Incontri, X Akira

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°Silent_Flower°
view post Posted on 8/12/2008, 00:42




InCoNtRi


SPOILER (click to view)
♣ Narrato ♣
♥ Parlato ♥
♠ Pensato

♣ E’ stupefacente pensare a quanta dedizione e a quanto coraggio le persone impiegano per raggiungere uno scopo, per realizzare i loro sogni e anche per portare a termine le proprie vendette.
Così era lì, finalmente lì, una ragazza come tante in quel villaggio chiamato konoha, un po spaesata ma pronta a dare tutta se stessa per mantenere la sua promessa. Camminava senza una meta precisa sorridendo come faceva sempre davanti alla gente, anche in quei momenti in cui qualsiasi altro sorriso si sarebbe spento, quel sorriso che portava allegria anche se era vuoto come i suoi occhi che a differenza del sorriso erano spenti, colmi di dolore, ma nessuno aveva mai avuto la possibilità di accorgersene. Era questo quello in cui credeva Miwako: Se non guardi le persone negli occhi non riuscirai mai a capirle e quindi ad aiutarle. Per questo lei non aveva mai fatto avvicinare nessuno tanto vicino ai suoi occhi da poterla capire, tanto meno aveva mai desiderato capire ed aiutare gli altri, aveva costruito un muro attorno a sé, più precisamente attorno al suo cuore ... un muro duro come il cemento e freddo come il ghiaccio, nessuno doveva mai più farla soffrire, deluderla e tanto meno farle provare l’amore.
Era da poco a konoha, un villaggio come tanti altri. Era lì senza un motivo ben preciso, la cosa più importante era allontanarsi da kiri, per poter essere finalmente libera...
A breve avrebbe iniziato l’accademia ninja, ma non era molto entusiasta, si sentiva ancora oppressa contrariata e annoiata. Ma perché? ♣
♠ Perché? Perché? PERCHE’???
Non voglio frequentare l’accademia! Non voglio stare in mezzo alla gente. Voglio che il migliore sempai del villaggio si occupi solo di me! Non voglio diventare genin chunin jounin o chi che sia! Non m’interessano questi gradi, li ottieni solo superando un esame e non è detto che una persona non possa essere all’altezza di un jounin solo perché non ha superato quell’esame… Non voglio perdere tempo con questo stupidaggini ne ho già perso tanto!!! ♠

♣ E in tanto camminava, dirigendosi verso la foresta appena fuori dal villaggio calciando un sassolino ogni tanto. Senza sapere con precisione cosa volesse fare. ♣
♠ Già! ♠
♥ COSA POSSO FARE!!!♥
♣ Si girò di scatto afferrò velocemente uno shuriken e lo lanciò contro il primo albero su cui si posarono i suoi occhi, uno tiro preciso come sempre ma anche questa volta era un tiro così debole da non riuscire a scalfire l’albero.
Si sedette a terra sconfortata, con quegl’occhi ancora più malinconici di sempre. ♣
♥ Cosa posso fare?
...

Nonostante il mio sogno sia sempre stato quello di diventare la kunoichi più forte di tutte… conosco solo la teoria di alcune tecniche, ma la pratica... mi è sempre stata negata... ♥
♠ Nonostante sia una hyuga nessuno mi ha mai insegnato ad usare il byakugan, mio padre non mi ha mai permesso di studiare per diventare un ninja, non ha mai voluto aiutarmi a migliorare. Sorvegliata giorno e notte da alcuni ninja di kiri, per questo non ho mai potuto allenarmi, neanche da sola... ♠
♣ Continuavano a riaffiorare ricordi, di quegl’anni rinchiusa nelle mura di casa circondata dall’ipocrisia della gente.
Un soffio di vento per scompigliarle i capelli, per ricordarle il suo obbiettivo, per non farle dimenticare mai di non arrendersi. Quel vento che si portava via tutto ciò che di negativo c’era nel suo cuore e nella sua mente. ♣
♥ Da adesso inizia la vera battaglia! ♥

Edited by °Silent_Flower° - 8/12/2008, 22:41
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 8/12/2008, 17:17





..:: ۞ Storm ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~
Vento. Espressione intrinseca dell’ineluttabile fato, della natura matrigna che ai suoi figli partoriti dal suo stesso ventre riserba solo speranze disilluse, la massima aspirazione dell’uomo che ha nella speranza l’unica consolazione ad una vita d’affanni e dolori.
I figli di Eolo parevano esser stati liberati tutti assieme, quella brezza fresca di Tramontana scuoteva le chiome degli alberi, sradicandone alcuni rami, che in un tuffo piangente dicevano addio alla loro madre, quel tronco secolare tanto imponente quanto fragile e morente nell’animo per aver permesso alle vicende esterne di portargli via ciò che di più caro avesse.
La rugiada nata come un arcobaleno nel bel mezzo di una furente tempesta, viene spazzata via dai petali del fiore al quale era appartenuta, dipingendo una struggente scena di disperazione che coloravasi di pianto.
E due animali selvatici, un cervo e un piccolo scoiattolo, differenti nelle proporzioni e nell’essenza, accomunati dalla medesima voglia di mettersi al riparo da quella bufera secca. Nessun usignolo cinguettava, nessun fiore rivolgeva i suoi colori vividi al cielo.
Solo un gran vento, metafora del tempo che trascina con sé tutto ciò che appartiene a questo mondo, senza poter mai essere fermato, ma solo cavalcato. Oppure ci si può opporre ad esso: ma non lo si potrà mai vincere, al massimo si riuscirà trovarne riparo.
Una chioma blu, luminescente, accesa, veniva spazzata dagli zefiri tumultuosi, che facevano in modo che andasse a coprire il pallido volto do un ragazzo dai lineamenti puerili, troppo per la sua età.
Un piede penzolava dal ramo di un albero, quasi morto, inerte, arresosi al fato. Un respiro solo accennato, un sussurrare silente all’avvenire dei fenomeni naturali.
Akira era seduto su un alto ramo di un albero secolare, nella foresta di Konoha.
Cercava rifugio dalle preoccupazioni, dai continui allenamenti, dai continui incarichi, dalle persistenti missioni: cercava silenzio, il padre della riflessione, nonostante detestasse più di ogni altra cosa rimuginare e non agire, struggersi e non impegnarsi.
Ma quella natura riflessiva era a lui connaturata e ora lo teneva ancorato saldamento su quell’albero.
Con gli occhi chiusi, le sue ciglia nere e sottili non sembravano intenzionate a lasciare schiudere le violacee palpebre frastornate da una insonnia sempre più ricorrente.
Quella quiete, prima della tempesta, riusciva a lasciarlo intatto, a riflettere sui suoi problemi, sui suoi obiettivi, sull’uomo che era diventato.
Ma si sa la tempesta dopo la quiete arriva, e dopo essa si sussegue una nuova quiete: è la storia dell’umanità, una ciclicità irrefrenabile.
La tempesta, furono quei passi. Lentamente accarezzavano l’erba, erano delicati, Akira ne distinse chiaramente il provenire da una donna.
Poi come un lampo di quella tempesta, un’arma da lancio fu scagliata con poca intensità verso l’albero sul quale l’Uchiha giaceva. Con il suo solito scatto di riflessi il ragazzo fu portato ad estrarre in una frazione di secondo un kunai dalla sua sacca, ma quando percepì l’infrangersi dell’arma lanciata sulla corteccia dell’albero rimase leggermente spiazzato. Non aveva nemmeno aperto gli occhi e lo sconforto per aver compiuto un gesto che lo avesse smosso dalla sua immobilità lo portò a lasciar accidiosamente cade al suolo il suo kunai. Avrebbe potuto fermarlo in ogni istante, ma non aveva alcuna voglia di compiere un movimento per recuperarlo a mezz’aria, così l’arma metallica dopo un tuffo nel vuoto si infranse sul soffice suolo erboso, rimbalzando due volte e scintillando nel cupo di quel giorno.
Akira aprì gli occhi, la quiete era stata interrotta. Guardò quella ragazza di cui aveva intuito la presenza: ne intravide i capelli castani con riflessi quasi lilla, peculiari, quasi quanto i suoi.
Qualcosa si attivò in lui, qualcosa che egli soppresse subito. Non voleva sapere cosa fosse. Ma dal primo momento in cui la vide, fu costretto a ricorrere alla soppressione di sé stesso.
Le iridi azzurre furono date alla luce, quasi abbagliate da quella visione che trovarono nel mondo che le si parava innanzi.

Che diavolo…Pensavo che almeno qui non avrei incontrato nessuno.

~ Chissà se la ragazza aveva notato quel kunai cadere e se soprattutto avesse capito da chi proveniva.
Akira rimase impassibile, fissando con i suoi occhi azzurri quella figura femminile, stranamente conservante la sua attenzione per più di un secondo.
La tempesta era appena iniziata. Ma era presto per la quiete, forse.



~ ..:: ۞ ::.. ~





 
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°Silent_Flower°
view post Posted on 8/12/2008, 21:43




The song of wind


SPOILER (click to view)
♣ Narrato ♣
♥ parlato ♥
♠ pensato ♠

♣ E così anche la sua tempesta era passata, o almeno quella tempesta. Ma non avrebbe mai immaginato che una tempesta ancora più grande della precedente l’avrebbe investita e coinvolta ancor più nel profondo.
Era ancora ferma lì sedita sull’erba fredda, appoggiata contro quell’albero che aveva cercato di scalfine con il suoi shuriken, con gli occhi socchiusi ed un timido sorrisso sinonimo di serenità.
Aprì gli occhi e si alzò di scatto, srinse forte la mano in pugno e parlò a voce alta come se volesse lanciare un messaggio ad ogni forma di vita intorno a se: ♣
♥ Posso farcela! ♥
♣ Che bella sensazione ritrovare la grinta persa, era felice davvero, chiunque se ne sarebbe accorto anche solo guardandola di spalle. Era in piedi, attraversata dal vento che le scompigliava i lunghi capelli. Le piaceva molto il vento, sapeva ascoltarlo, in esso ci sono le storie delle persone ed ora quel vento portava a tutti un pizzico della sua grinta della sua storia. Un passo all’indietro e poi un altro, senza rendersene conto inciampò in qualcosa nascosto fra l’erba, non ebbe il tempo di rendersene conto e cadde lanciando un urlo sottile quasi di sorpresa. In un secondo era a terra un po dolorante come ogni volta che cadeva, non era in grado di sopportare il dolore né quelli fisici né quelli più profondi. Si strofinò la mano sulla nuca quasi come se volesse alleviare il dolere superficale di quel piccolo incidente ♣
♥ Aia! Che male! Sono proprio imbranata! Ma in cosa sono inciampata? ♥
♣ Si piegò ed iniziò a frugare tra l’erba curiosa di trofare “chi” l’aveva fatta cadere. E fu così che lo trovò… ♣
♥ Ai! Mi sono tagliata! ♥
♠ Ma questo? ♠
♣ Sgranò gli occhi e si accorse della presenza di un kunai, che l’aveva fatta cadere e che ora le aveva lasciato un taglio sulla mano destra, avvicinò quest’ultima al viso per vedere meglio cosa si fosse fatta.Era un piccolissimo taglietto però decise ugualmente di coprirlo con un fazolettino che aveva nella sua sacca, una volta conclusa l’operazione prese il kunai e si alzò. ♣
♠ Strano che non l’abbia visto prima… ♠
♣ Iniziò a studiare la foresta che la circondava, disinvolta come se non volesse dare troppo nell'occhio, così alzando la sguardo lo vide... ♣
♠ Eccolo!!! ♠
♣ Vide che c’era qualcuno alle sue spalle appoggiato sul ramo di un’albero ed era sicuramente il proprietario del kunai.Si girò velocemente e con la solità velocità e precisione lanciò il kunai verso quella sagona quasi come se volesse restituirli l’arma, sapeva che nn sarebbe riuscita a colpirlo ma non ne aveva alcuna intenzione. Dopo aver lanciato il kunai continuo a studiare per una frazione di secondo quella sagoma tutto nera fino a quando non vide i suoi occhi e ne fu pietrificata, quegl’occhi azzurri le facevano paura ma perché? Sembravano così familiari, erano freddi, vuoti ma soprattutto si domandò di chi fossero. ♣

Edited by °Silent_Flower° - 22/12/2008, 17:31
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 26/12/2008, 11:05





..:: ۞ Sweet ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~
Quel vento portava con sé un odore nuovo, un odore dolce, sconosciuto , ignoto. Quasi una ventata di novità.
Ma quella folata investiva una persona per la quale le novità non erano che un impiccio inutile, qualcosa dalla quale sottrarsi ad ogni costo.
Cavalcando quel vento fresco un kunai sibilava, fendendo l’aria, in direzione dell’Uchiha. Era stata la ragazza a lanciarlo, e Akira lo aveva intuito. Gli restava incomprensibile il motivo di tale gesto, ma i suoi riflessi pensarono più velocemente di lui. Torse leggermente la mano e distrusse il quadro d quiete e stasi che aveva dipinto con fatica.
Con leggiadria solenne, con un danzare sublime, si alzò in una frazione di secondo e roteò sull’asse del piede destro, spiccando poi un piccolo salto e avvitandosi attorno a sé stesso fino a compiere un giro di 360° sull’asse del suo busto, con la testa in basso e le gambe in alto, a dare la spinta necessaria al roteare.
Con la mano sinistra, ricoperta dai suoi manicotti blu che ne nascondevano il candore della carnagione, afferrò il kunai in volo: era stato lanciato senza convinzione, o forse senza conoscenza tecnica, era in fin dei conti un lancio praticamente innocuo, che fu di disarmante facilità bloccare.
Ma ormai la quiete era rotta.
Akira atterrò al suolo, provocando un rumore sordo allorché i suoi piedi impattarono con la soffice e verde erba di quel luogo. Aveva la testa in giù, con i capelli blu che gli ottenebravano gran parte del viso.
Rimase per alcuni istante immobile col kunai in mano, momenti di terrore per la ragazza, dato che non avrebbe potuto prevedere le successiva azioni dello shinobi.
Akira ripose rapidamente il kunai nel suo posto originario, nella tasca sulla coscia sinistra e poi alzò lo sguardo.
Le sue iridi azzurre penetrarono gli occhi quasi violetti della ragazza. Occhi azzurri come il ghiaccio, freddi come la morte, penetranti e capaci di mettere in soggezione chiunque.
Con quello sguardo privo di ogni espressione riuscì ad esprimere le proprie emozioni senza parlare.

Chi diavolo è questa?

~ La fissò per un secondo, chissà quale emozione avrebbe destato in lei tale sguardo fisso.
Poi i suoi occhi si soffermarono sui dettagli del viso della ragazza.
Inquietamente, l’Uchiha si trovò dinanzi a una sensazione nuova, che serpeggiò insinuandosi sinuosamente nei suoi pensieri: il viso di quella kunoichi era differente rispetto a quello di tutte le altre ragazze che fino ad ora aveva incontrato. Era un visino dolce, con dei lineamenti delicatissimi, degli occhi profondi ma al contempo esprimenti immensa sofferenza, dei capelli lisci e dalla cromia particolare, che ne esaltava ancora la bellezza del volto. Comunicava dolcezza ad ogni guardo, una dote che per Akira nessuna donna aveva mai posseduto prima. Lei in effetti era una ragazzina più che altro, e l’Uchiha rimase per un attimo ad osservarla, rapito da quel marasma di sensazioni nuove che lo avevano travolto.
Nulla che potesse turbarlo, condannò subito quei pensieri negli antri più reconditi del suo animo, incatenandoli fino a data da destinarsi.
Però l’aveva colpito. Il suo sguardo si soffermava sulle persone per più di un secondo solo quando la sua intenzione era quella di ucciderle. E invece no, ora non era così.
Non riusciva nemmeno a capire perché lui, tanto duro, tanto insensibile, fosse rimasto spiazzato da un visino tanto dolce da sciogliere. Quasi una contraddizione, ma ormai conosceva le sue abitudini.
E poi ragazza possedeva una dote straordinaria, aveva attirato la sua attenzione ma non solo.
Cominciò a dolergli il sigillo sul collo. Brutto segno.



~ ..:: ۞ ::.. ~




 
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°Silent_Flower°
view post Posted on 26/12/2008, 17:55







Fear





Narrato

Pensato

Parlato



Cosa sta succedendo?

Panico. Era accaduto tutto troppo velocemente. Così velocemente che la Hyuga si trovò disorientata, quasi catapultata in un altro universo di cui non conosceva assolutamente nulla. L’unica cosa ormai chiara era quella persona non più sagoma indefinita tra i rami di un albero, adesso era nitida nella sua perfezione.
Nonostante avesse appena compiuto un’azione non indifferente era riuscito a toccare il suolo con una delicatezza che aveva del sovraumano. Ora era lì, immobile.
Iniziarono a studiarsi. Quegl’occhi le sembravano così penetranti, profondi. Avevano un potere oscuro ed affascinante. Forse su tutti. Forse solo su di lei.
Si sentiva ipnotizzata da quella figura misteriosa, da quel viso così dolce ma al contempo sembrava pericoloso ed imprevedibile. Come si sarebbe comportato?
Si sentiva strana come se il suo animo e la sua mente appartenessero a due schieramenti opposti che lottavano animatamente tra di loro una lotta senza fine. Senza vincitori ne vinti.
Il primo provava fascino per quel ragazzo infatti avrebbe voluto sorriderli ed avvicinarsi amichevolmente, come ormai non faceva più da tempo con nessuno anche se faceva parta della sua indole. Sentiva di potersi fidare, sapeva che non avrebbe dovuto temerlo. Mentre dall’altra parte c’era lo schieramento rivale, una paura incontrollabile per quegl’occhi iniziava a diffondersi in lei pietrificandola. Tremava in maniera frenetica per la paura ma riusciva ancora a controllarsi, il suo viso sembrava rilassato quasi impassibile, ma in realtà aveva paura. Voleva scappare ma i sentimenti confusi che stava provando glielo impedivano.
Non sapeva più come comportarsi ed il suo nervosismo iniziava a tradirla, e la sua paura più grande era che il ragazzo se ne accorgesse.
Era ancorali a fissarla come d'altronde stava facendo anche lui, fu attraversata ancora una volta da quel vento che ormai stava cessando.
Così stringendo i pugni per farsi coraggio aprì leggermente la bocca ,contornata da delle labbra rosse e carnose che erano perfette nell’insieme del suo viso colorato di un pallore candido che l’accompagnava dalla nascita, disse a voce bassa quasi come si vergognasse:


Ch.. Chi… Sei?






 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 26/12/2008, 23:25





..:: ۞ What's Her Name ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~
Il suo viso dai lineamenti dolci, delicati come quelli di un bimbo ancora in fasce si tradivano con la ruvida e severa espressione della sua faccia: non v’era ruga di espressione sulle sue labbra, sulla sua fronte, era freddo, pacato, indifferente, quasi ogni cosa gli accadesse non lo sfiorasse nemmeno.
Quella ragazza però lo scosse, non all’esterno, ma ben più profondamente.
Gli chiese il suo nome, gli domandò chi fosse, pareva evidentemente scossa dall’incontro con lui e sorprendentemente non sapeva nulla di lui.
A konoha tutti da due anni a questa parte parlavano di lui, si vociferava per ogni vicolo di un ninja corrotto, assetato di potere, un assassino senza scrupoli, senza obiettivi e vanaglorioso. Ma si descriveva anche uno degli shinobi più forti che la terra del fuoco avesse mai vantato, colui che aveva sbaragliato ogni concorrenza e all’altezza del quale non pareva esserci a Konoha alcun ninja in grado di competere.
Nulla, lei non ne sapeva alcunché. Gli era estraneo, quei capelli blu non le dicevano nulla.
Akira si sentì celatamente rasserenato: lei non lo conosceva per la reputazione che gli altri gli avevano affibbiato, la sua mente era sgombra da pregiudizi. Lei si sarebbe lasciata influenzare dai gesti che avrebbe compiuto con lei.
Una dote che da sempre Akira aveva ricercato in altre persone ma mai trovato.
Chiunque sapeva chi lui fosse, cosa rappresentasse e la sua fama lo precedeva di gran lunga, ottenebrando inesorabilmente ogni sua volontà di smentire il vociare del popolo.
Ora di fronte a lui v’era una ragazzina che timidamente ne aveva domandato il nome, visibilmente scossa, timorosa, ma anche in un certo senso, colpito dall’aura misteriosa che fluiva attorno al ragazzo.
Quella domanda fece sobbalzare l’Uchiha, che non controllò l’emissione di chakra e provocando una forte distorsione del campo energetico attorno a lui. La sua forza era tale e tanta da scuotere l’erba e aumentare il vento, facendo andare in fibrillazione il cuore di coloro che lo circondassero.
Chissà se lei avrebbe avvertito quel rumore acuto, quella sensazione di inquietudine e timore così come capitava a tutti quanti.
Akira la guardò di nuovo, la fissò, lasciando che i suoi occhi penetrassero i suoi. Non erano vicini distavano molto l’uno dall’altro, ma la voce del ragazzo dai capelli blu risuonò cupa nell’ambiente come un solenne requiem. Un tono di voce superbo, altezzoso, presuntuoso, ma anche disinteressato, seccato.
Ma la sua voce non aveva mai espresso i suoi sentimenti. Un pizzico di curiosità serpeggiava pericolosamente nel suo animo.

Tsk…Quando si chiede il nome a qualcuno prima ci si presenta…

~ Sogghignò, quella ragazzina era tanto ingenua quanto il suo aspetto lasciava trasparire. Akira dedusse da ciò che fosse nuova di Konoha. La cordialità e l’ospitalità di quel paese, sicuramente imponevano a chiunque volesse interagire con gli altri di imparare i rudimenti della conversazione, come quell’aspetto da lei trascurato.

C’è un solo posto dove la gente non ha bisogno di parlare con gli altri…

~ Nella mente dell’Uchiha si affollarono mille ricordi, senza che se ne accorgesse le sue riflessioni erano andate via, trascinate da quel vento impetuoso, sfumate in un fiammeggiare lento e impercettibile.
Una parte di lui, quella che odiava stare a pensare ben conscia di non giungere ad alcuna conclusione meditando, le fu grata.

Vieni da Kiri eh…

~ Una punta di malinconia e di sofferenza si lesse nelle sue parole, anche se non volontaria. Anche lui era arrivato a Konoha dopo essere cresciuto in quel posto e comprendeva meglio di chiunque altro quanto fosse difficile integrarsi con i Konohani così aperti verso i loro simili ma tanto ostili verso gli estranei.
Non sapeva se avesse azzeccato o no la previsione, la scommessa.
Ma parlavo pochissimo, e quando lo faceva non lo faceva mai a sproposito.
Attese le sue risposte, chiuso ermeticamente in un silenzio e una stasi statuarie, che solo il vento osava scalfire, scompigliando la sua liscia chioma blu come il mare che accarezzava come la più amorevole delle madri i lineamenti femminei del volto dell’Uchiha.



~ ..:: ۞ ::.. ~




 
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°Silent_Flower°
view post Posted on 27/12/2008, 12:53







*Smile*





Narrato

Pensato

Parlato




Ora era rasserenata. Quel ragazzo dall’aspetto così nuovo ai suoi occhi così fresco, le aveva rivolto la parola, e anche se quelle poche cose che aveva ascoltato l’avevano leggermente indispettita, si sentì sollevata. Ora si fidava di lui, o meglio sentiva di potersi fidare. Aveva la sensazione che ora ci fosse solo lui, che fosse l’unico in grado di aiutarla. Ne era sicura l’aveva capito da quando avevano iniziato a fissarsi negl’occhi. le facevano paura all’inizio, ma avvertii subito una punta di tristezza, di malinconia e un pizzico di felicità quando lei li aveva domandato quale fosse il suo nome.
Adesso non era più tremolante come una foglia al vento ma bensì rilassata. Sapeva che se quel ragazzo, che sembrava tanto cupo, le aveva rivolto la parola significava che non aveva intenzione di farle del male. Inoltre aveva percepito la sua eccessiva ed improvvisa emissione di chakra, ma stranamente non era spaventata le interpretò a modo suo. Volle credere che il ragazzo fosse rimasto in un certo senso scosso da lei, e anche se probabilmente non era così le piaceva crederlo. Adesso più che mai era curiosa di sapere chi fosse.
Il vento ormai era cessato, il cielo era limpido ed iniziarono a posarsi su di loro i raggi caldi e brillanti di un sole mai visto. Sembrava fosse felice, dava l’impressione di voler sorridere. A quel punto la bruna si avvicino piano piano a quel ragazzo, che esternamente sembrava impassibile ma lei era riuscita a guardarlo nel profondo,e rimase a circa un passo da lui. Rimase ferma davanti a lui con il sole alle spalle per qualche istante poi non riuscì più a trattenersi e l’espressione rilassata fino a quel momento del suo volto si trasformò lentamente in un sorriso prima un po timido e nostalgico poi gioioso, quasi liberatorio. Era un sorriso splendente che si confondeva con il brillare del sole. Forse questa sua reazione l’avrebbe infastidito, ma era un gesto spontaneo, e per lei un sorriso era un qualcosa di magico, se in più era rivolto a qualcuno di cui non sapeva né il nome né altro, significava che era già speciale anche se non aveva fatto niente.
Così allungò le braccia verso di lui e con le sue mani fredde prese la mano destra del ragazzo, la strinse fra le sue e disse con gl’occhi lucidi dalla felicità:


Hai perfettamente ragione. Scusami, il mio nome è Miwako Hyuga. Piacere di conoscerti.

Lasciò delicatamente la mano del ragazzo quasi come se avesse voluto rimetterla nella stessa posizione in cui si trovava all’inizio. Anche se sentiva il desiderio di stringerla ancora, aveva il timore di poterlo infastidire troppo e di sembrare eccessivamente sfrontata. Una volta compiuta quest’azione fece un passo indietro strinse le spalle e dopo essersi piegata leggermente in avanti disse:

Inoltre vengo da kiri. Come hai fatto ad indovinare?

Aveva notato che subito dopo aver pronunciato il nome kiri il ragazzo era diventato malinconico in maniera alquanto chiara, capì così che probabilmente anche lui, come lei, aveva vissuto un passato di cui avrebbe cancellato, se avesse potuto, tutto. Ovviamente non chiese nulla. Per quanto fosse curiosa, quella briciola di buon senso che l’accompagnava l’impedì di chiedere a quel ragazzo, un informazione così delicata.
Chissà cosa aveva provato e pensato il ragazzo assistendo a tele dimostrazione di spontaneità . ma soprattutto come si sarebbe comportato. Stette ferma in silenzio attendendo ansiosa una sua risposta.





Edited by °Silent_Flower° - 27/12/2008, 13:25
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 27/12/2008, 17:10





..:: ۞ One Step Closer ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~
Lenti e inesorabile, quei passi spargevano un fragore tumultuoso all’interno del suo animo, ognuno risuonava all’interno del suo cuore come una campana annuncia la fine del giorno lavorativo in un cupo villaggio. Il rumore dei suoi piccoli piedini che sfioravano l’erba facevano sgranare gli occhi sempre più al ragazzo, che immobile, rimaneva impalato senza nulla in mente, senza avere la minima idea di cosa fare o cosa dire.
Avrebbe voluto impedire il suo avvicinarsi, arrestare il suo incedere con qualsiasi mezzo, ma non trovò alcun modo per farlo.
Così, quasi danzando sulla cresta di quei fili d’erba dal verde vivido, la ragazza si apprestò a lui.

Cosa vuole fare…?

~ Akira era fortemente a disagio, il suo carattere aspro e superbo, aveva una doppia utilità, oltre a rappresentarne l’essenza, serviva anche ad evitare situazioni del genere, situazioni che lui stesso, ossessionato dal raggiungimento del suo obiettivo aveva deciso di precludersi ad ogni costo.
La piccola ragazzina si avvicinò a lui e come nulla fossa gli prese la mano.

Ma…

~ Non riuscì ad opporre resistenza. Nessun nemico lo poteva nemmeno avvicinare in battaglia, figurarsi toccarlo, ma ora è stato sopraffatto dal suo nemico più grande, una ragazza. Già, le donne rappresentavano col loro spettro la incombente minaccia di distogliersi dalla sua missione vitale.
Il suo temperamento gli impedì di fare qualcosa, di allungare la mano verso di lei, così lasciò che il suo arto freddo e candido come la luna venisse stretto da lei, mentre rimaneva ancora lunga il suo corpo, come se nulla stessa accadendo.
Accettò quella situazione passivamente.
All’interno di lui però la passività aveva ceduto il passo ad una sensazione tanto forte da non poter essere imprigionata e rimossa.
Al momento del contatto, fu come se il mondo che i suoi occhi azzurri vedevano grigio e atono, si fosse colorati di sgargianti colori caldi e vivi. Una sensazione terrificante, per lui.
Sentì il suo animo quasi scosso da un terremoto interiore: non aveva un contatto con una donna da più di un anno, e lo aveva scelto con audacia e decisione.
Ma ora non era riuscito a far nulla per impedirlo.
Ma quella tela colorata, impreziosita dai lucenti raggi del sole che ora era tornato a splendere e baciava con la sua incandescente luce i loro volti, permaneva.
Alzò per un secondo lo sguardo, nonostante avesse costantemente tenuto il capo chino al suolo fino a quell’istante.
Il volto di quella ragazza comunicava dolcezza come le sue parole, e i suoi occhi erano addirittura più espressivi di quelli da lui posseduti.
I suoi capelli lisci come seta pareva accarezzarle amorevolmente la fronte, mentre qualche raggio di luce scherzava insinuandosi fra di essi.
La ragazza si presentò, il suo nome era Miwako Hyuga, a quanto pare aveva natali Konohani, infatti quel cognome era più che eloquente: era una discendente di uno dei clan più noti al villaggio.
Poi, sorrise.
Una lama fredda e acuminata penetrò nel cuore del ragazzo, il cui cuore pareva ora essersi risvegliato e piangere lacrime insanguinate.
Come era riuscita ad avvicinarlo? Perché lui lo aveva permesso?
Cercava di darsi una risposta a quelle domande, ma il cervello era solo atto a percepire gli impulsi proveniente dai suoi occhi: il quadro variopinto dipinto dalla ragazzo sulle sue iridi si arricchì di nuovi e brillanti colori. Quel sorriso dolce e non stupido, aggraziato e non ridereccio, pareva illuminare la zona più del sole.
Perché sorrideva? Cosa c’era da sorridere?
Era forse diventata tanto innocuo da non far percepire a le la minaccia che avrebbe potuto rappresentare.
Akira lasciò che i suoi occhi azzurri penetrassero quelli dal color violetto della Hyuga. Gli uni si specchiarono negli altri,componendo un’armonia dalle cromie accese e sublimi e dal suono melodioso, fin troppo.
Si sentì smarrito, e di colpo lei lasciò la sua mano. Tutto ciò che aveva fatto era astato prendere un po’ della sua dolcezza, risucchiargli parte della linfa vitale che lei aveva, rimanendo passivo, immobile, ma godendo di quelle emozioni pur non volendo.
Quando il contatto svanì la tela che i suoi occhi rispediva ai nervi era intrisa di un grigio acromatico, triste e cupa come prima, con solo qualche sprazzo di colore, lasciato dal ricordo ancora fresco del calore della sua manina che stringeva quella del ragazzo.
Non ebbe il tempo di dir nulla che la ragazza gli pose un’altra domanda: gli domandò come avesse fatto ad indovinare la sua provenienza: Akira trovò uno spazio libero per poter dimenticare quelle sensazioni che odiava provare e si gettò in essa a capofitto, rispondendo dopo pochi istanti, con voce cupa e apparentemente impassibile.

Mettiamola così…Siamo più simili di quel che sembra…

~ In effetti esteticamente erano due persone differenti, troppo. L’uno dal portamento fiero e dall’estetica appariscente, l’altra dal portamento femminile e delicato e dall’estetica dolce ma non appariscente.
Però nonostante la conoscesse solo da alcuni istanti, sapeva già qualcosa di lei: il loro rapporto era cominciato con una cosa in comune, l’appartenenza a Kiri, qualcosa che in un momento come quello dove i due non avevano nulla su cui confrontarsi, non conoscevano nulla l’uno dell’altro, parve rappresentare una fonte di luce di inestimabile valore che risplendeva nell’oscurità dell’animo dell’Uchiha.

Io mi chia…

~ Non fece però nemmeno in tempo a risponderle, a pronunciare il suo nome, che non aveva intenzione comunque di dirle, che una situazione complessa si era delineata all’orizzonte.
Avrebbe avuto intenzione di darle un nome falso, in modo che non lo potesse mai più trovare né potesse capire che si trattasse di lui quando la gente bisbigliava per le strade di Konoha.
Ma quella sua volontà fu arrestata.
I due erano di fronte uno all’altro, ma alle spalle di Miwako tre shinobi con il coprifronte del villaggio della pioggia estrassero dei kunai. Parevano aver ascoltato la loro conversazione ed essersi appostati lì per poterli coglier ed isopresa e rubar loro soldi e armi.
Akira, con i suoi riflessi notò tutto in anticipo e prima di agire ebbe un pensiero.

Non voglio che lo veda…

~ Si riferiva allo Sharingan. Non avrebbe voluto che vedesse quegli occhi, che ne rimanesse traumatizzato o che peggio ancora capisse chi lui fosse, tanto famoso quan’era. Se avesse attivato il doujutsu davanti a lei sicuramente avrebbe recuperato i suoi pregiudizi o forse no, ma non voleva correre il rischio.
Non si capacitava del perché si prendesse tanta cura del giudizio di quella ragazza quando ignorava quello di tutti, ma tant’era.
Non v’era però più tempo di pensare, doveva agire.
Con la mano sinistra ruppe la sua immobilità e tirò a sé la ragazza stringendosela al petto tenendola per i capelli con una presa non troppo forte.
Con la destra in contemporanea estrasse la katana legata dietro la spalla e la portò dietro alle spalle della ragazza deviando il kunai.
Lei ,che non si era accorta di nulla, avrebbe forse pensato che stesse provando a ucciderla ma se si fosse dimenata avrebbe accresciuto la forza della sua presa. In ogni caso no navrebbe potuto fare più di tanto, considerando la spropositata velocità dell’uchiha.
Era incredibile come pochi secondi prima fosse incapace di muoversi e paresse piantato al suolo, e ora invece si esibisse in gesti quanto repentini quanto decisi. Il sangue del guerriero scorreva nel suo cuore, nelle sue vene, il sangue degli Uchiha. Non c’era nulla che si potesse fare.
Un attimo dopo attivò il suo sharingan guardando verso i tre uomini, che spaventati, quasi impalati per il timore, recuperarono la forza dei nervi necessaria a scappare.

Ma quello è….

Muoviti, diamocela a gambe finchè possiamo!


~ Aveva scongiurato l’ipotesi che lei vedesse il suo Sharingan, così una volta disattivatolo, la lasciò libera consentendole di girarsi e notare il perché dei suoi gesti, mentre lui riponeva con flemma la sua katana nel prezioso fodero di colore rosso fuoco.
Solo in quell’istante di distensione, passata la tensione per l’attacco, notò che l’aveva stretta a sé, così, terribilmente impaurito e imbarazzato, decise di allontanarsi per insitnto, senza volerlo, ma quasi mosso dal suo animo che aveva rifutato ogni tipo di legame. Poteva ancora sentire il calore del suo corpicino sul suoe la cosa lo turbava. Gli voltò le spalle, e dopo aver fatto un passo in avanti, non per andar via ma per allontanarsi da lei, le rispose alla domanda precedente.

Io comunque sono Akira…

~ Le parole uscirono lente dalle sue rosee labbra come se ognuna di esse pesasse un macigno per il suo cuore.
Le aveva persino detto il suo nome, benché si fosse proposto di non farlo con tanto vigore in precedenza. Non sapeva il perché e non voleva nemmeno saperlo.



~ ..:: ۞ ::.. ~





 
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°Silent_Flower°
view post Posted on 28/12/2008, 11:53







Help_Me





Narrato

Pensato

Parlato



Era molto confusa. Accadde tutto in qualche istante e la hyuga non ebbe il tempo per accorgersene soprattutto tenendo conto delle sue scarse abilità come ninja. Si accorse della presenza degli shinobi quando ormai era già appoggiata al petto del ragazzo.
Le batteva forte il cuore, non per paura di ciò che stava accadendo ma per essere così vicina a lui. Non capiva il perché, si sentiva una bambinetta, una stupida per aver dato tanto peso inconsciamente a quel gesto che era palese a che fosse servito. Però non riusciva a capire cosa stesse provando ma soprattutto perché... nell’istante in cui lui la strinse, con una delicatezza che sembrava non fosse una sua qualità, si sentì protetta, aveva la sensazione che fin quando fosse rimasta tra le sue braccia nulla e nessuno avrebbero potuto farle del male. Non aveva pensato neanche per un momento che quel ragazzo avesse avuto intenzione di ucciderla, non sarebbe mai riuscita ad allontanarlo. Si sentiva bene. Era riuscito a difenderla senza che se ne accorgesse, con dei movimenti così leggeri da non farle avvertire nessuno spostamento.
I due ormai erano distanti chiusi in un lieve e innocente imbarazzo per quello che era accaduto. Erano poco distanti l’uno dall’altra ma sembrava una distanza estesissima in confronto a quanto erano stati vicini l’istante precedente. Le gote di miwako erano dipinte di un rosa pestello e il pallore del suo viso le faceva risaltare eccessivamente. Chissà forse anche il ragazzo si era girato per non mostrare l’imbarazzo. Però la cosa che le importava maggiormente era che il ragazzo le avesse detto il proprio nome. Si fidava di lui e non mise in dubbio neanche per un secondo che quello potesse essere un nome falso, l’aveva percepito anche dal suo tono.

Akira
Nonostante l’imbarazzo Miwako si rivolse ad Akira. Con lo sguardo rivolto verso il basso, anche se il ragazzo non avrebbe comunque potuto vederlo visto che le stava dando le spalle, li disse:
A... Arigatou...
Farse era stupido dare tutta quell’importanza a ciò che stava accadendo. Nessuno poteva sapere se dopo quell’incontro si sarebbero rivisti, però, se fosse accaduto Miwako ne sarebbe stata davvero felice, ma presumibilmente per lui non avrebbe avuto senso rivederla. Era facilmente intuibile che si trattava di un ninja la cui esperienza e forza erano paragonabili a pochi, perciò immaginava fosse molto impegnato per dedicarsi a lei. Ma nonostante questo volle fare un tentativo. Si avvicinò a lui correndo e comparve davanti al ragazzo si avvicinò così tanto che li coprì tutta la visuale. Gli sorrise ancora, e senza infrangere la sua espressione gioiosa si rivolse ad Akira con il solito modo di fare sfrontato.
Akira-kun... Hai un bellissimo nome. Ti si addice. Scusami posso chiederti una cosa?
Con il solito modo di fare frenetico non aspettò risposta continuò in maniera diretta la sua richiesta. Un po perché era la sua indole e un po perché temeva una risposta negativa da parte del ragazzo. Così se quest’ultima fosse stata il verdetto finale sarebbe giunto dopo qualche secondo,e in quel breve arco di tempo, Miwako avrebbe potuto parlare ancora con lui.
E’ palese che tu sia un’abile guerriero. Mi aiuteresti a diventare un ninja degno di questo nome?
Espose la sua richiesta tutta d’un fiato senza muoversi di un millimetro da dove si trovava ma soprattutto senza smettere di sorridere. Quel sorriso che non si sarebbe mai scomposto anche se avesse ricevuto un rifiuto, quel sorriso che nessuno era mai riuscito a trasformare in lacrime. Allora attese la sua risposta con un nodo in gola...












Edited by °Silent_Flower° - 30/12/2008, 13:49
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 29/12/2008, 13:26





..:: ۞ Inner Fight ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~
Si era allontanato, ma nonostante la strenua resistenza che esercitava su se stesso era stato costretto a rivelarle il suo nome. Quello vero, nonostante si fosse promesso di non farlo.
Nonostante avesse appena sostenuto un fiacco combattimento ridottosi ad un contrattacco, la sua mente era profondamente scossa dagli eventi antecedenti a tutto ciò.
Quella ragazza, sbucata dal totale nulla, gli si era avvicinata, prima gli aveva lanciato un kunai ed era rimasta intimorita da lui, poi si era lasciata prendere dall’emozione e aveva cominciato a sorridere e gli si era presentata. Forse lei non ne era consapevole, ma per Akira tutte quelle azioni rappresentavano un pericolo che avrebbe voluto evitare, ma che nonostante la sua volontà, fu costretto a non osteggiare. Perché stava andando così? Chi era lei? E soprattutto, cosa voleva da lui?

Non lo so…Ma in che diamine di situazioni mi vado a cacciare…Pensavo che venendo qui avrei ritrovato un po’ di pace interiore e invece questa qui sbuca dal nulla e mi rimette la testa nella baraonda ancora più di prima…Ma cosa vuole da me?

~ Anche lui, benché non riuscisse ad ammetterlo a sé stesso, si era in precedenza lasciato trasportare dalla situazione, per un momento accantonando i suoi pensieri, i suoi obiettivi, la sua indole e lasciandosi trapassare da emozioni che lui stesso aveva scelto di precludersi.
Lei interruppe tutte quelle macchinazioni con una parola breve e concisa, un grazie pronunciato con timidezza.
Akira in quel momento sperò che quella parola sancisse l’addio tra i due, che quello spettro rappresentato dalla incredibile capacità di quella ragazza di fargli provare sensazioni, non importa quali, ma comunque sensazioni, svanisse dopo quell’emissione di fiato.
E invece no, le speranze sfumarono di colpo, quando la piccola ragazzina iniziò a correre verso di lui, che le dava le spalle col capo chino.
Lo superò e gli si mise dinanzi, dopodiché gli sorrise nuovamente.
Quel sorriso era tanto allegro quanto spensierato, ma tanto affilato come una lama che penetrava nel cuore dell’Uchiha.
Forse la ragazza non era tanto ingenua, sapeva che quel sorriso era la sua arma più forte, l’unica luce in grado rischiarare una personalità tanto cupa. Era furba, non c’era che dire, pur di instaurare un dialogo con lui era disposta persino a sorridere.
Akira considerava un sorriso come un macigno, non riusciva mai ad assumere quella espressione facciale tanto cara a tutti, specie a quella kunoichi. Aveva sorriso solo in due occasioni, nemmeno pienamente convinto e sereno. La sua vita era invece stata dominata dall’inespressiva espressione atono e indifferente, fredda e spietata che anche i questo momento aveva.
Gli parlò con voce differente dalla solita, era evidente che ormai quella velata sensazione di timore la aveva totalmente abbandonata.
Lo chiamò Akira-kun, cosa che indispettì alquanto l’Uchiha, che schiuse le labbra come per dire qualcosa, ma non riuscì a dir nulla, sia perché per lui parlare era un peso enorme, sia perché il ritmo frenetico del parlare di quella ragazza non lo avrebbe comunque permesso.

Tsk..Ma guarda questa…Mi conosce da pochi istanti e già mi dà tanta confidenza…

~ In effetti, tutti al villaggio si riferivano a lui usando l’appellativo Sama, segno del grande rispetto che nutrivano per lui. Ormai però lei forse non lo vedeva solo come uno shinobi da rispettare.
Gli chiese di allenarla, al che Akira reagì scomponendosi in un’espressione sbigottita, alquanto incredula. Come faceva a fidarsi già di lui? E soprattutto come poteva pensare che quel ragazzo dai capelli blu che si rivolgeva a lei in maniera tanto seccata rispondesse affermativamente?
Gli fece addirittura due complimenti uno sul suo nome, uno sulle sue abilità.
Akira sogghignò, era un tentativo alquanto palese di accattivarselo. Il ragazzo tenne la testa in basso e le rispose con freddezza. Avrebbe voluto magari rispondere al complimento, ma quella lotta con sé stesso che stava conducendo e che lo stava logorando, si risolse con una vittoria da parte del lato più oscuro della sua indole. Voleva allontanarla, ma non riuscì a essere secco e conclusivo come al suo solito, lasciando fin troppi spazi aperti ad una possibile replica.

Che grado ninja sei?


~ ..:: ۞ ::.. ~





 
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°Silent_Flower°
view post Posted on 30/12/2008, 12:11







Sempai!



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Narrato

Pensato

Parlato




Finalmente dopo attimi d’impazienza Akira le rispose, non con una vera e propria risposta ma, bensì con una domanda. Ancora una volta le aveva rivolto la parola. Miwako era molto incuriosita da quel ragazzo, sentiva che una sua parte voleva allontanarla mentre l’altra avrebbe voluto socializzare con lei. O forse stava sbagliando lei, probabilmente per qual ragazzo era solo una scocciatura, però non voleva mollare. Era determinata a realizzare il suo obiettivo ora più che mai, e sentiva che solo quel ragazzo sarebbe stato in grado di aiutarla. Non capiva il perché, non se lo domandava più di tanto, ma non avrebbe voluto l’aiuto di nessun altro.
Così quando il ragazzo le chiese che grado ninja fosse volle interpretare quella domanda come una risposta positiva. Infatti, volle credere che se Akira non le aveva risposto di no significava che con quella domanda si stava interessando a lei e alla sua carriera di ninja. Così portò le mani, chiuse in due pugni, davanti alla bocca e strinse gli occhi come se non riuscisse a trattenere la felicità. E a dimostrazione di ciò, la sua felicità sboccò in un' espressione alquanto “conigliesca”(image), e non riuscendo più a trattenere quella felicità si fiondò su akira a braccia aperte, cingendogliele attorno al collo e lasciandosi andare con tutto il suo peso quasi per testare la forza del ragazzo. Prova inutile visto che il ragazzo non fu affaticato dal sostenerla, soprattutto considerando quanto fosse leggera. In contemporanea a questo gesto si rivolse al ragazzo senza guardavo negl’occhi perché il suo viso era ormai contro la spalla sinistra di akira:


< Yaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh... ARIGATOU!!

Dopo qualche secondo si sciolse da quell'abbraccio face alcuni passi indietro, quasi come se volesse far respirare il ragazzo e approfittò di quegl’istanti per sistemarsi i lunghi capelli. Finita quell’operazione senza preoccuparsi di quali eventuali reazioni avesse potuto avere il ragazzo, Miwako fece un giro su se stessa, come una bambina che allegramente e teneramente danza dopo aver ricevuto un regalo tanto aspettato, si fermò di scatto facendo sbattere il piede desto contro quello sinistro, allungò ancora il braccio verso Akira e facendo segno di vittoria con la mano disse a gran voce:

Inizierò a breve l’accademia ninja!

Ancora una volta mostro il suo sorriso, sempre più spontaneo sempre sincero. Non c’era arroganza in nessuno dei suoi gesti ma solo tanta spontaneità. Non riusciva a capire bene cosa stesse provando e pensando Akira, chissà magari avrebbe voluta ucciderla perché li stava dando fastidio, ma non era il caso di preoccuparsene. Più passavano gl’istanti insieme più lei era felice e più aveva voglia di sorridere.
Così visto che il ragazzo non accennava nessuna reazione. Sogghignò delicatamente, come ogni suo gesto d'altronde, si giro di profilo e guardò il ragazzo con la coda degl’occhi così penetranti e così limpidi, ma questa volta si poteva chiaramente percepire un pizzico di sfida.


Sempai... Quando avrai capito se vuoi allenarmi vienimi a cercare.
Bye bye!


Si girò dando le spalle ad Akira e se ne andò immersa nei suoi pensieri ridendo per il sempai appena rivolto, si domandava se l’avesse infastidito di più del kun precedente. Chissà che reazioni avrebbe avuto il ragazzo, i giorni seguenti l’avrebbe cercata? Oppure l’avrebbe fermata in quegl’istanti ? Questo lo sapeva solo lui e a Miwako non rimaneva che aspettare e sperare.

image?






Edited by °Silent_Flower° - 31/12/2008, 00:32
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 30/12/2008, 23:12





..:: ۞ Faith In Fate ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~
Lo stava seriamente seccando, quella ragazza stava cominciando a dargli sui nervi con i suoi modi di fare allegri e spensierati che tanto stridevano con la sua personalità tenebrosa e apatica.
Si sentiva a disagio, con lei lì davanti a lui, infatti questa continuava a cercare di trascinarlo nella sua gioia immotivata, nonostante lui si fosse allontanato da lei apposta per separarsi da quella tentazione, da quel canto di sirena, maledizione per uno come lui.
Ma ancora una volta lo avvicinò, e alla sua replica disinteressata, fornita come risposta ad una domanda della kunoichi che gli chiedeva di allenarla, la ragazza gli si gettò al collo a braccia aperte. Akira rimase immobile, di stucco, non si spiegava come quella ragazzina non si stancasse di rapportarsi ad un uomo inespressivo e apatico come lui, secco e arrogante in ogni gesto e parola.

Che diamine…Speravo che mi rispondesse di avere un grado al massimo Genin, in modo da poterle rispondere che non alleno nessuno, tanto meno una dilettante…Ma…L’ha preso come un si…Che seccatura.

~ La kunoichi pareva essere in preda ad un’emozione strana, troppa per essere contenuta. La sua acuta esclamazione che si accompagnò al suo gettarsi fra le sue braccia, non fece che peggiorare la situazione, che si stava lentamente incrinando.
Il suo calore sul corpo dello shinobi però mitigò la scena, che tornò a colorarsi di accesi colori di vivacità. Akira rimase immobile, a farsi stringere dalle sue candide e calde braccia.
Non arrossì, non battè ciglio.
Strinse il pugno della mano mancina, quasi per reprimere la voglia di scagliarla lontano e andar via, sottraendosi alle sue lusinghe.
Lei, con i suoi modi di fare, era un grande pericolo per i ragazzo dai capelli blu: non avrebbe fatto altro che distrarlo.
Ma mentre Miwako si stava separando da lui affievolendo la presa gli diede una ulteriore notizia, che interruppe il suo rimuginare.
Era una studentessa, non aveva nemmeno iniziato l’accademia ninja. Era una vera dilettante, del mondo ninja sapeva poco o nulla. Sicuramente possedeva quella visione eroica e mitizzata, idealizzata, che le persone normali conservavano del mondo degli shinobi.
Akira sogghignò, quella ragazza infondo le faceva tenerezza.
Dopotutto, quella richiesta era strana, era diversa da quelle di tutti gli altri: moltissimi ninja anche espertissimi e rinomati si erano umilmente proposti come suoi allievi, implorandolo di allenarli, ma la sua risposta era stata sempre negativa.
Gli unici allenamenti che teneva erano per conto dell’accademia, cosa che era peraltro costretto a fare affinché l’amministrazione del villaggio intercedesse per lui facendo in modo che la sua permanenza nel villaggio, nonostante le varie accuse di omicidio a suo indirizzo.
Miwako invece, non aveva doppi intenti, non ne aveva nemmeno uno a dire la verità e il ninja lo aveva intuito sin dall’inizio: non aveva motivo di bramare potere, o non poteva nutrire la voglia di godere della sua fama riflessa, come tutti invece faceva.
No, probabilmente volevo solo stargli accanto:
infondo la comprendeva, era appena arrivata al villaggio e quando anni addietro era stato lui a fare la sua comparsa a Konoha, avrebbe gradito la compagnia di una persona capace di farlo distrarre dai disagi della nuova vita. Non la trovò mai, lui, solo a causa del suo pessimo carattere che in fin dei conti non tollerava alcuna presenza intorno a lui.
Ma lei, forse era animata da quello spirito.
Un atteggiamento che colpì il ragazzo, quella kunoichi era diversa da ogni persona che aveva incontrato, quello era certo.
Non era stata colpita dalla sua forma fisica, né dalla sua reputazione, né attirata dalle possibilità di gloria che accompagnarsi a lui le avrebbe garantito.
Aveva solo lasciato che quel momento le penetrasse nel cuore, come l’aria d’alta montagna penetra nei polmoni degli avventurieri.
Lo guardò ancora: i suoi occhi violetti, con la loro dolcezza accarezzarono il suo viso
, ma avevano un nuovo intento.
Uno sguardo di velata sfida, consapevole dei limiti della kunoichi: non una competizione, solo un ingenuo tentativo di accattivarsi il favore di Akira.
Ma l’aveva ottenuto già con la sua aurea dolce, con la sua tenerezza innata, con la sua sincerità, col suo vedere in lui qualcosa invisibile a chiunque altro.
L’Uchiha non ebbe il coraggio di aprir bocca. La ragazza, da parte sua, forse non accortasi del mutamento nell’animo di Akira, si voltò e fece un passo in avanti, accingendosi ad andare via, dopo averlo invitato a cercarla se fosse stato interessato ad allenarla.
Era probabilmente conscia di quanto quella fosse un offerta sul piatto d’oro per Akira, che avrebbe voluto liberarsi di lei sin dal primo istante. Ma la certezza gioca brutti scherzi.
Ora l’Uchiha non aveva nulla da perdere, se l’avesse lasciata andare via probabilmente non l’avrebbe rivista mai più e i loro destini si sarebbero separati per sempre.
Ma allora, tutto ciò che era accaduto, quelle sensazioni, quelle emozioni, quel sollievo dai tanto gravi pensieri che lo tormentavano, non erano serviti a nulla?

Sai bene che non ti cercherei mai. Fra due giorni parto per una missione. Se mi seguissi sarebbe un’occasione d’oro per liberarmi davvero di te e di quello stupido sorriso.

~ Ci era riuscito. Non pensava di potercela fare, e invece si era smentito.
Con una punta di arroganza e di superbia ben riscontrabile nei modi del suo parlare, le aveva invitata, tra le righe a seguirlo.
Il contorno era scortese e rassegnato ,quasi fastidiato, ma la sostanza era di ben diversa essenza.
Il suo sorriso infondo, nonostante no riuscisse ad ammetterlo nemmeno a sé stesso, non gli provocava solo disprezzo. Era come aprire una finestra su un paesaggio sconosciuto, inesplorato e desiderare vivere la vita che i cittadini di quelle lande conducono.
Il suo sorriso era qualcosa di a lui ignoto in tutto e per tutto, e nonostante i contrasti con la sua personalità lo aiutava. Non sapeva nemmeno in cosa.
I suoi problemi permanevano, così come il suo obiettivo non si avvicinava. Ma qualcosa era cambiato da quando era entrata nella sua vita.
Impercettibile, ma pur sempre qualcosa.

Ah…Non ti allenerò mai. Verrai soltanto a rischiare la tua vita per una causa a cui non tieni. Pensaci su.

~ Era un ammonimento necessario, probabilmente non l’avrebbe davvero allenata, se la sarebbe solo portata dietro ,ammesso che avrebbe deciso di seguirlo.
Era convinto che se avesse voluto avrebbe avuto modo di trovare il luogo e l’orario di incontro per la partenza chiedendo in accademia.
Era sempre scortese con lei, anche nel tono di voce, ma quelle parole erano già u traguardo inestimabile per lui.
Così, senza rifletterci troppo su svanì nel nulla. I suoi pensieri su ciò che aveva appena fatto lo avrebbero accompagnato per giorni, dunque era meglio non rimanere lì, in balia di sé stesso e di quella ragazza, dalla quale si era congedato senza nemmeno salutarla. Era stata una giornata di versa dalle altre. Una giornata che avrebbe potuto acquistare significato in futuro o perderlo definitivamente.
Una cosa sola era certa: il fato a volte gioca scherzi particolarmente meschini. O incredibilmente fortunati.


~ ..:: ۞ ::.. ~




 
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°Silent_Flower°
view post Posted on 31/12/2008, 00:23







See_You_Later







Narrato

Pensato

Parlato




Sapeva che Akira non avrebbe perso l’occasione per dire l’ultima, e così fu. Le sue parole erano apparentemente pungenti , meschine e addirittura seccate, ma Miwako lo sapeva.Le apparenze ingannano non bisogna mai fidarsi di loro. E lei più di qualunque altro sapeva quanto si potesse nascondere dietro la propria apparenza. Infatti ancora una volta volle spiegare ciò che accadeva e le parole del ragazzo a modo suo. Non sapeva a cosa l’avrebbe portata questo suo modo di vedere le cose, forse si sarebbe crogiolata sempre di più in un suo mondo dove c’è solo pace e tutti sono felici, ma a dire il vero aveva pensato anche a questo ed escludendone la possibilità aveva allontanato un pensiero a sua avviso un modo inquietante.

Un mondo di pace?... Finchè c’è la guerra ci sarà automaticamente la pace, e viceversa. E poi se non ci fosse la guerra come porterei a termine la mia vendetta?

Era divertita da quei pensieri l’idea di vendicarsi le piaceva tantissimo. Dalla sua voglia di vendetta traeva la voglia di andare avanti, ma soprattutto la voglia di sorridere.
Si avviava alle porte del villaggio il sole stava per tramontare, e mentre camminava pensava divertita ad Akira e “all’appuntamento” che le aveva dato. Era ovvio che l’avrebbe seguito in missione non aveva nessun motivo per pensarci su. Non sarebbe morta in missione o meglio non poteva permetterselo ora, la morte non le faceva paura ma doveva aspettare.In una maniera o nell’altra sarebbe sopravvissuta probabilmente contando solo sulle sue forze. Anche senza allenamenti avrebbe imparato almeno ciò che le serviva come base, l’ A B C dei ninja, le sarebbe bastato osservare Akira per imparare bene cosa fare, infatti aveva memorizzato , in precedenza, dei muovimenti che aveva compiuto il ragazzo. Era convinta che qualsiasi cosa Akira avesse fatto o detto l'avrebbe ricordata e, custodita gelosamente dentro di se, come un tesoro prezioso.
Camminava e sorridela. In maniera più rilassata un piccolo sorriso che dimostarava ciò che aveva provato in precedenza, era quello che rimaneva del sorriso che aveva donato al ragazzo. Sapeva come fare per sapere ora e luogo d’incontro per la missione, era più facile di quello che poteva sembrare.
Forse era stato l’ennesimo tentativo da parte di Akira di allontanarla, o forse era un invito a seguirla. Fatto stava che era decisa a seguirlo.
Rientrò al villaggio non più scocciata e demoralizzata com’era uscita ma con una frenesia e con uno spirito frizzante per la missione imminente, e continuava a ripetersi che doveva aspettare due giorni.
La notte era ormai scesa. Il giorno era finito come il loro incontro, ma si sa dopo la notte torna il giorno così miwako era certa che si sarebbero incontrati ancora.


Non ti libererai così facilmente di me.



 
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12 replies since 8/12/2008, 00:42   366 views
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