- » Cure « -
Pluf…pluf…pluf… .
I remi si muovevano ritmicamente trapassando la calma superficie del fiume e la barca, dalla forma allungata ed un po’ ovale, procedeva spedita. L’aria era immobile: non si avvertiva un soffio di vento e ciò favoriva il formarsi della nebbia, che come un manto avvolgeva tutto, impedendo la vista di qualunque cosa fosse nei dintorni. Per coloro che vivevano in Kirigakure, la nebbia era una compagna di vita e la sua presenza rassicurava le persone, anche perché vi erano abituate. Il barcaiolo infatti sembrava tranquillo e la vista impedita non sembrava spaventarlo affatto, quasi conoscesse la strada a menadito dato che tante volte l’aveva solcata.
Il giovane dai capelli corvini era silenzioso: osservava il lento scorrere delle onde senza lasciar trapelare nemmeno una parola. Reed aveva imparato a conoscerlo combattendo contro di lui. Non sapeva molto né del suo passato né di quali in realtà fossero le sue ambizioni, ma ormai le loro strade si erano incrociate, segnando i loro destini per sempre. Con occhio clinico, il giovane Kaguya osservò come la ferita del ragazzo stesse peggiorando inevitabilmente. La sua diagnosi era precisa: in battaglia aveva già vissuto esperienze simili e sapeva il come, il quando ed il cosa di ogni ferita.
Dovrò portarlo in ospedale appena attraccati.
Fu con questo pensiero che si mise comodo e rimase ad osservare il lento, ritmico e parabolico movimento dei remi.
I pensieri che gli turbinavano in testa erano sconvolgenti: immagini di morte, azioni di battaglia, volti di nemici, azioni al rallentatore, strategie di combattimento vorticavano nella sua testa come un tornado ed il giovane Reed si trovava al suo centro, estraendo da quel turbinio dei luccicanti pensieri ed incastonandoli nella nuda terra a formare un mosaico, il cui motivo sembrava essere un’istantanea della sua attuale vita.
E riflettendo sul quella figura alquanto emblematica e problematica, il giovane Kaguya iniziò a capire che v’era bisogno di una svolta. Egli aveva necessariamente bisogno di cambiare aria, di dare un nuovo scopo alla sua esistenza, di trovare all’interno di se stesso una nuova forza a cui attingere per andare avanti, per raggiungere i suoi obiettivi, per coronare i suoi sogni.
Un lieve, flebile sorriso si distinse sul volto del Kaguya…
...Sogni...
Pensò addolcito da miriadi di ricordi. Sì, erano stati i sogni a muoverlo da bambino: il sogno di diventare un grande ninja, di tenere alto il nome del Clan, di essere come il suo mentore Shiltar. Eppure qualcosa l’aveva frenato, qualcosa l’aveva reso diverso, qualcosa lo aveva arpionato, bloccandolo ed impedendogli di avanzare, di maturare, di continuare per la sua strada.
Non si poteva di certo negare che aveva vissuto in quell’anno di allenamenti, avventure e tornei, ma bisogna evidenziare che quella maturazione era soltanto tecnica. Si era raffinato, era diventato un’arma di distruzione. Ma gli mancava quella fiamma, quello spirito necessario a catapultarlo tra i grandi…lo spirito del guerriero che tempo addietro lo infiammava e che ora si era affievolito.
Il suo sguardo si posò nuovamente sul giovane foglioso. Era stato lui a portarlo a questa conclusione. Durante lo scontro, Reed si era reso conto che qualche altra cosa lo animava e che premeva contro il suo petto, ruggendo come una bestia e chiedendo di uscire allo scoperto, violando i limiti terreni del suo corpo e donandogli un potere inimmaginabile. E quella bestia era lo stesso spirito guerriero che lo aveva spinto ad iscriversi all’Accademia della Nebbia e a diventare ninja.
Dovrò partire in allenamento per riuscire a potenziare ed affinare il mio spirito. Anche se carne ed anima sono intimamente legate, esse vanno affinate una in modo diverso dall’altra. È tempo che mi dedichi alla cura dello spirito.
Un nuovo obiettivo, quindi, si piazzava davanti a lui, una nuova strada da intraprendere.
Tac.
Il rumore del legno del molo lo fece sobbalzare. Erano arrivati. Reed fece strada e scese per primo, ma si accorse che il suo giovane amico era in difficoltà.
CITAZIONE
«A quanto pare siamo arrivati ed appena ora mi sono reso conto che non so il tuo nome. Non siamo proprio dei grandi oratori a quanto pare, tanto meglio, odio parlare inutilmente. Bando alle ciance, sono Kisuke, Nara Kisuke abile genin della foglia, ora non vorrei metterti fretta ma a quanto pare ho una perdita qui sopra e dovrei bloccarla in qualche maniera. Ho bisogno di un ospedale, appena mi rimetto in sesto magari potremo continuare la conversazione, sai mantenere la pace fra i paesi è importante, o almeno è quello che ci dicono i piani alti. Bene è tempo di andare prima che muoia dissanguato.
»
Reed sorrise. Era vero...non era mai stato un grande oratore.
« Sono Reed Hyrigame Kaguya, Kirigakure no Genin e membro del Clan Kaguya, i Manipolatori delle Ossa, come avrai notato. »
Reed gli fece segno con la mano di seguirlo.
« L’Ospedale è da questa parte… »
[…]
Il dottore si era preso tutto il tempo per visitare il giovane foglioso. Aveva voluto fargli esami precisi, tirando vari litri di sangue dal giovane per capire se la ferita si fosse infettata, ma a quanto pare non vi erano stati problemi. La fasciatura momentanea aveva retto bene ed il medico, dopo aver nuovamente pulito e disinfettato la ferita, l'aveva fasciata con garze nuove e fresche. A Kisuke fu data una stanza per riprendersi dal prelievo. Era stato necessario affinché il globuli del suo sangue si rigenerassero. Donare il sangue era un buon modo per dare all'organismo l'opportunità di rinfrescare le sue schiere di trasportatori di ossigeno. In questo modo la circolazione migliorava e le condizioni fisiche si ristabilivano velocemente.
Reed sedeva con le braccia conserte al petto su uno sgabello poggiato alla parete di fronte al letto. Quando medici ed infermiere li lasciarono soli, il giovane kiriano si decise a spicciare qualche parola.
« Allora? Cosa ci facevi tutto solo per le paludi di Kirigakure? Non credo ti ci abbiano mandato in missione a giudicare dal modo in cui ti eri appaciato. »
Sorrise, allundendo al fatto che aveva trovato il giovane foglioso intento a schiacciare un pisolino...