Criminally Insane, Fuga in coppia

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Dirge
view post Posted on 3/9/2010, 11:30




Oscuro incontro..



Criminale, assassino, traditore. Associazioni brutali quanto affascinanti se attribuite a quel gelido ragazzo di nome Mitsurugi. Da quanto tempo ormai egli mirava a divenire uno dei ricercati più pericolosi di sempre? Da tutta una vita. Quel momento era vicino, lo percepiva. Trascorsero parecchi mesi dal giorno in cui venne proclamato Chuunin del villaggio del fuoco, sarebbe potuto fuggire molto prima ma esitò per via dei suoi pensieri ed i suoi allenamenti. Dopo quella finale cambiarono molte cose, dopo la ritirata di quel moccioso incominciarono a sorgere entro sé dubbi sulla grandezza effettiva del suo potere. Aveva vinto la competizione, vero, ma per scelta di qualcun altro. Sognava gli occhi di quel bambino ogni notte, per poi svegliarsi col fiatone e ripetere dentro di sé che prima o poi l'avrebbe ucciso. Un periodo triste per lui. Ma un giorno una semplice immagine nella sua mente stravolse tutto. Pensò a Kisuke Nara, il suo compagno di battaglia, quel ragazzo che vantava una nomina ben più tenebrosa della sua, che venne messo al tappeto a metà dello scontro. Si pose diverse domande sul suo conto, si chiese innanzitutto come fosse possibile che un talento come il suo fosse stato spiazzato da una semplice manovra del moccioso, dopo esser stato per tutto l'esame il più forte indiscusso. E ancora si chiese in che stato potesse stare lui in quel momento. Rifletté parecchio ad entrambe le cose, arrivando alla conclusione che chiunque, anche i più potenti, possono sbagliare, e immaginò che egli, a differenza sua, proprio per questo motivo stesse lavorando duramente per compensare a quell'errore compiuto in battaglia, per evitare di ripeterlo nuovamente.

Quel giorno, in quella stanza buia e silenziosa si sentì ghiacciare dentro. Si definì un vero idiota per essersi allenato così poco rispetto a lui e agli altri. Si rese conto che il cambiamento doveva essere repentino, immediato. Si sollevò di scatto. Sembrava contornato da un aura diversa, i suoi occhi assunsero un espressività tutta nuova, e un ghigno tinse quel volto resuscitato. Era il momento di tornare da “lui”. Impiegò un niente per vestirsi ed addobbarsi di tutto il suo prezioso e pericoloso armamentario. Per ultima afferrò la sua nuova spada, un esemplare davvero singolare. Interamente nera, cattiva, proprio come il suo padrone. Un impatto leggero causato dal tacco della Tensa fu necessario per frantumare il fragile vetro di quella stanza che anche per troppo tempo aveva avuto l'onore di ospitare il ragazzo dagli occhi maledetti. Approdò silenziosamente sul terreno, per poi rialzare lo sguardo malefico e camminare con passo lento verso uno dei quartieri più tranquilli di Konoha, dove avrebbe trovato la casa del Nara, secondo le informazioni a lui pervenute. Durante il suo cammino con occhi quasi distratti osservava tutte quelle dimore poste a schiera ai suoi lati, e pensava, e rifletteva, ma al tempos tesso si assicurava che nessuno lo stesse pedinando.
«Quale monotonia queste case, questa gente!», pensò.
Poi sul viso apparse il tipico ghignò sadico del purosangue Uchiha.
«Molto presto tutto questo verrà sostituito da una desolazione di fuoco, manca poco».
Portò lo sguardo nuovamente di fronte a sé, lacerando quell'aria mite e serena con la sua nera anima. Il luogo dove era diretto non era ancora molto lontano, mancavano forse dieci minuti, ma quell'esiguo numero si rivelò duraturo e degno di esser vissuto.
«Attendo da così tanto tempo questo momento, il mio allontanamento da questa tana di deboli sognatori di pace, da questi schifosi burocrati. Non sono mai stato legato veramente a questo villaggio, troppo pacifico per i miei gusti, e al tempo stesso esageratamente pieno di fantomatici dittatori. Io odio essere comandato. Proprio per questo nelle missioni a cui ho partecipato non ho mai reso bene. E se avessi obbedito cosa sarebbe cambiato dico io? Sarei divenuto un servo, proprio come tutti questi fantocci qua, uno schifoso schiavo dello stato destinato a rendere servizio a Konoha per il resto dei miei giorni, sarei divenuto un sensei di accademia, e poi che altro? Avrei avuto una famiglia? Bha che pena. Che monotonia. Io non riesco a capire come a tanta gente tutto ciò vada bene. Io voglio differenziarmi, io cerco qualcosa di diverso dalla vita, io cerco il potere. E' nella mia natura spiccare sul prossimo, io sono un Uchiha. Ma sembra che anche il mio clan oramai non possegga più così tante virtù, sono diventati inutili servi anche loro, mi fanno schifo. Tsk...Moriranno tutti. Konoha verrà distrutta e con lei tutta le gente che l'abita, compresi quei deboli dei miei familiari. Diverrò conosciuto un giorno, per tutti i paesi, nessuno escluso, e ne sottometterò uno ad uno. Il mio nome navigherà nell'aria, e ovunque arriverà porterà terrore e paura. Però, ovviamente, non posso fare tutto da solo. Per mia fortuna esiste ancora qualche elemento che la pensa come me. Ed è proprio di questa ristretta cerchia che intendo fidarmi. Mano a mano metterò su un gruppo criminale senza rivali, composto da elementi di grande qualità, degli esseri di eccezione, come me. Grazie alla loro collaborazione potrò portare a compimento i miei piani!»
Sospirò molto profondamente, socchiudendo appena gli occhi.
«Certo, che a pensarci bene sono cresciuto! Questa putrida città eppure è servita a qualcosa, a farmi vivere delle esperienze necessarie alla mia crescita. Una volta contavo solamente su me stesso, non che ora lasci la mia vita nelle mani degli altri ovviamente. Mai. Però mi sono ripromesso di fare squadra con gente della mia stessa pasta. Può sembrare una sciocchezza, perché magari uno Shinobi nasce già con una certa indole di collaborazione, ma nel mio caso è diverso, io sono diverso! Questo cambiamento risulta molto importante per me!»
Chiuse gli occhi, per poi riaprirli pochi istanti dopo.
«Kisuke Nara, detto la bestia nera. Nonostante sia per causa sua che io abbia fatto quella figura agli esami, non so per quale motivo, reputo sia una di quelle eccezioni a cui spesso mi riferisco. Non ho mai fatto completo affidamento a tutta la sua popolarità, a tutte le voci sul suo conto, ma ho sempre atteso le dimostrazioni pratiche. E nonostante esse alla fine mi abbiano deluso ho scrutato con molta attenzione il suo stile di combattimento, la sua classe ed eleganza, ho apprezzato molto la sua freddezza nell'agire e nel porsi. Ma rimango ancora con quel dubbio. Non capisco cosa gli sia successo durante l'offensiva del moccioso, ancora non lo capisco. Ma non mi interessa, è irrilevante ormai. Nonostante il piccolo Uchiha e quell'altro strano shinobi si siano comportati meglio in battaglia ho capito benissimo che tutti e due assieme non valgono la metà del manipolatore di ombre. Ricordo che ad un certo momento quei due hanno battuto una sorta di ritirata, schifosi vigliacchi!»
Mitsurugi tutto d'un tratto si bloccò, per poi spalancare gli occhi e cadere quasi in trans. Un flash attraversò la sua mente, un presentimento strano.
«E se Kisuke non avesse mai iniziato a combattere seriamente? E si fosse fatto sorprendere da quel gioco da ragazzi appositamente per terminare uno scontro giudicato noioso dalla sua persona? Ancora non riesco a collegare certi elementi. Perché quella misera figura dinnanzi a quell'immensa folla, eppure anche lui, come me adora la sua popolarità. E se realmente non gliene fosse importato mai nulla? Mi mancano ancora parecchi tasselli per completare questo pazzo puzzle, ma sono vicino alla soluzione!»
Riprese a camminare, come se non fosse successo nulla.
«Sono convinto che sto facendo la cosa giusta, sono certo di aver scelto bene il mio primo vero compagno! E sono altrettanto sicuro che la cosa è reciproca. Non sto facendo un viaggio a vuoto, io so che anche lui possiede le mie stesse ambizioni, l'ho capito prima che iniziasse quel duello. Più volte alludeva al suo odio verso questo villaggio, più volte mi ha fatto capire la sua intenzione di andarsene, ma ovviamente solo attraverso un discorso indiretto poteva trasmettermi certe informazioni, troppo segrete e delicate per essere scoperte da altri. Inoltre sono certo mi sarà grato per avergli salvato la vita!», pensò infine il malintenzionato.
In lontananza i suoi occhi nero pece scrutavano torvi la casa del Nara, mentre con la mano destra prese a sfilare molto lentamente la spada dall'elsa. Intorno a lui due suoni contrapposti: il graffiante rumore dello scorrere della lama contro la fodera e l'inconfondibile respiro della natura circostante. Quel melodico contrasto era il fischio d'inizio. Tutto sarebbe iniziato da lì, in quel posto tranquillo e insospettabile. Il male sarebbe sorto da un nido di pace, e un giorno sarebbe tornato per distruggerlo, seminando morte per le sue strade. Il principe non voleva cogliere di sorpresa la bestia nera, assolutamente, non era in vena di simpatici scherzetti, si sarebbe fatto sentire. La cosa dell'occhio destra puntò un enorme palo posto a due metri di distanza dalla sua sagoma. Era alto forse dieci metri e parecchio spesso. Si udì il sonoro scattino della sicura della spada e successivamente un sordo tonfo: il palo sdraiato sul terreno. Mitsurugi guardava soddisfatto la sua piccola opera, un sorrisino beffardo colorò il suo viso alla sol visione di piccole crepe venutosi a creare sulla solida base.
«Toc-toc Kisuke!», sussurrò con voce divertita.
Dunque tornò a dirigersi verso la casa del Nara, ormai mancavano pochi secondi. Voltò l'angolo ed eccolo là, imponente con gli occhi fissi sull'Uchiha. Si avvicinò, riponendo passo dopo passo la Tensa nella sua corrispettiva custodia, una scena delicata. Lo schiocco della spada a riposo coincise con il blocco del movimento dell'eletto a quattro metri dal manipolatore d'ombra. Una folata di vento smosse la stupenda capigliatura del sanguinario, portando u ciuffo davanti all'occhio sinistro per poi farlo tornare nuovamente di lato. Gli occhi suoi scrutavano gelidi quelli del Nara, quasi che in quel silenzio si celasse un intesa mentale perfetta, quasi che stessero parlando senza aprire bocca. Ma poco dopo, l'Uchiha, decise di rivolgergli confidenza.
«Credo tu sappia perfettamente quale sia il motivo della mia visita. Non sprecherò ulteriori parole, il tempo è poco. Piuttosto, in che maniera pensi di agire?», affermò freddo il mostro.
Attendeva solamente la sua risposta, sperando che non si contrapponesse in alcuna maniera e che avesse, nel caso, già un piano da lui premeditato.


S t a t u s

Generalità ~
Nome: Mitsurugi Uchiha
Villaggio: Konoha
Grado: Chuunin
Energia: Verde
Chakra: 200/200
Condizione Mentale:
Condizione Fisica: Illeso
Consumi:
Slot Azioni
1/1:
1/2:

Slot Tecniche:
1/1:
1/2:

Armi utilizzate:

Note:
 
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† K y u b i »
view post Posted on 3/9/2010, 11:30






..:: ۞ Highway Song ۞ ::..



† Ira funesta. Sangue rappreso e essiccato dal tempo inesorabile su pareti e su pelli. Ferite aperte e mai rimarginate del tutto. Pensieri fugaci di una vita fermatasi quel giorno di primavera. Terribile. Passi silenziosi nell’ombra. Un vociare sinistro che diventava un sussurro nell’oscurità della notte. Agonia che durava pochi attimi nel mondo reale ma che invece nel subconscio sembrava durare anni. Millenni. Sperava sempre che fosse solo che una bieca illusione, ma ogni qual’volta che si svegliava nel cuore della notte con il sudore freddo e il battito accelerato cadeva nell’oblio di una verità sconcertante che non l’avrebbe mai abbandonato. Come poteva sopravvivere, “mentalmente”, a quelle rappresaglie mentali? Non poteva farcela in quel posto circondato da auree positive. Ogni sera, al calar del sole appena egli chiudeva le palpebre pronto ad farsi rapire dalle braccia di Morfeo qualcosa cambiava radicalmente nel suo sonno. Dall’oscurità assoluta sembrava tutto mutare radicalmente. Fiamme color rosso/arancio, acqua scura che sotto la luce delle lingue di fuoco sembrava melma nera. Figure demoniache armate gli urlavano contro frasi incomprensibili. Lui avanzava fino ad un altare di pietra, la bestia che stava comoda su di esso era alta il doppio di lui e tra le fauci dilaniava quello che sembrava un corpo umano. Una bestia fra le bestie, ad ogni rintocco di una campana, invisibile al suo terzo occhio, vedeva cadere la testa del malcapitato proprio di fronte ai suoi piedi. Sangue e carni sparse ovunque. Il tempo di vederlo bene in faccia prima che l’immagina torbida svanisca del tutto e che la finta realtà torni a dominare la scena. Kisuke Nara oramai lo sapeva. Non poteva più resistere in quel villaggio capeggiato da finti proclami e abitato da grossi scarafaggi. Come aveva programmato da tempo, ancor’prima dell’inizio degli esami chunin, in solitudine o accompagnato da giovani adepti, avrebbe tradito il villaggio di Konohagakure per darsi alla macchia in modo tale da poter sfogare queste frustrazioni commettendo reati di varia natura. Tutto era pronto, mancava solo qualche piccolo dettaglio e poi si sarebbe potuto divertire a togliere vite, rubare, stuprare e a racchiudere in quelle tre parole tutto il male del mondo. Era disposto a diventare un carnefice pur di non soffrire più la notte. Sapeva come si sarebbe mosso una volta abbandonato la città. Le sue mete erano scolpite con il sangue nella sua mente. L’itinerario era tortuoso e pieno di pericoli. Aveva accettato il suo destino da parecchio tempo, era pronto a pagare le conseguenze delle sue azioni. Già si immaginava la scena in ogni villaggio che avrebbe attraversato di lì a poche ore. La sua immagine stampata ovunque con sotto la taglia stampata a lettere cubitali. Facendo quell’ultimo passo non avrebbe potuto più avere una vita tranquilla. Non che adesso come adesso lo fosse, ma di certo non sarebbe diventata così problematica. Il suo sguardo fissava il vuoto. Un piccolo spiraglio di luce attraversava la stanza spartana di quella casetta abbandonata. Sembrava una lama infuocata che tagliava l’ombra. La sua ombra. Pessimo presagio. Era rimasto lì tutte quelle ore che alla fine potevano sembrare giorni. Solo con il suo Io interiore. Pensava ad ogni minimo particolare del piano. Con la mente fotografava ogni zona, ogni oggetto e ogni conseguenza che stava per azionare. La carta bomba rubata a quel personaggio sepolto da vagonate di terra gli era tornata utile. Essa era stata affissa in un scantinato inutilizzato di una casa nelle vicinanze del palazzo amministrativo dove presidiava l’Hokage e i suoi fedeli sottoposti. Un diversivo piuttosto utile. Mentre la casa sarebbe stata arsa dalla fiamme, lui e Mitsurugi, altro chunin della foglia, avrebbero potuto finalmente svignarsela con tutta tranquillità. Ci aveva messo parecchio tempo per idearlo ma alla fine tutto era perfettamente pronto e funzionante. Il tunnel scavato con le sue mani ed utensili trovati qua e là per casa, finalmente era stato collaudato. Esso portava fuori dal villaggio della foglia, direzione Nord-Est, verso il confine con il paese dell’acqua. Era lungo la bellezza di tre kilometri e per percorrerlo ci voleva almeno venti minuti. Un lasso di tempo abbastanza buono. In quegli attimi tutto il villaggio sarebbe stato invaso da un nuovo attentato terroristico e come se non bastasse dalla loro parte scattava il fattore ”paura”. L’attenzione e l’occhio vigile delle forze armate si sarebbe spostato subito al centro cittadino lasciando sguainate le difese che circumnavigavano il perimetro delle mura. Per essere certo di questo dettaglio, non trascurabile, poco tempo prima aveva dato sfoggio di un paio di tecniche abbastanza potenti da seminare il caos e morti per uno dei grandi vialoni della foglia. In quello scontro acquatico misto animale aveva rivisto il suo vecchi amico Reed Kaguya, anche lui chunin, solo proveniente dal villaggio nascosto della Nebbia. Su quei tetti il loro scontro era durato ben poco, tanto che subito dopo la sua fuga per l’atto commesso si chieste se quello fu veramente uno scontro. A lui era sembrato solo uno screzio di poco conto. Alla mente gli tornò anche le figure dei vari personaggi che gli circondavano. Da un lato, quello del Nara, c’era il suo federe compare Mitsurugi Uchiha. Invece dietro a Reed ricordava di aver visto un chunin di cui non ricordava manco più la faccia e di Rayga Hyuuga, genin della foglia. Prima di andarsene via da lì aveva salutato alla sua maniera il vecchio amico. C’è la fece appena in tempo, appena aveva convogliato l’energia per farsi teletrasportare via tramite la tecnica del teletrasporto. (Immettere nome della tec.) aveva visto le guardie accorrere per prestare i primi soccorsi e per vedere chi era il pazzo che aveva scatenato quel putiferio. Sapeva di essere oramai ricercato per tutto il villaggio. Le morti che aveva causato e i danni alle abitazioni erano azioni equivalenti al tradimento, quello era stato il primo, vero, passo verso per diventare un Mukenin. Lo sarebbe diventato, su questo non aveva dubbi, per tanto comunque doveva aspettare il suo complice. E la domanda che gli spuntò era spontanea. Era riuscito a scappare anche lui in tempo? Per essere certo di questo aveva utilizzato una tecnica per individuarlo e tenerlo sotto sorveglianza fino all’ora e all’luogo dell’incontro. La notizia della sua incolumità l’aveva raggiunto in quell’istante. Un graffiare di zampe gli fece girare la testa verso destra. Un animale minuto e con il muso semi schiacciato si fece avanti da una mini entrata situata dietro un mobile eroso dalle tarme. Pakkun, il fedele cane del Nara stava ora seduto a pochi metri da lui con il mantellino blu danzante sulla sua schiena pelosa. I suoi occhi vitrei avevano sempre la solita espressione seria. Kisuke aspettò le sue parole. Esse arrivarono poco dopo, risuonando basse in tutta la sala.

« Kisuke, l’Uchiha sta arrivando. E’ spavaldo, fin troppo per i miei gusti. Non si preoccupa di mantenere la sua posizione segreta dopo quello che avete combinato in viale.

† La mano del Nara si strinse in un pugno tremante. La stoltezza di quel ragazzino stava superando ogni limite. Non aveva senso della riservatezza, era acerbo quanto il genin di nome Rayga, forse anche peggio. Alzatosi dalla sua statuaria posizione, la bestia nera ordinò al cane di pattugliare il circondario del quartiere in modo tale da prevenire eventuali attacchi del villaggio. La pedina più importante era quella bestia a quattro zampe, senza di lei si rischiava veramente grosso. Il cane una volta uscito lasciò Kisuke in un sordo silenzio fatto di stress e disperazione. Ad un certo punto udì un rumore provenire dall’esterno. La fonte di tale rumore era stata forte e rocca. Il foglioso si voltò di scatto verso la sorgente di quel rumore. Ora non poteva far finta di niente. Uscì dalla casa in un secondo, fuori il sole era forte. Il suo sguardo andò a destra e a sinistra della via su cui si ergeva la sua casa. Nessuno all’orizzonte. Bene. Invece, dall’angolo di una via secondaria che faceva “T” con quella parallela alla sua tana vide finalmente il ragazzo Uchiha venirgli in contro. Gli occhi che gli serbò furono di ghiaccio ridotti a delle piccole fessure nere. Il bambino si fece avanti come se niente fosse. La distanza che li separava era circa quattro metri, o giù di lì. Inforcata la spada il plebeo lo guardò per pochi secondi nel silenzio più totale. Le parole che fuoriuscirono dalla sua bocca erano intinse di idiozia e ovvietà. Il ragazzo dalla coda corvina non rispose subito. Quel posto all’aperto era troppo visibile. Facendogli segno con la testa lo invitò ad entrare in casa. Appena la porta si richiuse e i due furono uno di fronte all’altro Kisuke parlò. L’elenco da spiegare era semplice.

⌐ Lo so che il tempo è tiranno non dire cose fin troppo ovvie ragazzo. Il mio modo di agire è semplice ed efficace. Ho piazzato una carta bomba sotto una casa situata vicino al palazzo dell’Hokage. Appena apriremo la botola la farò esplodere facendo si che tutte le guardie siano in allerta nel centro cittadino. Lasciate sguarnite le difese del villaggio passeremo per un tunnel che ho scavato tempo addietro. Ci metteremo circa mezzora per oltrepassarlo tutto, non è molto tempo ma ci basterà. All’esterno di Konoha, verso Nord-Ovest c’è una carovana che ci aspetta. Partirà alle cinque in punto, non ci aspetterà per nessun motivo. Ora sono le quattro meno dieci. Ho lasciato uno spazio utile di quaranta minuti circa che ci servirà in caso ci siano dei problemi di natura tattica. Tipo guardie o intrusi che non si sanno fare i fatti loro. La carovana ci porterà oltre al confine con il paese delle Nebbie. Una volta oltre il bivio ci recheremo verso un mio nascondiglio. L’ho costruito con trappole e quant’altro una volta che tornavo da Kirigakure No Sato. Ora non ci resta che aspettare che Pakkun torni. Il suo fiuto ci aiuterà nell’anticipare tutto e tutti, tieniti pronto Mitsurugi.


† Concluse il discorso dopo qualche minuto. Adesso anche il suo compagno di gruppo sapeva come si sarebbero svolti i fatti. Il piano per la fuga era ultimato, l'ultima pedina doveva ancora arrivare, ma Kisuke era fiducioso. Nell’attesa iniziò a camminare in giro per la stanza. Il tempo scorreva. Passarono tre minuti esatti da quando aveva terminato di spiegare il piano che finalmente il fedele segugio si fece vedere. Entrò dalla solita entrata nascosta. Le iridi nere passarono dall’Uchiha al Nara in pochi attimi. Poi raccontò quello che Kisuke si aspettava di sentire.


« Kisuke via libera. Non c’è nessuno nel raggio di un kilometro. Possiamo partire.


⌐ Bene Pak, tu andrai avanti per primo, poi ti seguirà Mitsurugi. Io chiuderò la fila. Pronti? La nostra fuga inizia.. Ora.

† Esclamò l’ultima lettera con fare intrepido. Il piano “Fuga da Konohagakure No Sato” era iniziato. Con un semplice seal portato all’altezza della bocca la Bestia Nera fece detonare la bomba sotto la casa. La deflagrazione si percepì anche da notevole distanza. Le urla degli abitanti furono una melodia toccante. Facendo cenno agli altri due, il chunin aprì la botola. Con la mano incitò gli altri ad entrare. Appena il codino liscio del cane e il ciuffo cespuglioso dell’Uchiha furono scomparsi all’interno della botola, Kisuke, si alzò guardando attorno a se l’ampia stanza che l’aveva ospitato in quelle ore piene di tensione e amarezza. Ora era fatta, non sarebbe più tornato in dietro. Il grande passo era stato portato in avanti. Non aveva rimpianti, non aveva sogni che andassero a genio al villaggio. Da quel momento avrebbe vissuto la sua vita giorno per giorno seguendo sempre il suo Nindo. In quell’impresa aveva trovato un giovane compagno, un po’ idiota si, ma comunque affidabile e carismatico. Di certo la sua compagnia avrebbe fatto passare il tempo più velocemente. Kisuke Nara e Mitsurugi Uchiha avevano iniziato ad abbandonare il villaggio cosparso di fiamme. Seguendo il cane e facendo affidamento sul suo fiuto i ragazzi stavano per uscire dalle imponenti mura fogliose. Tra quelle grida, fuoco e domande senza risposta un suono risuonò chiaro. La botola di casa Nara si era chiusa per l’ultima volta.

 
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Dirge
view post Posted on 3/9/2010, 11:40




Le tenebre stanno per divorare la luce..



Incontro di temibili sguardi. Erano freddi come il ghiaccio gli occhi del suo compagno, in qualche modo pieni di rabbia, molto probabilmente non aveva apprezzato l'avviso del suo arrivo. Ecco, Mitsurugi aveva appreso un altro aspetto dell'ombroso, un tipo molto prudente. Peccato che quest'ultimo pensasse il contrario dell'Uchiha, che invece risultava essere accorto anch'esso. Aveva sdraiato quel palo per gioco, vero, ma era certo che nessuno lo stesse pedinando, per quel motivo non si era fatto scrupoli. Comunque la bestia nera, poco dopo, gli fece segno con il capo di entrare in casa sua, dunque l'eletto non aveva fatto un buco nell'acqua. La porta si richiuse alle loro spalle, si ritrovarono l'uno dinnanzi all'altro. Due belve fameliche concentrate pressapoco nello stesso punto. Energia negativa fluttuava da ambedue i corpi, essenze diverse tra loro, ognuna celante reconditi inni alla morte. Erano canti di dolore, di morbosa attrazione verso la sofferenza del prossimo. Adesso stavano volando assieme, puntavano verso l'alto. Si intrecciavano sinuose sghignazzando alle spalle del paese del fuoco, unite sotto una stessa bandiera. Kisuke iniziò a parlare. Incominciò ad illustrare nel minimo dettaglio tutto il suo piano, a quanto pare attendeva l'Uchiha da tempo. Gli occhi del principe purosangue scrutavano attenti quelli dell'altro, solo in un frangente si distaccarono da quelle perle nere per adocchiare curioso la botola citata nel discorso. Un sorrisino compiaciuto tracciò radioso il suo volto. Il Nara aveva concluso il suo interessante monologo. Mitsurugi era davvero soddisfatto della perfetta organizzazione del suo socio, a dire il vero non si aspettava tanta preparazione. Solo una cosa lo fece pensare. Il manipolatore dell'ombra aveva messo in causa un certo Pakkun, che a quanto pareva sembrava essere un pezzo importante per la strada allo scacco matto. Solo alla fine di quella operazione avrebbe potuto annunciare la vittoria, preparandosi ad affrontare una nuova partita con tutti i pezzi schierati. Perché tante battaglie avrebbero atteso quei due, veramente tanti re erano da bruciare, ma c'era tempo. Kisuke prese a camminare ansioso per quella stanza, che sembrava essere molto simile alla sua. Dal suo sguardo si leggeva molta agitazione, effettivamente la missione non era delle più semplici. Il sanguinario non smetteva di osservarlo in tutte le sue pose, incuriosito. Al contrario dell'altro non era minimamente preoccupato, era dannatamente sicuro del suo potere, e sotto sotto sperava nell'intervento di qualche guastafeste, si sarebbe divertito. Tutto d'un tratto un piccolo rumore proveniente dal basso diede nuova luce a quel momento spento. Apparve un piccolo cane, dal muso abbastanza brutto, che fisso torvamente i due, partendo dal nuovo arrivato per poi bloccarsi a contemplare il Nara. Bizzarro. L'animaletto incominciò a parlare, a quel punto l'Uchiha collegò il tutto.
«Dunque sarebbe questa la nostra pedina fondamentale? Un cane parlante?», pensò dubbioso il talento.
Ma si ricredette subito dopo le parole dell'ombroso.
«Forse è'meglio fidarsi, sono convinto che quella creatura possegga qualche potere davvero sorprendente, d'altronde Kisuke pare si fidi ciecamente!», rifletté ancora, questa volta incoraggiato e fiducioso.
«Andiamo!», affermò l'apatico, senza far trasparir entusiasmo, a differenza del Nara.
A quel punto l'alleato portò le mani all'altezza della bocca, componendo un semplicissimo Seal equivalente ad una strage. Anche dalla loro postazione si udivano le urla della gente dominata dal panico, il diversivo era stato attuato con pieno successo, la fuga era iniziata ufficialmente. Mitsurugi sorrise ancora una volta. Subito il la bestia incitò gli altri due a scendere nella botola, non ci furono esitazioni. Gli occhi dell'Uchiha brillarono alla sol contemplazione di quello splendido lavoro. Un tunnel scavato alla perfezione, neanche un ciottolo di terra osava grondare da quelle pareti. Poi nel momento in cui si udì un sordo tonfo, quello della botola, dietro l'eletto apparve quella figura oscura denominata Kisuke, mentre innanzi a sé guidava la temibile fila il curioso cagnolino. Presero a camminare senza eccessiva fretta, ma con un andatura più rapida del normale. Il Nara aveva fornito indicazioni assolutamente precise, ci sarebbero voluti venti minuti per giungere alla carovana, e di tempo ce ne avevano ancor molto. Trascorsero appena due minuti, quando il purosangue, sempre guardando dritto a sé, si rivolse ai due. Acceso sul suo volto ancora un ghigno.
«Il tuo piano è stato perfetto, Kisuke, e grazie a quello che sto per fare riusciremo a confondere ancor di più le idee dei soldati. Sai, nel momento in cui hai accennato a quella carta-bomba da te nascosta mi è venuto in mente un particolare che avevo tralasciato, uno dei miei giochini!», disse.
A quelle parole il suo voltò muto conformazione, sembrava quasi posseduto. Prese a ridere sommesso con fare spiritato. Poi quello sfogo si concluse, lasciando spazio alle successive parole.
«Devi sapere che non molto tempo fa mi è capitato di uccidere un membro della mia stessa casata, era troppo scadente, meritava di essere giustiziato. Così dopo avergli strappato la vita mi chiesi se fosse meglio sbarazzarsi del suo corpo in maniera semplice, quindi lontano da occhi indiscreti, oppure attraverso un modo più complesso, che in futuro mi avrebbe fatto divertire incredibilmente. A questo punto credo tu abbia capito bene quale sia stata la mia scelta!»
Susseguirono pochi secondi di silenzio, ed il suo viso tornò impassibile, riprendendo il discorso questa volta con voce molto seria.
«Senza recare sospetto ho portato il suo corpo dentro la mia dimora, per nasconderlo. All'interno di questa, indisturbato, ho sezionato le sue membra, ritrovandomi infine con la sua sagoma totalmente scomposta. Le braccia, le gambe, la testa e gli occhi, tutto ciò era diviso dal busto. Dopodiché ho atteso la notte fonda per agire, e dopo aver riposto tutte i suoi frammenti dentro un sacco nero mi sono recato, senza farmi né vedere né sentire, in cima alla montagna degli Hokage, precisamente in mezzo a due teste, una più alta dell'altra. Con una corda assolutamente infiammabile ho legato i vari pezzi fra loro, lasciando un necessario avanzo di essa, utile per il mio piccolo progetto. Poi ho appoggiato il fagotto alla sporgenza della montagna, all'altezza della fronte dell'Hokage più basso e prima di andarmene ho allontanato di un poco il resto della corda avanzata, fissandola a terra grazie ad una carta bomba. Infine ho gettato della sabbia dello stesso colore della montagna sopra il tutto, compresa la bomba, e me ne sono andato. Ti chiederai perché sino ad adesso nessuno si è accorto di nulla, semplice. Innanzitutto quella sabbia ha impedito la differenza di colore che sarebbe stata presente senza essa, e in seconda battuta ho scelto quel luogo appositamente, poiché la statua dell'Hokage più alto ne impedisce la vista da un lato, a causa della sua grandezza, e dalle altre angolazioni, grazie all'immensa ombra che proietta!», affermò il folle per poi osservare con la coda dell'occhio sinistro il suo socio.
«Osserva!»

Anch'egli portò le mani alla bocca, componendo un Seal.
Si udì una seconda esplosione, susseguita da urla ancor più terrorizzate delle precedenti.
Pochi secondi dopo, tornando a guardare davanti a sé riprese a parlare, questa volta con voce sadica.
«Cosa sta succedendo adesso? Grazie a quella carta bomba ho avuto due effetti molto gradevoli. A causa della scossa che ha provocato e al suo impeto infuocato il fagotto sta precipitando dalla montagna avvolto dalle fiamme. Inizialmente era unito, ma adesso ogni parte del corpo è solitaria e sprigiona fiamme indipendenti. Alla fine della loro caduta, a causa dell'ingente flusso di vento causato dalla contrasto con la forza di gravità, esse finiranno di ardere, e lo spettacolo che la gente vedrà sarà quello di tanti frammenti ancor riconoscibili, seppur ustionati, di quel bambino che riconosceranno come membro della famiglia Uchiha! E' divertente ipotizzare che sospetteranno di uno Hyuga, forse si scatenerà una piccola guerra civile, sono curioso di sapere come si comporterà il mio Clan! Tutto ciò favorirà la nostra operazione!», concluse Mitsurugi, dando un ultima occhiata al suo alleato.
Si fermò, e con lui anche gli altri due. Dopodiché si voltò verso Kisuke, nel frattempo dalla manica sinistra era uscita la sua mano con all'interno racchiuso qualcosa.
«Tieni, questo è per te. Un occhio di Uchiha. Te lo pongo in segno di collaborazione. Adesso ne possediamo uno per uno, in segno di alleanza! Può tornarti utile, fidati!»
Dischiuse la mano per mostrarlo, per poi riporlo accuratamente in quella del socio.

Il tempo, Dio della vita, continuava a volare via.
«Kisuke, credo che ormai abbiamo oltrepassato i cancelli di Konoha! Siamo fuori dal villaggio finalmente. Manca poco per arrivare alla carovana!», disse Mitsurugi deciso.
Le grida dei cittadini ancor si udivano, ma con meno fragore. Nel frattempo loro continuavano il loro percorso, guidati da quell'animale che tutto dava fuorché l'impressione di un essere potente.
Finalmente giunsero, era passata all'incirca mezz'ora. Mitsurugi vide una fioca luce in lontananza, era l'uscita, ma non si scompose. Con un salto il cane si trasportò fuori da quel tubo infossato, ed al seguito sgusciarono anche i due mostri. L'Uchiha si passò una mano sui leggiadri capelli, facendo al tempo stesso un profondo respiro. Finalmente aria pulita. Subito dopo scrutò gelido il volto del Nara e di Pakkun, per poi incantarsi in direzione della carovana. Essa era trainata da due splendidi cavalli neri, e davanti ad essi, in quel momento, si stanziava un anonimo personaggio sulla trentina. Il carnefice lo studiò da capo a piedi con occhi malvagi, per poi rivolgersi nuovamente a Kisuke.
«Sono dell'idea che sia una mera perdita di tempo, nonché pericoloso, aspettare le cinque in punto! Sarebbe opportuno partire adesso, che ne pensi, Kisuke?», sibilò lento il traditore.
Egli annuì col capo, dunque il purosangue si avvicinò alla carovana per informare il loro trasportatore del cambio di programma.
«Abbiamo deciso di partire prima del dovuto, dunque adesso!», affermò l'eletto.
«Ma veramente la part...»

L'uomo si interruppe dopo aver ricevuto un occhiata lacerante da parte del Chuunin. Dunque dopo un rapido scambio di sguardi quello si rassegnò e, dopo essersi scusato pietosamente, invitò il gruppetto a salire sulla carrozza. L'Uchiha, dopo aver udito le parole dell'individuo, gli diede le spalle e tornò dagli altri due, per poi bloccarsi a pochi centimetri dalla sagoma del Nara e avvicinare la bocca al timpano di quest'ultimo.
«Quando ci avrà portato a destinazione lo uccideremo!», sussurrò crudele l'antieroe.
A quel punto si distaccò, tornando a guardare la carovana, per poi fare segno agli altri di andare.
In quel frangente si concentrò sul suo udito, incrementando la sua funzionalità del 25%, voleva essere prudente. Dunque, di lì a pochi secondi, avrebbero tentato di salire sopra la carrozza, pronti ad intraprendere definitivamente la strada dei Mukenin, un percorso difficile ed insidioso, vero, ma d'obbligo per portare a compimento gli obiettivi anelati dai geni della foglia.


S t a t u s

Generalità ~
Nome: Mitsurugi Uchiha
Villaggio: Konoha
Grado: Chuunin
Energia: Verde
Chakra: 200/200
Condizione Mentale:
Condizione Fisica: Illeso
Consumi:
Slot Azioni
1/1:
1/2:

Slot Tecniche:
1/1:
1/2:

Armi utilizzate:

Note:
 
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† K y u b i »
view post Posted on 3/9/2010, 11:40




..:: ۞ Darkness Of Christ ۞ ::..



† Vibrazioni rapide e intermittenti. Rumori smorzati di netto. L’oscurità regnava sovrana. Si poteva dire che la luce stava combattendo con tutte le sue forze, ma alla fine non riusciva a predominare su quel colore così torbido, intenso ed penetrante. L’eterna sfida tra il bene e il male adesso era rappresentata da quelle due energie. La lotta era stata per lunghi anni alla pari, le due fazioni trovavano spazi dove regnare senza che l’altra potesse fare qualcosa per fermarla. L’equilibrio era assoluto. Solo che da qualche tempo il ritmo era cambiato, l’ago della bilancia pendeva verso “Sinistra”. Le tenebre avanzavano frenetiche fino a quasi estirpare questa radiazione luminosa dalla faccia della terra. Tutto queste cose succedevano per una ragione ben precisa. Il mondo aveva percepito un entità maligna venuta dall’oltre tomba per regnare su quelle terra colma di peccati. Entità SoprAnaTurAli? Non si sA. Tutte queste cose al di la della capacità di comprensione portavano un semplice nome. Un nome che tutti avrebbero presto conosciuto. Kisuke Nara. Chunin del villaggio nascosto di Konohagakure No Sato. Anche se sarebbe meglio dire presto traditore del suddetto. Infatti era passato parecchio tempo da quella sua folle idea di scappare. Da quel giorno in cui venne a contatto con qualcosa di inumano tutto era cambiato. Modo di pensare, modo di agire e tante altre cose troppo contorte e lunghe da spiegare. Si era stufato di Osservare le necessità del mondo. Lui non ne faceva parte. Aveva deciso di intraprendere una via diversa rispetto a quella impostatogli dal fato. Presto avrebbe mostrato al mondo la sua dottrina. Un culto dove ogni cosa era legata all’oscurità. Chi non si sarebbe dimostrato meritevole o che non avesse posseduto certe qualità volute da Dio, sarebbe diventato cibo per i vermi prima della caduta. Il diabolico piano era stato perfezionato in ogni minima piccolezza ed ora stava per iniziare. La sua fine era lontana, molto lontana. Ci sarebbero voluti parecchie centinaia di anni prima che l’equilibrio potesse arrivare a un nuovo punto di stallo. Il ragazzo aveva fatto il primo passo. Tagliare i ponti con il mondo per rifugiarsi nel suo Io dove cullare il demone che avrebbe portato a destinazione ogni suo desiderio di vendetta e potere. Aveva lasciato una lettera a casa propria in cui spiegava cosa aveva fatto e cosa avrebbe fatto più avanti, senza però specificare. Ogni legame di sangue che aveva con il clan era stato tagliato. I Nonni, i Zii e i cugini che facevano parte di quella branchia in cui era nato il Nara era stata spazzata via con un colpo di spada. Sapeva che i corpi, sia quelli dei vecchi che quelli dei giovani sarebbero stati trovati la mattina seguente dopo aver scoperto il tradimento del loro assistito. Probabilmente le alte sfere del villaggio della foglia avrebbero allertato gli altri villaggi del caos in cui ella si trovava. La fuga di due assassini non poteva essere sottovalutata ne dalla radice rigogliosa infuocata ne da tutti gli altri. Come se non bastasse, i due ragazzi possedevano informazioni sul villaggio. Rapporti che avrebbero potuto distruggere completamente il paese.. Un giorno. Il manipolatore d’ombre sapeva che questa volta non ci sarebbe stato nessun mandato di cattura. L’ordine che tutto il mondo degli shinobi avrebbe captato dalla foglia era solo uno. “Trovare i due traditori e ucciderli” Non c’era più una strada di ritorno per i due ragazzi. Kisuke lo sapeva bene, ma non era del tutto certo che pure il suo compagno ne fosse completamente conscio. Mentre camminavano con passo di corsa, il ragazzo dalla coda lunga e rizza gli lanciò uno sguardo appena gli fu accanto. Egli guarda ancora scettico il cane di fronte a loro.


⌐ Tranquillo è più forte di quello che pensi. Saprà rendersi utile nel momento decisivo.


† Disse tutto d’un tratto. C’era d’aspettarselo, dopotutto non aveva mai visto un cane parlante, era più comprensibile che non si fidasse completamente di quel imponente Pakkun. Nel mentre, il ragazzo tirò fuori un argomento a cui il Nara aveva deciso di prestare attenzione, almeno un volta poteva sforzarsi di interessarsi a qualcosa che gli veniva raccontato. La vicenda che gli veniva posta era un assassinio. Un ragazzo, membro della casata dell’Uchiha era stato ucciso, e proprio da quelle sue mani ancora acerbe. Kisuke si fece serio. Il suo sguardo vagava di fronte qua e la sulle pareti fangose mentre faceva attenzione ad ogni particolare di quella vicenda. Poi lo interloquii con una domanda retorica. Non ci volle molto per capire cosa aveva ideato quella mente sadica e pazza. Riprese fiato e con tono serioso si fece avanti come se volesse rivelare un segreto che dire “segretissimo” era un eufemismo anche tra quei piccoli bambini idioti che usavano simili parole. Comunque il Nara non disse niente, spostò solamente lo sguardo incrociando il suo. Poteva quasi specchiarsi in quelle pupille nere. Finì il discorso tutto compiaciuto. Di certo non aveva fatto una gran cosa, anche lui aveva ucciso. Ma non si era preoccupato di nascondere il corpo. Anzi, egli lo aveva martoriato di fronte a centinaia di spettatori incurante delle conseguenze. Non era strisciato come un verme su per le colline del villaggio con l’intento di seppellirlo. Doveva esserci qualcosa sotto, l’ombroso ne era sicuro. Mascherare un semplice omicidio era fin troppo semplice. Così ovvio che aveva capito anche l’uso della carta bomba posta vicino al corpo diviso in vari parti. E come voleva dimostrarsi, nella seconda pausa del discorso, vide il ragazzo portare la mano alla bocca.. Proprio come aveva fatto il Nara in precedenza. Prima di compire il gesto, Kisuke ne sapeva già l’effetto. Aveva avuto la sua stessa idea, peccato solo che il manipolatore d’ombre l’avesse spiegata prima di lui. Ora la cosa aveva l’aria di una copiatura forzata ma di certo l’utilità era uguale. Seminare il panico era importante. Non si fece prendere alla sprovvista quando percepì il secondo scoppio della giornata. Però doveva dire che le grida strazianti del popolo foglioso avevano un qualcosa di appagante. Decise di non punire l’Uchiha per questa sua presa di posizione. Dopotutto aveva tutte le intenzioni di punirlo una volta usciti dal tunnel ma decise che l’avrebbe perdonato, almeno per questa volta. Mentre camminava poteva immaginarsi la scena. Le facce degli Hokage in rovina con rocce che cadevano ovunque trasmettendo panico, morte e scene apocalittiche. Se non aveva già programmato di fuggire quella sera sapeva che gli sarebbe piaciuto vedere la scena disteso su un tetto posto lì nelle vicinanze. Fantasticò parecchio su quella stupenda visione che senza accorgersene aveva isolato la voce dell’Uchiha, (che intanto spiegava gli effetti della sua azione programmata), dalla sua mente. Perso nel suo mondo aveva compiuto due passi in più del suo compagno senza però accorgersi che quest’ultimo si era fermato e che stava frugando nella sua tasca. Cosa?.. il Nara non poteva indovinarlo.. Ipotizzarlo? Nemmeno. Ad un certo punto estese il braccio consegnandoli qualcosa di astratto. Un oggetto tondeggiante, bianco con qualche sfumatura nera e rossa. Non ci volle molto per capire cos’era. Non serviva nemmeno la spiegazione dell’Uchiha che arrivò successivamente. Per la prima volta in vita sua teneva in mano l’occhio di quella casata maledetta. Peccato che in lui non si era risvegliato il potere nascosto che aveva reso celebre quella casata maledetta. Diamine. Comunque, lasciando perdere questo particolare insignificante lo ringraziò.


⌐ Grazie Mitsurugi. Di certo non è una cosa che mi aspettavo, ne tanto meno devo dire che questo sia il genere di regalo che al villaggio approverebbero. Scommetto che mi tornerà utile, di questo ne sono sicuro.



† Prese una bustina trasparente e mise via il bulbo oculare, con estrema lo posizionò in una tasca abbastanza ampia dove non si sarebbe schiacciato. La pausa che aveva preso quella situazione era terminata. Non era possibile perdere altro tempo, se il ragazzo doveva dirgli ancora qualcosa avrebbe dovuto attendere il confine, a meno che non fossero di rilevante importanza. Camminarono per altri centoventi passi circa quando sentì Mitsurugi sentenziare che probabilmente erano finalmente fuori dal villaggio di Konoha. Era quasi come se stesse urlando di gioia, da parte sua Kisuke rimase in silenzio. Era troppo presto per festeggiare la riuscita del suo piano. Ancora molte incognite stavano all’oscurità di tutto. Soprattutto quella barriera che permetteva ai soldati della foglia di scoprire varie intrusioni o tradimenti all’interno della cittadina. Proprio per questo aveva deciso di attuare quel piano della carta bomba. Doveva sperare che tutte le attenzioni logistiche di Konoha fossero focalizzate su quel punto. Dopotutto era il posto più vicino all’Hokage, non potevano dargli così scarsa importanza. Il ragazzo aveva giocato bene le sue carte, ogni intoppo che sarebbe arrivato non era niente che non fosse prevedibile, stessa cosa da dire anche che esso non era circumnavigabile. Se ci fosse stata occasione di combattere, era ovvio che il ragazzo manipolatore elite del clan Nara non si fosse tirato indietro. Ad un certo punto, il giovane riconobbe un taglio sulla pietra. Erano finalmente a pochi passi dall’uscita. La luce la si poteva vedere chiaramente. Pakkun fece un rapido scatto saltando fuori dal tunnel. Ovviamente voleva perlustrare la zona in cerca di odori sospetti. I due ragazzi lo seguirono in silenzio pochi passi in dietro. Una volta fuori, Kisuke guardò il villaggio ancora circondato da fumi. Finalmente erano fuori, non ci poteva credere tutto era andato per il meglio. Per essere sicuro di ciò guardò con tanto d’occhi il proprio cane. Egli capì subito cosa il ragazzo stava per chiedergli, nel anticiparlo scosse la testina pelosa e raggiunse la carovana distante pochi passi da loro. Mentre avanzavano, il piccolo Uchiha gli rivolse una domanda schietta e diretta. La risposta che ne seguì era abbastanza secca e non dava l’idea di essere contraddetta.


⌐ Si.


† Non c’era bisogno di dilungarsi in tediose discussioni. Semplice e diretto il Nara aveva sentenziato il tutto annuendo con il capo però senza degnarlo di uno sguardo. Una volta giunti la della carovana fu il giovane Uchiha a parlare con il conducente, intanto Kisuke osservava la maestosità dei cavalli che trainavano il carro, se tutto fosse andato bene quest’ultimi gli avrebbero trasportati oltre il confine della terra del fuoco senza nessuna complicazione. Intanto la discussione che era iniziata tra i due non durò più di tanto, alla fine l’Uchiha ebbe la meglio sul conducente ed il Nara venne costretto a separarsi dalla beata solitudine. Si sarebbero Seduti sui posti posteriori sapendo che la carovana sarebbe partirtita di lì a pochi minuti con un rumore secco di zoccoli in sottofondo. L’aria era pungente, e come fossero delle punture di spillo la si sentiva chiaramente attaccare la zona polmonare e carotidea del ragazzo traditore. Le luci del villaggio a stento si potevano ancora vedere. Le voci nate dalla tragedia di qualche istante prima ora non erano più che un paio di sussurri. Sarebbero usciti da una specie di sentiero nascosto e non segnato in nessuna cartina geografica, la diligenza avrebbe percorsoo il viale principale. Nascosti dall’ombra i ragazzi avrebbero avuto vita facile, come se non bastasse tre passi dietro di loro ci sarebbe stato Pakkun il fedele cagnolino del manipolatore d’ombre. Il suo fiuto era incredibilmente potente, se qualcuno di sospetto si fosse avvicinato al calesse lui non avrebbe tardato ad avvisare il team di traditori. Tutto era andato perfettamente secondo il suo geniale piano di fuga. Gli si formò un ghigno malevolo su tutta la faccia al solo pensiero… Però, prima di contemplare i suoi piani per il futuro, venne ancora una volta interrotto da Mitsurugi Uchiha. Questi gli aveva fatto una domanda retorica, quindi in se c’era già la risposta e L’Uchiha la conosceva ancor prima di formulare il quesito. Il Nara annuì facendosi capire con solo due colpi leggeri di testa. Con il vento ora che era diventato più forte ed insopportabile, Kisuke si portò il cappuccio sulla testa. Dall’esterno si poteva chiaramente vedere una massa informe nera. Protetto tenne la mano sinistra sulla katana situata sul suo fianco destro. Pronto per combattere, egli attendeva gli stolti che volevano catturarlo. Sarebbero morti nel tentativo.


 
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† F e F F e †
view post Posted on 7/9/2010, 13:36




Ja ragazzuoli, son passate 96 ore e più, quindi i 4 giorni vanno a farsi friggere. Fuga confermata a Dirge e Marcolino :O
 
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4 replies since 3/9/2010, 11:30   131 views
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