Sbocciare d’un Giovane Giglio, Fioritura dell’Araldo dell’Oblio.

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† F e F F e †
view post Posted on 1/11/2010, 16:04




CITAZIONE

Narrazione
« Parole »


Inatteso Incontro dell'Impuro al Cospetto del Divino.



Germe malefico, infezione covata, sede del Genio.
Membra impossibili da seviziare, Corpo invidiabile, dentro cui comandava una mente Folle.
Era ben cosciente del fatto d’esserlo, e ciò lo avvantaggiava contro chiunque. Non aveva Limiti.
Definitosi come un Dio, aveva bisogno fremente di maggiorare ulteriormente le sue doti.
L’allenamento d’una settimana non gli era bastato, bramava maggiore forza.
Il Potere era l’unico suo interesse, ottenerlo equivaleva a Dominio.
Dominio significava avverare il proprio piano: un proprio Stato.
Giustizia ferrea, esercito ben selezionato, accentramento del comando nelle sue mani, solo.
Tutto ciò secondo il suo volere, non vi sarebbero stati altri organi di supporto.
Lui avrebbe ordinato, Lui avrebbe imposto, Lui avrebbe regnato.
Egoismo genuino, come quello che avvolgeva la sua anima.
Nel suo cuore solo la sua immagine, poi nulla, poi nulla, poi nulla, e così via.
Unicamente ombre celate, ideali di conquista e desio di Onnipotenza.

S’era ben informato sui legami di parentela della Madre, voleva scoprire eventuali eredità.
Non in campo monetario, ma riguardanti eventuali BloodLine.
Aveva rinvenuto un collegamento con la temutissima quanto segreta casata dei Koga
Individui da non frequentare, si vociferava tra le stradine di Città.
Lo sparlare della gente comune era elemento di facile irritazione.
Ma non badò alle dicerie, anzi era stato attirato proprio per tale ragione.
La sua genitrice era tramite genetica vincolata agli Basilisk user, ne era assai lieto.
I portatori di quell’Innata si contavano sulla dita d’una mano al momento.
Doveva dunque capire se ne era stato infusa nelle sue vene il possibile sviluppo.
Quegli occhi ricchi di austerità gli sarebbero calzati a pennello.
Occhi aurei di Luce che per ossimoro contrastano con il cupo dell’iride.
Una bellezza unica quelle gemme rifulgenti, lo Sharingan era nulla in confronto.

Non sapeva come fare, non aveva punto di riferimento alcuno.
Nessuno cui rivolgersi, Nessuno su cui contare. Non importava, c’era sé stesso.
Avrebbe cercato ancora, al fine di scovar un Qualcuno che lo potesse considerare.
L’idea di addestrarsi sotto terzi però non lo aggradava, detestava essere un allievo.
Essere trattato con inferiorità, proprio lui che s’elevava al grado Divino.
Vi era tuttavia costretto, lo Sguardo di Gorgone necessitava di un esperto insegnante.
Le sue limitate conoscenze gli impedivano d’arrivarci senza aiuti, era sempre un Genin dopotutto.
Che fosse oltre la media o meno, non era abbastanza dotto per raggiungere lo scopo.
Si sentiva migliore, era convinto d’esser un Ninja che poteva primeggiare in ogni campo.
Distanza con le armi, corpo a corpo di nocche o spade, Ninjutsu. Non aveva punti deboli.
Gli mancava però quell’atteso dettaglio per completare perfettamente il quadro.
Dopo ciò sarebbe stato completo, sarebbe stato pronto a fuggire dal Villaggio.
Avrebbe spezzato le proprie catene, liberando il Demone racchiuso nella sua anima.
Sarebbe partito per un lungo viaggio, una nuova vita gli si sarebbe parata d’innanzi.
S’ero promesso di supportare un certo Mukenin della Foglia, una specie di tutore.
Mitsurugi Uchiha, bastardo senza pietà, l’avrebbe accolto sotto la propria protezione.
Non aspettava altro, sarebbe entrato in un’organizzazione criminale fondata dal succitato.

Dopo un lungo periodo di ricerche, aveva scoperto antichi testi interessanti.
V’era rivelata la sconosciuta ubicazione d’un maestro in grado di sbloccare tale arte oculare.
Il loco coincideva con quello in cui aveva trascorso sette giorni poco tempo addietro.
Ma Lui non aveva notato nulla di urbano, nessun tipo di costruzione.
Leggendo tra le pagine notò che quel Tizio s’era nascosto a dovere.
Forse per misantropia, forse per raggiungere una pace interiore assoluta. Chissà.
La sua dimora si trattava d’una umile caverna il cui ingresso stava dietro la cascata.
Esattamente quella sotto cui spesso andava a temprarsi le carni, ma mai s’era accorto di ciò.
Era una caverna ampia, risalente a qualche ventennio fa, scavata come riparo.
Evidentemente era rimasta inutilizzata ed il Clan ne aveva preso il possesso.
Si sarebbe diretto lì all’istante, la sua curiosità era parecchia.
Non sapeva con chi avrebbe avuto a che fare, ma ciò non gli tangeva affatto.
Niente indugio, niente timore: era tempo di andare.

Raggiunse in breve la nicchia, tutto era come quando Keita l’aveva lasciata.
Alberi al loro posto, prato verdeggiante, lago limpido. Un piccolo paradiso.
Si mosse dunque per varcare l’occultata porta, un ovale scolpito nella roccia.
Con un calcione sfondò il ligneo ingresso, accartocciandone i cardini.
Stridio di carrozzeria spezzò la tranquillità seguente lo sbattere a terra della tavola.
Prepotente s’era irrotto nell’insolita abitazione, subito cercò l’essere umano.
Ambo gli occhi però vennero indotti alla cattura d’un immagine diversa da quella che voleva.
V’era un maschio dai capelli lunghi , armato di spada sporca di sangue.
V’era poi un cadavere ridotto all’osso, ed una testa rotolata poco più in là.
Vermiglio liquido schizzato senza schema, odore di Morte che pungeva le sue narici.
Lo scheletro poi fu un dettaglio che lo colpì, l’omicidio era appena stato compiuto.
Come poteva quel esanime corpo esser già stato divorato dal tempo?

L’attenzione di posò completamente sul ragazzo che s’era appena macchiato del reato.
Non aveva notato un coprifronte, non poteva quindi accertarsi che fosse un Ninja.
V’era solo quella figura cui Keita squadrava da capo a più l’abbigliamento.
Era ufficialmente divenuto un criminale con quell’atto; Benvenuto nel club.
Gli era riaffiorata la sua missione di Rapina, ora viaggiavano sulla stessa barca.
Un altro possibile traditore quindi, Kiri si stava indebolendo causa numerose partenze.
Le schiere di reclute erano carenti, gli ex cittadini invece aumentavano.
Tossì, attutendo i colpi portando il pugno chiusi davanti alla bocca.
« Brutto bastardo, hai ucciso chi mi serviva. »
L’apostrofò senza educazione, la gentilezza riteneva fosse per le signorine.
« Qui Keita. Posso sapere con chi ho il piacere di parlare? » Aggiunse.
« Ero venuto qui per provare a sbloccare la mia Innata, ma pare non si possa più. »

Il suo interlocutore si voltò, non un minimo d’emozione del suo volto.
Né espressione d’odio, di rabbia, di pazzia. Una maschera impassibile.
Pareva finto, scolpito del marmo. Curiosità che accresceva.
Non solo per questo, ma per come avesse fatto a ridurre il Koga in tale stato.
Non gli interessava la crudeltà, non era ciò che lo scuoteva.
Era la parvenza di un possibile potere a lui completamente sconosciuto.
Era all’erta, le mani pronte a scattare nelle tasche porta oggetti.
Le gambe leggermente flesse pronte al moto od alla schivata.
I bulbi plumbei incollati all’altro intruso, lo tenevano sotto controllo.
Non c’era da fidarsi di nessuno, ma il Divino v’era già abituato.


Edited by † F e F F e † - 2/11/2010, 23:07
 
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