How did it start?

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N3ss1
view post Posted on 19/7/2011, 15:08




[Power up: Energia Verde ]
Parlato
Pensato
Parlato altrui

Guardavo il copri fronte, quel copri fronte che tanto avevo sudato qualche giorno prima. Era felice; lo guardavo e mi insuperbivo del risultato raggiunto. Era come se avessi tagliato il mio traguardo ultimo benché in cuor mio sapevo che la strada per il potere, per arrivare, come mi era stabilito, sul tetto del mondo, era lunga, tortuosa e, sotto certi aspetti, ambigua. Il lettore si starà chiedendo della mia ormai chiara, anche alla luce delle mie recenti avventure, insana predilezione per lo spargimento di sangue.
Alcuni psichiatri- quali poi non si sa- in un recente passato asserirono che il gusto “del macabro” è indotto da qualche avvenimento traumatica di particolare importanza nella vita dell’individuo. E’ quindi giusto narrarvi un po’ quelle che furono le mie origine, il motivo che mi spinse a intraprendere la strada che tutt’ora sto percorrendo e il mono, forse opinabile, con cui avevo intenzione di portarla al termine.
Tutto iniziò durante la mia infanzia. Una giornata tempestosa era al culmine. Aveva piovuto insistentemente. In quell’ultimo periodo le condizioni atmosferiche sembravano essere sincronizzate con i miei stati d’animo. Al dire il vero si sa che si tende a diventare tristi in una giornata uggiosa piuttosto che durante una giornata in cui il sole splende, il cielo è terso e gli uccellini cinguettano. Andando oltre un descrizione umoristico - romantica, ricordo chiaramente che quello fosse un periodo particolare. Tutto sembrava girar storto, era come se la parte migliore di me fosse sopita e ne veniva fuori quella goffa, mediocre e scontrosa che non dico che odiavo, ma quantomeno non gradivo. Talvolta non si agisce come si vorrebbe, non si dice ciò che si direbbe ed un invitabile catena di “sfortunate” conseguenze si infuria sul proprio avvenire. E a proposito delle personalità delle persona, del loro modo di pensare si è già soffermata parecchia gente, penne più audaci delle mie, al cui confronto non potrei che far arridere. Dicevo che vivevo una brutta situazione. Quando poi anche gli affari di cuore si immischiano le vicende si imbrogliano ancor più evidentemente. Sin da giovane sono stato un ragazzo maturo, sensibile e vi posso assicurare che per me veder la propria famiglia cader in pezzi fu uno spettacolo che non avrei augurato neanche al mio peggior nemico.
Ed è questo l’epilogo della mia, ormai nostra storia. Le liti in casa erano frequenti. La tensione era palpabile e quasi non riuscivo a respirare. Man mano che si va avanti il proprio senso del tatto, e non sto parlando certo di quello materiale, va via via dissolvendosi; accetti situazione a cui prima il pensiero neppure si affacciava, giustifichi mezzi a cui prima, il sol rivolgerti, ti avrebbero dato la nausea per la loro squallidezza. Insomma tutto intorno a te viene pian piano preso sotto gamba. E ciò è sempre l’inizio di tutti mali. Ogni membro della famiglia, che ormai non si può più definire tale si concentra sempre su se stessi e si finisce in un vortice di narcisistico e presuntuoso egocentrismo. Fate ammende di tutto ciò che vi ho appena detto e la prossima volta che incontrerete qualche “galletto”, qualcuno con manie di protagonismo come il sottoscritto, lo guarderete con occhi diversi, sotto una luce di indulgente pietà. Ora immaginate tutto questo proiettato su un ragazzino. Un fanciullo, benché maturo, che ne può sapere della vita, di come si svolgono certe cose? lui che guarda la vita con occhi da novizio. Ecco, ora avete avuto appena un assaggio di ciò che mi logorava internamente giorno dopo giorno, come una ferita perennemente aperta da cui il sangue esce a fiotti. Dicevo che aveva piovuto intensamente. Non si vedeva l’ombra di un arcobaleno, non che io ci avessi fatto molto caso. I miei avevano litigato per l’ennesima volta e io mi trovavo nella mia stanza. le urla ad un tratto cessarono. Pensavo che avessero finalmente finito ma le urla che prima erano di rabbia, di incomprensione forse, si trasformarono in terrore. Turbato mi affacciai dalla porta della mia stanza. Un kunai mi sfilò davanti gli occhi ad una tale distanza che mi accarezzo il setto nasale ferendolo. Basito, il mio primo scatto fu quello di voltarmi dalla parte dalla quale proveniva quell’arma affilata con tanta perizia. Squadrai da testa a piedi il possessore del congegno di morte con gli occhi sgranati. Con passo altalenante si muoveva nel salotto quasi fosse in cerca di qualcosa. E vani furono i tentativi di mio padre di fermarlo. All’ennesimo assalto che mio padre cerco di infierirgli, ricevette un pugno in pancia con tale forza che venne incassato in un mobile. Saliva mista a sangue colava dalla sua bocca. Inoltre delle sinistre orme di sangue dipingevano il pavimento e conducevano all’uscio la cui porta era spalancata. Dove era finita mia madre? Io per tutto il tempo ero rimasto immobile; ebbi un solo sussulto quando il furfante mi scrutò. Pensai che la morte aveva i miei stessi occhi. Un ghigno dipingeva la faccia del maligno. Sicuramente egli non mi aveva fatto fuori di proposito. Il tempo sembrava essersi fermato. Ero terrorizzato. Lentamente mi adagia per terra e indietreggiai tentoni. E’ proprio il caso di dire che il silenzio sembrava assordante; mi sembrava che i miei timpani si potessero rompere da un momento all’altro. Il sangue gelava nelle vene. Una lacrima scorse la mia bronzea guancia. Il carnefice iniziava ad avvicinarsi. Un passo dopo l’altro il rumore sembrava essere sempre più intenso. Chiusi gli occhi; ribellarsi sarebbe stato inutile, avrebbe solo aumentato l’agonia premorte: egli era riuscito ad abbattere mio padre che era di gran lunga più forte di me: che avrei potuto fare io? Guardai a destra e a sinistra in cerca di un improbabile appiglio, ultimo sospiro di un improbabile speranza. La situazione mutò radicalmente in un secondo. Un esplosione e poi più nulla. Persi i sensi. Al mio risveglio mi trovai su una barella che si stava allontanando da casa mia. La parete principale era venuta giù e stava bruciando logorando lo scheletro del mio salotto e contemporaneamente la mia anima. Le fiamme di allora mi sono sempre rimaste nel cuore. Sempre e comunque, come segno indelebile del mio odio: il pazzo che ci assalì aveva il copri fronte di Konoha. Ovviamente cercai di parlarne con qualcuno ma nessuno mi diede retta. Secondo i dottori ero “un povero ragazzo sotto shock”. Ma a breve avrebbero visto chi fosse il reale “povero ragazzo”. Tutto ciò mi puzzò sin dal primo istante in cui, svegliatomi in uno di quei sudici letti d’ospedale, chiesi dei miei genitori. Riuscì a vederli solo dopo qualche giorno quando furono rimessi sebbene fossero malconci. Non potevo che chiedermi il perché. Sapevo che il mio babbo stava lavorando a qualcosa di importante, ma non sapevo cosa e non immaginavo nemmeno lontanamente che ci fosse qualcuno pronto ad uccidere. Ad oggi purtroppo la ricerca non ha portato a nulla. Eccovi spiegato cosa mi spinge a proseguire giorno per giorno, ad andare avanti e continuare la mia vita a testa alta: un senso di perenne vendetta. Vi domanderete ora perché mi sono abbandonato a questa discussione. Ma -come disse un famoso scritto- “Dio agisce per i suoi fine imperscrutabili” e certo non si giustifica.









Nuova giornata a Konoha. Il sole stava sorgendo. Le montagne che avevano scolpite sul fronte i vari kage si coloravano di un aurea dorata. La luce pian piano illuminava statue, strade, cielo. Ero già uscito di casa e mi trovavo appena fuori del villaggio per incominciare un allenamento che avrebbe avuto come scopo principale quello di incrementare le mie capacità psico-fisiche in un contesto esterno alla semplice quotidianità in prospetto a possibili missione future o, perchè no, in una visione lungimirante di un prossimo esame chunin. Certo un ottima occasione per provare le mie capacità e per poter fare esperienza. Più facile a dirsi che a farsi. Difficile si ma non impossibile e miei obiettivi rasentavano l’inverosimile quindi praticamente fattibile. Mi chiedevo quanto fosse strano il fatto che fino a qualche mese addietro quei territori fossero off-limits e che invece ora, grazie ad un semplice coprifronte, fossero facilmente accesibili. Assurdo, vero? Assorto, con la testa in aria, raggiunsi le porte del villaggio ove, esponendo il suddeto copri fronte fui fatto passare. Mi sentivo orgoglioso di poter godere di quel vantaggio, quasi fossi il ninja più potente di Konoha. Senza indugiar oltre mi addentrai nel bosco intorno Konoha. Bè, si può dire che questo fu il primo stadio del mi allenamento in quanto era davvero difficile districarsi fra quegli intrecci di piante. Poi il grande zaino che portavo sulle spalle non rendeva di certo l’impresa più facile. Erano ormai un paio d’ore che arrancavo fra fango e terreno impervio. Il sudore ormai mi bagnava da piedi a testa. Da un lato ogni passo che compivo in inebriava di un certo senso di amor per la sfida che mi portava ad andare avanti, ma dall’altro le gambe si facevano sempre più pesanti. Era ormai sera quando decisi di accamparmi nei pressi di un laghetto. Sarebbe stato da pazzi dover rifare quel sentiero impraticabile e magari spendere nuovamente tutta la giornata a raggiungere questo posto isolato dalla civiltà. Il sole tramontava fra gli alberi e un velo rossiccio tingeva il cielo e la grande montagna alla cui base mi ero stabilito. Decisi di piantar tenda in uno spiazzo che si era creato fra un albero ed un altro. Fu un impresa ardua dato la mia condizione: non vedo l’ora di toccare il sacco a pelo per poter abbandonarmi fra le braccia di Morfeo. Prima di andare a letto accessi un fuoco e mi rannicchiai accanto ad esso. Presi dalla mia borsa dei pezzi di carne che avevo accuratamente riposto in delle scatolette monouso e le misi sul fuoco infilzate da un piccolo rametto: insomma, un vero campeggio. Quel sedersi e riposarsi senza aver nulla da fare faceva si che potessi riflettere. Dopo qualche attimo mi guardai in giro, quasi se avessi visto un fantasma, e mi raggomitolai ancor di più nelle spalle. La solitudine si iniziava a far sentire. Non che io fossi un ragazzo che ha paura a stare da solo ma la situazione era davvero inquietante. Quando si è soli tutto sembra strano; si disattiva il cervello e si nota la mancanza delle azioni a noi più frequenti , come parlare, o guardare la tv o ascoltare musica. Se si riflette, possiamo capire che la nostra vita, il nostro esistere quotidianamente è permeato da una colonna sonora “infinita” che passa attraverso la voce dei nostri cari, quella dei nostri cantanti preferiti, i rumori della città. Immersi nella natura, a contatto con essa, è tutto differente. Ma quella sera qualcosa sembrava davvero anomalo. Mi sentivo osservato e ciò accresveva in me pian piano una paura irrazionale. questo strano sentimento faceva si che percepissi con uno certo livello di paranoia ogni minimo rumore , dallo scroscio dell’acqua del laghetto all’incessante rumore degli animali della foresta e così, in me che non si dica mi trovai paralizzato dalla paura. Non riuscivo a capacitarmi della situazione ma poi mi sfiorò l’idea che si trattasse di un genjutsu e, preso un kunai con il briciolo di coraggio che mi era rimasto e mi ferì al braccio. Mi guardai attorno ma nulla era cambiato, era stato solo uno scherzo della mia mente. Acchiappai al volo questo sprazzo di lucidità per entrare nella tenda, medicarmi le ferite ed andare a letto.



Una nuova alba, un nuovo mattino, una nuova giornata. Dall’orizzonte coperto di verde nasceva pian piano una sorta di macchia che sporcava il cielo, quasi fosse una tovaglia a tinta scura che si imbratta d’olio e tale chiazza man mano si espande fino a ricoprire tutto: spuntava il sole. Le stelle cedevano il passo al cielo cobalto. Sparivano i silenziosi astri ma, anche se nascosti alla vista, ci sorvegliavano come angeli custodi intenti a proteggerci a nostra insaputa. Non una nuvola in quella volta celeste che dire tersa sarebbe equivalso ad un eufemismo.
Mi ero svegliato di buon mattino, ricordando sempre mio nonno il quale mi suggeriva che i signori si alzano mentre tutti gli altri dormono ancora; Le membra intorpidite si hanno comunque, sia che ci si alzi alle 7 che ci si alzi alle 12 quindi tanto vale non perder tempo. Giravo fra le mani un libro, sfogliando con ansia ogni pagina. Si trattava di una composizione inerente a un certo gruppo di scrittori che avevano formato una corrente di pensiero nata a konoha. Singolare la propria opinione; una frase in particolare mi era rimasta impressa: “in tutto c’è il Tutto, ovvero l’Assoluto.” Avrei gradito star li ore fissando quelle pagine ricche di conoscenza ma non era ne luogo ne tempo per quell’attività.
Ero seduto all’ombra di un albero. In realtà non ci sarebbe stato bisogno di porsi sotto qualche arbusto per godere della mitezza del clima non essendo il sole ancora al suo massimo splendore. La tranquillità di quel luogo si conciliava con la pacificità del mio spirito. Le ansie e le paure irrazionali della sera precedente erano state cancella. Mi sentivo completamente in armonia con l’ambiente circostante e quasi mi dispiaceva dovermi alzare per mettermi a lavoro.
Decisi di iniziare gradualmente quindi cominciai con una corsetta nella zona adiacente; mi sarebbe servita anche a orientarmi oltre che a sciogliere i muscoli. Chissà che non mi sarebbe stata assegnata una missione da svolgere da quelle parti? Non fu impresa affatto facile: le stesse sterpaglie che avevano ostruito il mio passaggio all’andata rendevano inagibili alcuni sentieri rallentando la mia marcia. Un ulteriore elemento a mio sfavore erano alcune mote fangose che confondendosi con le sabbie mobili, molto addensate in questi paesaggi rurali non bonificati, mi obbligavano a cambiare strada per non rischiare di incorrere in una morte prematura.
Tornai al luogo di partenza che era ormai mezzogiorno, sfiancato, con il fiatone-ero fuori allenamento- e un po’ perplesso:
“Ora capisco come mai Konoha sia un baluardo della difesa del villaggio del Fuoco; eventuali assalitori devono prima fare I conti con la natura ostile. Bè, forse a certi livelli questo non è che un piccolo svantaggio, ma quantomeno allontana i più, i facinorosi di basso rango dall’infastidire il nostri villaggio”
Poi mi ricordai delle guardie poste all’entrat5a del villaggio e soggiunsi
“Come se quelle belve che controllano l’accesso non bastassero. Mi chiedo chi possa essere il folle a muovere un attacco a konoha. Io non di certo, non ora perlomeno..”
E ripensandoci scoppiai in una fragorosa risata.
Tornato al mio “quartier generale” usufruì della vicinanza del laghetto per lavarmi. Ciò fatto avevo bisogno di riposarmi così pensai –per unire l’utile al dilettevole- di approfondire le mie esigue conoscenze sull’erbario . Estrassi dal mio zainetto un libricino con i nomi di tutte le piante medicinali e mi misi alla loro ricerca. La fatica si faceva sentire ma ero comunque felice in quel piccolo angolo di paradiso. Provavo una strana sensazione che non saprei ben esplicare dovuto alla soddisfazione; mi sentivo realizzato di poter portare a termine un allenamento nonostante quelle situazione per certi aspetti impervie. Purtroppo nessuna pianta presenta sulla mia piccola “enciclopedia” era presento in zona o, quantomeno, non ero stato capace di reperirla. In compenso, questa sorta di spedizione fruì sotto un altro senso: avvistai parecchie trappole per la selvaggina e ciò mi indusse a ponderare
“Se ci sono prede ci saranno anche predatori!”
E in un attimo gli assurdi terrori che pensavo sciacquate via mi ri-angosciarono coinvolgendomi in un vortice di degenerazione logica. Forse la sera precedente ero stato osservato da un branco di lupi o da qualcosa di peggio. Nella mia mente da fanciullo comparvero le ombre di mostri mitiche che si rincorrevano e mi sbigottivano sempre più.
“Ahhhhhhhhh!”
Gridai in maniera liberatoria per spezzare il silenzio che era diventato troppo opprimente
“Domattina cercherò un luogo più appartato, magari su qualche altura. oggi mi conviene terminare questo primo step del mio allenamento, infin dei conti cosa mi potrebbe mai capitare? Scanso particolari eccezioni, sono capace di affrontare qualsiasi bestia si dovesse presentare!”
Cercai di infondermi coraggio anche se sapevo che non si può mentire a se stessi. Fattasi sera senza nessun evento di particolar rilievo mi accucciai nella mia tenda fra le coperte del sacco a pelo cercando di prendere sono. I rumori echeggiavano nella foresta. Si susseguivano melodiosi e armonici canti di uccelli selvatici a grida furenti che squarciavano la pace. Mi iniziavo ad abituare a quella situazione: era come aver la radio accesa su un programma che con le sue note ti cullava su e giù fino a spingerti fra le braccia di morfeo.



<i>Grhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

Mi svegliai di soprassalto. Ero tutto sudato. Non sapevo bene se avessi sentito qualcosa o se lo avessi immaginato. Era ancora notte fonda. Sembrava quasi che realtà e immaginazione si fossero unite in connubio agghiacciante di terrore. Esitante uscì dalla tenda appena fuori l’urlo sgraziato si ripeté implementando la sua forza. Un brivido mi salì su per la schiena. Mi ripetevo di star calmo, ma in quella situazione era davvero difficile. Non fu difficile individuare la posizione da cui provenivano quelle grida che pian pian si trasformavano sempre più in gemiti di dolore. Mi precipitai a vedere di cosa si trattasse-un metodo forse poco ortodosso di affrontare un pericolo ma sempre meglio di combattere un nemico non tangibili. Inizia a correre fra i rami. Incominciai ad intravedere qualcosa fra le folte fronde di un cespugli quando fui sfiorato da un pallottola che mi sfiorò il viso facendolo sanguinare. Seguì una scarica di adrenalina e io iniziai a fibrillare. Mi risultò quasi spontaneo eseguire un poderoso salto e in me che non si dica composi i sigilli per la pioggia di fuoco.
Pioggia di Fuoco - Katon: Housenka no Jutsu

Villaggio: Foglia
Posizioni Magiche: Topo, Tigre, Cane, Bue, Coniglio, Tigre.
Descrizione: Impastando una discreta quantità di chakra nella bocca, è possibile emettere parecchie sfere di fuoco (12) dalle dimensioni di due pugni uniti, che arrivano anche a venti metri dall'utilizzatore. Chi è colpito da questi proiettili riporta ustioni medio-leggere su tutte le parti interessate. All'inizio il difetto di questa tecnica è che la singola sfera non è in grado di danneggiare molto un avversario, e lanciarle tutte in un unico punto potrebbe vanificare completamente il jutsu. Dal grado di chunin però, il ninja è in grado di lanciare all'interno delle sfere fino a sei shuriken, che verranno quindi occultati completamente dalle fiamme: in questo modo il potere offensivo del singolo proiettile è almeno raddoppiato. Inoltre, dal grado jonin in su, l'utilizzatore può eseguire questo jutsu di counter, ad esempio appena dopo un salto atto a schivare una carica nemica.
Tipo: Ninjutsu
(Livello: 4 / Consumo: Medio-Alto)
[Solo se si ha in scheda la Palla di Fuoco Suprema]

Non volevo colpire un nemico in particolare, magari fare un po’ di luce per poi eliminare eventuali nemici. A questo mio attacco seguì la risposta di una voce profonda
Cessate il fuoco! E’ solo un ragazzo!
Mi ritrovai spaesato e allo stesso tempo ansimante. Non riuscivo a capire cosa stava accadendo. Le fiamme che avevo generato stavano andando ad intaccare gli alberi e dell’erba secca e minacciavano di risolvere la situazione in un incendio. Mi trovavo su un albero e prudentemente scesi. Un signore con aria seria e attempata si avvicinò e cercando di improvvisare un sorriso disse
Tutto bene bimbo?
Bimbo?! Bimbo?!? Ma come si permette! Deve ringraziare Dio con lo incenerisco seduta stante ..
Non badai alla sua domanda e risposi in modo alquanto irriverente
Chi siete voi? Cosa ci fate qui ? E cos’erano quelle urla che ho sentito provenire da questa parte?
Il tizio si ostinava a presentarsi come gentile ma era una maschera che non si addiceva ad una persona, al tatto, così grezza. Scoppiò in una fragorosa risata.
Ahah.. Quante domande fai, mio giovane amico</ i>
<i>Sono un ninja di Konoha</ i>
Tenni a precisare. La sua espressione mutò leggermente e continuò il suo discorso.
<i>Ah bene.. Io sono un cacciatore e con il mio team..</ i>
Inidcò dei cespugli dai quali uscirono un paio di persone armate. Uno in particolare attrasse la mia attenzione; Portava la tipica tunica da cacciatore: un cappello da cowboy un maglione pesante sul quale appoggiava una tuta mimetica e dei pantaloni del medesimo colore. Aveva il fucile sulle spalle e con la mano sinistra teneva il braccio destro che era stato ustionato dal fuoco.
<i>Ebbene il mio colpo non è andato a vuoto..

Sogghignai.
stavo inseguendo un branco di lupi.. Da troppo tempo infestano questi boschi e, con fulminee incursioni nei nostri campi, non lasciano scampo al nostro bestiame che viene scannato .. Tu piuttosto, Da che ci fai qui? Me lo racconterai mentre andiamo verso casa mia.. </ i>
All’inizio non capì, ma in realtà quello era un invito a casa di quel tizio che scoprì chiamarsi Keisuke. Quando mi ricordai delle mie cose che si trovavano ancora dentro il bosco mi trovavo già a casa di Keisuke che sorseggiavo del sakè. Non me ne ero accorto ma l’aurora si accingeva a sorgere. Noi discorrevamo ormai da un paio d’ore quando qualcunò si presentò alla porta della casa del mio nuovo amico. Ebbi l’occasione per mettere il naso un po’ in giro. Era un’ abitazione alquanto modesta. Qualche muro appena intonacato, un arredamento spoglio e certamente non raffinato ed un immenso giardino che lambiva tutte e quattro i lati della casa. Ovunque si posasse lo sguardo non si vedevano altro che alberi. Pensai al tedio che questi individui dovevano provare essendo tagliati fuori dal mondo. Presto Keisuke tornò con l’aria stravolta. Premurosamente gli chiesi cosa fosse successo e lui troncò la discussione con un secco “Niente!”. Rimasi a far colazione con lui e con la sua famiglia che in tutto quel tempo aveva dormito. Era una grande famiglia, allargata. Nell’aria c’era una sensazione di familiare affetto che non avevo fino ad allora conosciuto. L’ambiente domestico sembrò quasi scosso dalla mia presenza, benché fui accolto con grande cordialità da tutti: era evidente che era strano avere degli ospiti a tavola. Dopo essermi saziato, fui fatto accomodare in una stanza dove c’era un letto di paglia, non era certo il massimo ma la stanchezza per non aver dormito tutta la notte si faceva sentire.
Mi svegliai le prime ore del pomeriggio. Il pranzo si era svolto nel massimo silenzio per non disturbarmi e mi fu lasciato del cibo da parte. A lungo andare iniziavo a sentirmi a disagio: nei miei confronti c’era una sorta di rispetto ossequioso. Mi volli sdebitare per il trattamento ricevuto quindi il giorno seguente accompagnai il Keisuke a lavoro, nonostante egli avesse insistito che non c’era alcun bisogno di un gesto di gratitudine del genere.





L’indomani ci svegliammo molto presto e ci dirigemmo verso un grande industria che era collocata a qualche miglio dalla casa in cui soggiornavo . Il percorso rigorosamente a piedi; era un toccasana per il mio allenamento!Durante il viaggio d’andata non ci fu granchè da dirci anche perché io ero estasiato dal paesaggio davvero singolare che non ero abituato a vedere. In un oretta o due arrivammo a destinazione e iniziammo subito i lavori. La mattinata si accingeva a passare liscia fin quando due loschi ceffi ci avvicinarono spingendo con veemenza il mio mecenate e dissero:
<i>Anche oggi di buon mattino qui a lavoro caro Keisuke? </ i>
Il loro tono era canzonatorio. Vedendoli, il pover’uomo trasalì e si sbrigò a dire con fare sommesso:
<i>Su ragazzi, non qui, non vedete che sono con delle persone? </ i>
Loro, adirati da tale risposero gridando:
<i> A noi non ce ne fotte un cazzo con chi sei ! Noi vogliamo i nostri soldi ed ora !!</ i>
Vedendo che la situazione iniziava a surriscaldarsi mi intromisi in difesa di Keisuke.
<i>Cosa volete dal mio amico? Andatevene se non volete essere conciati male !

Dissi con tono minaccioso. Non si preoccuparono di me pensando piuttosto ad mettere sotto pressione la loro vittima. Finalmente la loro attenzione fu attirata quando lancia un kunai che, volutamente li sfiorò a pena.
Cosa cazzo fai ragazzino?!?! </ i>
<i>Andatevene se non volete guai !

Risposi superbamente. Per tutta risposta si avventarono su di me. Io ero tranquilliamo, Dalle loro movenze si vedeva benissimo che non erano ninja e di conseguenza non avevano speranza contro di me.
Questo vi farà un pò male!
Lame di Chakra

Villaggio: Tutti
Posizioni Magiche: Nessuna
Il Ninja, attraverso questo particolare utilizzo del chakra, è in grado di estendere le lame delle proprie armi. All'inizio l'estensione è minima, anche se si tratta di un allungamento del 20% circa si potrà applicare a qualunque arma in possesso dotata di lama. Pagando un consumo maggiore di chakra però si potrà estenderla fino al 35% in più, in modo da ottenere risultati perfino maggiori. A causa delle sue proprietà la lama risulta essere invisibile ad occhio nudo (però risulta essere percepibile dai possessori dell'abilità "Percepire il chakra" e visibile dai possessori del Byakugan) anche se avrà un mantenimento per ogni turno di utilizzo escluso il primo pari ad un Basso. L'effetto sorpresa è ovviamente componente fondamentale dell'utilizzo di questo taijutsu. Per richiamare la lama al 20% basterà spendere un medio, invece per arrivare al 35% si dovrà pagare Alto.
Tipo: Taijutsu
(Livello: 4 / Consumo di Chakra: Variabile)

Dalle mie mani, impercettibilmente si allungarono delle lame di chakra ai loro occhi invisibili. I due cercarono di sferrare un attacco combinato ma ,schivando agilmente i colpi, bastò porre una lieve pressione sul le ginocchia dei due che si trovarono impossibilitati ad usare le gambe. Al ché, Keisuke mi gridò:
Presto seguimi, potrebbero arrivarne degli altri, e di più forti stavolta.
ci lanciammo in una corsa sfrenata attraverso un campo di grano attiguo al luogo di lavoro fin ad arrivare in luogo sicuro. Ansimavamo entrambi; a proposito della corsa Keisuke sapeva il fatto suo.
Penso tu mi debba delle spiegazioni!
dissi rivolgendomi a lui
Ebbene le avrai.. ahimè ho contratto grandi debiti per portare avanti la mia fattoria e ora ne sono sommerso..
Una lacrima solcò le sue grandi gote. Poi soggiunse:
Quei due che hai visto sono i miei aguzzini..
Una forte compassione mi strinse il cuore. Dovevo fare qualcosa per aiutarlo. Del resto io ero un ninja e i cattivi li combattevo di professione. Intanto, imboccando strade secondarie arrivamo che era sera a casa. Prima di entrare mi disse:
Mi raccomando, non dire nulla di tutto ciò al resto della mia famiglia..
Mi limitai ad un cenno con la testa. Entrato, mi accorsi di una cosa a cui primo non avevo fatto caso: Keisuke era visto quasi come una sorta i eroe. Egli era l’unico a lavorare, era l’unio a risolvere ogni sorta di questione ed era l’unico che intratteneva rapporti costanti col mondo “al di fuori” delle mura domestiche. Se solo la famiglia avesse saputo ciò che gli era capitato probabilmente la sua figura sarebbe andata in mille pezzi e con essa anche la sua famiglia. Dunque mi trovavo a vivere un illusoria felicità, come del resto era già accaduto più volte nella mia vita. Ciò alimentava la mia sete di fare giustizia e liberare queste persone dalla mia medesima condizione; davvero non lo meritavano. Ma per sgominare un intera organizzazione ci vuole ben più di un genin così decisi, l’indomani , di ripartire per tornare dove avevo lasciato la tenda sperando di ritrovare tutto al proprio posto. Mi sarei allenato tanto e duramente e sarei tornato meditando vendetta. Ma non potevo lasciare Keisuke così, a mani vuote. Così gli lasciai tutti i soldi che mi trovavo dietro che erano una bella sommetta che gli sarebbe servita a tenere a bada, almeno per un po’, quei pesci cani.
E intanto una settimana era volta al termine e così l’ultimo giorno, messe a posto le mie ultime cose tornai a casa a Konoha, portando nel cuore un bagaglio pieno di avventure.

scusa se ho troncato così bruscamente ma la cosa minacciava di protrarsi troppo a lungo Spero di aver fatto bene



P.s. Mi son dimenticato di scrivere che l'allenamnto è per l'energia verde xD :tea:
 
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¬Kob
view post Posted on 20/7/2011, 17:47




Valutazione

Sai scrivere Bene, hai talento ed uno stile particolare, che invoglia a leggere. il tuo problema più grande si trova nella distrazione e negli errori di battitura, che sono presenti spesso.
Potresti impegnarti nello scrivere maggiormente, sia le descrizioni fisiche che quelle emotive, che sono abbastanza scarne.
Come Allenamento avresti potuto lavorare di più sul piano fisico e sull'abilità nell'eseguire ijutsu, più che raccontare vagamente le cose, ma sei sufficiente. Questo è un gdr descrittivo e qualitativo, e anche se potresti migliorare molto, soprattutto nell'ambito descrittivo, hai la piena energia verde.

Exp 85
Ryo 350

Se hai problemi domande chiedi pure ;D

 
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N3ss1
view post Posted on 20/7/2011, 19:39




Vorrei sapere quale parte ti è piaciuta di più :)
 
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¬Kob
view post Posted on 20/7/2011, 19:47




La parte iniziale.
Devo dire che ho un piccolo vizio io, stare molto attento agli incipit, se uno parte male non può che finire peggio, mentre se parte bene molto spesso migliora sempre più, secondo me bisogna stare molto attenti a queste cose. Scegliere bene le parole ed i momenti da descrivere per primi. Il tuo incipit è stato molto bello, ed è anche la parte più completa tra quelle scritte. Si nota la tua bravura ed il tuo stile peculiare che mi piace, sei riuscito a descrivere un momento abbastanza drammatico in modo che rispecchiasse bene o male le parti più difficili del tuo pg.
Ricorda, però, che anche l+ hai messo errori di distrazione/battitura, e che puoi sempre migliorare leggendo ed imparando a poco a poco a descrivere in maniera adeguata le cose più significative in un post.

 
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3 replies since 19/7/2011, 15:08   123 views
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