narrato
"pensato"
parlato
parlato altrui
Forza sveglia! Il sole è alto e tu poltrisci come al solito, sei uno scansafatiche bello e buono lo sai Ikari?Si, certo che lo sapeva, ma non gli piaceva che qualcuno glie lo ripetesse, gli piaceva dormire la mattina e non voleva mai svegliarsi, soprattutto per andare a svolgere le commissioni che sua madre gli imponeva.
su alzati dai che la mamma ti vuole, te lo aveva detto ieri che lei avrebbe avuto da fare e che saresti dovuto andare tu in giro per lei e lo sai che i negozi sono aperti solo la mattina.Era giusto, era tutto maledettamente giusto, e questo lo faceva innervosire; perchè gli altri avevano sempre ragione su queste cose? non poteva, almeno per una volta, sottrarsi ai doveri domestici per dedicarsi ad osservare gli insetti o le nuvole o qualsiasi cosa gli capitasse a tiro? No non poteva, e lo sapeva, ma ammetterlo gli faceva male quasi quantoi suoi occhi per il sole che penetrava nella sua stanza.
Va bene, va bene, ho capito, non c'è bisogno di agitarsi tanto sorellona, lo so che hai ragione, va bene, due minuti e mi alzo. Dì a mamma di prepararmi un po di colazione che ne avrò bisogno per ricordarmi tutta la lista... per favore. Con la mano sinistra davanti agli occhi per abituarsi alla luce gradualmente dette uno strattone alle coperte con la mano libera, quindi si alzò e, dopo una breve sosta in bagno, si recò giù a fare colazione, dove sua madre lo aspettava con un'espressione di disappunto stemperata da un sorriso divertito.
certo Ikari che sei proprio un distratto, ti sei messo la maglia al contrario!"o accidenti, sono veramente un disastro appena svegliato, è possibile che sia una tale frana?"
rivoltata la maglia si sedette al tavolo e mangiò una colazione abbondante mentre la mamma gli elencava le consegne: sarebbe dovuto recarsi al centro del villaggio per comperare, oltre agli ingredienti per la cena di quella sera, a cui erano invitate parecchie persone del clan Nara, alcuni rotoli di pergamena, inchiostro e degli strani componenti che servivano alla madre per non si sa quale intruglio.
finita la colazione, ancora un po intontito dal sonno, Ikari si incamminò a passo lento ma costante verso il centro che distava a quell'andatura poco più di un quarto d'ora, durante il quale il ragazzo canticchiava fra se.
Le strade poco affollate facevano venire al giovane una grande malinconia del proprio letto:
chissà quanta gente sarà ancora nel suo caldo lettuccio mentre io sono costretto a sbrigare queste faccende stupide...Ma qualcosa turbò il suo pensiero, una volta giunto nel centro del villaggio, tra le persone che piano piano popolavano le strade, si accorse che c'era qualcuno in alto, dove non avrebbe dovuto, o meglio, potuto stare, una persona normale;
era un ragazzo giovane, vestito con pantaloni neri e una kimono bianco con delle bende avvolte sugli avambracci, ma il particolare che colpì di più Ikari furono gli occhi, totalmente bianchi, con pupilla assente: era uno hyuga!
" e che cosa ci fa questo di mattina in cima ad un lampione, ha l'aria di uno che sta aspettando qualcosa o qualcuno, adesso..."
E mentre guardava il ragazzo sul lampione, Ikari si era dimenticato di ciò che lo sosteneva: il lampione stesso, che, non dando accenno a spostarsi, rimbalzò il ragazzo a terra; sdraiato con gli occhi ancora fissi sullo hyuga, il giovane si massaggiò la fronte dolorante