| Akira_Uchiha |
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..:: ۞ Genius ۞ ::..
CITAZIONE ~ Narrato †Pensato† • Parlato
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• Arguzia. Un’arma richiesta anche al guerriero più bruto per uscire dalle situazioni più intricate. Intelligenza strategica, capacità di analisi della situazione, cinismo. Tutte doti richieste ad uno shinobi e a maggior ragione ad un caposquadra. A volte però non basta saper cogliere la verità, bisogna anche saperlo fare velocemente, sfruttando l’attimo, spogliando la situazione delle sue maschere, del velo di illusione che le ricoprono. E’ necessario possedere una commistione di abilità, combattive, decisionali, mentali, psicologiche e strategiche. Il tutto mischiato ad un’intelligenza brillante e reattiva. Poliedria artistica, un quadro i cui colori non possono mescolarsi con tanta semplicità quanta ne serve a dirlo. Una combinazione incredibilmente rara, una sorta di tesoro per i ninja. Anche Omera, esaltava le doti di Ulisse, l’uomo dal multiforme ingegno: proprio quella duttilità, quella malleabilità cerebrale che vado esaltando i questa prefazione. Ma una tela sulla quale, tutte le qualità elencate prima si combinano per dar vita d uno spettacolo, un tripudio di virtù, nascoste da un caratteraccio degno del peggiore degli uomini, l’ultima affermazione viene contestata. E spesso ribaltata.
۞ Foresta di Bambù Ore 10:54 ~ La tensione si poteva affettare con la lama della katana che Akira portava legata alla spalla. Delle feroci tigri erano in procinto di avventarsi sul quartetto, fameliche e ferine. L’Uchiha era rimasto fermo, sino all’ultimo secondo, a sangue freddo, si sforzava di isolarsi dal contesto di pericolo in cui si trovava per razionalizzare, ponderare, vedere attraverso quel momento. Gli occhi azzurri e freddi sgranati sui nemici, fissavano il nulla, immersi anche loro nel pensiero. Il tempo parve fermarsi e il vento smettere di soffiare, quasi a causa di un subitaneo intervento dell’irruente Eolo. Una ipotesi, tra le tante affacciatesi nella mente del giovane shinobi del Konohagakure parve emergere con maggiore convinzione: Potrebbero essere…Dei costrutti di chakra, o delle evocazioni…Sarebbe alquanto insulso attaccare quattro shinobi con delle bestie. Peraltro, questi animali, a giudicare dalla variazione di tempo che ha separato il loro ruggito in lontananza e il loro avvento sono velocissimi, più di noi. E difficilmente una tigre, per quanto ammaestrata possa essere, raggiunge questi livelli, anzi ritengo ciò impossibile. Ma ho bisogno di una conferma…Perché se avessi davvero ragione, le carte in gioco cambierebbero totalmente, così come il piano da attuare dovrebbe mutare all’istante. La freddezza di quel carattere, il cinismo, il sangue freddo si rivelarono essere una dote particolarmente utile, così come la calma dinanzi a qualunque situazione, anche la più disperata. Hinato, ancora una volta, dimostrò freddezza ed eccellenza, infatti questi attivò il byakugan nel momento opportuno. Guardò attraverso i corpi degli animali e si accorse che essi erano dotati di chakra. Avendo carpito da alcune parole e da certi sguardi di Akira la sua perplessità, con incredibile intuito ne comprese l’ipotesi e la confermò, rivelando al suo capitano che le tigri possedessero energia psicofisica nel loro corpo. L’Uchiha ascoltò le parole dello Hyuuga, voltandosi verso lui con un cenno di apprezzamento quasi gli sorrise:
† Sapevo che Hinato non era un buono a nulla…Grazie alla sua abilità innata adesso sono certo della mia ipotesi..Quelle tigri sono dei costrutti di chakra creati da un ninja più potente, e anche quel falso evocatore è un costrutto. Il vero creatore deve per forza di cose esser pià forte di costui, per aver dato vita a tali bestie. Ma…Cazzo! L’ostaggio…Lo sapevo…Devo muovermi! †
~ Ad un tratto Akira parve esser preso da una frenesia mista a timore, e come un ossesso escogitò una strategia per dapprima depistare e poi far fuori le tigri, perdendo il minor tempo possibile. Le catene ripreso ad oscillare, tutti erano in guardia, a parte Shin. Il Nara non si muoveva e lo sguardo freddo dell’Uchiha si soffermò su di lui, preoccupato. Pareva esser in preda al timore più totale. Forse un malore, forse paura, forse il dolore per la ferita appena rimediata parevano immobilizzarlo. Ora il caposquadra aveva due problemi di cui occuparsi: salvare il compagno e liberarsi delle tigri in tempo.
† Shin, quella testa di cazzo, che gli diamine gli salta in testa. Ho solo una soluzione: creare tre mie copie, sfruttando il fatto che la moltiplicazione del corpo è una tecnica veloce, i quanto da me conosciuta alla perfezione e provata da anni ed anni. Le tigri, essendo costrutti, non faranno distinzioni tra vero e reale e attaccheranno indistintamente copie e reali. Solo il loro creatore potrebbe dirigerle, ma per farlo dovrebbe emettere chakra e Hinato lo vedrebbe. Si è messo in trappola con le sue mani. Dunque, sono sicuro che le tigri attaccheranno le copie, se le distrarrò opportunamente proprio con esse. Devo farle scostare da Shin e anche dal vero me, cogliendo l’occasione poi per trafiggerle. Ma devo sbrigarmi. †
~ Risoluto. La decisione era stata presa, e convinto nei suoi mezzi, l’Uchiha compose i cinque sigilli di quella tecnica in maniera assurdamente rapida, segno di una confidenza con quella tecnica, base di ogni shinobi che voglia definirsi tale, di certo profonda. L’aria per un secondo sembrò esser smossa dall’emissione di chakra del Genin; anche questo gesto era diventato familiare, e richiamare energia per farla confluire nel sistema circolatorio e infine utilizzarla nelle tecniche era divenuta un’azione scontata e repentina per il ninja di Konoha. Due copie, in tutto e per tutto simili e nell’aspetto e nel vestiario al kagefusha vennero ricreate con magistrale cura e rapidità d’esecuzione. Una virò a destra e l’altra invece rimase ferma. La prima avrebbe attirato la tigre che avanzava spedita verso Shin, mentre la seconda avrebbe tratto in inganno la bestia che puntava contro Akira stesso. Il vero shinobi, compì un passo sulla sinistra e una volta spedito in avanti il clone destinato a proteggerlo, schizzò in avanti, prevedendo, almeno con l’ipotesi, che la tigre avrebbe azzannato la copia, facendola svanire in una coltre di fumo densa quanto fugace. E così fu. La tigre azzannò la copia e si ritrovò con un vanescente fumo tra le voraci fauci: allo stesso tempo, Akira, sfruttando la sorpresa dell’animale e la sua posizione vantaggiosa sfoderò la katana con maestria degna di un maestro di spada e si precipitò deciso sulla belva: un colpo, netto, che trapassò la tigre da parte a parte, all’altezza del collo, sul versante laterale. Ma la creatura aznichè accasciarsi al suolo sanguinolenta scomparve anch’essa in una nube grigia e leggera. Ormai tutto era eloquente, chiaro agli occhi azzurri dell’Uchiha: Sono costrutti di chakra. Basta una ferità di media entità per farle svanire. Anche il loro capo laggiù è un’ evocazione, ne sono certo. Ma nonostante siano artifici, esse sono in grado di ferire eccome. Akira si voltò, deciso e cinico, pronto a correre in aiuto del suo compagno di team, non per scelta ma in quanto lo sentiva come un dovere di sua competenza. Ma una sorpresa si presentò alle sue iridi color del ghiaccio: la tigre aveva abilmente eluso la guardia dell’altra copia, sbranandola in poco tempo e puntava diritta verso il Nara. Il tempo era ridotto all’osso e l’Uchiha, facendo roteare la katana dal suo manico rosso e nero tra le sue mani si precipitò verso il compagno.
† Diamine… †
~ Un attimo. Akira trafisse la tigre con secchezza, un taglio netto dall’alto verso il basso e l’animale svanì. Ma era troppo tardi. Shin, incomprensibilmente immobile, era stato morso dalla bestia all’altezza del braccio, causando a sé stesso una ferita profonda e sanguinosa, che pareva essere davvero grave: i denti della belva erano penetrati a fondo nella carne, lacerando i tessuti e fratturando abbastanza seriamente le ossa del braccio destro del Nara. Il sangue colava copioso, denso e inarrestabile. [ferita medio-alta].
† Non ho fatto in tempo…Come diamine è potuto succedere?...Queste tigri son troppo più veloci di noi, se non fosse stato così l’avrei potuta fermare in tempo…Maledizione. †
~ Preoccupato, quasi rinsavisse allora dallo stato di isolamento nel quale si era immerso minuti prima, il capitano si guardò intorno, in apprensione per la sorte di Kisuke e Hinato. Ma i ragazzi avevano svolto un egregio lavoro e avevano eliminato tutte le creature. Akira non aveva potuto constatarne il metodo, ma sapeva solo che v’eran riusciti, e leggermente rincuorato distolse lo sguardo da loro. Mai era stato scettico sull’esito della missione, con lui come caposquadra era impossibile concepire anche lontanamente un fallimento secondo il suo pensiero. Era fiducioso, sicuro, anche in un momento del genere. Fiducia nei propri mezzi, cinismo decisione, risoluzione. Compagna spesso odiata dagli altri, ma altrettante volte utile ai medesimi.
† Avevo previsto sin dall’inizio di occuparmi io stesso del tizio laggiù…Ma…Non posso esitare. †
~ Shin era diventato pallido in volto, sembrava esser sul punto di svenire. Sanguinante, dolorante, annaspava nell’immensa sofferenza patita per quella ferita. Akira però non poteva fermarsi, parve avere una fretta immane. Schizzò in avanti, ignorando il suo compagno e le sue disperate condizioni. Correva verso l’ostaggio, quasi sapesse già cosa stesse per succedere: e infatti, l’ultima evocazione rimasta, quella con fattezze umane, si caricò in spalla il rapito e cercò di rattarlo a sua volta, portarlo con sé. L’Uchiha sapeva già che questo sarebbe successo, lo aveva dedotto basandosi su logiche deduzioni: l’utilizzatore avrebbe avuto interesse nel no permettere al team di interrogare l’uomo, infatti era corso in aiuto di questi. Non poteva però rapirlo lui stesso, non volendosi palesare né potendolo fare. E quindi avrebbe chiaramente incaricato l’ultima sua creazione di svolgere l’oneroso compito. Akira sarebbe andato da solo all’inseguimento. Non temeva, non vacillava, era sicuro di sé, come sempre.
† Anche Kisuke è ridotto male…e Hinato deve prendersi cura dei feriti…Non mi resta che andare da solo…Ma ce la farò di sicuro, un essere inferiore non può fregarmi…Let’s Rock! †
~ Akira, leggermente eccitato per l’impresa che gli si prospettava cominciò a correre a velocità fenomenale, come un forsennato: l’uomo e il costrutto di chakra si avventurarono nella foresta di bambù, forse per far perdere le loro tracce. Il capitano non ci pensò due volte a seguirli, ma prima gridò con voce tonante e seria ad Hinato alcune prescrizioni:
• Hinato-San! Cura subito Kisuke e fai quello che puoi per arginare gli effetti della ferita di Shin. Da ora sei libero di scegliere di tua iniziativa, attivare o no il Byakugan, come curarli. Lascio nelle tue mani la decisione. Sbrigati, il tempo di polverizzare questa feccia e torno indietro. •
~ Si fidava dello Hyuuga, il ragazzo aveva dimostrato e sul campo e di persona le sue doti opportunamente mascherate da una personalità si troppo insicura per le abilità di cui era provvista. Il caposquadra dunque partì all’assalto, seguendo il rapitore che si era avventurato nel folto della foresta di bambù: essa era composta da altissimi fusti di tale pianta, bianchi e grigiastri, solidi più dell’immaginatbile per quanto esili. Essi erano separati da circa 50 cm uno dall’altro e ciò non permetteva una percorrenza a piedi. Akira così, correndo a velocità folle, impastò chakra nei piedi come aveva imparato a fare sotto il saggio sguardo della sensei Kurenai. Un gesto consueto, rapido. Un’aura azzurrina cominciò a fluttuare intorno ai calzari neri, e in pochi istanti l’Uchiha si arrampicò all’altezza di una quindicina di metri, pareggiando in tale campo il nemico che procedeva alla stessa altezza. Li separavano 10 metri.
† Diamine quanto cazzo sono fitti questi alberi di merda… †
~ Imprecava di frequente, faceva parte della sua aria da menefreghista con superbia connaturata. Ma la strada non era affatto in discesa: Akira dovette slanciarsi da un tronco all’altro, sprovvisto di rami orizzontali. Solo alberi verticali, senza uno straccio di rami. Dunque caricava con intensità un balzo in direzione diritta per poi modificare la direzione del moto a seconda degli ostacoli: incontrò un albero, roteando su sé stesso vi andò a sbattere con iu piedi, accumulando potenza e scaricandone altra per sbalzarsi su quello frontale, opposto al moto che stava seguendo; da questo si sbalzò nuovamente nel giusto senso, con velocità decisamente minore. Un percorso senza dubbio adrenalinico, tortuoso, intricato, pericoloso. Ma non lo spaventava. Il nemico proseguiva agile, nonostante perdesse metri. Akira però non sarebbe riuscito a raggiungerlo, troppo era il chakra da accumulare nei piedi per superare gli ostacoli e non perdere terreno. Nuovo pericolo, tanto di occhi azzurri sgranati a prevenirlo: un salto su un albero laterale, poi con maggiore forza una proiezione su uno opposto ma leggermente avanzato e poi nuovamente in avanti spediti a velocità folle. Il vento soffiava forte, scompigliando i capelli dell’Uchiha, tra i quali scherzava una timida luce che filtrava dai bambù. Poi un realizzare obiettivo, realista, arguto per certi versi:
† Di questo passo non riuscirò a prenderlo, e inoltre potrebbe condurmi ovunque egli voglia. Non posso continuarlo a seguire. Però…Hinato ormai starà curando gli altri quindi non starà in guardia e dunque il vero creatore potrà emettere chakra per direzionare la sua creatura. In questo caso senza dubbio cercherà di riprendersi il nostro ostaggio, anche se prima proverà a depistarmi facendo improvvisare una fuga al costrutto antropomorfo. Se però scendo e mi confondo tra gli alberi, probabilmente, essendo l’utilizzatore distante e non conscio della situazione, farà tornare indietro la sua creatura. In quel modo l’avrei in pugno. Se non emetto chakra il vero mandante non saprà mai dove sono…Devo azzardare, le possibilità di riuscita di questo piano non sono molte, infatti la mia è una mera interpretazione psicologica. Ma se continuassi ad andargli dietro farei ciò che il suo padrone vuole, e non posso permetterlo. Vediamo chi la spunta… †
~ L’Uchiha così arrestò il suo moto, scendendo lungo la alta superficie verticale dell’albero e atterrando dopo diversi secondi di discesa. Il vento soffiava ora più impetuoso, nella mente del ragazza dai capelli blu frullava un’idea che se le cose sarebbero andate come da lui previsto, gli avrebbe permesso di mettere fuori il nemico con rapidità incredibile e senza sprechi particolari di energia.
† Appena udirò il suo tornare sui suoi passi, impasterò del chakra nei piedi e salirò velocemente lungo l’albero. Poi sfrutterò la velocità maggiorata che l’Alzata della foglia permette, per sferrargli un calcio ascensionale proveniente dal basso. In questo modo lo scaglierò in aria e se sono fortunato andrà a cozzare contro qualche albero e quindi sparirà. Se infatti a governare le leggi di questo costrutto sono le stesse che determinavano l’esistenza delle bestie, basterà infliggergli una ferita di media entità per farlo svanire nel nulla. Inoltre sfruttando il potenziale dinamico acquisito con la salita rapida, riuscirò a colpirlo con forza immane. Tsk, non ha scampo. †
~ Sicuro. Lo era ancora, confidava nei suoi mezzi, nelle sue ipotesi, nella sua strategia, con risoluzione e cinismo, credeva in sé, mai un dubbio, né un ripensamento, quei pensieri eran stati formulati da lui, e in quanto tali non meritavano di essere confutati secondo la superba ottica dell’Uchiha.
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~ Istanti lunghi, in terminabili, il cinguettio di alcuni uccellini quanto mai fastidiosi scandiva il passare dei secondi. Se il costrutto no fosse tornato indietro Akira avrebbe fallito totalmente e la possibilità si faceva più consistente di momento in momento. Ma il fiero Genin, altero, non dubitava minimamente delle sue deduzioni. Era il caposquadra, aveva dei doveri nei confronti della squadra. Fallire non era nemmeno contemplata tra le possibilità che si presentavano nella missione.
† Se fallissi non potrei recarmi a Kiri…Non rivedrei Karin…Né vedrei per la prima volta mio figlio…Ci riuscirò è fuori da ogni dubbio…Non permetterò a me stesso di sbagliare come prima, quando ho lasciato che Shin venisse ferito. Probabilmente non c’è nulla che avrei potuto fare con le mie attuali capacità, però…Io detesto non poter evitare qualcosa quando reputo che non debba avvenire…Odio non poter agire… †
~ Di colpo i ragionamenti vennero interrotti. Un fruscio, dapprima. Poi un incedere pesante, un librarsi in aria, il sibilante frastuono dell’aria che viene tagliata da un corpo che ne trancia la resistenza. Era il suo obiettivo. Aveva avuto ragione. Ancora una volta. Un ghigno malvagio comparse sul suo volto, comunicante un’auto-esaltazione del suo ego che ora raggiungeva vette impensabili, sicurezza in sé, consapevolezza di non poter fallire. Un ghigno soddisfatto, che accoglieva questo come un qualcosa che sarebbe dovuto avvenire per forza di cosa, l’Uchiha ne era stato sempre convinto. Aspettò di poter distinguere il rumore chiaramente e non appena previde dove per forza di cose il nemico sarebbe dovuto appoggiarsi per continuare nella sua marcia, Akira impastò rapidamente chakra e senza pensarci cominciò a risalire con frenesia l’albero verticalmente.
• Let’s Rock! •
~ L'atmosfera era elettrica, il ragazzo poteva sentire l’adrenalina esser pompata nel suo sangue a ritmo più frenetico di quello con cui il cuore dispensava sangue. Una rapidissima salita, il vento che scompigliava i capelli blu, il silenzio totale a contrastare con l’estrema concitazione di quel corpo. Scomparve. Per alcuni istanti parve essersi annullato, svanito nel nulla più assoluto. In realtà era in movimento, ma il suo era un moto tanto veloce da non poter esser percepito dalla natura circostante. Ricomparve esattamente al di sotto dell’ignaro nemico che teneva in spalla quello che era stato l’ostaggio degli shinobi del Konohagakure. Un battito, del pulsante cuore. Silenzio. Poi, di colpo, un contatto; solido, resistente. Il bersaglio era stato centrato: il costrutto venne colpito esattamente sotto il mento e scaraventato per aria. Scagliato verso l’alto, costretto a mollare la presa sull’ostaggio. Non scomparve, ma per far accadere ciò bastò che andasse ad urtare con la dura corteccia di un albero vicino.
۞ Alzata della Foglia - Konoha Tounyuu ۞ Posizioni Magiche: Nessuna Villaggio: Foglia Descrizione: Servendosi di questa tecnica il ninja, usando tutta la velocità di cui dispone, sparisce letteralmente, ricomparendogli sotto. Nell'istante successivo sferra un calcio ascendente che cercherà come bersagli il corpo o la testa avversaria. Se il colpo raggiunge il nemico, egli verrà scagliato in aria, raggiungendo un'altezza di almeno quattro o cinque metri. In questo caso l'avversario dovrà affrontare un leggero stordimento, mentre il danno subito non sarà poi così ingente (pari in realtà ad una ferita lieve). Tipo: Taijutsu (Livello: 5 / Consumo: Medio-Basso)
~ Akira v’era riuscito, il suo piano aveva dato gli esiti nei quali il Genin aveva sempre confidato. E così, il ragazzo di Konoha, trovandosi a testa in giù poiché aveva scagliato il calcio ascendente, compì una coreografica piroetta in aria, accompagnato nel movimento dalla sua katana e dalle stridenti catene che portava legate ai manicotti. Con un gesto unito a questi, si caricò in spalla l’ostaggio finalmente recuperato e si accinse a tornare nella posizione dove aveva lasciato uno Shin in condizioni critiche, un Kisuke che non se la cavava bene e un Hinato indaffarato nel porre rimedio, per quanto le sue capacità gli consentissero, a quei danni rimediati dai compagni. Nemmeno il tempo di crogiolarsi nella sua attuale impresa, che aveva in parte salvato l’esito della missione, che l’Uchiha dovette fare i conti con una nuova preoccupazione che serpeggiante s’insinuò nella sua mente:
† E se…Il vero utilizzatore, sfruttando la mia lontananza, avesse deciso di attaccare gli altri? Solo Hinato si sarebbe potuto opporre, gli altri non ne sarebbero stati in grado a causa delle loro condizioni fisiche. E lo Hyuuga, dovendo difendere anche gli altri, non avrebbe potuto fare granché. Devo sbrigarmi. †
~ Di nuovo, quello sguardo risoluto, con un che di beffardo però, grazie al compito appena portato a termine, facendo affidamento sulla sua arguzia. Ci vollero pochi minuti per raggiungere il gruppo: Akira era stato più veloce possibile, e per fortuna ad attenderlo non v’era la scena che s’era prospettato. La preoccupazione venne scongiurata da quella visione, così l’Uchiha, senza perdere tempo, atterrò e osservò la situazione più nel dettaglio: Kisuke pareva esser stato medicato a dovere, e sembrava esser in grado di muoversi da solo. Shin invece versava ancora in condizioni precarie, più del previsto. Akira guardò Hinato e Kisuke e dopo un cenno d’intesa col capo, coadiuvato da un ghigno che testimoniava la sua riuscita nel compito che si era prefissato, schizzò in avanti, ordinando ai suoi compagni di seguirlo con voce bassa e tonante:
• Hinato, prendi Shin e seguimi. Kisuke tu vedi di farcela a starci dietro, dobbiamo darci una mossa. Su! •
~ Ultimo sprono a velocizzare i preparativi e il gruppo fu alle spalle del suo capitano: si allontanava per il momento dai pericoli, essi erano stati combattuti e non evitati, ed una netta vittoria in campo di obiettivi raggiunti era stata riportata dal team grazie al lavoro di squadra, e alla capacità dei singoli di agire in maniera sempre eccellente ed adeguata.
† Ce l’abbiamo fatta alla fine…Non ne dubitavo…Non posso fallire, sono nato per obiettivi ben più alti…A volte mi sembra che questi siano solo degli scherzi…come se stessi perdendo il mio tempo…Per arrivare a mio padre dovrei confrontarmi con cose ben più grandi… †
۞ Kusa no Kuni, Albergo del Trifoglio: Ore 19:46 ~ Calma. Silenzio. Elementi da sempre presenti nella vita di Akira, una costante presenza che era finita per divenire quasi una seccatura come tutto il resto. Eppure continuava ad apprezzare la quiete, la possibilità di riflettere, di non riempire i silenzi di parole senza senso, che non hanno altra ragion d’esistere se non il metter fine alla tranquillità. Era una quiete quanto mai apprezzata, un clima di rilassamento che era proprio ciò di cui i quattro shinobi del Konohagakure avevano bisogno dopo una giornata estenuante. Erano passati ormai due giorni dalla loro partenza e proprio il secondo stava per tramontare. Il sole scompariva in un tripudio di tonalità che viravano dall’arancio al rosso, baciando con amore l’orizzonte. I ninja si trovavano in un albergo in quel di Kusa, il Villaggio dell’Erba. Vi erano finalmente arrivati, dopo mille difficoltà. Il luogo era costruito in mattoni rossi all’esterno, e all’interno presentava un’accogliente sala in stile rustico, con camino e ricchi tappeti. Gli shinobi erano stati accolti con piacere dal proprietario della locanda, un uomo sulla sessantina con degli sporgenti baffi canuti e una testa con qualche capello bianco che spuntava qua e là, il tutto incorniciato da degli occhietti vispi ed un naso adunco ma raffinato. Shin era stato lasciato a riposare in una stanza al primo piano: il Nara purtroppo, non avrebbe potuto continuare la missione a causa delle sue critiche condizioni fisiche. Il bracci presentava lesioni più gravi del previsto, e secondo il parere di Hinato, l’esperto in campo medico della squadra il ragazzo non avrebbe più potuto continuare la missione. Una squadra da Konoha sarebbe giunta presto sul posto e avrebbe postato con sé il giovane ragazzo dai capelli bianchi. Kisuke invece si era ripreso dalla sua ferita alla spalla, grazie alle cure dello Hyuuga, che avevano notevolmente ridotto l’entità della ferita. [ferita lievissima] Akira e lo stesso Hinato erano stanchi per l’eccessiva fatica accumulata, a causa dei ripetuti sforzi compiuti per la squadra, ma erano illesi. Sarebbe servito loro solo un po’ di salutare riposo per rimettersi in piena forma. Il pomeriggio non aveva però offerto questa possibilità ai due. Hinato si era dovuto profondere nello sforzo di arginare i danni rimediati da Shin, mentre Akira, insieme a Kisuke avevano speso l’intera giornata ad interrogare l’uomo. Ne avevano ricavato diverse informazioni utili, l’uomo si era rivelato, come supposto dall’Uchiha, una utile fonte di notizie. Il Genin vagava per la stanza inquieto, ormai l’uomo era stato consegnato alle autorità del villaggio e l’Uchiha ricapitolava nella sua mente le informazioni ottenute:
† Allora: Kusa è in preda allo scompiglio per l’aggirarsi di questo killer. A quanto dice l’uomo l’assassino stesso è il suo mandante. Ho dovuto tranciargli un dito per farmi rivelare la verità…Quindi, il possessore della spada Raijin, trafugata a Konoha tempo fa, deve essere il creatore dei costrutti che abbiamo affrontato oggi. Per questo non si è palesato…L’uomo però non ha saputo rivelarci nulla, dice di aver ricevuti ordini in cambio dell’esecuzione dei quali avrebbe ricevuto a sua volta un lauto compenso. Ha però detto di domandare a colui che vende la carne, no nha specificato meglio. DIce che fors equella persona saprà dirci qualcosa di importante. E’ credibile tutto ciò…L’unica opportunità che rimane è di andare domani nel paese, a quanto dice l’ostaggio, all’indomani si terrà il consueto mercato settimanale. Persone importanti non si presenteranno, intimorite dalla possibilità di esser bersaglio del killer. Voglio vederci chiaro, qualcuno saprà dove si nasconde questo fantomatico assassino… †
~ Akira si congedò da Kisuke e si ritirò nella sua stanza, raccomandando al Nara di svegliarsi all’indomani alle 8 di mattina e riposarsi durante la notte. L’Uchiha salì le scale che lo avrebbero condotto al suo appartamento, per terra delle mattonelle di color mattone che ne coloravano il cammino. Passò prima dalla stanza ove Shin riposava, affiancato da Hinato che vegliava su di lui. Akira sghignazzò, quel ragazzo l' aveva impressionato: era un medico, era abile in combattimento, sapeva creare senjutsu. Per un secondo ebbe l’impulso di volerlo sfidare, lo spirito guerriero si riaffacciò nel suo animo, per esser prontamente represso e incatenato. L’Uchiha chiamò a sé lo Hyuuga e sussurrando per non destare il dormiente Nara, lo informò delle informazioni ottenute per poi dare disposizioni per il giorno seguente:
• Hinato-kun, hai fatto abbastanza per oggi. Shin ora riposa, fallo anche tu, domani avrai bisogno di energie. •
~ Si voltò: quel ragazzo gli rendeva impossibile l’esser eccessivamente duro e severo come al solito, l’austerità veniva momentaneamente riposta in quei momenti. Mentre chiudeva la porta dietro di sé, l’Uchiha salutò i due shinobi:
• Notte. •
~ Voce bassa, fredda, come al solito, ma era già molto quel segno di cortesia. Poi, finalmente, il meritato sollievo. Un letto, accogliente soffice, morbido. Lenzuola candide, una doccia. Si spogliò con incredibile rapidità e si buttò sotto l’acqua, calda per sollazzo dello spirito. I capelli blu gli coprirono il volto, scendendo lungo l’intero viso e appiattendosi su esso.
† Ci voleva un po’ di riposo…Sono esausto, troppo stress fisico e psicologico.Queste sono le missioni allora…Beh, ma è troppo poco per me…Spero ci siano difficoltà che mi mettano a dura prova, di queste bazzecole me ne infischio. †
~ Incredibilmente, era sincero. Voleva raggiungere livelli ben più alti di quello a cui era. Voleva poter raggiungere il padre, esserne all’altezza, cercarlo, o almeno cercarne informazioni. E tutto quello che gli capitava gli sembrava terribilmente piccolo se confrontato a quell’ambizione. Ancora bagnato, si mise un accappatoio bianco e si asciugò alla meglio, prima di infilarsi dei pantaloni e andare a letto. Prese sonno subito, Morfeo gli fu dolce amico, raccogliendolo nel momento del bisogno e allietandolo con il suo dono, il sonno, oblio degli affanni, tutore del recupero fisico e mentale.
۞ Kusa no Kuni. Ore 08:03 ~ Mattina, una fresca brezza soffiava sul Villaggio dell’Erba, una luce intensa che portava con sé un calore moderato baciava le strade. Tutti erano in piedi per tempo, e dopo una abbondante colazione offerta dall’albergo e pagata dal Villaggio di Konoha, i tre shinobi, lasciando nella sua stanza Shin, uscirono dall’ospitale casa del loro riposo. Uscirono all’aria aperta: Kusa era un piccolo paese, ma molto popolato. La gente schiamazzava qua e là, il mercato era a pochi passi di lì. Akira, vestito a pennello e brillante nel suo candore, diede disposizione ai suoi uomini:
• Oggi dovremo ottenere informazioni. L’obiettivo è scoprire dove si nasconde quest’uomo e se sono trapelate indiscrezioni su dove vengono trovati i cadaveri. Ci divideremo, in modo da sottoporre ad interrogatorio un numero maggiore di persone: non destate sospetto, dobbiamo cercare di non farci riconoscere. Per questo ognuno di vuoi esegue una Henge no Jutsu. Seguite queste foto come direttive. •
~ Akira consegnò ai due ragazzi le foto di alcuni uomini semplici, nel quali tutti si sarebbero dovuti tramutare per non dare nell’occhio e non rendere ufficiale la venuta degli Shinobi di Konoha. Essere identificati avrebbe rappresentato un pericolo, che il capitano aveva abilmente aggirato con quell’espediente. L’Uchiha ricevette due segni di assenso convinti dai compagni, e senza perdere ulteriore tempo cominciò la serie di trasformazioni. Mutò il suo aspetto i quello di un ragazzo di circa venti anni, con i capelli castani e spioventi, gli occhi neri e le labbra pronunciate. La pelle olivastra, e il fisico atletico completavano il quadro composto anche dalle vesti popolane, tipiche di Kusa.
۞ Tecnica della Trasformazione – Henge no Jutsu ۞ Villaggio: Tutti Posizioni Magiche: 1 Descrizione: Il ninja che pratica questa tecnica è capace di cambiare il proprio aspetto. Se la sua scelta ricade su qualcosa di diverso da un altro essere umano, per esempio un oggetto o un animale, questo deve essere compreso entro questi parametri: da 1/3 del proprio peso e volume (minimo) a +33% del proprio peso e volume (massimo). Il consumo Bassissimo va sottratto dalla propria riserva all'inizio di ogni turno di chi ha effettuato la tecnica. Tipo: Ninjutsu (Livello: 6 / Consumo di Chakra: Bassissimo)
~ Bastò poco perché anche Hinato e Kisuke usassero la Henge, ottimamente riuscita peraltro. I tre si avviarono per le strade del villaggio, e dopo pochi minuti di cammino, dinanzi ai loro occhi si parò uno spettacolo che Akira non gradì particolarmente: tanta confusione, baraonda, schiamazzi , grida. Era il mercato, nella sua inequivocabile natura popolare. Ed ecco la folla aggirarsi per le bancarelle, per le botteghe per i negozi. Varie le figure interessanti, che avrebbero potuto rappresentare una notevole fonte d’interesse. Un commerciante dai capelli ispidi e ricci, una vecchia gobba nella bottega del macellaio, un ragazzo con una katana legata alla spalla, un adulto uomo con dei baffi sporgenti, un commerciante d’armi, un ispettore della polizia del paese, un vecchio che arrancava con un bastone per la strada, una donna di media età con una pesante busta della spesa. La scelta stava ora a loro: era fondamentale ottenere quelle informazione, e per farlo avrebbero dovuto scegliere le persone giuste. Intuito? No, spirito d’osservazione.
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