Corso misto Kr-15

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Marco˜
view post Posted on 7/1/2013, 20:43 by: Marco˜




Narrato
<< Parlato >>
Pensato
Parlato Sensei #1
Parlato Sensei #2
Parlato #3
Lettere



Un terribile odore tirò giù dal letto Masahiro, ancora stanco e assonnato per l’ultima di una lunga serie di notti insonni.
Durante i suoi lunghi viaggi aveva soggiornato in luoghi davvero indecenti, ma quella baracca li superava tutti. Aprì gli occhi e lo spettacolo che si trovò davanti lo fece trasalire: in quella stanza angusta persino le travi del tetto in legno sembravano marce. Il pavimento era formato da semplici assi, anch'esse in stato di putrefazione avanzato.
Era un tipo molto attento all'igiene, quasi maniacale quando si trattava delle mani, allora perché aveva deciso di soggiornare in un luogo tanto ameno? Ovvio, non aveva con se molti soldi.
Tiratosi su dal letto, aprì la finestra per far entrare un po’ d’aria fresca, aggettivo che ben s’addiceva al clima di Kiri.
Non era un tipo molto attivo subito dopo la leva quindi, coi lunghi pantaloni blu scuro ancora indosso dalla sera prima, si sedette sul letto e cominciò la prassi della vestizione mattutina.

Le solite scarpe da ginnastica, la solita canottiera… Quand’è che arriva quella dannata comunicazione?!

Riguadagnata la posizione eretta, si diresse verso quello specchio pericolosamente barcollante e si osservò attentamente: un uomo di ventuno anni grande e grosso, con la barba incolta e la voce profonda che aspetta di frequentare l’accademia. Era strano, ma giusto. Aveva bisogno d’imparare, di diventare più forte ed esperto.
Tutt’un tratto sentì bussare alla porta.

<< Chi è? >>

Non vi fu risposta, ma dal generoso spazio che v’era tra l'uscio ed il pavimento, entrò lentamente una lettera di cui riconobbe immediatamente il sigillo impresso su ceralacca: proveniva dall’accademia.
Non esitò a raccogliere ed aprire quello che ai suoi occhi era divenuto quasi un Graal.

Masahiro Izanagi, seguirai un corso incrociato con un alunno ed il relativo maestro provenienti da Oto,
nel Paese del Suono.
Di seguito, troverai tutti i dettagli di cui avrai bisogno.



L’appuntamento era per le otto in punto di mattina, dopo tre giorni, alla porta Sud del villaggio.
Sotto v’erano dei nomi e ne riconobbe subito uno, piuttosto noto anche a lui. Avrebbe avuto come insegnate il celebre Keita Mikawa, conosciuto più per il temperamento e la psiche labile, che per essere stato uno dei prodigi di Kiri. Un altro talento noto al grande pubblico per i fatti di cronaca.
Scorrendo la lista, trovò anche i nomi di un duo proveniente dal Paese del Suono. Il proprio compagno di “corso” sarebbe stato un certo Ikkaku Akadou, accompagnato dal proprio Sensei, tale Takashi Kinchou.
Nonostante la propensione di Masahiro per le trasferte, mai s’era addentrato all’interno di quel sinistro Paese; non avevano di certo una buona reputazione. Oto era uno dei villaggi ninja più giovani e per questo non ancora ai livelli dei propri “concorrenti” specialmente dal punto di vista militare.
Il fatto che uno studente di Kiri ed uno di Oto, due Paesi poco amichevoli e politicamente distaccati dagli altri, dovessero affrontare insieme l'addestramento, poneva molte domande sul cosa stesse succedendo nella testa delle alte sfere.

Ma pensa… un Kiriano che ha dei pregiudizi!,
Masahiro accompagnò questo pensiero con un ghigno.

Tuttavia la lista non era ancora terminata, sul foglio bianco v'era un ulteriore nome: Ray Kaguya.
A quanto pare, Masahiro avrebbe avuto l'onere e l'onore di partecipare all'addestramento con un altro figlio di Kirigakure.
La cosa si faceva più interessante, adesso erano in vantaggio numerico.

Non poteva rimanere ancora in quello schifo di taverna, si preparò con cura e decise d'uscire per passare nel più totale riposo gli ultimi tre giorni in quella che fu la sua città d'infanzia.
Si sistemò la barba lasciando solo la parte inferiore del suo classico pizzetto. I capelli castano scuro erano corti ed ordinati.
Diede un ultima occhiata allo specchio dove si riflettevano quello sguardo perso nel vuoto ed i suoi occhi socchiusi, in un'espressione corrucciata che si era stampata sul suo viso da anni.
Indossò la propria maglia blu nella quale risaltava, sulla spalla destra e in parte del petto, il profilo di una testa di leone di tonalità diversa. Trattavasi d’un dono ricevuto da un artigiano in un paese lontano, come ringraziamento per averlo aiutato. Masahiro era una di quelle persone che amano il viaggio e l'avventura. Il suo peregrinare era durato anni.
Indossati il polsino nero sul braccio destro ed il sottile bracciale d’acciaio nel sinistro, non rimaneva altro che vestire il suo mantello bicolore e i guanti.

Uscì dalla stanza, scese una stretta scalinata guadagnando l’uscita da quel brutto posto. Il suo obbiettivo era talmente impresso nella mente da neanche accorgersi dell’odore di sake e le persone ubriache, svenute sulle sedie accostate a quei tavolini di legno lerci.
L'unico problema? Era talmente concentrato da essersi dimenticato un’importante parte di se, su in camera.

Dannazione, la borsa… Che ne sarebbe di me senza il mio libretto d’enigmistica?

Quell’indole pigra s’era risvegliata, dover ripercorrere quella saletta e le scale fu per lui una legge del contrappasso: "come in vita si dimenticava gli oggetti, adesso è costretto a ripercorrere gli stessi sentieri pieni di microbi per l’eternità."
Recuperato l’importante porta oggetti, uscì di nuovo in quell'uggiosa giornata di nebbia. Un classico per Kiri.

(…)

Finalmente il giorno era arrivato. Ad attenderlo c'era una strana quanto piacevole giornata di sole.

Si era svegliato all'alba ed aveva ripercorso tutte le tappe più importanti quali la scuola che frequentava da bambino e le strade che percorreva per tornare a casa...
L'ultima volta ch'era stato in quel luogo, quell'ultima notte di permanenza a Kiri, un incendio spazzò via la sua abitazione portando via con se la vita della madre. Quel fuoco era stampato nella mente di Masahiro come una fotografia, tanto risplendeva nel buio come un diamante nella polvere.
Adesso, al suo posto, c'era una solida fila di case nuove, ordinate e distanti tra loro.
L'obbiettivo successivo era il cimitero, aveva visitato quella tomba poche settimane prima. Credeva di aver pianto, o forse era stata la pioggia battente ad aver bagnato il suo volto.
Un ultimo saluto alla madre.

Presto diventerò un ninja formidabile. Ti prometto che ce la metterò tutta.

Per Masahiro la puntualità era fondamentale. Era solito presentarsi in anticipo agli appuntamenti, ma quella volta decise d’arrivare giusto in tempo per evitare d’apparire impaziente.
Davanti alla porta sud v’era un tizio vestito con abiti molto comuni, anzi, in parte somigliavano ai propri. Masahiro notò subito, tuttavia, che quello non era un comune passante: aveva delle sacche tipiche dei ninja appese alla cintola ed avvicinatosi a quell’uomo dalla statura media, di qualche centimetro più basso di lui, notò subito come, sebbene non fosse possente nella figura, sotto agli indumenti presentasse un fisico asciutto ed allenato.
Aveva una folta chioma nera e dei penetranti occhi verdi. Sembrava molto giovane, se Masahiro avesse dovuto azzardare, avrebbe detto che avevano circa la stessa età.

Keita Mikawa, da adesso il tuo sensei. Le mie parole sono ordini e a Kiri conviene sempre obbedire agli ordini di un superiore…

Quelle parole accompagnate da un ghigno compiaciuto non sorpresero Masahiro.

Pare che le leggende siano vere,
pensò mentre accoglieva le parole del Sensei con un inchino accennato.

<< Mi chiamo Masahiro Izanagi. >>

Pochi istanti dopo, uno strano ragazzo dai lunghi capelli biondi legati da un laccetto nero si presentò con tutta calma di fronte al sensei. Nonostante egli non sembrasse porre particolarmente attenziona a Masahiro, quest'ultimo, da buon ossrvatore, scrutò a fondo il tizio. Era molto alto ed aveva un fisico possente, tratti comuni ai due, ma dall'aspetto piuttosto comune: barba incolta ed una maglietta blu che spuntava sotto alla felpa arancione. L'unico tratto distintivo erano i comodi pantaloni a cui sembravano appese due sacche piuttosto capienti.

Il mio nome è Ray Kaguya, onorato Sensei Mikawa.

Il nome corrispondeva a quello del proprio compagno di corso Kiriano.

Il giovane insegnante non sembrò curarsi molto delle formalità e spiegò agli allievi la prima parte del loro viaggio. Tirò fuori una piccola mappa ed indicò un paio di punti, mentre spiegava come si sarebbero mossi.
A circa tre chilometri più a sud c’era un piccolo molo. Da lì si sarebbero imbarcati per raggiungere un’isola nel Paese del The che rispondeva al nome di Nagi.
Arrivati di buon passo al mare, Masahiro capì che la cosa non sarebbe stata così semplice. Ad aspettarli c’era un piccolo scafo di fortuna con due remi.

<< Quella sarebbe… >>

Non ebbe il tempo di finire la sentenza, Mikawa prese posto sulla scialuppa preparando i remi. All’alunno non restava che salire a bordo.

Il nostro sarà un percorso pressoché diretto. Remeremo a turni di due ore. Inizio io.

Salpiamo, mio capitano…

Masahiro non aveva problemi a compiere sforzi fisici. La possente stazza l’aiutava da un lato, ma la barchetta era leggermente instabile e cigolava terribilmente quando i tre si muovevano per scambiarsi i ruoli. Non era facile spostarsi e lui non era mai stato a proprio agio negli spazi stretti. Al contrario, il proprio Sensei sembrava molto sicuro di se. Ammirava quell’aspetto di lui, quindi cercò di non lamentarsi.
Verso metà giornata scambiarono la vogata per l'ennesima volta.

Dentro quella sacca ci sono degli onigiri, mangiate qualcosa.

Masahiro non fece complimenti e prese la sua parte porgendo il contenitore al Kaguya, il quale ne prese a sua volta.

Grazie per il cibo. Specialmente visto che è gratuito.

<< Oh, ah… La ringrazio. >>

Non vi fu risposta, il Maestro sembrava molto concentrato.
Il resto della giornata passò nel silenzio più totale, gli unici rumori erano quelli dettati dall’attrito dell’imbarcazione contro l’acqua e dei remi che sbattevano sulla sua superficie cristallina.
Il panorama cambiava di quando in quando. A volte si notava un’enorme scogliera, altre solo delle piccole oasi. A dire la verità, quella era una delle prime volte in cui Masahiro poté notare la composizione di quelle zone marine. Abbandonato il paese natio da giovane, non ebbe mai avuto grandi occasioni per fare escursioni, e la nebbia non l’avrebbe aiutato di certo.
A notte fonda, fu permesso ai ragazzi di riposare qualche ora. A remare sarebbe stato Mikawa.
Forse grazie alla culla naturale dell’oceano, Masahiro cadde in un profondo sonno, senza sogni di sorta.
In tarda mattinata approdarono sull’isola. Da lì, avrebbero percorso a piedi fino alla costa nord.
Dopo poco si trovarono davanti una fitta quanto minuta boscaglia, superata la quale si aprì una grande zona erbosa e pianeggiante, al cui centro era costruito un piccolo casolare fatiscente dalle tonalità bianche e marroni.

È pur sempre meglio di quella bettola. Scommetto, però, che mi troverò a combattere coi miei nemici più agguerriti: gli insetti. Possano bruciare, tutti.

Dal lato sud la vista era coperta dalla boscaglia appena attraversata, mentre sul resto dei lati, nord, est ed ovest, erano presenti delle scogliere naturali.
Quella radura era un ottimo posto per allenarsi lontano da occhi indiscreti. Un luogo disabitato, degli abitanti di Oto e tre Kiriani: che fosse una banale coincidenza?
Giunti sul retro del casolare, s’imbatterono in quelli che dovevano essere l’altro alunno ed il suo Maestro. Erano arrivati nello stesso istante, curioso.
D’apprima notò immediatamente quel piccolo ragazzino dalla capigliatura albina e gli occhi agghiaccianti. Sembrava molto giovane.
Ad aprire le presentazioni furono gli studenti.

<< Sono Masahiro Izanagi di Kirigakure no Sato >>,
esordì, eseguendo un leggero inchino rivolgendosi al giovanotto. Tuttavia, l’interesse di Masahiro era ora ricaduto sull’altro rappresentante del Suono.
Non poteva crederci: sembrava a tutti gli effetti un ragazzo, dalla statura media, eppure c’era qualcosa di strano in lui… sembrava di trovarsi di fronte ad una bestia, un predatore.
Distolta l'attenzione da quell'elemento particolare, notò con piacere di non essere l'unico ad osservare Takashi Kinchou. Ray sembrava quasi ipnotizzato dall'insegnante di Oto, provava a distogliere lo sguardo, ma gli occhi tornavano a squadrarlo. Effettivamente, lo stava osservando molto; troppo.

Non ebbe il tempo di riflettere oltre, finalmente l’indole aggressiva ed apparentemente sicura di Mikawa prese il sopravvento, fu lui il primo a parlare, dei due Sensei.

Keita Mikawa, piacere di conoscerla.

Il diretto interlocutore non sembrava una persona loquace. Caratteristica gradita a Masahiro, un fautore del silenzio e della quiete.
In risposta, il Sensei di Oto si limitò a presentarsi:

Takashi Kinchou.

Lo strano quintetto era riunito. Uno studente ventunenne accompagnato dal suo altissimo connazionale, un bizzarro Maestro e due sinistri individui del Suono.
Masahiro aveva uno strano solco lungo il viso, come una specie di sorriso...

Edited by Marco˜ - 14/3/2013, 14:05
 
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