Blood's Revolt, Allenamento Abilità Innata In Solitaria.

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¬Kob
view post Posted on 5/10/2010, 18:26 by: ¬Kob





三河国 良介

Ryosuke Mikawa


Ryosuke risentiva ancora i postumi della notte prima, quando in una sorta di trance aveva immaginato una sorta di combattimento ravvicinato tra sé stesso e Ogihci, il demone bianco che risiedeva nel suo corpo e che stranamente aveva la sue stesse sembianze. Non era propriamente certo di quello che aveva vissuto, titubava ancora sulla possibile esistenza di un essere tanto malvagio all’interno del suo corpo che prima di quel giorno non si era mai fatto vedere. Certo il ragazzo non era un santo, ma mai aveva ceduto al male per un qualche fine o scopo, ed anche per questo motivo stentava a credere che qualcosa del genere albergasse dentro il suo cuore, nonostante sapesse che senza il Male, il Bene non esiste. E’ un concetto filosofico strano, non è semplice comprenderlo appieno, soprattutto in un mondo che sembra volgere sempre di più all’Utopia. E’ nella natura della gente essere predisposti ad un determinato desiderio, che esso sia benigno o maligno, ma come si può essere sicuri di condividere entrambe le sfumature della faccenda? E’ certamente troppo complicato per potersi spiegare chiaramente in maniera concisa e senza commettere errori di alcun genere. Ryo, per quanto era avvezzo a pensare alla vita come una mutevole forma di divertimento divino, si era sempre posto le domande necessarie affinché si sentisse vivo e potesse accertarsi di quella che sarebbe potuta essere chiamata scelta umana, o più chiaramente, libero arbitrio. Certo, è difficile pensare di poter confutare teorie così importanti e superiori rispetto all’uomo, infatti non si poteva realmente definire Accertamento il suo, quanto più fede. Era convinto che non potesse esserci un modo per comandare le scelte delle persone, ed anche se in quell’ultimo periodo la sua “fede” era stata messa in discussione non si perdeva d’animo, e continuava a lottare per le sue idee.
Per tutta la mattinata, il giovane mikawa non aveva fatto nulla di per sé troppo complicato, si era limitato a concludere alcuni rapporti di non troppo alta importanza, ed aveva in seguito deciso di uscire da quella piccola abitazione che lo costernava sempre più con il passare del tempo. Dopo essersi vestito velocemente con il solito completo nero, sfilacciato presso tutti i lati, ed avendo recuperato l’equipaggiamento abituale di ogni giorno si era lasciato dietro sé la porta di casa, non curandosi del vecchio genitore che ormai non vedeva, per una ragione o per un’ altra, da diversi giorni. i rapporti tra i due avevano iniziato a decretare una certa distanza, e quella reciproca fede l’ un nell’altro pian piano si sgretolava davanti all’uscio della porta di casa che li accomunava. Il vecchio aveva iniziato ad essere ostile con tutti, soprattutto con quello che credeva essere un semplice ragazzo privo di alcuna dote che aveva sempre vissuto sotto il suo stesso tetto e che aveva nutrito con il lavoro di tutti i giorni. Eppure quei bei tempi li rimpiangevano entrambi, non solo per la ancora non defunta donna del padrone di casa, ma anche per quella semplice situazione familiare, che i due uomini non ricordavano più da tempo. Il ragazzo aveva dunque fatto crollare tutti i ponti che lo avrebbero potuto condurre al padre adottivo, non curandosi di quello che sarebbe potuto capitare. Da qualche tempo ormai aveva sviluppato un certo senso di menefreghismo nei confronti di determinate persone, e tra quelle, sicuramente, non poteva mancare quell’augusto genitore, che ormai non desiderava far altro che menare le mani contro qualcosa che fosse fatta di carne ed ossa, e che allo stesso tempo non potesse rispondere, proprio come il giovane Mikawa.
Ryo non aveva ancora stabilito una meta precisa, aveva iniziato a camminare verso un posto ancora indefinito, lasciandosi trasportare dal vento e dai profumi della natura, che a poco a poco si intensificavano conducendo il ragazzo. Non sapeva ancora cosa avrebbe potuto fare in quel giorno di ferie ancora non completamente organizzato. Così, dopo non più di una quindicina di minuti di passo costante e mediamente lento, il giovane si ritrovò ad ammirare un paesaggio spettacolare, ancora incontaminato dalle costruzioni umane, maledette e terribilmente prive di senso artistico. Si trovava presso un Oasi naturale, protetta dal vento e dalla neve grazie alla folta coltre di piante che la circondavano e la sovrastarono. Accanto ad una roccia montana, circondato da una serie diversa di piante, tanto variegate da non poter contare più di un esemplare di specie in quella piccola zona naturale. Sopra ai capelli del giovane, come se ci fosse un tetto, un’ edera era cresciuta rapidamente, slanciandosi di albero in albero per potersi ramificare e sopravvivere. Dalla roccia, posta esattamente alla destra del genin da parte della sua provenienza, una scrosciante cascata gelida si espandeva in un piccolo laghetto di non più di cinque metri quadrati, abbastanza da potersi riposare in tranquillità senza ricevere visite inaspettate di ospiti sgradevoli. L’acqua era talmente limpida, che il controllore del sangue notò con suo stupore il riflesso sulla superficie dell’acqua della sua immagine, talmente nitido da non sembrar quasi naturale. Osservò il suo viso riflesso per qualche secondo, cercando di memorizzare tutti i lineamenti del suo copro, quasi a dar prova di essere se stesso, ancora scosso per l’incontro della notte precedente, che si faceva sempre più vivo nei suoi ricordi, tanto da richiamarlo alla mente. Il riflesso del suo corpo cambiò radicalmente, assomigliando sempre più a quel demone che poche ore prima lo aveva tormentato, fino a quando non si rese conto di essere tornato alla sera prima, o almeno così gli parve. Era di nuovo davanti al suo stesso demone, Ogihci, a non più di cinque metri di distanza, e quasi fosse un automatismo estrasse nello stesso identico modo della sera prima la spada, questa volta, però, per uno scopo diverso. Aveva intuito che non si trattava di un ricordo, nonostante le sensazioni che provava erano le stesse sentiva che sotto c’era qualcosa di diverso. Questa volta era stato lui a richiamare il demone, e non era stato uno sbaglio. Nonostante fosse ancora incredulo, fare un tentativo non lo avrebbe certamente danneggiato, e a quanto pareva quel tentativo era riuscito.
Non solo ora sentiva l’essenza di quel demone dentro lui, la comprendeva e riusciva stranamente a comandarla. Era lui a capo di tutto ormai, non sapeva ancora come, ma pareva che quello fosse un gesto istintivo del suo corpo, proprio come muovere un braccio o una gamba. Sentiva che quello che gli era stato predetto si stesse concretizzando. Sentiva di essere più forte e più veloce in quel momento, ed in qualche modo riusciva a sentire in maniera nitida il suo corpo scorrere nelle sue vene. Era una sensazione piacevole e pareva che fosse quella la fonte del suo potere. Riusciva a sentire il flusso sanguigno intriso di chakra, tanto da poterlo comandare, nello stesso identico modo in cui comandava quel demone, che immobile pareva essere, ormai, solo un icona. Non era realmente lì, davanti ai suoi occhi, come non si trovava più nel luogo della sera prima. Era nuovamente presso quella cascata e quel laghetto, immobile a constatare la fonte del suo nuovo potere.
Poteva controllare il proprio flusso sanguigno, muoverlo a piacimento nel suo corpo, ed in qualche modo era sicuro di poterlo fare anche al di fuori, ed utilizzarlo come arma. Ma come era possibile una cosa del genere? Come poteva possedere una tale abilità? Non credeva di possedere alcuna abilità fuori dal comune prima di quel giorno, e quel demone certamente non era presente, in maniera così esplicita in tutti.
Era un Kekkai Genkai quella, lo aveva capito, ma ancora incredulo dubitava che fosse proprio sua. non ci aveva mai pensato, credeva che queste abilità speciali appartenessero solo ai membri prediletti di casate famose, ed era certo che con il suo passato non appartenesse a nessun clan. Quale clan avrebbe mai abbandonato il proprio erede ad una famiglia di contadini, e perché mai? Sarebbe stata la loro rovina se solo qualcuno avesse scoperto il suo corredo genetico e lo avesse analizzato. Inoltre c’era da dire che fino a quel momento non aveva mai mostrato alcun sintomo, e di norma le prima avvisaglie di un abilità così grande si riscontrano fin da bambini, qualcosa non gli tornava. Pareva come se qualcuno avesse messo un blocco al ragazzo, e solo sconfiggendo quel demone avrebbe potuto liberarlo ed imparare finalmente quell’abilità, ma per quale motivo qualcuno lo avrebbe dovuto fare? Le ipotesi formulate dal ragazzo erano tante, forse troppe, tanto che decise, dopo qualche tempo, di rinunciare a formularle. Gli bastava, ormai, solo possedere quella specialità innata impressa nel suo corredo genetico, che stranamente riusciva a controllare senza alcun problema dopo neanche un giorno di pratica. Gli pareva di aver sempre saputo come fare per muovere il suo flusso sanguigno e modificarne la consistenza, come se qualcuno gli avesse messo a forza le informazioni nella testa. Era una dote particolare che si stava sviluppando automaticamente all’interno del suo corpo, tanto che sarebbe stato possibile definire il giovane Ryosuke un genio di quell’arte anomala del suo corpo.
Certo, il ragazzo era ancora arrugginito, non aveva mai utilizzato quell’arte e per questo doveva prenderci la mano, ma quanto meno la capacità di muovere il suo stesso sangue era sua, gli apparteneva proprio come il suo nome. Il giovane doveva fare ancora pratica, nonostante potesse controllare la sua linfa vitale, trovare il modo di utilizzarla in combattimento era tutta un altra cosa e richiedeva certamente una manualità maggiore con quell’arte. Proprio per questo motivo Ryosuke passò tutta la giornata ad allenarsi, usufruendo di quelle doti appena scoperte per variare leggermente il suo metodo di combattimento. Lui che era sempre stato un tipo fisico, utilizzando principalmente Taijutsu e Nin-Taijutsu si ritrovava finalmente ad aggiungere un tocco di personalità nelle sue strategie, per incrementare ancora maggiormente il suo potere. Questa nuova carta da giocare gli offriva diverse possibilità di sorprendere i suoi nemici con attacchi improvvisi, che presto avrebbero caratterizzato quasi totalmente il suo stile. Certo, prima o poi il giovane sarebbe diventato monotono, proprio per questo credeva che solo limitatamente quell’innata lo avrebbe potuto aiutare. Intanto, però, era un potere che di certo non disdegnava. Riusciva a donargli forza e velocità e questo gli forniva ulteriori possibilità di battere i suoi avversari e di continuare il suo cammino, come mai aveva fatto. Dopotutto il giovane non amava usare molto il Ninjutsu, per quanto la ritenesse un arte eccezionale riteneva fosse estremamente scorretta durante un combattimento, preferiva di gran lunga utilizzare il proprio corpo come arma, per dimostrare, non solo agli altri, ma soprattutto a sé stesso, di essere un ottimo ninja, più di molti altri. Dopotutto il giovane era classificato quasi come un Prodigio, a quella tenera età ormai nessuno possedeva le doti che lui aveva imparato ad utilizzare, e non si trattava solo dell’abilità innata, ma anche di quella strana potenza che circolava nel suo corpo e che lo rendeva un ninja ideale. Ninja che lui voleva essere più di ogni altra cosa, nonostante temesse che il suo destino era già segnato. Lui, ragazzo che sosteneva che esistesse il libero arbitrio, temeva più di ogni altra cosa che fosse scritto il suo futuro, non solo per paura di non poterlo modificare, ma per l’idea subliminale dell’inesistenza della libertà, che gli faceva sempre pensare ad una specie di disco registrato e mandato in onda da quelle cariche divine che disprezzava e ripudiava dalla sua vita, cariche che probabilmente gli avevano donato quel potere che giaceva nascosto dentro il suo cuore.
A fine giornata il ragazzo era sfinito, si era allenato nella manipolazione del suo stesso sangue, tanto da non riuscire più quasi a muoversi. Nonostante fosse un tratto distintivo della sua catena genetica, quel potere consumava veramente tanto chakra, tanto da non permettere al giovane di usufruire per grandi periodi di quell’innata. Certo, l’aumento di statistiche lo favoriva molto, soprattutto nel suo genere di combattimento preferito: quello a corto raggio, con cui soleva combattere da quando, uno dei primi tempi al porto, aveva iniziato i combattimenti clandestini per racimolare qualche soldo in più.




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■Nome: Ryosuke Mikawa
■Villaggio: Kirigakure
■Rango: Genin
■Energia: Verde
■Chakra: N.d.
■Condizione mentale: Soddisfatto.
■Condizione Fisica: Sfinito
■Consumi: //
■Recuperi: //
■Bonus: Forza Aumentata; Velocità Aumentata.
■Malus: Chakra -30%
■Armi Svelate: Katana.





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