efficienza”.
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Non trascorsero molti secondi quando, dopo il tortuoso ed inospitale percorso, ci bloccammo dinanzi una parete verde, composta da piante rampicanti e rami aggrovigliati, a quel punto rimuginai:”Per quale futile motivo ci siamo fermati, ma io dico che razza di posto è questo, che cosa avrà intenzione di fare qui? Temo che a breve scoprirò se le intenzioni di Akihiro sono buone o al contrario ingannevoli!”. Improvvisamente il maestro si voltò celermente, osservando vagamente ognuno di noi, probabilmente voleva accertarsi che il gruppo fosse rimasto unito, anch'essa pur se banale poteva essere considerata una prima prova, magari per valutare la concentrazione di ognuno di noi, anche se a parer mio chiunque fosse rimasto indietro doveva essere destinato a rimaner in quel punto poiché indegno di continuare tal percorso. Nel frangente in cui stetti per esaminare il maestro, costui alzò la mano sinistra, indicando con l'indice di essa, una fessura sulla verde parete. Non ebbi l'adeguato margine di tempo per rendermi conto del capovolgimento di situazione che, il ragazzo che si trovava accanto al sensei, con uno scatto fuori dal normale, si addentrò nel buco sospetto. Mentre Akihiro con una velocità non percepibile dal mio sguardo, compose tre sigilli con le mani, creando una perfetta copia acquatica, sfruttando l'acqua risiedente all'interno della giara d'acqua posta sulla sua schiena. Quest'ultima afferrò dal sensei un contenitore marrone di pelle e in quel momento il maestro ci fornì delle indicazioni riguardanti il successivo incarico. Avevo l'intenzione di ascoltare le istruzioni con la maggiore attenzione possibile, questa era la prima vera prova e avevo il dovere di dimostrare tutta la mia classe. La prova consisteva nel distruggere cinque manichini, che sarebbero apparsi l'uno dopo l'altro, con la possibilità di usufruire solamente di due armi a nostra scelta, prese dalla sacca che teneva ben salda la copia acquatica.
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“Davvero molto interessante, mi piace questa prova, darò il meglio di me stesso!”, ci fu un inatteso momento di pausa, un profondo silenzio imperversava nell'aria, probabilmente dovuto all'indecisione degli shinobi su chi affrontasse per primo la prova. Ad un certo punto proprio Light, l'unico ragazzo che conoscevo decise di farsi avanti, almeno per me era un sollievo, ma non tanto per il fatto che temevo qualcosa, ma solo per osservare, magari divertito, il suo sguardo al momento in cui avrebbe portato a termine la prova e si sarebbe recato nuovamente fuori la grotta. Non appena costui si reco all'interno di essa, subito con rapidità fu seguito dal maestro, questa faccenda non mi piaceva affatto, se fosse stato un agguato premeditato da lui stesso? Avrei voluto intervenire per scoprire qual era realmente la situazione, ma decisi di lasciar perdere, non me ne fregava nulla della sorte che avrebbe avuto il mio compagno, avevo come unico interesse solo la mia salute personale, infatti fu anche per codesto motivo che non mossi dito. Il mio desiderio reale era di vedere il mio compagno privo di forza vitale, disteso a terra come un insulso verme, infatti solo a quel punto avrei elaborato una strategia per salvarmi la pelle, ignorando completamente la gentaglia che mi circondava. Passarono pochi minuti quando l'individuo spuntò fuori dalla grotta, indenne e solo lievemente affaticato, allora pensai:”Possibile che ci abbia messo così poco tempo, qui le cose sono due, potrebbe essere stato minacciato e costretto a svolgere i loro ordini, oppure ha semplicemente portato a termine il suo incarico con molta classe ed efficacia!”. Restai i pochi secondi che seguirono, perplesso ed incredulo, quando finalmente mi convinsi che i miei timori erano infondati e privi di senso alcuno, fu il momento in cui mi convinsi definitivamente delle buone intenzioni del sensei e dove incominciai a frequentare il corso con la giusta psicologia, la medesima che mi avrebbe portato ad innalzarmi rispetto al gruppo.STOP Era deciso, adesso toccava a me, me lo sentivo dentro, così con uno scatto mi portai avanti, ponendomi dinanzi alle altre sagome presenti, facendo ben notare la decisione da me presa. Mi avvicinai alla copia acquatica, elegantemente creata dal maestro, portai la mano destra all'interno della sacca di pelle e afferrai due kunai, in assoluto preferiti agli shuriken, poiché regalano all'utilizzatore una possibilità difensiva più che buona. Gli occhi fissi sullo spiraglio che apriva quell'anormale muro colmo di fogliame, la curiosità mi stava divorando, i misteri mi avevano sempre affascinato, ero ansioso di entrare in quello strano luogo, chissà cosa mi avrebbe riservato esso. Non attesi un istante in più, allora passo dopo passo avanzai tra le tenebre, oramai calate sulla foresta, sino ad attraversare l'uscio del silenzioso e desolato cunicolo. Percorsi pochi metri quando mi trovai dinanzi ad uno spiazzo di circa sessanta metri quadri, circondato da alberi e cespugli, ero pronto a qualsiasi cosa, ogni sorpresa sarebbe stata vanificata dalla mia attenzione. Non feci in tempo a guardarmi attorno più dettagliatamente che, alla mia destra spuntò un manichino di legno, era immobile nella sua posizione senza accennare ad un benché minimo movimento, era veramente troppo facile, così un secondo dopo la sua improvvisa comparsa, con rapidità sferrai un pugno, con il braccio sinistro, colpendo l'insulso pezzo di legno sul torace. Dopo essermi assicurato che il colpo fosse andato a segno, ritirai la mano, assumendo una posizione leggermente china, ma qualcosa mi turbò alquanto, il tronco era solamente scalfito e non ancora caduto a terra, allora con uno scaltro meccanismo mentale ipotizzai una probabile strategia, in grado di motivare anche la mancata rottura del manichino. Avevo colpito un punto eccessivamente resistente di quest'ultimo, quindi la soluzione più razionale era di sferrare un colpo in una parte più debole e sottile, come un arto. Il tempo scorreva, seppur lentamente, erano passati all'incirca quattro secondi, allora con precisione sferrai una potente tallonata con il piede destro, diretta all'attaccatura del ginocchio sinistro dell'insulso pezzo di legno. Lo spettacolo fu esorbitante, la parte colpita si spezzò facendo crollare inesorabilmente tutta la struttura a terra, la scena era simile alla caduta di un palazzo, non sprecai tempo e subito presi a fissare la mano sinistra, che mi procurava un leggero fastidio, notando un piccolo taglietto provurato dalla perforazione di una scheggia di legno. La mente si oscurò, l'ira si incrementò, la sola vista di quel colore rossastro impresso sul mio corpo, aveva nuovamente mutato la mia condizione psicologica, trasformandomi nella persona sconosciuta a tutti, che solo io sapevo esistesse. Secondi infiniti, come il tic-tac di un orologio, trascorsero intorno a me, quando dinanzi i miei occhi, dal basso verso l'alto si compose un clone dell'essere precedentemente distrutto, allora senza indugiare ulteriormente lanciai la mia gamba sinistra contro quella destra del tronco, ripetendo la medesima scena venuta a verificarsi antecedentemente. Questa volta il manichino non cadde a terra, zoppo, o meglio non lo feci cadere sul terreno sottostante, poiché nel medesimo frangente in cui esso si trovava a 90° di angolazione dalla base terrea, effettuai un potente scatto in avanti bloccandolo per il collo e facendo leva con il ginocchio destro mozzai la testa dell'oggetto, facendola cadere a terra con un tonfo sonoro ed unico nel suo genere. La mia follia evidentemente mi forniva di maggiore violenza unita ad un incremento della mia tecnica attuale, mi donava enorme libertà e spensieratezza, rendendomi ignorante di ogni limite consentito. Attesi altri secondi, lo sguardo fisso sul terreno incolto e scuro, quando comparve un manichino alla distanza di otto metri, oramai avevo intuito che essi si generavano in un intervallo di nove o dieci secondi, il tempo era dalla mia, così alzai lo sguardo e nel mentre afferrai un kunai con la mano sinistra, scrutai per all'incirca due secondi la sagoma del mio bersaglio e lanciai a colpo sicuro l'arma stretta nel pugno, che si andò a conficcare nel collo del manichino. Un sorriso soddisfatto pervase la mia bocca, era una prova eccessivamente semplice, banale per un tipo come me, ma essa non era ancora giunta al termine, quindi tornai concentrato, per poi afferrare con la mano destra il restante kunai. Ancora pochi secondi e come da pronostico comparse un altro pezzo di legno, solamente che lo trovai lungo la diagonale sinistra, questa volta decisi di non perdere altro tempo, amavo terminare le cose in fretta, portandole a termine, allora lancia il kunai in direzione del bersaglio, colpendolo nel volto, precisamente affondandolo sull'occhio sinistro. Non ero cosciente se questo ultimo colpo fosse stato il frutto della mia classe, oppure semplicemente una combinazione di precisione e fortuna, ma di una cosa ero certo, non avevo errato. Adesso stando alle parole proferite dal sensei, mancava un ultimo tronchetto da smantellare, così decisi di impiegare i secondi rimanenti, che erano maggiori dei precedenti, per guardarmi intorno, fu un ottima decisione poiché incontrai a mia insaputa lo sguardo del sensei, che sino ad allora era intento ad esaminare la mia prova. Il finale sarebbe dovuto essere spettacolare, adesso il mio genio sarebbe emerso dal profondo abisso in cui era immerso, era l'ora, un manichino spunto alla distanza di un metro dalla mia sinistra, così con uno scatto felino portai il mio tallone destro contro il braccio sinistro del legnetto, rompendolo disastrosamente, per poi portarmi grazie alla velocità della spinta iniziale, dietro le spalle di costui ed effettuare leva con il ginocchio sinistro sulla schiena, mentre con le braccia mozzai per una seconda volta la testa del tronchetto. Questa volta fu differente poiché feci crollare dinanzi alla mia sagoma lo sciocco manichino, tenendo stretta con la mano destra la testa di quest'ultimo, per poi voltare le spalle al sensei, in procinto di uscire dalla caverna, quando ad un certo punto lancia in aria, verso il maestro, il mio piccolo trofeo ed affermai:”Sono Kira Koga, rimembri a lungo questo nome”.
CITAZIONE Status: Grado: Studente Energia: Bianca Chakra: 50/50 Condizione Mentale: Affetto da follia Condizione Fisica: Illeso Consumi:- Recuperi:- Slot 0/1:- Techiche 0/1:- Bonus:- Malus:-
~Armi ed Equipaggiamento
Shuriken: 2/2 Kunai: 4/4 Flash: 1/1 Tatami: 1/1 Sacche Porta Oggetti/Porta Shuriken: 3/3 Custodia Porta Armi: 1/1
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