Nella pallavolo, come nel beach, il c*** non basta
Si chiamano Marta e Greta. E la cosa fa impressione perché chi non segue il beachvolley potrebbe pensare che si stia parlando delle solite brasiliane da urlo che tra sabbia e rete fanno notizia non solo per il fisico scolpito e le movenze feline ma anche per la loro avvenenza.
In realtà Marta e Greta si chiamano rispettivamente Menegatti e Cicolari. La prima, classe 1990, è di Rovigo; la seconda è nata a Osio e dopo una discreta carriera in multiplex, un po' schiacciatrice, un po' opposto e un po' (se non ricordo male) anche centrale, ha chiuso la sua carriera indoor due anni fa a Chieri per darsi al beach. Con piena soddisfazione visto che le due brasiliane d'Italia hanno appena conquistato il titolo di campionesse d'Europa, un successo che al nostro paese mancava dal 2002, da quando Perrotta e Gattelli ci avevano illuso che la pallavolo italiana potesse tornare grande a tutti i livelli, non solo nel maschile ma anche nel femminile, non solo sul flex ma anche sulla sabbia.
Le cose, come sappiamo, sono andate diversamente: il ricambio generazionale che nella nostra pallavolo non era mai stato un problema, è stato più difficoltoso del previsto e la sopravvivenza di tante realtà importanti si è conclusa con buchi di bilancio dei club e una mappa sportiva a macchia di leopardo.
Prima si giocava a pallavolo un po' ovunque, e i campi di beachvolley fiorivano anche a Milano. Non solo a Milano Marittima. Poi la passione si è un po' spenta: complice la crisi, le difficoltà organizzative, la concorrenza aggressiva e a basso costo di paesi con più fame di noi, e con più voglia di emergere (Turchia, Polonia, Serbia, Croazia).
Marta e Greta, atlete dell'Aeronautica Militare, posso garantire sono splendide anche nella loro divisa da aviere. E se la gente si concentra sul Lato B... pazienza. Anche a me di solito guardano la pancia prima degli occhi... mi ci sono abituato.
Spero che Greta e Marta continuino a dimostrare al nostro paese che il beach volley è bello e non è solo creme abbronzanti, occhiali da sole, cappellino e costume ridotto con lo sponsor in bella vista. Ma anche spirito di sacrificio, dedizione, grande fatica da recuperare in poche ore e sincronia di pensiero e di movimento perfetta.
Le loro sette vittorie agli Europei in Norvegia sono state spietate e hanno annullato la resistenza di squadre e giocatrici come quelle provenienti da Germania, Austria o Svizzera che hanno più campi di beach volley di noi, più scuole di beach volley di noi, più istruttori di beach volley di noi, più sponsor che investono nel beach volley di noi ma... stranamente, non hanno poi molte spiagge. Il beach si gioca in Norvegia, in Canada e in riva ai laghi o sulle sponde dei fiumi. Per mettere insieme Marta e Greta, forse per via dei loro nomi, c'è voluto un tecnico brasiliano Lissandro.
Da oggi la loro foto è sul mio desktop e riporta un po' di pallavolo su un pc la cui ultima foto era stata quella di Lloy Ball, il mio idolo, pallavolisticamente parlando.
Vi do una settimana ragazze, poi rimetto il musetto dei miei cuccioli: ma oggi e per un po' a urlare di gioia dal monitor del PC lascio voi, a ricordarmi quanto è bello il beach volley, e quanto è splendida la pallavolo. Speriamo se lo ricordino anche quelli che, indipendentemente da Mondiali o titoli o numero di tesserati, devono investire, sul serio, in uno sport che non ci vede secondi a nessuno. Sul flex, sulla spiaggia, persino in cantina.
Fateci giocare a pallavolo, per pietà... anche di notte, nelle palestre vuote. E' merito di gente come Greta e Marta se da domani qualche ragazzino darà un'occhiata diversa al pallone da pallavolo.
Greta e Marta, è meglio perché Cicolari-Menegatti... sa un po' di citofono.
Greta e Marta: suona molto brasiliano anche con la loro parlata padana e quell'urlo, quel "sìììììììììììììììììììììììì", che le ha unite al momento della vittoria.
Che godimento. E, amiche mie, spero apprezzerete una cosa: questo sarà l'unico articolo su di voi che non vi vedrà ritratte da dietro.
La pallavolo, ovunque la si giochi, è cuore, forza, testa: il culo conta poco. Quello bisogna solo farselo, e sul serio: farselo fotografare non basta mai. Voi ne siete una meravigliosa dimostrazione.
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