Oscure presenze..

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Dirge
view post Posted on 24/9/2010, 00:04




Il silenzio della morte..



Il signore delle tenebre avanzava con passo aggraziato per le lande desolate nei pressi del villaggio della nebbia. Era solo, il suo fedele compagno Kisuke era altrove. Di lì a poco tempo quei due avrebbero dovuto infliggere la prima ferita in quel di Kiri, dunque studiare la zona più e più volte era quasi una tappa obbligatoria. Ovviamente il sanguinario non girovagava per quella zona solo per quel motivo. No. In realtà aspettava di svagarsi in qualche maniera, di assaporare ancora e ancora il sangue delle sue vittime. Quella la sua droga. Inoltre era curioso, e molto, di conoscere le peculiarità dei tanto famosi ninja del paese della nebbia. Ovunque la loro fama gridava superba.

Quel luogo aveva un qualcosa di inquietante, la sottile nebbia sembrava voler sempre celare un pericolo. Persino un Uchiha avrebbe dovuto temerla. Ma ovviamente non lui, Mitsurugi, il mostro amante del macabro. Egli avanzava con passo lento ma nel contempo deciso. Nascosto all'interno di un enorme casacca nera con delle nuvole rosse disegnate e con un cappello circolare di paglia sulla testa si atteggiava spavaldo. Chiunque si fosse presentato nei paraggi avrebbe inesorabilmente incontrato la propria fine. Si, perché l'Uchiha altro non era che un Dio della morte, il solo con il potere di decidere della sorte altrui, il manipolatore del destino, il veggente maledetto. Sotto quel cappello giallo ocra si dissimulavano due sfere nere come l'oscurità, che attendevano solamente di tingersi di rosso. Oh, quanto potere esse nascondevano, un dono accessibile a pochi ma anelato da molti. Tutto d'un tratto, dopo centinaia di metri di solo terreno e nebbia, intravide tre grandi rocce, ognuna posta ad una decina metri dall'altra in maniera disordinata, e decise di avvicinarsi ad esse, sperando che fungessero da punto di ritrovo per alcuni Shinobi. Se così fosse stato i suoi desideri sarebbero stati esauditi. Giunse vicino ad una di esse caratterizzata da forme assai ambigue: assomigliava alla lancia di un tritone, dunque con tre punte. Appoggiò le spalle a quella superficie e attese in silenzio il passaggio di qualche sfortunato, un suicida inconsapevole di essere tale.

Note: Perdonate il post noioso.
 
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† F e F F e †
view post Posted on 27/9/2010, 16:41




Orma di calzare in successione ad un’altra segnavano nuovamente il percorso d’andata al castello. Il Fantasma era evaso dal principesco castello cui aveva sottratto il prezioso bene di nuova venuta, quell’eccelsa spada di fama mondiale. Era nelle sue mani, le uniche che potevano accarezzare l’affascinante elsa adornata di gemme multicolore; avrebbe preferito disintegrarla quel’arma, piuttosto che vedersene privare. Era soddisfatto, non era stato scoperto da nessuno. Dal momento in cui il fato sarebbe stato reso pubblico, sarebbe stato catalogato come Traditore di Livello D, il basico inizio. Il trampolino di lancio per l’inizio d’una nuova carriera, d’una nuova vita era già stato fissato, mancava solo l’atto ufficiale per esser riconosciuto: la fuga dal Villaggio, che non sarebbe tardata.

Aveva distanziato l’edificio sopraccitato di parecchio, era certo che nessuno l’avrebbe più scovato. Nemmeno si voltava di tanto in tanto per rassicurarsi, non ne aveva bisogno. Il suo ego pieno di sé non necessitava di ulteriori visioni, sapeva di aver trionfato. Calpestando le umide cortecce, di ramo in ramo si dirigeva verso le Lande Desolate, terre di Nessuno, nicchia unicamente dei suoi quasi nuovi colleghi. Un loco nei dintorni di Kiri poco distante dalla porta Sud, invaso da una nebbia naturale che emanava terrore data la scarsa visibilità che ella permetteva. Mai era possibile sapere chi e cosa ci s’aspettava, sempre v’era da star all’erta.

Aveva freddo, la glaciale temperatura notturna stava trafiggendo con acuminate lance sottozero la sua pelle, i suoi muscoli, le sue ossa. Solitamente era poco vestito, ma non quando il Sol calava per lasciar il testimone alla Pallida Sfera. Per di più era stato costretto a rimuovere la canotta sporcatasi di sangue, assieme alle varie bende. Le dita gli erano irrigidite, il respiro affannoso a causa anche della lunga corsa. Doveva cercare un riparo, ove ripararsi ed accendere un fuoco. Aveva fame, doveva mangiare, poteva rientrare in città per l’ultima volta ovviamente cambiando entrata. Al varco di Ovest era già passato, non poteva fare retrofronte solo dopo pochissimo tempo, contraddicendo il documento falsificato del quale s’era avvalso per uscire a quell’ora.

D’un tratto scorse con media fatica le famose rocce che componevano uno dei pochi antichi monumenti del paese: la Lancia del Dio dei Mari. L’enorme tridente era accompagnato da un paio di massi distanti equamente, non disposti però in riga. Ma appoggiato all’arma di Nettuno v’era una figura i cui abiti non erano familiari in un Villaggio, Egli non era un comune cittadino. Non poteva essere certo, ma fu la prima impressione che balenò in testa al Killer. Probabilmente era stato avvistato, era intrappolato: il possibile dislivello energetico era un incognita per entrambi, era impossibile conoscere chi era favorito sull’altro. Con moto lento ma ricco di convinzione s’avvicinò, non aveva paura. Uno Shinobi dell’Acqua ben forgiato non conosceva nemmeno il significato di quella parola, da anni oramai cancellata dal misero dizionario del Ghost. Con le parole se la cavava, anche con i fatti però non scherzava. Era cauto assai.

« Keita Momochi » Allacciò senza timore alcuno. « Ninja di questo posto. Strano veder gente qui, non c’è nulla di che da scoprire. » S’arrestò di pronunziare sia di avanzare, puntando una rapida occhiata all’abbigliamento, al copricapo, al coprifronte ferito. Konoha era impresso sulla lamina, una Foglia sferzata da un profondo taglio. Simbolo di ripudio, stemma di libertà, icona di una padronanza personale totale. Aveva trovato un Mukenin sulla sua strada, il primo d’una lunga, sperava, serie. Già gli andava a genio il fatto che quell’Essere condividesse i medesimi ideali di vita, i medesimi pensieri su come condurre la propria esistenza. Forse non era incappato in un pericolo, ma il Fato era noto per essere misterioso. « Mitsurugi Uchiha, erro? La tua fama è grande. Sei forte, si dice. » Non una vena di tremolio nell’esprimersi, nessuna grinza sulla sua fronte. Freddo, non mostrava emozione alcuna. Nelle plumbee iridi si rispecchiava la casacca a nuvole rosse del giovane noto come pluriomicida, sulla cui testa pendeva una grossa taglia. « Che sia così? O è solo una diceria sul tuo conto? La gente parla, spesso a sproposito. » Attendeva una parola, concentrato al massimo. Nemmeno la morte lo spaventava.
 
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Dirge
view post Posted on 28/9/2010, 02:56




Un nuovo suddito..forse


Il mostro delle tenebre era lì, statico, in attesa di mangiare. Vederlo saziato era una semplice utopia, la sua avidità di carne umana provocava sgomento, stava diventando sempre più potente, giorno dopo giorno, e la sua follia omicida cresceva a pari passo con il progresso dello stesso. Definibile una macchina da guerra, un crudele macellaio. Oh, ancora affioravano nella sua mente le immagini del suo ultimo sfogo di pazzia, a Konoha, davanti un immensa folla, contro uno di quei squallidi membri del Clan Hyuga. Tanto ripugnanti quanto l'eccessivo colore pallido dei loro occhi. Quel moccioso era tanto sicuro di sé, voleva fare l'eroe sfidando quell'eccezione della natura. Si era illuso di poter sconfiggere il campione uscente del rinomato esame dei Chuunin, di poter annientare quell'umano che tanto sembrava essere una divinità. Peccato per lui, non riuscì neanche a scorgere minimamente gli occhi rossi del suo assassino. Era morto troppo presto, nel giro di tre secondi, per poi divenire, in un secondo tempo, un giocattolo per l'Uchiha, un pupazzo macellato. Il suo corpo era irriconoscibile, una sagoma, tra l'altro, priva di testa. A seguito di quel gratificante fluido di ricordi il viso dell'Uchiha di pitturò di soddisfazione, un piccolo sorriso di benessere si adagiò sulla perfezione del suo volto, mentre i suoi capelli lunghi si nascondevano nella nebbia. Tutto d'un tratto quella gradevole sensazione si placò inesorabilmente, il talento aveva visto qualcosa, una sagoma ancora impossibile da contemplare chiaramente. Gli occhi del genio erano neri come la pece, ambasciatori dell'oscurità, mentre il volto era divenuto grigio. Quella figura si avvicinava sempre di più, rendendosi finalmente chiara alla vista maledetta di Mitsurugi, ben presto lo straniero si sarebbe pentito di essersi allontanato troppo dalla sua culla. Era un tipo strano, un ragazzo con il volto quasi totalmente bendato, un classico dei cittadini del villaggio della nebbia, e ciò lo confermava anche il simbolo del suo copri-fronte.
«E questa ridicola creatura?», pensò l'Uchiha.
E giusto il tempo di concludere totalmente il pensiero che il nuovo arrivato decise di prendere parola. Dopo essersi presentato riconobbe all'istante il traditore di Konoha, grazie alla grande fama riscossa, e di ciò, Mitsurugi, ne fu molto compiaciuto. Ma subito dopo il moccioso mise in dubbio il suo reale potere, quello che per le strade di tutto il mondo si andava raccontando. Un suicida, un altro ancora. Mitsurugi lo stava osservando da lontano, senza rendere possibile la vista dei suoi occhi, era adirato, ma nel contempo divertito dalla stupidità di certa gente. Avere la consapevolezza di trovarsi di fronte un vero e proprio mostro e avere la faccia tosta di prenderlo in giro, di sfidarlo. Ma doveva ammettere che, nel profondo, quel suo modo di porsi gli era piaciuto, forse possedeva davvero carattere.
«Ragazzino, tu non sei furbo!», asserì con voce controllata.
Subito un impatto col vento, una forza che lo penetrò brutalmente. L'Uchiha con una velocità addirittura impercettibile dal viandante si era posto a quattro metri circa da egli, ponendo la mano destra sul cappello circolare. Grazie a quest'ultimo gli occhi del sanguinario, intenti ad osservare quelli del Kiriano, rimasero avvolti nell'ombra.
«La stupidità è una delle piaghe più gravi presenti in questo mondo. Piccolo insetto, tu ne sei il palese esempio!», disse con tono solenne.
A quel punto la mano avrebbe sollevò il pizzo del cappello verso l'alto, cacciando quell'ombra e dando nuova luce a quei fari dannati dal demonio. Durante quel secondo, simile ad una tortura, gli occhi del veggente si tinsero di un rosso acceso, disegnati al loro interno da due splendidi e venerabili Tomoe. Il traditore tentò di colpire con un montante sinistro il volto del bambino, di modo che fosse costretto a fissare quegli occhi inquietanti. Fece ciò sfruttando le sue doti di preveggenza, intuendo il suo movimento futuro, e giocando proprio su quello. Poi, al tempo stesso, avrebbe tentato di incrociare lo sguardo del pivello, dando vita ad un Doujutsu di tutto rispetto. Il ragazzino, nel qual caso fosse caduto nell'illusione, avrebbe assistito ad un attacco rapidissimo dell'Uchiha, di cui sarebbe rimasto sconcertato. Alla fine di essa, Mitsurugi, non lo avrebbe ucciso, bensì avrebbe messo alla prova quello spirito coraggioso e gelido che poco prima aveva dimostrato. Si era incuriosito, dato che era da veramente molto tempo che qualcuno non dava prova di non temerlo. Quindi avrebbe portato un calcio, con la gamba sinistra, verso il ginocchio destro del malcapitato. Lo avrebbe colpito precisamente con il tallone, un colpo secco, che gli avrebbe rotto il ginocchio. La potenza del colpo? Contenuta. Necessaria per provocare una frattura composta, neanche necessaria di operazione ma solo di una manovra. Essa lo avrebbe fatto stare fermo per almeno trenta giorni, dopo i quali non sarebbero rimasti danni permanenti. Sarebbe tornato come nuovo, d'altronde era solo una frattura. Però la reazione che avrebbe avuto a seguito del colpo da poco inferto sarebbe stata decisiva, poiché nel caso al copiatore fosse garbata, quest'ultimo avrebbe pensato seriamente allo sfruttamento di quel giovane, e quindi egli si sarebbe dovuto sopportare solamente le suddette conseguenze, a meno che un Ninja-medico non avesse trovato rimedi più rapidi, per poi non parlare della grande possibilità ricevuta. Mentre nel caso avverso...lo avrebbe ucciso.

Nel corso del suo cammino criminale non sarebbe bastato solamente il suo fedele compagno Kisuke, bensì anche la collaborazione di altri individui, a lui sottoposti. Aveva bisogno di Ninja di cui fidarsi ciecamente, a cui impartire ordini importanti, con minime percentuali di fallimento. Ora come ora vedeva quel ragazzo come un ottimo suddito, che avrebbe addestrato personalmente per soddisfare i suoi sporchi scopi, e, nel momento in cui si sarebbe rivelato inutile oppure avesse tradito la sua preziosa fiducia, non avrebbe esitato ad ucciderlo.



S t a t u s

Generalità ~
Nome: Mitsurugi Uchiha
Villaggio: /
Grado: Mukenin liv. C
Energia: Rossa
Chakra: 265/300
Condizione Mentale: Sorpreso
Condizione Fisica: Illeso
Consumi: Attivazione Sharingan [10] ; Doujutsu Ipnotico [25]
Slot Azioni:
1/1: Montante
1/2:

Slot Tecniche:
1/1: Attivazione Sharingan
1/2: Doujutsu Ipnotico

Armi svelate:

Ot:

 
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† F e F F e †
view post Posted on 29/9/2010, 15:09




Fulmineo, divino, come aurea folgore di Zeus ancora prima d’aprire bocca s’era già avvicinato. Una dozzina di passi li separava, il Fantasma quasi non s’era nemmeno accorto del rapidissimo spostamento. La sua inettitudine di fronte ad un simil soggetto non lo disagiava affatto, sapeva d’esser fisicamente inferiore, un Mukenin di Livello C era paragonabile ad un Chunin con caratteristiche medie. Ma ciò non bastava ad abbattere il Fantasma, colui che era stato forgiato tra gelo e sangue. Stava per levarsi lo strano copricapo, forse s’era offeso, non era però primaria intenzione del Kiriano farlo infuriare, voleva solo dimostrargli che non sarebbe stato intimorito nonostante la famosa smania omicida che controllava la mente e le mani assassine dell’Uchiha.

“Stupido”, così era stato appellato dall’Essere di Konoha, con un tono di superiorità che Keita non gradiva affatto. Da nessuno amava essere sottomesso, era solito rispettare chi contraccambiava. Non era irritato tanto dalla parola di scherno nei suoi confronti, ma dalla maniera cui era stato ripreso da colui che prevedeva il futuro. « Gli intelligenti hanno il cervello, ma gli stupidi hanno le Palle. » gli rispose, era sempre stato convinto di quella teoria. Non che ciò implicasse l’inutilizzo dell’intelletto, intendeva evidenziare il fatto che Lui era uno che gli attributi li schierava sempre, indipendentemente dalla situazione cui veniva a trovarsi.

Un istante passò dal momento in cui serrò le labbra, che il cappello venne sollevato per dare vita ai due rubini che tanto notoriamente s’erano diffusi in ogni Paese. Mai ne aveva incontrato direttamente un paio, mai s’era scontrato contro Essi. S’aspettava quasi quel gesto, s’aspettava che il Traditore gl’avesse mostrato cosa era in grado di fare, era una questione d’orgoglio. Vagamente ne conosceva la potenzialità, ma nonostante tutto la paura non l’aveva reso sua preda. Era pur sempre Lui il cacciatore, mai s’era fatto catturare da quel sentimento che tanto odiava, sempre aveva cercato di opprimerlo, sempre c’era riuscito.

Poco, un unico istante, passò dalla notazione di splendore delle due gemme che un potente uppercut lo colpì di sorpresa al mento; nonostante la distanza risultasse circa quattro metri, vennero bruciati in maniera talmente spiccia che la difesa era praticamente innalzabile. Inutile fu tentare d’alzare le braccia a coprire il volto, il pugno era imparabile, irraggiungibile. Impattò con foga sull’osso mandibolare, quasi a stroncargli l’uso del gusto e del morso. Tale fu lo scontro delle nocche che l’orecchie ambedue iniziarono a fischiargli, intontendolo; si sentiva alzarsi da terra ma al contempo perdere la stabilità dovuta alla percussione.

Un attimo successivo, i plumbei dischi erano rivolti al cielo causa del colpo, ma non v’era una Luna a rispecchiarsi: sullo sfondo v’erano due iridi scarlatte irrorate di energia e sangue, due occhi di demonio che avrebbero terrorizzato chiunque, ma non lo Spettro. Sapeva come limitarli, gli sarebbe bastata una basilare Tecnica studentesca per offuscare un Doujutsu tanto desiderato. Era straordinaria quanto conosciuta quella BloodLine, ma anch’essa era soggetta a vantaggi e punti deboli. Dalle Tomoe scaturì un qualcosa, una genesi che scombussolò il giovane corpo mezzo denudato. Una specie di shock, una sferzata mentale, una Tempesta Cerebrale.

Sentiva la testa pesante, non sapeva però l’effetto da cosa dipendesse, dalla botta talmente forte da fargli sputare involontariamente saliva e liquido vermiglio oppure da chissà quale motivo a lui sconosciuto. Provava dolore intenso, forse mai era stata raggiunta quella soglia in tutta la sua breve vita. Eppure non s’era disperato, se l’attendeva senza però scomporsi minimamente. Freddo era inizialmente, freddo sarebbe rimasto. Infine, radendo l’incoscienza, avvertii un ulteriore trauma, stavolta però interessò la seconda metà del corpo. Un calcione era violentemente stato scagliato verso il suo ginocchio destro; una macabra melodia d’ossa che si frantumano squarciò il silenzio della notte. Una fitta molto concentrata apparve nella zona bersagliata, Keita si inginocchiò involontariamente portando una mano a coprire la porzione lesa, probabilmente il menisco s’era spezzato come una ramoscello calpestato con interessamento di medio - grave entità che probabilmente avrebbe danneggiato seriamente il Crociato Esterno. Tale ammontare avrebbe reso il Momochi costretto ad adoperare un’unica leva per parecchio tempo.

Stringeva i denti, che stridevano come per scheggiarsi l’un l’altro, cosa che probabilmente era accaduta dopo il montante ricevuto completamente. L’articolazione soffriva, l’acume del dolore aumentava sempre di più a tal punto che la concentrazione era calata, se fosse accaduto altro non sarebbe stato pronto nemmeno mentalmente alla reazione. Ma la rabbia che stava rigonfiando le sue vene accecava tutto ciò, tutto sommato cercò di non mostrare questo lato. Voleva mantenere la sua statuaria espressione, era più gelido dello Zero Assoluto. Non si era emozionato granché, lo Sharingan era sì incredibile ma non a tal punto da entusiasmare lo Spadaccino. Cercava di rialzarsi, esercitando tutto il peso sulla gamba mancina. Lo fissava, come uno squalo inferocito dalla carestia di fronte ad un succulento pasto. Non era il tipo da sorprendersi con così poco, alzò la fronte per cercare i due bulbi avversari; non gli importava se fosse rimasto intrappolato in un’altra illusione. Voleva fargli capire che Niente o Nessuno era in grado di scuoterlo. « Non ti temo. Non temo i tuoi occhi, io so come fermarli. » gli disse, rivolgendosi con fermezza. Non bleffava, la sua Nebbia era realmente capace di neutralizzare ogni tipologia di Arte Oculare.
 
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.:Namikaze Minato:.
view post Posted on 2/10/2010, 00:41




« Cosa ne pensi, Gamakiki? »

« Hanno potere, ma non certo l'intelligenza per usarlo. »

Reed sorrise. Il Rospo aveva ragione.

« È vero manca loro uno scopo. »



Il Kaguya soppesò bene la situazione. Kisuke non era lì. Peccato. Avrebbe voluto incontrarlo. Il loro ultimo dialogo a Konohagakure era stato davvero interessante. C'era anche lui: il tizio che adesso fissava. Mitsurugi Uchiha. Il compagno di Kisuke. Un Uchiha dal cuore duro e violento. Sarebbe stato un ottimo elemento. Oh sì. Proprio un ottimo elemento. Kisuke aveva proprio ragione. Quel dannato Nara era un gran figlio di buona donna di strada, non c'era nulla da dire.

Reed osservava lo scontro tra i due memorizzando le loro pose, i loro atteggiamenti, le loro tecniche. Dall'ultima volta che l'aveva visto a Konohagakure, l'Uchiha era migliorato parecchio. Reed ebbe una conferma di ciò che si diceva in giro di lui e di Kisuke. I due Mukenin erano diventati estremamente forti. Seduto sul dorso di Gamakiki, che a sua volta era semi- immerso in una piccola lacuna d'acqua paludosa, dietro la folta erba ed un cespuglio di canne, Reed si chiedeva cosa la Vita aveva in serbo per lui. Lui avrebbe seguito la Via dell'Illuminazione. Avrebbe raggiunto le sommità del cielo, dispiegando i segreti che avvolgono l'universo. Lui avrebbe raggiunto il controllo massimo che un ninja poteva avere sul flusso vitale chiamato chakra. Egli avrebbe percorso i sei cammini. Per giungere all'ultimo: al settimo. Quello che porta all'Onnipotenza.

Il Kaguya si spostò verso i due rivelandosi. Gamakiki scomparve, ritornado attraverso lo spazio tempo al suo luogo di provenienza. Battè le mani in un applauso forte, sorridendo. Il mantello gli dava un'aria molto alla Van Hellsing.

« Sempre a far casino, Mitsurugi? » chiese Reed con fare divertito. I due avevano messo su un bell'incontro. Il suo sguardo si posò sul ginocchio dell'altro. « Le vecchie abitudine sono dure a morire, eh? »

Si sedette sulla roccia sulla quale qualche minuto prima era steso il Mukenin e rimase ad osservare i due.

« Prego continuate pure, non voglio certo interrompervi. » fece finta di limarsi le unghie « aspetterò il mio turno in tranquillità » sorrise. Molto presto avrebbe dato all'Uchiha qualcosa di cui andare soddisfatto. E soprattutto la possibilità di divertirsi ancora. Molto presto... .

 
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Dirge
view post Posted on 27/10/2010, 02:50




Il gelido bambino e il Kaguya


Sorprendente e raro. Quelle furono le attribuzioni più esatte associabili al ragazzo bendato. Lo aveva colpito duramente, gravi erano le ferite infertagli ma, nonostante ciò, il carattere del giovane aveva trovato conferma. Peccato: Una grande mente all'interno di spoglie immeritevoli. Lo aveva nettamente messo fuori gioco. La sua bocca era dolorante e fonte di zampilli di sangue, mentre il suo ginocchio destro, bhè, era assai distrutto. Egli cascò ai suoi piedi, come uno schiavo con il suo padrone. Chiunque altro si sarebbe gettato piangente al suo cospetto, implorando pietà...ma non quel ragazzo. La vittima aveva sollevato lo sguardo, incrociando per una seconda volta le iridi demoniache, non aveva paura, anzi, lo stava sfidando nonostante le sue pessime condizioni. Un sorriso colmo di soddisfazione tracciò le sinuose labbra del principe della morte. I due si trovavano a forse cinquanta centimetri di distanza, il veggente lo avrebbe potuto ridurre a brandelli, ma non quella volta. L'estraneo si era dimostrato “d'eccezione”. Trascorsero forse due secondi e dalle labbra sanguinanti del ferito fuoriuscirono, colme di alterigia, parole disarmanti e apparentemente prive di logica, ma solo di follia. Il moccioso asserì di essere in grado di sconfiggere gli occhi dell'eletto, di neutralizzare quel potere tanto bramato da qualsiasi essere mortale. Mitsurugi socchiuse appena le palpebre, plasmando al tempo stesso la bocca formando una piccola smorfia derisoria.
«Ragazzino...quest'oggi non morirai. Sei fortunato, mi piace il tuo carattere...peccato per la debolezza di cui sei padrone. Ma non disperare...se farai ciò che ti dirò per quella potremmo porre rimedio. Per adesso ti do solo un consiglio: stai zitto e non fiatare a meno che te lo consenta io! Questo per non farmi cambiare idea...se ci tieni alla tua vita!», sentenziò il sanguinario con freddezza.
Stava osservando con impassibilità quello che di lì a poco sarebbe divenuto il suo pupillo quando, tutto d'un tratto, un fragoroso incontro di mani lo fece voltare dietro di sé. Era Reed. Quel Kaguya che tanto lo aveva affascinato quel giorno a Konoha. Quello parlò, si rivolgeva alla divinità con una strana ironia. Quel modo di giocare con le parole celava qualcosa di malvagio, lo percepiva a pelle. Quel tipo dalle peculiari abilità non era un buffone, era un genio, proprio come lui. Lo squadrò con occhi di ghiaccio, che nonostante ciò facevano trasparire un poco di soddisfazione.
«Quale sorpresa..anche se in fondo ti aspettavo. Credo oramai sia palese il motivo della tua presenza, dunque non perdiamo troppo tempo. Ho intenzione di fondare un organizzazione criminale di qualità. Un gruppo che abbia il potere di conquistare tutto ciò che vuole. Kaguya, ritengo tu abbia le caratteristiche adatte, ma ti avviso di una cosa...Non tentare mai di scavalcarmi, non mi farei problemi a farti fuori. Non avrei pietà. Attendo un tuo parere, seduta stante!», disse gelido il mostro, voltandosi totalmente e avanzando di qualche metro verso il nuovo arrivato.
Per poi bloccarsi e contemplare con la coda dell'occhio sinistro il Momochi.
«In quanto a te...non sei ancora degno di unirti a noi. Sei troppo debole e misero, per ora. Con il tempo, se mi obbedirai ciecamente, ti assicuro che ti renderò una macchina mortale. Ti addestrerò personalmente. Ma avrai questo privilegio solo dopo avermi dimostrato la tua totale devozione», affermò con tono solenne.
Dunque attese le parole di quei due, disposto a donare l'onore delle sue gemme infuocate ad entrambi. Una singolare fatalità.



S t a t u s

Generalità ~
Nome: Mitsurugi Uchiha
Villaggio: /
Grado: Mukenin liv. C
Energia: Rossa
Chakra: 265/300
Condizione Mentale: Sorpreso
Condizione Fisica: Illeso
Consumi: Mantenimento Sharingan [5]
Slot Azioni:
1/1:
1/2:

Slot Tecniche:
1/1:
1/2:
Armi svelate:

Ot:

 
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† F e F F e †
view post Posted on 29/10/2010, 20:30




Parole, parole, parole. Discorsi lunghi e noiosi, fiumi di vocaboli congiunti in un treno di suoni che raggiungevano l’orecchio dolorante del Boia per attraversarne inutilmente il cervello, sbucando poi rapidamente dalla parte opposta. Le ferite accusate erano la principale causa di distrazione, la propria salute era la primaria scritta in cima alla lista. Sotto sguardo attento e fisso da parte dell’Uchiha, Keita veniva indotto a non rispondere nemmeno, e ciò lo imbestialiva. Lui, destinato a divenir un Kami, zittito in tale maniera: inconcepibile. Si costrinse al mutismo onde evitare il peggioramento delle proprie condizioni già critiche, il ginocchio l’avrebbe costretto ad un infermità prolungata. Non era in grado di competere, al momento Mitsurugi primeggiava in ogni campo. Non rispose.

Debolezza, un aggettivo cui s’era sempre discostato. Mai Nessuno s’era permesso d’affidargli quell’appellativo che personalmente non si riteneva adatto, ma Qualcuno s’era preso il lusso senza permesso. Errore, presto da punire. L’impertinenza era una caratteristica che Egli odiava, in quanto mancano di rispetto ad un essere superiore era inammissibile. I conti sarebbero presto stati risolti. Così pure la Clemenza, non era di certo un Dio che doveva essere graziato dalla bontà altrui, ma era lui che doveva premiare oppure ordinare la mortal sentenza ai sudditi disubbidienti. Non l’aggradava affatto quel rovescio di situazione.

Un'altra presenza arricchì il tetro terreno di lotta, si trattava d’un Ninja non nuovo agli occhi del sofferente Killer. Reed, noto all’interno del Villaggio di Kiri come un provetto manipolatore d’ossa, s’era apprestato a batter le mani alla scena appena accaduta nel mentre che s’avvicinava all’ex membro della Foglia. Volto sorridente, divertito, espressione veritiera o meno, irritò il Divino che si sentiva in quel momento al centro d’uno spettacolo dal triste finale. Stringeva le fauci per quanto riuscisse, la soglia d’esplosione stava per essere sorpassata: si promise un giudizio solenne anche nei suoi confronti. Redimere i peccatori, ecco cosa avrebbe fatto in futuro. Lo Shinobi succitato andò ad ubicarsi presso la già usufruita roccia, pregando che il combattimento non cessasse causa la sua venuta. Ancora in mostra la chiostra dentata, seguita da un gesto solito di chi si auto proclama non modesto. Odio che bolliva.

Dialogarono brevemente gli altri due, parve palese che v’era già stato un precedente incontro tra loro. Poi un pezzo di della frase dello Sharingan user catturò la sua attenzione: un’organizzazione criminale? Uhuh interessante. Gli ideali appena esposti furono manna dal cielo, era ciò che l’Omicida Silenzioso realmente cercava: conquista del Potere. Nuovamente degradate le sue qualità, gli venne accertato un addestramento atto ad elevate le sue doti ad un livello superiore. Il Giglio sarebbe presto sbocciato. « Vuoi un segno di devozione? Eccolo. » Pronunziò infrangendo l’ordine datogli, ma non si preoccupò. Slacciò il coprifronte ma lasciandolo cadere al suolo. Estrasse uno Shuriken del Vento Demoniaco che utilizzò come sostegno, indi con un saltello calpestò il simbolo d’appartenenza alla Nebbia. Non poteva ancora sfregiarlo, ma presto le quattro S sarebbero state marchiate in eterno.
 
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6 replies since 24/9/2010, 00:04   156 views
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