 | Dirge |
| | CITAZIONE Che dire! Sono un vero rompiscatole, ma sarà un segno del destino? Forse è proprio così che sarebbe dovuta andare a finire? Per chi non lo sapesse il nuovo Pg che sto per postare è il medesimo del mio esordio nel Gdr, poiché è l'unico che mi appassiona! Scusatemi Staffer!
Stavo lì, fermo, immobile, sdraiato su quella vermiglia pozza di sangue. Fu la prima volta che qualcuno contrastò il mio sguardo, e che addirittura riuscì a soggiogarmi mettendomi al tappeto infine. Una sensazione sgradevole, indicibile, lo stupore da par mia era ingente, mai avevo calcolato la possibilità che tal evento potesse manifestarsi. Ero ferito, logorato, le croste aperte sul mio corpo dolevano spaventosamente, ogni mio piccolo movimento faceva si che l'ardere di una fiamma inceneriva per un sol attimo la carne, così debole e indifesa, delle mie membra. Ma il vero danno fu quello insanabile recatosi nella mia psiche, fui smentito dal destino quindi, allora è vero che l'orgoglio conduce irrimediabilmente alla morte, ed io, sciocco, riserbavo la vana speranza di mutare, come mai nessuno prima d'ora, una verità così grande, divenuta utopica, a quel punto, anche per la mia orgogliosa persona. Avrei mai potuto sopportare tale disonore? Avrei mai potuto ripresentarmi dinanzi la maestosa sagoma del mio progenitore da perdente? No, quella fu la volta in cui ogni mia sentenza venne smentita a gran voce, tutte le parole, colme di odio, proferite in passato ai miei sfidanti, che accusavano quest'ultimi per la loro stupidità e il loro essere privi di valore, in quel giorno persero di significato. Con quale volto mi sarei potuto ripresentare alla comunità, da me denigrata tempo addietro? Mi avrebbero preso in giro, contraccambiato a loro volta con la stessa moneta, non potevo sopportare ciò, non ne avevo le forze. Così afferrai il Kunai insanguinato, posto a pochi centimetri dalla mia sagoma, e con vigore, senza pensare ulteriormente alle conseguenze della mia azione, mi cavai entrambi gli occhi, dai quali ne uscì quel tanto amato liquido infuocato, il rosso aveva macchiato il bianco. E non indugiai oltre che, con celerità, affondai la lama sulla mascella, facendo si che penetrasse all'interno della bocca, tagliando irrimediabilmente la lingua. Schizzi di sangue ovunque, accompagnati dalle mie fastidiose urla, non avevo intenzione di avere una morte priva di dolore, ma quest'ultimo sarebbe dovuto essere ingente e mi avrebbe dovuto condurre ad una fine lenta e travagliata. Lo meritavo, e non temevo le conseguenze del mio errore. E così, per la prima volta, un Dio divenne un vinto per mano di un comune mortale, il mondo si stava capovolgendo, ed io non potevo più far nulla per fermare tutto ciò. | | | |
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