7 days., Allenamento per la verde di Sanji Mugiwara

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tom93f.mk
view post Posted on 9/5/2010, 21:58




CITAZIONE
Questo è il topic dell'allenamento per l'energia verde di Sanji. Sarà composto di 7 topic, ognuno per un giorno di allenamento. Ogni giorno il chackra sarà ripristinato. Se non quando non sarà necessario, non metterò la tabella dei valori alla fine (esempio: primo post NO). Grazie a chi vorrà seguirlo e a chi mi consiglierà. Sarà un allenamento in solitaria. Ciao!

7 DAYS

ALLENAMENTO PER ENERGIA VERDE, POST N°1- Sanji Mugiwara



Una settimana era ormai passata dal termine del corso K-18. Era una settimana dal momento in cui Sanji era stato promosso a genin: la settimana più intensa della sua vita, almeno a quanto lui si ricordava. Il giovane aveva trascorso tutto il tempo ad acquistare equipaggiamento, a cercare informazioni su Natsu Inuzuka e Torune Aburame e ad immaginare lo stile di combattimento più adatto alla sua persona e ad allenarsi. I risultati delle ricerche, tuttavia, non erano stati dei più soddisfacenti: recatosi alla magione dell'Hokage, non era riuscito a sapere dove poteva trovare il chunin che l'aveva esaminato durante il corso in cui era diventato un ninja; inoltre, non gli era mai stato concesso di cercare negli archivi il nome del suo primo vero sfidante. Una sconfitta su tutti i fronti? Per fortuna no. Infatti, in accademia Sanji aveva trovato informazioni su alcune interessanti tecniche (tra cui la Pioggia di fuoco, che Natsu Inuzuka aveva usato più di una volta contro di lui) che gli sarebbero state utili nelle sue future missioni, ed aveva deciso così di fermare le ricerche e dedicare il suo tempo interamente all'allenamento, in attesa della sua prima missione e nella speranza di un colpo di fortuna che lo portasse a trovare coloro che stava cercando.

Per questo motivo, quel giorno aveva deciso di recarsi al campo pratica 7, dove aveva sostenuto l'esame di promozione, per fare pratica con le tecniche nuove appena apprese e con la katana che si era procurato all'armeria di Konoha. Il sole splendeva alto nel cielo ed il caldo cominciava a farsi sentire. Il giovane avanzava per le strade del villaggio, con il coprifronte della foglia legato al braccio sinistro e la spada appesa dietro la schiena (l'impugnatura sporgeva oltre la spalla destra), pensando: “Chissà per quale motivo non mi è ancora stata affidata una missione, neanche di livello D. Sono un vero ninja! Perché non sono ancora stato convocato dall'hokage per il mio primo compito ufficiale? E Perché non mi è stato attribuito un maestro che mi segua nell'allenamento? Bah... Comincio a nutrire i miei dubbi sul fatto che Konoha tenga ad avere una solida potenza militare. In questo caso, penserò da solo alla mia formazione, anche se non sarà certo la stessa cosa... Prima o poi qualcosa si muoverà, spero.”. Nel frattempo, il cancello del campo pratica 7 era finalmente apparso al fondo della ben nota strada che il giovane aveva percorso quel famoso pomeriggio di una settimana prima. Lo raggiunse ed entrò in quell'area erbosa lunga e larga circa venticinque metri, delimitata dal cancello, dal lago (che si trovava al lato opposto della recinzione) e da due zone boscose. Dopo aver ammirato per circa un minuto lo scenario che si stagliava davanti a lui e che gli rievocava piacevoli ricordi, senza ulteriori indugi si preparò a cominciare l'allenamento.

Iniziò con circa quindici minuti di corsa a ritmo costante, riscaldamento che gli sarebbe servito a sciogliere i muscoli e a prepararsi all'attività intensa che lo aspettava. Terminato questo breve e semplice esercizio, si diresse verso il lago. Come se si fosse trattato di una cosa naturale, usando il chackra cominciò a camminare sul pelo dell'acqua. Quel movimento gli fece ricordare la prima volta che si era apprestato ad usare il chackra per camminare su pareti verticali, una settimana prima: gli era costata moltissima fatica, ed il fatto che ora ne fosse capace senza la minima difficoltà lo rendeva orgoglioso. Era giunto il momento dell'esercitazione nel ninjutsu: da pochi giorni aveva appreso molte tecniche nuove, tra cui due molto utili, e quella, aveva deciso, sarebbe stata la sfida finale contro sé stesso; voleva essere in grado di eseguirle entrambe in modo perfetto una di seguito all'altra, con circa dieci secondi di pausa tra le due. Se ci fosse riuscito, le avrebbe considerate come definitivamente apprese, e sarebbe passato ad altro. “Se ci riuscirò”, pensava, “l'unica tecnica che non avrò del tutto imparato tra quelle di cui per ora voglio avere la padronanza completa sarà quella dello Shuriken d'ombra, su cui dopo mi eserciterò. E' il momento... Via!”. Concentrandosi, richiamò il chackra e mosse le mani in modo da comporre il sigillo del serpente, con l'indice destro fuori, pensando: “Arte dell'acqua, Muro d'acqua!”. Subito, un'imponente parete di acqua si erse davanti al giovane, come a sua protezione. “Perfetto! Non ho accusato molto il calo di chackra. Questo è il momento chiave.”, pensò Sanji. Dopo pochi secondi ,pose fine alla tecnica. Non sentendosi stanco, fece trascorrere appena quattro secondi per ripassare la sequenza di sigilli che avrebbe dovuto compiere, per poi metterli realmente in pratica. Mentre pensava “Arte del fuoco, Pioggia da fuoco!”, dodici lapilli ardenti fuoriuscirono dalla sua bocca, aumentando per qualche istante il già alto calore di quella giornata assolata. Dopo aver percorso dieci metri in una mirabile parabola discendente, essi andarono a spegnersi nello scontro impari contro la superficie dell'ampio lago. La tecnica era riuscita alla perfezione, e ancora Sanji non avvertiva più di tanto il peso della stanchezza dovuta al grande impiego di chackra. Felice, il ragazzo pensò: “Perfetto. I miei miglioramenti si mantengono costanti. Non sarò impreparato quando arriverà il momento di mostrare ciò che sono capace di fare. Adesso, subito a lanciare i fuuma shriken!”.

Tornando sulla terraferma, individuò un albero molto robusto, si posizionò a dodici metri dal suo tronco ed estrasse le due armi con cui voleva esercitarsi; doveva infatti lanciarle in modo che una di esse (posizionata sotto l'altra) non si riuscisse a vedere durante il tragitto dalle sue mani all'obiettivo: la tecnica dello Shuriken d'ombra, grazie alla quale avrebbe potuto ingannare gli avversari facendogli credere di aver lanciato una sola arma, mentre invece ne avrebbe impiegate due. Sanji, dal primo momento in cui era venuto a conoscenza di questa tecnica, aveva pensato che essa rappresentasse nel migliore dei modi lo stile di combattimento che il ragazzo avrebbe voluto possedere. Nei giorni passati, era riuscito a perfezionare la sua tecnica ad un livello quasi ideale, ma non del tutto; comunque, nulla che lui non fosse in grado di correggere con qualche ora di allenamento. Mentre Sanji si esercitava, il sole cominciò la sua parabola discendente, ed arrivarono le cinque del pomeriggio. Il giovane aveva perso il conto dei tentativi ormai da tempo. Le braccia, tuttavia, reggevano bene allo sforzo. Dopo un lunghissimo allenamento durato ore ed ore, finalmente Sanji ci riuscì: i due shuriken si posizionarono esattamente come dovevano, e la tecnica si compì in modo ideale. A forza di provare, il genin aveva compreso la meccanica della tecnica e aveva imparato ad usare il chackra per sincronizzare per bene i movimenti: non avrebbe più fallito. Felicissimo, decise che era abbastanza per quel giorno. Raccolse le armi e le ripose nella sacca degli oggetti. Mosse un passo verso il cancello.

Fu un attimo: Sanji, improvvisamente, percepì un lieve profumo diffondersi nell'aria, seguito da un rumore che proveniva dagli alberi; sembrava quello di una scarpa che atterrava su un ramo. Con i sensi in allarme e la concentrazione subito risvegliata, Sanji estrasse la sua katana e volse lo sguardo verso il bosco. Una figura umana stava balzando su di lui dalla chioma di un albero, con un salto: brandiva un kunai. Con la sua lama, Sanji parò l'affondo che un uomo sulla trentina gli aveva appena portato, mirando al torace, poi balzò indietro di tre metri, e si mise in posizione di difesa, osservando ciò che credeva sarebbe stato di lì a poco un avversario. L'uomo era atterrato nel punto in cui i due si erano scontrati, e ora, in piedi, stava riponendo il kunai. Era un uomo alto circa un metro e ottanta, magro, biondo. In effetti, gli somigliava parecchio. Indossava i pantaloni e la casacca classici dei ninja di Konoha, e aveva soltanto una borsa, nella quale aveva messo il kunai che aveva usato prima per attaccare Sanji. A conferma del fatto che si trattasse di uno shinobi della foglia, l'uomo portava il coprifronte che possedeva anche lui. Il misterioso individuo sorrise e disse: -Veramente ottimo, Sanji Mugiwara! Hai superato tutti i test!-. Il ragazzo semplicemente non credeva alle sue orecchie: un compaesano lo aveva appena attaccato e poi gli aveva detto che aveva appena superato i test? Ma, cosa più importante, quel tizio conosceva il suo nome!? Diffidente ma curioso, disse: -Chi sei?-. Il ninja rispose, con un altro sorriso: -Mitsugi Kagayame, chunin di Konoha, nonché tuo maestro per una settimana contando il giorno di oggi.-. Sanji era sempre più confuso. Avrebbe voluto parlare, ma Mitsugi lo anticipò: -So già cosa vuoi chiedermi, faccio che spiegarti tutto subito. Sono colui a cui è stato affidato il compito di allenarti dall'hokage in persona! Beh, in realtà ti ho scelto io, ecco perché conosco il tuo nome: c'erano vari genin neopromossi tra cui potevo spaziare, ma ho scelto te. E sai perché? Beh, ho letto tutte le informazioni a tuo riguardo: le notizie riguardanti il corso che hai superato brillantemente, i tuoi dati, tutto. Ho deciso che ti avrei allenato perché mi sembri promettente e perché, ti dirò, assomigli molto a me quando avevo su per giù la tua età. Volevo metterti alla prova spruzzando quel profumo leggerissimo e muovendo appena un passo poco rumoroso prima di attaccarti per vedere se avevi le mie stesse attitudini, ed a quanto pare è esattamente così: come credevo, io e te siamo simili. Anche la katana che ti porti dietro, nonché la tua struttura fisica fanno presagire uno stile di combattimento che si avvicina molto a quello che è diventato il mio. Anche la tecnica che ti sei allenato ad eseguire tutto il pomeriggio è una delle mie favorite. A quanto pare, hai anche una grandissima capacità di analisi e un ottimo senjutsu, o almeno questo è ciò che è scritto sul rapporto di Torune Aburame. Anche 'discrete qualità combattive'. Sembri proprio me.-. Sanji credeva a tutto ciò che gli era stato detto: la casacca da chunin, il coprifronte, il fatto che sapesse del corso che aveva affrontato e anche dell'identità del suo vecchio maestro; quelli erano tutti elementi che non lasciavano ombra di dubbio. Se era un chunin, inoltre, avrebbe potuto facilmente massacrarlo in un colpo solo, se avesse voluto, e invece non l'aveva fatto. Rilassato, ripose la spada e disse: -Bene, era ora che Konoha mandasse qualcuno!-. Mitsugi annuì, dicendo: -Cosa credevi, che ti avremmo abbandonato? Non direi proprio! Vedrai, ti allenerò e diventerai una forza! So già quali sono i tuoi punti forti e quelli un po' più incerti: hai una grande predisposizione all'affinamento dei sensi e al combattimento a distanza, e non ti piace il confronto ravvicinato, se non con l'ausilio di qualche arma, meglio se una katana. Sei come me! Ma alle finezze e alle spiegazioni sui vantaggi e gli svantaggi di questo modo di combattere penseremo domani. Non è neanche detto che non morirai durante l'addestramento, quindi direi che è meglio affrontare un argomento per volta.-. L'ultima frase era stata pronunciata in maniera che, volendo essere inquietante, risultasse invece piuttosto ridicola. Sanji si mise a ridere e disse: -Tu sei ve... Cioè... Lei è veramente un pessimo attore, Sensei! Comunque, vorrei migliorare anche nel combattimento corpo a corpo!-. L'uomo rispose: -Dammi del Tu. Per quanto riguarda il modo in cui ti allenerò, ne parliamo domani, e lascia fare a me! Ora come ora devi solo andare a dormire e ricordare: domani qui alle otto di mattina puntuale! Nessuna missione ti sarà affidata almeno per una settimana, quindi ci dedicheremo all'allenamento tutto il tempo. Allora a domani, Sanji! Ah! So già che vuoi andare alla magione per cercare informazioni su di me, quindi ti avverto: non troverai niente, scoprirai tutto da me a tempo debito, se te lo meriterai. Vai a casa a riposare, ragazzo. Ci vediamo domani!-. Detto questo, sparì nel nulla dopo aver composto pochi sigilli. Era incredibile: quell'uomo aveva previsto ciò che aveva in mente di fare! Contento, Sanji si diresse verso il cancello, immaginandosi gli allenamenti che lo aspettavano quella settimana. Stanco, si diresse verso casa.
 
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¬Kob
view post Posted on 10/5/2010, 15:38




SPOILER (click to view)

Caro ragazzo, per aiutarti all'interno di questo gdr ho pensato di darti dei consigli a livello di contenuto e di linguaggio nel corso del tuo allenamento. Per questo al termine di ogni tuo post ti aiuterò a sviluppare al meglio le caratteristiche narrate nella tua verde.



Post Primo
Contenuto: In questo primo post potevi scrivere meglio l’allenamento delle tecniche, soprattutto l’allenamento dei due ninjutsu. Benché siano tecniche facili, per un neogenin un solo tentativo è eccessivo.
Linguaggio: Hai scritto molto bene il tutto, ma devi stare attento alle ripetizioni, a volte molto frequenti. Differenzia l’uso di alcune parole come “parabola discendente” che nel giro di dieci righe hai usato tre volte. Hai un lessico forbito ma devi ampliarlo maggiormente.
Lunghezza: Buona

P.s. Continua così

 
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tom93f.mk
view post Posted on 16/5/2010, 21:28




SPOILER (click to view)
Narrato
"Pensato"
-Parlato-


ALLENAMENTO PER ENERGIA VERDE, POST N°2 – Sanji Mugiwara



Erano ancora le sette di mattina a Konoha. Il sole aveva appena alzato la testa da dietro i colli ad oriente, e con i suoi primi raggi svegliava dolcemente la popolazione. All'interno del villaggio, tutto cominciava a muoversi. Sanji, per quanto lo riguardava, avrebbe dovuto grosso modo alzarsi dal letto a quell'ora o poco prima; tuttavia, lui era già ben lontano dalla sua abitazione: precisamente, si trovava presso il campo pratica 7, dove avrebbe dovuto trovarsi di lì a un'ora con il suo nuovo maestro. In realtà, dall'istante in cui i due si erano dati appuntamento per le otto, il genin aveva stabilito di arrivare al campo almeno sessanta minuti prima. Si era fidato di quell'uomo, ma non voleva certo essere tanto prevedibile da arrivare all'ora esatta in cui gli era stato detto di arrivare. Come aveva previsto, nell'area di allenamento non c'era nessuno. Soddisfatto, pazientemente si sedette vicino al lago, nei pressi di una delle due zone boscose che delimitavano la zona. Passarono circa tre minuti prima che succedesse: nuovamente, Sanji percepì quell'odore che aveva sentito il pomeriggio precedente, prima di essere assaltato dal chunin che avrebbe dovuto addestrarlo per quella settimana. Afferrò la katana, pronto a respingere un eventuale attacco dopo averne capito la direzione grazie al rumore che credeva si sarebbe manifestato di lì a poco. “Un momento”, pensò Sanji, “non è detto che...!”. Esattamente come aveva appena supposto, non ci fu alcun rumore. Mentre si voltava nell'approssimata direzione da cui veniva l'odore (chiaramente meno precisa di quella che avrebbe individuato con l'udito), vide stagliarsi davanti a sé la figura di Mitsugi Kagayame, che, brandendo una katana, gli si stava avventando contro. Il colpo fu facile da parare, e la situazione fu simile a quella del giorno precedente. L'uomo disse, dopo che i due ebbero ritirato le armi: -Sanji, come sei prevedibile. Sapevo che saresti arrivato prima, quindi ho pensato di venire qui presto anche io. Però non male la tua parata con la katana! Allora, direi che possiamo cominciare!-. Il giovane era rimasto basito: Mitsugi aveva previsto esattamente cosa avrebbe fatto. In presenza di quell'uomo, si sentiva del tutto indifeso e prevedibile! E la motivazione era semplice: i due erano incredibilmente simili! Carattere, fisico, atteggiamento, mentalità... Tutto! Sanji chiese: -Non può essere che tu abbia scelto me e che per una coincidenza appena aiutata da qualche informazione e un'intuizione tu abbia trovato qualcuno che ti sia così uguale. Dovevi avere qualche altro elemento. Dimmi la verità. E' così?-. Mitsugi si mise a ridere e disse: -Ahah! Sei forte, Sanji! Beh, te lo confesso. In realtà, ti seguo da quando sei entrato in accademia. Un giorno mi sono imbattuto nella tua scheda da studente, e ho trovato una tale somiglianza somatica tra noi che non ho potuto resistere. E' da molto tempo che ti seguo: ho visto il tuo combattimento contro Natsu Inuzuka (senza che voi ve ne accorgeste), e ovviamente ero nascosto tra gli alberi mentre svolgevi le prove del K-18. Chissà se Torune se n'è accorto o meno. Beh in ogni caso, dopo che ho testato anche le tue attitudini sensoriali ho capito di trovarmi davanti alla persona che avrei potuto allenare nel migliore dei modi, date le mie caratteristiche. Non volevo che uno come te finisse nelle mani di qualche maestro disinteressato o montato, o ancora peggio di qualcuno che ti avrebbe portato ad essere un cattivo ninja privo di scrupoli e pronto a tradire. Tu ora sei in buone mani, puoi fidarti di me.-. Dopo aver sentito quelle parole, Sanji provò una strana gioia: quell'uomo era veramente il tipo di ninja che lui sarebbe voluto diventare! Credette a tutto ciò che gli fu detto: era probabile che in effetti fosse tutto lì, che non ci fossero altri aspetti della vicenda. E poi, anche se ci fossero stati, che importava? Sarebbero saltati fuori con il tempo!

-Bene, allora. Cominciamo. Oh! Vedo che hai portato tutto l'equipaggiamento. Beh, ci servirà solo la katana, quindi posa tutto il resto. Ah, e domani lascia a casa tutto ciò che non sia il tuo corpo, il tuo cervello e la tua spada, intesi?-, disse Mitsugi. -Va bene! Cominciamo, ora.-, rispose Sanji. I due tacquero per pochi secondi, poi il maestro cominciò a parlare nuovamente: -Allora. Per prima cosa, una spiegazione. Gli obiettivi di questo allenamento, innanzitutto. Tu dovrai affinare i sensi di olfatto e udito, imparare a destreggiarti con la katana, migliorare la tua sicurezza in battaglia. Ci sarà spazio per le arti marziali, ma non sarà quella la parte più importante. Dunque, ti sei chiesto il motivo di quegli attacchi e in particolare il motivo di quell'odore che ho fatto diffondere prima degli attacchi di ieri e di oggi? Te lo spiego subito. Ciò che volevo vedere, come sai, è la tua attitudine all'affinamento sensoriale. La sostanza che ho liberato nell'aria emana un odore che è sul confine del percettibile per gli umani normali. Solo pochi sono in grado di sentirla: gli Inuzuka e pochissimi altri eletti. Quelli sono coloro che possono provare ad affinare il loro olfatto oltre il livello umano. Per questi individui, è in realtà una cosa semplice che si impara nel giro di poche ore, dopo le quali si potrà percepire, ad esempio, l'odore di essere umano a media distanza, e altri odori che normalmente non si avvertono. Con il tempo, poi, l'olfatto migliorerà ulteriormente, e senza bisogno di allenamento o di affinamento della tecnica: sarà una cosa naturale. L'udito è un'altra faccenda, ne parleremo domani. Ora. Ciò che devi saper fare è localizzare meglio la provenienza precisa dell'odore, oltre che intensificare l' olfatto. Ciò è semplicissimo, è una cosa che dovresti già saper fare. Dovrai concentrare del chackra in prossimità del naso. Questa azione non fa stancare e non consuma chackra, bisogna solo abituarsi al nuovo olfatto sviluppato, cosa che avviene, appunto, in poco tempo, se il soggetto viene stimolato adeguatamente. Per questo, innanzitutto porta il chackra al naso, nella misura che ti sembra più equilibrata, e mantienilo. In realtà, è in questo che consiste l'abituarsi. Vai, forza!-. Sanji semplicemente eseguì ciò che gli fu ordinato. Inizialmente non avvertì una grande differenza, ma non appena provò a sentire l'odore dell'aria, il naso cominciò a bruciare come se fosse stato in fiamme. Quasi spaventato, disperse il chackra. Disse: -Ma cosa...?-; e subito gli fu risposto: -E' assolutamente normale. Hai usato troppo chackra. Nulla di cui spaventarsi. Tu comincia ad impiegarne poco, e cominciamo l'allenamento così. Vedrai che poco per volta lo calibrerai senza neanche accorgertene, mentre proseguiremo. Ora tu riprova, io mi scinderò in due, con la tecnica della moltiplicazione del corpo. Dovrai capire qual'è la copia e qual'è l'originale solo dall'odore. Saremo su lati opposti e lontani, quindi non sarà difficile. Ah, tappati le orecchie e chiudi gli occhi per cinque secondi: dobbiamo spostarci. Avanti. Tecnica della moltiplicazione!-. Un altro Mitsugi comparve a fianco di quello che stava davanti a Sanji, che subito chiuse gli occhi e si tappò le orecchie, mentre portava poco chackra a concentrarsi nel suo naso. Fatto trascorrere qualche secondo e stabilizzato il chackra, cominciò ad osservare la situazione anche con occhi e orecchie. I due Mitsugi erano uno alla sua sinistra, e uno alla sua destra, e tre metri da lui. Erano immobili, nella stessa identica posizione e nessuno dei due emetteva il minimo rumore: era impossibile distinguerli. Sanji provò ad odorare. Fu una sensazione stranissima: sentì, in effetti, un nuovo odore, molto fievole, mai sentito in vita sua, ma non riusciva a capire da dove venisse. Pensò: “Questo deve essere l'odore di essere umano, non è quello che si sente normalmente all'aria aperta. In più, sembra che io riesca a sentire anche molti altri odori in modo ben più netto di quanto non pensavo fosse possibile. L'odore dell'erba, quello delle cortecce degli alberi. Tuttavia, sono tutti confusi, non riesco a distinguere le direzioni da cui provengono. Devo aumentare il dosaggio di chackra.”. Fece così, con cautela, e subito tutti gli odori si fecero più intensi. Abituatosi alla nuova situazione, non fu difficile per Sanji comprendere quale fosse il vero Mitsugi. Sorridendo, indicò quello a destra, e istantaneamente la copia che si trovava a sinistra scomparve. Il maestro, raggiante, si complimentò: -Bravissimo! Veramente rapido! Ci hai messo solo due minuti a calibrarti. Ottimo risultato. Tuttavia, questo è niente. Sei arrivato a metà del percorso, ma la prossima prova è estremamente più difficile. Superata quella, dovresti aver migliorato il tuo olfatto del venticinque percento circa. Migliorerà con il tempo, dopodiché.-.

Sorrise, ed estrasse dalla sua sacca una strana fiala, contenente un liquido trasparente. Poi, si diresse verso l'allievo. Disse: -Usa il chackra e prova a sentire l'odore di questo liquido. L'intensità è la stessa di quello dell'odore di essere umano, che ormai sei perfettamente in grado di avvertire. Senti questo odore e fissatelo bene in testa.-; mentre parlava, aveva aperto la fiala e aveva versato sulla mano aperta di Sanji un poco di quella sostanza. Sanji annusò, e subito avvertì l'odore di quell'intruglio, quasi del tutto simile (la differenza era appena percettibile) a quello che aveva percepito nell'esercizio svolto poco prima. Mitsugi se versò un poco anche sulla sua mano, e si allontanò da Sanji. Dalla sua sacca, poi, afferrò altre fiale, che appoggiò per terra. Guardando l'allievo con un sorriso, posizionò le mani nel sigillo del Kage Bunshin No Jutsu e creò dieci copie di sé stesso. Una di esse disse: -Voltati e non guardare finché non lo diciamo noi.-. Sanji, cominciando a comprendere vagamente in cosa sarebbe consistito l'esercizio, eseguì. Quando, una ventina di secondi dopo, fu richiamato, voltatosi, vide che le copie si erano posizionate in ordine sparso, a spade sguainate. Una disse:- Siamo undici. Tutti noi ci siamo versati addosso una sostanza con un odore specifico. Dovrai attaccare con la katana tutte le dieci copie che non hanno addosso l'odore che hai sentito prima. In pratica, non devi attaccare l'originale. La copia parerà l'attacco e poi svanirà. Se fallirai, ti sarà detto, e dovrai semplicemente rivoltarti e aspettare che noi ci rimescoliamo. Avanti, procedi.-. Sanji annusò l'aria. Molti odori giunsero al suo naso giunsero al suo naso, alcuni molto diversi fra loro, altri quasi indistinguibili. Il tutto, come il ragazzo aveva previsto, era terribilmente confuso. Sanji dovette aumentare ancora il livello di chackra da portare al naso, e di nuovo, avendo esagerato, sentì quella sgradevole sensazione di violento bruciore. Regolando il chackra, riuscì ad arrivare ad un buon equilibrio. Partì all'attacco. Si diresse verso una delle copie con uno scatto, dopo aver sentito che emanava un odore decisamente diverso da quello che aveva sentito prima, reggendo la katana con la mano destra, e menò un gran fendente verso di essa, che parò senza troppa difficoltà e disse: -Hai lasciato scoperto tutto il fianco per cercare di imprimere maggiore potenza al tuo colpo. Se io avessi voluto ucciderti, ora saresti morto.-. Detto questo, scomparve in una piccola nuvola di fumo. Guardò verso una copia, e subito si diresse verso di essa. Non fu facile come prima, però, perché un altro Mitsugi si avvicinò al primo. I due avevano due odori diversi: uno era indistinguibile da quello che aveva sentito prima, l'altro era differente. Tuttavia, i due erano troppo vicini. Sanji attaccò uno dei due a caso, sperando nella buona sorte, ma così non fu. Il suo affondo fu facilmente parato, e il maestro disse: -Hai fallito. Sono io il vero Mitsugi. Riprova. Ora chiudi gli occhi. Ah, il colpo era troppo lento e prevedibile.-. Sanji si fermò e chiuse gli occhi, frustrato. “Devo concentrarmi di più! Non posso arrendermi alla prima difficoltà! Proverò ad aumentare ancora un poco il dosaggio di chackra.”. Così fece, ed odorò. Il naso pizzicava, ma il giovane, che ora percepiva tutto con più chiarezza, sopportò e nel giro di poco si abituò alla sensazione. La sua attenzione fu richiamata, e lui aprì gli occhi. Le copie si erano rimescolate. Sicuro di sé, Sanji cominciò a colpire Mitsugi uno dopo l'altro. Ne scomparvero sei, tutti dopo aver parato il colpo e aver dato un consiglio sul metodo da usare per impiegare correttamente la katana: -Il movimento è stato troppo contorto, e hai perso potenza!-, -Se cambi mano così lentamente in prossimità di un nemico, questo potrà facilmente perforare le tue difese!-, -Controbilancia meglio la forza del tuo attacco con il peso del tuo corpo!-, -Ecco, finalmente sembra che tu stia facendo un po' di progressi! Devi ancora abituarti a ritornare in posizione di difesa più in fretta!-, -Attento! In attacco stai migliorando un poco ma durante il tuo colpo un buon avversario può sempre anticiparti e ferirti!-, -Buono, ma sei ancora ben lontano da essere in grado di sfruttare bene la katana in battaglia.-. L'ultima copia era scomparsa, Sanji guardò verso gli ultimi quattro Mitsugi. Con un sorriso, annusò, sicuro di sé. Subito, però, si sentì molto meno convinto delle sue capacità: i quattro avevano lo stesso odore, non sentiva alcuna differenza! Forzandosi ad aumentare il chackra, ignorando il bruciore, con grande fatica riuscì ad individuare un altro falso. Andò a colpirlo, e lui gli disse, dopo aver parato e prima di scomparire: -Però, bravo, mi hai trovato!-. Tuttavia Sanji, dopo quell'impresa, non fu più in grado di distinguere gli ultimi tre odori. Rassegnato, disse: -Mi arrendo, voi tre avete lo stesso odore.-. Subito, due dei tre Mitsugi sparirono, e quello rimasto dice: -Beh, hai superato la prova! Noi tre rimasti avevamo addosso delle sostanza che emanano un odore pressoché identico. Distinguerci, per te, sarebbe stato impossibile. Hai già ottenuto un ottimo risultato con l'eliminazione dell'ultima copia che hai attaccato. Non so se ci hai fatto caso, ma ora nel naso stai mantenendo una quantità di chackra che prima ti avrebbe fatto impazzire di dolore. Grosso modo, questo è il limite dell'aumento dell'olfatto per un genin del tuo livello. Congratulazioni, sei decisamente nelle aspettative, forse anche un poco sopra. Ora, mangiamo.-.

Semplicemente contento, Sanji si diresse verso l'ombra che gli alberi offrivano ai due, mentre Mitsugi, recuperati due panini incartati con cura dalla sua sacca, gliene lanciava uno. -Piglia, te lo sei meritato!-, disse con un sorriso. I due mangiarono, conversando un poco della famiglia di Sanji e del corso K-18. Dopo che Mitsugi ebbe ingoiato una strana pillola (che, a sua detta, era un integratore di chackra), concesse a Sanji due ore per riposare: l'allenamento, anche se molto breve, era stato intensissimo: era normale essere stanchi dopo essere riusciti ad appropriarsi di una nuova abilità nel giro di una mattinata. -E' come al solito.-, aveva detto Mitsugi, -L'apprendimento dell'affinamento dei sensi è molto rapido, ma faticoso. Devi dormire un po'. Così sarà anche domani. Dopo, quando ti sveglierò, ci alleneremo un poco con la katana, e poi ti lascerò andare a casa. Sanji si coricò godendo della piacevole ombra delle fronde degli alberi, pensando, stanco, al successo da poco ottenuto. Nel giro di cinque minuti, cadde in un sonno profondo, con il sorriso sulle labbra.

Gli sembrò che fosse passato un secondo dal momento in cui era caduto tra le braccia di Morfeo al richiamo di Mitsugi: -Sanji! Muoviti, continuiamo l'allenamento!-. Subito il giovane si alzò, sentendosi comunque riposato, e, dopo essersi dato una sciacquata con l'acqua della borraccia che il suo maestro gli porgeva per svegliarsi per bene, liberatosi dal peso delle sue sacche per gli oggetti, afferrò la sua katana e disse: -Bene, allora. Cominciamo!-. Mitsugi, con un rapido sorriso, disse: -Beh, in realtà finiremo quasi subito. Oggi non ho intenzione di cominciare un vero e proprio allenamento per l'arte della spada, voglio soltanto mostrarti una cosa. Ti ho fatto riposare perché fossi nelle migliori condizioni. La prova finale del tuo allenamento con la katana, quello che rappresenterà la tua maturazione, sarà nel parare una certa tecnica ed essere in grado di rientrare subito in posizione di difesa (o di contrattaccare) dopo la parata. La tecnica è una mossa di mia creazione. In realtà, non so nemmeno bene che nome abbia... Non sono mai stato capace ad attribuire nomi... In ogni caso, oggi te la mostrerò. Tenta di pararla, anche se con tutta probabilità non ci riuscirai. Quando sei pronto, dillo.-. Incuriosito, Sanji estrasse la katana, si mise in posizione di difesa, si concentrò e fissò gli occhi sul maestro. Attese qualche secondo, poi disse:- Vai!-. Con un sorriso, Mitsugi disse: -Arrivo.-. Sanji semplicemente non si accorse di nulla. Un attimo e Mitsugi scomparve dalla sua vista. O meglio: il ragazzo vide una striscia colorata uscire dal suo campo visivo, verso la sua destra, e mentre voltava lo sguardo verso di essa, quella era veramente scomparsa. Una frazione di secondo, e Sanji sentì sulla sua guancia il freddo del metallo, e subito sotto, il caldo di una gocciolina di sangue: Mitsugi gli puntava contro la sua katana, che toccava la guancia del ragazzo e la pungeva appena, facendone fuoriuscire un'irrisoria quantità di sangue. La ferita fisica non era quasi definibile tale, tanto era superficiale, ma lo sbigottimento fu enorme. L'abisso che li separava dal punto di vista dell'abilità era enorme, e ciò era stato completamente dimenticato da Sanji durante quella giornata. Erano estremamente simili, ma la differenza tra loro era una e per ora incolmabile: il livello di forza! Sanji sussurrò: -In...In cosa consiste la tecnica? Non l'ho capito proprio bene...-. Mitsugi ripose l'arma, e ridendo disse: -Beh, comprensibile. In pratica si compone di un movimento che usa il chackra. Porto moltissimo chackra ai piedi e lo libero (di conseguenza lo perdo), in modo da eseguire un balzo orizzontale a velocità supersonica. Appena atterrato, subito 'rimbalzo' ripetendo lo stesso movimento di prima, non perdendo velocità e disorientando l'avversario. Più salti faccio più è vantaggioso, ma più utilizzo chackra. Di per sé, già il primo salto comporta una grande perdita di chackra, il secondo ne comporta un po' di più, il terzo ancora di più e il quarto stessa cosa. Con te ho impiegato due balzi. Quando sarai un chunin, magari, sarai in grado di apprenderla. In quel caso, gli daremo un nome insieme! Ahah!!!-. Sanji, dimenticata la sua frustrazione, stava già pensando ai molti usi che quella tecnica avrebbe avuto in combinazione con altre tecniche. Quel Mitsugi era davvero un grande ninja, il maestro perfetto per lui. Sanji era contentissimo! Il sensei disse: -Bene, è ora che tu vada a casa. Domani qui alle nove, e non più presto, per favore. Voglio trovarti riposato, e riposare io stesso: oggi ho usato molto chackra. Ciao Sanji, a domani!-. Mitsugi scomparve, avvolto da una nuvola di fumo. Sanji aveva, per ora, completamente scordato i suoi obiettivi. Torune Aburame? Natsu Inuzuka? Chi erano? L'unica cosa che gli importava era essere allenato dal suo nuovo maestro, e raggiungerlo, stargli al fianco e diventare un suo pari, un suo compagno di squadra. La persona di cui ora cercava l'apprezzamento, senza rendersi conto del tutto di averlo già ottenuto: Mitsugi Kagayame.
 
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¬Kob
view post Posted on 17/5/2010, 13:03




Post Secondo
Contenuto: Hai eseguito un buon allenamento ma hai esagerato in alcuni punti, ad esempio esempio riguardo la sostanza che spruzza nell'aria il tuo maestro, che non può essere appena percettibile: ricorda che hai un olfatto aumentato solo del 25% e non lo avevi ancora ben sviluppato. Avresti facilmente potuto dire che si trattava di un semplice profumo, che comunque spruzzato ad una determinata distanza non si può sentire. L'allenamento in sé è buono ma per migliorare i propri sensi di norma ci vogliono più di poche ore ed un luogo adatto dove poter sviluppare progressivamente il tutto. Ti consiglio di riprendere tutti gli argomenti a fine ruolata in modo da ottimizzare le doti e rendere più realistico il tutto.
Linguaggio: Il post è fatto molto bene e non ho riscontrato grossi errori. Devi fare più attenzione agli errori di battitura e alla punteggiatura, dove ho riscontrato un errore di media entità.
Lunghezza: Ottima

P.s. Mi piacerebbe vedere un post dove vengono messe in evidenza le tue emozioni in modo da caratterizzare meglio il tuo pg.

 
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tom93f.mk
view post Posted on 23/5/2010, 10:33




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-Parlato-


ALLENAMENTO PER ENERGIA VERDE, POST N°3 – Sanji Mugiwara



La fiducia di Sanji nel suo nuovo maestro era ormai sconfinata, e il giorno successivo il genin si presentò al campo di allenamento all'ora prefissata. Non c'era nessuno, ma Sanji sapeva cosa aspettarsi: non fu necessario trascorrere troppo tempo da solo sotto il sole battente, perché dopo poco un fievole odore si sparse nell'aria, odore di cui Sanji, all'erta con vista e olfatto già dal momento in cui il suo piede aveva schiacciato il primo filo d'erba del campo di allenamento 7, riuscì a stimare la provenienza senza troppe difficoltà. Ancora prima di ricevere il prevedibile attacco, Sanji si fiondò a spada sguainata (la reggeva con la destra), verso quella direzione. Non fu lui a parare l'attacco, quindi, ma Mitsugi Kagayame, colui che aveva ordito l'assalto, suo maestro, che avrebbe dovuto cercare di colpirlo, fu colui che dovette difendersi. Le due lame rimasero in contatto, e i due atterrarono insieme dopo il balzo. Subito, il sensei disse: -Però! Veramente molto bravo, Sanji!-. Nel farlo, estrasse due oggetti di piccole dimensioni, sferici. -Ma non basta.-, completò. Subito, una forte luce ed un odore incredibilmente acre e netto annullarono momentaneamente vista e olfatto di Sanji, che subito pensò: “Ma certo! Vuole che io usi l'udito!”. Si concentrò, ma non riuscì a reagire in tempo al suono del passo che Mitsugi fece prima di gettarsi su di lui. In effetti, non era riuscito a capirne del tutto la provenienza, e dunque era stato colto di sorpresa: si ritrovò con la spada del suo maestro puntata alla gola, incapace di difendersi. Tuttavia, non era la paura ad opprimerlo in quel momento: sapeva che Mitsugi non l'avrebbe mai ucciso; era la frustrazione e la delusione verso sé stesso. “Cavolo, non ci sono riuscito! Con l'olfatto è stato più facile! Perché non sono riuscito a reagire in tempo?”, pensò il povero Sanji. Con espressione insoddisfatta, disse: -Immagino che ci dovrò lavorare molto.-. Mitsugi tolse la lama dalla pericolosa posizione in cui si trovava, e la depose nel suo fodero, poi rispose: -Possibile, ma forse no. Il discorso per l'udito è diverso da quello dell'olfatto: in questo caso, o la va o la spacca. Ti spiego. Nello sviluppo dell'udito, ciò che più conta è l'inclinazione, non tanto l'impiego del chackra. Dovrai portare il chackra al timpano, e trovarne la quantità esatta sarà probabilmente facile, ma qui sussiste la difficoltà: abbiamo appurato che sei abbastanza incline allo sviluppo dell'udito, e pochi lo sono, ma in realtà coloro che sono effettivamente in grado, nel tempo, di apportare un miglioramento assoluto a questo senso sono una percentuale minima fra questi pochi, non so se mi spiego. Il suono che ho prodotto prima, appena prima di attaccarti dopo aver inibito il tuo olfatto e la tua vista, era assolutamente fievole, ma se tu fossi stato uno di quei meno di pochissimi che possono riuscire a migliorare molto l'udito saresti quasi sicuramente riuscito a sentirlo. Sì, la situazione era difficile e probabilmente non hai usato il chackra, ma è probabile che tu non sia incline allo sviluppo dell'udito quanto a quello dell'olfatto. Se è come penso, il tuo udito si può sviluppare circa del 15%, non di più. E in quel caso, non serve neanche provare: sarebbe un inutile spreco di energia.-. Sanji sentì un tuffo al cuore: se avesse fallito, Mitsugi sarebbe diventato semplicemente irraggiungibile. Avvicinabile sotto molti punti di vista, certo, ma non superabile su tutti i campi. Sebbene lo conoscesse da pochi giorni, Sanji aveva fissato come suo obiettivo il raggiungimento del suo maestro; vedere che questa possibilità gli sarebbe stata probabilmente preclusa così presto lo riempiva di una sensazione che raramente si presentava nell'animo del giovane: era il timore. “Beh...L'ha detto. O la va o la spacca. Proverò, e solo dopo potrò rimuginarci su!”, pensò Sanji, per darsi coraggio.

Mitsugi disse:-Forza! Prova, e non aver paura del risultato! Intanto, trova la quantità giusta di chackra da usare. E' facile, perché se ne metti troppo poco non avvertirai cambiamento, se ne metti troppo sentirai come un'interferenza. Ci dovresti mettere non più di un minuto.-. In effetti, dopo pochissimo tempo Sanji era riuscito a controllare il chackra nelle orecchie alla quantità giusta, ed ora si sentiva le orecchie completamente sgombre: era una sensazione magnifica, perché ogni suono conosciuto gli giungeva in modo molto chiaro, netto; aveva un'acustica perfetta, e riusciva a capire molto meglio da dove i suoni provenissero. Tuttavia, la differenza con ciò che aveva provato dopo aver trovato la giusta quantità di chackra da usare per migliorare l'olfatto era enorme; infatti, Sanji non percepiva suoni nuovi e non sentiva più amplificati i suoni deboli: era solo migliorata, per così dire, la 'chiarezza del segnale'. La preoccupazione si faceva spazio tra la sicurezza e lo sprezzo del timore, che invece si facevano sempre più piccoli. In un guizzo di orgoglio, Sanji rimosse dalla mente quell'infido pensiero, e tornò alla realtà, concentrandosi su ciò che diceva Mitsugi, che aveva cominciato a parlare in quel momento: -Il tuo esercizio è simile al secondo del tuo allenamento con l'olfatto. Creerò delle copie che applicheranno alle suole delle scarpe dei cuscinetti o, comunque, degli oggetti che produrranno suoni diversi a contatto con il terreno. Io sarò l'unico che, camminando, provocherà il suono consueto dei passi. Hai un minuto e mezzo per trovarmi. Questo metodo è infallibile: se riuscirai, proveremo a migliorare il tuo udito, se no, avrai fallito su questo aspetto, e dovremo concentrarci su altro. Voltati, per favore.-. In effetti, non fu diverso dal giorno precedente: dopo che fu richiamato, gli fu detto di indicare il Mitsugi originale; la differenza era solo una: non avrebbe dovuto eliminare tutti i Mitsugi attaccandoli, ma soltanto indicare quello reale. Sanji, mentre i numerosi cloni cominciavano a camminare, si sforzò di ascoltare con la massima concentrazione possibile. Sentiva chiaramente i passi, e in effetti riuscì a distinguere i suoni diversi da quelli di una camminata normale prodotti da cinque di queste nel giro di trenta secondi. Tuttavia, da quel momento non sarebbe più progredito: aumentare il chackra non serviva, poiché la ricezione sarebbe solo peggiorata senza portare vantaggi di nessun genere. Si concentrò al massimo, per quel minuto che mancava, ma non riusciva a cogliere differenze. Dopo poco, tutte le quattro copie rimaste svanirono nel nulla, e l'unico Mitsugi ancora lì, quello reale, disse con voce atona: -Tempo scaduto.-. Il fallimento colpì Sanji come un pugno nello stomaco: non sarebbe mai riuscito a raggiungere l'uomo che gli stava davanti, non almeno in tutto. Inoltre, aveva probabilmente deluso le sue aspettative. Magari il sensei avrebbe perso interesse nei suoi confronti! Tutto ciò attanagliò l'animo del genin, che tacque, con il volto di pietra. Quello era il vero fallimento, in effetti mai provato prima dal ragazzo. Una voce raggiunse le sue orecchie: -Avanti Sanji! Non ci pensare, passiamo ad altro!-. Inizialmente, Sanji non credette alle sue orecchie, poi disse: -Ma... Non sono una delusione? Non mi disprezzi adesso? Perché sei così rilassato?-. Il maestro lo guardò con espressione incuriosita, e rispose con una domanda: -Ma cosa diavolo stai blaterando? Non sarai convinto che io sia uno di quelli che abbandonano gli allievi al primo fallimento! Ehi, Sanji! Di fallimenti ce ne saranno a valanghe, ciò che devi fare è saperli umilmente accettare, e continuare a impegnarsi! O sei convinto di aver l'orgoglio ferito? Balle, Sanji! Quel tipo di onore è tipico di quei gradassi montati buoni solo a parole! E' tipico dei deboli che si atteggiano a forti! Tu non sei debole, tu sai cos'è il vero onore, se sei veramente come me! Non arrendersi mai, non abbandonare gli amici, riconoscere la realtà e cercare di fare del tuo meglio sempre e comunque per migliorarla. Accettare il fallimento! Sei umano, e come tale sei fallace, e io non ti disprezzerò certo per questo! Avanti, alza la testa e sorridi, Sanji!-. Le parole del suo maestro furono il miglior toccasana per il ragazzo, che pensò: “Ma certo! Sono stato un idiota! Come ho potuto pensare che uno come lui mi lasciasse al mio destino? Perché mi sono così tanto arrabbiato con me stesso? Tutto ciò che ha detto rappresenta tutto ciò che ho sempre pensato!”. Sorrise e disse: -Bene, andiamo avanti!-. Mitsugi sorrise a sua volta, e i due ripresero il loro allenamento sotto lo splendere della sfera solare.

Era il momento dell'addestramento con la katana. I due estrassero le loro lame, studiandosi reciprocamente, prima che Mitsugi partisse all'attacco. Affondo prevedibile e semplice da parare: Sanji deviò il colpo e spinse la spada dell'avversario verso l'alto, per rallentare la sua manovra di difesa, poi scagliò un colpo discendente, mirando allo stomaco, pronto a fermarsi in caso di necessità. Non ce ne fu bisogno: la schivata fu incredibilmente rapida; Mitsugi, allontanatosi con un balzo indietro, era subito tornato all'attacco, e si era portato velocissimo ad attaccare il suo allievo da ore dieci, grazie ad una repentina combinazione di due passi saltati verso due direzioni diverse che avevano creato un angolo di circa quarantacinque gradi. Il colpo ascendente che ne seguì fu difficilissimo da bloccare per il genin, che, pur riuscendo nel suo intento, sentì il suo braccio venire sbalzato via dopo aver parato. Fu necessario l'apporto della mano sinistra a cambiare la traiettoria presa dalla spada a causa del contraccolpo e a contrattaccare. La spada roteò nel vuoto: Mitsugi era sparito. Ad un tratto, Sanji sentì la punta della spada del maestro pungolargli la nuca. “Incredibile.”, pensò. -Non devi perdermi di vista: ho avuto il tempo di scavalcarti con un salto e non te ne sei accorto. Il mio colpo era proprio finalizzato a farti perdere la concentrazione su di me per recuperare il controllo della tua lama, e ci sei cascato in pieno. Quando imprimo molta potenza al mio colpo, devi sfruttare la mia forza a tuo vantaggio, schivare e portare la tua katana dietro la traiettoria nella mia, sbalzandola dalla mia mano.-. Fu così per tutta la mattinata. I due duellavano, e Sanji piano piano, seguendo i consigli del maestro e abituandosi alla sua velocità e al suo stile, cominciò a stare al passo, anche se era lampante che Mitsugi non ci metteva tutto l'impegno possibile. Quando il sensei diede il segnale di pausa per pranzo e riposo, Sanji era comunque soddisfatto di sé stesso, e quasi si era dimenticato del suo fallimento di poche ore prima.

L'allenamento rincominciò verso le quattro del pomeriggio, e fu allora che Sanji si ricordò dell'uso che avrebbe voluto fare del miglioramento dell'udito, come prima sua applicazione: pensava gli sarebbe servito per sentire i movimenti del suo maestro durante la tecnica che il ragazzo avrebbe dovuto bloccare. Mitsugi disse -Ora, riprova a bloccarmi. Quando sei pronto dimmelo.-; Sanji probabilmente tirò fuori un'espressione significativa (di cui comunque non si rese conto), perché interpretandola correttamente Mitsugi aggiunse: -Tranquillo. Anche con lo sviluppo dell'udito, non saresti riuscito a seguire meglio i miei movimenti. Un udito migliorato del venticinque percento nelle reazioni rapide non è più utile di una buona vista, così come l'olfatto. Quei due elementi servono solo a percepire la presenza e la locazione di nemici con adeguato anticipo, almeno per un genin. No, non dovrai ricorrere a simili mezzi: difenditi solo con le tue abilità di scherma.-. Sanji, rincuorato, si mise in posizione ed affermò con sicurezza: -Sono pronto!-. Non si sarebbe fatto sfuggire i movimenti, questa volta, o almeno questo sperava. Mitsugi si mosse, ma questa volta Sanji non fu colto impreparato: si accorse del leggero spostamento di peso che il suo maestro aveva attuato sulla gamba destra. Anticipò così il movimento, e riuscì a capire da dove avrebbe attuato il secondo rimbalzo, e dunque la direzione di quello che pensava sarebbe stato l'attacco. Esultante, esclamò: -Beccato, sensei!-. Tuttavia, le cose non andarono come previsto: l'assalto non giunse dalla direzione ipotizzata da Sanji, ma arrivò un secondo dopo da un altro lato. Sanji sentì la punta della lama toccargli la spalla destra, quando pensava di ricevere un attacco frontale, visto che si era girato nella direzione del rimbalzo. Tuttavia, non era del tutto deluso, poiché aveva compreso cosa era accaduto. Disse: -Furbo, maestro! Hai fatto un rimbalzo in più.-. In tutta risposta, gli fu detto: -Acuto, Sanji! Capirlo dopo una sola volta... Non male.-. Le katane furono riposte nei loro foderi. Sanji chiese: -Secondo te sarei in grado di apprendere questa tecnica dopo il mio allenamento di questa settimana?-. Mitsugi rise, e poi dichiarò: -Ragazzo, sei veramente ambizioso! Hai talento, è indubbio, ma questa tecnica è di alto livello, io l'ho attuata già da chunin! Sì, magari riusciresti ad apprendere il modo di eseguire una propulsione con il chackra, cosa di per sé già molto difficile, ma gestire una serie di propulsioni ravvicinate sarebbe troppo per te, e sarebbe incredibilmente stancante. Senza considerare la difficoltà di muovere la spada correttamente a quella velocità: serve grande esperienza. No, se vuoi apprendere una nuova tecnica, è bene che ti concentri nel crearne (o trovarne) una che sia adatta alle tue capacità e alle tue condizioni fisiche attuali. Suggerirei la creazione di una buona tecnica a distanza, che si possa usare in svariate situazioni e che abbia diverse modalità di attuazione, ma che non sprechi troppo chackra e che sia attuabile in quante più condizioni possibile. Capito? Non strafare! Sei bravo, non bruciare le tappe e andrai benissimo!-.

Per quel giorno, l'addestramento era terminato. Stabilirono di incontrarsi di nuovo alle nove il mattino seguente. Prima di sparire nel nulla come faceva sempre, Mitsugi disse: -Sai, Sanji? Credo che tu, nonostante il fallimento, sia migliorato più oggi di ieri, anche come maturazione. Ci vediamo domani, ciao!-. Sebbene il sole fosse ancora alto nel cielo, la giornata di Sanji poteva dirsi conclusa. Egli, contento, si diresse verso casa, già pregustando il meritato riposo.
 
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tom93f.mk
view post Posted on 27/5/2010, 14:04




Piccolo OT a titolo informativo Per chi segue il corso. In seguito a decisioni prese da me e da un altro personaggio misterioso :look: (direi che potete facilmente capire chi è), la struttura dell'allenamento cambia. I post non saranno più 7 miei, ma 5 miei di allenamento...poi...sorpresa...in ogni caso su questo topic succederà qualcosa...volevo solo dirvi che la struttura della'llen on sarà più la stessa...restate sintonizzati su questa rete! Ciao!
 
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tom93f.mk
view post Posted on 28/5/2010, 21:56




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ALLENAMENTO PER ENERGIA VERDE, POST N°4 – Sanji Mugiwara



Sanji era giunto a piedi, come suo solito, al campo di allenamento, e come suo solito si era piazzato sotto un albero, per proteggersi dal sole cocente già a quell'ora. Attendeva il consueto assalto di Mitsugi, che però questa volta non venne. Il suo maestro entrò dalla porta del campo, salutando Sanji con la mano, sorridendo. L'allievo, avvicinatosi a lui, chiese: -Come mai niente assalto questa volta?-. Divertito, l'altro rispose: -Gli attacchi erano per testare il tuo sviluppo sensoriale. Non ce n'è bisogno. Per quanto riguarda oggi, ho due idee per il tuo allenamento. Dimmi subito questo: sai cos'è un genjutsu, ovviamente, ma sai bloccarne uno?-. Il jutsu denominato 'kai' era stato uno di quelli che Sanji aveva appreso prima durante quella settimana che era seguita alla sua promozione a genin, quindi rispose con sicurezza: -Sì! So usare il Kai... E' questo che intendi, vero? Per ora non posso fare altro, ma immagino che sia nella norma...-. Mitsugi sembrava soddisfatto. Disse: -Bene, allora. Intendevo proprio questo. Faremo una piccola prova, e se vedrò che sarai in grado di impiegarlo per bene, passeremo alla katana. Proverai più e più volte a parare quell'attacco, e non ci fermeremo finché non ci riuscirai. Poi per oggi basterà. Allora. Respingi questo genjutsu.-. Non fu necessario attendere nemmeno un momento: subito Sanji si ritrovò avvolto dall'oscurità più totale. Non vedeva nulla, solo in nero più cupo. “L'ignoto... La morte per gli uomini come il buoi per i bambini spaventano per un motivo: rappresentano l'ignoto, ciò che gli uomini non conoscono. Ed è proprio questa l'essenza del genjutsu. Peccato, Mitsugi, che io sappia bene cosa fare!”. Sebbene fosse in assoluto la prima volta che Sanji respingeva un vero genjutsu, la teoria di quel jutsu non era così difficile, e Sanji cominciò con sicurezza a cercare il moto di chackra nel suo corpo, che rappresentava l'onda del genjutsu. Individuata l'anomalia, cominciò a forzare il controllo del proprio chackra in fermento, per respingere quello anomalo che gli provocava l'illusione. Sembrava funzionare bene: l'oscurità stava comicniando a sbiadire; ma improvvisamente l'energia ribollì ancora di più, e Sanji tornò nella condizione di prima. La situazione non era certo favorevole, ma sanji, con grande sangue freddo, riuscì a rimanere calmo. Pensò: “Sta forzando enormemente il jutsu, che di norma sarebbe già stato sciolto, aumentando l'apporto di chackra. Questo modo di procedere non può durare a lungo: reggere il controllo del genjutsu con questa intensità non è possibile per lungo tempo. Devo solo metterlo un po' in difficoltà.”. Così fece: semplicemente forzò ancora maggiormente il tentativo di controllare il proprio chackra, e alla fine, dopo una ventina di secondi di dura lotta, sentì l'energia anomala perdere il controllo e uscire dal suo corpo. Il giovane tornò alla realtà, e soddisfattissimo disse: -Questo basta?-. Il suo maestro rispose, tranquillo: -Tsk. Che insolente. Beh, direi che comunque sei già preparato su come respingere i genjutsu. Possiamo dedicarci da subito alla scherma, come speravo. In ogni caso, era importante che tu facessi un'esperienza pratica. Avanti, estrai la spada e dimmi quando sei pronto.-.

Sanji fece come gli fu detto, e l'attacco partì fulmineo. La solita sfumatura scomparve dal campo visivo del giovane, che però seppe anticipare il punto di atterraggio del maestro e subito balzò in direzione opposta,alla propria sinistra, e si volse verso quel luogo. Sapeva che non era finita. Pensò: “Devo seguirlo con gli occhi, non devo farmi sfuggire i suoi movimenti! Ora è rimbalzato...A destra!”. In effetti, Mitsugi era, in un certo qual modo, tornato sui suoi passi, e fece il rimbalzo successivo nel luogo dal quale era partito. Sanji riuscì a seguire il movimento, e si preparò a parare. Il suo maestro non avrebbe più eseguito altre propulsioni: era il momento dello scontro, e il giovane era ben piazzato per la difesa. Tuttavia, il suo sensei lo stupì ancora una volta: resosi conto di non essere riuscito a seminare lo sguardo dell'allievo, egli, sfruttando la velocità e la conseguente poca visibilità che Sanji aveva nei suoi confronti, portò entrambe le braccia dietro la schiena, e con esse la spada. Tutto il suo corpo era bene in linea, e Sanji non riusciva a capire in quale mano fosse l'arma e di conseguenza da dove sarebbe arrivato il colpo. Si mise in guardia, ma non fu in grado di reagire in tempo. Mentre portava la spada a destra, sentì il freddo della lama sulla sua guancia sinistra. Come al solito, non si era fatto nemmeno un graffio: Mitsugi si era fermato prima. Dopo pochi secondi, ripose la lama, rise e disse: Beh, Sanji, veramente incredibile! Sei solo al terzo tentativo e già mi hai costretto ad usare un asso nella manica che da ora in avanti non potrò più usare (riusciresti a bloccarlo, ora che lo hai visto)! Sei veramente tosto!-. Il giovane, che era decisamente soddisfatto dei suoi progressi, esclamò, fiducioso in sé stesso: -Riproviamo! Questa volta ce la farò!-. Gli fu risposto: -Stiamo a vedere. Preparati.-. Il nuovo tentativo ebbe inizio. Mitsugi partì, ma Sanji, seguendolo con gli occhi, con un balzo (ovviamente molto più lento di una propulsione), si portò esattamente a due metri dal luogo del rimbalzo del maestro, sulla sua linea di traiettoria appena attraversata. Il secondo tocco fu eseguito a otto metri circa da lì, ma Sanji , riuscendo a sfruttare l'angolo creato, riuscì a volgersi con tranquillità verso il suo maestro, che gli stava balzando addosso. Stava per prepararsi a parare, quando si accorse che Mitsugi stava impiegando il trucco di prima. “In pratica,”,pensò Sanji, “vuole costringermi ad aggirare questa strategia. E così sia.”. Il giovane portò molto chackra ai piedi, e prontamente eseguì un salto di tre metri, che fece sì che Mitsugi gli passasse sotto. Con un avvitamento di centoottanta gradi, il genin mantenne lo sguardo sull'avversario, anche nel momento dell'atterraggio. Il chunin, invece, un po' sorpreso dalla mossa del suo allievo, era comunque riuscito senza difficoltà a rispondere in modo efficace. Svolse un'altra propulsione, invertendo bruscamente la direzione. Ma ciò non era sufficiente: Sanji aveva avuto il tempo di posizionarsi bene in difesa, e vide benissimo il colpo di katana di Mitsugi arrivare dalla propria destra. Esclamò: -Fregato, sensei!-; inclinando la lama in posizione di parata poco prima del colpo, si sentì certo di essere riuscito nell'impresa. Cattivo errore: il colpo fu parato, sì, ma le due spade cozzarono con tale violenza che quella di Sanji, che aveva rilassato il muscolo del braccio e aveva parato reggendo l'arma con una mano sola, fu sbalzata via, e Sanji, disarmato, si ritrovò di nuovo con la katana del suo maestro puntata alla gola. Quest'ultimo disse, severo: -Con chi credi di avere a che fare, Sanji? Non basta mettere la lama sulla traiettoria della mia, per proteggersi: questo attacco aumenta notevolmente anche la violenza del colpo. Inoltre, non credere che io mi stia impegnando più di tanto: posso raggiungere una velocità doppia rispetto a questa e posso fare fino a dieci propulsioni di fila, se voglio. Non dovresti sottovalutarmi così, non è da te. Avanti, recupera la tua arma e riproviamo ancora una volta.-.

Sanji era sorpresissimo: non si aspettava minimamente quella forza, pensava di avercela fatta. Si era rilassato! E per di più, aveva effettivamente creduto per un attimo di essere in grado di competere con quell'uomo da pari a pari. “Cosa diavolo mi è preso?”, pensò. Tuttavia, non diede a vedere il suo sconforto, e subito brandì la katana, deciso a risolvere la questione con il tentativo successivo. Quando Mitsugi eseguì la prima propulsione, Sanji saltò indietro sforzandosi di usare una grande quantità di chakcra: riuscì a eseguire un balzo di sei metri. In questo modo, il suo campo visivo sulle mosse del suo maestro fu molto più ampio: ora i due si trovavano a circa quattordici metri di distanza. Mitsugi si mosse a gran velocità verso di lui, mantenendosi ad ore due. Sanji eseguì un altro balzo verso sinistra, e nel farlo si girò verso il sensei. Riusciva a seguirlo tranquillamente, e si girava ad ogni nuovo balzo, continuando a tenersi a distanza. Anche se andava meno veloce del maestro, riuscì a fargli fare quattro propulsioni prima di essere sotto la traiettoria di attacco di Mitsugi. Tuttavia, era riuscito nel suo obiettivo: l'attacco del chunin contro di lui sarebbe stato frontale dal primo momento: non avrebbe dovuto girarsi neanche di pochi gradi, perchè i due erano già uno di fronte all'altro. Con un ultimo balzo indietro, Sanji si allontanò ancora un poco, per far perdere velocità all'avversario. Non appena toccò terra, si preparò alla parata: strinse saldamente l'impugnatura della katana con entrambe le mani, contrasse i muscoli e fu pronto appena in tempo; Mitsugi gli era addosso, e stava portando un colpo a grande potenza dall'alto verso il basso; Sanji si mosse un poco indietro, e portò la sua katana dietro quella di Mitsugi, per sfruttarne l'inerzia, e la spinse alla propria sinistra, tornando subito in guardia. Il chunin, rapidissimo, riacquistò senza difficoltà il controllo dell'arma e scagliò un nuovo attacco in affondo. Sanji riuscì a bloccarlo, parando con il piatto della spada, ma i due attacchi successivi furono troppo veloci. Il giovane, senza neanche sapere bene come ,era finito per terra, disteso sulla schiena. Mitsugi, in piedi,mentre lo puntellava sulla pancia con la sua arma, sorrise e disse: -Ora ti riconosco! Prova superata! Adesso sei ufficialmente in grado di usare la katana come si deve! Tuttavia... E' molto presto, è solo ora di pranzo. Pensavo che ci avresti compiuto la prova in molto più tempo. Facciamo così: mangiamo, poi ci alleniamo ancora un po' con la katana, così per pratica. Forza alzati. Per il panino... Prosciutto o tacchino?-.

Dopo il pasto, a Sanji fu concesso di schiacciare un pisolino di un'ora per recuperare le forze. Poi, i due si ritrovarono nuovamente uno di fronte all'altro, a lame sguainate. Mitsugi disse: -Bene. Ora che hai acquisito una qualche abilità, ti mostrerò cosa significa essere veramente in grado di maneggiare una spada. Certo, ora puoi cavartela contro altri genin come te, ma stai a vedere quanto dovrai diventare forte per raggiungermi.-. I due combatterono a lungo, ma durante le due ore e mezza di allenamento mai una volta Sanji riuscì a parare due colpi consecutivi o ad impensierire anche solo minimamente il maestro con uno dei suoi assalti. Gli sembrava di non fare il minimo progresso, e ciò risultava molto frustrante, considerato che in quelle ultime due settimane non aveva fatto altro che migliorare e migliorare in continuazione. Se fosse stato un tipo impulsivo, probabilmente dopo poco tempo si sarebbe infuriato, ma il giovane riuscì a mantenere la calma anche nella più completa sconfitta (e nello sconforto, che comunque si era impossessato di Sanji dopo appena un'ora). Erano le cinque del pomeriggio. Il giovane si sentiva del tutto esausto, e anche solo alzare un braccio comportava uno sforzo che gli sembrava immane. Mitsugi disse: -Bene, direi che può bastare.-. Sanji era sconfortato, e chiese: -Tutti i chunin sono abili come te?-. Il chunin lo guardò con sguardo incredulo, e, dopo una risata, rispose: -Beh, c'è chi lo è e c'è chi non lo è. Ma non ti abbattere! E' assolutamente normale che tu non sia riuscito a fronteggiarmi, non te ne preoccupare. Anzi, probabilmente sei anche migliorato, durante questo pomeriggio, sebbene tu non te ne sia reso conto. Allora. Appuntamento domani alla solita ora, ma non qui, questa volta. Ci si vede davanti alle porta del villaggio. Porta con te un po' di equipaggiamento base da combattimento, per esempio qualche kunai e qualche shuriken. Non servono armi che si consumano, come carte-bomba o flash: non vale la pena portartene. Ti porterò ad allenarti fuori da Konoha. Contento?-. Sanji più che entusiasta si sentiva incuriosito; -Cosa mi ci porti a fare? Non va bene qui?-, chiese. Mitsugi gli rispose solamente: -Eh no, non te lo dico! Aspetterai domani per saperlo. Ciao, ragazzo!-. Con questo, sparì nella consueta nuvoletta di fumo, lasciando il suo giovane allievo con un atroce senso di curiosità insoddisfatta.


ALLENAMENTO PER ENERGIA VERDE, POST N° 5 - Sanji Mugiwara



L'attesa, in realtà, non fu particolarmente lunga. A casa, Sanji si lavò, ingurgitò in fretta una cena veloce e subito cadde addormentato. La mattina dopo, fornito di tutto l'equipaggiamento indicatogli, arrivò alle porte del villaggio venti minuti in anticipo, e attese esattamente venti minuti l'arrivo del suo maestro. Mentre se ne stava seduto sul ciglio della strada principale, sentì la voce del sensei che lo chiamava dalle porte del villaggio, una trentina di metri più in là. Sanji si alzò e si avvicinò a Mitsugi, salutandolo con un cenno del capo. In tutta risposta, gli fu detto: -Allora, andiamo? Dopo di te!-. Il giovane genin mise per la prima volta il piede fuori dal villaggio. Nel farlo, l'emozione salì alle stelle. Il mondo esterno: suo padre, commerciante, si era recato più volte in altri villaggi del paese del fuoco, a volte scortato anche da shinobi come ora era lui, e gli aveva raccontato dei luoghi al di fuori delle mura che invece avevano sempre limitato l'universo di Sanji. Il passo fu come tutti i passi precedenti e successivi che il ragazzo compì, ma per lui significò molto. I due, dirigendosi a nord, si immersero nel folto della foresta, balzando rapidamente di ramo in ramo. Dopo una venitna di minuti abbastanza monotoni, Mitsugi disse: -Bene, Sanji, è ora che ti dica la verità sull'allenamento di oggi. Nell'area a nord di Konoha, nei pressi di una collina, è stato individuato il covo di alcuni briganti molto aggressivi. E' a circa venti minuti da qui, perciò è meglio istruirti sul da farsi prima di entrare nella loro area di azione. In pratica, dobbiamo catturare o, se necessario, eliminare questa banda di criminali. Dovevano mandarci una squadra di genin con una certa esperienza, per fargli fare pratica, ma ho chiesto se potevamo recarci noi due sul luogo per occuparci della faccenda, per allenamento, e non come missione. Ovviamente, in questo caso lavoriamo gratis, ahah! Il livello di questo compito è più o meno quello di una missione tra il livello D e il livello C, perché i nostri avversari non sono certo problematici. Chissà, magari riusciresti ad occupartene tu da solo; beh, in ogni caso, non devi temere nulla finchè ci sono io.-. Sanji rimase basito, non tanto perché stava per affrontare la propria prima missione (in fondo lui aveva già combattuto seriamente in passato, e poi quel compito non era neanche una missione ufficiale), quanto perché il giorno precedente Mitsugi gli aveva detto di non portare armamenti troppo pesanti o costosi, perché non ne sarebbe valsa la pena. Chiese: -Ma come?! Dovevo portarmi qualche arma in più! Io ho solo la katana, due kunai e due shuriken, con me! Perché non me l'hai detto subito?!-. Il maestro gli rispose: -Ma come, non mi hai sentito? Ho detto che questi avversari non sono potenti! Non dovrebbe essere difficile batterli anche solo con il taijutsu. L'obiettivo per cui ti ho portato a sbrigare questa faccenda è quello di farti prendere dimestichezza con il mestiere. Sei forte, ma ancora non sai cosa voglia dire essere un ninja, dal punto di vista emotivo. In questo caso, si tratta di una banda di criminali che hanno massacrato decine di viandanti solo per rubare i loro soldi. Vanno catturati, ma è possibile che sia necessario eliminarli, visto che sembrano essere gente agguerrita e che non si arrende mai, neanche nella sconfitta, almeno a quanto è scritto fra le informazioni in nostro possesso. Non dovrai farti scrupoli nell'uccidere, se significa salvarti la vita o fermare quei tizi, anche se di certo in mia compagnia non rischi quasi nulla. E' questo il mestiere di ninja, ed è ciò che oggi apprenderai a fare. Uccidere non è bello; è la cosa più turpe di questa terra, te lo garantisco. Ma per noi, è necessaria. Uccidere o essere uccisi. Capisci?-. L'idea di uccidere, per Sanji, non era affatto gradita. Sapeva che porre fine ad una vita era una cosa terribile, da evitare il più possibile e in ogni caso. Il solo pensiero lo faceva inorridire. Tuttavia, dal momento in cui aveva preso la decisione di intraprendere il cammino del ninja, aveva pensato a quella eventualità, ed era giunto razionalmente alla conclusione che era una cosa necessaria per fare il ninja. Pur un po' impaurito e quasi inorridito all'idea, Sanji disse, con voce atona: -Capisco. Nessun problema. E' necessario, ed è meglio essere farlo preparati che farlo per necessità quando non ce la si aspetta.-. Mitsugi, con voce comprensiva e tono consolatorio, rispose: -Esatto. Sarà difficile, ma ci sarò io, e un giorno avverrebbe comunque. Fatti coraggio.-. Dopo dieci minuti di silenzio, durante i quali Mitsugi e il suo allievo stettero all'erta con tutti i sensi (erano infatti entrati in territorio nemico), i due arrivarono in una radura, un'area circolare circondata da un folto fronte di alberi. A nord, il dislivello aumentava, e prendeva forma un'alta collina. Nella radura, dieci tipacci dall'aria malvagia stavano camminando verso il rilievo. Mitsugi disse, sommessamente: -Eccoli. Per fortuna ci siamo accorti noi di loro prima che loro si accorgessero di noi. Non ci sono altri complici nei paraggi. Che sprovveduti. Bene. Al mio tre, punta ad uno di loro e feriscilo in modo che non possa più muoversi, poi cerca di fermare gli altri se scappano, affrontali se ti combattono. Buona fortuna, io sono al tuo fianco. Uno, due...tre!-.


Edited by tom93f.mk - 20/6/2010, 17:57
 
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¬Kob
view post Posted on 2/6/2010, 20:51




Post Quarto
Contenuto: Hai eseguito un buon allenamento anche ora, anche se penso che avresti potuto concentrarti maggiormente sullo studio della tecnica del sensei. Per quanto riguarda i post successivi hai trovato una buona "scusa" per poter rendere l'allenamento di facile lettura.
Linguaggio:Niente da dire, tutto è scritto nell'italiano più corretto. Solo fai attenzione, a volte, a delle forme di difficile scioglievolezza.
Lunghezza: Ottima

P.s. Stai cominciando a creare un buona trama, continua così-

 
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tom93f.mk
view post Posted on 5/6/2010, 17:09




SPOILER (click to view)
Narrato
"Pensato"
-Parlato-


ALLENAMENTO PER ENERGIA VERDE, POST N°6 – Sanji Mugiwara



Non ci fu tempo neanche per soffermarsi a pensare. Dopo il tre, Mitsugi (grazie ad una delle sue propulsioni sfruttanti il chackra) era già a metà strada fra la sua precedente posizione e il luogo dove i malfattori stavano camminando. Sanji usò il chackra per balzare il più in lungo possibile, e poi, atterrato a circa tre metri, si preparò ad eseguire una tecnica: l'Entrata dinamica. Portando molto chackra ai piedi e alle gambe, saltò in avanti, apprestandosi ad eseguire un violento calcio volante contro un colosso alto circa un metro e novanta centimetri, con l'intento di abbatterlo con un solo colpo, non rendendolo più in grado di combattere. Il piano riuscì alla perfezione: il colpo raggiunse la schiena dell'uomo, approssimativamente quindici centimetri sotto le scapole. Mentre Sanji affondava il piede nel dorso dell'avversario, sentì un forte schiocco provenire dalla zona colpita. “Probabilmente,”, pensò, “gli ho decentrato qualche vertebra. Non dovrebbe più essere in grado di muoversi.”. Mentre il brigante cadeva a faccia in avanti, emettendo un urlo lacerante, Sanji atterrò, e guardò verso Mitsugi: attorno a lui, due uomini erano accasciati a terra, esanimi, ed un terzo gli si stava scagliando contro brandendo una sorta di coltello lungo una trentina di centimetri, andando probabilmente incontro a sconfitta certa, sorte toccata a già tre dei suoi compagni. Ebbe giusto il tempo di dare un'occhiata in giro: l'area, circolare e del diametro di circa dieci metri, era tutta circondata da alberi e il terreno era erboso. Subito, da sinistra Sanji subì l'assalto di un altro avversario, che teneva in mano un altro di quei coltelli. Tuttavia, il genin ebbe tutto il tempo di afferrare un kunai, parare il fendente nemico proveniente dalla propria destra e sferrare un calcio al fianco destro dell'uomo, sbilanciandolo, per poi, una volta che quello fu caduto a terra, fargli perdere i sensi con un altro calcio alla tempia. Quello che seguì fu il momento più rischioso: Sanji fino a quell'istante non si era accorto, nella sua azione, che altri due nemici gli si erano avvicinati alle spalle. Il ragazzo, appena in tempo, se ne rese conto, e voltandosi riuscì ad estrarre la sua katana e a parare l'affondo di uno dei briganti. Tuttavia, il suo compare era già pronto all'attacco. Probabilmente Sanji si sarebbe riuscito a districare da quella situazione insidiosa con un qualche artificio, ma non fu necessario. Davanti ai suoi occhi, i due nemici caddero a terra, in un lago di sangue: Mitsugi li aveva colpiti al collo con due kunai, da dietro, con tale violenza da riuscire a perforare la gola di uno dei due nemici, e provocando, per entrambi, una morte certa in pochi secondi per dissanguamento. Il suo maestro, sporco del sangue dei nemici, disse rapidamente: -Uccidili, non si arrenderanno. Lo so per certo.-. Voltandosi, senza neanche guardare, troncò via di netto la testa di uno dei briganti con la sua katana (attorno alla quale sembrava brillare uno strano luccichio, probabilmente determinato da una tecnica attiva). Sanji osservò la situazione: ancora tre nemici, a coltelli sguainati, guardavano verso i due ninja con fare aggressivo, forse incerti sul da farsi. Mitsugi parlò loro: -Arrendetevi, o farete la stessa fine dei vostri compagni.-. I tre, come rinvigoriti dalla rabbia suscitata dalle parole del chunin, si scagliarono contro gli avversari. Mitsugi, con uno scatto di incredibile velocità, ne trafisse uno allo stomaco. Intanto, attaccando uno da destra e uno da sinistra, i due avversari rimasti avevano assaltato Sanji. Per lui, non fu difficile parare i due colpi, uno con la katana e uno con un kunai (quello usato prima, rimasto nel pugno sinistro del ninja). I due coltelli dei nemici volarono via. Sanji sperava di poterli abbattere senza ucciderli, ma così non fu. I due continuarono, pur disarmati, a tentare di colpire con i pugni il genin. Sanji riusciva a star dietro a tutti i colpi dei nemici, parandoli con le braccia o schivandoli, ma non riusciva a calibrare un attacco non fatale per i nemici, sotto quell'incessante assalto. Dopo venti secondi, la situazione diventò difficile da gestire. Sanji cominciava a stancarsi, ed un pugno lo raggiunse allo stomaco. Dolorante, il ragazzo si piegò, e abbassò la guardia. Quello dei due nemici che non aveva vibrato il colpo precedente si stava preparando a colpire l'avversario alla nuca con una violenta gomitata, che probabilmente l'avrebbe stordito e lasciato in balia dei due briganti. Non aveva altra scelta. Recuperata la stretta sulla katana, Sanji affondò la sua lama nel petto del nemico. Uno schizzo di sangue bagnò il viso del genin. Il suo avversario, agonizzante, si accasciò a terra, mentre il suo compagno veniva ucciso con un colpo di kunai alla gola da Mitsugi, accorso in quel momento.

La sensazione dell'aver provocato la morte... Strana, dapprima non troppo violenta sull'animo. Poi, con il passare dei secondi, sempre più forte si fa presente nella testa dell'uccisore un grido, una voce, che pare dire: -Ho ucciso ho ucciso ho ucciso ho ucciso!-. Almeno, questo è ciò che Sanji provò. Ansante, si toccò la faccia con la mano, che subito si bagnò del sangue del nemico. Il genin guardò quel sangue, e si sentì così vuoto da non riuscire a reggersi in piedi. Si sedette, respirando affannosamente. La voce nella sua testa si faceva più insistente: -Ho ucciso ho ucciso ho ucciso!-. Per non sentirla più, Sanji cacciò fuori un urlo con tutta la voce che aveva in corpo, e si sdraiò sulla schiena. Dopo che ebbe smesso di emettere quel grido straziato, si sentì un po' meglio. La razionalità riuscì a tornare in possesso della sua mente, e le emozioni si fecero meno acute. Il genin tornò a respirare con calma, e si sentì improvvisamente tranquillo. Pensava: “Non è stata colpa mia, quelli erano malfattori, sono dovuto sopravvivere, ed ho sistemato degli assassini che avrebbero continuato ad uccidere la popolazione... Non è una colpa, non è una colpa!”. La determinazione di non sentirsi in colpa riuscì a far riprendere del tutto il controllo a Sanji, che si rialzò in piedi, e riuscì a parlare al suo maestro: -E' fatta, sensei... Però... Non comprendo come si possa uccidere se non per necessità...-. Mitsugi, tristemente, rispose: -Se non si è marci dentro e se non si fa per vendetta, una vendetta dettata dalla rabba irrazionale, provocata solo dal dolore causato dalla perdita, allora proprio non si può. Per te, ora, è stato sicuramente terribile. Sei sicuro di star bene?-. Il genin, ancora con quel senso di vuoto terribile, ma essendo ormai riuscito ad accettarlo, spiegò: -Sì... Mi ero già rassegnato all'idea di uccidere prima di venire qui, e sono riuscito a dominare le emozioni in fretta. Credo che il peggio sia passato, ma spero che questo accada solo la prima volta... E' orribile... E' veramente terribile...-. Mitsugi disse: -Lo so benissimo. Uccidere è terribile, ma un ninja deve farlo. Se sei riuscito a convincertene del tutto, da oggi in poi sarà più facile, sebbene sempre molto doloroso. Sarà una sensazione familiare; sgradevole, ma familiare. Ora andiamo a casa.-.

Nella notte, la mente di Sanji fu disturbata da sogni inquieti, e al mattino, quando i raggi del sole filtranti dalla sua finestra lo svegliarono di buon ora, Sanji si sentiva distrutto. L'omicidio che aveva commesso il giorno precedente creava in lui ancora una sorda tristezza, un peso che amaramente gli opprimeva il cuore, e che ogni tanto si esprimeva in un lungo sospiro esasperato. Questa sensazione sarebbe passata con il tempo, anche offuscata dai terribili avvenimenti che si apprestavano a verificarsi nella vita di Sanji. Ma ancora quel giorno fu felice, un altro giorno di allenamento con Mitsugi, quello che, Sanji presupponeva, sarebbe dovuto essere il penultimo. Il genin si presentò alle nove al campo di allenamento numero 7, come al solito. Ad attenderlo c'era Mitsugi, che gli sorrise e disse: -Ciao Sanji! Allora... Oggi avrei in mente di non fare un allenamento molto intenso, solo un po' di pratica con la katana, ma non per molto. Per il resto, se ti va, andiamo a mangiare del ramen e poi ti riporto a casa. Oggi ho anche delle faccende burocratiche da sbrigare alla magione, a dir la verità. Riprenderemo l'allenamento serio domani, con un bel ripasso completo di tutto ciò che abbiamo fatto. Avanti, prendi la tua katana e preparati.-. I due si allenarono tutta la mattina, e il risultato, per Sanji, fu un po' più gratificante dell'ultimo allenamento svolto due giorni prima. Riuscì a controattaccare dopo alcuni colpi del maestro (anche se in realtà piuttosto semplici), e fu in grado di resistere anche per un intero minuto e mezzo di seguito ai suoi assalti. Anche se la superiorità di Mitsugi era comunque schiacciante, il genin era migliorato moltissimo nei soli due giorni appena trascorsi, e il suo sensei glielo confermò: -Maledizione, Sanji! Voi ragazzini siete davvero snervanti... A volte migliorate tantissimo in pochissimi giorni, anche troppo. Beh, a questo punto direi che ti sei meritato di guardare ciò che so fare veramente con la katana. Ti mostrerò la solita tecnica, ma questa volta usata alla massima velocità e potenza, anche per far sì che tu non ti monti troppo la testa. Se sei pronto, partirò fra dieci secondi.-. Il ragazzo, lusingato dai complimenti rivoltigli e incuriosito da quello a cui stava per assistere, estrasse la spada e si mise in posizione di guardia. Dopo poco tempo, Mitsugi scattò, usando una propulsione. Sanji riuscì a seguirlo per circa tre balzi, poi, quando stava osservando il nemico per prevedere la direzione del quarto salto, improvvisamente quello sparì dalla vista, con una velocità esagerata, mai vista prima dal ninja novizio. Spaesato e nervoso, quest'ultimo cominciò a guardarsi intorno, ma tutto ciò che coglieva erano delle sfumature che uscivano dal suo campo visivo prima che fosse possibile metterle a fuoco appropriatamente. La situazione rimase invariata per una dozzina di secondi, dopo i quali Sanji credette di riuscire a vedere bene un rimbalzo del maestro, forse per fortuna. Trionfante si girò in quella direzione, pensando di aver recuperato il controllo sulla posizione dell'avversario. Accadde in un istante: mentre Sanji stava ancora terminando la rotazione e portando la katana in posizione di guardia, il giovane sentì la lama del suo maestro sulla nuca. Pensò: “Questo non è assolutamente possibile... E' stato supersonico, non l'ho visto! Ha fatto tutta questa strada in circa un secondo!”. Subito chiese a Mitsugi: -Propulsioni totali?-. Gli fu risposto: -Tredici.-.Allora, chiese di nuovo, indicando il punto dove gli sembrava di aver visto il maestro poco prima: -Propulsioni dopo quella avvenuta in quel luogo?-. Di nuovo, Mitsugi rispose con un numero e niente altro: -Tre.-. Sbalordito, ma mantenendo un'aria seria e sforzandosi di non mostrarsi eccessivamente stupito, Sanji disse soltanto: -Capisco.-. Chissà quanto avrebbe dovuto lavorare per arrivare a quei risultati! Quanto duro allenamento avrebbe dovuto svolgere anche solo per riuscire a proteggersi da quella tecnica! I pensieri del genin furono interrotti dalle parole del maestro: -Forza, andiamo a mangiare qualcosa.-.

I due si recarono al più vicino chiosco vendente ramen, e ne ordinarono, affamatissimi, due porzioni a testa. Nell'attesa e durante il pasto, i due conversarono del più e del meno e, tra le altre cose, Mitsugi parlò per la prima volta della sua famiglia e della sua vita la suo allievo. Era di una famiglia di commercianti alquanto benestanti, ed era stato il primo della sua stirpe ad intraprendere il cammino dello shinobi, proprio come Sanji, anche se era molto più giovane di lui, al tempo: a dieci anni Mitsugi era già diventato genin, e a quindici anni chunin. La sua carriera era proseguita senza intoppi, e a vent'anni era diventato un ninja affermato e prendeva parte a missioni molto importanti e rischiose, in una squadra speciale formata da tre chunin e un jonin proveniente dagli ANBU. Sposatosi con una kunoichi, egli aveva vissuto con lei per cinque anni, fino alla data della morte della moglie in missione, avvenuta circa sette anni prima. Il trauma era stato grande, ma Mitsugi era riuscito a vendicare la donna in un combattimento all'ultimo sangue con il suo assassino, un noto traditore di Konoha (tutta la sua squadra si era mobilitata per aiutarlo, ed era riuscita nell'intento di trovarlo e porlo nelle condizioni di combattere contro Mitsugi). Questa era in sintesi la sua storia, da cui Sanji rimase molto colpito. Dopo il pasto, Mitsugi riportò l'allievo a casa sua. Davanti alla porta, disse: -Bene, ragazzo. Ci vediamo domani alle nove al solito posto. Portati la katana e basta. Buon pomeriggio. Ciao!-. Detto questo, si allontanò, sparendo dietro l'angolo della strada. Per tutto il pomeriggio, Sanji si concesse tregua dall'attività fisica estenuante di quei giorni. Al ritorno della sua famiglia, mangiò cena, raccontando la sua giornata e conversando riguardo a ciò che il mestiere di ninja potesse comportare: tutti i rischi, i dolori, la rabbia, ma anche la felicità che quella vita avevano portato a Mitsugi furono un ottimo esempio. Dopo un po' di piacevole chiacchiera, Sanji andò a letto, stanco. Si stava concludendo la giornata che ne precedeva una di importanza vitale per Sanji. Lo scoccare della mezzanotte, avrebbe fatto entrare il giovane genin nella data che avrebbe segnato un'importante e dolorosa cesura nella sua vita, e che avrebbe dato inizio ad un periodo dettato dalla sventura, che sarebbe durato non poco, e al termine del quale egli sarebbe stato diverso, definibile un vero ninja, in grado di aspirare ad essere un chunin, segnato nel profondo dal duplice dolore che gli uomini devono provare, prima o poi, nella loro vita: il dolore fisico e subito, quello meno intenso, e il dolore imposto tramite la perdita, tramite il lutto, tramite la morte, quel dolore che spacca il cuore, ma che lo ricuce forzatamente, facendo sì che, qualora riesca a sopravvivere, ne esca molto più coraggioso e forte di prima. Ma, ancora per qualche ora, Sanji sarebbe rimasto nel quieto mondo dei suoi sogni, ignaro del tetro futuro che incombeva sul suo domani.


Edited by tom93f.mk - 20/6/2010, 17:58
 
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¬Kob
view post Posted on 15/6/2010, 14:41




CITAZIONE

Questo è il mio ultimo post con Sosuke. Lo dico perche qualcuno potrebbe fraintendere questo post, e per esser chiari ho voluto esplicitare il tutto. Non mi è venuto bene, è corto e non particolarmente brillante, non so la causa di questo, forse perche da una parte non lo voglio abbandonare e dall'altra non vedo l'ora di riprendere il gioco con un altro pg, quindi vi saluto con questa premessa.


Joshua

La notte era passata insonne per il giovane Sosuke Uchiha, chuunin del villaggio della foglia, fresco fresco dall’esame che lo aveva maturato e reso un ninja di cui poter andare fieri. Era tornata a Konoha da circa una settimana, dove non si era occupato di faccende di importanza vitale, se non di qualche missione di poco conto e di un lavoretto come guardia del corpo di un governatore del paese delle cascate. Era stata una settimana rilassante, che aveva permesso alla promessa della foglia di riflettere su ciò che andava fatto, ma più che quella settimana, era stata quell’ultima notte che aveva chiarito le idee del giovane, fornendogli le informazioni necessarie per raggiungere, a poco a poco, il suo scopo.
Dopo circa sei mesi dalla sua promozione a genin, e quindi al ritrovamento del libro dello Sharingan nello studio privato del padre, Sosuke Uchiha aveva re-intrapreso la strada che portava in quella stanzetta impolverata ed in disuso, per riprender visione di quell’arcano manufatto, custodito fino a quel momento con molto riguardo. Erano molte le informazioni racchiuse in quelle pagine accuratamente decorate, molti i consigli che avrebbero fatto comodo a quel giovane, ma soprattutto vi era l’unica informazione che avrebbe fatto realmente comodo a quel giovane neo-chuunin. Era uno dei segreti più importanti del clan, uno di quelli che nemmeno le cariche più alte conoscevano. Solo gli Eletti di quel clan ne erano a conoscenza, e dopo quella nottata, passata a sfogliare quelle pagine intrise di storia e di dolore, anche Sosuke si poteva definire Eletto davanti agli occhi del Dio, che quel clan maledetto teneva nascosto nei meandri della sala da riunione della famiglia. Lesse molte storie su di lui, sulla sua clemenza e la sua perfidia, e lesse perfino come aggraziarselo, in modo da favorire la buona riuscita della sua missione.

Erano circa le otto di mattina quando il prodigio di Konoha si mise in moto per concludere il suo “apprendistato” di ninja novizio ed iniziare quello di Eletto. Aveva bisogno, innanzitutto, di avere il favore del tengu che aveva messo al mondo quell’intero clan, e per far ciò avrebbe dovuto trovare il sangue di un guerriero sacrificato per i suoi servigi, un guerriero avverso a quel clan. Chi meglio di un Konohano, quindi, per far ciò?
Sosuke non ci mise troppo tempo a decidere cosa fare, si vestì di tutta fretta, mangiò al volo la colazione e si diresse subitamente alla ricerca di un qualche stolto da poter sacrificare davanti all’altare dello sharingan.
Volle la provvidenza, che durante questa sua ricerca, l’occhio del giovane cadde su un ragazzo, biondo scuro, assorto in una qualche cerchia di pensieri, tanto da non accorgersi di quell’Uchiha, appostato famelico ad una distanza di sicurezza da esso, che gli permetteva di restare invisibile ed impercettibile a quello che presto sarebbe diventato il suo avversario. Era sicuramente un ninja, visto il coprifronte e l’armamentario, e dalla corporatura pareva anche mediamente abile, tanto da sembrare il candidato adatto all’Uchiha, che già aguzzava i sensi e si leccava i baffi, prima di partire all’assalto.

Si lanciò in un attimo verso quella fin troppo facile preda, che solo all’ultimo secondo di quell’attacco mortale si rese conto dell’accaduto. Si voltò di scatto, preso probabilmente da un impeto di paura e di frenesia, si voltò giusto in tempo per vedere in faccia il suo assassino, che motivazioni più valide non aveva per ucciderlo. Sosuke stava giusto portando un fendente dall’alto verso il basso, che avrebbe senza dubbio impattato contro la dura madre del cranio di quel giovane di cui il prodigio ignorava persino il nome. Aveva utilizzato il suo dono, la sua preveggenza, per esser sicuro di neutralizzare al primo colpo quel moccioso, su cui sperava di perder meno tempo possibile. Senza dubbio, l’Uchiha lo avrebbe preso, avrebbe terminato quel combattimento vinto in partenza e avrebbe continuato i suoi affari in serenità. Tutto questo, se nessuno si fosse intromesso tra la lama della sua katana ed il cranio del biondino. Era un ragazzo di diciassette anni il giovane che salvò la vita al piccolo genin, travolgendolo e scansandolo dalla traiettoria della Katana, salvandogli la vita, a costo di un occhio. Il chuunin non era stato abbastanza veloce da portare completamente in salvo quella vittima di poco conto, che ormai giaceva a terra, ululante dal dolore che pareva avergli dato alla testa. Sosuke si fermò, osservò la scena stupito, notando la cura con cui quel nuovo arrivato aveva cautamente lasciato il corpo a distanza di sicurezza, e dopo averci trafficato sopra, con qualche aggeggio e tecnica particolare, si alzò, voltandosi verso l’Uchiha che intanto attendeva una qualche istruzione dal suo subconscio. Da una parte era contento dell’accaduto, avrebbe probabilmente combattuto contro qualcuno all’altezza del titolo di guerriero, ma allo stesso tempo lo temeva. Non era riuscito a sentire minimamente quell’intruso, lo aveva completamente ignorato e non era quindi riuscito a comportarsi di conseguenza. Qualcosa di nuovo era sorto in lui.

“Chi è questo qui? E come ha fatto a non farsi nè notare, nè sentire da me? Devo stare attento, potrebbe essere veramente forte, e potrebbe crearmi non pochi problemi, spero almeno che il gioco gli valga la candela, altrimenti sarebbe stata una pessima azione, ed il mio scopo si completerebbe doppiamente.”

I due iniziarono a scambiarsi non poche occhiate, e successivamente caderono in un combattimento pieno di colpi di scena, che si stanziò in un lasso di tempo di circa tre minuti, fino a quando non accadde un fenomeno particolarmente fortunato e irripetibile. Preso da uno spasmo o da un qualche dolore, il giovane malcapitato che già aveva perso un occhio si ritrovò a dover soffrire ulteriormente, tanto da emettere uno di quei suoni orripilanti, tali da spaventare un uomo adulto, che riuscirono a catturare l’attenzione dell’Uchiha, già leggermente ferito da alcuni colpi menati dal nuovo arrivato, che ne approfittò per infliggere il colpo finale al ragazzo. In un attimo, quel diciassettenne impiccioso riuscì a portare il palmo della sua mano presso la schiena avversaria, e potenziato da una qualche tecnica sconosciuta all’Uchiha, recise la cartilagine delle prime due vertebre del clan di Konoha, immobilizzando completamente quell’assassino affermato, ormai prossimo alla morte. Ormai, anche per l’Uchiha era giunta la fine. Iniziava a sentire freddo, il sangue usciva a fiotti dalla schiena del giovane, che temeva per la prima volta la morte, la temeva e la ammirava allo stesso tempo, anche se dentro il suo cuore pensava di non esser degno di morire e di abbandonare quel supplizio mortale. Ormai la sua pelle iniziava a diventare bianca, il sangue fuoriusciva dalla ferita sulla schiena e quel giovane disteso, praticamente immobile, proferì alcune parole, piano, al limite del percettibile, che arrivarono nonostante ciò chiare al suo nuovo avversario.

«Come ti chiami?»

La sua voce tremava, ed era interrotta dal sangue che a poco a poco gli si accumulava in bocca, tanto da far paura perfino a se stesso. Il suo avversario era lì, in piedi e nemmeno un metro di distanza, ed attendeva la caduta di quel giovane ninja del clan del ventaglio, che non appena ebbe ricevuto la sua risposta abbandonò la vita. Finalmente, quelle catene ultraterrene che lo legavano alla vita si erano spezzate, ed ora librava libero nel cielo.
La voce di quel suo assassino era una voce normale, dal tono impassibile e non troppo squillante, ma la cosa che più sorprese quel giovane, ormai dedito alla morte, erano i suoi movimenti e le sue espressioni, che parevano prive di una qualche emozione. Si avvicinò al ragazzo, si accovacciò sul suo corpo e con un sussurro appena percettibile gli diede la risposta che cercava.

«Il mio nome è Joshua.»

 
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~ K a i
view post Posted on 16/6/2010, 18:26




Morte Convalidata.
Convalidata pure la Verde.


Edited by ~ K a i - 16/6/2010, 20:05
 
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tom93f.mk
view post Posted on 20/6/2010, 16:53




OT: Sono autorizzato a modificare un po' l'organizzazione precedente dei post perchè ho saputo che devo avere 7 post nell'allenamento per la verde (anche se ce l'ho già...grazie Kai)...scusate la confusione che si creerà. In questo modo, inoltre, il post 5 sarà notevolmente corto...Vi prego di ricordare che questa modifica è stata necessaria per motivi di regolamento ma che in origine i post 4 e 5 formavano un unico post di qualità dunque più elevata... Mi scuso ancora.

A breve il nuovo post di Kob, salvo imprevisti.
 
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¬Kob
view post Posted on 22/6/2010, 23:50








•Il progresso della civiltà si misura dalla vittoria del superfluo sul necessario.
~Alberto Savinio



~Narrato
»Parlato
•Pensato



≈ Arena n° 7



~La mattinata era ormai giunta, illuminando il suggestivo paesaggio della città di Konoha, già in fermento. Era una giornata uggiosa ed il cielo era carico di nubi pronte a scagliarsi contro il terreno fiorente di quel villaggio, famoso e rispettato più di ogni altra cosa per la potenza militare che comprendeva e per le rigogliose fronde degli alberi sempre in fiore. Non troppo distante dalla strada maestra della porta in direzione sud, in questo alveare di api lavoratrici, appena poche trasversali prima della magione dell’Hokage, incrociava una stradina di poco conto, posta in direzione est rispetto alla via, che facilmente conduceva all’ospedale più frenetico del luogo. In questo canale di terra, al riparo dalla confusione che soleva crearsi nelle prime ore del mattino, in una piccola palazzina color verde chiaro, abitava uno dei Ninja medici più abili e promettenti del villaggio, che ancora arrotolato tra le lenzuola, dormiva, recuperando il sonno arretrato dovuto ad una lunga serie di turni ospedalieri e missioni a cui aveva partecipato nell’ultimo periodo. Un ninja come molti dopotutto, senza lode e senza infamia, solo un uomo come tanti, con una grande ambizione, un passato turbolento ed i mezzi per poter fare tutto il possibile. Le doti non gli mancavano e la sua forza di volontà, quando spuntava, gli permetteva sempre di fare ciò che più voleva, tanto da diventare un ninja medico. Era stata una scelta abbastanza facile la sua, decise di intraprendere gli studi per quella professione all’età di dodici anni, dopo aver impostato il suo futuro ed i suoi studi, che ancora adesso stava mandando avanti. Certo, l’influenza del tutore lo aveva aiutato nella decisione, ma il verdetto lo aveva scelto lui. L’uomo che lo aveva cresciuto era stato a capo della squadra medica di ambu per circa una decina d’anni, prima di ritirarsi e prendere in mano le redini dell’ospedale dedito alle cure dei ninja. Era stato un esempio per il giovane Kiro, che man mano, durante il lento scorrere del tempo, iniziava a svegliarsi. Apriva pian piano gli occhi, ancora assonnato, e si crogiolava tra le candide lenzuola che lo legavano al letto. Si svegliò in pochi minuti, si prese, insomma, il tempo necessario per rimettersi in piedi, e restò alcuni attimi immobile, osservando il soffitto color panna che racchiudeva la sua stanza. Si mise in posizione eretta, si lavò, si vestì, e senza preoccupazioni uscì di casa. Chiuse la porta dietro sé, pronto ad intraprendere una lunga e faticosa giornata, cercando di viaggiare con la mente, ed immaginandosi avvenimenti e dialoghi che mai sarebbero accaduti. Gli piaceva passare il tempo così, a volte.

~Alle sette e trenta minuti di mattina, quel giovane che pochi minuti prima giaceva ancora steso sul letto del suo appartamento, si trovava già presso l’accademia ninja di Konoha, presso uno di quelli uffici che mai nessuno adoperava. Era in presenza di un ninja che era stato promosso a genin insieme a lui, non più di tre o quattro anni prima. Torune Aburame si era da ormai qualche tempo dedicato all’insegnamento del mestiere di ninja, aiutando in diverse occasioni la cittadina. Quel giovane esponente del clan dei controllori degli insetti, era uno dei sensei più assidui del villaggio, tanto da esser premiato per la sua presenza, ed i pochi promossi nei suoi corsi erano senza dubbio degli elementi preziosi. Da diverso tempo, l’Aburame era sceso a patti con il giovane Kiro, che era spesso interessato su quei giovani elementi che avrebbero potuto contribuire alla conclusione positiva dei suoi scopi. Sfruttare i giovani talenti, per lo Yakushi, era senza dubbio la soluzione migliore per guadagnare terreno, e spostarsi in una posizione vantaggiosa sulla scacchiera.
«Hey Kiro, ho saputo che ti sei dato all’insegnamento anche tu eh?» Disse l’Aburame mostrando un lieve tono ironico. «Non pensavo fosse nei tuoi piani!» aggiunse.
«Non lo pensavo nemmeno io, Torune, ma era l’unica soluzione per poter visitare Kiri ufficialmente, anche se mi è costata non poca fatica. Per convincere l’Hatake ho dovuto dire che avrei creato un medicinale con dei materiali originari di Kiri non importabili, e per evitare rogne mi sono accollato anche quell’altro impegno.»
«Poveri ragazzi, con le tue maniere avrai fatto una strage!» disse mettendosi a sedere su uno sgabello vicino alla parete.
«Ma ora veniamo a noi, Kiro, ho qui un elemento che potrebbe interessarti.» Aggiunse Torune. «Si chiama Sanji Mugiwara, sedici anni, ha dimostrato di avere un buon controllo del chakra, un ottimo senjutsu ed i mezzi necessari per concludere i suoi piani. Inoltre in questo momento sta eseguendo un allenamento concentrato con il nostro comune conoscente, Kagayame, che pare lo abbia spinto ad incrementare i suoi sensi e gli abbia fornito una buona conoscenza delle arti della spada. E’ abbastanza sveglio, ma ancora troppo emotivo, però si è dimostrato all’altezza dei tuoi standard. Potrebbe essere uno dei candidati migliori di Konoha se solo ricevesse gli insegnamenti necessari.»
«Forse stai esagerando troppo Tor, non mi pare tu abbia menzionato alcuna specialità innata e questo recente allenamento con Kagayame potrebbe aver complicato le cose. Ho bisogno di persone fidate e su cui possa contare in qualunque momento.» rispose seriamente il ninja medico, che era rimasto ad ascoltare seriamente la descrizione del giovane Aburame.
«Non ho notato alcuna abilità innata, è vero, ma ciò non significa che non sia un buon elemento per la tua squadra, e l’allenamento con Mitsugi potrebbe solo aver incrementato le sue potenzialità. Per quanto il suo carattere sia in contrasto con il tuo non è assolutamente un ninja mediocre, lo abbiamo constatato già. Poi non credo ti sarà difficile guadagnare la fiducia di un giovane genin, sei riuscito a convincere persone molto più furbe e con molta più esperienza...» concluse Torune.
«Andrò a dare un occhiata, ma non ti assicuro nulla. Ci vediamo Torune.» Il giovane uscì dalla stanza, proprio mentre l’Aburame, con un cenno della mano ricambiava il saluto, congedandosi e dirigendosi direttamente all’uscita dell’edificio.
Non passò molto tempo dall’uscita dell’accademia da parte di Kiro, fino al suo arrivo presso il campo di allenamento numero sette, dove secondo il fascicolo consegnatogli dall’Aburame, quel giovane di nome Sanji, che aveva tanto attirato la sua attenzione, si trovava, o si sarebbe trovato, per allenarsi. Il ninja medico non si preoccupò di aspettare, si inoltrò in quel campo e si sedette, al riparo dal caldo, tra le fronde degli alberi presenti in quel luogo ancora privo di popolazione. Si mise a leggere attentamente ciò che era scritto dentro quella carpetta piena di informazioni, cercando di trovarne le peculiarità che avrebbero fatto comodo al giovane Yakushi, che non dovette aspettare molto prima di avvistare la figura del suo esaminando, o almeno così gli era sembrato allo Yakushi, che aveva perso la cognizione del tempo, ritrovandosi alle 8.17 ancora appollaiato su un robusto ramo con una serie di piani ancora incompleti da portare a termine. Quel giovane che poco prima gli era stato introdotto non sembrava di certo essere il tipo di persona che svolge il ruolo di ninja. Era un giovane di media statura, sui 170 centimetri o poco più, con scompigliati capelli biondi che calavano leggermente sulle sue tempie. Indossava un completo sportivo che richiamava i colori scuri del nero e del blu, ed aveva una katana posta diagonalmente sulla schiena, con il manico sporgente oltre la spalla destra. Era una copia meno fanciullesca della foto che il giovane medico aveva trovato tra le carte che lo rappresentavano. Quel giovane, che pareva ancora esser a metà tra il mondo dei sogni e quello dei bambini, entrò quasi svogliatamente tra le grate del campo, per dirigersi subitamente verso le fronde a sinistra del campo, dove si sedette con la schiena sul tronco di un albero, attendendo il momento adatto ai suoi bisogni per alzarsi e trovare un modo migliore per passare il tempo.
Sicuramente, la fortuna di quel ragazzo era veramente bassa, tanto da condannarlo ad una quasi certa fine, o almeno sarebbe stato vittima della morta, se quel giovane ninja medico non fosse intervenuto in quel preciso momento. Le orecchie attente e vigili di Kiro, infatti, si erano accorte di un’ulteriore presenza in quel campo d’allenamento, e tale presenza non era certamente amichevole, tanto da far notare a quell’osservatore un Chakra ostile nei confronti del Migiwara. Ci volle solo un secondo, allo yakushi, per capire cosa sarebbe successo da li a poco se niente avesse fermato quell’ostile. Proprio nel momento più propizio per l’aggressore, Sanji si alzò, mettendosi in posizione eretta, fornendogli lo spazio necessario per attaccarlo. Sia l’aggressore, che lo Yakushi si mossero velocemente verso il giovane, con intenti opposti, tanto che uno si preoccupò di colpire il pulcino, mentre l’altro lo placcò, spostandolo dalla traiettoria dell’attacco e salvandolo, nonostante le ferite riportate non furono superficiali. Kiro non era riuscito a portare incolume quel ragazzo, in salvo. Lo adagiò dunque per terra, dopo averlo portato a distanza di sicurezza, e dopo aver estratto dal suo armamentario una siringa contenente un liquido cristallino, che gli iniettò presso la zona colpita, quella dell’occhio destro, si occupò di bendare provvisoriamente il ragazzo, per poi occuparsi della seconda nuova conoscenza della giornata.
Una volta ultimato il bendaggio, Kiro si girò verso quel ragazzo che non doveva avere più di quindici anni, e che nonostante tutte era un ottimo elemento da combattimento. Il chakra che il medico aveva avvertito, e che proveniva da lui, era spaventoso e magnificente, tanto che Kiro né rimase quasi ammaliato. Era alto si e no come il giovane che aveva appena portato in salvo, ma nei suoi occhi era presente un iride del colore del sangue, che incuriosì particolarmente il giovane medico, che durante quel breve combattimento che sarebbe andato a fare nè avrebbe analizzato le caratteristiche.
“C’è mancato poco che il giovane Sanji non ci rimettesse le penne, anche se devo dire che ora come ora non pare essere una perdita di tal levatura, piuttosto questo giovane sembra essere molto più esperto e soprattutto sembra essere privo di emozioni. Avrebbe senza dubbio fatto fuori il biondino se non fossi intervenuto, e con una ferita del genere ha comunque perso l’occhio. Spero che le sue abilità siano quelle di cui ho bisogno e che sia alla mia portata, perche altrimenti lo dovrò accompagnare all’obitorio.”

~Kiro non riuscì nemmeno a pronunciare una sillaba verso il nuovo arrivato, che egli era già partito all’attacco contro il chuunin, che intraprese dunque il combattimento. Dovette ammettere che le capacità di quel giovane erano quasi oltre la sua portata, e che se non fosse riuscito ad analizzare a pieno le capacità di quel doujutsu sarebbe certamente finito male. Durante quei brevi momenti in cui i due si erano scontrati, le capacità analitiche del medico lo avevano portato alla conclusione che quel doujutsu permettesse al suo possessore una qualche forma di preveggenza, tanto da rendere quello sguardo ancora più prezioso per lo Yakushi. Eppure, nonostante la preziosità di quello sguardo, lo Yakushi non ebbe la possibilità di convincere quello sguardo sangue a convertirsi.
Solo un secondo di tempo ebbe lo Yakushi per sistemare la situazione. Approfittando di una distrazione causata dal povero malcapitato, lo Yakushi riuscì a scaricare una bassa scossa elettrica nel sistema circolatorio, che lo immobilizzò giusto il tempo di recidere i nervi alla base della seconda vertebra, scrivendo la sua sentenza di morte. Quel giovane cadde a terra in un attimo, dissanguandosi in pochi frangenti lasciandolo delirare sul pavimento. I conoscenti di quell’Uchiha avrebbero detto proprio così, non aspettandosi le frasi che disse nei suoi ultimi momenti di vita. Chiese il nome a quella persona che lo aveva appena condannato. Gli occhi del giovane Yakushi, che già si erano allontanati da quel corpo che presto sarebbe stato recapitato presso un ufficio speciale del villaggio, ricapitolarono verso i suoi, che ormai stavano perdendo il loro potere, si abbassò verso il suo corpo, ed avvicinando la sua bocca all’orecchio sussurrò a bassa voce una frase che non era certamente abituato a dire.

«Il mio nome è Joshua.»

~Non aspettò un attimo di più, nemmeno il tempo di lasciar morire in pace quel ragazzo di quindici anni appena, che già aveva iniziato a trafficare con il suo corpo. Non che sentisse dolore, il ninja medico gli aveva lacerato i nervi del dolore, ma il rispetto che avrebbe offerto ad altre vittime in quel caso non sarebbe servito ai suoi scopi. Gli serviva almeno uno dei due occhi del ragazzo, per poterlo trapiantare al ragazzo, che sarebbe certamente diventato un ottimo elemento se tutto fosse andato a buon fine. Espiantò l’occhio in poco più di sette minuti, stando attento a non lacerare i nervi ottici necessari per mantenere attivo lo sharinan di quel ragazzo, e lo trapiantò all’interno del buco oculare rimasto al piccolo Sanji , che ormai era stato sedato e si era addormentato, non reggendo il dolore da sopportare. Gli ci vollero all’incirca una quindicina di minuti per ricollegare tutti i nervi ed i vasi sanguigni al ragazzo, prima di richiudere e suturare tutto, e proprio al termine dell’operazione ricevette una visita quasi aspettata. Quel chuunin di cui aveva parlato prima con il suo “alleato”, quel Kagayame, si era presentato in quel campo d’allenamento verso le ore otto e quaranta, quasi fosse da manuale, ed affrontando quel campo di battaglia inaspettato si avvicinò al medico, ancora intento a trafficare con le membra del giovane svenuto.
«Cos’è successo?» chiese con un tono a metà tra la preoccupazione e la calma
«Sanji è stato attaccato, ed ha subito una grave ferita all’occhio destro. Vorrei essere arrivato prima per salvargli l’occhio.» Rispose distaccato Kiro.
«Come fai a sapere...?!» replicò il sensei.
«Lo sai benissimo, probabilmente venendo qui hai notato anche il fascicolo sui suoi dati personali che ho lasciato ai piedi di quell’albero.»lo interruppe lo Yakushi.
«Gli ho trapiantato l’occhio del suo aggressore.» aggiunse.
Joshua vide che il chuunin si guardò in torno, adocchiando particolarmente il corpo dell’aggressore. Si chinò su di lui e lo guardò meglio.
«Kiro, questo è un Uchiha!» esclamò mezzo adirato.
«Si, l’avevo notato dallo stemma sulla maglia. Ho faticato per neutralizzarlo.» rispose pacato.
«Non sarà facile salvarsi, sai che vorranno la tua testa? Questo è Sosuke, il prodigio del clan, e si aspettavano molto da lui.»
«Troverò un modo...» disse Joshua «Comunque lo devi portare alla svelta all’ospedale, digli di dargli immuno-soppressori, farmaci anti rigetto e fargli una trasfusione con queste due sacche di sangue.» disse porgendogli due sacche di sangue raccolto dal corpo di Sosuke. Certo, Kiro era abbastanza tranquillo a riguardo della trasfusione, siccome il sangue del giovane Mugiwara era di gruppo AB+, ma quella minima parte di rischio, sugli antigeni, c’era. «Non far vedere a nessuno l’occhio bendato, e digli di tenerlo chiuso fino a quando non si sarà abituato all’affluenza del sangue in quella zona. Se ci sarà bisogno di espiantare l’occhio per delle complicazioni, vienimi a cercare.»
L’altro chuunin annuì solamente, prese tra le braccia il giovane e si alzò, per dirigersi verso l’ospedale maggiore.
«Potrebbe dormire per alcuni giorni. Ora vado, porterò il corpo a chi di dovere, e poi mi medicherò le ferite riportate, anche se non credo di essere a rischio.» disse Kiro massaggiandosi la spalla destra, dove era stato colpito salvando il giovane. Si avvicinò al corpo, mettendosi coi piedi sopra di lui, poi compose l’unico sigillo che lo avrebbe portato velocemente in un posto sicuro, teletrasportandosi da quell’arena.



S t a t u s

Generalità ~
Nome: Yakushi Kiro
Villaggio: Konohagakure
Grado: Chuunin
Energia: Rossa

Chakra: N.d.
Condizione Mentale:N.d.
Condizione Fisica: N.d.
Consumi: N.d.
Armi svelate: N.d.



OT: Scusa il ritardo.





Edited by ¬Kob - 17/8/2010, 17:20
 
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tom93f.mk
view post Posted on 24/6/2010, 10:12




SPOILER (click to view)
Narrato
"Pensato"
-Parlato-


ALLENAMENTO PER ENERGIA VERDE, POST N°7 – Sanji Mugiwara



Il tempo era cambiato, quel giorno. Come le nubi che si apprestavano a coprire il futuro di Sanji, rendendolo oscuro ed incerto, così altre dense nuvole grige avevano oscurato il sole che durante il corso della precedente settimana era stato sempre presente e aveva reso il clima caldo e secco, come ora più non era. Svegliatosi prestissimo, destato da sogni inquieti, Sanji si era recato al campo di allenamento numero 7 molto prima dell'ora fissata con il suo maestro, Mitsugi Kagayame: arrivato sul luogo più o meno alle 8.10, il genin avrebbe dovuto aspettare quantomeno cinquanta minuti prima di cominciare il suo allenamento. Entrato nell'area attraverso il cancelletto di ingresso, Sanji si era seduto nei pressi di un albero, cominciando ad attendere. Le sue emozioni non erano tranquille: i sogni da poco avuti, la sorda tristezza che gli opprimeva il cuore dopo il suo primo omicidio (sentimento che, comunque, si stava ormai affievolendo) ed uno strano, nuovissimo e sgradevole presentimento disturbavano il suo equilibrio emotivo, gettandolo in una torbida accidia e facendogli passare la voglia di allenarsi, desiderio che di solito, in lui, non mancava mai.

La situazione, tuttavia, era destinata a movimentarsi ben prima di quanto Sanji si aspettasse. Circa cinque minuti dopo il suo arrivo lì, il giovane, per sgranchirsi un po' le gambe, si era alzato, non aspettandosi minimamente che la sua azione avrebbe avvantaggiato un violento attacco nei suoi confronti. Un rumore e l'improvvisa presenza di un odore nuovo segnalarono a Sanji, comunque troppo tardi, l'imminenza di un pericolo. Il giovane ebbe solo il tempo di voltarsi a guardare ciò che lo stava aggredendo. Fu un attimo: vide un bagliore rosso, la sfumatura di un rapido movimento di lama dirigersi verso la sua testa, si sentì spingere indietro. Nel frattempo, era solo riuscito a pensare al fatto che si era dimenticato di affinare l'olfatto in precedenza (cosa che, almeno così supponeva, avrebbe potuto metterlo in guardia, facendo sì che si accorgesse dell'odore ancora prima dell'improvviso attacco) e a rendersi conto di trovarsi completamente in balia degli eventi, senza poter avere la minima influenza sulla situazione. Infine, capì di trovarsi insieme ad altre due persone, una delle quali lo aveva attaccato. Poi, il dolore. Terribile, lancinante, bruciante e sorprendente dolore nella zona dell'occhio destro. La testa gli pulsava, qualunque tipo di presenza di spirito stava svanendo: Sanji non sentì neanche l'urto con il terreno, non capì bene che qualcuno lo stava sollevando e portando a distanza di sicurezza dall'aggressore, né che qualcuno lo stava bendando. Ad un tratto, però, sentì che il dolore si affievoliva, pur rimanendo intenso e perpetuo. Pensò, finalmente in grado di farlo, seppur poco lucidamente: “Credo che mi abbiano sedato, o qualcosa di simile, come un anestetico...”. Escludendo a priori l'idea di aprire l'occhio ferito, Sanji si ribaltò sulla schiena, con il volto rivolto alle persone presenti, e aprì l'occhio sano. Dapprima la luce, seppure fievole, gli provocò un'altra fitta alla testa, poi Sanji riuscì a guardare la situazione. I due uomini, probabilmente ninja, si stavano affrontando, sfoderando un arsenale di mosse che Sanji aveva sempre creduto sovrumane, e di cui non riuscì a cogliere quasi niente, data la sua condizione e la velocità dei movimenti. Il giovane rimase sgomento: come potevano esistere esseri così potenti? Già la constatazione del livello di Mitsugi lo aveva sconvolto, ma osservare quei due lo portò ad un sentimento sgradevole ed indefinito, simile alla disperazione. Pensò: “Come è possibile? Come farò a diventare così forte?”. Come fare... Come fare! Ecco che al giovane si presentava un altro problema: di sicuro il suo occhio ferito non sarebbe stato più utilizzabile! Come fare? Il mestiere di ninja, in quel momento, pareva non poter essere portato avanti nella vita del giovane. Al suo posto, nella gran confusione della sua testa, Sanji stava già immaginando una vita da mutilato, una vita ordinaria a causa della ferita irreparabile subita quel giorno. Il giovane pensò, allontanando il peso che gli gravava sul cuore: “Sanji, che diavolo stai pensando!? Qui è in gioco la vita stessa! Tua, e soprattutto di colui che te l'ha salvata! Non potrò fare niente, ma rimanere qui è proprio l'unica cosa che non mi sento di fare! Muoviti, avanti! Il futuro verrà, ora è il presente!”. Incoraggiato da un ragionamento più tipico di sé, il genin, rimasto lungo disteso fino a quel momento, con appena un occhio mezzo aperto, cercò di alzarsi. Ribaltandosi sulla pancia, fece leva sulle braccia. Pareva riuscirci, ma dopo un secondo e mezzo tutto il corpo subì una scarica di dolore che partiva dalla testa e dall'occhio e che si diramava in ogni parte delle membra del giovane. Con un urlo, cadde riverso e svenne, a causa dell'eccessiva fatica fatta in rapporto alla condizione, del dolore che ne era conseguenza e della sua ormai compromessa condizione emotiva.

Le ore che seguirono furono un misto confuso di bagliori, suoni, emozioni e dolori che, almeno per il momento, non avrebbero dato a Sanji nessun indizio sullo svolgersi dei fatti. Durante lo stato di semi-coscienza in cui si trovava Sanji in certi momenti (alternati a momenti in cui si trovava completamente privo di sensi), il genin riuscì ad accalappiare nella sua testa solo qualche elemento: un dolore più pronunciato alla zona dell'occhio ferito, su cui qualcuno stava trafficando; la voce lontana di Mitsugi; la sensazione di essere portato in braccio; qualche parola o breve frase sconnessa, come: -E' itterico.-, o -Dicono di fargli una trasfusione.-, o ancora -Immuno-soppressori...-; la sensazione di un materasso sotto di sé; più nulla.

Sanji riaprì gli occhi, o meglio, l'occhio, spaesato. Una forte luce lo abbagliò, per poi affievolirsi, rendendogli possibile la vista. Si trovava in una spoglia stanza di ospedale. Da una finestra si scorgeva il magnifico azzurro del cielo. Sanji guardò dal lato opposto. Al suo fianco, seduto su una sedia, c'era Mitsugi, il suo maestro, che disse, sorridendo: -Finalmente, ragazzo! Ce ne hai messo di tempo per svegliarti!-.
Sanji, stupito e felice di vederlo lì, chiese: -Perchè, da quando è che...-; improvvisamente tutti gli avvenimenti che, a lui, parevano appena avvenuti gli tornarono alla mente; gli sovvenne una gran confusione; scacciandola, completò: -...dormo?-.
-Ventiquattro ore, all'incirca.-.
Sanji si tastò la fasciatura attorno all'area ferita, e sentì con il tatto(provocandosi una buona dose di dolore) la forma di un globo oculare. Con un improvviso aumento di speranza, chiese: -Mi hanno salvato l'occhio!?-.
-No, ragazzo. Il tuo occhio è andato.-, rispose gravemente Mitsugi.
La delusione, seguita subito dalla curiosità, accompagnò la nuova richiesta del genin: -E allora cos'ho sotto la palpebra?-.
-Vedi, Sanji. Il tuo soccorritore era un ninja medico. Per salvarti la vista dal lato destro, ti ha trapiantato l'occhio del tuo aggressore. E' uno sharingan, l'occhio speciale di un Uchiha, nella fattispecie il ninja che ti ha attaccato.-.
Una ventata di ripugnanza per ciò che ormai apparteneva al suo corpo investì Sanji. Il giovane provò, invano, ad aprire la palpebra, che però era bloccata sotto la fasciatura. Controllandosi, Sanji passò alle domande che più gli premevano: -Capisco. Perché quel tipo mi ha attaccato?-
-Questo proprio non si sa... Probabilmente, aveva intenzione di tradire Konoha. Il tuo soccorritore, Kiro Yakushi, lo ha ucciso.-.
-E come mai questo Kiro mi ha soccorso?-.
-Su questo ho un'ipotesi, ma non è certa e comunque te lo dirà lui a tempo debito.-.
-Mh... E con questo occhio... Cosa potrò fare? Ho già sentito il nome dello sharingan, ma non so cosa possa fare... ma questo occhio che ora possiedo ma che è trapiantato...Cosa potrò fare?-.
-Tu potrai sfruttare lo sharingan a pieno, praticamente come un Uchiha. Tuttavia, dovrai allenarti per questo, e potrai usare l'occhio solo con lo sharingan, consumando chackra. Per il resto, dovrai tenerlo chiuso e coperto. Se aprirai l'occhio senza aver attivato lo sharingan, non vedrai niente, e rischierai solo di danneggiare la parte. Sono stato chiaro?-.
-Certo.-, rispose Sanji, sollevato. Poi, dopo qualche secondo di silenzio, aggiunse: -Quei due tizi... Erano potentissimi... Sono più forti di te?-.
-Ahahah! Beh, Sanji. La differenza tra me e loro è l'innata tendenza ed adeguatezza al mestiere di ninja. Io sono diventato potente grazie al mio allenamento e al duro lavoro, ma ormai più di così non posso migliorare. Sono ormai nella mezza età. Loro, invece, sono quelli che la gente chiama 'geni'. Grazie al duro lavoro e alla capacità naturale, loro hanno raggiunto un livello simile al mio, anche di poco superiore, e che, nel futuro, potrà migliorare ancora e ancora; ovviamente, l'Uchiha, stolto, non potrà più avere questa possibilità.-. Attese, poi, all'espressione preoccupata di Sanji, aggiunse: -Ma tu, ragazzo, sei ben più portato di me al mestiere. Vedrai che diventerai come loro. Le tue attitudini sono molto buone, e sei giovane... Non preoccuparti, e non ci pensare.-.
Sollevato dalle parole del maestro, Sanji, ora non più preoccupato, passò ad un altro argomento: -La mia famiglia?-.
-Sono stati qui tutto il giorno. Sono andati via un'ora fa, con la raccomandazione di stare qui a controllarti. Sono molto in pensiero. Torneranno nel pomeriggio.-.
-Bene.-. Improvvisamente, Sanji sentì la stanchezza ripresentarsi nelle sue membra.
-Sei stanco, si vede. Ora torna a dormire, io vado a casa a riposare, e passo anche a casa tua, a spiegare la situazione ai tuoi familiari. I medici dicono che dovresti rimanere qui ancora sei giorni, poi sarai in grado di tornare in piena attività. Fra una settimana cominceremo l'allenamento per richiamare ed utilizzare lo sharingan. Farò ricerche approfondite per poterti aiutare al meglio e capire i suoi poteri al completo. Tu preparati, perché lavoreremo duro. Buon riposo, ci vediamo domani.-. Detto questo, dopo il saluto di Sanji, il chunin si allontanò dalla stanza, lasciandolo al suo sonno. Nei giorni successivi, Sanji avrebbe avuto il tempo di pensare all'avvenimento accadutogli, rielaborando tutti i suoi sentimenti verso il suo nuovo occhio e pensando a come vivere nella sua nuova condizione. Comunque, la settimana di allenamento con Mitsugi, che lo aveva fatto diventare un ragazzo e un ninja diverso, era terminata, come era terminata quella terribile disavventura. Tuttavia, quanto a disavventure, essa non era che la prima.


CITAZIONE
OT FINALE: Ebbene sì...Così finisce la storia dell'allenamento per la verde di Sanji. Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito, ringrazio in anticipo chi valuterà il lavoro e attribuirà exp e ryo, ringrazio kai per aver acconsentito a concedermi la verde in anticipo ma, più di tutti, ringrazio Kob, che veramente si è fatto in quattro per far sì che tutto andasse nel modo più conveniente per me, e, dal corso per diventare genin fino ad adesso, mi ha seguito costantemente, sopportandomi. GRAZIE! Consiglio allo staff di rilasciare un po' di exp e ryo anche a lui, anche perchè a fatto due post belli lunghi! Grazie ancora a tutti, ciao!



Edited by tom93f.mk - 24/6/2010, 12:20
 
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tom93f.mk
view post Posted on 24/6/2010, 11:14




OT: sono stato autorizzato ad editare a causa di una moifica da fare sul nome di Kiro. Scusate il PS XD
 
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15 replies since 9/5/2010, 21:58   326 views
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