Passaggio ad Energia Verde, Killua Zaoldyeck

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view post Posted on 6/9/2008, 13:49




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CITAZIONE
Narrato
« Parlato »
{ Pensato }
« Parlato Altrui »


Killua X Forza X Allenamento ♠
The sound of a kid soul that now how strong he has to become



► Il giovane Killua comprende l’importanza di essere forte. Il recente Esame Chunin fallito gli ha aperto gli occhi: necessita di allenarsi per diventare più forte. Per questo motivo decide di viaggiare nelle terre delle risaie per sottoporsi ad un allenamento speciale. In fondo lo scontro con l’amico Minashi e la missione intrapresa lo avevano già convinto che quella era la decisione da prendere.

Bodori X Proposta X Viaggio



† Era un giorno come tanti altri di quella calda e frizzante estate. L’Otogakure no Sato è un villaggio diverso dagli altri. È collocato in un paese dove le estati sono miti e gli inverni freddi, con piogge abbondanti ben oltre la norma. Infatti abbondano le risaie, tanto che il paese prende il nome proprio da questo caratteristico particolare. La finestra, quella mattina, era già aperta, ed una luce forte illuminava quella piccola stanza, che il nostro giovane ninja usava come base di appoggio nel frattempo che riuscisse a comprarsi una casa a sé. Era il suo desiderio. Appena fosse riuscito a mettere qualcosa da parte con le sue missioni, avrebbe acquistato una casa. Era importante averne una propria, perché così avrebbe potuto conservare tutte le sue armi e tenere i suoi tomi sulla medicina e sulle erbe, materie che aveva imparato ad apprezzare ultimamente, anche perché mostravano un mondo segreto, che aspettava di essere esplorato. Inoltre voleva diventare ninja medico ed aveva bisogno di un luogo in cui provare le sue tecniche. Una casa faceva proprio al caso suo. Tornando al discorso principale, Killua era sdraiato sul letto a pancia in su, le braccia piegato dietro la testa, che fissava il soffitto.

{ Guarda che ragnatela…ma questo cretino non pulisce mai sta stanza!Eppure lo pago…}



Inconvenienti dell’essere sull’astrico. Il vecchio oste della locanda era un tipo che badava poco alla qualità del servizio offerto, ma molto al guadagno personale: un vero e proprio avido taccagno. Lo avrebbe ucciso se non si fosse già nei guai con la polizia del villaggio per una rissa in una via. Aveva litigato con un uomo che pretendeva di prendere “con la forza” ciò che era esposto sulla bancarella di un anziano signore con un occhio bendato ed una gamba di legno. Il vecchio non sembrava in grado di difendersi ed al ragazzino era sembrato un tipo in gamba perché era un vecchio ninja ormai in pensione che viveva della sua passione: le erbe.
Il tipo che tentava di derubare il vecchio fu steso dal ragazzino dai capelli con un unico colpo alla base del collo. Fu una gioco per il piccolo mercenario, allenato da sempre alle arti nere. Il vecchio fu sensibilmente colpito ed evitò che il ragazzino finisse in manette per disturbo della quiete pubblica. Stesso quel giorno il vecchio – con una nuova luce negli occhi – si era deciso a ringraziare il ragazzino in cui vedeva qualcosa di straordinario. Segretamente in cuor suo, pensò che forse era il momento di abbandonare per un po’ la professione di erborista e dedicarsi all’allenamento di quella giovane recluta. Infondo lui era vissuto a lungo, imparando tecniche di ogni tipo e vedendo più battaglie di quante potesse raccontarne. Il ragazzino dai capelli bianchi era davanti a lui, il volto era impassibile e freddo così come era il suo quando era giovane. Gli posò una mano sulla spalla, inginocchiandosi per portarsi alla stessa altezza del giovane. Quando parlò la sua voce era leggermente incrinata dall’emozione. Era come se stesse prendendo su di sé un compito importante, qualcosa che considerava una missione di vita.

«Devo riconoscere che sei in gamba, giovane genin » disse puntando un dito contro la fascia metallica con il simbolo dell’otogakure che Killua teneva legata al braccio destro. « il mio nome è Bodori e sono un ex-ninja, ormai troppo vecchio per giocare a fare la guerra ed inseguire i propri sogni » concluse con una nota malinconica sulle ultime parole. Era estremamente calmo, ma si vedeva nei suoi occhi che stava per proporre al giovane qualcosa che non avrebbe potuto rifiutare. « Ascoltami. In te c’è grande potenziale. Voglio aiutarti a cacciarlo fuori, voglio insegnarti tutto ciò che so sull’arte ninja. » continuò con fare deciso, osservando qualche reazione negli occhi del piccolo, reazione che però non venne. « Non ti chiedo nulla in cambio. Dai a questo povero vecchio l’ultima soddisfazione della sua vita: un allievo » . Il giovane dai capelli bianchi rimase fermo ed immobile. Non credeva a ciò che aveva appena sentito. Nessuno aveva mai chiesto di diventare suo maestro. Tutti lo schivavano per via della sua natura nera, per il suo nome di morte, per la fama della sua famiglia. Ma lì era diverso. Nessuno conosceva le terre lontane da cui proveniva, quindi che problemi poteva avere a farsi allenare da un vecchio? Si prese un po’ di tempo per pensare. Infondo non era una decisione da niente e non poteva permettersi di perdere del tempo. Il vecchio forse intuì e rispose per lui « vieni da me quando vorrai. Il mio carro sarà sempre qui» . Poi il vecchio si risedette, e Killua si avviò per la strada del villaggio. Camminava lentamente, schivando i passanti con agilità innaturale. La sua mente era totalmente concentrata in se stessa e sulle parole da poco ascoltate.

{ Sono qui solo da un paio di mesi e credo ne debbano trascorrere molti altri, che mi costa se perdo un po’ di tempo? Può anche essere che impari qualcosa di nuovo e di molto utile }



Continuò a camminare con le mani nelle tasche finché non giunse alla sua stanza all’osteria, proprio lì dove eravamo partiti. Steso sul letto a fissare il soffitto, il giovane rifletteva sulle possibilità che aveva. Ricordava tutto ciò che aveva fatto finora e non poteva non sentirsi un po’ giù.

{ Già quando incontrai Minashi me ne resi conto infondo. Il vecchio ha solo sentito di esprimere ciò che anche io so di dover fare. Però…}



Ricordava ancora bene l’incontro con l’amico dell’Iwagakure. Era stato un qualcosa che lo aveva reso diverso e soprattutto gli aveva procurato un amico. Il giorno dell’incontro Killua si stava allenando quando uno strano tizio con un mantello rosso fece la sua apparizione. Sembrava in viaggio verso l’otogakure. Non era un ninja – non ancora almeno – e dal suo fisico celato dal vestiario non si poteva evincere che fosse uno studente proprio come lui. I due vennero allo scontro per un motivo banale: il passaggio. Il ragazzo dai capelli fu intenzionato a sbarrare il passo al sunese, così da evitare che raggiungesse il Villaggio. Dai due subito partirono colpi e contromosse che li portarono in perfetta parità. Quei momenti furono straordinari, perché gli diedero nuove emozioni che non aveva mai provato: la possibilità di perdere la vita, il sapore del sangue e del sudore sulla pelle, l’eccitazione per la vittoria, la concentrazione pura per la battaglia, il divertimento della strategia e soprattutto l’adrenalina che scorre nel sangue, facendolo ribollire, quando si incontra qualcuno abile quanto se stessi.

{ Posso fidarmi? Cosa ho da perdere…sì, non c’è dubbio devo migliorare e so di potermi allenare da solo, ma questo post è diverso da dove vengo io. Qui tutti sanno cosa fare…meglio che prenda un maestro, e forse quel vecchio può essermi d’aiuto. }



La decisione maturò in fretta, tanto che il giovane si recò da Bodori prima che il sole fosse calato del tutto. Saltò via dalla finestra agganciandosi al muro esterno e salendo di tetto in tetto. Il vecchio ninja era intento a chiudere la sua bancarella, mettendo a posto le erbe che con tanta cura aveva raccolto nella foresta e preparato in miscugli dai vari effetti. L’aria era ormai satura di umidità e gli ultimi raggi di sole erano lontani dietro le montagne. Il ragazzo apparve improvvisamente davanti a quell’uomo bendato ad un occhio che trasalì. « D’accordo, vecchio...puoi allenarmi. Ma spero per te che i miglioramenti ci saranno e non mi farai perdere tempo o sarà la tua testa a soffrirne dopo avertela staccata dal collo » disse con voce bassa e fredda, gli occhi spalancati in uno sguardo di morte. Il vecchio burbero ghignò « Dipende solo da te, ragazzo mio ».




1st Chapter: The Farm



† Erano partiti che l’alba era appena iniziata. Il disco dorato si celava ancora dietro le montagne, giocando a nascondino con le stelle, mentre la luna decideva che l’ora dei giochi notturni era finita ed aveva bisogno di riposo. Per questo calava dal lato opposto, diventando sempre più opaca e meno visibile man mano che il cielo assumeva un colore più chiaro e sereno. V’era forse qualche nuvola bianchissima, ma era naturale. Il giorno prima era stato caratterizzato da un acquazzone estivo che aveva abbassato ancor di più la temperatura, portando umidità e freschezza. Non vi erano tracce d’acqua sulle strade, ma si vedeva che le foglie degli alberi e gli steli d’erba erano più rigogliosi del solito e non incartapecoriti e giallognoli come nelle ultime settimane per via del caldo pungente. Un rumore di carro trainato si sentiva dalla strada che portava dal villaggio verso la campagna delle risaie.

« Vecchio, mi spieghi perché devo trainare il carro? Non hai un cavallo per questo? » il tono stizzito rotto dalla fatica. Avanzava piegando il busto in avanti, mentre le braccia erano tese indietro a mantenere le staffe del carro di Bodori. Quest’ultimo con fare burbero sviò le sue lamentele con una ragione efficace « Forza che è tutto allenamento. Dobbiamo camminare fino a mezzogiorno » sembrava calmo ed il suo tono non lasciava intendere la fatica che sarebbe toccata al giovane otese. « Fino a mezzogiorno?!?!Ma dove diavolo siamo diretti? » controbatté il giovane, un po’ scioccato dalla richiesta del nuovo maestro, ma decisamente restio a mostrare qualcosa di più della sua freddezza. Era stato lui ad accettare quel compromesso e non poteva tirarsi indietro – ne sarebbe andato del suo onore. Sarebbe stato chiamato codardo, vigliacco e buono a nulla. Tutti epiteti che non gli si addicevano.
Bodori era molto misterioso. Finora non aveva dato informazione al piccolo Zaoldyeck, tranne luogo e ora d’incontro. Doveva essere sincero: si era chiesto più volte quale sarebbe stata la sessione di allenamento. Quando era piccolo era stato sottoposto ai più disparati metodi di allenamenti da quelli più crudeli a quelli più competitivi. All’età di soli quattro anni, ad esempio, gli fu insegnato a nuotare…nella corrente elettrica. Suo padre aveva fatto riempire la grande piscina della dimora sui monti Kururu. Poi aveva messo dei fili all’interno in modo che la corrente scorresse nella vasca. Le sue parole furono criptiche, segnate da un velo di freddezza che non aveva intimorito il piccolo, anzi lo avevano segnato parecchio perché sapeva che un giorno sarebbe stato in grado di riprodurre la stessa freddezza. Tuttavia non fu suo padre a gettarlo nella piscina, ma suo nonno, che con un movimento di mano lo spedì all’interno. Non aveva mai provato tanto dolore finché non sentì tutto il corpo in fiamme, attraversate da centinai di scariche elettriche. La prima volta non aveva retto più di venti minuti. Poi era crollato svenuto per risvegliarsi due giorni dopo. La seconda volta riuscì a non svenire, ma a resistere per una vasca e mezzo. Ricordi dolorosi, che non amava ricordare.

I due camminarono a lungo, portandosi in zone piene di campi di riso. Era uno spettacolo unico. Distese di acqua da cui spuntava steli erbosi alti almeno mezzo metro dalla superficie. V’erano tante persone a lavorare nei campi, così tante che il ragazzino dovette ricredersi. La forza lavoro di quel paese non era così povera come pensava. Il vecchio aveva lo sguardo – se così si poteva definire l’unico occhio vero – dritto davanti a sé, con un a piccola nota di allegria sul volto. Sembrava in attesa di qualcosa, qualcosa che a breve avrebbe mostrato al suo giovane allievo. Non incontrando ostacoli, né tanto meno rallentamenti, il loro viaggio si potè definire tranquillo e sereno, quasi rilassante per Bodori, leggermente meno per Killua. Quando il sole era llo zenit, il vecchio sogguardò il giovane, indicandogli una fattoria «Ecco ti allenerai lì» decretò senza aggiungere altro. I suoi occhi verdi puntarono quella fattoria: non aveva nulla di speciale, né più ne meno delle altre che la fiancheggiavano. Quattro campi di riso alle spalle del granaio, un recinto per le vacche ed uno per i cavalli. Una zona riservata al pollame ed una che doveva essere l’abitazione dei contadini e dei braccianti. Li avrebbe fermato il carro, proprio davanti alla porta d’ingresso.
Bam!La porta di legno si aprì sbattendo a lato sul muro. Un uomo rude, segnato dall’età e dalle fatiche apparve sulla soglia. I suoi occhi azzurri incutevano paura e timore in chi li osservava. Severi si posarono in quelli del giovane albino, che sostenne lo sguardo con freddezza. Su di lui non aveva effetto quella tecnica psicologica. Era abituato alla pressione del pensiero altrui, sapeva come difendersi e sapeva anche come contrattaccare. L’uomo con voce tonante parlò al vecchio, che sembrava conoscere visto il piccolo sorriso che gli apparve sul volto alla sua vista « Ma guarda un po’ chi si vede!È raro trovarti da queste parti vecchia carriola ambulante. Che fine hai fatto? » lo abbracciò così come si faceva con un amico che non si vede da anni. Bodori ricambiò che le azioni gentili e spiegò la sua “sparizione” «Ormai sono vecchio ed il mio corpo non è più quello di un tempo. Più che vivere, sopravvivo, ombra ormai di un tempo che fu. Se sono qui è solo per l’ultima chance che il destino mi ha dato: trasmettere la mia esperienza. E questo ragazzo è colui che devo addestrare. » Il vecchio uomo, che un nome aveva, dal momento che non si può chiamare solo vecchio, fissò lo Zaoldyeck « Non è delle nostre zone a giudicare dall’aspetto. Comunque sono stato scortese, non essendomi presentato. Sono Gontar». Infine ecco il nome, Gontar. Killua fece un segno di saluto « Killua Zaoldyeck, Otogakure No Genin ».
Gontar lo guardò «Bene, se vuoi seguirmi. Il tuo allenamento è già cominciato. Della prima sessione me ne occuperò io. La seconda parte sarà di Bodori. Lui è molto vecchio ed il viaggio l’ha sfiancato. Deve riposare, mentre tu non hai tempo da perdere. Avanti» si avviò verso il campo, seguito a ruota dal ragazzino, che non avevo minimamente idea di cosa stesse per accadere. Sapeva soltanto che avrebbe dovuto impegnarsi. Il vecchio girò dietro al granaio e si fermò davanti ad un grosso aratro di ferro, grande quanto una mucca [120Kg]. Incrociò le braccia al petto e sorrise al ragazzo « Devi arare tutto quel campo, 3 ettari per la precisione. Il come è qui davanti a te. Il tempo di scadenza è per domani a quest’ora. Buon Lavoro». Un giorno di tempo, dunque. Questo pensò Killua.

{ Meglio mettermi al lavoro. Non ci vuole molto a capire quello che devo fare in fondo. Devo usare il chakra. Per aumentare le mie caratteristiche psicofisiche ho bisogno di concentrare una maggiore quantità di chakra nei muscoli in modo da migliorare le prestazioni e quindi anche le loro capacità. Solo che usare troppo chakra significa dar fondo alle proprie riserve per aumentare i normali consumi di potenziamento. Quindi i muscoli saranno in parte fiaccati o si irrigidiranno per l’eccessiva energia e sforzo che dovranno sopportare. Credo che sia semplice in fondo. La via è unica e non devo far altro che percorrerla }

Quindi iniziò con il respirare lentamente per creare quanto più chakra possibile. Impastare Stamina e Psiche nel Tatien per dare vita a quella forza che solo un ninja è in grado di evocare. Quando la sua mente fu delineata con il suo obiettivo il giovane prese la corda dell’arto e se la attaccò al busto. Cominciò a tirare con tutta la forza che era in grado di sprigionare così da potersi muovere verso il campo. Non era affatto facile Bisognava far penetrare la punta dell’attrezzo nella terra e poi tirare con tutta la forza possibile. Operazione semplice a dirsi, ma tutt’altro a farsi. Dovette prima abbassare l’angolatura del proprio corpo e poi far forza sulle gambe per far penetrare al punta dentro. Così iniziò il duro lavoro. I muscoli si contraevano ritmicamente ogni volta che faceva forza in avanti. Il terreno veniva via via smosso, anche se a caro prezzo. Tempo un’ora infatti ed il suo corpo grondava di sudore che si mischiava alla terra infangandolo. Guardò davanti a sé. Non aveva percorso che cinquanta metri. Ne rimanevano ancora parecchi. Prese la corda anche con le mani e cominciò a tirare. Tutto il corpo era in tensione, vibrava, ma non ci faceva caso. L’unica cosa era andare avanti. Presto la canapa della croda cominciò a lasciare dei segni rossi su mani e busto, segno evidente che la forza resistente era molto grande. Killua però era perseverante e non si arrese. Continuò a camminare trascinandosi dietro l’aratro quasi fosse un mulo. Si, era questo: un mulo. Doveva esserlo per portare a termine quella fatica immane. Anche perché sentiva che le sue riserve di chakra scemavano rapidamente, molto più di quanto fosse abituato. Dovette fare in modo di produrre più energia ed attingere forza nel profondo del suo animo oscuro. Fu sorpreso di trovarvi tanta forza celata, quasi come una bestia assopita.

{ Se sviluppassi al meglio le mie capacità diventerei imbattibile. Lo so per certo.}



Questo pensiero gli affollò la mente per molto tempo, cercando di pensare a cosa avrebbe mai potuto fare. Era solo un modo per evitare di concentrarsi sul fatto che il lavoro richiedeva sempre uno sforzo crescente.

{ Devo farcela a tutti i costi! }



Il Sole calò dietro i campi ed il ragazzo lavorava ancora senza sosta. Doveva finire quel lavoro a tutti costi senza fermarsi. Inspirava ed espirava contraendo i muscoli dell’addome per portare più chakra in circolo e dirigerlo poi verso le zone interessate: il busto, le braccia e le gambe. Era un lavoro che richiedeva forza allo stato puro, quanta più potesse ricavarne dai suoi muscoli. Per questo li tendeva, li contraeva quanto mai avesse fatto in tutta la sua vita. Era uno spettacolo incredibile riuscire a scorgere le vene, così come le arterie, diventare visibili sul corpo immacolato del giovane. Tutto a dimostrare il suo profondo sforzo. Inspirava e contraeva l'addome ancora ed ancora, mai sazio del potere che risucchiava. Infine le tenebre non permisero di vedere più nulla, ma ancora si udiva il suo respiro lungo la linea dei campi.


2nd Chapter: The Lake



Il canto del gallo squarciava l'aria. Il suo verso era la sveglia per tutti gli abitanti della fattoria. Quel "Chichirichi!" segnava l'inizio della giornata vera e propria, quella fatta di sudore, lavoro e fatica. Nella stanza da letto della casa, il fattore Gontar si destava mesta dal suo giaciglio, spostando le coperte con leggerezza, per non svegliare la moglie, una piccola accortezza da amante premuroso e da marito gentile. Si diresse nel bagno per lavarsi dalla sonnolenza che ancora gettava le sue ancore di oscurità nella mente. Immerse le mani nel lavabo. L'acqua fredda riscosse i suoi sensi. Nella sua mente un unico pensiero. Il ragazzo. Cosa stava facendo?Avrebbe portato a termine la prova? Lui ci aveva messo un giorno più del tempo concesso dal suo maestro. Si concesse un sorriso a quel ricordo. Lui e Bodori due matricole... .
Dopo essersi vestito ed avere messo qualcosa di sostanzioso nello stomaco, il fattore
si accinse a svolgere le sue mansioni. Aveva un campo intero di verze da ripulire. Le erbacce abbondavano ed andavano rimosse, o avrebbero impedito la crescita degli ortaggi. Prese la zappa e si mise al lavoro. Per tutto il tempo evitò di guardare il grande campo, quello che il giovane doveva arare. Solo quando il tempo limite fosse scaduto, solo allora avrebbe voltato lo sguardo in quella direzione.

Il vecchio Bodori invece si era alzato tardi. Ormai era vecchio e preferiva dormire tranquillamente la mattina, anche perché la notte non gli conciliava più il sonno. Era rimasto alla finestra a guardare il ragazzo. Con i gomiti poggiati sul davanzale di legno, aveva osservato i suoi movimenti alla luce della luna. Tra sé, aveva sorriso soddisfatto perché aveva visto giusto: il ragazzo aveva talento da vendere. Era incredibile come trainava quell'aratro. La sua forza sembrava non avere limiti, ma per esperienza il vecchio sapeva che presto avrebbe esaurito il chakra.



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Edited by » Killua « - 14/9/2008, 00:35
 
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