Allenamento Mokuton

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Giso
view post Posted on 3/9/2010, 11:14




CITAZIONE
Un Bruttissimo allenamento in solitaria per il mio bel Mokuton. Ma come si pensi diceva un certo Machiavelli "Il Fine Giustifica i Mezzi". A voi.
CITAZIONE

Narrato
Parlato
Parlato Akihiro Hinaji


Il Senjuu girovagava con aria apparentemente casuale per Kiri, lieto di esserci tornato dopo tanti affanni. Non solo aveva passato quasi tre settimane per allenarsi a Suna, ma era anche finito in quell'assurda storia in cui doveva combattere per salvarsi la vita. Quante ne aveva passate solo per essersi allontanato da Kiri. Ora poteva sorridere, con amarezza, ripensando a quanto successo in quei giorni travagliati. Chissà gli altri che stavano facendo, quei due Konohani alla fine non erano tanto male; Takeshi lo aveva rincontrato dopo gli avvenimenti che li avevano coinvolti, eppure non avevano mai parlato di quanto successo e il Senjuu, forse vigliaccamente, non aveva mai introdotto l'argomento. Si trovava quindi a Kiri da ormai una settimana, tornato in quella che a ben ragione poteva definire casa; non aveva fatto richiesta per qualche missione, dando comunque la sua disponibilità in caso di necessità. Tuttavia era certo che per l'occhio dell'Accademia se lui fosse più o meno restio ad andare in missione poco importasse. Un ordine dell'accademia era assoluto e lui si vedeva bene dal tradire il villaggio, sia perché non gli andava di essere lui l'ingrato che se ne va da chi lo ha accolto, sia soprattutto perché l'idea di tradire il proprio villaggio di appartenenza era per lui completamente estranea. Con la mente persa in questi pensieri astratti, ipotetici per cos’ dire, il ragazzo andò a sedersi sulla spiaggia di un laghetto appena fuori il villaggio. In quello stesso posto aveva affrontato il primo allenamento con il sensei Akihiro Hinaji, Chuunin di Kiri. Ora era un Genin, e anche se non un parigrado, poteva trattare il sensei con una forma diversa di rispetto, più vicino al cameratismo. Eppure, nonostante i tentativi e quanto si era prefissato, gli era assai difficile smettere di pronunciare quel nome con una sorta di terrore reverenziale.

Fujio.



Una voce dura lo apostrofò da lontano e come se fosse stato evocato Akihiro Hinaji apparve alle spalle del giovane Genin. Questi lo guardò con occhi spalancati, terrorizzato più che incuriosito da quella che ai suoi occhi era una pericolosa coincidenza. Il Chuunin non lo veniva di certo a cercare per proporgli di andare a bere qualcosa o per offrirgli il pranzo. Affatto. L’uomo era sempre stato freddo nei confronti del Senjuu, mai sfociando nell’ira nei confronti del giovane, eppure sembrava quasi che si tratteneva. Lo aveva visto infuriato solo quella volta che aveva fatto capolino nella discussione tra il Senjuu e il Fujiwara; per fortuna quella volta se l’era presa con Takeshi. Per fortuna ovviamente di Fujio.

Akihiro-sensei.



Il ragazzo s’inchinò profondamente nei confronti dell’uomo temendo allo stesso tempo il motivo per il quale era venuto a cercarlo. L’unica nota positiva era che presto l’avrebbe scoperto; l’uomo non era tipo da giri di parole.

Sai perché sono qui?



Sorpreso dalla domanda il Senjuu si bloccò a metà nel rialzarsi dall’inchino. Poi scosse la testa tornando in posizione eretta.

No, signore.



Era scortese parlare a gesti e il Chuunin era un tipo che perdeva facilmente la pazienza. Questi intanto stava fissando il ragazzo quasi con sorpresa celata splendidamente dietro ad una maschera di gelida freddezza; eppure traspariva un po’ la sorpresa dal suo sguardo.

Il Mizukage mi ha informato del sorprendente fatto che tu sei in possesso di una Kekkei Genkai.



Una Kekkei Genkai?



Non poté fare meno di chiedere il genin ad Akihiro. Dire che era sorpreso era dir poco, erano pochissimi i ninja in possesso di una simile abilità; e in più c’era il fatto che il Mizukage in persona si era interessato a lui.

Sì. Un’abilità innata presente nel tuo sangue. Non so come il nostro Kage sappia questo su di te e non mi importa. Mi ha chiesto di allenarti e io sono qui per questo.



Istintivamente il Genin chinò il capo in direzione del sensei, quello che gli stava facendo era un onore; eppure si capiva benissimo dalle parole dell’uomo che per lui era un onere. Evidentemente non si era offerto di sua spontanea volontà per quell’incarico, ma lo stesso Mizukage o chi per lui l’aveva scelto. Perché? Forse anche lui era in possesso della stessa abilità innata oppure era avvezzo ad allenamenti simili; non sapeva, eppure era certo che prima o poi l’avrebbe scoperto. Ma prima, c’era un’altra cosa da scoprire.

Signore, quale sarebbe l’abilità in mio possesso?



Per la prima volta il Chuunin sfoderò un sorriso, ma macabro, che fece accapponare la pelle al Senjuu, eppure era un chiaro segno di stima, se interpretato correttamente.

Il Mokuton. L’abilità che come si presume, possedeva anche il primo Hokage. Evidentemente tu sei un suo discendente o sei in qualche modo imparentato con lui, non può essere altrimenti.



Fujio era stordito da una simile rivelazione fattagli così, a bruciapelo, da parte del Chuunin. Se era veramente il discendente del primo Hokage perché quelli di Konoha lo hanno scacciato invece di trattarlo con tutti gli onori che gli dovevano per il fatto di essere un discendente dell’uomo che fondò il loro villaggio. Molto probabilmente se l’erano dimenticato, o forse non lo tenevano in considerazione.

Preparati.



L’uomo interruppe i ragionamenti del Senjuu strappandolo a quel suo nostalgico pensare che lo avrebbe solo portato a rievocare antichi dolori sepolti. Ma prima di cominciare aveva altre domande da fare al Chuunin.

Sensei, perché hanno scelto voi per il mio allenamento?



Domanda che gli era salita spontanea, ma il Genin si era fin troppo abituato a quel tono insolitamente affabile dell’uomo. E infatti questi gli lanciò un’occhiata glaciale.

Non sono affari tuoi.



Chinando il capo in segno di scusa, Fujio disse implicitamente di esser pronto all’allenamento, o almeno così lo interpreto il Chuunin che senza tergiversare oltre cominciò a spiegare quanto necessario.

Il Mokuton è l’arte di manipolare il legno e di crearlo dalle proprie cellule. Dicono sia una tecnica molto utile, anche se io non l’ho mai vista all’opera. Tutto chiaro?



Domanda di rito, perché anche se qualcosa non fosse stato chiaro il Senjuu era sicuro che l’uomo non avrebbe rispiegato la cosa due volte. Quindi si limitò ad annuire convinto, e convinto di poter scoprire i limiti e le potenzialità di quest’arte solamente provandola.

Allora tieni.



Lanciò un bastoncino di una trentina di centimetri scarsi all’allievo e questi se lo rigirò subito nelle mani tastandolo come meglio poté.

Prova a modificare la forma di quel bastone immettendo il tuo chakra al suo interno.



Sorrise freddamente, sapevano entrambi che quello era un compito assai arduo, specie perché al Genin era stata data una spiegazione superficiale e nessuna dimostrazione. Probabilmente non ci sarebbe riuscito senza sudare sette camicie.

Vediamo quanto vali, Fujio Senjuu.



Provocatorio concluse il suo discorso e quindi si andò a sedere in disparte aspettando che il suo allievo mostrasse qualche segno di miglioramento; non poteva dare altri consigli oltre a questo, e lo sapeva anche Fujio; eppure, e anche di questo il Genin ne era certo, si sarebbe ugualmente spazientito se l’allenamento non avesse mostrato i risultati sperati in breve tempo. Akihiro Hinaji non era mai stato un sensei paziente. Dal canto suo il ragazzo si mise seduto a gambe incrociate con il bastoncino tra le mani guardandolo come se si aspettasse qualcosa di straordinario. Ma come ovvio che fosse, non successe nulla. Provò a fare mente locale un attimo; fin’ora non aveva mai immesso il suo chakra in qualcosa, era una procedura che non gli era mai venuta in mente. La cosa più simile che avesse mai fatto era quella di mettere il chakra nelle piante dei piedi per camminare sull’acqua e sugli alberi. Là si trattava di portare il chakra in determinati punti del corpo utilizzando il sistema circolatorio, in questo caso il Senjuu avrebbe dovuto farlo fuoriuscire dagli tsubo delle mani. Pensandoci però, questa era la prassi di molti ninjutsu, che accumulavano i chakra nel corpo e poi lo facevano fuoriuscire da quest’ultimo per farne ciò che il ninja voleva. Eppure lì c’era il supporto dei seal, le posizioni delle mani utilizzate da ogni shinobi per sbloccare gli tsubo ed utilizzare il chakra nel proprio corpo. Nel suo caso specifico invece il ragazzo avrebbe dovuto fare il tutto come se fosse un qualcosa di naturale per lui, senza quindi l’utilizzo di alcun seal. Un’impresa difficile anche per il più esperto dei ninja.

Allora?! Quel bastoncino non si muoverà da solo! Non farmi perdere tempo.



Tagliente, il commento del sensei raggiunse le orecchie del Senjuu risvegliandolo dalle proprie riflessioni; Fujio strinse convulsamente le mani intorno al legno vergognandosi delle paroe che gli aveva rivolto il maestro. Quindi, tentando la via pensata prima, ovvero quella di utilizzare grossomodo lo stesso metodo del chakra adesivo, concentrò il chakra nelle mani senza difficoltà. Era una prassi fatta e rifatta e oramai gli veniva naturale; il difficile sarebbe venuto ora. Non sapendo come procedere, tentò di fare quel che doveva fare utilizzando il tatto per ampliare la sua coscienza dell’oggetto che teneva in mano. Chiuse gli occhi e cercò di figurarsi il bastoncino tra le sue mani e il flusso invisibile di chakra che lo attraversava, ma non era qualcosa di facile da fare e tenendo gli occhi chiusi non era nemmeno sicuro di riuscire ad accorgersi di qualche cambiamento effettivo. Restò così per qualche istante, o forse per qualche ora; cercando di isolarsi dal mondo, rimanendo solo lui e quel bastoncino. Una sola cosa. L’impresa non riuscì in quella giornata e all’imbrunire Akihiro Hinaji si avvicinò all’allievo con una malcelata espressione spazientita.

Ci vediamo domani alla stessa ora. Vedi di riuscire a farcela; ti do altri due giorni e se non ce la farai dirò al Mizukage che non ritengo tu sia in possesso della Kekkei Genkai.



Quindi, senza dire altro, se ne andò lasciando il Senjuu con il bastoncino ancora in mano.

[…]



I due, maestro ed allievo, si ritrovarono allo stesso laghetto appena fuori Kiri nei giorni seguenti. Il giorno dopo il loro primo incontro Fujio si presentò lì con lo stesso bastoncino e completamente zuppo di sudore, era evidente come si fosse allenato intensamente in quella notte. Ma purtroppo il risultato non fu migliore rispetto a quello del giorno precedente, anche se Fujio era di aver visto circa a metà giornata un minimo cambiamento nella forma del bastoncino. Come ovvio che fosse non era abbastanza quella sensazione e come gli sottolineò candidamente il sensei con una sguardo gelido più che eloquente fli rimaneva un solo giorno.
Era una brutta situazione quella in cui si trovava il Senjuu, il tempo non era sicuramente dalla sua, e in più ci si metteva anche il sensei con le sue frecciatine e occhiate gelide che di sicuro non alleviavano la pressione sulle spalle del ragazzo. Già, perché senza aiuto non avrebbe mai appreso questo jutsu, e lui voleva farlo. Anche se ciò voleva dire costruire un solido ponte con Konoha, ma il sangue non mente mai e prima o poi quel ponte si sarebbe costruito lo stesso.

[…]



Erano entrambi allo stesso luogo dei due giorni prima, sia il Chuunin che il suo allievo; faceva freddo quella mattina, più freddo dei giorni precedenti, anche se la persistente nebbia si era un po’ diradata e permetteva di vedere meglio. Fujio era seduto con il bastoncino in mano e le mani gli tremavano, aveva paura perché non era riuscito a fare nulla durante le sue ore di allenamento solitarie. Akihiro Hinaji era lì, pronto a giudicare con un sorriso a metà tra il felice e il disappunto. Felice perché sadica era la sua natura e godeva nel vedere fallire gli altri in cose in cui lui era riuscito; disappunto perché aveva perso tre giorni con una causa persa mentre invece avrebbe potuti spenderli in maniera migliore; avrebbe ucciso al volo quel ragazzino se il Kage in persona non gli avesse ordinato esplicitamente di trattenersi. E lui si tratteneva, ma a stento; e di questo s’era avvisto anche lo stesso Fujio che non faceva nulla per far precipitare la situazione già tragica dal suo punto di vista. Aveva fallito, e anche miseramente.

Allora?



Lo apostrofò sprezzante il sensei con il suo solito tono gelido, stavolta colorito dall’evidente disprezzo nella voce. Al ragazzo ormai poco importava della sua vita, ciò che lo spaventava di più era proprio come avrebbe reagito psicologicamente il sensei dinanzi al suo fallimento, perché lui, il ragazzo, aveva egoisticamente pensato che all’uomo importasse davvero qualcosa di lui e dell’addestramento, che si preoccupasse aldilà degli ordini ricevuti. Insomma che avesse qualcosa di umano dietro alla carne e alla gelida facciata che mostrava, eppure scavando anche minimamente nel suo Io il Genin si era accorto che sotto il ghiaccio c’era solo altro ghiaccio se possibile più freddo.

Mi hai deluso Fujio. Pensavo che valessi qualcosa, e invece…



Disperazione totale. Ancor più della morte l’idea di essere etichettato come un perdente lo terrorizzava e gli gelava il sangue, avrebbe voluto urlare, dire qualcosa come ‘Uccidimi’ o frasi simili, dette nel momento di massima autocommiserazione che in genere non fanno che schifare ancor di più colui che ci ha disprezzati. La scena svanì come fumo, o forse semplicemente era fumo già in principio. Lasciò al suo posto il caldo e il soffice di un materasso di piume su cui posava il peso del corpo, mischiato ad un puzzo acido di sudore freddo che correva dalla pelle e dai vestiti umidi del giovane fino al materasso dando quella sensazione di caldo opprimente e afoso quando in realtà l’aria fredda entrava dalla finestra semichiusa. Gli ci volle qualche istante per comprendere il tutto, il sensei che lo disprezzava, il fallimento. Era tutto un sogno. Ma sembrava terribilmente reale; e il dramma era che lo sarebbe diventato ben presto se il Senjuu non avesse fatto qualcosa di concreto e anche al più presto. Scese rapido dal letto per buttarsi sotto alla doccia con l’intenzione di levarsi tutto quelle sensazioni sgradevoli dal corpo; e il sudore freddo era sicuramente quella più piacevole. Con i capelli ancora bagnati si vestì in fretta e addentò la prima cosa che gli ricordasse vagamente una colazione e si diresse all’ingresso. Ad aspettarlo c’era quel maledettissimo bastoncino che gli ricordava come il fallimento fosse dietro l’angolo. Lo prese senza indugiare troppo e uscì repentino di casa per dirigersi infine verso il laghetto fuori da Kiri; le guardie al cancello lo guardarono un po’ perplesse ma non dissero nulla, anche perché il cancello era già aperto. Fujio diede un’occhiata rapida alla posizione del sole: aveva albeggiato da poco, mancava qualche ora all’arrivo del Chuunin; doveva farcela entro quell’ora altrimenti il suo sogno di padroneggiare l’arte dei suoi avi era finito prima di cominciare, non l’avrebbe potuto tollerare.
Si sedette a gambe incrociate per terra sull’erba umida che gli bagnò leggermente i pantaloni, rimpianse di avere ancora i capelli bagnati per la doccia e di non aver indossato nient’altro addosso a parte la maglietta e i pantaloni, seppur tutti e due a maniche lunghe. Le mattine a Kiri erano sempre state fredde. Prese il bastoncino tra le mani facendo un bel respiro per calmarsi quando si accorse di stringerlo convulsamente. E stette così, per un po’, irrorando il proprio chakra nelle mani tentando quindi di trasportarlo fin nel pezzo di legno. Alla fine ce la fece. Un’ora e mezza dopo si accorse che qualcosa era cambiato, e lo fece non guardando il bastoncino e accorgendosi che si muoveva che pareva più vivo più lucido; ma nel flusso di chakra qualcosa era cambiato. Come se si fosse sbloccato qualcosa. Si arrestò per la sorpresa e aprì gli occhi per constatare che sì, effettivamente qualcosa era cambiato. Si sentiva partecipe, consapevole di quel pezzo di legno in cui aveva immesso il suo chakra. Ma ora che il flusso era terminato era solo il pezzo di legno di prima, seppur in qualche modo diverso. Quindi ritentò ad immettere il proprio chakra nel bastoncino e stavolta riuscì al primo colpo, buffo come quando si capisce il meccanismo dietro al quale si è penato per giorni riesce così facile fare qualcosa. Passò qualche istante a perfezionarsi prima dell’arrivo del sensei che fu puntuale e, come si aspettava il Senjuu, gli chiese i miglioramenti che si aspettava. Non senza una certa soddisfazione il Genin mostrò quanto appreso.

Sembra che tu ce l’abbia fatta.



Commento neutro quello del Chuunin, ma non bastava mica per abbattere il morale euforico di Fujio che chinò il capo in cenno di ringraziamento nei confronti di Akihiro.

Il prossimo passo dell’addestramento è quello di creare del legno direttamente dal tuo corpo.



Continuò quindi il sensei con voce neutra per nulla impressionato dai risultati di Fujio.

Come prima trova tu il modo per riuscirci.



Signore? Quanti sono i passi di questo addestramento?



Chiese dopo aver ricevuto il permesso di parlare. Sapere quanto distava la metà di sicuro aiutava il Senjuu a motivarsi per progredire.

Tre in tutto.



Laconico come al solito nelle risposte Akihiro Hinaji andò a sedersi in disparte rispetto al suo allievo per lasciarlo concentrare. Un sorriso intanto andò a formarsi sulle labbra del ragazzo, aveva già completato un terzo dell’addestramento; quel che era sott’inteso e che forse Fujio non aveva compreso subito ma che avrebbe sicuramente compreso al più presto è che gli serviva altro addestramento dopo aver superato questi tre passi di addestramento. Sapeva comunque che d’ora in poi l’allenamento era tutto in discesa, perché aveva una certezza su cui fare sempre affidamento: era in possesso di quella Kekkei Genkai e bastava allenarsi duramente per padroneggiarla nel migliore dei modi. Si rimise seduto a gambe incrociate sull’erba che ormai si era asciugata completamente come del resto anche i capelli del Senjuu; come avrebbe fatto a far uscire dal suo corpo del legno? No, forse era la domanda sbagliata. Lui doveva creare del legno dalle proprie cellule. Ma come? La domanda rimaneva inalterata. Passò qualche istante di silenzio assoluto, in cui il ragazzo pensò a mille modi uno più strano dell’altro per riuscire nel compito richiestogli. Con la coda dell’occhio osservò il Chuunin in disparte. Non che gli desse una mano quello lì, eh? Non era stato di grande aiuto il sensei, che poi chiamarlo sensei in quel frangente era un eufemismo. Aveva semplicemente dato le indicazioni base e gli aveva detto in poche parole ‘Sbrigatela da solo’. Facile fare così, eh? Tornò a concentrarsi sul compito che aveva da fare, di tutte le soluzioni possibili aveva deciso di utilizzarne una. Provava ad immaginarsi un bastone nelle sue mani e utilizzando un flusso di chakra diretto fino alle mani avrebbe creato questo bastone. Bisognava applicare tutto quello appreso nell’esercizio precedente. Tentò per svariate ore, saltando tra l’altro anche il pranzo, ma i risultati furono minimi. Riuscì solamente a creare un piccolo pezzo di legno dalla mano, ma una volta staccato dal corpo andò in briciole. Lì per lì il Senjuu non riuscì a spiegarsi un simile fenomeno e all’imbrunire non riuscì a fare nient’altro, niente almeno di sufficientemente buono da poterlo mostrare al sensei. Questi se ne andò senza dir nulla e senza, per il sommo sollievo di Fujio, dare un qualsivoglia ultimatum al Genin. Probabilmente quello di prima era stato un modo per mettere pressione al Senjuu affinché mostrasse le sue reali doti e soprattutto per testare se possedeva realmente il Mokuton come sospettava il Mizukage. Evidentemente questi aveva ordinato al Chuunin di non dare altri ultimatum e di far sviluppare la Kekkei Genkai al meglio una volta scoperto che il ragazzo la possedeva; altrimenti non si spiegava un simile comportamento da parte del sensei.
Voleva rimanere un altro poco in quel luogo per esercitarsi in solitudine ma sapeva che sarebbe stato più difficoltoso entrare a Kiri con il sole già tramontato, quindi decise di trovarsi un posto dove allenarsi all’interno delle mura. Lo trovò senza difficoltà sia perché i suoi standard erano molto bassi, gli bastava un luogo dove poter stare da solo in pace, sia perché l’ora tarda aveva fatto rientrare in casa i più e solo qualche abitante che si muoveva isolato faceva compagnia alle ronde di ninja che passavano con una certa periodicità. Seduto su una panchina il Senjuu cominciò a sentire i crampi della fame visto che non aveva ancora fatto un pasto come si deve quel giorno, ma poco importava, sarebbe rientrato in forze con un buon pasto quando sarebbe rientrato a casa. La sua mente ora si stava arrovellando su quanto successo quando aveva staccato il legno creato dalla mano. Perché era andato in briciole? Non aveva continuato a dargli del chakra dopo la separazione. Ecco perché. La risposta gli venne su spontaneamente. E allora come poteva creare del legno con queste condizioni? La risposta gli venne su di nuovo come se fosse già presente nei meandri della mente del ragazzo. Semplice: bastava non staccarlo dal corpo. Evidentemente ci serviva più addestramento per staccarla dal proprio corpo. Tentò quindi questa soluzione, e, invece che immaginarsi un bastoncino tra le mani, s’immaginò che il palmo della mano destra fosse ricoperto da un piccolo rivestimento in legno. Il trucco funzionò perché dopo qualche tentativo il legno venne fuori dalla mano e rivestì il palmo. Con un urlò di gioia trattenuto a stento, si accorse infatti solo in quel momento dell’orario, si ritirò verso casa.

[…]



La mattina dopo, il Senjuu si alzò con evidente soddisfazione, aveva completato due terzi dell’addestramento per apprendere, seppur in maniera appena sufficiente per un allenamento autonomo, il Mokuton. Prima di andare all’ormai consueto laghetto provò un paio di volte l’esercizio, quasi a sincerarsi di non esser caduto vittima di un qualche scherzo della propria mente così desiderosa di mostrarlo vincitore che gli mandava immagini in cui lo era senza effettivamente che la cosa fosse accaduta realmente. Quindi, appurato di essere in grado di creare del legno direttamente dalle proprie cellule, si diresse baldanzoso all’appuntamento con il sensei. Questi era già lì e ghiacciò l’espressione felice del ragazzo con lo sguardo prima di chiedergli implicitamente se fosse riuscito nell’esercizio. Fujio rispose semplicemente mostrando il palmo ancora vuoto, quindi, forse con troppa superficialità, si concentrò per eseguire l’esercizio, sicuro di sé. Guardò nel palmo della mano. Vuoto. Il legno che avrebbe dovuto crearsi non c’era e l’espressione a metà tra il sorpreso e il soddisfatto del Chuunin la disse lunga sulla faccenda.

Allora?



Pungente, l'uomo sollecitò il Genin a fargli vedere l'esercizio completo. Questi però era paralizzato, non tanto dal non essere riuscito in sé per sé quella singola isolata volta a creare del legno, ma lo spaventoso fatto di esser sicuro di far qualcosa mentre invece i fatti dimostravano l'esatto contrario. Possibile che fino a cinque secondi fa era sicuro di riuscire a fare quel gesto, quasi fosse un automatismo, istintivo come il respirare; mentre invece bastava un'istante per far crollare tutta la sua sicurezza? Com'era possibile una cosa del genere? Si girò verso il sensei in cerca di conforto, cercato ma non sperato, da quell'uomo sì freddo che lo aveva solo schernito durante il suo allenamento. Ciò che i suoi occhi imploranti trovarono dinanzi fu ancora più durezza ma stranamente non ci trovò lo scherno, il disprezzo per una figura che definire misera sarebbe troppo gentile. Forse un gesto di pietà dal Chuunin? No, Akihiro Hinaji non era tipo simile, affatto, eppure, quale che fosse la spiegazione logica o meno, Fujio fu rianimato da questo gesto che concentrandosi a fondo, con intensità ritentò l'esercizio. L'uomo abbandonò ogni indugio e osservò la scena aspettandosi ciò che aveva chiesto di fare al ragazzo, era un professionista in fondo; duro freddo, ma rispettoso delle gerarchie e dei suoi superiori, se il Mizukage gli aveva chiesto di allenare quel ragazzo lui lo avrebbe fatto. Stavolta il legno venne fuori dal palmo del Senjuu con naturalezza aumentando tra l'altro la vergogna per l'errore grossolano commesso prima.

Dovrai senz'altro perfezionare la tua tecnica. Ma per ora va bene, passiamo all'ultima tappa dell'allenamento. Voglio che mi crei un cubo. Perfetto.



Terminò, pronunciando l'ultima frase come se fosse un macigno ma nella sua ignoranza il Senjuu non immaginava nemmeno minimamente cosa volesse dire per lui quel 'Perfetto.', ma ben presto lo avrebbe scoperto a sue spese.

Avanti. Prova.



Senza farselo ripetere ancora, il Genin s'apprestò a fare quell'ultimo dannatissimo esercizio ma poi si fermò a pensare un attimo. Il sensei gli aveva detto di creare un cubo, ovvero qualcosa che poi avrebbe dovuto staccare dal proprio corpo interrompendo il flusso di chakra. Era un'impresa ardua solo a pensarci, eppure il Chuunin voleva, anzi sarebbe stato più giusto dire esigeva, che il ragazzo ce la facesse così che potesse tornare alla sua vita senza più incrociare il proprio cammino con quello insulso di quel Genin.

[...]



Aveva tentato tutto il giorno precedente fino a quasi esaurire le proprie riserve di chakra eppure i risultati erano minimi. Era riuscito a non far sfaldare subito il legno creato, ma questo non aveva la minima forma di un cubo e lontano anni luce dall'essere perfetto, come richiesto dal Chuunin. Il Senjuu arrivò il giorno seguente con largo anticipo rispetto all'appuntamento solito con il sensei, quindi decise di allenarsi prima del test che l'uomo gli avrebbe fatto. Il miglior risultato prodotto dai suoi esercizi fu un pezzo di legno che era sbozzato rudemente ai lati. Era pur sempre qualcosa però.
Akihiro Hinaji si manifestò più tardi del solito, e la cosa inquietò non poco il Genin; in genere l'uomo era puntuale nei suoi appuntamenti.

Fammi vedere cosa hai combinato.



Il ragazzo un po' abbattuto gli fece vedere il legno sbozzato molto lontanamente riconducibile ad un'idea di cubo; ma la reazione del Chuunin fu inaspettata, fissò con occhi di ghiaccio il ragazzo prima di mollargli un calcio sulla mano per far volare via quel pezzo di legno. Il ragazzo sbigottito ci mise un po' a capire che quella reazione esagerata era dovuta al fatto che il Senjuu non gli aveva dato una dimostrazione pratica ma semplicemente gli aveva mostrato un pezzo di legno che poteva benissimo essere contraffatto. Con uno sguardo eloquente il sensei fece capire al ragazzo di dare una dimostrazione e questo, intimorito fin nelle ossa, fece uscire un cubo molto rozzo; ma senz'altro era il risultato migliore raccolto fin'ora. Anche l'uomo parve accorgersene.

Va bene così. Ora puoi continuare da solo.



Sembrava che aspettava l'occasione per dileguarsi il prima possibile da quell'incarico rognoso e magari tornare sul campo a stroncare vite che di sicuro era più gratificante. E Fujio rimase là, come un fesso con un pezzo di legno in mano.



CITAZIONE
Commento FinePost:
E' stata dura, ma alla fine gliel'abbiamo fatta riassumendo un po' sul finale. Speriamo basti.



Edited by Giso - 8/9/2010, 02:09
 
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† K y u b i »
view post Posted on 11/9/2010, 22:24




Allora posso convalidare l'innata dell'utente Giso senza problemi. Per i ryo e l'esperienza vedrò di leggermi questo post estramente lungo che, come ho potuto vedere all'inizio è ben strutturato. Se ci saranno errori gravi l'esperienza e ryo potranno essere dimezzati. A presto.
 
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¬Kob
view post Posted on 24/9/2010, 18:10




Ragazzo, anche tu hai fatto un buon allenamento, molto lungo e quasi perfetto. Devo dire che per quanto riguarda la forma scritta sei stato molto bravo, ho riscontrato solo errori di distrazione e di battitura, indi per cui ti consiglio di rileggerti sempre il testo alla fine o comunque dopo gli step.
Per quanto riguarda l'allenamento On-gdr devo dire che è ben strutturato, realistico e molto approfondito. Non hai scritto poco sull'attivazione, che credo sia la parte più importante dell'allenamento ed hai caratterizzato bene il tuo pg con la storia del fallimento. L'unica cosa che forse avresti potuto muovere in maniera differente è stata quella del pretesto. Come fa il Kage a sapere della tua innata se non dal tuo cognome? E soprattutto come è possibile che sia sicuro che tu possegga tale abilità, dopo una linea di sangue così lunga?

Comunque un ottimo allenamento. Ti concedo 350 Ryo e 135 punti Exp.

 
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2 replies since 3/9/2010, 11:14   103 views
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