Allenamento Medico: Allievo Hiroshi Senju, Sensei: Hinato Hyuga

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~Daniele
view post Posted on 10/11/2008, 21:59




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Allenamento Medico



Scelte. Ognuno plasma la sua vita, piegandola in una determinata direzione, seguendo la scia delle proprie azioni. Come un malvagio diventa tale se, e solo se, agisce a fini infimi ed egoistici, un buono è tale se il suo animo è spinto da sentimenti di altruismo e bontà.
“Non è il tuo nome che ti qualifica, ma ciò che fai”.
Il nome di una persona, l’integrità morale, e il suo futuro dipendono strettamente dalle scelte quotidiane che prende.
I Fati non decidono il futuro di una persona. Un uomo, il destino se lo crea, e lo cambia quando vuole.

CITAZIONE
Non è il destino che sceglie l'esito di una battaglia. Ma l'uomo.



Un altro sole era sorto. In tutta la sua bellezza, e, luminoso e dorato, gettava i suoi raggi sulle casupole color sabbia del Sunagakure, descrivendo ampie ombre danzanti sul terreno, che donavano ristoro dall’asfissiante caldo solito al Paese.
I raggi filtrarono nella stanza del giovane Hiroshi Senju, che si stava godendo gli ultimi secondi di riposo. A causa della forte luce, stropicciò gli occhi, poi si arrese al “dono” del Dio Apollo, il Dio del Sole e delle Arti poetiche, secondo alcune credenze locali.
Il ragazzo uscì sconfitto da questa battaglia. Il giorno aveva vinto. Si strofinò gli occhi, ripetutamente, per farli abituare a quell’assurda bianca luce, poi si alzò, scostando le leggere coperte arrotolate sul suo corpo.
Stiracchiandosi, si diresse in bagno, gettando a terra gli indumenti che indossava, e si chiuse nella doccia, lavandosi con acqua gelida, che l’avrebbe sicuramente destato dal torpore generale.
Rimase 20 minuti sotto il getto dell’acqua, e dopo essersi sciacquato via il sapone, uscì, vestito solo di un asciugamano bianco legato in vita, che gli arrivava più o meno alle ginocchia.
Si guardò allo specchio: era cambiato tanto, in quei mesi: sebbene ancora bambino, i lineamenti dolci, fanciulleschi, erano spariti, lasciando posto ad un volto più duro, magro, ma si capiva ancora che era un bambino. Anche il suo fisico era notevolmente cambiato in meglio: le spalle si erano allargate, i pettorali si facevano più netti, e gli era comparsa la tartaruga, ovvero i suoi addominali superiori, inferiori, e laterali, erano visibili, anche se non li sforzava. Il suo corpo si era tonificato in maniera esponenziale, grazie al suo allenamento personale, ma anche agli allenamenti che stava tenendo con Deidara-sensei, che, piano piano, lo stava guidando nell’imparare la tecnica dei marionettisti.
Si allenava continuamente, staccava solamente per andare a dormire o per intraprendere missioni. Se non aveva altro da fare, usciva dal villaggio, e si allenava. Era più forte di lui, era quasi una necessità, un istinto primordiale.
Puntava sempre più in alto, oramai era entrato in un meccanismo che sembrava non avere fine, o almeno, non sarebbe cessato finché non avesse dimostrato a tutti le sue capacità, per essere, di conseguenza, rispettato da tutti.
Il ragazzo si rivestì, prendendo tutto il suo equipaggiamento, poi uscì dall’ appartamento, mise la chiave nella toppa, e girandola, sigillò la sua dimora.
La giornata si prospettava noiosa: il suo sensei, Gami, era continuamente impegnato in Accademia, e non poteva dedicargli del tempo in quanto, uscito dalla Scuola, doveva dedicarsi alle missioni. Era un Chuunin, e quindi aveva molte più responsabilità del Genin.
Anche l’altro, Deidara-san, era impegnato in una missione di alto rango, r ciò ostacolava il proseguimento del suo addestramento.
Insomma non sapeva che fare. Camminava per le strade del Sunagakure senza metà, senza piani o programmi precisi. Era un mondo per far passare il tempo, ma questo sembrava essersi inesorabilmente rallentato, straziando, con la noia, il povero ragazzo.
Poi un’idea, repentina, catturò la sua attenzione: pochi giorni fa, era andato ad una riunione pallosissima, indetta dal Kazekage, alla quale dovevano partecipare tutti i Genin, dove un gruppo di Anbu, ovvero la milizia speciale del villaggio, era stato chiamato per spiegare come fossero divise le squadre del loro rango, quale specializzazioni esistevano, e di incominciare da subito ad concentrarsi sullo sviluppo di determinate abilità, senza far passare troppo tempo.
Ora, in un momento di noia assoluta, il ragazzo stava veramente riflettendo sulle parole dell’uomo mascherato.
Doveva decidere cosa fare della sua vita. Doveva scegliere cosa diventare, cercando di conciliare i suoi desideri e sogni con le sue attitudini e abilità attuali.
Da qualche tempo, sentiva la voglia, il desiderio di apprendere la sottile scienza della medicina, acquistando quindi la facoltà di soccorrere un compagno durante una missione, evitando, quindi, perdite in campo.
Tratte le conclusioni di tutti i suoi pensieri, il ragazzo si avviò spedito verso l’Accademia: questa,infatti, non offriva solamente istruzione agli studenti, ma offriva luoghi di studio e biblioteche per ninja di tutti i livelli.
Proprio per questo la scuola era suddivisa in piani, al pianterreno i corsi per gli studenti, al primo piano i Genin e cosi via.
Cosi il ragazzo, per la prima volta dal giorno della sua promozione, salì le scale della Scuola per arrivare al piano dedicato ai ninja più inesperti, con il rango più basso.
Si presentava più come un ufficio pubblico, che come un luogo d’istruzione: vi erano diverse bacheche, e diversi sportelli, presidiati da uomini e donne di mezza età, seduti su una sedia, e protetti da una lastra di vetro; solo più in là vi erano delle sale, forse aule.
Il Sunese si soffermò a studiare la pianta del piano, impressa su un foglio attaccato in bacheca: dopo un’attenta analisi, Hiroshi localizzò dove si trovasse lo sportello che amministrava e gestiva gli allenamenti speciali, per poi dirigersi lì.
Si avvicinò al vetro, catturando cosi l’attenzione di una signora, sui quaranta, che era responsabile del settore.
Salve, mi chiamo Hiroshi Senju, sono un Genin. Vorrei sapere se è possibile richiedere un allenamento medico, per principianti, urgentemente.
La donna fece cenno di attendere, poi si alzò, riportando sul tavolo 2 grandi fascicoli. Dal primo, dopo aver sfogliato numerose pagine, prese la scheda ufficiale del ragazzo, poi aprì il secondo schedario e lo consultò. Il suo contenuto era ignoto, al Sunese.
Poi la signora gli disse:
Sei fortunato, Hiroshi, vi è un sensei libero e disponibile per sostenere un corso, ma non è ancora arrivato in Accademia. Aspettalo in quella saletta d’attesa, io intanto cercherò di rintracciarlo. Attendi qualche minuto.
Entusiasta della notizia, il ragazzo annuì, ringraziò, ed entrò nella saletta da lei indicatagli, entrando e prendendo posto in un angolo, motivato più che mai a divenire un ninja medico.

Edited by ~Daniele - 26/10/2009, 21:14
 
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» • G i a c o ~
view post Posted on 18/11/2008, 14:49




CITAZIONE
Narrato
« Parlato »

CITAZIONE
Il tempo passava,e tutto,dalle cose più piccole a quelle più grosse,cambiava aggiornandosi alla sua volontà.Non è tanto facile accorgersene,eppure è così:ogni anno,ogni mese,ogni giorno che passa si diventa qualcosa di diverso,e per un lato fisico e per un altro psicologico,e per chissà quante altre caratteristiche.Si migliora o si peggiora,o anche entrambi secondo punti di vista diversi,non è possibile stabilirlo,poiché ciò rappresenta il risultato delle nostre esperienze,di ogni singolo momento della vita:non si finirà mai di imparare qualcosa di nuovo e di evolversi.Questa era una delle tante filosofie del giovane Hinato Hyuga.Disteso a pancia in su,sul ramo più alto di un grande albero del giardino della Residenza Hyuga,osservava come si muovevano le nuvole sotto il dominio delle correnti:le portava di qua e di là,senza che esse potessero decidere dove andare.Il tempo agiva anche su di loro,variandone la dimensione e la posizione,era inevitabile:probabilmente,se si fossero guardate ad uno specchio,non si sarebbero riconosciute le stesse di prima.Valeva anche per lui:era cresciuto moltissimo,era un’altra persona rispetto a quella che aveva cominciato l’accademia.Il suo carattere era diventato più forte,il suo stile di combattimento e la sua personalità si facevano sempre più sentire,spiccavano sempre di più tra la massa,e forse per questi motivi era stato promosso al grado Chunin,nonostante non avesse raggiunto la fase finale dell’esame di selezione.Tuttavia la sua tristezza,le sue difficoltà,non tardavano ad alternarsi,incrementandosi,alle grandi soddisfazioni:la condizione familiare non cambiava,la sua solitudine neppure;la gente non lo capiva,non lo considerava.Era veramente difficile andare avanti senza nessun punto fermo,senza nessun supporto,senza qualcuno su cui poter sempre contare.L’unica risorsa che gli consentiva di distrarsi era rappresentata dall’allenamento,e,ancora meglio,dallo studio della medicina,disciplina che lo affascinava più di qualsiasi altra cosa.In proposito,dopo la promozione non aveva smesso di tenersi in forma,al contrario,sin dal giorno successivo,si era messo nuovamente all’opera:da solo,aveva continuato ad esercitarsi nell’uso del Byakugan,riuscendo a raggiungere,in un breve periodo,un livello discretamente superiore a quello precedente;allo stesso tempo,trascorreva pomeriggi sui libri e le enciclopedie mediche,frequentando assiduamente la biblioteca dell’ospedale e prendendo parte a dei corsi di aggiornamento che vi si svolgevano.Non restava che testare praticamente,in combattimenti e missioni,il frutto dell’arduo lavoro compiuto.Sbuffò e con disinvoltura saltò dall’albero,riatterrando perfettamente a piè pari,come se l’altezza cui si trovava non fosse considerevole.Il verde che circondava interamente l’edificio appariva misticamente deserto e silenzioso;era sempre così quando si aggirava lui.Sospirò:nulla poteva cambiare in questo caso,neanche il tempo sembrava avere un qualche tipo di potere come su tutto il resto.Prese a camminare lungo il sentiero,con le mani in tasca,mantenendo lo sguardo fisso verso il basso fino a quando non raggiunse la grande fontana.Lì si sedette a rimirare l’acqua che zampillava,i pesci che nuotavano e gli uccellini che accorrevano ad abbeverarsi,sempre più numerosi.Tutti gli Hyuga avevano in comune l’amore ed il rispetto per la natura che li circondava,ma Hinato più di chiunque altro possedeva il dono della premurosità,della gentilezza,del desiderio di aiutare il prossimo,e l’aveva dimostrato più volte durante il suo percorso all’interno del mondo dei ninja:era una delle sue più grandi particolarità,che si rivelava indubbiamente un incredibile vantaggio,privilegio,o come si volesse chiamare,anche se sapeva benissimo che poteva assumere i toni di un potente nemico da fronteggiare.La voglia di pace,di amore,molto spesso lo facevano esitare,lo rendevano insicuro,timido,lo bloccavano di fronte alle difficoltà.Questo era il suo più grande limite.Chiunque lo conoscesse,avrebbe potuto facilmente manovrarlo,facendo leva sulle sue debolezze.Fortunatamente nessuno ci aveva pensato ancora.Si sedette sul bordo della vasca e mostrò il palmo della sua mano destra,contenete diversi resti di pane che,subito dopo,iniziarono ad essere notati dai piccoli volatili che erano nei paraggi.Adagiò le briciole accanto a lui,permettendo agli animali di cibarsi in tutta comodità;ormai lo conoscevano,si fidavano di lui come fosse un loro simile:li sapeva comprendere e soddisfare,più volte li aveva aiutati nel corso dell’adolescenza.D’un tratto udì dei passi in lontananza:erano piccoli,tremolanti,indugianti,quasi spaventati.Gli uccellini volarono via,rifugiandosi nei propri nidi,mentre il Chunin rimase lì,solo,ad attendere:un bambino del suo stesso clan,che stringeva tra le mani una lettera e che,dopo avergliela consegnata,corse via.

« Grazie.. »


Il trambusto,il vento,il fruscio della sabbia..era la prima volta che ci metteva piede,eppure percepiva già quanto l’aria fosse differente da quella di Konoha:la folla era rumorosa,fitta,impacciata;le correnti erano calde e afose;le strutture erano totalmente differenti,così come gli usi e i costumi.Non l’avrebbe mai detto,ed invece doveva ammettere che sentiva la mancanza della pace e della tranquillità che regnavano nel suo villaggio natale:tutto questo caos lo faceva sentire notevolmente a disagio.Sospirò:tanto,presto o tardi,gli sarebbe dovuto capitare un incarico del genere.Posò i suoi occhio violacei su quello strano edificio che doveva essere l’accademia:informandosi,sapeva che si sviluppava verso l’alto,in quanto,ad ogni piano,corrispondevano le aule e i corsi di addestramento per ninja di grado differente;totalmente differente dall’accademia della Foglia,che preferiva decisamente:questa sembrava più un ufficio,una caserma,una prigione,non un posto ospitale,allegro ed accogliente come doveva essere.Levò lo sguardo al cielo:non c’era nessuna nuvola,solo un’immensa distesa di azzurro ed un sole cuocente al suo centro,che diffondeva l’alta temperatura tramite i suoi luminosissimi raggi,capaci di penetrare persino nell’ombra.Prima di varcare la soglia del cortile,completamente privo di aree verdi,si aggiustò il coprifronte che indossava fieramente sul collo,dopodichè si legò in una piccola coda i lunghi capelli viola;ripose i guanti e la giacca da Chunin nello zainetto,lasciandosi in cannottiera nera,pantaloni lunghi grigi e Converse nere:faceva troppo caldo là fuori,pensava,sperando in un’aria più fresca almeno all’interno delle varie aule.Tranquillamente si incamminò verso l’ingresso,guardandosi intorno per osservare i comportamenti delle piccole reclute:a loro doveva sembrare normale un posto così triste e cupo,così come,infondo,lo era tutta la città,nonostante fosse organizzata in maniera prettamente artistica.Tuttavia,non era il caso di assegnare un aspetto così negativo al posto,dopotutto poteva anche avere un certo fascino,ma quale?Aprì il portone d’ingresso ed entrò senza provocare il minimo rumore,sarebbe passato sicuramente inosservato se non fosse stato per il simbolo di Konoha inciso sul coprifronte-collare.Fortunatamente parevano essere stati avvisati tutti del suo arrivo,difatti ognuno rimase al proprio posto;dunque gli occhi che gli si posavano addosso erano per lo più dovuti a curiosità:differenza di aspetto fisico,di abiti,di modi di fare,un mondo completamente diverso dal loro insomma.L’interno era abbastanza attinente all’esterno:aveva tutti gli aspetti di un ufficio,a causa della presenza di numerose bacheche,albi e diversi sportelli con persone pronte a rispondere ad ogni richiesta.Timidamente si posò davanti ad uno di essi,al cui interno si trovava una donna che sembrava lo stesse aspettando:esibendo un bellissimo sorriso,gli porse due schede ed una chiave,per poi indicargli una saletta d’attesa.Fece un cenno con la mano in segno di ringraziamento e di saluto,quindi prese a consultare il materiale che gli era stato consegnato:il ragazzo che avrebbe dovuto addestrare si chiamava Hiroshi,un Genin che,come lui in passato,desiderava diventare un ninja medico.La prima domanda che gli saltò in testa era rappresentata dal perchè di tale scelta:si doveva essere decisi a compiere un passo importante come quello,poiché il medico non era un mestiere da prendere con poca serietà,costituendo una risorsa vitale per le altre persone.In sostanza,senza Anbu Medici abili e capaci,un esercito,così come una popolazione,non poteva andare avanti per molto;non a caso,persino nelle missioni più difficili ne era sempre richiesta la presenza.Non ci mise molto a trovare il ragazzo,essendo l’unico seduto in un angolo,per altro identico alla foto che possedeva nei suoi dati personali:indossava un unico completo nero,ed aveva degli strani disegni sul volto,probabilmente indicanti l’appartenenza ad un determinato clan;impossibile sbagliarsi.Hinato aveva ripensato più volte a come porsi nei suoi confronti:adesso era un Sensei,sarebbe dovuto essere severo ed esigente,anche se era fortemente consapevole del fatto che la timidezza e l’insicurezza non gli avrebbero permesso che di essere se stesso,nonché gentile e disponibile.Avrebbe cercato,però,di non dare troppa confidenza,limitando in un certo modo la sua premurosità verso il prossimo:il suo dovere era di formare un nuovo medico,e per questo ci voleva duro lavoro,tanto da insegnare,quanto da apprendere.Fu così che si fermò a due metri dal Sunese,cercando di attirarne l’attenzione con un colpo di tosse,così da potersi presentare:

« Sei tu Hiroshi?..Bene,io sono Hinato Hyuga,Chunin e ninja medico di Konoha..sono stato incaricato di venire fin qui,a Suna,apposta per addestrarti alle basi della medicina..disciplina bellissima ed affascinante,che va saputa studiare bene,con serietà e costanza.Ehm..non è che potresti indicarmi la strada per l’infermeria?E’ lì che siamo diretti! »

Aveva parlato con tono abbastanza risoluto e sicuro di sé,sorridendo,senza dare prova del suo effettivo carattere.Adesso spettava all’allievo presentarsi,oltre a guidare il proprio maestro verso la meta giusta.

CITAZIONE
Bene,eccoci qua.Scusa se ritarderò nel postare ma ho un sacco di impegni scolastici,quindi please non mi assillare in futuro,tanto appena posso posto xD
Allora..considera che ad ogni post ti darò un voto,la cui media poi indicherà la quantità di Exp e Ryo che avrai alla fine.Quindi ruola meglio che puoi,mi raccomando!
Nel prossimo post ovviamente mi aspetto una presentazione,scegli te come farla,inoltre devi guidare Hinato di fronte alla porta dell’infermeria(senza entrare).Dunque ti viene richiesto l’uso della fantasia per descrivere un po’ il tragitto in base a cosa vedi,cosa pensi;puoi anche fare domande o affermazioni,non te lo impedisce nessuno.
Buon lavoro!

 
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~Daniele
view post Posted on 15/1/2009, 22:00





Konoha no Shinobi?



Legami.
Una volta stabiliti è difficile reciderli. E’ solito materializzare questo strano ed affascinante sentimento con una fune, che lega le persone insieme, e che, all’occorrenza, come si trancia una corda con un kunai ben affilato, può essere rotto, cancellato, interrotto, e chi si è visto si è visto.
Fortunatamente, quando due persone intrecciano sentimenti positivi, come l’amicizia, rimangono vittime di questa immensa “tela”, non riuscendo ad uscirne, anche se tentando in tutti i modi.
Anche se in politica questi rapporti, che in questo preciso campo semantico vengono definiti rapporti diplomatici, non sono personali, il meccanismo è alquanto simile: se due villaggi, in passato, si sono aiutati fra di loro, guadagnando, quindi, la fiducia e la stima dell’altro, e garantendo soccorso in caso di bisogno. Se il legame dura nel tempo, esso si fortifica, sempre di più, divenendo un’ancora di salvezza, uno strumento di perpetua fiducia.
Al Sunese, il quale stava ancora aspettando che il sensei-medico lo prendesse come allievo e lo volgesse all’arcana disciplina della medicina, era capitato un paio di volte di incrociare la propria strada ed il proprio destino con la possente Foglia, per svolgere piccole missioni, oppure per consegnare messaggi di non elevata importanza.
Questo legame si era oramai fortificato, oramai i villaggi sembravano cooperare in molte attività ninja, e questa deduzione stava per essere confermata dal susseguirsi dei futuri eventi..

Erano oramai 20 lunghi ed interminabili minuti: il tempo sembrava avere rallentato la sua velocità, solo per godere nel vedere il povero ragazzo essere importunato pesantemente dalla noia e dalla impazienza. Il rumore di ogni secondo, scandito dal vecchio orologio appeso su di una parete della stanza ove il Senju attendeva, era come la puntura di uno spillo, sempre nello stesso punto, che lo infastidiva in maniera incredibile.
Si chiedeva, si interrogava sul motivo per il quale il suo sensei lo stesse facendo attendere così tanto; si domandava cosa lo stesse intrattenendo, maledicendo senza mezzi termini la causa della sua tortura.
Già un paio di volte si era affacciato dalla saletta, aveva mosso qualche passo verso lo sportello prima visitato, per chiedere novità riguardo il suo insegnante, ma la risposta che otteneva continuamente era la stessa, stesse parole, stessa intonazione di voce, come se l’avesse registrata.
il Maestro sta arrivando, abbia pazienza
E cosi il giovane tornava deluso da dove era venuto, sedendosi sempre sulla stessa sedia, cercando di ingannare il tempo.
Per sgombrare la mente dalla noia, cercò di immaginare cosa avrebbe potuto apprendere da questo corso base di medicina: in Accademia non si parlava molto del corpo umano, insomma, solo le nozioni base, muscoli, ossa ecc.. ma in maniera superficiale, non si andava ad indagare nel profondo; lì ci si concentrava sulle tre arti ninja, sul chakra, e sui movimenti del corpo, quali salti, atterraggi, acrobazie..
Probabilmente da questo corso avrebbe colmato queste sue lacune, forse analizzato il sistema circolatorio del chakra e i suoi tsubo, fondamentali per impastare il chakra.
E dopo questa spolverata di anatomia umana, avrebbe appreso proprio come curare una ferita, per esempio un taglio, oppure come trattare una contusione o una ustione; avrebbe forse imparato a riconoscere delle piante medicinali diffuse per il mondo, cui estratti possedevano proprietà curative, utili ai ninja in viaggio.
E cosi, per altri 5 minuti, la fantasia dell’aspirante shinobi medico vagò in un mondo parallelo, dissociandosi dalla realtà e dalle cose terrene.
In quei 5 minuti, una figura sconosciuta valicò la porta della stanzetta, e di avvicinò al Genin, ancora pensoso, a tal punto che, non essendosi reso conto della sua presenza, continuava tranquillamente a fantasticare sui meandri sconosciuti della medicina. Solo un colpo di tosse riuscì a riportarlo alla realtà, facendolo sobbalzare dalla sedia, così da ritrovarsi in piedi.
Poi il ragazzo parlò:
Sei tu Hiroshi?..Bene,io sono Hinato Hyuga,Chunin e ninja medico di Konoha..sono stato incaricato di venire fin qui,a Suna,apposta per addestrarti alle basi della medicina..disciplina bellissima ed affascinante,che va saputa studiare bene,con serietà e costanza. Ehm..non è che potresti indicarmi la strada per l’infermeria?E’ lì che siamo diretti!
L’uomo, di nome Hinato Hyuga, shinobi del Konohagakure, era lì di fronte a lui, con il preciso compito di formarlo, per divenire un medico che si rispetti.
Il genin non era mai stato allenato da ninja estranei al suo villaggio, e questo un po’ lo intimoriva, poiché il metodo di insegnamento poteva essere completamente differente dai loro tradizionali, e questa avrebbe potuto rendere maggiormente difficile l’apprendimento; dall’altra lo stuzzicava, perché se si fosse rivelato degno, avrebbe impressionato un estraneo, moltiplicando cosi il compiacimento a fine corso.
Un dubbio, o meglio un perplessità si era però insinuata nella sua mente, in maniera fastidiosa, al punto che per un momento dovette concedergli tutta la sua attenzione
Fra Konoha e Suna ci deve essere sicuramente un’alleanza, o qualcosa di simile, un patto di mutuo soccorso o aiuto.. Insomma, questo Chuunin, che, dall’aspetto, mi sembra capace e potente, anche se qualcosa nella sua voce mi suona strano.. bah, non è questo il punto: questo ragazzo ha viaggiato per tre giorni, per arrivare a Suna, per allenare me.. mm forse gli chiederò una spiegazione
Risolto, o meglio, passata questa perplessità, il ragazzo ponderò per bene sulle parole da dire, poi esordì:
Si, sono io Hiroshi Senju, sono un Genin della Sabbia, come può ben intuire dal coprifronte che tengo ben in vista.. Immaginavo che questa scienza fosse complicata, e ora che lei mi ha confermato la mia ipotesi, sono ancor più motivato ad impegnarmi, per apprenderla al meglio.
L’ospedale della Sabbia è qui vicino all’Accademia, proprio per prevenire possibili ferite permanenti, causate da possibili incidenti con le armi ecc.. Se vuole seguirmi, le faccio strada.
Terminò di parlare, dando del lei al Chuunin, seguendo il tradizionale sistema dei rapporti in uso fra sensei e alunno,ma, dato che questa formalità lo metteva a disagio, mentre scendevano le scale, per uscire dall’Accademia, Hiroshi chiese al sensei:
[colo=red]Sensei, posso darle del tu? Inoltre, oltre che con il suffisso appena detto ,come posso chiamarla? Glielo chiedo perché non vorrei che pensi che io le voglia mancare di rispetto[/color]
Terminò quindi la domanda, e poi camminarono ancora per qualche metro, uscendo dall’Accademia ed immettendosi nelle strade cittadine. Per arrivare all’infermeria, avrebbero dovuto fare il giro dell’Accademia, un tragitto che si poteva ben evitare, prendendo una scorciatoia.
Sensei, se permette, per sbrigarci, le proporrei di prendere questa scorciatoia. Superando l’Accademia, avremo l’ospedale di fronte, e questa scorciatoia ci eviterà molto più percorso. Mi segua
Cosi il giovane impastò la solita e oramai familiare quantità di chakra nelle piante dei piedi, e li appoggiò, uno ad uno, sulla parete verticale e sabbiosa del palazzo, e, aumentando il passo, arrivò in cima in poco tempo. Certo che lo Hyuga lo avrebbe seguito, e che non fosse più veloce del Chunin, continuò ad avanzare, arrivando sul ciglio del soffitto. Lì spiccò un balzo, e facendo una capriola, atterrò in piedi, in mezzo alla strada, in uno spiazzo libero. Poi proseguì dritto, entrando nell’ edificio.
L’infermeria era al piano terra, la presiedeva una donna giovane, e moderatamente bella: capelli castani lucenti, che le scendevano morbidi sulle spalle, occhi verdi e grandi, un viso delicato e di carnagione chiara.
Il genin guardò per qualche istante la porta chiusa con relativo cartello, che determinava cosa fosse quel luogo, poi, sentendo la presenza di Hinato, si liberò dal suo dubbio:
Ecco l’infermeria, dove voleva che io la conducessi. Ma prima di proseguire, la prego di togliermi una curiosità: non che io non apprezzi, anzi, ma come mai un Chuunin della Foglia è venuto fino a qui, nel Sunagakure, ad allenare un semplice Genin? Mi sembra strano, ma forse i 2 villaggi sono vincolati fra di loro da patti ed alleanze che noi Genin subordinati ignoriamo. E’ un cavillo che mi tormenta, forse lei può sedare questa mia curiosità.
Detto ciò, il genin si mosse verso il bancone presieduto dalla affascinante donna, pronto a ricevere risposte ed insegnamenti.
 
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» • G i a c o ~
view post Posted on 9/2/2009, 15:20




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Narrato
* Pensato *
« Parlato »

CITAZIONE
Trovarsi a Suna era per Hinato un’assoluta novità,abituato com’era a rimanere in un’area circoscritta di Konoha:la Residenza Hyuga,l’Ospedale e la Biblioteca della Foglia;queste erano le sue uniche tappe da percorrere,o meglio,lo erano state dal momento successivo alla promozione a Chunin.Nonostante si possa dedurre che il tempo passato da lui all’aria aperta fosse effettivamente poco,il ragazzo sentiva incredibilmente la mancanza delle caratteristiche ambientali della città natale.L’eccessivo caldo,l’assenza di vento e di pioggia,la sabbia sotto i piedi e nelle scarpe,a cui era soggetto da ormai tre giorni,non costituivano alcuna familiarità con le sue abitudini,pertanto non contribuivano a farlo stare meglio.Tuttavia non c’era molta scelta:era stato mandato lì per insegnare l’arte della Medicina ad un Genin e non poteva rifiutarsi di fronte a tale richiesta,vista l’importanza di Ninja esperti nel suddetto campo nei momenti di guerra e nelle missioni,ultimamente più frequenti del solito.Inoltre,se tra tanti avevano selezionato proprio lui,un motivo doveva senz’altro esserci,e doveva indubbiamente essere relativo alle sue spiccate abilità rispetto alla massa:era colui che si era dato maggiormente da fare e che,di conseguenza,grazie all’attento studio sui libri affiancato al costante esercizio pratico,aveva ottenuto notevoli risultati per essere solo un Medico di Secondo Livello.Dopo aver raggiunto tali soddisfazioni non poteva fermarsi per nessuna ragione,per cui,se gli era stato affidato un incarico dalle autorità superiori,doveva portarlo a termine,per quanto difficile fosse,anche perchè contribuiva ad alimentare la sua esperienza.A dire la verità,non aveva mai pensato all’idea di diventare un Sensei,in quanto non si addiceva affatto al suo tipo di carattere,e quest’occasione era decisamente perfetta per testare le sue capacità e vedere come andava a finire.Gli erano stati solamente descritti gli ambienti in cui avrebbe dovuto svolgere i diversi tipi di lezione,mentre la procedura era stata lasciata a suo libero arbitrio,il che era apprezzabile,anche se,essendo la sua prima volta,una precisa guida da seguire gli avrebbe fatto parecchio comodo.Pazienza,si sarebbe arrangiato con il piccolo programma organizzato mentalmente durante il tragitto da Konoha a Suna,sperando che risultasse sufficientemente efficace.

* In parte mi atterrò anche al mio stesso addestramento,prendendo spunto da Shikamaru-San. *

Era essenzialmente tranquillo.L’unica preoccupazione che un tantino lo tormentava era rappresentata dall’allievo:sperava in un tipo tranquillo,serio,attento;in caso contrario non avrebbe saputo come comportarsi,possedendo una personalità che comunque non tendeva ad imporsi neppure sulle persone che gli erano inferiori.Le misure drastiche,per di più,le aveva viste talmente tante volte addosso a sé,che non aveva la minima intensione di riprodurle su qualcun altro,con lo scopo di farlo soffrire,anche perchè,data l’esperienza personale,non comportavano altro che l’odio verso chi le praticava.No,non era il suo scopo quello di rendersi una persona che non era,anche perchè alla fine non avrebbe perso solo la stima dell’apprendista,ma anche quella di Suna e di Konoha.Scosse la testa:non poteva perdere o buttare via tutto ciò che era riuscito a costruire,con molta fatica,fino a quel momento.Sospirò e levò lo sguardo verso l’ombroso soffitto della stanza:si creava troppi problemi nella testa prima del tempo,era meglio restare tranquillo e lasciare che gli eventi facessero il proprio corso.Con passo tranquillo aveva raggiunto Hiroshi davanti alla sua postazione,dopodichè,con tono di voce distaccato e risoluto si era presentato ed aveva chiesto di essere condotto all’infermeria,nella quale si sarebbe svolta la prima lezione.Subito potè notare la sua espressione incredula e leggermente confusa,ed in effetti come biasimarlo?Nessuno si aspetterebbe come Sensei,un ninja proveniente da un altro Villaggio.Nonostante quest’iniziale e comprensibile titubanza,emerse subito il lato esuberante ed interessato del ragazzo,che mise in mostra una grande sicurezza di sé all’interno delle sue parole e dei suoi gesti.Dentro di sé,Hinato,iniziando a procedere dietro alla piccola guida,tirò un sospiro di sollievo,certo che questo Genin fosse un ottimo prototipo di recluta –caratterialmente- da addestrare;non avrebbero avuto problemi.Lo Hyuga non vedeva l’ora di uscire da quell’edificio che gli ricordava tanto una prigione,anche se significava immergersi nuovamente nell’afa e nel caos caratterizzato dal via-vai durante le ore mattutine.Mentre si accingevano a varcare la soglia,il giovane chiese il permesso di dare del tu all’insegnante,cosa che,al contrario,quest’ultimo,trovava improduttiva ed inutile ad un rapporto come quello:non era lì per creare dei legami con le persone,ma per infondere conoscenze.

« A dire la verità,preferirei che si mantenesse l’attuale formalità,almeno durante l’addestramento. »

Disse sorridendo e con tono gentile,continuando a camminare in posizione leggermente più arretrata a quella del Sunese.Percorsero qualche metro nel cortile,quindi venne proposto l’utilizzo di una scorciatoia per fare prima e perdere meno tempo.Lo Hyuga trovò l’idea avvincente,curioso di sapere di che cosa mai si trattasse,di conseguenza si limitò ad annuire ed imitare i movimenti del Marionettista:presero la via delle pareti dell’edificio,risalendole rapidamente,grazie al controllo del chakra sotto la pianta dei piedi,fino alla cima.Non appena vi mise piede e si guardò intorno,fu colto da un’improvvisa sensazione di meraviglia,rendendosi conto che da terra era impossibile osservare veramente la città in tutto il suo splendore:un insieme di edifici della stessa forma e fatti dello stesso materiale sabbioso,ma di diversa grandezza,si alternavano riempiendo un’area immensa,dal perimetro circolare e leggermente scavata verso il basso;sabbia,sabbia e ancora sabbia ovunque,ma era stata sfruttata in maniera eccellente dal creatore di Suna,che aveva dato vita ad una bellissima opera d’arte:dall’alto si potevano vedere tutte le persone,tutto il profilo delle possenti mura,e persino l’infinito deserto e l’orizzonte con il sole al di sopra,che diffondendo i propri raggi,creava tra le abitazioni degli affascinanti contrasti di luce ed ombra,conferendo alla città un aspetto illusorio,quasi fosse uno dei numerosi miraggi tipici del deserto.Hinato si volse un’ultima volta a destra e a sinistra,dopodichè seguì la piccola guida,compiendo un grande salto ed atterrando sulla strada posteriore all’Accademia,a piè pari,senza problemi,come se avesse volato,leggero ed elegante ma anche maestoso,proprio come un’aquila reale.Con sua sorpresa,l’Ospedale della Sabbia era proprio davanti a loro,a qualche metro di distanza dall’edificio scolastico;era una scelta inusuale,tuttavia,probabilmente,doveva essere funzionale alle necessità di cure per coloro che,addestrandosi,si procuravano ferite più o meno gravi.Il Chunin conosceva perfettamente la sala in cui avrebbero svolto le lezioni,in quanto,al dire del suo maestro,era analoga a quella di Konoha,però non nascondeva una certa curiosità di visitare tutto il resto della struttura dalla forma particolarmente bizzarra,come il resto delle abitazioni d’altronde.In pochi passi giunsero all’entrata e,senza pensarci due volte,aprirono la porta e furono dentro.La prima cosa che il Chunin notò,furono le differenze con gli edifici visitati precedentemente:era presente un pavimento costituito da mattonelle quadrate e colorate secondo diverse tonalità cromatiche;le pareti ed il soffitto erano murati e dipinti di un bianco splendente;gli addetti alla medicina indossavano la classica tunica beige a collo alto,mentre i responsabili di grado più elevato vestivano a loro piacimento.Contrariamente all’esterno,si avvertiva una strana aria di pace e tranquillità,accompagnata da un pizzico di raffinatezza e dedizione al proprio lavoro.Sorrise e si diresse verso quel reparto che sapeva essere l’infermeria,presieduto al momento da una giovane ragazza,alla quale bastò eseguire un piccolo cenno col capo perchè capisse le sue intenzioni.Estrasse rapidamente le chiavi che gli erano state consegnate all’Accademia e,giunti finalmente di fronte alla loro destinazione,sorpassò l’allievo,apprestandosi a girare la serratura,quando quest’ultimo gli pose una domanda che senz’altro si aspettava da un momento all’altro:il perchè,ad un Genin di Suna,era stato affidato un Sensei proveniente da un altro Paese,in questo caso di Konoha.Come poteva spiegargli che,a dire la verità,nemmeno lui ne era a conoscenza e che aveva solo dato una sua modesta interpretazione all’intera faccenda?

« Beh..vedi..le decisioni vengono emesse,dai ranghi che sono superiori al mio,a chi se ne deve direttamente occupare.Per questo non sono a conoscenza di una motivazione vera e propria e,pertanto,non posso rispondere alla tua domanda,se non con questa piccola informazione.Ci conviene non pensarci e prenderla così come se niente fosse,tanto alla fine l’importante è che tu venga addestrato come si deve:che io sia di Suna o di Konoha,è indifferente alla didattica. »

Detto questo,girò la serratura e fece leva con decisione sulla maniglia,che sbloccando la porta,lasciò loro via libera:una stanza che si sviluppava soprattutto in lunghezza rispetto alla larghezza,caratterizzata dalla presenza di una cattedra,con dietro una lavagna e davanti dei banchi,alla loro sinistra,e da due enormi librerie,zeppe di tomi di vario genere,addossate al muro,alla loro destra.Assicurandosi di avere Hiroshi dietro di sé,lo Hyuga sorrise ed avanzò a sinistra,fino a sedersi dietro la cattedra,come abitudine di un vero e proprio docente;subito dopo,fece cenno col capo al Sunese di prendere posto in uno dei banchi più vicini.

« Eccoci qua.La stanza è piccola,ma è sufficiente per potervi affrontare la prima parte dell’addestramento,dopodichè ci sposteremo nell’altra sala,non appena ti riterrò abbastanza preparato teoricamente per affrontare la pratica.Ma prima che la lezione cominci..devo porti la classica domanda di rito:perchè hai scelto di intraprendere la carriera di Medico?Qual’è il tuo scopo? »



CITAZIONE
Allora Dani,detto in tutta sincerità,non ho trovato quello che cercavo nel tuo post:la descrizione è quasi totalmente assente,ed anche tutto il resto sembra abbastanza superficiale.Quindi,se dovessi metterti un voto,esso sarebbe bassissimo,tuttavia,a causa del mio immenso ritardo per motivi scolastici,ti concedo la possibilità di rimediare:se il prossimo post che farai sarà almeno ad un livello discreto,io annullerò il brutto voto di quest'ultimo.Datti da fare perciò,non voglio mica bocciarti eh ò_ò
Mi scuso ancora per l'immenso ritardo,ma come puoi vedere la mia presenza è scarsa in generale sia nel foro che su msn.
Ah,qui per te ho fatto a "grandi linee" quella che dovrebbe essere la piantina dell'Infermeria in cui i nostri PG si trovano.

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~Daniele
view post Posted on 27/3/2009, 21:09




» ~ Motivazioni Era un giorno particolare, quello.
Non un giorno dedito all’ozio oppure ad allenamenti blandi, con lo scopo unico di mantenersi in forma, preservando quindi la tonicità e la nervosità del proprio fisico.
No, non era un giorno qualunque. In quel giorno, Hiroshi stava intraprendendo la strada che avrebbe permesso al ninja di coronare il suo sogno, di raggiungere il proprio traguardo: diventare un ninja medico.
Era tutto iniziato improvvisamente, e la situazione si stava sviluppando quasi automaticamente: le capacità del ninja non erano ancora state testate, per ora egli si era solo presentato al suo nuovo maestro, un gentile ninja di Konoha, e l’aveva guidato per le strade cittadine del Sunagakure, al fine di raggiungere il prima possibile l’Ospedale, la “casa”, dei medici, ed il “rifugio” dei malati e dei feriti.
Il ninja della Foglia, Hinato, così si era presentato, lo aveva trovato in una stanzetta, nell’Accademia del Villaggio, a fantasticare sulla disciplina che si era impegnato di studiare. La stanza si presentava spoglia, e di pianta quadrata; le pareti, giallo ocra, colore predominante nel villaggio, in quanto le strutture venivano edificate con la stessa sabbia su cui il villaggio poggiava, erano vuote: non vi erano quadri, fogli o avvisi attaccati.
Solo un vecchio orologio, appeso sulla parete opposta alla porta, scandiva il tempo.
Dopo le dovute presentazioni, per un momento fu proprio l’allievo a prendere il comando della coppia: difatti il chuunin si era affidato a lui, per giungere all’ospedale, poiché, essendo straniero, non ne conosceva l’esatta ubicazione.
Il tragitto fu rapido, e, generalmente, silenzioso: tranne piccole battute di routine, l’ABC della conversazione pubblica, il silenzio fu costantemente presente.
Le strade cittadine, d’altro canto, stridevano quasi fastidiosamente: gremite di persone, il popolo della Sabbia viveva la propria vita, come prescritto dalla grande divinità, dal capo di tutti, il Fato.
I due ninja valicarono la soglia dell’Ospedale: all’interno, nella grande e spaziosa Hall, decine di malati attendevano di essere visitare: chi con mali peggiori, chi con semplici e banali ferite, davano dei grattacapi alle numerose infermiere, che scorrazzavano qua e là, chiamando medici e dottoresse, avvisandoli circa i pazienti da visitare.

Un lavoraccio.. Tutto questo via vai di persone distruggerebbe anche i sogni più saldi, ma io non sarò un semplice medico. No, io non mi chiuderò in una saletta, ad attendere le persone che accusano mali incommensurabili, quando solo gli cola il muco dal naso. No, io sarò un medico da campo, uno che andrà in missione, e che supporterà i propri compagni, combattendo e morendo, per far sopravvivere gli altri. E’ questo ciò in cui credo, e questo ciò che farò
Una nota distinta di determinazione attraversava la mente del giovane. Un sentimento strano, mai sentito così forte. Probabilmente questa era la strada giusta da percorrere.
Dopo questo rapido soliloquio, nel quale il ninja aveva rinnovato a sé stesso le sue convinzioni ed ambizioni, pose una domanda al sensei, nella quale chiese al suo maestro di potergli dare del tu. Trovava questo tipo di comunicazione migliore per instaurare un rapporto più intenso, rispettando sempre i ruoli docente-studente. Purtroppo l’altro shinobi non sposava la sua ideologia:

A dire la verità, preferirei che si mantenesse l’attuale formalità, almeno durante l’addestramento

Una risposta non condivisa, ma comunque accettata.

Ok Sensei, rispetto la sua decisione, anche se, francamente, non la condivido in pieno. Comunque, se questo è suo desiderio, io lo rispetterò, come è giusto che sia.

Rispose alla affermazione del suo insegnante con semplicità e tranquillità, con il sorriso sulle labbra.
Erano a pochi passi dall’infermeria. A pochi passi dalla porta, il chuunin lo sorpassò, guardando prima la bella ragazza che la presiedeva, poi, frugando nelle tasche della sua giacca, estrasse delle chiavi, e, dopo averle immesse nella toppa ed aver girato, provocando un paio di scatti, la porta si aprì, accogliendo il medico e l’aspirante dottore nel luogo dove egli avrebbe appreso le basi del corso.
La stanza era grande, e si divideva in due spazi principali: il primo, dove si trovavano i 2 ninja, presentava una cattedra, sulla sinistra, dove probabilmente gli infermieri o i dottori gestivano le medicine, o dove, probabilmente, si tenevano lezioni circa la stessa materia. Alle spalle di questa, si trovava una grande lavagna. Sul lato destro 2 lunghi scaffali pieni di tomi di medicina, dalla base all’avanzata, e tutte le ricette per preparare infusi ed impacchi efficaci contro determinate malattia.
L’altra stanza, invece, presentava un lungo bancone, parallelo al lato lungo della parete, probabilmente usato per la preparazione di medicinali, difatti, alle spalle di questo, vi era un lungo armadio, adiacente al muro, traboccante di erbe di tutti i tipi, un po’ sparse, anche se l’intenzione di sistemare era tangibile.
Quello era un luogo molto importante, fondamentale, e che molti sottovalutavano: difatti chi lavora in infermeria è solitamente considerato inferiore rispetto ad un medico ordinario, eppure sono proprio questi subordinati, esperti di botanica, quindi nel coltivare le piante e nel produrre i medicinali specifici, a mantenere un livello di sanità sufficiente nel villaggio.
Utensili di vario genere erano sparsi sui tavoli in maniera non molto ordinata: contenitori, pesti per triturare le erbe, alcuni ancora sporchi, perché utilizzati di recente. Vi era uno strano profumo nell’aria, dolciastro, che, a primo impatto, sembrava inibire i sensi, rallentandoli.
Ma in pochi attimi, il giovane riprese il controllo assoluto sul suo corpo, e seguì il suo maestro, che sembrava sentirsi a pieno agio in quel luogo.
Era semplicemente un medico. Si ambientava in quegli spazi come ci si muove in casa.
Ci si sposta a colpo sicuro.
Veloce e con destrezza, Hinato prese posto dietro la cattedra, come ogni docente che si rispetti, poi indicò un banco, di fronte a sé, dove il ragazzo avrebbe dovuto sedersi.
La lezione stava per cominciare, e lo studente non vedeva l’ora di poter apprendere quella disciplina.
Lo affascinava, lo seduceva. L’aveva fatto suo, inesorabilmente.
E proprio questa passione, scoppiata improvvisamente nella sua mente, aveva tracciato la strada da intraprendere. La vedeva lì, nitida davanti ai suoi occhi.
Il flusso di pensieri venne bruscamente interrotto dalla voce del suo maestro, il quale gli stava ponendo la canonica domanda pre-corso. Voleva sapere la motivazione della sua scelta.

«Eccoci qua.La stanza è piccola,ma è sufficiente per potervi affrontare la prima parte dell’addestramento,dopodichè ci sposteremo nell’altra sala,non appena ti riterrò abbastanza preparato teoricamente per affrontare la pratica.Ma prima che la lezione cominci..devo porti la classica domanda di rito: perchè hai scelto di intraprendere la carriera di Medico?Qual’è il tuo scopo? »

Una domanda al contempo semplice, ma anche difficile. Eppure, valutare complessa una questione del genere è da considerare un paradosso.
Ognuno deve possedere una propria personalità, e decidere di conseguenza. Il mondo è pieno di burattini indecisi, che si sbattono da una parte all’altra, sperando di trovare qualcosa di conveniente.
E così, riordinati i pensieri, trasse un profondo respiro. Avrebbe parlato abbastanza:

Una domanda, da lei stesso valutata canonica, classica, ma dai valori sacrosanti.
Sono fermamente convinto che ognuno di noi brilli di una tonalità diversa, e che raggiungere l’apice, il massimo splendore del proprio “io” debba essere la priorità nella nostra vita.
Concorderà che ci sono troppe persone, troppi burattini incolori, che come parassiti, si aggrappano a uomini superiori, vivendo di rendita e luce riflessa.
Ma, tornando in tema, La medicina mi affascina. Ed è stato un colpo di fulmine, difatti solo oggi ho veramente realizzato quale sia la mia strada. Questo potere comporta grandi responsabilità. Non ambisco egoisticamente a questo per poterlo usare su di me, per poter alleviare il dolore al mio fisico, ferito dal nemico. No. Ho avuto un passato difficile io, lei non può sapere. Se avessi avuto allora questo potere, una persona non se ne sarebbe andata.
Io voglio, ho bisogno di questo potere, per difendere e per aiutare i miei amici. Nessuno dovrà morire, soprattutto se per mia incompetenza.
Per questo le chiedo, Hinato-sensei, di addestrarmi al meglio, come sicuramente lei saprà fare, perché la strada che ho deciso è proprio questa. Un medico ninja è molto più importante di uno ordinario; inoltre solo pochi possono diventarlo. Ne so poco,io, ma una caratteristica fondamentale di questa particolare unità è proprio il controllo del chakra. Come avrà capito, io sono un membro di un clan di marionettisti, e sto sviluppando questa particolare abilità. Non per vantarmi, ma io sono un tipo portato al controllo delle energie.
Spero che le mie motivazione la soddisfino, e che possa insegnarmi il necessario ad intraprendere il tortuoso cammino quale è la mia vita…


Catene di parole e pensieri, dopo essersi materializzati e formati nella sua mente, fuoriuscirono dalla sua bocca sotto forma di suoni, chiari.
Parlò inizialmente in maniera quasi superficiale, giocherellando con i trucioli del banco, staccandoli e tirandoli via. Poco dopo, però, la sua voce cambiò: si caricò di pathos e sentimento. Era una voce toccante.
Sincera.
Perché l’abilità di dire chiaramente ciò che si pensa, in un mondo così, attanagliato da conflitti ed insidie, è un’abilità rara, quasi scomparsa.
D’altronde, un ninja è devoto all’oscurità e alla segretezza, e tutte le informazioni sul suo contro devono essere custodite gelosamente.
Nonostante la sua vocazione alla via degli shinobi, egli era così, semplice, sincero, ma soprattutto deciso.
Un sentimento cresciuto forte in lui. Un'intraprendenza, una fermezza di pensiero quasi estranea al ninja, ma tuttavia già integrata e metabolizzata.
La via, il cammino che si era masochisticamente prefissato era arduo, e solo con la sfrontatezza, con la costanza, l'avrebbe completato.
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» • G i a c o ~
view post Posted on 4/4/2009, 14:49




CITAZIONE
Narrato
* Pensato *
« Parlato »

CITAZIONE
Era come se fosse accaduto il giorno precedente: Hinato si era finalmente deciso a compiere il primo passo verso quella che sarebbe stata la realizzazione del suo sogno,ovvero diventare un Anbu Medico. Si preparava con cura e,accompagnato allo stesso tempo da timore e voglia di fare,si incamminava verso l’ospedale di Konoha,volto ad iscriversi ad un Corso per apprendere l’arte della medicina. Ancora non aveva instaurato alcun rapporto positivo con i familiari,anzi,man mano che passava il tempo sembrava incrinarsi sempre di più; per questo,la partecipazione ad un addestramento diverso da quello previsto dal Clan,doveva essere tenuta nascosta il meglio possibile: specialmente per gli Hyuga,combattenti specializzati in uno stile corpo a corpo,le tecniche curative erano ritenute inutili e persino disonorevoli. Come al solito,tuttavia,esiste qualcuno che si distingue dalla massa,smettendo di seguire il branco per intraprendere altre vie,e ciò è senz’altro una fortuna,perchè rappresenta una sorta di progresso rispetto al passato. Il ragazzo,infatti,era il primo membro della Casata che avrebbe imparato parallelamente a combattere e a curare,per cui non poteva che essere ansioso: nella sua vita non si era mai fatto aiutare,tuttavia stavolta la faccenda era più complicata,poiché non aveva nessuno cui chiedere aiuto in caso di bisogno. Le difficoltà ed i rischi erano enormi,ma avrebbe sofferto in silenzio,come sempre; era disposto anche a questo,pur di raggiungere il suo scopo. Con l’usuale aria titubante e timida,aveva fatto richiesta di un Sensei e,a sua sorpresa,era stato accolto immediatamente,ritrovando ad aspettare la medesima lezione persino la sua compagna di Accademia: Misato Nara. Due caratteri totalmente opposti,due approcci al mondo dei Ninja completamente diversi,uniti ad un insegnante che non era la prima volta che incontravano: Shikamaru Nara,colui che aveva concesso loro il Coprifronte dopo un lungo e duro combattimento. Si preannunciava una vera e propria sfida,tanto interessante quanto preoccupante: purchè non vedesse l’ora di cominciare e di mostrare le sue conoscenze,oltre ad imparare cose nuove,non nascondeva la paura di sbagliare e di fare brutta figura di fronte a due persone del genere. Ormai si conosceva,e sapeva benissimo che ci sarebbero stati tanti momenti di forte insicurezza e tremore che non avrebbe potuto controllare; però stavolta era diverso. stava perseguendo un obiettivo cui teneva veramente ed in cui credeva fermamente di poter riuscire. L’avrebbe dunque affrontato a testa alta,cercando di superare i consueti ostacoli che gli venivano mandati contro dal Destino,così da non doversi rimproverare nulla una volta terminata la prova,andata come andata. Incredibilmente,aveva riscoperto un’altra parte di se stesso,un lato della cui esistenza non era al corrente: la sicurezza in se stesso e nelle proprie capacità era un concetto pressoché inesistente nel suo vocabolario,eppure era emerso anche in una personalità introversa e complicata come la sua. Era difficile crederci,perchè,come per qualsiasi altra cosa,è necessario farci l’abitudine prima di padroneggiarla; tuttavia,una volta presa confidenza,è facile sfruttarla in maniera corretta per avere successo in ciò che si desidera. E fu così che lo Hyuga era stato promosso,nonostante tutte le paure e le incertezze a priori. Adesso invece doveva insegnare ciò che aveva appreso,il che poteva sembrare più facile,bensì era più difficile: la didattica doveva essere comprensibile innanzitutto,ma anche assimilabile e cioè non doveva essere composta né da parti eccessivamente difficili,né eccessivamente facili; parlando di medicina,però,per un principiante quasi tutte le prove a cui verrà sottoposto potrebbero risultare di alto livello. Per questo,il Chunin,continuava a domandarsi come Hiroshi stava vivendo questa situazione. Certo,magari togliere la formalità Sensei-Allievo avrebbe aiutato a renderlo più tranquillo,anche se,a quanto pareva,il Genin della Sabbia sembrava non aver bisogno di alcun trattamento di favore: era calmo ed affascinato da quel che gli stava intorno,non sembrava mostrare la minima tensione sul suo volto. Un atteggiamento totalmente diverso da quello di Hinato,meglio così! Ma la sua espressione del volto,ciò che trasmetteva,rappresentava una maschera,oppure era l’effettivo specchio di quello che sentiva dentro? Motivo di mentire non ne aveva,inoltre sembrava veramente sincero nei modi di fare,anche quando aveva risposto alla classica domanda sulla motivazione per cui volesse diventare un Ninja Medico: idee chiare,esposte in maniera decisa e con un uso eccellente del linguaggio. Pareva molto più maturo di qualsiasi altro ragazzo della sua età dai discorsi che faceva; forse perchè i membri del clan dei Marionettisti educavano le loro giovani stelle nascenti molto rigidamente.

« …Ok. Devo dire che mi sembri molto motivato,anche se non posso accertarmene indagando sul tuo passato,perchè non sarebbe corretto. Cambiando argomento,da come parli sembra che tu sia già un piccolo esperto di Medicina,probabilmente perchè ne hai letto molto sui libri; di conseguenza saprai già che il Chakra Medico non sarà per niente facile da sviluppare,in quanto solo poche persone sono in grado di avere un controllo del Chakra perfetto e,più che altro,un grande cuore per poter usare quest’arte in maniera adeguata. Comunque sia,non siamo certo qui a perdere tempo: iniziamo subito con qualcosa di interessante,evitando inutili introduzioni su questa abilità in generale,a meno che tu non abbia qualcosa in contrario. Mmm…si,dovrebbe essere qua sotto! »


Hinato cominciò ad osservare la cattedra: era fatta di legno massiccio,un materiale naturalmente resistente,dalle brune tonalità alternativamente più chiare e più scure; sulla parte destra,sotto il piano d’appoggio rettangolare si trovavano due cassetti abbastanza larghi e profondi,quasi sicuramente destinati a contenere materiale per scrivere e cancellare sulla lavagna,oppure fogli e fotocopie varie. Il Chunin tastò il primo cassetto,osservandone la perfetta levigatezza,fino ad arrivare alla piccola maniglia per poi tirarla delicatamente verso di sé; come aveva immaginato,al suo interno erano presenti diverse scatole di gessetti,bianchi e colorati,e qualche cimosa,tutto perfettamente pulito ed ordinato. Passò poi in rassegna il secondo cassetto,quello inferiore,e trovò ciò di cui aveva bisogno: una valigetta bianca con una croce nell’esatto centro di una delle facce più estese. Senza sapersi frenare,sorrise non appena la sfiorò: alla mente gli balenò istantaneamente il momento in cui la tenne tra le sue mani per la prima volta,ovvero proprio prima di cominciare l’effettivo addestramento; si ricordava benissimo che subito dopo averle adagiate sul grande prato posteriore all’ospedale,avevano effettuato un test per dimostrare la capacità di controllare il Chakra,ed infine le avevano aperte. Era stato come regalare ad un bambino il suo giocattolo tanto desiderato,qualcosa di indimenticabile. Con somma delicatezza la estrasse dal contenitore e la posò sulla cattedra,dopodichè attivò il Byakugan per una frazione di secondo e si alzò dalla sedia,compiaciuto: l’oggetto era in perfette condizioni e tutto il resto era stato preparato dai medici di Suna,come lui stesso aveva richiesto per mettere in pratica un determinato programma. Con un gesto della mano invitò il giovane Hiroshi ad avvicinarsi,quindi,non appena l’allievo si fosse fermato,avrebbe parlato per spiegare quello che egli avrebbe dovuto fare,come inizio di questo addestramento.

« Direi che possiamo finalmente cominciare. Premetto: io non ho ricevuto un addestramento analogo a quello che tu riceverai a partire da questo momento,tuttavia,non significa che questo metodo ti sfavorisca…Sicuramente saprai già che cosa sia questa valigetta,e di conseguenza,ne conoscerai anche parte del contenuto: solitamente chi ha avuto un passato difficile,ha sempre dovuto imparare e fare da sé certe cose. Ma non voglio anticiparti troppo adesso. Quello che devi fare ora,è semplicemente aprire la valigetta e descrivermi tutto ciò che si trova al suo interno,indicandomene anche la funzione; ovviamente,non è previsto che tu sappia già tutto,per cui non esitare a chiedere: è molto importante che tu abbia ogni cosa perfettamente chiara nella tua mente. Proprio per questo,se necessario,consulteremo anche i tomi presenti nella biblioteca in fondo alla stanza. Non preoccuparti del tempo che passa,fai pure con comodo,tanto abbiamo tutto il giorno per poter lavorare insieme. »


Lo Hyuga era un tantino ansioso di testare se le sue parole facevano effetto ed erano abbastanza comprensibili,e,più che altro,non nascondeva a se stesso una certa curiosità di vedere come l’alunno reagiva ai vari compiti: per lui,mettere le mani su veri e propri strumenti di cura era stata una strana ma bellissima sensazione,perchè,benché ancora un apprendista,lo aveva fatto sentire un po’ un professionista; inoltre,rappresentava comunque un passo avanti verso il coronamento del sogno che intendeva realizzare. Hiroshi avrebbe sentito la stessa cosa? Forse qualcosa di più sottile: non sembrava il classico ragazzino che saltava di gioia non appena vedeva qualcosa di bello; senz’altro,però,sarebbe stato contento,dato che non aspettava altro che affrontare questo addestramento. Piuttosto che riflettere sugli stati d’animo,ormai doveva cominciare a comportarsi come un vero Sensei,ovvero dedicarsi a verificare se il sottoposto fosse degno di essere promosso oppure respinto. Per quanto non avrebbe voluto essere severo,doveva farsi forza: il medico,era uno dei mestieri più seri che ci fossero,in quanto nelle sue mani veniva costantemente messa la vita delle persone.

CITAZIONE
Ouuukkei,eccoci di nuovo qua dopo tanto tempo. Come ti ho già accennato hai fatto veramente un buon post,pertanto ti comunico che hai pienamente recuperato la brutta insufficienza di prima => Tranquillizzati,ma non troppo,mi raccomando: devi continuare a scrivere post come quest’ultimo se vuoi essere sicuramente promosso,chiaro? Bene. Ti avevo anche detto che ti avrei fatto tre appunti,e cioè,che hai commesso 3 errori,che però non sono gravi e ti spiegherò anche perchè:
1. La parola “Nervosità” è un tuo Neologismo: non esiste,probabilmente intendevi “Nervosismo” xP
2. Hai descritto la seconda stanza,e cioè quella in cui non siamo ancora entrati: esse –dal disegno credevo si capisse ç_ç – sono separate. Però si vede che dovevo fare meglio io la piantina.
3. Per essere un ragazzo di quindici anni,forse quella parlata è fin troppo formale. Ci sta tutta eh,però secondo me a quell’età non siamo ancora in grado di formulare discorsi come quello che hai fatto tu.

Passando al prossimo post,mi sembra scontato dire ciò che tu debba fare.Ti riporto qui sotto la Valigetta,con tutti gli oggetti in essa contenuti (che ovviamente dovrai descrivere ò_ò).

SPOILER (click to view)
Kit Medico
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Questo è un kit usabile unicamente dai ninja con Abilità medica. Comprende vari ogetti per le cure riposte in una scatola di plastica rinforzata di colore bianco e con una croce rossa al centro,munita di maniglia in ferro.
Ecco la lista de suoi componenti:
-10 bustine sapone liquido
-10 Bustine salviette disinfettanti
-1 Flacone disinfettante 1000 ml
-10 Bustine salviette ammoniaca
-10 Paia guanti sterili
-3 Scatole da 10 cerotti assortiti
-1 Rocchetto cerotto -Bende di garza larga 10 cm lunga massimo 3m
-1 Confezione cotone idrofilo
-1 Forbici 14,5 con bende lunghe al massimo 1.20 m
-1 Pinza sterile
-2 Lacci emostatici
-10 Teli sterili 40 x 60 cm
-10 Pacchi ghiaccio istantaneo
-6 siringhe predosate per il recupero -di 1 bassissimo di chakra -garze cicatrizzanti lunghe al massimo 3m
-garze impregnate di liquido per la cura di ustioni lunghe al massimo 3m
-bisturi
-6 siringhe predosate di morfina; l'anestesia è ad azione locale e dura circa un'ora. Durante questo periodo, il ninja a cui è stata somministrata la droga sarà lievemente stordito.

 
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~Daniele
view post Posted on 12/4/2009, 21:55




» ~ First Trial
Un labile sentiero si prostrava ai piedi del giovane ninja.
Un sentiero ancora non del tutto reale, come disegnato dalla mano ancora incerta di un bambino, che non sa se ciò che fa è giusto o sbagliato.
Sul quel percorso, però, non si trovava solamente Hiroshi: il destino gli aveva affidato un chuunin della Foglia, Hinato Hyuga. Era un esponente della sua casata, incaricato, dall'amministrazione, di istruire la giovane mente del Sunese, e di piegarla alla medicina, qualora si fosse rivelato degno.
Non aveva appreso molto dal suo carattere: d'altronde, anche la formalità dovuta dai loro gradi sicuramente non favoriva la possibilità di conoscersi meglio.
Il suo maestro non sembrava un tipo molto loquace, od estroverso: tutt'altro, pareva preferire rimanere in silenzio, sdegnando ed evitando la conversazione.
Un carattere troppo timido, dal canto suo.
Ma chi era il Genin per giudicare?
Questo allenamento poteva significare anche una seccatura per il suo superiore. Ma questo egli non lo poteva sapere, e, sinceramente, non gli interessava.
Il suo puro piacere per la medicina avrebbe vinto ostacoli banali come questo, e gli avrebbe permesso di riuscire, prima o poi.
L'infermeria si presentava ordinata e funzionale: il primo locale in cui i due si trovavano, era composto da una cattedra non perfettamente ordinata, ma spaziosa, ed idonea alla produzione di semplici medicinali, oppure all'insegnamento.
Dietro di questa, una spessa cattedra, con ancora abbozzati formule e misure, era appesa al muro, e si reggeva su questo, per mezzo di due grossi chiodi, mezzi arrugginiti.
Il Genin prese posto nel banchetto di fronte alla cattedra, presieduta dal giovane insegnante, che subito gli pose una prima domanda, canonica, ma estremamente profonda e fondamentale.

Perchè hai scelto di intraprendere la carriera di Medico?Qual’è il tuo scopo?

Ad essa, il giovane rispose con una determinazione e con una sincerità non comune e diffusa, ma, soprattutto, estranea al suo carattere.
Questo forse denotava una lenta crescita in lui, una maturità che stava spiccando fuori, come una bestia affamata, ma intrappolata in una gabbia.
Le sue parole sembrarono destare dell'interesse nel giovane Hyuga, che, forse colpito dal suo carattere deciso, oppure immerso nei suoi ricordi, di quando era allo stesso posto del ninja, dichiarando i propri ideali, attento, soppesò ogni sua parola, mostrando curiosità. In questo modo, egli rispose all'apprendista:

« ..Ok. Devo dire che mi sembri molto motivato,anche se non posso accertarmene indagando sul tuo passato,perchè non sarebbe corretto. Cambiando argomento,da come parli sembra che tu sia già un piccolo esperto di Medicina,probabilmente perchè ne hai letto molto sui libri; di conseguenza saprai già che il Chakra Medico non sarà per niente facile da sviluppare,in quanto solo poche persone sono in grado di avere un controllo del Chakra perfetto e,più che altro,un grande cuore per poter usare quest’arte in maniera adeguata. Comunque sia,non siamo certo qui a perdere tempo: iniziamo subito con qualcosa di interessante,evitando inutili introduzioni su questa abilità in generale,a meno che tu non abbia qualcosa in contrario. Mmm…si,dovrebbe essere qua sotto! »

Un'affermazione esatta. Aveva letto, con non poche difficoltà, data l'assenza di una base di conoscenze che solo un maestro gli poteva dare, qualche tomo di medicina base, assorbendo tutte le informazioni più semplici, e comprensibili.
Annuì, quando egli spiegò che caratteristiche avesse il Chakra Medico, e quanto fosse difficile da apprendere. Tutte informazioni che aveva letto nei capitoli iniziali di un'enciclopedia medica.
Il controllo doveva essere più che perfetto: al confronto, camminare sull'acqua poteva risultare rozzo e volgare.
Ma la sua immaginazione si stava spingendo troppo oltre: il Nijustu Medico, e quindi la relativa arte, non si caratterizzava solamente da tecniche speciali e formidabili: occorreva imparare come utilizzare sapientemente le attrezzature mediche. Quelle da campo, cioè per i ninja che solevano svolgere missioni, erano contenute in particolari kit, di modeste dimensioni.
Hinato aveva proprio preso uno di queste valigette in plastica resistente, e l'aveva posata sul tavolo: era un parallelepipedo bianco, con impressa sulla faccia più estesa una croce rossa, tipico segno della medicina.
Chiamò a sé il suo allievo, per mostrargli il contenuto del kit.
Era questo il primo compito:

« Direi che possiamo finalmente cominciare. Premetto: io non ho ricevuto un addestramento analogo a quello che tu riceverai a partire da questo momento,tuttavia,non significa che questo metodo ti sfavorisca…Sicuramente saprai già che cosa sia questa valigetta,e di conseguenza,ne conoscerai anche parte del contenuto: solitamente chi ha avuto un passato difficile,ha sempre dovuto imparare e fare da sé certe cose. Ma non voglio anticiparti troppo adesso. Quello che devi fare ora,è semplicemente aprire la valigetta e descrivermi tutto ciò che si trova al suo interno,indicandomene anche la funzione; ovviamente,non è previsto che tu sappia già tutto,per cui non esitare a chiedere: è molto importante che tu abbia ogni cosa perfettamente chiara nella tua mente. Proprio per questo,se necessario,consulteremo anche i tomi presenti nella biblioteca in fondo alla stanza. Non preoccuparti del tempo che passa,fai pure con comodo,tanto abbiamo tutto il giorno per poter lavorare insieme. »

Sembra che anche lui non abbia avuto un passato difficile. Dalle sue parole e dal suo tono, mi sembra un ragazzo che ha sofferto tanto nella sua infanzia.
Da quello che sento, sembra che la sua vita sia sempre stata una battaglia, lui, contro tutti.
Chissà quanti segreti ed intrighi nascondono quegli occhi bianchi..


Hiroshi si soffermò a riflettere sul discorso del sensei.
Erano parole cariche di sentimento, personali, non classiche e predefinite.
Ognuno ha nel proprio armadio qualche scheletro.
Ma questa, sarebbe rimasta una curiosità che non si sarebbe potuto togliere, data la situazione.
Con un misto di sicurezza e fascino, afferrò la valigetta.
La sua presa era salda, ma al contempo fragile e delicata. Stava afferrando l'oggetto del desiderio, il tesoro di un avventuriero, l'oro per il ricco.
Aprì delicatamente il coperchio, slacciando il piccolo gancio di alluminio che teneva sigillato il contenitore.
Tutto era sistemato ordinatamente, e la quantità di oggetti al suo interno era tale che sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro.
Tolse, uno ad uno, ogni elemento, e li dispose ordinatamente su due file sulla cattedra. Una volta svuotato, prese ad indicare con l'indice ogni elemento, definendolo:

Allora, iniziamo con questa pila: queste sono bustine di sapone liquido. Sono banali e fondamentali allo stesso tempo, perché un medico non può certo operare con mani infette. Causerebbe più danni che cure.
Abbiamo, accanto, bustine contenente del disinfettante, fondamentale per la pulizia di brutti tagli o escoriazioni della pelle. Svolge lo stesso compito il flacone di disinfettante.
Su queste bustine c'è scritto ammoniaca. Non so bene la funzione di questa, ma credo sia un altro tipo di disinfettante, ma lascio a lei il compito di definirla in maniera appropriata.
Questa scatola contiene guanti, presumo in lattice. Sono sterili, quindi, perfetti per trattare tagli e ferite, oppure, in casi più seri, trattare gli organi interni di una persona.
Per i cerotti, non c'è molto da dire. Servono a bloccare la fuoriuscita di sangue da tagli di ridotte dimensioni, e per prevenire infezioni; più importanti, e di analoga funzione sono le garze, che coprono una maggiore superficie, e possono quindi proteggere da infezioni e sporcizia ferite più estese. Queste, per rimanere aderenti al corpo, hanno bisogno di essere fissate da scotch cerotto, oppure da quello di carta..
Il cotone si sposa con il disinfettante: tramite questo si deterge la ferita in maniera più precisa.
Abbiamo forbici, dalla ovvia funzione. Vi sono altre bende, che hanno duplice funzione: possono fermare emorragie, ma anche bloccare un arto, come una gamba, o un braccio, oppure un dito, contuso o contratto, e che quindi necessita riposo per guarire.
Qua ci stanno delle pinze, utili per estrapolare da ferite frammenti di rocce o di altre sostanze. Questi lacci emostatici servono probabilmente a rallentare il flusso di sangue in una determinata zona come un braccio. Forse, così facendo, si potrebbe rallentare la propagazione di veleno, ma non ne sono sicuro.
I teli sterili credo servano sempre ad avvolgere ferite sanguinanti, e proteggerle da infezioni.
Il ghiaccio funge da antidolorifico per i dolori muscolari, e sembra dare sollievo momentaneo, ma, anche in questi casi, solo il tempo può guarire completamente questi dolori.
Queste siringhe sono estremamente utili: in combattimenti seri e difficili, una causa di morte, o di sconfitta, potrebbe essere l'esaurire il proprio chakra. E senza di esso sopraggiunge la morte.
Queste siringhe dovrebbero contenere sostanze che stimolano gli organi a produrre una minima quantità di chakra, sufficiente ad evitare la morte.
Queste garze differiscono dalle precedenti, perché impregnate di un unguento capace di alleviare il trauma causato da ustioni.
I bisturi sono coltelli estremamente taglienti, usati nelle operazioni chirurgiche.
E, qui, infine, abbiamo altre siringhe. Sull'etichetta sopra queste vi è scritto morfina. Non so bene cosa sia, ma posso ipotizzare sia un anestetico. Non ne ho trovati nel kit, e comunque ritengo siano fondamentali: non si possono fare interventi sul corpo senza di questi. Il dolore sarebbe eccessivo.
Credo sia tutto.


Il Genin terminò di parlare. Aveva impiegato diversi minuti per elencare e spiegare tutti gli elementi nel kit. Parlò con tono sicuro, scientifico, come se utilizzasse quegli strumenti da tempo immemore.
Prendeva fiato ogni qualvolta terminava di definire un attrezzo/oggetto.
Riteneva di aver svolto il compito in maniera pienamente sufficiente, nonostante qualche incertezza su alcuni punti.
Un misto di angoscia e curiosità attanagliò l'animo del ninja: nonostante le sue certezze, la paura di aver fallito era forte; tanto quanto la voglia di continuare.
Si era appena tuffato in quel mistico mare quale era l'arte che stava iniziando a studiare, tuttavia, desiderava ardentemente immergersi in essa, ma era lo stesso consapevole che serviva molto tempo e molto esercizio per poterla affinare al meglio.
Al momento spettava solo ad Hinato il compito di giudicarlo, e di gettare luce ove le conoscenze del ragazzo di affievolivano, e quindi autorizzarlo ad andare avanti.
 
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view post Posted on 15/4/2009, 16:41




CITAZIONE
Narrato
* Pensato *
« Parlato »

CITAZIONE
Finalmente l’addestramento vero e proprio era stato cominciato,con un metodo ed uno schema completamente differente da quello che era stato impartito ad Hinato,a suo tempo: solitamente,come primo passo verso l’apprendimento della difficile tecnica curativa,veniva testato il controllo del Chakra scalando un albero,una parete,oppure attraversando un laghetto e rimanendovi stabili per un certo periodo di tempo; questo perchè,in tal modo,era facile ed immediato dedurre se l’allievo fosse in grado di continuare,o se fosse il caso di non perderci neppure tempo. Il ragionamento compiuto dallo Hyuga era completamente diverso,dato che si metteva dalla parte di coloro che venivano bocciati,prima ancora di essere entrati nella fase difficoltosa dello sviluppo dell’arte medica: andandosene a mani vuote,venivano scoraggiati ed indotti a rinunciare definitivamente; per questo era forse preferibile incoraggiarli,dando loro un assaggio di quello che è il mestiere del medico. Chiunque,tra i superiori,lo avrebbe definito troppo buono e generoso,ma egli non se ne preoccupava affatto,in quanto credeva fermamente nella necessità di maggiori apprendisti. In ogni caso,avrebbe spiegato a Hiroshi le sue decisioni: il Sunese era un tipo abbastanza informato sulle generalità della materia,pertanto era facilmente prevedibile una sua domanda in proposito al metodo didattico; dunque,perchè non anticiparlo? Momentaneamente sembrava molto preso dall’osservare il contenuto della valigetta: felicità e fascino erano sentimenti facili da emanare in situazioni come queste,essendoci in ballo un oggetto del desiderio,di conseguenza erano facilmente comprensibili per un Sensei,specialmente per chi aveva provato le stesse sensazioni quando era stato il proprio turno. In maniera delicata ed ordinata,tutti gli oggetti erano stati estratti e posti sulla cattedra,organizzati su due file,pronti per essere descritti. Già dall’espressione del Genin era semplice capire che quelli erano attrezzi a lui familiari,non per forza già utilizzati,ma anche solo visti o sentiti dire: questa prima parte più teorica sarebbe trascorsa in fretta,sicuramente. Come si aspettava,infatti,Hiroshi aveva dimostrato un’ottima conoscenza del materiale,esprimendola con discorsi ben articolati; pur avendo esibito piccolissime incertezze,non era stato prolisso e neanche troppo sintetico: aveva detto il necessario di ogni cosa,il che poteva bastare a far bella figura.

« Sì,direi che possiedi indubbiamente conoscenze più che sufficienti. Per chiarire i dubbi che hai,ti spiego subito ciò che ti serve: l’ammoniaca,tra tutti i diversi impieghi che possiede,nel nostro caso viene utilizzata assieme al cotone idrofilo con funzione di disinfettante; mentre il laccio emostatico serve proprio per bloccare il flusso sanguigno in una parte del corpo e,se si è estremamente rapidi,può anche servire a fermare la diffusione di un veleno entrato in circolazione. Devo ammettere che le tue perplessità sono giustificate,poiché questi due strumenti possono essere utili,così come possono rivelarsi molto pericolosi: l’ammoniaca è un gas tossico che può rivelarsi persino mortale se viene inalato od ingerito,mentre il laccio emostatico va applicato solo in casi d’emergenza perchè è complicato da gestire e doloroso da subire; ti sconsiglio l’utilizzo di quest’ultimo finchè non sarai più esperto,a causa dei seri danni che può provocare. »


Hinato fece una piccola pausa,sospirando leggermente e distogliendo per un attimo lo sguardo: voleva lasciare all’allievo il tempo di assimilare le parole che aveva appena pronunciato,essendo il loro contenuto estremamente importante. Certo,la pratica era molto più utile per fare esperienza di un semplice studio teorico,tuttavia qualche nozione non faceva male a nessuno,ma anzi,in casi del genere,risultava fondamentale. Quando lo Hyuga si era ritrovato al posto del Marionettista,il suo Sensei non si era soffermato approfonditamente sugli utensili contenuti nella valigetta; forse perchè aveva trovato lui e la compagna Misato già abbondantemente preparati sull’argomento,oppure perchè non li riteneva fondamentali come la tecnica delle Mani Curative. L’ipotesi più plausibile era la prima,giustificata dal fatto che non era la prima volta che il Nara incontrava quei due studenti,e di conseguenza conosceva bene il loro difficile passato. Per quanto concerneva Hiroshi,però,non poteva essere compiuto lo stesso ragionamento: l’Occhi Bianchi non ne sapeva nulla della sua storia,benché fosse stata accennata poco prima,per cui era necessario mettere i puntini sulle I,evitando la formazione di lacune. Infatti,benchè il Chakra Medico venisse sempre posto in primo piano,era indispensabile anche l’utilizzo dei comuni oggetti curativi,poiché a volte essi potevano essere più utili di quello che si pensava: ad esempio,un Genin con un Jutsu Medico non era in grado di fermare un’emorragia interna di carattere Grave,se non impiegandoci troppo tempo,mentre un’apposita ed accurata procedura sfruttante il contenuto del Kit garantiva un’alta percentuale di successo. Questo era uno dei motivi per cui aveva scelto una determinata strada nell’insegnamento; il perchè l’avrebbe ora illustrato al giovane Sunese,sperando che egli capisse senza problemi le sue motivazioni ed aderisse alla sua corrente di pensiero,magari portandola avanti in un prossimo futuro (anche se quest’ultimo aspetto era di secondaria importanza). Così,si accomodò nuovamente a sedere dietro la cattedra,adagiando il corpo sullo schienale della sedia per rilassarlo; dopodichè,rivolse i suoi occhi dal colore unico,grigi -come qualsiasi membro del suo clan- ma di tonalità tendente al viola,a colui che aveva di fronte,iniziando a rivelare informazioni riguardanti la didattica. Il tono di voce era chiaro e limpido,non nascondeva alcuna timidezza.

« Adesso,prima di passare alla fase successiva,devo spiegarti qualcos’altro: il percorso che ho scelto di farti intraprendere è diverso dalla norma,per il semplice fatto che ho una linea di pensiero un po’ differente da quella generale. Come sai,è possibile,molto possibile,che gli allievi vengano bocciati ad un corso come questo,poiché sono richieste grandi doti e,personalmente,trovo insensato mandare via dei Genin senza essersi portati a casa niente di niente,dato che ciò non fa altro che scoraggiarli. Penso che,invece,essi debbano essere spinti a riprovare; per cui,secondo me,insegnare loro almeno come disinfettare e curare manualmente una ferita,può essere realmente utile sia ad agevolarsi in un campo di battaglia,sia ad indurre l’approfondimento delle conoscenze mediche. Bene…dopo questo lungo monologo,spero che tu appoggi le mie scelte e che tu sia lieto di procedere oltre,perchè la faccenda inizierà a farsi interessante,oltre che parecchio impegnativa. Ti senti pronto? »


Da ora in poi non ci sarebbe stato più nulla da ridere,più nulla da prendere come uno scherzo o con poca serietà: cominciava la vera e propria formazione di un medico. Impegno e dedizione erano due parole chiave per riuscire a portare a termine ogni incarico,però doveva anche essere riconosciuto il ruolo della forza di volontà e della fiducia in se stessi,senza le quali sarebbe praticamente impossibile andare avanti nel perseguimento di un fine. Era l’ora di tirare fuori quelle che erano le abilità del ninja,e di applicarle nel migliore dei modi,cercando di mantenere sempre la concentrazione: per diventare ninja medici,la pazienza,l’attenzione,la calma ed il sangue freddo sono elementi necessari,in quanto per persone di tale rango,persino il più facile degli incarichi potrebbe diventare difficile; basta pensare ad una ferita: fasciarla e disinfettarla con appositi prodotti è sicuramente corretto,tuttavia se lo si fa con le mani sporche si finisce solo per peggiorare la situazione,credendo invece di averla migliorata. Questa prima prova serviva proprio a testare se Hiroshi possedeva questi ingredienti primari,il che si traduceva nell’unica ammissione dell’esito positivo. Hinato ricordava la tensione e l’ansia che aveva provato prima di cominciare e poteva benissimo comprendere se,anche in un carattere forte e deciso come quello del Senju,si avvertiva un pizzico di paura. Era normalissimo,nulla di cui preoccuparsi; sperava solo che l’allievo non venisse sopraffatto dal panico e che riuscisse a tramutare tutti i timori in energia positiva,perché non avrebbe voluto bocciarlo proprio all’inizio. Ma a ciò non doveva pensarci: era un Sensei,e come tale aveva il compito di giudicare con totale imparzialità. Senza esitare,si tirò su le maniche del giacchetto; quindi,proprio come aveva fatto Shikamaru con lui e Misato,estrasse improvvisamente un Kunai e si procurò un taglio nell’avambraccio destro,emettendo un lieve gemito e compiendo una leggera smorfia di dolore mentre il sangue iniziava a straripare. Scansò l’arma con l’arto superiore sinistro,per poi porre il destro sulla cattedra,alla mercè dell’esaminando: il suo compito era di rimetterla in sesto,utilizzando il Kit che aveva appena descritto. Essendo una prima prova,la ferita da sanare non era grave né troppo profonda,solamente un tantino estesa,ideale per essere curata facilmente con gli oggetti che erano lì a disposizione. Ovviamente era richiesta una procedura ben precisa: il minimo errore significava bocciatura. Lo Hyuga chiuse gli Occhi Bianchi,in attesa.

« Tocca a te,Hiroshi,usare ciò di cui hai appena parlato. Fa molta attenzione: la cura può essere effettuata in diversi modi,a seconda di quello che usi e di come lo usi. Spero per te,che non debba essere io stesso a riparare il danno. »


 
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~Daniele
view post Posted on 21/4/2009, 22:00




SPOILER (click to view)
Voce "Interiore"


» ~ Heal a Wound - Ishi Noyari Hou
Pensieri, esperienze, conoscenze passate, speranze.. tutto si mescolava nella mente del giovane ninja come nella chimica della vita: gli atomi sono "costretti" a legarsi fra di loro, scambiandosi elettroni, per raggiungere una stabilità, un equilibrio.
Tutto ciò lo spingeva sempre di più a voler apprendere la disciplina prefissa di conquistare, di farla propria, e di piegarla alla sua volontà, naturalmente rispettandone la dignità e l'integrità.
Queste sensazioni imperversavano nel suo corpo, liberando scariche di energie, che difficilmente controllava.
L'addestramento, era finalmente iniziato: dopo le presentazioni e le domande di routine, subito Hinato Hyuga lo aveva sottoposto ad una prova teorica, che mirava a testare le sue conoscenze base sulle attrezzature mediche da campo.
Normalmente, le lezioni teoriche, sebbene importanti e fondamentali, risultano noiose, perchè fondano le proprie radici, la propria forza, in una serie infinita di nozioni.
Ma, aver studiato tutte le caratteristiche di quei particolari attrezzi, non gli era pesato, anzi, ne era interessato ed affascinato: aveva capito che, anche senza sviluppare la tecnica d'eccellenza nella cura, era possibile salvare lo stesso la vita di un ferito, utilizzando al meglio medicine e bendaggi.
La prova del giovane risultò più che sufficiente, come dimostrato dal giudizio del sensei, positivo, quasi compiaciuto e soddisfatto:

« Sì,direi che possiedi indubbiamente conoscenze più che sufficienti. Per chiarire i dubbi che hai,ti spiego subito ciò che ti serve: l’ammoniaca,tra tutti i diversi impieghi che possiede,nel nostro caso viene utilizzata assieme al cotone idrofilo con funzione di disinfettante; mentre il laccio emostatico serve proprio per bloccare il flusso sanguigno in una parte del corpo e,se si è estremamente rapidi,può anche servire a fermare la diffusione di un veleno entrato in circolazione. Devo ammettere che le tue perplessità sono giustificate,poiché questi due strumenti possono essere utili,così come possono rivelarsi molto pericolosi: l’ammoniaca è un gas tossico che può rivelarsi persino mortale se viene inalato od ingerito,mentre il laccio emostatico va applicato solo in casi d’emergenza perchè è complicato da gestire e doloroso da subire; ti sconsiglio l’utilizzo di quest’ultimo finchè non sarai più esperto,a causa dei seri danni che può provocare. »

Un moto di orgoglio pervase il suo corpo, sopraffacendo per qualche istante il groviglio di emozioni precedentemente menzionato; anche se, presuntuosamente, già riteneva di essere riuscito nella prova, e anche bene, ora che la conferma del sensei gli era giunta, la sua contentezza si era moltiplicata:

Si! Ce l'ho fatta! Anche se questo è nulla, rispetto al percorso che devo ancora fare, è comunque un primo importante passo, una prima tappa è raggiunta. Adesso il percorso continuerà, in salita.
Le difficoltà si moltiplicheranno, e solo dimostrando le mie qualità e la mia determinazione, potrò terminare questo percorso, raccogliendo i frutti di questo travaglio.


Ma, dopo l'immediata soddisfazione, due precisi dubbi catturarono l'intelletto del Senju: il primo, circa la spiegazione sull'ammoniaca e sul laccio emostatico. Non aveva mai pensato che i prodotti medici potessero avere effetti così negativi, oppure che potessero essere usati come arma di offesa, come l'ammoniaca.
Era un lato oscuro e sinistro della medicina, che lo affascinava terribilmente.
D'altronde, le arti proibite erano solite infatuare le menti deboli, piegandole all'arcano potere.
Il secondo punto riguardava il metodo di insegnamento che aveva adottato lo Hyuga. Non era un sistema classico, tradizionale ed accademico: esso, di norma, prevedeva come prerequisito la manipolazione del chakra, non conoscenze teoriche.
La prova decretava bocciatura o promozione.
Non riusciva a capire il motivo di tale scelta. Lo avrebbe chiesto tranquillamente al suo maestro, se questi non lo avesse anticipato:

« Adesso,prima di passare alla fase successiva,devo spiegarti qualcos’altro: il percorso che ho scelto di farti intraprendere è diverso dalla norma,per il semplice fatto che ho una linea di pensiero un po’ differente da quella generale. Come sai,è possibile,molto possibile,che gli allievi vengano bocciati ad un corso come questo,poiché sono richieste grandi doti e,personalmente,trovo insensato mandare via dei Genin senza essersi portati a casa niente di niente,dato che ciò non fa altro che scoraggiarli. Penso che,invece,essi debbano essere spinti a riprovare; per cui,secondo me,insegnare loro almeno come disinfettare e curare manualmente una ferita,può essere realmente utile sia ad agevolarsi in un campo di battaglia,sia ad indurre l’approfondimento delle conoscenze mediche. Bene…dopo questo lungo monologo,spero che tu appoggi le mie scelte e che tu sia lieto di procedere oltre,perchè la faccenda inizierà a farsi interessante,oltre che parecchio impegnativa. Ti senti pronto? »

Un ragionamento impeccabile, un procedimento quasi totalmente a favore dello studente, che, almeno, se veniva bocciato sulla prova teorica del chakra, avrebbe portato a casa qualche conoscenza, o comunque, l'abilità di curare ferite attraverso gli strumenti del medico.
Probabilmente questo procedimento avrebbe allungato la durata del corso, ma, probabilmente, sarebbe stato più proficuo.
Ma l'ora delle chiacchiere e dei giochi sembrava inesorabilmente finito.
Lineamenti duri e seri si disegnarono sul volto del giovane insegnante. Tutto poteva sembrare fuorché una passeggiata.
Rapido, lo Hyuga estrasse un kunai, e lesto, si recise l'avambraccio, permettendo al sangue di straripare fuori, copiosamente.
Il suo compito? Semplice, doveva sanarla.

« Tocca a te,Hiroshi,usare ciò di cui hai appena parlato. Fa molta attenzione: la cura può essere effettuata in diversi modi,a seconda di quello che usi e di come lo usi. Spero per te,che non debba essere io stesso a riparare il danno. »

Brividi di nervosismo percossero le viscere del suo animo.
Era un compito difficile, o così gli sembrava. Il sangue lo aveva come paralizzato.
E lui, di sangue ne aveva visto, nel corso della sua breve carriera, ma mai così. E mai aveva dovuto fermarlo, impedire che fuoriuscisse.
I pensieri si mescolarono in quel liquido, divenendo irriconoscibili.
Panico.
Ma doveva agire. Un istinto primordiale, un flebile segnale, gli fece notare il grande lavandino, attaccato su una parete. Si alzò, insicuro, si diresse verso questo, per detergersi le mani.
Usò il flacone poggiato sopra il freddo marmo, aprì l'acqua, ed iniziò a strofinare le mani, compulsivamente.
E, mentre eseguiva questa banale azione, uno tsunami di pensieri lo catturò, ghermendolo.

Ma cosa sto facendo? Ma cosa ci faccio qui? Io non sono in grado di decidere le sorti di una ferita, anzi, di andarci anche contro, di curarla. .. Non fa per me..

Getti la spugna? Come un codardo, al primo ostacolo? Certo, un comportamento maturo..

Non posso.. Non ce la faccio..

Egli intraprese un battibecco interno. Le mani, a causa dell'eccessivo sfregamento, erano divenute paonazze, e non sembravano voler riprendere il loro normale colore

E' forse questo che ti ha insegnato Gami-sensei? Non aveva provato ad insegnarti la determinazione e la costanza? Forse ha fallito.. Forse non meriti quel coprifronte.. Tua madre..

No! Io ho meritato questa fascia. E.. e riuscirò anche ora. Riuscirò, nonostante la paura che provo. Non mi farò abbattere da questa. Ho promesso.. Ho promesso sul corpo e l'anima di mia madre.
Non la rinnegherò. Non ripudierò la donna che mi ha generato, e che mi ha salvato. No.


Si asciugò le mani attentamente su di un pezzo di carta riposto in uno scaffale, al lato del lavabo, poi tornò alla cattedra, scusandosi del suo ritardo.
Il sangue ancora fuoriusciva, e lunghe striscioline rosse colavano sul legno scuro e resistente della cattedra, formando piccole pozze.
Avrebbe preso il cotone idrofilo, e ne avrebbe strappato una generosa quantità. Poi avrebbe afferrato il flacone di disinfettante, rimosso il tappo, avrebbe irrorato l'ovatta, che si sarebbe colorata di un verde intenso.
Poi lo avrebbe posizionato delicatamente sulla ferita, cercando di pulire il sangue sull'avambraccio, e di detergere il taglio. Per rallentare l'emorragia, avrebbe sollevato l'avambraccio del suo maestro, rallentando così l'afflusso di sangue in quella precisa zona.
Avrebbe rieseguito l'operazione, utilizzando nuovi batuffoli imbevuti di disinfettante, fintanto non fosse stato soddisfatto del risultato
Dopodiché, avrebbe aperto una confezione di teli sterili, ne avrebbe preso un paio un paio, perchè molto leggeri.
Essendo la ferita discretamente lunga, ma non larga, avrebbe piegato i 2 teli secondo il lato lungo, ottenendo un lungo rettangolo. Poi lo avrebbe applicato sul taglio, e, preso lo scotch, avrebbe fissato per bene la garza, attento a non stringerla né troppo, impedendo al sangue di scorrere correttamente, né troppo lenta, con il rischio che la medicazione si sciogliesse.
Sperando di aver eseguito tutto correttamente, avrebbe guardato il sensei, cercando uno sguardo di approvazione, un segno di complicità, indice di successo.

Note Post
Volevo chiarire 2 punti:
1) La voce nuova nella legenda.. spero sia chiaro cosa vuol significare. E' come l'inconscio, il vero Hiroshi, non attanagliato dalla paura.

2)Per curare la ferita ho costruito la vicenda con l'ipotetica. Così, se dovessi sbagliare, spero di no, e comunque non credo l'operazione sia sbagliata xD, tu potrai correggermi, mostrarmi come si fa, e spero non bocciarmi xD
 
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» • G i a c o ~
view post Posted on 26/4/2009, 23:05




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CITAZIONE
Il sangue continuava a sfaldare copioso dal perimetro del taglio,portando la medesima ferita ad aggravarsi sempre di più se non fosse stata curata al più presto. Sicuramente non era di entità Grave o Mortale,tuttavia poteva causare delle infezioni che,all’interno dell’organismo,avrebbero reso più spiacevole la vita di un ninja. Ora che ci ripensava,era da molto tempo che non subiva una ferita: dopo l’Esame di Selezione dei Chunin non era stato coinvolto in nessun combattimento,né in qualche missione; inoltre,suo padre e suo fratello non osavano avvicinarsi per picchiarlo a partire da quando avevano subito la grandissima umiliazione di fronte all’intero Clan. Grazie a ciò,il fisico aveva colto l’occasione per rinvigorirsi e restaurarsi completamente,infatti fece scomparire anche molti segni che sarebbero potuti diventare cicatrici permanenti; anche se i danni più gravi,che aveva subito quando era piccolo,non potevano essere cancellati. Era stato,cioè,un periodo di relax,tutto sommato,dedicato allo studio della medicina e alla cura dei pazienti all’interno dei vari ospedali sparsi per l’intero Paese del Fuoco; un momento della vita forse monotono,ma che gradiva,in quanto aveva l’occasione di svolgere funzioni riguardanti ciò che gli piaceva veramente e per cui era anche dotato. Questo a Suna,era il primo incarico da potersi definire come svolta,poiché: era la prima volta che veniva chiamato ad operare al di fuori della sua regione natale,e poi si trovava a svolgere una funzione totalmente diversa dalle altre,il che si presentava indiscutibilmente interessante: ad un ragazzo timido,introverso,molto chiuso e spesso asociale,era richiesto di stare a contatto con degli allievi in un addestramento. Prima di rispondere in maniera affermativa,aveva valutato bene ogni pro ed ogni contro,anche perchè,una volta accettata,la missione andava sempre portata a termine con successo. I suoi dubbi erano dovuti alla troppa preoccupazione ed all’eccessiva indecisione che mostrava nella sua personalità,benché più volte avesse visto che,se voleva,poteva riuscire a tramutare quelle sensazioni negative in qualcosa di positivo. Per questo,aveva parlato più volte con il suo Sensei del secondo corso,il quale aveva insistito talmente tanto,che Hinato non ebbe la facoltà di rifiutare i suoi consigli e decise di tentare: se glielo diceva lui,poteva contarci; inoltre non aveva la minima intenzione di tradire colui che fino ad ora l’aveva stimato,portandolo fino all’attuale livello. E così si era ritrovato lì,in quel posto a lui sconosciuto e,al momento,poco gradito: gli mancavano il verde e la mitezza di Konoha,poichè adesso tutto era ricoperto di granelli di sabbia e circondato da un alone di caldo infernale,persino nelle zone di ombra. Tuttavia l’importante non era se il luogo gli piacesse o meno,quanto se fosse riuscito a portare a termine con successo l’incarico che gli era stato assegnato. Fino ad ora,l’allievo Hiroshi si era dimostrato una persona matura,molto in gamba ed anche sicura di sé,che non aveva timore a porre domande e dire la propria quando gli era concesso. Gli piaceva quel ragazzo,in quanto era un po’ tutto il suo opposto e,quindi,era molto curioso di osservare come reagiva alle varie prove che avrebbe dovuto superare. Per la seconda volta avvertì in lui qualcosa di strano,che in qualche modo gli impediva di mettere nuovamente in luce la sua certezza e la sua lucidità nel fare le cose; solo che,a differenza della precedente,questa appariva più grave: si era recato al lavandino,poco distante dalla cattedra,ed aveva cominciato a lavarsi le mani; chiunque sa che prima di eseguire qualsiasi operazione medica,è doveroso avere mani pulite e disinfettate,dunque,fino a qui,era tutto a posto. Inspiegabilmente,però,continuava più del dovuto,fissandosi le mani che intanto stavano cambiando colore,tanto venivano sfregate vicendevolmente. Il sangue continuava a colare sull’avambraccio,ma non era quella la preoccupazione principale: che cosa aveva il Genin? Aveva dimenticato in un attimo tutto il suo sangue freddo,tutta la sua forza? Si perdeva così in un bicchier d’acqua? Eppure aveva descritto un passato particolarmente difficile,per cui lo Hyuga aveva immaginato che,operazioni come quella,ne avesse già fatte. Evidentemente si era sbagliato,ed iniziava anche a dubitare di poter concedere al Sunese di passare alla fase successiva. Ma qualcosa gli diceva di avere fiducia e di lasciare ancora qualche secondo di tempo,dopodichè si sarebbe curato da solo. Chiuse gli occhi e respirò profondamente,sperando in una ripresa dell’esaminando,che fortunatamente sembrò sciogliere la paralisi che lo aveva colto in quegli istanti: asciugatosi le mani,si munì di cotone idrofilo e di liquido disinfettante per passarlo sulla ferita aperta. Una volta sicuro che il sangue non fuoriuscisse più come prima,avvolse quella parte del corpo con garze sterili,fissate subito dopo mediante lo scotch. Un buon lavoro senza ombra di dubbio.

« Se non sbaglio,ti avevo detto di utilizzare gli oggetti del Kit; per cui il lavandino e lo scotch,che hai utilizzato da fuori,non andrebbero bene,poiché durante qualche missione,non è detto tu abbia la possibilità di farvi ricorso. Al posto dell’acqua corrente,possiedi sapone liquido e salviette disinfettanti,fatte apposta per pulirsi le mani; al posto dello scotch hai il rocchetto cerotto che svolge la medesima funzione. Questi sono piccoli errori che non avresti dovuto commettere. Tuttavia,non posso far finta che tu non abbia eseguito una buona cura della ferita. Per questo..dichiaro che la tua prova è superata. Spero solo che in futuro non ti ricapitino momenti di indecisione come quello di prima: potrebbero essere fatali. Ora occupati del materiale che hai utilizzato,riponendo al proprio posto ciò che è ancora utilizzabile e buttando via ciò che non lo è,poi seguimi nell’altra stanza. »


Mentre Hiroshi avrebbe messo ogni cosa al proprio posto,senza aspettarlo,Hinato avrebbe aperto la porta della stanza adiacente,compiendovi il primo passo al suo interno: continuava la straordinaria pavimentazione,caratterizzata da mattonelle linde e dalla tonalità delle diverse sfumature della sabbia; essa,era percorsa longitudinalmente da un piccolo canale acquatico,il quale si interrompeva a circa metà dell’area,per lasciare spazio ad una piattaforma,sulla quale era stato piazzato un grande blocco di pietra grigia,che ricordava un altare; al di là del ruscello,tramite la piattaforma,era possibile accedere ad una grandissima libreria,divisa in tre parti,a loro volta separate in numerosi scaffali a seconda del contenuto: all’estrema sinistra si trovavano migliaia di Rotoli da Richiamo,mentre all’estrema destra vi erano numerosissimi prodotti curativi di vario genere (dalle creme,alle pozioni,fino alle erbe); infine,al centro,erano presenti dei tomi sulla medicina particolarmente voluminosi e complicati,che,non a caso,erano chiusi in una teca di vetro sulla quale erano stati applicati Jutsu particolari,riconoscibili soltanto da Medici di alto rango. Lì si sarebbe svolta la seconda parte dell’addestramento. Era un modo nuovo e totalmente diverso da quello che lo Hyuga aveva vissuto quando era allievo,ma era un esperimento che secondo lui valeva la pena di testare. Inizialmente,l’allievo sarebbe stato costretto a mostrare le vantate abilità nel controllo del chakra,camminando sull’acqua e rimanendoci a contatto per un po’,dopodichè sarebbe arrivato il momento tanto desiderato dell’apprendimento delle Mani Curative. In previsione di un totale successo della prima prova di questa seconda fase,il Sensei camminò lungo il pavimento fino a sorpassare la piattaforma,raggiungendo così la parte sinistra della libreria. Prese con sé due dei Rotoli e li pose al centro della grande pietra; da vicino,essa,sembrava ancora più enorme che da lontano,infatti ad occhio e croce misurava circa due metri e mezzo di lunghezza. Rimase lì,dietro l’ “altare”,rivolto a braccia conserte verso la porta,in attesa dell’arrivo di Hiroshi. Che portasse con sé o meno la valigetta,gli era totalmente indifferente: per il momento non serviva più,ma avrebbe capito,se il Genin l’avesse voluta con sé,come conseguimento di un importante risultato; dopotutto,era un po’ un primo trofeo di questo percorso,che aveva ancora da mostrare i suoi lati più difficili ed insidiosi. Quando il ragazzo fosse giunto,Hinato avrebbe parlato,spiegando l’incarico:

« Non guardare questi Rotoli: non è ancora arrivato il momento di aprirli. Adesso ci occuperemo,o meglio ti occuperai,di dimostrarmi che sei veramente un abile controllore del Chakra. Avrai già fatto in passato qualche esercitazione,quale camminare sul tronco di un albero in salita ed in discesa. Ecco,dovrai fare la stessa cosa adesso,ma camminando lungo questo ruscello,dalla sua parte più lunga ovviamente; saranno circa quindici metri. Un’ultima richiesta: l’andata la farai camminando normalmente; al ritorno,invece,procederai tenendo il corpo sollevato perpendicolarmente al terreno,reggendoti sulle mani come se dovessi compiere una verticale. Quando vuoi,puoi cominciare. »




« Wow,ottimo lavoro! Allora eri davvero così bravo come dicevi. A questo punto penso di non avere più test cui doverti sottoporre: cominciamo con la vera e propria arte che distingue i Medici dagli altri ninja. Finalmente è arrivato il momento di aprire questi Rotoli,ma prima che tu lo faccia,ti conviene seguire la spiegazione passo passo. Cercherò di essere il più chiaro possibile,ma se hai domande da farmi non esitare,ok? Bene,iniziamo. »


Con un sol colpo,Hinato srotolò la pergamena,dalla quale –con una nuvoletta di fumo- uscì un pesce apparentemente privo di sensi. Disteso su un fianco,boccheggiava faticosamente a causa di un lungo e profondo taglio che recava sul lato sinistro del suo corpo. Questa scena gli ricordò quando dovette curare uno dei due gattini appositamente feriti da Shikamaru: continuavano a miagolare ed erano assai impauriti,a causa dell’assalto subito all’improvviso. Per uno come lui,che adorava gli animali e,di conseguenza,odiava vederli soffrire,la paura di sbagliare poteva risultare fatale; ed invece era stata proprio la sua emotività,la sua sensibilità a permettergli di trovare la forza di farcela. Certo,un pesce non ispirava affetto e tenerezza come un cucciolo,ma era pur sempre una creatura della fauna e,come tale,non l’avrebbe lasciata perire,in caso di fallimento da parte del Sunese. Tornando al suo compito e lasciando da parte i pensieri,distese le braccia ed avvicinò entrambe le sue mani alla ferita del “paziente”,lasciandovi una manciata di millimetri di distacco.

« Allora,quale sia il tuo obiettivo penso che sia chiaro: curare il pesce. Stavolta,però,non dovrai farlo mediante gli attrezzi del Kit,bensì con il tuo stesso Chakra. Il tuo primo pensiero sarà: e come faccio a tirare fuori il tipo di Chakra Curativo? La risposta è semplice: vedi questi simboli disegnati sulla pergamena? Ecco,essi servono a stimolare la fuoriuscita ed il conseguente sviluppo della suddetta energia. Ciò che dovrai fare è distendere le braccia,cercando di tenerle il più possibile rilassate,e piazzare le mani aperte a pochi millimetri dall’obiettivo; quindi,fai fluire il Chakra,accumulandolo nella parte desiderata e pensando intensamente a risanare la ferita. E’ importante che cerchi di mantenere un flusso costante,donde evitare di far soffrire il paziente. »


Immediatamente radunò il Chakra attorno alle sue mani,e,in un singolo istante,esso si tinse di un verde intenso: colore caratteristico del Jutsu delle Mani Curative. Ci vollero circa una dozzina di secondi perchè il taglio si richiudesse completamente ed il pesce ricominciasse a sbattere convulsamente,fino a tuffarsi nell’acqua sottostante per ricominciare a nuotare in libertà. Normalmente ci avrebbe messo molto meno,tuttavia voleva esibire lentamente la procedura,affinchè venisse compresa e riprodotta alla perfezione. Lo Hyuga sorrise ad Hiroshi e sostituì la pergamena aperta con il Rotolo ancora intatto: un altro pesce bisognoso lo aspettava là dentro.

« Forza,tocca a te. So benissimo quanto sia difficile,per cui impiegaci tutto il tempo che vuoi. Mi raccomando: mantieniti concentrato e,quando il Chakra inizierà a diventare di colore verde,calibra l’energia a seconda di quanta pensi che ce ne voglia. »


CITAZIONE
Tecnica delle Mani Curative (Chiyute no Jutsu - Healing Hands Technique)
image
Tipo: Ninjutsu Medica
Villaggio: N/A
Convogliando il Chakra nella mano si crea un'aura di energia capace di curare le ferite. Il consumo di Chakra dipende dalla gravità della ferita e l'abilità del ninja medico, ma se il danno è elevato, come un organo interno disintegrato, la Tecnica non ha alcuna utilità.
(Livello Genin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Medio - 2 turni per guarirsi / Ferita Media: Consumo Medio-Alto - 3 turni per guarirsi / Ferita grave: Consumo Alto - 4 turni per guarirsi ]
(Livello Chunin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Medio - 1 turno per guarirsi / Ferita Media: Consumo Medio-Alto - 2 turni per guarirsi / Ferita grave: Consumo Alto - 3 turni per guarirsi / Ferita Critica: Consumo Elevato - 4 Turni per guarirsi ]
(Livello Jonin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Medio-Basso - 1 turno per guarirsi / Ferita Media: Consumo Medio - 2 turni per guarirsi / Ferita grave: Consumo Medio-Alto - 3 turni per guarirsi / Ferita Critica: Consumo Alto - 4 Turni per guarirsi ]
(Livello Sp Jonin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Basso - guarigione istantaneo / Ferita Media: Consumo Medio-Basso - 1 turno per guarirsi / Ferita grave: Consumo Medio - 2 turni per guarirsi / Ferita Critica: Consumo Medio-Alto - 3 Turni per guarirsi ]
[Richiede l'Abilità Conoscenze Mediche]
[Minimo Genin - Energia Verde]

 
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~Daniele
view post Posted on 12/5/2009, 21:54




» ~ Chiyute no Jutsu - Ishi Noyari Hou
Il corso procedeva a gonfie vele, la curiosità del giovane Sunese si ingigantiva ogni qualvolta apprendeva qualcosa di nuovo, oppure superava un test, destando sorpresa ed orgoglio al ninja straniero.
Dopo la prova teorica, che consisteva in un'analisi dettagliata circa gli strumenti medici contenuti nel kit medico, valigetta creata e appositamente pensata per interventi da campo, il sensei testò immediatamente le sue capacità nel curare le ferite, proprio utilizzando ciò che aveva appena qualificato.
Dopo una partenza un po' insicura, durante la quale il Genin si ritrovò attanagliato dalla paura, da timore, e dalle ombre del passato, egli si riscosse, riuscendo ad intervenire propriamente sul taglio, evitando l'intervento del maestro, che, nonostante qualche appunto, si dimostrò soddisfatto della prova.

« Se non sbaglio,ti avevo detto di utilizzare gli oggetti del Kit; per cui il lavandino e lo scotch,che hai utilizzato da fuori,non andrebbero bene,poiché durante qualche missione,non è detto tu abbia la possibilità di farvi ricorso. Al posto dell’acqua corrente,possiedi sapone liquido e salviette disinfettanti,fatte apposta per pulirsi le mani; al posto dello scotch hai il rocchetto cerotto che svolge la medesima funzione. Questi sono piccoli errori che non avresti dovuto commettere. Tuttavia,non posso far finta che tu non abbia eseguito una buona cura della ferita. Per questo..dichiaro che la tua prova è superata. Spero solo che in futuro non ti ricapitino momenti di indecisione come quello di prima: potrebbero essere fatali. Ora occupati del materiale che hai utilizzato,riponendo al proprio posto ciò che è ancora utilizzabile e buttando via ciò che non lo è,poi seguimi nell’altra stanza. »

Un sorriso, una smorfia di sollievo per essere riuscito prese possesso del suo volto, mostrando chiaramente il suo stato d'animo.
Era riuscito dove aveva paura di fallire.
Aveva appena compiuto un grande passo avanti. Oltre alla prova, era uscito vittorioso da un'aspra lotta intestina, la sua determinazione aveva sconfitto la paura, convergendola in energia positiva.
Sentiva una strana energia attraversava le sue membra, scorrendo nelle vene, e fornendo tutto il corpo di una innaturale euforia e adrenalina.
Ripose il tutto nel kit, cercando di sistemare tutto come lo aveva trovato.
Dopodiché seguì il suo sensei, che si stava spostando nell'altra sala, portando con sé l'oggetto che lo contraddistingueva come medico.
Nell'altra sala, un lungo corrente divideva il locale per il lato lungo, in due metà.
Nel centro di questa corrente d'acqua, vi era una piattaforma grigia, sulla quale era issato una lastra in pietra, che ricordava vagamente un altare.
Sulla parete che si opponeva all'entrata si stagliava una imponente libreria divisa in tre sezioni.
Tomi grossi e pieni di informazioni mediche avanzate erano appoggiati su grosse traverse in legno.
Nella teca sulla sinistra, vi erano rotoli di diverse dimensioni, dalle più svariate ed ignote funzioni.
In quella a destra, invece, vi erano prodotti curativi, tutti diversi l'un dall'altro.
Hinato prese 2 rotoli da Richiamo, e, dopo aver raggiunto la pietra, li poggiò sulla lastra orizzontale.
Poi si rivolse al suo studente, per illustragli il prossimo compito da svolgere per poter continuare l'avventura.

« Non guardare questi Rotoli: non è ancora arrivato il momento di aprirli. Adesso ci occuperemo,o meglio ti occuperai,di dimostrarmi che sei veramente un abile controllore del Chakra. Avrai già fatto in passato qualche esercitazione,quale camminare sul tronco di un albero in salita ed in discesa. Ecco,dovrai fare la stessa cosa adesso,ma camminando lungo questo ruscello,dalla sua parte più lunga ovviamente; saranno circa quindici metri. Un’ultima richiesta: l’andata la farai camminando normalmente; al ritorno,invece,procederai tenendo il corpo sollevato perpendicolarmente al terreno,reggendoti sulle mani come se dovessi compiere una verticale. Quando vuoi,puoi cominciare. »

Un compito semplice, una sciocchezza per il Genin, che aveva già affinato alla perfezione questa tecnica in Accademia.
O per la sua predisposizione genetica, oppure per l'insistenza di Gami-san nel fargli ripetere l'esercizio, oramai per lui camminare sull'acqua o per terra era la medesima cosa.
Si mosse verso la parete destra, dove, alla base del muro, vi era una grossa grata, che permetteva il reflusso dell'acqua.
Una volta lì, concentrò spontaneamente il chakra nelle piante del piede, formando uno strato che gli avrebbe permesso di rimanere a galla.
Il tratto a piedi fu semplice e veloce da completare. Una volta percorso tutto il lato lungo del torrente, si voltò poggiando per una frazione di secondo la schiena sul muro, poi sbilanciò il corpo in avanti, trasferendo il chakra dai piedi alle mani, e, una volta stabilizzato il peso su entrambe le mani, e centrato il baricentro, si mosse sicuro, ritornando alla posizione iniziale.
Una volta arrivato al termine del percorso, si sbilanciò indietro, facendo si che il corpo riacquistasse la naturale posizione, sostenuto fortemente dagli arti inferiori.
Si voltò, cercando lo sguardo del maestro che era ancora vicino a quella strana pietra, intento, probabilmente, a riflettere sulle parole da spendere per valutare la prova.

« Wow,ottimo lavoro! Allora eri davvero così bravo come dicevi. A questo punto penso di non avere più test cui doverti sottoporre: cominciamo con la vera e propria arte che distingue i Medici dagli altri ninja. Finalmente è arrivato il momento di aprire questi Rotoli,ma prima che tu lo faccia,ti conviene seguire la spiegazione passo passo. Cercherò di essere il più chiaro possibile,ma se hai domande da farmi non esitare,ok? Bene,iniziamo. »

Il giovane raggiunse il suo maestro, per seguire meticolosamente la spiegazione, l'illustrazione della nuova prova. Questa volta, a differenza delle altre, non provava soddisfazione, o comunque orgoglio, per essere riuscito.
L'abilità di camminare sull'acqua è un prerequisito fondamentale in un ninja. E' la manipolazione più banale, la più rozza, assieme a quella del chakra adesivo, per le pareti verticali.
Un ninja che non sa utilizzare questa tecnica fondamentale è debole, ridicolo, perchè impossibilitato anche ad apprendere tecniche avanzate, basate sulla manipolazione e sul controllo.
Una volta giunto alla destra del suo insegnante, si fece attento, cercando di assorbire tutte le future parole del docente, sperando, in questo modo, di rendere il prossimo esercizio meno difficile.
Con un colpo secco, ma fluido, Hinato srotolò uno di quei due rotoli per tutta la lunghezza poggiandolo sul tavolo. In una nuvola di fumo, un pesce ancora vivo sbatteva la coda spasmodicamente, cercando acqua, il suo habitat di vita.
Aveva un lungo taglio su un lato del corpo.
Strani simboli erano sparsi sul rotolo, e tutti seguivano una complicata e fitta geometria concentrica. Tutti vertevano sul povero animale ferito.

« Allora,quale sia il tuo obiettivo penso che sia chiaro: curare il pesce. Stavolta,però,non dovrai farlo mediante gli attrezzi del Kit,bensì con il tuo stesso Chakra. Il tuo primo pensiero sarà: e come faccio a tirare fuori il tipo di Chakra Curativo? La risposta è semplice: vedi questi simboli disegnati sulla pergamena? Ecco,essi servono a stimolare la fuoriuscita ed il conseguente sviluppo della suddetta energia. Ciò che dovrai fare è distendere le braccia,cercando di tenerle il più possibile rilassate,e piazzare le mani aperte a pochi millimetri dall’obiettivo; quindi,fai fluire il Chakra,accumulandolo nella parte desiderata e pensando intensamente a risanare la ferita. E’ importante che cerchi di mantenere un flusso costante,donde evitare di far soffrire il paziente. »

Dopo il breve preambolo teorico, subito egli gli dimostrò cosa doveva fare: distese le mani sulla ferita ancora sanguinante. Subito apparve intorno alle falangi, una viva energia verde, che gettava luce sul corpo del povero pesce.
In quei secondi, Hiroshi cercò di vedere cosa stesse succedendo al taglio: le cellule sembravano sovra-stimolate, tanto che, in una dozzina di secondi, dopo che le piastrine avevano fatto coagulare perfettamente il sangue, nuove cellule si sostituirono prepotentemente a quelle morte, ricongiungendo i due lembi di pelle, come se niente fosse.
Il pesce, avendo ripreso le forse, con un poderoso colpo di coda, si rigettò nella corrente, traendo quindi un respiro di sollievo.
Ora era il turno del giovane medico.

« Forza,tocca a te. So benissimo quanto sia difficile,per cui impiegaci tutto il tempo che vuoi. Mi raccomando: mantieniti concentrato e,quando il Chakra inizierà a diventare di colore verde,calibra l’energia a seconda di quanta pensi che ce ne voglia. »

Prese il rotolo, sciolse il laccio che lo bloccava, e lo fece rotolare sulla fredda pietra, rivelando gli stessi simboli, con al centro, un altro pesce, di diversa razza, ma ugualmente ferito.
Il puzzo gli fece storcere il naso, ma cercò di ignorarlo.
Distese le mani sulla ferita, la sinistra sulla destra, formando una grossolana "X", e convogliò il chakra.
Sentì, come per l'esercizio, una discreta quantità di energia convogliarsi nelle dita e nelle mani, per poi essere drenata fuori, per effetto di quei simboli.
Al primo impatto, il genin si sentì svuotato, ma resistette all'impulso di recidere quel flusso.
Vide una quantità discreta di chakra azzurrino intorno alle sue mani.
Ora veniva il difficile: chiuse gli occhi, cercando di idealizzare come l'organismo, dopo le procedure "standard" di cure, praticate poco tempo prima dal giovane, avrebbe sanato da solo il taglio.
Pensò che come prima cosa, le piastrine avrebbero dovuto far cessare definitivamente il sanguinare; dopo aver formato la fastidiosa, ma utilissima crosticina giallognola, immaginò che nuove cellule avrebbero dovuto sostituire le morte.
Goccioline di freddo sudore scivolavano lungo le guance del giovane ninja, scivolando anche sulle strisce rossastre-marroni disegnate sul suo volto, tipica usanza dei marionettisti.
Aprì gli occhi. Vide il chakra tingersi lentamente di verde, ma sembrava instabile, tanto che, in pochi secondi, si disperse.
Il pesce era ancora ferito, e sembrava starsi abbandonando alle braccia della morte, dato che il suo corpo non si muoveva quasi più.
Il Genin aveva il fiatone, ma non poteva permettere al pesce di morire, facendolo quindi bocciare.
Riprese fiato, e riprovò.

Chiyute no Jutsu

L'aura divenne immediatamente verdina, ma di una tonalità opaca, indice di morte. Cercò di convogliare più chakra nelle mani, esponendolo ai simboli che l'avrebbero catturato.
L'effetto di questo supplemento di energia fu che l'alone si stava lentamente intensificando, raggiungendo, a fatica, la tonalità e la lucentezza della tecnica del maestro.
Il petto di Hiroshi si gonfiava e sgonfiava velocemente, indice di stanchezza e spossatezza, ma egli continuava a mantenere il justu attivo.
Vide, con la coda dell'occhio, il pesce rianimarsi: la coda si muoveva lievemente, ma quanto bastava a fargli capire che no nera sopraggiunta la morte.
Interruppe la tecnica solo quando percepì che il danno era stato mondato efficientemente: la grigiastra pelle era tutta unita, senza interruzioni o cicatrici di vario genere.
Con un dolce movimento, il ninja spinse l'anima nel torrente, per farlo respirare, poi poggiò entrambi i palmi sul tavolo, sorreggendosi su queste, e cercando di normalizzare il respiro.
La tecnica, almeno ai principianti, poteva risultare complessa e spossante.
Curare, aveva un prezzo, che, con l'esperienza, sarebbe sempre più diminuito, fino a scomparire.
Cercò approvazione nello sguardo del maestro.
Cercò soddisfazione, o comunque stima.
Sperava in un giudizio sufficiente e gratificante.
Il traguardo era sempre più vicino, il titolo da medico si faceva sempre più vicino, ma questa eccessiva vicinanza poteva anche risultare fittizia ed illusoria.
Il sensei avrebbe potuto stroncare tutto, cancellare il percorso, resettare il tutto tramite semplici parole.
Era il turno dello Hyuga..

CITAZIONE
Tecnica delle Mani Curative (Chiyute no Jutsu - Healing Hands Technique)
image
Tipo: Ninjutsu Medica
Villaggio: N/A
Convogliando il Chakra nella mano si crea un'aura di energia capace di curare le ferite. Il consumo di Chakra dipende dalla gravità della ferita e l'abilità del ninja medico, ma se il danno è elevato, come un organo interno disintegrato, la Tecnica non ha alcuna utilità.
(Livello Genin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Medio - 2 turni per guarirsi / Ferita Media: Consumo Medio-Alto - 3 turni per guarirsi / Ferita grave: Consumo Alto - 4 turni per guarirsi ]
(Livello Chunin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Medio - 1 turno per guarirsi / Ferita Media: Consumo Medio-Alto - 2 turni per guarirsi / Ferita grave: Consumo Alto - 3 turni per guarirsi / Ferita Critica: Consumo Elevato - 4 Turni per guarirsi ]
(Livello Jonin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Medio-Basso - 1 turno per guarirsi / Ferita Media: Consumo Medio - 2 turni per guarirsi / Ferita grave: Consumo Medio-Alto - 3 turni per guarirsi / Ferita Critica: Consumo Alto - 4 Turni per guarirsi ]
(Livello Sp Jonin / Consumo: Variabile)
[ Ferita Leggera: Consumo Basso - guarigione istantaneo / Ferita Media: Consumo Medio-Basso - 1 turno per guarirsi / Ferita grave: Consumo Medio - 2 turni per guarirsi / Ferita Critica: Consumo Medio-Alto - 3 Turni per guarirsi ]
[Richiede l'Abilità Conoscenze Mediche]
[Minimo Genin - Energia Verde]

CITAZIONE
Slot Azione: 1°:// 2°: //
Slot Tecnica: 1°:Tecnica delle Mani Curative (Chiyute no Jutsu - Healing Hands Technique) 2°: //
Consumi: {-20--> Costo Tecnica}
{-5 Chakra Adesivo}
{-5 Chakra Adesivo}

Recuperi: //
Chakra: 170/200 Energia Verde

Stato Fisico: Ottime
Stato Psicologico: Concentrato, Leggermente Provato
Equipaggiamento:

# 4 Kunai (Avvelenati)
# 3 Shuriken(Avvelenati)
# 1 x Blowgun
# Fukibari x 20 unità (Avvelenati)
# Cartabomba x 2
# Katana x 1 (Avvelenata)
# Fumogeni x 1
# Flash x2
# Wazikashi x1 (Avvelenata)
#Tonico Rosa x1
#Tonico Arancio x2
#Tonico Azzurro x1
#Pillole Antidoto Scorpio Velenis Type I 10/10
#Kit Medico x1

Armi utilizzate: //

 
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» • G i a c o ~
view post Posted on 9/6/2009, 23:03




CITAZIONE
Narrato
* Pensato *
« Parlato »

CITAZIONE
Era palese che l’Arte Medica fosse la sua più grande passione. Lo era sempre stato,sin da quando era bambino: veniva continuamente umiliato e picchiato dai membri maggiori della sua famiglia,pertanto era stato costretto ad apprendere almeno le basi del primo soccorso. Era infatti partito dalla più semplice delle manovre,ovvero il disinfettare una ferita tramite cotone ed alcool per poi fasciarla,dopodichè aveva imparato a massaggiare le parti del corpo in cui si formavano ematomi,a causa colpi subiti piuttosto pesantemente; il minimo indispensabile per cercare di alleviare il dolore e smettere di piangere. Non poteva contare sull’aiuto di nessuno,neppure di sua madre,di una domestica o di un amico; se l’era cavata da solo,in ogni circostanza,dedicando tutta la sua attenzione ai grandi tomi di Medicina,noleggiati di nascosto in biblioteca. La sua vita,purtroppo,era totalmente basata su questi atti clandestini: non poteva ribellarsi a suo padre,ma neppure obbedirgli come se fosse il suo schiavo,poiché gli impediva di fare qualsiasi cosa; fosse stato per lui,non l’avrebbe neanche iscritto in Accademia,tanto lo considerava una nullità ed un disonore per tutti gli Hyuga. Non c’era da stupirsi,dunque,se la personalità del ragazzo si era rivelata fortemente introversa ed altruista,contrariamente a qualsiasi altro membro del Clan,e se le sue attitudini si sviluppavano maggiormente in una strada opposta al combattimento. Mettere le persone K.O.,ferirle,ucciderle; non era questo ad interessargli. Curare gli altri,aiutarli a sorridere e a stare bene; era questo che voleva,che veramente sentiva dentro,ciò che poteva diventare una ragione di vita. Dopotutto,si trattava di svolgere le opere di bene che lui stesso avrebbe voluto ricevere,e di cui –invece- era totalmente privo. Più cresceva,e più questo fardello aumentava in volume ed in peso: non avrebbe mai conquistato la fiducia nella sua famiglia,era destinato all’eterna solitudine. Era una ferita cicatrizzata,che puntualmente si riapriva e faceva male,ogni volta più della precedente; un ciclo continuo del quale non si sarebbe mai liberato e che l’avrebbe sempre fatto soffrire. Nonostante tali condizioni psicologiche,andava avanti,animato da una forza di volontà che non si era neppure immaginato di possedere: si allenava alla lotta,sviluppando e rafforzando le peculiarità del Byakugan,e,contemporaneamente,prestava servizio presso l’Ospedale di Konoha,esercitando le proprie abilità mediche. Insegnarle a qualcun altro,per lui,era un’ottima occasione non solo per diffondere l’utilizzo delle Arti Mediche nelle missioni,così da diminuire le morti dei ninja,ma soprattutto per aiutare qualcuno a realizzare il suo stesso sogno. Hiroshi era totalmente diverso dallo Hyuga,tuttavia i due avevano molti punti in comune,specialmente per quanto concerneva gli interessi e le opinioni su determinati fatti. Gli piaceva vedere come reagiva alle varie prove,quando subiva dei cambiamenti emozionali improvvisi e perdeva la sua sicurezza,quando non si arrendeva e riconquistava tutta la sua energia. Ci rivedeva un po’ se stesso,il suo ego titubante ed incerto che usciva fuori prima di affrontare una difficoltà e poi lasciava posto alla determinazione,la quale gli permetteva di ottenere il successo sperato. Si ricordava benissimo la sua prima volta alla prese con le Mani Curative e questa situazione non era granchè diversa,se non per il fatto che,da diretto esaminando,il suo ruolo era cambiato a quello di esaminatore. Vedere il tutto da fuori gli faceva un effetto alquanto strano: aveva voglia di aiutare il Genin e di dargli qualche consiglio per curare l’animale,tuttavia sapeva di dover stare fermo e buono,ad osservare e giudicare criticamente l’intera prestazione dell’apprendista. Provava ansia,provava tensione,non era cosciente di cosa il corpo avrebbe voluto fare se non fosse stato tenuto a bada dalla ragione. Avrebbe voluto camminare lì intorno e canticchiare qualche motivetto per sciogliere tale stato d’animo,ma non voleva mettere l’allievo in soggezione,giacchè la prova cui lo aveva attualmente sottoposto era particolarmente delicata. Il Sunese si stava impegnando molto,lo si vedeva dall’intensità che metteva nelle proprie azioni; presto,probabilmente,sarebbe stato in grado di emanare il Chakra Medico per risanare il brutto taglio del pesce,superando così l’ennesimo test,che tuttavia non sarebbe stato l’ultimo: benché questa prova fosse decisamente difficile,una di livello ancora superiore necessitava di essere vinta. Ma di questo gliene avrebbe parlato dopo,sempre che fosse riuscito a soddisfare la precedente richiesta. C’era qualche esitazione,c’era qualche problema con il controllo del chakra e c’era una grande tensione a dominare l’anima dell’allievo; erano cose negative,che lo allontanavano dalla meta,ma erano necessarie: sbagliando si impara,in quanto si prende coscienza dei propri errori e si cerca di superarli nel miglior modo possibile. Così stava succedendo,infatti: il giovane Genin riusciva presto ad adattarsi alle circostanze,mostrando grande elasticità mentale. Era un buon elemento,senza dubbio. Piano piano,il paziente cominciò a rianimarsi,emettendo dapprima piccoli e deboli fremiti,che poi si evolsero in un dibattersi continuo fino a quando non venne dolcemente accompagnato in acqua. Era stanco,sfinito sia fisicamente che psicologicamente; meritava un po’ di riposo prima di iniziare la manche finale,anche perchè -in quelle condizioni- sarebbe stata dura concentrarsi e trovare le forze necessarie. Hinato sorrise nell’attesa in cui Hiroshi tentava di riprendere fiato,dopodichè parlò,comunicandogli quello che era un esito assolutamente positivo.

« Complimenti,ce l’hai fatta. Adesso puoi goderti un’oretta e mezzo di libertà; gestiscitela come meglio credi. Ti consiglio,però,di recuperare un po’ di energie e magari di rilassarti. Essendo stato al tuo posto non molto tempo fa,so benissimo come ci si sente dopo aver sviluppato il Chakra Curativo: le persone non ci credono,eppure si accumula tanta fatica utilizzando le tecniche curative,specialmente se si è alle prime armi. Adesso vai,sono le una e un quarto; per le tre meno un quarto vedi di essere nuovamente qui: ti aspetta la prova finale,quella che ti dichiarerà definitivamente ninja medico. Ah,non aspettarmi per il momento,ho un paio di cosette da sbrigare. »

Rimase lì,impalato,con le braccia conserte davanti alla grande pietra. Ancora non riusciva a vedersi nei panni di un Sensei: non faceva per lui la personalità autoritaria e severa,era un’ottica troppo diversa dal suo solito modo di essere; diventare Hokage o anche direttore di un Ospedale o Capitano degli Anbu Medici,non era mai stata una sua ambizione: preferiva essere un comune ninja,un qualsiasi dipendente che svolgeva il suo dovere con somma meticolosità e che,magari,si distingueva dagli altri per qualche dote straordinaria. Sbuffò: solo lui poteva essere capace di farsi tali paranoie. Lentamente si incamminò verso l’uscita,stringendo nel suo braccio sinistro i due Rotoli,ormai privi del loro contenuto (pertanto inutilizzabili) e le due schede che gli erano state consegnate precedentemente; ripose tutto il resto in ordine,esattamente come lo aveva trovato,per poi chiudere la stanza e dirigersi nuovamente verso gli sportelli di ricevimento. Terminato il lavoro di questa mattinata,doveva preparare quello delle ore successive,il che richiedeva ulteriore attenzione,oltre ad una grande precisione: servivano due pazienti,entrambe persone in lista di attesa,che fossero disponibili a farsi curare da un medico novizio,in modo da testare definitivamente l’abilità di quest’ultimo. Non tutti,chiaramente,acconsentivano a tale richiesta,essendo molto più sicuro ricevere trattamenti da un professionista. Tuttavia,capitava spesso che qualcuno desiderasse essere ristabilito il prima possibile per motivi di lavoro,di famiglia ecc.; per questo era preferito un neo-medico,il quale,avendo una fila di pazienti decisamente minore rispetto agli altri,permetteva di risparmiare una notevole quantità di tempo. Il Chunin consegnò alla donna di turno il materiale,avanzando subito dopo la richiesta descritta. L’addetta non sembrò potergli dare subito una risposta,in quanto necessitava la consultazione di diverse cartelline,contenenti i dati delle varie persone,in cui fosse indicata la volontà di sottoporsi all’intervento di un allievo,o meno. C’era ancora più di un’ora di tempo,perciò aveva anche la facoltà di andare a mangiare qualcosa e poi tornare; oppure poteva restare a disposizione dell’edificio,in caso si fossero verificate emergenze. In realtà,avrebbe preferito la seconda opzione,ma alla fine optò per la prima,convincendosi che prendere una boccata d’aria poteva essere una buona idea. Si era completamente sbagliato: il caldo torrido dominava su tutto,stroncando anche l’usuale frescolino nelle zone di ombra; era costretto a bere tantissima acqua,e a muoversi continuamente da una bottega all’altra,per non rischiare di sciogliersi ed alimentare l’immensa distesa di sabbia sottostante. Dopo una quantità di minuti che parve interminabile,concluse che tornare indietro fosse la cosa migliore: non solo sarebbe stato in una temperatura più mite,ma avrebbe anche scoperto se la sua richiesta era stata esaudita,oppure no. Recatosi sul posto,ottenne due nuove schede,riportanti ciascuna,l’immagine di un individuo diverso; venne provvisto anche di una chiave per aprire una stanza al primo piano dell’edificio. Tutto era pronto,mancava solo mezz’ora all’inizio dell’ultima fase dell’addestramento. In netto anticipo come sempre,lo Hyuga si presentò di fronte alle porte dell’Ospedale del villaggio,sedendosi sull’ultimo tratto della breve scalinata che lo precedeva. Guardava in basso,ai suoi piedi,colto da un’improvvisa preoccupazione: il Sunese veniva chiamato a mettere in pratica la sua abilità; se questa non avesse funzionato per niente,oppure non correttamente,la colpa sarebbe stata solo ed esclusivamente dell’insegnante. L’ultima prova,quindi,serviva anche a delineare se la didattica applicata dallo Hyuga era stata efficacemente compresa ed assorbita dall’allievo! Un forte senso di responsabilità lo opprimeva,inesorabilmente: non era abituato a prendere decisioni e a dare degli ordini,per questo continuava ad interrogarsi se la strada che aveva scelto di percorrere in questa circostanza,fosse stata quella giusta. Si morse il labbro: non si sarebbe mai perdonato il contrario.

CITAZIONE
Il post che avrai da fare potrebbe essere noioso,ma è fatto apposta per vedere come sei in grado di sviluppare la fantasia: devi semplicemente ruolare,descrivendo ciò che il tuo PG compie durante l’ora e mezza di libertà. Cadrai nella banalità? Oppure sarai in grado di rendere originale questo post?
P.S. Continua a postare bene così!

 
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11 replies since 10/11/2008, 21:59   301 views
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