Blood's Revolt, Allenamento Abilità Innata In Solitaria.

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¬Kob
view post Posted on 26/9/2010, 22:52




CITAZIONE

Allenamento Innata in Solitaria

In questo allenamento verrà sviluppata in solitaria l'abilità innata del personaggio Ryosuke Mikawa, che dovrà imparare ad utilizzare il controllo del sangue. Essendo il personaggio Energia Verde, gli slot massimi utilizzati per minuto corrisponderanno a quelli della sua energia.

Buona Lettura.




三河国 良介

Ryosuke Mikawa


E’ ancora buio al villaggio della nebbia. La notte scorre lenta sul territorio gelido, candido di neve, sembra non passare mai. Rimane ferma ad osservare il paese addormentato, nel più profondo silenzio. Non c’è nessuno in giro, le genti sono ormai andate a dormire e non è ancora ora di svegliarsi. Le luci nelle case sono spente. Sembra quasi che non ci siano forme di vita in quel piccolo villaggio, illuminato dal candore della luna piena incontaminata. Ultimamente accade spesso, la gente si rintana a casa prima, decide di passare la serata in famiglia e poi si adagia sul letto abbandonandosi a sogni tranquilli. C’è qualcosa di strano nell’aria. Sarà la fase lunare, spesso leggende narrano che creature oscure si risvegliano con il plenilunio e che vaghino per un certo lasso di tempo presso le città popolate. Niente di questo naturalmente è vero, ma qualcosa di strano, di veramente misterioso c’è nella cittadina di Kiri. In una casetta nei dintorni del porto, non proprio centrale rispetto alle altre abitazioni della città, Ryosuke Mikawa, un giovane neogenin del villaggio pareva essere l’unico cittadino ancora sveglio a quella tarda ora della notte. Non era che un semplice ragazzo di circa sedici anni, steso su un semplice e scarno letto, in quella che doveva essere una stanza di una cosa molto povera. Era fatta unicamente di legno, senza alcun ornamento sulle pareti o da altre parti. Gli unici oggetti che vi si potevano notare non erano altro che un armadio abbastanza ampio, due porte distinte, che conducevano ad un bagno e al resto della casa, un letto molto semplice ed un comodino su cui sopra non vi era poggiato altro che una sveglia, che indicava con le due lancette bianche sul quadrante nero l’orario delle 4.34.
Il giovane steso sul letto pareva essere stranamente pallido, con gli occhi spalancati in uno sguardo di terrore ed un paio di occhiaie estremamente marcate. Sembrava che non dormisse da veramente molto tempo, tanto che negli occhi di quel giovane si potevano distintamente vedere i capillari ingrossati. Qualcosa, a lui, sicuramente stava accadendo. Da qualche giorno a quella parte il ragazzo aveva iniziato a sentirsi strano, a non riuscire quasi a controllare le sue emozioni ed i suoi istinti primordiali, che parevano dominarlo. Di giorno in giorno questi fenomeni aumentavano, si ripetevano sempre più spesso ed ogni volta al giovane pareva di perdere sempre qualcosa di più, di controllare sempre di meno il suo corpo, fino a quando quella sera, poche ore prima, senza degnarsi nemmeno di rivolgere una parola a quell’uomo che fino a qualche anno prima avrebbe chiamato genitore, dirigendosi nella sua stanza si era steso sul letto, immobile come il marmo, senza fare alcun movimento. Da quel momento pareva che tutto si fosse congelato, tutto tranne quell’arcano concetto di tempo inesorabilmente inevitabile, che aveva reso quella tortura ancora più grande per il giovane Mikawa, che in quel momento, più che mai, voleva capire cosa stava succedendo. Non aveva alcun controllo sul suo corpo, eppure sentiva inesorabilmente tutto ciò che stava accadendo. Non si spiegava come, ma il suo corpo pareva essere in piena crisi, sentiva dolori dappertutto nonostante non ce n’era spiegazione. I suoi muscoli fremevano, tesi fino al limite tanto da far sentire al giovane la pelle strapparsi, la sua testa che ormai confusa gli doleva da matti non smetteva di lanciare fitte tanto potenti da far urlare, dentro sé, il ragazzo del paese della nebbia, che certamente avrebbe pregato la morte se ne fosse stato in grado. Era una tortura senza scopo, che sfortunatamente stava funzionando. Il ragazzo che continuava a lottare contro il suo stesso corpo a poco a poco cedeva, lasciando qualche centimetro alla mercé avversaria. Certo, la volontà d’animo del ragazzo era tanta, non cedeva facilmente, e combatteva senza sosta per avere anche solo un attimo con il suo corpo. Un attimo che, per pochi secondi, riuscì ad ottenere. In uno spasmo del suo corpo si contorse fino a raggomitolarsi, per poi distendersi, incrinando la schiena. Non si lasciò scappare un fiato, non voleva attirare l’attenzione di nessuno, soprattutto in quel particolare stato, per paura che qualcuno potesse rimetterci. Aveva paura che la cosa che stava crescendo dentro di lui, veloce come la luce, potesse raggiungere il suo obbiettivo, e fare chissà cosa con quel marmoreo corpo, temprato da anni di lavori e fatiche, che lo avevano reso quasi perfetto. I lineamenti dei suoi muscoli parevano rispecchiare l’idea divina di soldato, e la sua capacità analitica pareva renderlo un ottimo elemento da avere in squadra durante le situazioni di pericolo, eppure, la cosa che più lo contraddistingueva era la sua innata forza d’animo. Ryo combatteva per i suoi ideali da quando era piccolo e mai aveva mollato a causa delle difficoltà, che lo avevano sempre reso più grande e forte, insegnandogli una delle tante lezioni della vita.
Un altro spasmo, solo un altro movimento e poi avrebbe fatto terminare tutto, durante le diverse ore di agonia subite all’interno del suo stesso corpo, Ryosuke aveva pensato ad un piano per poter evitare di creare ulteriori casini. Non ci avrebbe messo molto, sarebbe andato dritto al punto, senza indugiare nemmeno una volta. In un attimo prese uno dei kunai attaccati alla cintura, e con un movimento veloce e fluido, privo di alcuna pietà, rivolse la mano verso la giugulare, pronto a reciderla di netto. Sarebbe stato un attimo, il sangue sarebbe uscito a fiotti dal collo giovane e forte del ragazzo, inondando di sangue il letto su cui era ancora sdraiato, e nel giro di pochi minuti sarebbe finito tutto. La lama ormai viaggiava dritta verso la fonte di vita del giovane che, nonostante sapesse quale fosse il prezzo da pagare, era intenzionato ad andare fino in fondo, per concludere una volta per tutte, quegli strani avvenimenti che lo avevano portato a diventare l’uomo che era. Tutto ciò che lo circondava era ancora avvolto da una spessa coltre di fumo che gli impediva di vedere chiaramente il totale della storia, a partire dal suo miracoloso ritrovamento sulla soglia di casa di quei due contadini, ormai troppo vecchi per poter concepire un bambino tutto loro. Forse anche per questo Ryo si sentiva leggermente spaesato in quella famiglia, non era mai stato il vero figlio biologico del vecchio Allevatore, era solo un rimpiazzo, un modo per giocare al genitore senza troppe aspettative, una prova per vedere come sarebbe andato a finire tutto. Una prova, a questo punto, fallita. Chi avrebbe mai voluto un figlio, seppur non legato da vincoli di sangue, suicida? Inoltre i misteri che avevano portato alla sua formazione erano ben altri, sin da quando alla tenera età di sette anni aveva iniziato a lavorare al porto, dichiarando di non trovare particolarmente difficile il lavoro di trasporto, che a persone allenate, tutt’ora, risulta difficile. Non aveva mai avuto una vera e propria istruzione, ma nonostante questo pareva esser scritto nel suo sangue tutto ciò che andava saputo per poter andare avanti autonomamente, ed inoltre, sin da quando aveva iniziato a frequentare l’accademia ninja aveva iniziato a vivere veramente, forse solo sotto le mentite spoglie che teneva ancora alzate, forse solo in maniera minima, sottocutanea, nascosta tra le fibre minuscole dell’essere uomo, ma comunque in maniera naturale. Quello che faceva lo rendeva adatto alle sue scelte, e non faceva rimpiangere a quell’ancora giovane ninja nemmeno una delle scelte fatte. Nemmeno quella che sarebbe rimasta impressa per sempre sulla sua vita, quella sua ultima disperata decisione.


«Sei sicuro di volerlo fare?»



La mano del giovane si arrestò a pochi centimetri di distanza dal suo collo, completamente congelato dalla paura. Dietro di lui, nella penombra della stanza, una voce fredda ed insolita lo aveva terrorizzato. Il suo ghigno si era propagato in tutta la camera come fosse veleno, e stranamente aveva iniziato a fare più freddo del solito. Le ossa del giovane formicolavano dall'inaspettato arrivo di quel qualcuno, lasciandolo impietrito sul letto. Non riusciva più a muovere un muscolo, non tanto a causa di quella strana forza che prima lo aveva dominato, quanto più per la paura inaspettata che aveva iniziato a provare per quell'individuo. Non lo aveva sentito né arrivare né lo aveva percepito con i suoi sensi, ed era più che sicuro che non fosse già nella stanza quando quel tormento lo aveva dominato, lasciandolo sul letto inerme, eppure qualcosa non tornava. Quell'intruso, nonostante fosse così tremendamente inquietante anche solo dal tono di voce, non pareva voler fare del male al piccolo indifeso genin del villaggio segreto della nebbia. Se avesse voluto la sua testa, probabilmente non avrebbe esitato a ucciderlo durante uno di quei momenti di insolita staticità, e non avrebbe di certo fermato la troppo pazza decisione del giovane dai capelli corvini. C'era qualcosa sotto che non tornava, e forse quel nuovo arrivato poteva aiutarlo a vederci chiaro nella faccenda. Forse proprio lui era l'artefice di tutto.
«Chi sei? Vieni avanti!» esclamò rabbioso il ragazzo, non aspettandosi altro che un volto nuovo, mai visto prima, che probabilmente lo avrebbe intimorito un poco. Quello che avrebbe visto, però, sarebbe stato tutt'altro.
«Chi sono?» ripeté ironicamente azzardando un primo passo verso la luce. Ryosuke si alzò, ponendo il busto perpendicolare alle gambe ancora stese, e si voltò verso la voce sempre più tenebrosa posta nell'angolo. I primi passi, lenti, dell'intruso riecheggiarono nella stanza, a poco a poco quell'essere si avvicinava, e sarebbe stato faccia a faccia con Ryo. Gli batteva il cuore a lui, aveva uno strano presentimento, che aveva mandato in orbita la stabilità del genin.
«Che domande... Io sono te!» urlò uscendo alla luce, mostrando il suo volto, tremendamente uguale a quello del ragazzo che poco prima giaceva sul letto. Fu una sorpresa, uno shock per il Mikawa, che se non fosse stato seduto sarebbe probabilmente caduto a terra dallo spavento. Era un essere completamente uguale a lui, con una carnagione talmente pallida da arrivare a sembrare quasi bianca, i capelli erano cambiati, dal colore nero pece del ragazzo erano diventati color avorio, con una sfumatura argentea sulle punte che gli ricadevano sul viso, ma la cosa che più mandava in soggezione il Kiriano erano gli occhi. Erano diventati completamente neri, e le iridi erano mutate in un color arancione, insolito e stranamente spettrale. Era vestito con un Kimono completamente bianco, con una sottoveste ed una cintura del color dell’antrace, le sacche porta oggetti alla cintura e hai piedi lo stesso tipo di calzatura del ragazzo. Non era una tecnica della trasformazione, non così strana almeno, ma il ragazzo non poteva comunque escludere che si trattasse di un genjutsu, mirato a frantumare l’equilibrio stabile di Ryo.
«Ch.. Che cosa sei tu?!» Urlo intimorito il giovane che nonostante lo shock si stava riprendendo con il passare dei secondi. «Cosa vuoi da me?!» Aggiunse.
Sulla faccia del nuovo Ryosuke si allargò un sorriso da orecchio a orecchio, esplodendo in un ghigno malefico, lasciando fuoriuscire una grandissima quantità di chakra, che andò a immobilizzare il Kiriano. Tutto il corpo del Genin diventò improvvisamente pesante, tanto da non riuscire quasi più a muovere un singolo muscolo. Il suo respiro diventò pesante, ed iniziò a pensare che forse, quella volte, se la sarebbe vista brutta.
«Io sono la parte più oscura e potente di te. Puoi chiamarmi Ogihci se lo desideri, sporco umano, e sono qui per distruggerti. Distruggerò te e tutto ciò che ti appartiene, e mi impossesserò del corpo di carne che occupi senza nemmeno pagare l’affitto... Sbrigati, non voglio perdere altro tempo con te, sguaina la spada!» Esclamò più euforico che arrabbiato, continuando a mostrare quel ghigno così gravido di malignità che provocava la nausea a quel ragazzo ancora troppo buono per poterlo sopportare. Eppure, il ragazzo non era di certo propenso a lasciare a quell’essere il suo corpo senza combattere. Facendosi forza si alzò in piedi, e portando una mano alla cintura fece scattare l’elsa, sfoderandola di qualche centimetro, pronto ad intraprendere quel combattimento a cui non poteva mancare. Certo, pensò il ragazzo, sarebbe stato difficile per entrambi combattere in quell’angusto spazio, che avrebbe certamente limitato i movimenti di entrambi. Come se l’avesse chiesto, in un attimo il paesaggio circostante mutò radicalmente, trasformandosi in un enorme radura di dimensioni mastodontiche, adatta a quello che si poteva definire combattimento. Il giovane rimase inizialmente stupefatto, iniziava a capire qualcosa di quella faccenda intricata. Non era realmente lui a dover combattere, non il suo corpo composto da carne ed ossa almeno, ma la sua anima sarebbe stata la protagonista di uno scontro che avrebbe determinato la sua vittoria o la sua sconfitta. Era riuscito a capire anche come mai non si era accorto della presenza di quell’essere prima della sua apparizione e di come mai egli lo avesse voluto fermare. Ryo avrebbe ucciso il corpo condiviso di entrambi, e se lui non fosse intervenuto, sicuramente avrebbe subito dei danni anche lui. Questa volta il sorrisetto beffardo si formò sul viso del giovane di Kiri, divertito da quella strana idea di combattimento con il suo alter ego.
«Sottomettimi, Ryosuke, ed avrai un potere che non hai mai immaginato. Oppure muori.» Disse Ogihci estraendo dal fodero posto alla vita una lama completamente nera, lucida e possente. Anch’essa era la copia identica della spada che possedeva Ryo, solo mutata in quel colore che forse, per una ragione o per un altra, pareva rispecchiare la forma più oscura di quell’essere, che non perse tempo ad iniziare il combattimento.
«Allora fatti sotto Ogihci!» Esclamò Ryosuke, sfoderando completamente la sua lama con un fluido e veloce movimento circolare. Non’ appena questo accadde l’avversario che distava da lui circa cinque metri partì all’attacco, aprendo il combattimento con un potente fendente a seguito di un balzo notevole, che gli permise di aumentare la potenza del colpo. Ryo non si fece sorprendere, e mettendo la Katana in posizione di difesa si preparò per parare quel colpo frontale che, nonostante fosse abbastanza prevedibile, risultava comunque molto pericoloso. Le due spade cozzarono tra di loro, producendo un acuto suono metallico che si prolungò per la durate del contatto, che si mantenne per qualche secondo, giusto il tempo di mostrare all’avversario le vere intenzioni. Senza alcun preavviso, poi, il demone bianco fece una rotazione sulla sua gamba sinistra, ed allungando le braccia verso l’alto, con la katana impugnata si preparò a colpire Ryo con un potente sgualembro roverso, che nonostante fosse molto potente risultava comunque prevedibile per il ragazzo di appena sedici anni. Entrambi i combattenti erano validi, tanto che pareva che tra loro ci fosse una affinità innata che li teneva sulla stessa lunghezza d’onda. I due si colpivano raramente, continuavano a combattere instancabilmente da ormai qualche decina di minuti, eseguendo acrobazie notevoli. Attaccavano e difendevano entrambi con la stessa foga, quasi fosse una persona unica, e pareva che entrambi fossero ormai, dopo quasi un ora instancabile di combattimento, allo stremo delle forze. i movimenti di entrambi erano diventati più lenti, e la forza con cui imprimevano i colpi a poco a poco diminuiva, tanto che pareva quasi che stessero giocando.
Entrambi avevano subito dei danni, niente di troppo grave, ma segnavano comunque una tappa della conquista dell’altro ed il raggiungimento sempre più vicino dei propri obbiettivi. Ryosuke aveva ricevuto non più di tre o quattro contusioni , di cui solo una era realmente notevole riguardando il viso del ragazzo presso la zona del naso, tre o quattro tagli lievi su entrambe le braccia ed una ferita media da perforazione sulla spalla sinistra. Ogihci non era da meno. Egli aveva infatti una ferita media presso la tempia destra, dovuta ad un colpo di elsa della spada del Kiriano, qualche taglio quà e là tra le gambe e le braccia ed un livido di medio-bassa entità presso la parte a destra del mento, segno ottenuto subendo il pugno del ragazzo durante una contro-offensiva improvvisata. Ormai entrambi erano arrivati alla fine, e ne erano consci. Non avevano più forze per continuare, e nonostante le loro ferite non erano delle più gravi non si riuscivano più a tenere in piedi a causa della fatica accumulata in quell’ultima ora. Entrambi dovevano portare il loro ultimo attacco che avrebbe decretato la vittoria di uno sull’altro.
«Siamo arrivati alla fine Ogihci, questo sarà il mio ultimo attacco.» Disse mettendosi in posizione di attacco. Divaricò le gambe, in modo da avere una distanza massima di 60 cm tra un piede e l’altro, piegò leggermente in avanti il busto e con entrambe le mani sull’impugnatura della spada, dritta davanti a sé, si preparò per portare il colpo decisivo. Davanti a lui, ad una distanza di circa dieci metri, attendeva impazientemente il suo nemico. Era immobile, non aveva nemmeno la guardia alzata, così sicuro di poter vincere su quel ragazzo, e di secondo in secondo si inalberava sempre di più. Ryosuke era fermo, meditava il modo migliore per concludere quell’incontro, ed allo stesso tempo caricava le forze. Era arrivato al punto tale da potersi permettere un ultimo decisivo affondo, abbastanza potente da eliminare quella sua brutta copia davanti a sé, eppure non partiva ancora. Restava immobile quanto una statua, raccoglieva ancora le forze e meditava, tanto da chiudere gli occhi e rimanere distaccato completamente dall’incontro per qualche attimo. Proprio durante questi ultimi attimi, Ogihci decise di attaccare lui stesso. preso dall’euforia o da un’attacco di stupidità, si avventò sul ragazzo, che immobile meditava sul da farsi, non lasciandosi prendere dal panico.
Dieci metri, cinque, tre, il giovane rimaneva immobile, attendeva il momento propizio per concludere quell’incontro, fino a quando in un attimo non ebbe la sua conclusione. Il suo alter ego decise di portare un ultimo disperato fendente con tutta la forza che gli rimaneva in corpo, tanto fargli uscire in evidenza alcune vene sul collo e sulla fronte. il suo braccio era ancora alzato a caricare il colpo, quando come un lampo il ragazzo aprì gli occhi, e con un movimento leggiadro ed estremamente veloce portò un ridoppio dritto che tagliò in due l’avversario anomalo, che scomparse pochi attimi dopo in un espressione stupefatta ed estremamente soddisfacente.

Ryosuke si svegliò di soprassalto pochi attimi dopo la sconfitta del Demone Candido, lasciandosi sfuggire un’ esclamazione di sollievo,. Era finalmente ritornato nel suo corpo, più stanco e provato che mai, ma l’idea di essere tornato lo faceva comunque sentire meglio. Era tutto dolorante, e soprattutto sentiva la maggior parte dei danni proprio dove li aveva subiti nello scontro, nonostante non notasse alcuna ferita. Evidentemente quel dolore che precedentemente aveva subito si era riversato nei suoi nervi, lasciandogli provare nuovamente quelle sensazioni poco piacevoli. Eppure, nonostante fosse tutto dolorante sentiva che all’interno del suo corpo qualcosa era cambiato. Si sentiva rinvigorito e forte, più del normale. Sentiva che all’interno delle sue vene il sangue scorreva più velocemente, donando una sensazione di forza e possanza a quel ragazzo dai capelli corvini, che reduce da troppe ore in arretrate di sonno svenne sul letto, ancora con in mano quel Kunai che appena un ora prima avrebbe potuto porre fine alla sua intera esistenza.




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■Nome: Ryosuke Mikawa
■Villaggio: Kirigakure
■Rango: Genin
■Energia: Verde
■Chakra: 200
■Condizione mentale: Provato
■Condizione Fisica: Dolorante
■Consumi: //
■Recuperi: //
■Bonus: Forza Aumentata; Velocità Aumentata.
■Malus: Chakra -30%
■Armi Svelate: Katana; Kunai.





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Shiryu Uchiha
view post Posted on 27/9/2010, 09:38




CITAZIONE
Autorizzo l'utente Kob ad inserire il controllo del sangue in scheda. Per Ryo ed Exp ci penseremo alla fine del training che dovrà essere comunque terminato, pena la sottrazione dell'innata stessa al personaggio.

 
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¬Kob
view post Posted on 5/10/2010, 18:26





三河国 良介

Ryosuke Mikawa


Ryosuke risentiva ancora i postumi della notte prima, quando in una sorta di trance aveva immaginato una sorta di combattimento ravvicinato tra sé stesso e Ogihci, il demone bianco che risiedeva nel suo corpo e che stranamente aveva la sue stesse sembianze. Non era propriamente certo di quello che aveva vissuto, titubava ancora sulla possibile esistenza di un essere tanto malvagio all’interno del suo corpo che prima di quel giorno non si era mai fatto vedere. Certo il ragazzo non era un santo, ma mai aveva ceduto al male per un qualche fine o scopo, ed anche per questo motivo stentava a credere che qualcosa del genere albergasse dentro il suo cuore, nonostante sapesse che senza il Male, il Bene non esiste. E’ un concetto filosofico strano, non è semplice comprenderlo appieno, soprattutto in un mondo che sembra volgere sempre di più all’Utopia. E’ nella natura della gente essere predisposti ad un determinato desiderio, che esso sia benigno o maligno, ma come si può essere sicuri di condividere entrambe le sfumature della faccenda? E’ certamente troppo complicato per potersi spiegare chiaramente in maniera concisa e senza commettere errori di alcun genere. Ryo, per quanto era avvezzo a pensare alla vita come una mutevole forma di divertimento divino, si era sempre posto le domande necessarie affinché si sentisse vivo e potesse accertarsi di quella che sarebbe potuta essere chiamata scelta umana, o più chiaramente, libero arbitrio. Certo, è difficile pensare di poter confutare teorie così importanti e superiori rispetto all’uomo, infatti non si poteva realmente definire Accertamento il suo, quanto più fede. Era convinto che non potesse esserci un modo per comandare le scelte delle persone, ed anche se in quell’ultimo periodo la sua “fede” era stata messa in discussione non si perdeva d’animo, e continuava a lottare per le sue idee.
Per tutta la mattinata, il giovane mikawa non aveva fatto nulla di per sé troppo complicato, si era limitato a concludere alcuni rapporti di non troppo alta importanza, ed aveva in seguito deciso di uscire da quella piccola abitazione che lo costernava sempre più con il passare del tempo. Dopo essersi vestito velocemente con il solito completo nero, sfilacciato presso tutti i lati, ed avendo recuperato l’equipaggiamento abituale di ogni giorno si era lasciato dietro sé la porta di casa, non curandosi del vecchio genitore che ormai non vedeva, per una ragione o per un’ altra, da diversi giorni. i rapporti tra i due avevano iniziato a decretare una certa distanza, e quella reciproca fede l’ un nell’altro pian piano si sgretolava davanti all’uscio della porta di casa che li accomunava. Il vecchio aveva iniziato ad essere ostile con tutti, soprattutto con quello che credeva essere un semplice ragazzo privo di alcuna dote che aveva sempre vissuto sotto il suo stesso tetto e che aveva nutrito con il lavoro di tutti i giorni. Eppure quei bei tempi li rimpiangevano entrambi, non solo per la ancora non defunta donna del padrone di casa, ma anche per quella semplice situazione familiare, che i due uomini non ricordavano più da tempo. Il ragazzo aveva dunque fatto crollare tutti i ponti che lo avrebbero potuto condurre al padre adottivo, non curandosi di quello che sarebbe potuto capitare. Da qualche tempo ormai aveva sviluppato un certo senso di menefreghismo nei confronti di determinate persone, e tra quelle, sicuramente, non poteva mancare quell’augusto genitore, che ormai non desiderava far altro che menare le mani contro qualcosa che fosse fatta di carne ed ossa, e che allo stesso tempo non potesse rispondere, proprio come il giovane Mikawa.
Ryo non aveva ancora stabilito una meta precisa, aveva iniziato a camminare verso un posto ancora indefinito, lasciandosi trasportare dal vento e dai profumi della natura, che a poco a poco si intensificavano conducendo il ragazzo. Non sapeva ancora cosa avrebbe potuto fare in quel giorno di ferie ancora non completamente organizzato. Così, dopo non più di una quindicina di minuti di passo costante e mediamente lento, il giovane si ritrovò ad ammirare un paesaggio spettacolare, ancora incontaminato dalle costruzioni umane, maledette e terribilmente prive di senso artistico. Si trovava presso un Oasi naturale, protetta dal vento e dalla neve grazie alla folta coltre di piante che la circondavano e la sovrastarono. Accanto ad una roccia montana, circondato da una serie diversa di piante, tanto variegate da non poter contare più di un esemplare di specie in quella piccola zona naturale. Sopra ai capelli del giovane, come se ci fosse un tetto, un’ edera era cresciuta rapidamente, slanciandosi di albero in albero per potersi ramificare e sopravvivere. Dalla roccia, posta esattamente alla destra del genin da parte della sua provenienza, una scrosciante cascata gelida si espandeva in un piccolo laghetto di non più di cinque metri quadrati, abbastanza da potersi riposare in tranquillità senza ricevere visite inaspettate di ospiti sgradevoli. L’acqua era talmente limpida, che il controllore del sangue notò con suo stupore il riflesso sulla superficie dell’acqua della sua immagine, talmente nitido da non sembrar quasi naturale. Osservò il suo viso riflesso per qualche secondo, cercando di memorizzare tutti i lineamenti del suo copro, quasi a dar prova di essere se stesso, ancora scosso per l’incontro della notte precedente, che si faceva sempre più vivo nei suoi ricordi, tanto da richiamarlo alla mente. Il riflesso del suo corpo cambiò radicalmente, assomigliando sempre più a quel demone che poche ore prima lo aveva tormentato, fino a quando non si rese conto di essere tornato alla sera prima, o almeno così gli parve. Era di nuovo davanti al suo stesso demone, Ogihci, a non più di cinque metri di distanza, e quasi fosse un automatismo estrasse nello stesso identico modo della sera prima la spada, questa volta, però, per uno scopo diverso. Aveva intuito che non si trattava di un ricordo, nonostante le sensazioni che provava erano le stesse sentiva che sotto c’era qualcosa di diverso. Questa volta era stato lui a richiamare il demone, e non era stato uno sbaglio. Nonostante fosse ancora incredulo, fare un tentativo non lo avrebbe certamente danneggiato, e a quanto pareva quel tentativo era riuscito.
Non solo ora sentiva l’essenza di quel demone dentro lui, la comprendeva e riusciva stranamente a comandarla. Era lui a capo di tutto ormai, non sapeva ancora come, ma pareva che quello fosse un gesto istintivo del suo corpo, proprio come muovere un braccio o una gamba. Sentiva che quello che gli era stato predetto si stesse concretizzando. Sentiva di essere più forte e più veloce in quel momento, ed in qualche modo riusciva a sentire in maniera nitida il suo corpo scorrere nelle sue vene. Era una sensazione piacevole e pareva che fosse quella la fonte del suo potere. Riusciva a sentire il flusso sanguigno intriso di chakra, tanto da poterlo comandare, nello stesso identico modo in cui comandava quel demone, che immobile pareva essere, ormai, solo un icona. Non era realmente lì, davanti ai suoi occhi, come non si trovava più nel luogo della sera prima. Era nuovamente presso quella cascata e quel laghetto, immobile a constatare la fonte del suo nuovo potere.
Poteva controllare il proprio flusso sanguigno, muoverlo a piacimento nel suo corpo, ed in qualche modo era sicuro di poterlo fare anche al di fuori, ed utilizzarlo come arma. Ma come era possibile una cosa del genere? Come poteva possedere una tale abilità? Non credeva di possedere alcuna abilità fuori dal comune prima di quel giorno, e quel demone certamente non era presente, in maniera così esplicita in tutti.
Era un Kekkai Genkai quella, lo aveva capito, ma ancora incredulo dubitava che fosse proprio sua. non ci aveva mai pensato, credeva che queste abilità speciali appartenessero solo ai membri prediletti di casate famose, ed era certo che con il suo passato non appartenesse a nessun clan. Quale clan avrebbe mai abbandonato il proprio erede ad una famiglia di contadini, e perché mai? Sarebbe stata la loro rovina se solo qualcuno avesse scoperto il suo corredo genetico e lo avesse analizzato. Inoltre c’era da dire che fino a quel momento non aveva mai mostrato alcun sintomo, e di norma le prima avvisaglie di un abilità così grande si riscontrano fin da bambini, qualcosa non gli tornava. Pareva come se qualcuno avesse messo un blocco al ragazzo, e solo sconfiggendo quel demone avrebbe potuto liberarlo ed imparare finalmente quell’abilità, ma per quale motivo qualcuno lo avrebbe dovuto fare? Le ipotesi formulate dal ragazzo erano tante, forse troppe, tanto che decise, dopo qualche tempo, di rinunciare a formularle. Gli bastava, ormai, solo possedere quella specialità innata impressa nel suo corredo genetico, che stranamente riusciva a controllare senza alcun problema dopo neanche un giorno di pratica. Gli pareva di aver sempre saputo come fare per muovere il suo flusso sanguigno e modificarne la consistenza, come se qualcuno gli avesse messo a forza le informazioni nella testa. Era una dote particolare che si stava sviluppando automaticamente all’interno del suo corpo, tanto che sarebbe stato possibile definire il giovane Ryosuke un genio di quell’arte anomala del suo corpo.
Certo, il ragazzo era ancora arrugginito, non aveva mai utilizzato quell’arte e per questo doveva prenderci la mano, ma quanto meno la capacità di muovere il suo stesso sangue era sua, gli apparteneva proprio come il suo nome. Il giovane doveva fare ancora pratica, nonostante potesse controllare la sua linfa vitale, trovare il modo di utilizzarla in combattimento era tutta un altra cosa e richiedeva certamente una manualità maggiore con quell’arte. Proprio per questo motivo Ryosuke passò tutta la giornata ad allenarsi, usufruendo di quelle doti appena scoperte per variare leggermente il suo metodo di combattimento. Lui che era sempre stato un tipo fisico, utilizzando principalmente Taijutsu e Nin-Taijutsu si ritrovava finalmente ad aggiungere un tocco di personalità nelle sue strategie, per incrementare ancora maggiormente il suo potere. Questa nuova carta da giocare gli offriva diverse possibilità di sorprendere i suoi nemici con attacchi improvvisi, che presto avrebbero caratterizzato quasi totalmente il suo stile. Certo, prima o poi il giovane sarebbe diventato monotono, proprio per questo credeva che solo limitatamente quell’innata lo avrebbe potuto aiutare. Intanto, però, era un potere che di certo non disdegnava. Riusciva a donargli forza e velocità e questo gli forniva ulteriori possibilità di battere i suoi avversari e di continuare il suo cammino, come mai aveva fatto. Dopotutto il giovane non amava usare molto il Ninjutsu, per quanto la ritenesse un arte eccezionale riteneva fosse estremamente scorretta durante un combattimento, preferiva di gran lunga utilizzare il proprio corpo come arma, per dimostrare, non solo agli altri, ma soprattutto a sé stesso, di essere un ottimo ninja, più di molti altri. Dopotutto il giovane era classificato quasi come un Prodigio, a quella tenera età ormai nessuno possedeva le doti che lui aveva imparato ad utilizzare, e non si trattava solo dell’abilità innata, ma anche di quella strana potenza che circolava nel suo corpo e che lo rendeva un ninja ideale. Ninja che lui voleva essere più di ogni altra cosa, nonostante temesse che il suo destino era già segnato. Lui, ragazzo che sosteneva che esistesse il libero arbitrio, temeva più di ogni altra cosa che fosse scritto il suo futuro, non solo per paura di non poterlo modificare, ma per l’idea subliminale dell’inesistenza della libertà, che gli faceva sempre pensare ad una specie di disco registrato e mandato in onda da quelle cariche divine che disprezzava e ripudiava dalla sua vita, cariche che probabilmente gli avevano donato quel potere che giaceva nascosto dentro il suo cuore.
A fine giornata il ragazzo era sfinito, si era allenato nella manipolazione del suo stesso sangue, tanto da non riuscire più quasi a muoversi. Nonostante fosse un tratto distintivo della sua catena genetica, quel potere consumava veramente tanto chakra, tanto da non permettere al giovane di usufruire per grandi periodi di quell’innata. Certo, l’aumento di statistiche lo favoriva molto, soprattutto nel suo genere di combattimento preferito: quello a corto raggio, con cui soleva combattere da quando, uno dei primi tempi al porto, aveva iniziato i combattimenti clandestini per racimolare qualche soldo in più.




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■Nome: Ryosuke Mikawa
■Villaggio: Kirigakure
■Rango: Genin
■Energia: Verde
■Chakra: N.d.
■Condizione mentale: Soddisfatto.
■Condizione Fisica: Sfinito
■Consumi: //
■Recuperi: //
■Bonus: Forza Aumentata; Velocità Aumentata.
■Malus: Chakra -30%
■Armi Svelate: Katana.





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† F e F F e †
view post Posted on 5/10/2010, 18:53




CITAZIONE
On gdr è andato tutto ok, sei stato originale a scrivere un racconto così lungo e complesso ed il modo in cui lo hai descritto rispecchia mediamente bene il carattere del tuo pg, anche se nel secondo post si vede che ti sei impegnato di meno ed hai tralasciato alcuni aspetti superficiali. Devo dire che ti saresti potuto soffermare maggiormente sullo sviluppo e sulla modulazione del sangue, anche se hai trovato un buon metodo per giustificare il ridotto allenamento. Off gdr sei stato abbastanza bravo, hai fatto post molto lunghi (circa 5000 parole) e complessi e li hai scritti anche, a quanto mi pare di capire, in poco tempo. Rileggi sempre il brano prima di postarlo che a volte potresti riscontrare errori di distrazione e/o di battitura.

Penso che sia giusto assegnarti 135 Exp e 450 Ryo

Chiudo.

 
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3 replies since 26/9/2010, 22:51   69 views
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