Allenamento per lo Sharingan liv 1, Mitsurugi Uchiha

« Older   Newer »
  Share  
Dirge
view post Posted on 25/10/2009, 12:00







image

"Sharingan"




Era notte. Nel cielo l'eburneo bagliore lunare era in lotta con la divampante oscurità. Le piccole luci, comunemente denominate stelle, facevano da spettatrici, evitando di compiere un vano intervento. Ancora una palese manifestazione dell'ormai perenne battaglia tra il bene e il male. Nella tenuta Uchiha invece tutto taceva. Non una sola mosca osava ronzare nell'aria stranamente tiepida. Ma, davanti l'uscio della porta di casa propria, la giovane promessa era immobile, le mani sul viso, la schiena piegata. Solo il frenetico respiro scandiva perfettamente i battiti del suo cuore, per la prima volta meno gelido del solito. Da molte ore ormai era stanziato lì, solo con se stesso. Era perplesso, l'angoscia scaturita da un recondito motivo lo stava affliggendo, distruggendo psicologicamente. Sembrava che di quella triste situazione se ne fosse accorto solamente un piccolo uccello rosso, appollaiato su di un albero vicino, intento a contemplare muto la pietosa scena. Talvolta senza farsi scoprire spalancava la piccola ala destra, mentre i piccoli occhietti ruotavano dall'alto al basso spiando la figura dell'Uchiha. Improvvisamente il lento cigolio della porta alle spalle di Mitsurugi smorzò la triste atmosfera. Così il capo del giovane si sollevò appena, voltandosi, mentre il piccolo spettatore, appostato sul ramo di un albero, grazie ad un sonoro sbattere di ali si allontanò dalla sua comoda poltrona. A quel punto ne susseguì un intenso scambio di sguardi, che segnò inevitabilmente la conclusione di un capitolo e l'imminente inizio di uno nuovo.
«Figlio mio, che succede?» affermò con tono apprensivo l'uomo.
«A quest'ora dovresti stare a dormire, padre!» rispose freddo il ragazzo.
Un ambiguo silenzio si riversò nell'aria, lacerata da quelle parole intrise di forte vigore, mentre il capo del fanciullo tornò a chinarsi verso il freddo terreno. Allora un espressione compassionevole segnò il viso di Aikeru, suo padre, che non esitò a portare la mano destra sulla spalla del figlio, stringendo appena la presa.
«Sai, credo di aver intuito cosa attanaglia la tua brillante mente e la tua orgogliosa anima. Ti senti incompleto, non idoneo a rivestire un ruolo da altri già deciso per te. Hai paura di non farcela perché non possiedi ancora quegli occhi, sbaglio forse?» asserì deciso la figura eretta.
Il capo del giovane Uchiha tornò a fissare quell'uomo. Questa volta i suoi occhi trasmettevano qualcosa di diverso. Brillavano come non mai, quasi decisi ad incitare Aikeru a continuare il suo discorso. Un piccolo sorrisino distorse le labbra di quest'ultimo, che si affrettò ad adempiere alla richiesta del proprio pargolo.
«Figlio mio, come già saprai la nostra famiglia è molto invidiata per il potere che controlla. Siamo speciali, ma ciononostante non tutti i nostri parenti sono in grado di risvegliare quell'arcano potere che tanto brami possedere. Questo dipende esclusivamente dal soggetto, dalla sua predisposizione fisica e mentale, dalla motivazione che lo spinge a raggiungere quell'obiettivo. Ma tu sei fortunato, ogni singolo membro del nostro clan ti conosce, ed è consapevole delle tue preziose capacità. E' vero che alcuni ragazzi, anche di dodici anni sono riusciti a risvegliare gli occhi rossi molto prima di te, ma anche per questo sussiste un motivo. Abbiamo deciso noi per te. Ricordo molti anni fa le parole del nostro capo Clan, il quale insistette che tu sbloccassi lo Sharingan intorno a questa età. Il motivo? Semplice. Puoi ben immaginare che un bambino, immaturo ed ingenuo, con in mano un potere tanto grande potrebbe causare solo fastidiosi pasticci, non essendo consapevole del grande dono che possiede. Egli diverrebbe presuntuoso, credendosi quasi immortale, quindi la sua arroganza non farebbe altro che annullare l'equilibrio della nostra grande famiglia, per non parlare dei rischi che correrebbe. Quella sicurezza potrebbe condurlo inevitabilmente alla morte, magari durante una duello, da lui proposto, contro uno Shinobi provvisto di maggiore esperienza. Quindi concludendo abbiamo creduto che attendendo la tua maggiore età tu fossi assolutamente pronto per amministrare gli occhi rossi, per scopi benefici o controversi, questo a tua discrezione» disse il padre.
Sulla faccia di Mitsurugi si lesse un incontenibile stupore, pullulato dal lungo monologo del genitore. Nel contempo la sua mente stava ponderando riguardo tutte le informazione da poco apprese, preparandosi a ribattere in maniera coerente e decisa.
«Capisco. Ma non credi che se avessi appreso lo Sharingan in precoce età avrei avuto la possibilità di impararlo a controllare alla perfezione durante il lento scorrere degli anni, magari sotto la tua supervisione?» rispose freddamente il giovane Uchiha.
«Avremmo corso i pericoli da me citati antecedentemente, ed inoltre non saremmo giunti al traguardo che adesso hai appena conquistato.»
«Traguardo? A cosa alludi, padre?» sibilò sospettoso Mitsurugi.
«Mi riferisco alla tua ira, il tuo impellente desiderio di potere. Adesso possiedi uno stimolo potente, la tua determinazione è la tua carta vincente. Apprenderai la preveggenza rapidamente e quando ne sarai possessore saprai beneficiarne in una maniera ben migliore rispetto i casi da me annunciati poc'anzi» tuonò Aikeru.
«Non ho bisogno di ulteriori spiegazioni. Io sono pronto, ho già perso troppo tempo. E tu, dimmi, sei disposto a cominciare?»sussurrò gelidamente il giovane Uchiha.
«Non attendo altro. Ma non inizieremo stanotte, bensì fra qualche ora. Anche se non ne hai la minima intenzione devi riposarti, non ti attende una passeggiata. Quindi vai a dormire, e ci vedremo all'interno dell'arena di allenamento del nostro Clan alle sette in punto. Ora vado, ci vediamo fra poche ore» concluse l'uomo, addentrandosi dentro la dimora infine, senza dar possibilità al figlio di controbattere.
Mitsurugi aveva seguito con lo sguardo la sua sagoma sino a che non sparisse definitivamente dal suo campo visivo. Lo stato d'animo era mutato, non era più angosciato, in quel momento si sentiva come rigenerato, grazie all'entusiasmante notizia appena ricevuta. Quindi sempre silenziosamente si sollevò, voltando il busto e dirigendosi anch'egli all'interno del proprio focolare.

Tenuta Uchiha
Martedì
Ore 06.00


Il sole era sorto da dietro la maestosa montagna degli Hokage, i fautori della nascita e delle mutazioni del villaggio del Fuoco. La temperatura rispetto la notte si era decisamente abbassata, facendo si che giovani folate gelide attraversassero di tanto in tanto la strada principale e i cunicoli del paese. Al proprio interno trasportavano dei gustosi sapori, di provenienza facilmente deducibile: le ristorazioni che producevano il Ramen, la più gustosa specialità del posto. Dall'alto del cielo si vedevano stormi di uccelli librarsi delicatamente nell'aria, convinti e privi di timore, grazie al supporto del gruppo. Invece, all'interno della camera dell'Uchiha, posta nell'angolo della finestra, si stanziava un piccolo vaso dalla forma cilindrica, contenente una rosa rossa, il fiore preferito dal giovane per la sua venusta bellezza. Il suo manto era la peculiarità che più attirava la malefica anima. Tinto di quel colore purpureo, come se perdesse sangue in continuazione, ma alla fine sopravvivesse per sempre. Per egli era la manifestazione del dolore nella sua forma più perfetta ed armoniosa, poiché non mostrava sofferenza, continuando perpetuamente ad esibire la propria avvenenza nonostante lo spiacevole contesto. Mitsurugi si era svegliato. Impiegò esiguo tempo per prepararsi, vestendosi come di consuetudine, chiudendo il noioso processo occultandosi con la mantella color pece e armandosi. Dal momento in cui i suoi occhi videro la luce il primo pensiero che impegnò la sua mente era l'imminente allenamento, ove avrebbe acquisito gli occhi maledetti. Effettivamente la buona riuscita non era del tutto certa, ma dentro se come un sesto senso lo avvertiva che quel desiderio tanto bramato era alle porte. Quella bestia era in attesa di essere risvegliata dal lungo torpore, di venir domata attraverso le redini della violenza e del dolore. Quindi con passo controllato scese le scale, che lo condussero al piano sottostante. Uscì di casa, portandosi all'esterno. Prese ad osservare il paesaggio, cogliendone particolari che al buio potevano sfuggirgli, e poco dopo prese a camminare verso il sito dell'appuntamento indetto dal padre. Impiegò poco più di dieci minuti, momenti di totale ponderazione, preparatori al lieto evento. Era arrivato davanti il cancello che introduceva al campo d'allenamento privato del Clan, quel giorno libero solo per lui. Non esitò, quindi oltrepassò le sbarre di ferro. Innanzi a se si estendeva una vasta pianura, coperta in superficie da un'avvenente fioritura, era chiaro che quello spazio veniva curato giorno dopo giorno, per apparire sempre accogliente ad ogni visitatore. In lontananza intravide una sagoma scura, che riconobbe immediatamente: Aikeru Uchiha. Non si sarebbe aspettato di arrivare dopo suo padre, ma ciò lo rese felice, in tal modo comprese le nobili intenzioni di egli. Allora decise di avvicinarsi, prendendo a passeggiare quietamente, pronto a qualsiasi improvviso attacco. Oramai si era imparato a stare attento a certi dettagli, non era un principiante d'altronde. Durante il suo breve tragitto i capelli vennero percorsi da fredde ventate, creandone dei sinuosi spostamenti. Mentre un fastidioso tintinnio, se udito a lungo, veniva emesso dalle pericolose spade, incrociate dietro la sua schiena. Gli occhi erano fissi dinnanzi a se, non osavano smuoversi, erano gelidi, impenetrabili, la loro comune tintura nel contempo ne delineava la loro singolarità. Il motivo di ciò lo spiegava il messaggio che trasmettevano, niente altro. Dunque dopo fugaci attimi ecco che il principe si bloccò a sette metri dalla figura paterna. Un ulteriore scambio di sguardi incrementò la suspense del momento, generando elettricità nell'aria.
«Eccoti finalmente, Mitsurugi. Stiamo per incominciare, da questo momento sino alla fine dell'addestramento non sarò tuo padre, ma il tuo Sensei. Non dimenticarlo, potrà fare la differenza» asserì freddo Aikeru.
«Molto bene, non aspettavo di meglio. Cominciamo pure, Sensei!» rispose con un accenno di sorriso Mitsurugi.
«La preveggenza non è altro che l'aumento esponenziale, se non l'evoluzione ultima dei riflessi umani. Un livello che va oltre. Potrai avvantaggiartene sia in fase offensiva, prevedendo appunto gli spostamenti avversari, che in fase difensiva, anticipando ogni attacco portato fisicamente dal tuo rivale. In poche parole ti renderà invincibile durante lo scontro fisico. Ma devi anche sapere che le peculiarità che appartengono agli occhi del possessore sono anche la possibilità di copiare le mosse avversarie e la capacità di portare anche un offensiva a distanza, grazie alla nobile arte del Genjutsu, l'illusione. Ma torniamo a noi, ora devi occuparti solamente del primo vantaggio da me citato, poiché il resto appartiene ad un fase successiva del suo potere, che potrai utilizzare solamente dopo che avrai un controllo perfetto dell'innata. Quindi l'esercizio che dovrai intraprendere è l'aumento dei tuoi riflessi. Preparati.»
«Sono nato pronto, Aikeru Uchiha» concluse impassibile il giovane.
A quel punto l'uomo portò ambedue le mani dietro la schiena, verso la sacca porta-oggetti, estraendone sei Kunai. Né teneva saldi tre per ogni mano. Mitsurugi osservava la scena ancora con occhi imperturbabili. Quasi nel medesimo frangente una lama venne emessa dalla mancina, viaggiante con andatura regolare, diretta verso il capo del giovane. Un momento prima dell'avvicinamento di questa una piccola smorfia sorridente distorse le labbra di Mitsurugi, che spostando appena il busto lateralmente evitò l'impatto. Neanche il tempo di vociferare per l'aria la sua delusione che il padre gettò i tre Kunai, stretti nella mano destra, verso il suo obiettivo. D'un tratto il muso del ragazzo di ricompose, divenendo serio. Si rese conto del pericolo quindi saltando diagonalmente a sinistra, e afferrando nel contempo un Kunai dal rispettivo contenitore, tentò di sventare l'insidiosa offensiva. Purtroppo il tempo era ridotto, per non parlare della disattenzione commessa, dunque riuscì a mandare a vuoto due armi, grazie al suo pronto spostamento, e riuscì a contrastare, per un pelo, grazie alla sua lama, l'unico oggetto appuntito che si rivolgeva alla sua sinistra. Questa volta non perse di vista il suo Sensei, quindi si tenne pronto ad eludere un altro lancio. L'aria però non fu disturbata. L'esperto Uchiha aveva deciso di fermare l'attacco, rimanendo con due Kunai saldi nella mano sinistra.
«Mitsurugi, abbiamo appena iniziato e già ti trovo in difficoltà?» affermò con tono austero il Sensei.
«Tsk...»
«Non innervosirti, hai commesso un errore, è vero, ma renditi conto che a seguito di esso hai già appreso un importante lezione, non credi? E' stato evidenziato uno dei più grandi sbagli che compi di consuetudine, tendi a sottovalutare i tuoi avversari. Sii meno presuntuoso, ricorda che dietro ad un attacco apparentemente semplice può celarsi una diabolica strategia. Stavi per essere ferito, infatti» disse Aikeru.
«Già!» rispose cauto Mitsurugi.
«A questo punto ti chiedo di non usare le armi da lancio per il prossimo esercizio, bensì voglio osservarti nell'uso delle spade. Mi raccomando, solo quelle, senza utilizzare neanche i Ninjutsu, pure dovessi trovarti in pericolo di vita» affermo con decisione l'adulto.
Allora il ragazzo non fece altro che annuire, riponendo il Kunai usato poco prima, e preparandosi all'utilizzo delle sue fedeli Katane. Dunque Aikeru decise di avvalersi di ulteriori armi, munendosi di tre Shuriken, che strinse nella mano destra. Pochi attimi e tutti e tre vennero espulsi verso la sagoma della giovane promessa. Allora quest'ultimo, nel medesimo frangente in cui esse eliderono il loro effimero contatto, sguainò la spada posta in prossimità della spalla destra con la mano sinistra. Si chinò appena verso sinistra, mandando a vuoto lo Shuriken diretto verso la sua spalla destra e contrastando con una sonora melodia metallica gli altri due, grazie ad una rotazione mancina della sua Katana. Egli sospettava che subito sarebbe stato bersaglio delle ultime due armi scoperte del suo attuale maestro, quindi non si fece sorprendere. Fu così infatti che anche gli ultimi Kunai tentarono di colpirlo nel suo momento di squilibrio, quindi sfruttò il momento di disequilibrio, ma anche di spinta verso sinistra conseguentemente, per affondare la spada librante nell'aria a terra, usandola come perno. Estraendo nel medesimo istante, con la mano destra, la restante spada, la quale rotazione sventò la nuova offensiva delle due armi. Una goccia di sudore scese lentamente dalla sua fronte asciugandosi sulla spalla, coperta dal tessuto scuro.
«Non male, davvero. Temevo fortemente che le due spade limitassero i tuoi movimenti, ma a quanto pare mi sbagliavo. Sai padroneggiarle discretamente. Bene, sono appena soddisfatto. Passiamo al vero allenamento, entriamo nel vivo di questo. D'ora in poi non dovrai usare più nessuna arma in tuo possesso, non dovrai riporle da qualche parte, le terrai ugualmente indosso, per abitudine. Tieniti pronto, ora non si scherza più, Mitsurugi» asserì Aikeru.
Mitsurugi non indugiò oltre, se voleva adempiere al proprio scopo avrebbe dovuto eseguire a menadito le istruzioni paterne. Allora ripose le spade al proprio posto, prendendo a scrutare il suo genitore. D'un tratto il ragazzo emise un piccolo sospiro di sgomento, a causa del prezioso spettacolo che si presentò innanzi a se. Gli occhi di suo padre mutarono, assumendo una tintura rosso cremisi. Lo Sharingan, il suo parente aveva deciso di fare sul serio. Subito egli afferrò altri tre Kunai, stringendone due nella mano sinistra e l'ultimo su quella avversa Ed ecco che, come all'inizio, lanciò una singolare arma. Mitsurugi la schivò con un movimento laterale portato a destra, ma subito seguitarono le altre due armi, le quali si rivelarono traumatizzanti. Tentò infatti di portarsi nella postazione iniziale, ma ciò era stato previsto dal tremendo occhio, che suggerì la perfetta angolatura del suo movimento alle lame, facendo si che il giovane venne colpito su più punti. Trafitto sulla coscia destra e sulla spalla sinistra. Zampilli di sangue piroettarono sul terreno, tingendolo di rosso. Cadde in ginocchio sul terreno, dolorante, imprecando contro il vuoto. Era certo che il padre lo avesse graziato, non volendolo colpire in punti vitali, ma aveva reso a suo figlio una lezione dolorosissima comunque. Trascorsero quindici secondi, e fu proprio al loro scadere che fu vittima di altre due fitte lancinanti. Le lame erano state prelevate dalla carne. Aikeru si era avvicinato alla sua sagoma dolorante e aveva pensato bene di eliminare la principale fonte di dolore. Nel frattempo Mitsurugi si accasciò lentamente al suolo, stanco per l'allenamento compiuto e privo di forze a causa della copiosa perdita di sangue. Tutto si oscurò man mano, il processo partito dal bordi degli occhi, facendo si che dopo pochi secondi la perdita dei sensi sopraggiunse irruentemente, ma questo non prima di un ultimo acceso sguardo tra i due. Il giovane adesso li vedeva da vicino, erano così belli, tinti di quel rosso purpureo, li voleva possedere, li desiderava a qualsiasi costo.

Tenuta Uchiha
Mercoledì
Ore 06.13


«Figlio mio. Sei cosciente?» domando l'uomo.
«P-Padre...si lo sono» rispose il giovane.
«Ti ricordi cosa è successo?»
«Come potrei mai dimenticarlo, avevi quegli occhi così...potenti!» affermò con voce debole Mitsurugi.
«Sono dispiaciuto per ciò che è successo, ma era necessario. Ho dovuto farlo, per far si che tu comprendessi» dichiarò il padre.
«Non devi giustificarti, ne ora ne mai! Piuttosto, io voglio continuare.»
All'improvviso il giovane tentò di alzarsi dal letto sul quale era disteso. Un lieve mugolio scatenò dalla sua bocca quando riuscì a sedersi. Prontamente il padre pose una mano sul suo petto, inducendolo a sdraiarsi nuovamente.
«Non ti affaticare, le ferite ancora devono guarire del tutto» disse Aikeru.
«No, io non posso perdere altro tempo, non posso permettermelo!» tuonò Mitsurugi.
«Acquietati, è inutile allenarsi oggi. Innanzitutto non faresti progressi e in aggiunta peggioreresti solamente la tua situazione, rischiando di prorogare la riuscita del nostro progetto di molto tempo.»
Un lieve sbuffo trasparì dalla sua bocca.
«D'accordo, attenderò sino a dopomani, padre» asserì angosciato il ragazzo.
«Bene, così si fa! Tranquillo oggi faremo venire un Ninja medico per guarire il grosso delle ferite, e fra due giorni sarai come nuovo. Adesso riposa però!» concluse con fare apprensivo Aikeru.

Arena di allenamento del Clan Uchiha
Venerdì
Ore 7.30


Quella mattina era finalmente giunta. Il giovane Uchiha era stufo di rimanere a letto a poltrire, sprecando ingente tempo. Faceva molto freddo, il cielo era bigio e fosco, mentre al centro del grande terreno si ergevano i due Uchiha, padre e figlio.
Il vento scompigliava i lunghi capelli di entrambi, portandoli davanti gli occhi talvolta. Una giornata avversa, forse gli dei del cielo erano consci del probabile apprendimento di quel malvagio potere da parte del purosangue, e avevano deciso di sfogare la loro collera sul mondo terreno.
«Mitsurugi, oggi combatteremo. Un duello fisico, privo dell'uso di armi e tecniche che richiedano l'uso del Chakra. Mi raccomando, il lavoro di questo allenamento sta nella concentrazione che impiegherai per evitare ogni mio attacco. Devi osservare attentamente ogni colpo che porterò. Il braccio dovrà quasi muoversi a rallentatore per i tuoi occhi. Impegnati, Mitsurugi Uchiha» disse Aikeru.
«Darò tutto me stesso!» controbatté il ragazzo.
La distanza tra i due era di cinque metri. Questa volta gli occhi del padre erano tinti di nero, aveva deciso che non sarebbe stato opportuno usufruire ancora di quel potere, poiché per adempiere al loro scopo non era necessario. Mitsurugi prese a scrutare attentamente la robusta sagoma del parente, cercando di coglierne ogni singolo dettaglio. Anch'egli reagiva allo stesso modo, ma d'un tratto decise di porre fine a quell'insensata pace partendo all'attacco. Il viso del giovane rimase inviolato, nessun movimento ne imbrattava l'innata bellezza. Osservò fino all'ultimo istante il primo pugno che il padre tentò di dargli al volto, non riuscendo ad evitarlo del tutto, ma essendo colpito di striscio. Un poco di sangue gocciolò dal labbro ferito. Successivamente il ragazzo tentò di sfruttare il piccolo spazio venutosi a creare per tentare di colpire lo stomaco di Aikeru con il ginocchio sinistro, ma il tentativo risultò vano. Venne bloccato dalla mano che l'uomo teneva libera, ovvero la sinistra, e nel contempo grazie alla superiore agilità di quest'ultimo, Mitsurugi venne scaraventato all'indietro a seguito di un tremendo calcio portato con il piede destro, che colpi appieno il suo ventre. Quattro metri, fu un gran bel volo. Nonostante il dolore dell'impatto la giovane promessa si rialzò subito, risentendo poco dopo della ferita alla gamba destra. Il padre ciononostante era già ripartito all'attacco, questa volta con un calcio sinistro, diretto allo zigomo destro. Mitsurugi bloccò la gamba con ambedue le mani, data la violenza del colpo, e fu proprio questo l'errore, poiché con un leggero salto in aria, l'uomo, riuscì ad infierire un tremendo calcio, portato con il collo del piede, sulle costole sinistre. Un grande urlò tagliò l'aria, probabilmente si era fratturato delle costole. A quel punto la gamba che il giovane era riuscito a bloccare tornò libera, poiché egli lasciò la presa, e nel contempo un successivo diretto destro dell'avversario prese in pieno il naso del ragazzo, scaraventandolo ancora una volta indietro, a terra. La giovane promessa era ridotta piuttosto male, risentiva un poco del primo colpo allo stomaco, aveva un forte dolore alle costole sinistre, non sapendo quante ne avesse fratturate, e infine perdeva sangue dal naso. Aikeru si fermò.
«Mitsurugi, a quanto pare non sei ancora in grado di risvegliare lo Sharingan, credo che possa concludersi qui il nostro allenamento» affermò con una nota di delusione il padre. Poi fece per andare via, voltandosi e prendendo a camminare, ma non fece in tempo di fare un altro passo che una voce alle sue spalle lo invitò a voltarsi.
«Se credi che l'allenamento sia finito qua, credo che non conosci fino in fondo tuo figlio, Aikeru» affermò gelido il giovane.
A quel punto l'uomo voltò appena il capo, ma in quel momento, inaspettatamente, venne colpito da una violenta tallonata proprio sul naso. Sangue, il dolce nettare gocciolava dalle sue narici, lordando la divisa nera del Clan.
«Aikeru, ricorda, mai voltare le spalle ad un Uchiha senza essersi accertati della sua morte» sibilò irato Mitsurugi.
Un sorriso compiaciuto apparve sulle labbra insanguinate dell'uomo.
«Questo è mio figlio!» affermò il padre.
Poco dopo, quest'ultimo, tornò all'attacco, tentando di colpire con un diretto sinistro il giovane Uchiha. Il ragazzo osservò attentamente, pur rischiando di esser colpito in pieno, il pugno avvicinarsi. Lo schivò, trovandosi ad osservarlo dal basso verso l'alto, ma purtroppo l'esperienza rende migliori, infatti una ginocchiata bersagliò nuovamente la parte delle costole rotte. Mitsurugi riuscì appena ad attutire il colpo con il palmo della mano, ma non fu abbastanza. Era certo del fatto che non avesse fratturato altre costole, ma sicuramente aveva peggiorato la condizione di quelle già malridotte.
A quel punto con il tentativo di allontanarsi dall'uomo appoggiò la pianta del piede destro sul torace di egli, riuscendo con un salto a portarsi a cinque metri. Il ragazzo era affannato, d'altronde dover fronteggiare un rivale, che non impiega neanche 1/3 delle proprie capacità, con alcune costole rotte era una bella impresa.
La figura di Mitsurugi era pietosa. Il sangue gocciolante dal naso, flesso appena per il dolore alle costole, assieme ad altri piccoli acciacchi, mentre il padre presentava solo il naso insanguinato.
«Mitsurugi, credo che per oggi possa bastare, che ne pensi?» affermò Aikeru.
«Penso che tu stia delirando. Voglio continuare» rispose il ragazzo.
Dunque il padre non poteva fare altro che continuare, così si dilettò in una piccola coreografia offensiva. Scattò verso il figlio, tentò di colpirlo con un calcio sinistro frontale, che Mitsurugi osservando attentamente, attimo dopo attimo, riuscì ad evitare con uno spostamento di busto. Subito dopo, una volta appoggiatosi con la stessa gamba con cui aveva tentato l'attacco, provò a sferrare una gomitata destra, diretta verso la tempia del ragazzo, ma anche questa volta, grazie al controllo della coda dell'occhio, il giovane riuscì a sventare il colpo, abbassandosi appena. Ma l'ultima parte della combo, Mitsurugi, non riuscì a schivarla, poiché il ginocchio avversario era in perfetta traiettoria, allora colpì irruentemente lo zigomo destro, evitando la frattura, ma mandando in stato altamente confusionale la giovane promessa. Dunque il giovinotto si drizzò a causa del colpo, quando fu preso per il collo con la mano sinsitra, tenuto bloccato. Innanzi a se scrutava la sagoma del padre, sfumata, quasi doppia talvolta.
«Mitsurugi, stai migliorando notevolmente, ma ancora non basta! Quindi adesso ti consiglio di sospendere l'allenamento ed andarti a riposare, continueremo nei prossimi giorni, sei d'accordo?» chiese Aikeru con fare paterno.
«No, assolutamente, Aikeru!» rispose quasi allo strenuo delle forze il giovane Uchiha.
«Allora credo che dovrò finire di sistemarti, almeno sarai costretto a tornare a casa» concluse freddamente l'uomo.
Allora senza pensarci un attimo di più, Aikeru, diede un potente schiaffo sulla guancia destra del figlio, lasciando nel contempo la presa con la mano sinistra, per far si che crollasse lentamente verso terra, per poi condurre il calcio frontale decisivo, durante la discesa, che lo avrebbe messo fuori combattimento. Il ragazzo non aveva mai smesso di fissare ogni singolo atto del padre. Fu così allora che nel momento in cui il calcio stette per arrivargli diritto sul naso cambiò qualcosa. Mitsurugi schivò notevolmente il colpo, lo aveva previsto. Cosicché si ritrovò con la testa all'altezza del collo di Aikeru. I due si squadrarono, e il viso del padre apparve come allucinato, aveva visto gli occhi rossi da un solo Tomoe. In quel medesimo frangente di certo il giovine non rimase impassibile come lui, anzi, sfruttò il momento perfetto per colpirlo con un potente montante, facendolo cadere per la prima volta all'indietro, con la schiena a terra. Dopo di ciò il più parsimonioso silenzio.
«Figlio mio, ce l'hai fatta. Hai risvegliato lo Sharingan» affermò entusiasta il padre.
Lo sguardo di Mitsurugi era sorpreso, quasi allucinato come quello di Aikeru poc'anzi. Dunque si avvicinò lentamente alla sagoma del padre, inginocchiandosi per mettersi alla sua stessa altezza. Lo guardò fisso negli occhi, vedendo riflessi in quelle lanterne nere le sue sfere di fuoco.
«Dunque ci sono riuscito, adesso possiedo la preveggenza! Padre, ti ringrazio, ora possiamo tornare a casa e pubblicare la notizia.»


Grado: Genin
Energia: Verde
Chakra: 200/200
Condizione Mentale: Euforico
Condizione Fisica: Ferita curata sulla spalla sinistra e sulla gamba destra. Lieve dolore sullo stomaco, due costole rotte, naso sanguinante.
Consumi:-
Recuperi:-
Slot 2/2:-
Techiche 0/1:-
Bonus:-
Malus:-

~Armi ed Equipaggiamento

Katana 2/2 (Collocate a croce sulla schiena)
Shuriken 3/3
Kunai 5/5
Guanti 1/1
Flash 1/1
Lancia fukibari 1/1
Fukibari 10/10
Kakute 1/1 (Collocato sul dito medio della mano destra)
Lama interna 1/1 (Collocata sul polso sinistro, in apertura esterna)
Bomba carta 1/1
Fumogeno 2/2
Fuuma shuriken 2/2
Tonico rosa 1/1

Sacche Porta Oggetti/Porta Shuriken 3/3
Custodia Porta Armi 1/1


 
Top
» • G i a c o ~
view post Posted on 26/10/2009, 12:36




Sharingan convalidato. Resto dell'idea che l'apprendimento di un'innata in questa maniera è un po' poco,ma è comunque un buon allenamento.
(Exp. 65 -- Ryo. 650)
 
Top
1 replies since 25/10/2009, 12:00   269 views
  Share