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Shadow alkemist
view post Posted on 3/10/2008, 20:10




CITAZIONE
narrato
parlato
pensato

Chapter one: Walking in the chunin’s camp

Se n’era andato quasi subito dall’arena numero tre;aveva vinto e s’era dileguato. Sembrava quasi che,quella sottospecie di essere a metà fra un uomo e un ragno,seguisse idealmente i modi di fare di uno dei più grandi condottieri della storia del mondo occidentale: Giulio Cesare. Questi,anche se a dire il vero nel mondo in cui vivevano i ninja quasi nessuna notizia giungeva mai dall’altro emisfero della Terra,era stato,all’incirca duemila anni prima,un conquistatore della Roma Repubblicana,egli aveva riportato schiaccianti vittorie in ogni luogo in cui aveva combattuto,mettendo a ferro e fuoco intere nazioni;quello stesso una volta disse: veni,vidi,vici. Le suddette parole latine,lingua dell’antico popolo che aveva dato i natali ad un così illustre condottiero,significavano letteralmente: venni,vidi,vinsi;alias Cesare aveva brevemente spiegato quanto fosse unico per velocità e semplicità di azioni,tanto da imporsi dove e quando lo desiderava. Detta così però sembrava proprio il riepilogo dell’ultimo combattimento svolto dal Kinchou,il quale in pochissimo aveva riportato un glorioso successo,in questa nuova fase dell’esame chunin,senza spendere eccessiva fatica;ma soprattutto la rapidità era stata fondamentale,sia quella usata per battersi,sia quella per dileguarsi. Infatti non appena era stato proclamato ufficialmente vincitore era letteralmente fuggito via da quel luogo di battaglia,lasciando soli ed interdetti tutte quelle numerose persone che avevano svolto il ruolo degli spettatori: non gli interessava minimamente di irretirli con i suoi gesti,in fondo non gli era mai interessata troppo la gente che si dibatteva,scalpitava,crepitava,urlava senza porsi dei limiti,dopotutto gli umani dovrebbero conservare un minimo di dignità,anche nelle manifestazioni di “affetto”,rabbia o divertimento. Takashi è quel tipo d’uomo che tendeva a controllare i sentimenti,senza lasciarsi mai prendere eccessivamente da qualcosa,rabbia esclusa. O meglio: era così. Da un po’ di tempo a questa parte il diciassettenne aveva iniziato a cambiare,si scaldava facilmente se qualcosa gli dava fastidio,si era affezionato a delle persone,aveva creato legami importati ed era addirittura in grado di soffrirne qualora ve ne fosse il motivo. Il vecchio Takashi forse avrebbe etichettato questa sua nuova versione come un mollaccione,uno troppo buono,ma di certo non si sarebbe mai definito un debole: perché mai debole sarebbe stato. Però adesso,indipendentemente se fosse davvero più buono o meno,si sentiva ancora più forte,aveva ulteriori motivazioni per dare il meglio di sé in ogni momento:aveva un amico,anche rivale,con cui fronteggiarsi,ma soprattutto aveva una splendida ragazza da proteggere. E proprio da quest’ultima si stava dirigendo. Ella infatti era una kunoichi del suo stesso villaggio partecipante all’esame chunin ed in quel momento quasi sicuramente si stava battendo con onore in qualche altra arena di quell’immenso campo adibito allo svolgimento degli esami. Insomma per una donna aveva abbandonato un pubblico festoso,senza godersi nemmeno per qualche secondo il suo attimo di gloria… Sebbene fosse venuto lì proprio per quella:voleva difatti dimostrare a tutti di essere più forte di molti altri,anzi:il più forte. Lo faceva per se stesso,per affermarsi,per sconfiggere,non in una battaglia fisica,una volta di più il lurido padre Mushi;eppure adesso era pronto ad abbandonare in parte quei sogni per seguire Lei,la giovane Fuuma…
Coi pensieri a lei rivolti,egli correva nei boschi che si trovavano al limitare di ogni campo di battaglia,sfrecciando fra numerosi arbusti;talvolta capitava che qualche verde foglia si staccava,a causa del vento che s’era alzato stesso durante il breve incontro fra il Foglioso ed il genin dell’Otokagure,dalle fronde dei grossi alberi e gli finiva sulla faccia o peggio ancora riusciva,con una “fortuna” incredibile,a centrarlo in uno dei tre occhi. Ed in quei momenti il ragazzo dalle sei braccia si esibiva,dando grande prova di “educazione”,in plateali bestemmie ed imprecazioni che uscivano sincere dalle sue labbra rosa leggermente carnose,fortunatamente non c’erano bambinetti o vecchietti ad ascoltarlo.
Il sole era finalmente uscito fiero all’orizzonte,tornando così ad illuminare le erbose pianure e colline su cui erano stati creati i campi di combattimento per gli esaminandi;la venuta del sole attrasse l’attenzione del Kinchou,che man mano rallentò la sua andatura per poter osservare in tranquillità il cielo quasi completamente azzurro,le bianche nuvole ormai andavano sempre più diradandosi nella direzione opposta al cammino del giovane. Da anni ormai gli piaceva guardare in alto,forse perché di solito adorava lanciarsi,di albero in albero,dalle cime degli arbusti più alti,utilizzando come mezzo di trasporto le sue speciali tele argentee:muoversi lassù lo aveva sempre fatto sentire tranquillo,libero,lontano dai problemi che lo aspettavano sulla terra,quasi tutti tra l’altro derivanti dall’odiato padre;adesso mirare quei colori pacifici non gli serviva a nulla,dato che aveva raggiunto da tempo un po’ di pace interna,ma rappresentavano un vecchio vizio che stentava a togliersi. Fu proprio quando si fermò del tutto che riprese a ragionare sul tragitto da percorrere… Con sgomento gli occhi si spalancarono ed alta voce imprecò
Cazzo!
Si era infatti accorto che non sapeva in realtà a quale delle numerose arene fosse stata assegnata Sasame,si era avventurato nel bosco senza seguire una direzione,senza nemmeno una meta fisica ben precisa. Si era stupidamente basato sulla sua fretta e sulla voglia di rivederla,di salutarla e di riaverla stretta fra le sue plurime braccia. La “notizia” auto appresa lo innervosì parecchio,difatti il suo viso e la sua espressione si indurirono,i muscoli si contrassero,assumendo così la sua solita aria scorbutica ed indifferente ai piaceri della vita.
Correre a casaccio adesso gli pareva alquanto inutile,nonché insulso,doveva decidersi a prendere una direzione,solo che non possedeva alcun elemento al fine di assumere una ponderata decisione…
Attendere lì senza far nulla neanche poteva servire allo scopo finale,ossia quello di raggiungere l’amata,quindi decise di proseguire almeno fino al limitare di quella piccola zona boschiva in cui si ritrovava adesso;una volta fuori probabilmente avrebbe incontrato qualche passante a cui avrebbe chiesto,con maniere un po’ rudi ma non del tutto sgarbate,informazioni al riguardo…
Con tal proposito in mente si inoltrò ulteriormente all’interno della boscaglia con umore rabbuiato,muovendo lentamente i propri passi,quasi come se oramai ogni movimento gli pesasse per il nervosismo di fondo che lo smuoveva in quel momento…
Alcuni minuti dopo si può dire che raggiunse nuovamente uno stato di tranquillità,anche se sarebbe stato più giusto dire che nuovamente l’apatia e l’indifferenza verso gli eventi esterni lo permearono per l’ennesima volta;a vederlo così,come tra l’altro si mostrava in generale alla gente,mai si sarebbe potuto dire che fosse capace di slanci d’affetto,seppur in rari casi. Proseguì quindi a braccia conserte e con le palpebre degli occhi appena socchiuse,al fine di poter ugualmente vedere,sebbene avesse potuto captare senza alcun problema i suoni grazie all’udito o percepire nuovi odori grazie al suo olfatto sopraffino,in lontananza se,per puro caso,si fosse trovato a passare di lì qualche essere umano. Fu proprio grazie alle sue narici che avvertì nell’aria un nuovo odore… Un odore sconosciuto,ma che poteva appartenere solamente ad un essere umano di sesso maschio,di giovane età:qualcuno era nelle vicinanze e probabilmente,dalla direzione del vento che trasportava tale fragranza,stava venendo nella sua direzione…


Edited by Shadow alkemist - 3/10/2008, 21:29
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 7/10/2008, 14:02





..:: ۞ Suddenly ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~ Una noia mortale, terribile, attanagliante, patetica.
L’esame Chuunin non era stato i grado di regalare il benché minimo slancio di adrenalina al giovane Uchiha. Anche il secondo incontro si era risolto facilmente, addirittura più del primo: in quest’ultimo, Akira aveva almeno dovuto dare sfoggio di alcune sue abilità, senza dover però mai ricorrere né allo sharingan né alla sua forza esplicitata al massimo delle possibilità. Il secondo match si era risolto con una vittoria a tavolino, deludente e avvilente, considerato che l’uchiha si era alzato senza alcuna voglia dal suo letto per recarsi all’arena, rimanendo poi allibito nel notare che il suo avversario non aveva nemmeno avuto il coraggio di presentarsi, forse intimorito dalla sorte toccata agli avversari siriani che avevano dovuto opporsi al Konohano nel precedente scontro.
L’avversario avrebbe dovuto essere un Uchiha, per altro mezzosangue a quanto Akira era venuto a sapere e la prospettiva di eliminarlo non dispiaceva affatto al ragazzo dai capelli blu, anzi aveva costituito l’unico motivo convincente per recarsi in quella popolosa arena.
Ma anche quella soddisfazione gli era stata sottratta dall’abbandono del nemico.
Quella che prima pareva rappresentare una provabilissima ipotesi ora aveva assunto tutti i caratteri della certezza assoluta nella mente dell’Uchiha: non avrebbe trovato alcun avversario in grado di spingerlo ai suoi limiti e fargli verificare i progressi compiuti durante i mesi di intensi allenamenti che avevano seguito il conseguimento della sua missione con Hinato e Kisuke.
Aveva raggiunto limiti praticamente inconcepibili per un Genin, addirittura per un Chuunin o forse anche per un ninja di rango superiore: la scoperta della tecnica lasciatagli in eredità dal padre, che ancora non aveva avuto l’occasione o forse il coraggio di sperimentare, i notevolissimi progressi nell’arte combattiva, nel controllo del chakra, nella elaborazione di senjutsu, erano tutti stati fattori che avevano contribuito a renderlo decisamente più potente, secondo la sua ottica, di qualunque avversario.
Dopo quell’avvenimento, nonostante rimanesse da disputare la finale del torneo che lo avrebbe consacrato Chuunin, si era totalmente disilluso sulla possibilità di trovare una sfida che lo provasse davvero e lo spingesse a dover ricorrere alla sua vera forza.

Tsk…Quando arrivai a Konoha dopo esser cresciuto a Kiri, credevo fermamente nel fatto che nel villaggio della Foglia mi sarei solo rammollito, non avrei trovato gente con un potenziale adeguato da tenermi testa. Adesso, che anche in una rassegna internazionale come l’esame chuunin ho avuto la prova di quanto sostenevo e anzi, ho capito che nemmeno nelle altre terre ninja esiste qualcuno in grado di fronteggiarmi…Ne sono certo.

~ Una rassegnazione assoluta e sconfortante, i suoi obiettivi si erano spinti troppo in là, obbligandolo ad allenarsi in maniera disumana per arrivare a notizie sul padre: ma ormai aveva perso ogni cognizione sulla sua reale forza. La limitata conoscenza di ogni essere umano, per molti, è derivata proprio dal confronto con termini di paragone che riescano a dare un parametro alla propria esperienza. Ma in assenza di tali termini di paragone, la conoscenza si limitava ad una poco probabile ipotesi che non tiene nemmeno in conto l’entità di un determinato fattore.
Già, forte, fortissimo…Ma quanto?
Akira si dirigeva, ora, verso la arena dove Sasame Hyuuga suo ex compagno nella prova a coppie e nella fase iniziale del torneo, stava combattendo con un avversario che nell’ambiente veniva definito temibile: un nativo di Oto, che si raccontava possedesse più braccia di un normale essere umano.
Nell’ultima prova, l’Uchiha aveva salvato lo Hyuuga da fine certa, frapponendosi con la sua lama tra quella del nemico e l’inerte collo del Foglioso. Sasame, quasi umiliato dal vedersi salvare la vita in quel modo dal freddo ragazzo dai capelli blu, lo aveva invitato ad andarlo a vedere nel corso del suo incontro. E Akira era proprio lì che si stava recando.
Il cammino vedeva passare il proprio itinerario attraverso un boschetto colorato di verde, poco fitto, arioso ma cosparso di una infinità di alberi e svariati componenti floreali.
Un paesaggio irritante agli occhi azzurri come il ghiaccio dell’Uchiha, complice il sole troppo pronunciato ed invasivo per i suoi gusti che irradiavo con la sua sovrabbondanza di energia il globo terrestre.
La camminata pacata e il passo flemmatico ed eternamente seccato di Akira scandiva il passare dei secondi. Tutto pareva dannatamente banale, tranquillo.
Ma il colpo di scena c’è sempre, ed è dietro l’angolo, in ogni storia degna di esser narrata.
Una presenza spirituale, un chakra diverso dai consueti. Penetrante raggiunse i sensibili organi sensoriali dell’Uchiha.

Ma a chi appartiene questo chakra? Sento che il suo possessore è lontano da me, ma riesco distintamente a percepirne la presenza spirituale nonostante la distanza…Tsk, e io che ho il riserbo di tenere al minimo le mie emanazioni spirituali…

~ Ci vollero pochi istanti perché la figura facesse apparizione sullo sfondo verde del sentiero. Quel chakra era il suo non v’erano dubbi. Akira alzò per un secondo il capo, per scorgere meglio i dettagli di quell’essere: aveva sei braccia e teneva aperti tre occhi. In un secondo l’espressione apatica dell’uchiha mutò in una di disgusto per l’aspetto deforme del ragazzo.

Che essere disgustoso…

~ Il capo di Akira tornò a fissare il vuoto, in basso, quasi ci fosse qualcosa di davvero interessante per terra: era un suo atteggiamento consueto e denotava il suo pressoché assente interesse per gli eventi e le cose che lo circondavano. Un pensiero però poi balenò nella sua mente, rapido, si insinuò nella sua testa.

Lui…è l’avversario di Sasame…Non c’è dubbio. Che ne sarà stato di lui? Non dirmi che ha già erso o è stato fatto fuori…

~ Le figure si incrociarono, si superarono. Nessun sobbalzo nel cuore dei due nonostante per entrambi probabilmente quello fosse un momento cruciale. Se uno dei due avesse fatto un passo falso, per esempio estraendo l’arma si sarebbe arrivati allo scontro immediato. Ma non era successo nulla di tutto ciò: i due si superarono senza nemmeno guardarsi, Akira continuò a tenere la testa bassa.
Ma sarebbe davvero finita così?







~ ..:: ۞ ::.. ~




 
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Shadow alkemist
view post Posted on 11/10/2008, 17:43




Chapter two: A shinobi on my way

Col passare dei secondi e l’avanzare dei metri,da parte di entrambi gli esseri umani,quello che in principio era solo un odore indistinto divenne figura percepibile anche alla vista del Kinchou. I suoi tre occhi,dapprima socchiusi,si aprirono del tutto spinti dalla curiosità,seppur lievemente disinteressata,di cogliere,man mano che si avvicinava,i particolari di quell’uomo;dopotutto gli sembrava strano che qualcuno stesse percorrendo quel cammino:le zone boschive di norma venivano evitate,nonostante potessero fungere da perfette scorciatoie. La cosa che rendeva “bizzarra” la situazione era rappresentata dalla via da cui proveniva lo sconosciuto che gli si avvicinava sempre più;egli infatti sembrava stesse venendo proprio dove si stava dirigendo Takashi,alias al limitare della piccola foresta. In pratica compiva,dato che quello continuava a marciare in linea retta,un percorso inverso al giovane dalle sei braccia,recandosi forse all’arena dove già da vari minuti era giunto al termine lo scontro che aveva visto come contendenti proprio il genin di Oto ed un rivale,ovviamente parigrado,della Foglia. Tuttavia,avanzando,non si pose domande al riguardo,in fondo era sempre stato un tipo disinteressato a ciò che gli accadeva attorno e non vedeva perché proprio adesso avrebbe dovuto curarsi del perché un passante qualunque avesse scelto un itinerario simile al proprio. Così annullò del tutto dalla sua mente,azione difficile ai più ma che a lui risultava piuttosto agevole,ogni pensiero od accenno di esso,sprofondando completamente,come era già accaduto pochi istanti prima,nell’apatia e nel disinteresse verso ogni luogo,cosa o persona. Questa sua particolarità,che adottava spessissimo in combattimento,lo rendeva quasi una macchia,togliendogli le normali qualità in uso da un umano normale; era cresciuto proprio seguendo questa linea di alienazione dal mondo,condizionato però dalle azioni e dal comportamento del padre;in fondo,per chi mai avesse conosciuto per davvero la sua storia,non sarebbe stato difficile ipotizzare che sarebbe cresciuto a quel modo: isolato dalle distrazioni e dagli affetti. Sì ora stava leggermente cambiando,ma di certo non ci si potevano aspettare grandi miglioramenti,sempre ammesso che legarsi ad altri fossero davvero punti di forza.
In ogni caso egli proseguiva sulla sua strada,solitario,per raggiungere la bella ragazza a cui si stava,stranamente,legando sempre più… Eppure,una volta che i metri fra i due ragazzi presenti nella boscaglia si ridussero di parecchio,non potè far a meno di gettare un’occhiata d’insieme al giovane che gli si parava d’avanti,per osservarlo e capire che tipo fosse. Gli apparve come un uomo freddo,forse persino alieno alla curiosità che di solito il Ragno suscitava alle persone a causa del suo aspetto,privo di interesse persino per ciò che magari si apprestava a fare;di lui lo colpirono soprattutto i capelli di un blu di una tonalità scura poco comune,tanto scuri da perdervisi con lo sguardo… Quasi come la capigliatura corvina del ragazzo dalle sembianze aracnoidi,tanto oscura da ricordare un buio eterno,simile al suo animo impenetrabile. Quel particolare,unito all’indifferenza che ostentava,gli fece pensare di aver trovato un suo simile,sebbene si potesse notare facilmente che i due erano diversi in ogni singola parte dei loro corpi. Gli occhi,di entrambi,non ebbero però occasione di incontrarsi,probabilmente per volontà di ambedue gli uomini che dimostravano a vicenda di possedere un forte senso di distaccamento,imperturbabilità,autocontrollo,orgoglio. Il Kinchou diresse il suo sguardo oltre quel tipo,perdendosi nel vuoto,mentre aveva potuto constatare un attimo primo che l’altro aveva infisso il proprio sul terreno;come si vedeva che non erano tipi comuni,probabilmente altri esseri umani,con usanze futili e di scarsa levatura,si sarebbero lasciati trasportare dalla curiosità insita in ogni umano,lanciandosi in inutili discorsi.
L’unica cosa di quello sconosciuto che attrasse in parte l’interesse del ragazzo dalle sei braccia,fu una costatazione che nasceva spontanea anche al solo guardare quel tipo: era uno shinobi. Possedeva infatti un fisico allenato,vesti adeguate ad un combattimento,contenitori per vari armi ed oggetti,una katana,ma soprattutto,nonostante il Kinchou si ritenesse ancora un principiante nell’arte di percepire l’affluire del chakra altrui,riuscì a percepire,una volta che i corpi dei due uomini si passarono accanto a distanza di pochi centimetri,un chakra sottile,ma penetrante e soprattutto ben controllato. Controllo che invece talvolta sfuggiva al Ragno,che non si poteva di certo definire un ninja di seconda classe:risulta quindi scontato che la possibile ampia potenza di quel ragazzino lo colpì,sempre ben considerando però i limiti dell’interesse che mai poteva provare il giovane dai tre occhi…
E così,continuando per i loro cammini,i due si separarono,proseguendo ognuno per la propria strada senza osservare l’altro o fermarvisi a parlare… Il Kinchou proseguì diritto davanti a sé,rimanendo sempre a pieno controllo delle sue facoltà mentali: si rese quindi conto,dopo aver percorso circa quattro metri ad un’andatura piuttosto lenta,che il suo primo obbiettivo non era raggiungere la Fuuma,bensì scoprire in primis da qualcuno dove essa si trovasse,di modo che poi potesse finalmente correre da lei,senza incorrere nuovamente nel rischio di percorrere chilometri,o metri,inutilmente. Gli serviva per l’appunto una persona che si trovasse oltre quel bosco,il destino,nonostante fosse scettico sulla sua esistenza,invece gli aveva messo sulla sua strada proprio un essere umano che veniva dal luogo in cui si stava recando… Ciò che doveva fare di lì a breve gli apparve improvvisamente chiaro: doveva rivolgersi a quel tipo,mandato lì,provvidenzialmente,per rispondere al quesito che destava da vari minuti il suo interesse.
Ostentando sempre tranquillità e disinteresse si voltò con tutta calma,potendo così impiantare giusto per un attimo i suoi tre occhi sulla schiena bianca,per via della giacca che indossava il ragazzo dai capelli blu,prima di chiamarlo a voce bassa…
Ehi,tu. Sai dove combatteva quest’oggi Sasame?
Pose così il suo quesito in modo poco garbato e molto diretto,ma dopotutto già era stato un grosso passo avanti il fatto che non si era rivolto a lui dimostrando sgarbataggine,aveva frenato giusto per quel minimo l’orgoglio così da poter chiedere quel piccolo “aiuto” ad una persona estranea…
Chissà se quello si sarebbe voltato,rispondendo a sua volta,l’unica cosa certa era che avrebbe senz’altro compreso che tale domanda poteva esser stata rivolta unicamente a lui,unico individuo,al di fuori di Takashi stesso,all’interno di quel boschetto.
Qualora gli avesse gli risposto,dopo pochi secondi,il Ragno avrebbe gettato lì una constatazione alquanto ovvia,spinta da un minimo di interesse che man mano lo stava prendendo…
Deduco tu sia uno shinobi…
Non sapeva neanche lui perché avesse formulato una frase del genere,ovvia più che mai,inutile come poche. Ma forse desiderava,in fondo al suo animo,apprendere più notizie su quel tizio che in pochi attimo aveva saputo colpirlo per le sue particolarità che trapelavano dal proprio corpo.
Come sarebbe girata la grande ruota del Fato…?

SPOILER (click to view)
scusa eventuali errori,ma sono già in ritardo. Scusa anche il post corto :pwn:
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 16/10/2008, 13:18





..:: ۞ Suddenly ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



~ Poteva dunque finire così? Certo che no. Il fato dispensatore di incomprensibili avvenimenti quasi vox media, difficili quasi impossibili da interpretare, ci aveva messo ancora lo zampino.
I due ragazzi erano decisamente simili: entrambi silenziosi, riservati, in quel passaggio uno di fianco all’altro avevano avuto reciproco rispetto, camminando oltre chi col capo chino e immerso nei logoranti pensieri che lo turbavano chi a testa alta voglioso di raggiungere la sua meta. Il loro modo di comportarsi era speculare in molti aspetti, ma c’era qualcosa di diverso tra loro, qualcosa che l’esperienza non può accomunare, per quanto simile essa sia: l’indole.
Akira, pur curioso di conoscere dettagli su quel ragazzo, non avrebbe mai domandato alcunché a causa del suo carattere silenzioso, apatico, che dimenticava i fretta le curiosità. E in realtà non voleva minimamente distrarsi, non voleva perdere tempo.
Il ragazzo di Oto invece non era fatto in quella maniera: riuscì a far proseguire il suo incontro con l’Uchiha ponendogli una domanda: entrambi sapevano che esso era solo un pretesto per instaurare uno scambio di battute, ma nessuno fece finta di accorgersene, infatti i due finsero di concentrarsi sui contenuti.
Il ragno aveva chiesto all’Uchiha dove stesse combattendo “Sasame”. Akira si fermò, ascoltando le parole del ragazzo. Rimase nella sua posizione, fermando lentamente il suo passo già cadenzato e flemmatico.
Riflettè sui contenuti, in un secondo la sua intelligenza gli suggerì alcune fondamentali deduzioni:

La sua forma di ragno…Potrebbe essere un membro del clan Kinchou…Clan di Oto…Dunque…Si riferisce forse a Sasame Fuuma, la kunoichi che ho addestrato nell’abilità del controllo degli origami. Probabilmente la conosce…Infatti, l’altro Sasame che mi viene in mente, è Konohano e avrebbe dovuto combattere proprio contro di lui, quindi difficilmente mi chiederebbe dove stia combattendo, poiché sebbene potrebbe essere in ritardo all’incontro ha usato un verbo, cioè “sta combattendo” che implica che lo scontro sia già iniziato.

~ Dopo questo rapido pensiero ebbe una idea più chiara sul da farsi, ma non avrebbe risposto chiaramente, nonostante sapesse esattamente dove fosse l’arena teatro dello scontro della ragazza.
Le labbra rosse si schiusero lentamente, poche parole, lente, annoiate, pronunziate con il suo tipico tono di voce altezzoso e profondo.

Intendi la mia allieva? Stai andando dalla parte opposta…

~ Sogghignò leggermente, poi continuò a camminare. Il ragno doveva dunque seguirlo, o almeno proseguire per la strada che l’Uchiha stava percorrendo. Per alcuni minuti proseguì col suo passo normale, dopodiché, sincerandosi della posizione dell’Otoso, gli avrebbe rivolto una domanda con tono superbo:

Sei tu dunque il mio avversario in finale…Spero per te che non sia come i miei precedenti avversati in quanto ad abilità…Se no la prossima sarà l’ultima arena che vedrai…

~ Si riferiva alla sorte che avevano patito i suoi precedenti nemici: uno morto, uno ritiratosi, l’altro non presentatosi. Chissà se la fama dell’uchiha aveva raggiunto anche le orecchie del ragazzo di Oto: ora però che Akira lo precedeva, questi poteva notare il simbolo del Clan Uchiha tessuto sulla sua giacca in stile Anbu.
I due si stavano dirigendo in posti diversi oppure nello stesso? E per motivazioni differenti o eguali? E soprattutto, quanto sarebbe durata quella pace che malcelava la volontà di scontrarsi?







~ ..:: ۞ ::.. ~




 
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Shadow alkemist
view post Posted on 29/12/2009, 15:46




Chapter three: My next opponent. You won’t kill me!

E così il Fato,che tempo addietro veniva considerato addirittura una divinità al di sopra di tutte le altre,ci aveva messo di nuovo lo zampino: Akira Uchiha e Takashi Kinchou stavano avendo il loro primo colloquio informale. Quanto ciò avrebbe condizionato il loro destino? Nell’immediato futuro tale evento probabilmente risultava irrilevante,in fondo i due si sarebbero scontrati comunque nella finale dell’esame chunin. Quindi,cosa avrebbe cambiato,ai fini dello svolgersi della battaglia,il conoscersi a livello personale? Nulla. Ma evidentemente era così che doveva andare.
Fatto sta che fu per “merito” del Kinchou se tale conversazione potè prendere un suo avvio,seppur molto pacato. Il diciassettenne,secondo il progetto elaborato qualche minuto prima,aveva frenato e piegato il proprio orgoglio,abbassandosi a chiedere informazioni allo shinobi sconosciuto riguardo il luogo in cui doveva star combattendo Sasame Fuuma in quel momento;così,una volta ottenute le giuste direttive,l’avrebbe raggiunta celermente,senza girovagare inutilmente per quel vastissimo territorio adibito allo svolgimento degli esami.
La domanda dell’abitante del villaggio del Suono fu semplice e diretta. Formulata quasi senza pensare che magari il giovane che aveva da poco incrociato potesse non conoscere chi fosse Sasame;eppure una sensazione,la stessa che gli aveva indicato palesemente l’appartenenza dello sconosciuto al mondo ninja,gli diceva di non farsi problemi nell’esprimersi,sarebbe stato compreso in ogni caso.
In effetti così fu. Il genin della Foglia rallentò man mano la sua andatura,già piuttosto pacata,sino a fermarsi del tutto,girando a stento la testa nel rispondere al quesito postagli. Un modo di fare sicuramente plateale il suo;al Kinchou ricordava proprio se stesso,sebbene con le dovute differenze.
Akira in ogni caso fece a sua volta una domanda,probabilmente retorica,al genin del Suono,chiedendogli se si riferisse alla sua allieva.
Allieva? Tale parola insospettì e colpì allo stesso tempo la mente del ragazzo,che mai si sarebbe aspettato una risposta del genere. Non aveva dubbi,era sicuro che l’Uchiha avesse compreso a chi si riferisse,ma allora perché aveva definito Sasame in quel modo? La Fuuma a quanto gli risultava,quantomeno dall’aspetto e dai modi di fare,era nata e cresciuta nell’Otokagure no Sato e mai c’erano state incertezze su questo. Ma poi,anche volendo arrivare a credere che ella provenisse davvero da Konoha,perché mai si sarebbe fatta addestrare da un semplice genin? Di norma i villaggi popolosi come la Foglia non avevano affatto la necessità di utilizzare gregari come sensei,possedevano infatti il numero necessario per affidare ogni classe ad uno shinobi almeno del grado chunin. Un turbinio di quesiti affollava il cervello del ragazzo dalle sei braccia,ogni settore del suo sistema nervoso andava esaminando le varie possibili implicazioni derivanti dalla frase pronunziata poc’anzi dal Foglioso:tante le ipotesi,nessuna tesi. Ahimè doveva tristemente ammettere di non avere prove di alcun tipo per poter anche lontanamente comprendere ciò che provocatoriamente,almeno così pareva dal ghigno che si dipinse sul suo volto,il ragazzo aveva voluto dirgli. La faccenda non era chiara per niente e la cosa non garbava neanche un po’ al diciassettenne! Non riusciva a capire come i due potessero conoscersi e perché mai quello potesse arrogarsi il diritto di definirsi un sensei. Tra l’altro cosa mai poteva averle insegnato? Il nervosismo iniziò a salire gradualmente,erano poche le volte in cui qualcuno riusciva a rendere così confuso lui,sempre attento calcolatore e stratega di buon livello. Sicuramente avrebbe dovuto chiedere spiegazioni alla ragazza,ma per adesso aveva interesse a riceverne altrettante del genin,che nel frattempo si stava incamminando senza fornirgli indicazione alcuna:era palese che volesse esser seguito e basta. Trappola o no Takashi aveva deciso che sarebbe andato fino in fondo a questa strana storia.
Dopo l’iniziale sbigottimento egli riprese il pieno controllo del suo corpo e delle facoltà mentali,iniziò così a seguire con passo pesante il ragazzino che aveva davanti.
Bè si sa,la pazienza non era una delle caratteristiche del Kinchou,che infatti subito non perse occasione per chiedere approfondimenti immediati sulla questione che lo “preoccupava”. Senza interrompere il cammino,puntò i suoi occhi in maniera accusatoria sulla schiena del giovane,completamente bianca tranne per un ventaglio rosso e bianco simboleggiante uno strumento utile ad attizzare il fuoco,e con voce fredda e distaccata disse:
Che cosa intendi dire con tua allieva? Spiegati meglio. Ho come la sensazione che tu abbia capito a chi io mi riferissi,eppure la qualifica che le hai affibbiato non riesco proprio a comprenderla
Forse le sue parole vennero pronunciate con un tono un tantino velenoso,era purtroppo parzialmente caduto nella provocazione del ragazzo di cui non conosceva né il nome né tantomeno il clan di appartenenza. Nemmeno il ventaglio presente sulla giacca gli ricordava niente,c’era però da ammettere che mai Takashi s’era interessato ad informarsi particolarmente sugli abitanti di villaggi esterni al proprio,grave carenza che però di solito riusciva ugualmente a coprire negli scontri.
Comunque egli non si fermò e proseguì sul nuovo percorso,tenendosi ad alcuni metri di distanza da quella persona così misteriosa;era quasi certo che non avrebbe ottenuto risposta. Forse il silenzio di Akira avrebbe irritato il giovane dai capelli corvini,ma questi non avrebbe perso la pazienza,almeno per il momento. Era deciso a compiere i suoi obbiettivi prima di pensare a se stesso e allo scontro che intimamente anelava avere con quell’oscura figura;risultava evidente che il giovane aveva attirato le sue attenzioni ancora una volta di più.
Dopo poco però il nuovo venuto si voltò verso di lui,svelando parzialmente la sua identità: egli era uno dei finalisti dell’esame chunin,il suo prossimo avversario ufficiale. Non si poteva negare che la conclusione potesse essere piuttosto ovvia,ma ciò contribuì a far crescere la voglia del mezzo-aracnide di battersi con lui. Questa voglia divenne intimamente piuttosto violenta.
Akira infatti aveva provocato pesantemente il Kinchou,quasi chiedendogli di essere almeno alla propria altezza altrimenti sarebbe stato ucciso durante il loro scontro.
Quell’essere altezzoso quanto se non più del giovane dalle sei braccia aveva appena affermato di esser stato in grado di umiliare tutti i suoi precedenti avversari: interessante. Takashi avrebbe potuto tranquillamente non credergli,eppure sapeva che quanto andava predicando quello fosse la verità,era uno shinobi fuori dall’ordinario,che trasudava potere da tutto il corpo,ben controllato,ma pronto ad esplodere. Peccato che l’Otese non sarebbe mai stato da meno. Anche lui aveva superato ogni prova con relativa semplicità,l’ultimo combattimento col conterraneo del suo avversario era finito nel giro di pochissimi minuti,due,tre o forse meno. Nessuno sconosciuto sarebbe riuscito a metterlo in ginocchio a sputare sangue sul terreno,né tantomeno sarebbe mai riuscito ad ammazzarlo! Anche il Ragno era un essere pieno di sé,il suo stesso orgoglio non gli permetteva di prevedere situazioni in cui potesse seriamente rischiare la vita,non era mai successo prima d’ora e forse non sarebbe accaduto nemmeno adesso.
Eppure la prospettiva dello scontro con quell’uomo lo attraeva terribilmente,quasi come il voler provare una sensazione sconosciuta,addentrarsi in una zona pericolosa. Ora riusciva finalmente a capire Pandora,la ragazza di cui le leggende occidentali tanto parlavano per aver liberato il Male chiuso all’interno di un vaso cui le era stato proibito aprire. In ogni caso la violenza del genin venne trattenuta forse da qualche divinità a lui sconosciuta perché egli non si avventò sul giovane che aveva innanzi,come ci si poteva aspettare. Aveva deciso: avrebbe atteso fino all’indomani per ripagare il ragazzo di tutte quelle provocazioni subite e dimostrargli quanto valeva. L’avrebbe dimostrato a lui e a tutti gli spettatori ancora una volta: Takashi Kinchou era l’avversario da temere!
La calma autoimposta però non gli impedì di rispondere a tono al ragazzo,esibendosi in primis in una risata sprezzante
Haha! Quanta boria in queste parole! Non conosco le tue gesta,ma se anche fossero all’altezza di ciò che dici,sappi che non stai parlando con l’ultimo venuto!
La sfida fra i due era stata lanciata. Sarebbe rimasta per davvero in sospeso fino al giorno successivo,o l’altro ragazzo sarebbe caduto a sua volta nella provocazione del giovane dai capelli corvini? Egli non lo credeva possibile,appariva troppo calmo e controllato per perdere il controllo per così poco;d’altronde se così non fosse stato il Kinchou non nascondeva a se stesso che sarebbe stato profondamente deluso dallo sconosciuto.
Nel frattempo riprese a camminare,avvicinandosi sempre più al rivale,gli si sarebbe affiancato. Era alquanto probabile che i due avrebbero condiviso ancora per un po’ lo stesso itinerario,Takashi doveva andare ad assistere all’incontro di Sasame e pareva proprio che l’Uchiha fosse l’unico al momento che potesse condurlo a destinazione.
Dopo aver affrettato il suo passo,e raggiunto l’essere dai capelli blu scuro,gli rivelò un ultimo particolare su di sé: il proprio nome.
Bè mio futuro sfidante,ti concederò il lusso di sapere in anticipo il mio nome: Takashi Kinchou. Piacere.
E lì si zittì il Ragno,che aveva concluso la propria presentazione. Il Foglioso non lo sapeva,ma Takashi non era il tipo che andava divulgando a tutti il proprio nome,solo a chi riteneva degno di saperlo. Chi considerava inferiore non aveva il diritto di conoscere la mano di chi l’avrebbe umiliato o ucciso. Chi invece meritava elogi per il modo di combattere e per la forza,avrebbe potuto apprendere il suo nome. Un discorso che a molti degli uomini comuni sarebbe forse potuto apparire sciocco,ma che assumeva molto significato invece per chi dava invece importanza all’orgoglio.
Akira Uchiha aveva appena ricevuto uno dei più grandi onori che avrebbe potuto ricevere di lì a poco da un coetaneo,eppure probabilmente non l’avrebbe mai capito. Chissà se a sua volta avrebbe concesso al mezzo ragno il lusso di rivelargli il suo di nome;interiormente il giovane dai plurimi arti bramava ricevere lo stesso trattamento che aveva riservato all’Uchiha...
 
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