Corso misto Kr-15

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Dive.
view post Posted on 13/3/2013, 21:52 by: Dive.




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Pensato
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┐Kirigakure no stato, ore 7:00

Si parte dalle basi. Un edificio non starà mai in piedi per anni, se le sue fondamenta non sono trattate con la massima cura dovuta. Un albero trae il proprio sostentamento e il proprio sostegno fisico dalle sue radici. Per scattare una buona foto c’è bisogno che il tripode su cui poggia l’apparecchio sia ben saldo. Per formare un potente villaggio c’è bisogno di abili shinobi che vi facciano parte. Per diventare un grande shinobi bisogna in primis apprendere i precetti dell’arte ninja, e se lo studio tramite libri si può definire un aiuto pressoché inutile in una questione puramente pratica come il combattimento tra due ninja, per rovescio è l’esperienza sulla proprio pelle che forma davvero i combattenti alle prime armi.
Tenendo conto di ciò, ogni villaggio ha da sempre cercato di costituire un organo che senza pressare troppo sulle matricole che per la prima volta si avvicinavano ad un mondo crudele come quello dei ninja, riuscisse a formare delle future milizie in grado di accrescere sempre più il proprio potere militare. È su questo concetto fondamentale che le accademie ninja vengono formate.
La prassi di solito è che si venga informati che la propria richiesta è stata accettata, si venga assegnati insieme ad altri novizi ad un sensei e dopo determinate esperienze si può essere rispediti a casa con disonore, o ottenere il ruolo di genin se si è ritenuto che il soggetto possegga la maturità e l’abilità necessarie. Il tutto ci riconduce al fine iniziale dei villaggi di aumentare le capacità belliche delle proprie fila.
Dunque quale mai potrebbe essere lo scopo di due villaggi che combinano i loro corsi di formazione in un paese neutrale? Per lo più con un numero così esiguo di persone a testimoniare quella sorta di stretta di mano, che la sua reale avvenuta sarebbe sembrata la storiella di quattro pazzi passati in un paesino sperduto per caso.
Quale poi fosse il motivo per cui tra tutti i villaggi era stato scelto proprio l’infido Otogakure a spalleggiare la gloriosa Kiri, non è dato saperlo.
Per carità, qui non si vuol far discriminazioni nei confronti di altri semplicemente perché son “altri”; ma un villaggio come quello del suono, risaputo per aver una visibilità al pari livello del suo nome, non è decisamente quello che si definirebbe un buon partito per la proprio patria.
Ma un povero studente, maggiormente se pigro, non si pone di queste domande. Soprattutto se lo studente in questione corrisponde al nome di Ray Kaguya.
Il giovane aveva richiesto l’accettazione ad un corso ninja affinchè gli venissero impartite lezioni e potesse ricevere l’investitura a genin. In realtà poco gli importava di entrambe le cose; come ripeteva ormai da un po’:

Mi annoio.
Per un soggetto svogliato e spensierato come un adolescente privo di particolari vette d’arrivo, la noia era un routine quotidiana, ma sopportabile, nella speranza che l’indomani avrebbe portato la svolta che una materia grigia troppo impegnata a non impegnarsi non aveva voglia di cercare.
Quindi quando quella missiva il giorno precedente aveva portato non solo una promessa di spezzare la routine quotidiana, ma addirittura un’ulteriore innovazione all’interno di come gli insegnamenti gli sarebbero stati impartiti, la situazione aveva certamente attratto la sua curiosità.
Dello stesso parere non era il fratello maggiore, cresciuto con la convinzione che il bene del villaggio debba venire prima di qualunque altra cosa, per cui il solo varcare il confine sarebbe segnalabile come crimine. Indi per cui prontamente aveva cercato di metterlo in guardia:

Domani alle 8 devi farti trovare al varco dal sensei che ti scorterà fino a Nagi. Non fare il cretino come al solito, obbediscigli. Impegnati e cerca di ottenere la promozione. Tu sei il futuro del villaggio, Ray. Mi raccomando, Ray. Ray, oh, Ray. Ray, mi stai ascoltando?

Niente da fare, il Kaguya minore era orma assortito nei suoi pensieri mentre stringeva tra le mani la missiva. Poteva essere definito pigro, ma di certo non stupido.
Aveva immediatamente capito che v’era un qualcosa di particolare dietro tutto quel meccanismo.
Si richiedeva allo studente di farsi trovare alle 8 al varco dal proprio sensei, che lo avrebbe scortato fino a Nagi, villaggio del the, e lì vi sarebbe stato l’esame.

Perché affrontare due giorni di viaggio al solo scopo di svolgere una mansione che sarebbe possibile senza troppi intoppi all’interno del villaggio? Chi o cosa mi aspetta a Nagi? Tsk, curioso…
Voglio vedere con i miei occhi lo schema del grande Mizukage. Sono pienamente sicuro che ne varrà la pena…


Fratello, non devi penarti. Sono finalmente pronto a portare con orgoglio il nome del clan Kaguya sulle mie spalle verso la nuova era. Renderò Kiri…

Vuoi solo vedere cosa ti aspetta a Nagi vero? Saresti persino capace di abbandonare tutto nel caso in cui si rivelasse poco interessante...

Un pochino hai ragione ma… Voglio andare, Nariaki. Mi sembra ci siano tutti i presupposti per una svolta coi controfiocchi.

Ora, la svolta, intesa come il preciso momento in cui si abbandona qualsivoglia comportamento si stia attenendo e si comincia a perseguire il cammino che la suddetta svolta ha tracciato, si pone ad ogni essere umano con forma e carattere differenti, e al Kaguya poco fregava di come gli altri facessero a rizzarsi i peli sulle chiappe.
Sapeva però perfettamente come lui faceva a ottenere il tanto agognato rizzamento dei peli, e il processo si potrebbe definire tra i più semplici per uno shinobi normale ma tra i più complessi per Ray.
Il kiriano per concentrarsi attivamente su qualcosa aveva bisogno che questa catturasse il suo interesse, fino a spingerlo a osservarla a palpebre spalancate, a fremere dalla voglia di sapere perché quel determinato fenomeno avveniva ed era avvenuto.
Quando questo accadeva perdeva ogni traccia di pigrizia diventando uno studioso della preda, e le sensazioni che scaturiva tale cambiamento era un completo orgasmo celebrale. Un mix di appagamento e divertimento, come se si trovasse il proprio posto nel mondo, dopo aver vagato per secoli.
La sua malata dipendenza da adrenalina lo aveva dunque portato ad accettare senza troppe domande l’inusuale modalità che il villaggio della nebbia gli aveva posto.
Alle 7:40 del giorno seguente, chiudeva la porta di casa, pronto a raggiungere il suo sensei.

┐Varco di Kirigakure 8:01

Nel villaggio della nebbia, noto per la sua caratteristica piovosità, una giornata di sole come quella che in quel giorno si prostrava agli occhi dei cittadini era decisamente di buon auspicio.
Il Kaguya era giunto al punto di incontro con la sua solita andatura rilassata, in quanto pur avendo catturato la sua curiosità, ancora non meritavano il suo interesse, premio da ambire e da guadagnarsi, agli occhi di un giovane che sentiva di avere il mondo in mano.
Dunque non si era agghindato a festa per la suddetta occasione, il solito pantalone nero e la felpa arancione indossata sopra una maglietta blu, gli erano sembrati indumenti più che consoni.
Al suo arrivo, aveva notato colui che avrebbe dovuto essere il suo sensei, insieme ad un altro individuo che egli riconobbe come un possibile compagno di corso.
Un uomo ormai in età adulta, che portava sotto il labbro sinistro una prova di una passata vita da combattente, che una carnagione chiara e una capigliatura paradossalmente ordinata per un ninja, mettevano a prova l’esistenza.
Ciò che più risaltava agli occhi, era il lungo mantello che legato al suo collo tramite una vistosa medaglia, giungeva fino ai suoi piedi. Particolare che per Ray rasentava il ridicolo:

Vengano signori, vengano. Il premio per l’abbigliamento da esaltato del mese va a…
I suoi pensieri furono interrotti dalla semplice questione che gli si poneva, ovvero che ancora non conosceva l’identità delle due persone che gli si ponevano dinnanzi.
Il sensei non tardò a colmare le sue lacune, infatti dopo aver abbozzato un ghigno sul volto, si presentò ai due studenti, intimando loro di obbedire a qualunque ordine da quel momento in poi egli avrebbe dato, in quanto a Kirigakure la parola di un superiore è legge.
Ray non conosceva il vero significato della parole obbedire; diciamo che se pur ne aveva un’idea generale, preferiva di gran lunga ignorare: essa, e chiunque cercasse di applicarla.
Questa volta però, era diverso. Così come aveva finto interesse di fronte al fratello, era pronto a fingere la più completa obbedienza e sottomissione allo spavaldo maestro che gli aveva suggerito ciò. Tutto per giungere alla fonte della sua curiosità, tutto per capire cosa sarebbe accaduto all’interno del pacifico paese del the.

Il mio nome è Ray Kaguya, onorato Sensei Mikawa

Il nome del chuunin che l’avrebbe scortato era Keita Mikawa, mentre assorto come sempre nel contemplare il nulla, non badò neanche alla possibilità che colui che ipotizzava fosse il suo compagno si potesse presentare. Il suo interesse nei confronti del collega era pressoché nullo.
Conclusi i convenevoli, il viaggio cominciava.
Il maestro spiegò ai due alunni che raggiunto il molo sud del paese, a pochi Km dal luogo dove si trovavano, avrebbero utilizzato una modesta imbarcazione a remi per raggiungere Nagi, ma appresa la notizia che sarebbe toccato a tutti e tre ad alternanza la pratica di vogatore, per il pigro Kaguya, cominciò la vera tortura.
Il trio cominciò a dirigersi per l’appunto verso il molo, quando Ray realizzò all’interno del suo cervellino spensierato che vogare è sinonimo di sforzarsi, e che tale pratica non è conciliabile con l’ozio.

Ma che scherzo è questo? Ehi, io ho fatto una richiesta per diventare genin? Siamo sicuri? Non è che mi hanno scambiato con qualcun altro? Si, si, dev’essere andata sicuramente così. Ok, al mio tre li fermo e gli dico che se proprio vogliono avere l’onore della mia compagnia durante la navigazione, col cazzo che mi devono far remare.

Nel bel mezzo delle sue fantasie, in cui data la sua incredibile fermezza e svogliatezza gli veniva conferito ad honorem il titolo di mizukage, il gruppo aveva finalmente raggiunto il molo sud del paese, dove una bagnarola dalla dubbia stabilità li attendeva.

Più la guardo, più non ho assolutamente voglia di porre il benché minimo sforzo nel portare avanti un sudicio pseudo peschereccio che affonderebbe comunque dopo meno di dodici ore di viaggio, divorato dai tarli che ospita. Ma chi me lo fa fare?

Si voltò, osservo il sensei. Non aveva il volto di qualcuno che era stato obbligato contro ogni sua volontà a svolgere quel compito, ma i suoi occhi, mentre era intento a prendere il largo, non guardavano né l’imbarcazione né l’acqua ove si poggiava. Pareva stesse pensando ad altro, come se ripassasse a mente il suo desiderio per quella giornata.
Ray ovviamente non poteva saperlo, ma Keita Mikawa in quel momento stava solamente pregustando un desiderio di prevalere nei confronti di coloro che avrebbero incontrato nel luogo prestabilito.
I pensieri del giovane Kaguya si fecero meno superficiali, e gli tornò alla mente la motivazione della sua iniziale curiosità nei confronti di quell’insolito viaggio.
Da quando il sensei aveva cominciato il suo turno di voga, i pensieri dello studente non si erano allontanati dalla volontà di discernere le motivazioni dello spostamento.
Intanto fissava il mare e ad ogni onda che si infrangeva contro la prua della nave, una sua ipotesi moriva ed un’altra ne nasceva contemporaneamente alla fuoriuscita dei remi dall’acqua.
Dopo ben due ore di viaggio, fu Ray per primo a dare il cambio al suo maestro.
Il pensiero di fuggire o di rifiutare di sforzarsi era completamente svanito, sopraffatto dal desiderio di conoscenza.

Mi dica una cosa Sensei Mikawa, c’è un motivo alquanto valido se ci stiamo spostando a due giorni di navigazione da Kiri per sostenere un esame, vero?

Ovviamente, Kaguya.

Gli bastava questo. Sapere che le sue braccia avrebbero dovuto per due ore continuare a compiere movimenti ondulatori con forza per un fine ignoto, ma esistente, lo spingeva ad abbandonare momentaneamente la pigrizia e a concentrarsi su ogni colpo. Meglio avrebbe vogato, prima sarebbero giunti a destinazione, prima la sua sete di conoscenza sarebbe stata placata.
A metà giornata il sensei pose ai due sottoposti degli onigiri, per tenersi in forze.
Inoltre quando calò la notte, il Mikawa permise ai due di riposarsi, occupandosi personalmente per tutta la nottata del compito di remare.
Questi gesti accendevano due pensieri distinti all’interno del membro più giovane del trio.
Il primo era la conferma che Keita non era stato costretto da nessuno a condurli fino a Nagi, ma anzi aveva accettato il compito di buon grado. Da ciò, aveva tratto la conclusione che egli fosse come suo fratello uno shinobi attento agli interessi del proprio villaggio e dai vantaggi che l’addestramento di nuove reclute può portare.
La somiglianza con Nariaki e il supponibile amore per il villaggio, resero la figura del sensei agli occhi del giovane più morbida e sicuramente più rispettabile.
Abbozzò un lieve sorriso, mentre le palpebre si facevan macigni e Morfeo giungeva rapido a concedergli il dono del sonno.

┐Nagi ore ??:??

Dopo ben due giorni di viaggio, toccarono terra, approdando sull’isola di Nagi.
Il cammino ormai era quasi terminato, sarebbero bastati pochi passi, rispetto a quelli già compiuti perché i due studenti si rendessero conto di ciò che a loro insaputa stava accadendo tra Kiri e Oto.
Ray era ormai stanco di aspettare una risposta. Chiedere ulteriori delucidazioni al sensei sarebbe stato futile e riduttivo rispetto alla possibilità di comprendere tutto con i propri occhi e le proprie orecchie.
Partirono a velocità sostenuta dalla parte nord dell’isola in direzione sud.
La missiva parlava chiaramente di un casolare come destinazione finale, ma di questo nemmeno l’ombra.
Ogni passo si faceva più pesante e carico d’aspettative, la mente di Ray Kaguya ormai era sgombra da qualsiasi possibilità di immaginazione. Ciò che rimaneva era un qualche breve di rimuginio sulla strada percorsa.
Finché l’incontro con una piccola radura segnò la fine dell’alta tensione. Il vento che gli accarezzava il viso e contemporaneamente muoveva lentamente i fili d’erba, spazzò via ogni aspettativa e preoccupazione. Per un istante riuscii a godersi il piacevole panorama dell’isola e il suo mite clima primaverile.
Attraversata la radura però, i suoi occhi scorsero una costruzione bianca e marrone in decadenza.

Il casolare! Ci siamo…

Attraversarono il retro e dinnanzi ai loro occhi comparvero due persone, un nanetto dai capelli di un curioso colore argentato e un altro individuo con il coprifronte del villaggio del suono che attirò immediatamente l’attenzione di Ray.
Non perché egli fosse di un altro villaggio e neanche per la sua mancata stretta di mano al proprio sensei.
Takashi Kinchou era un membro del clan Kinchou e in quanto tale possedeva ben sei braccia e tre occhi.
Il Kaguya non aveva mai visto né sentito parlare di qualcosa del genere e perse completamente il filo dei pensieri formulati nei giorni precedenti dinnanzi a tale spettacolo.
La cosa gli pareva straordinaria. Aveva voglia di porre mille domande al ninja di Otgakure, ma da come si era presentato freddamente al Mikawa, non gli era parso alquanto socievole.
Continuava a tenere gli occhi fissi sul corpo del Kinchou, intento a contare ripetutamente le sue braccia, per avere l’assoluta certezza di non star impazzendo.
Il suo trip mentale venne interrotto dalla voce del personaggio che si erigeva accanto a Takashi.
si presentò come Ikkaku Akadou, mostrandosi al contrario del compatriota piuttosto socievole.
Fu in quel momento che riprese in mano le redini della ragione e cominciò ad analizzare la situazione.

Vi sono due ninja a prima vista molto esperti, che fanno da balia a quattro deficienti senza coprifronte. Ora…
Ipotizziamo che anche il sei braccia, oh Jashin, sei braccia, ma che figata. No. Calmo, calmo.
Ipotizziamo che anche lo shinobi di Oto sia il maestro di questo qui. Ciò significa che sono giunti fin qui anche loro per sostenere un addestramento per diventare genin.
E se ciò fosse esatto, si spiegherebbe il perché siamo giunti fin qui. Era dunque per trovare un punto di arrivo neutrale per entrambi i villaggi. Quindi, potrei definirla... un’esercitazione combinata?
Un’esercitazione combinata con uomo-ragno che ha sei braccia e se la vista non mi inganna anche un terzo occhio. Porcaccia quanto ho fatto bene a venire qui, non sto più nella pelle. Voglio vedere quelle sei braccia in azione!
Fino ad allora, massima serietà, Kaguya!


Io sono Ray Kaguya di Kiri, a quanto pare saremo compagni in quest’esperienza,

Senza neanche rendersene conto, nel parlare aveva, per almeno una decina di volte, continuato a voltarsi verso il Kinchou, continuando a squadrarlo dalla testa ai piedi.
Ma quale interessante collaborazione tra Kiri e Oto? Ray Kaguya aveva solo un interesse in quel momento. O per meglio dire, sei.
 
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4 replies since 7/1/2013, 00:44   233 views
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