~ Breathe my Love, Ino x Shika

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view post Posted on 11/12/2013, 00:23

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Ero sdraiata in giardino, all’ombra del ciliegio che era in perfetto contrasto con il solito verde, con quel verde che cominciavo a non reggere più. Il giardino, o meglio l’area degli alberi, era la parte più vicina alla strada e da lì riuscivo a sentire tutto, i passi, i respiri, le parole sussurrate, tutto. Tranne lui, non perchè non ci riuscissi, ma perchè proprio non c’era. Da quando io e Shikamaru…da quel momento…oddio, insomma, si, da quando c’eravamo baciati era cambiato tutto. Proprio tutto. Stavo spesso in questo angolo di giardino per pensare, e accadeva troppo spesso. Quel giorno però, quel fantastico giorno di sole, fu diverso. Ero in giardino, come al mio solito. Ero sotto al ciliegio in fiore, al mio solito. Ascoltavo la gente che passeggiava fuori, convinta che Shika non sarebbe venuto. Non poteva, doveva occuparsi delle scartoffie della prossima missione. Restavo lì, inerme, come se mancasse una parte di me e pian piano il cielo cambiò, senza accorgermene. Sentii una voce familiare, troppo. La voce che aspettavo, la sua.

"Inooooo! Esci, muoviti che sta per piovere!" Quella voce che stavo aspettando da troppo tempo.

"Eh? Ma, Shika..e le carte per la missione?" A volte penso che certe domande mi escano fuori da sole, in modo autonomo e mi fanno sempre sembrare così stupida e così distaccata.

"Ah, quelle…beh l’Hokage mi ha detto che deve ricontrollarle e mi ha cacciato da lì, dai vieni! Stai sempre in giardino, esci ogni tanto e potresti farlo anche con me!" Quelle parole mi fecero infuriare di brutto, tanto che volevo picchiarlo immediatamente. Misi le scarpe e uscii dal cancello minuscolo che dava sulla strada. Lo vidi lì, con quelle mani vicino a quella bocca di cui sentivo terribilmente la mancanza.

"Tu, razza di idiota!" Gli saltai praticamente addosso e, nel frattempo, cominciarono a picchiettare delle minuscole gocce su di noi, prima piano e poi sempre più freneticamente. Veloci, così veloci che nel giro di due secondi eravamo già zuppi.

"L’idiota qui non sono io. Uaaaaaaah ora siamo zuppi d’acqua! Inoooooo!" Rideva, come faceva prima. Rideva e io dietro lui. E non sapevamo far altro. Ridere e continuare a stare sotto la pioggia. Shikamaru ormai era diventato l’unico capace a rendere una giornata di pioggia come quella, a rendere qualsiasi giornata buia, piena di gioia. Era strano perchè non volevo più che la mia felicità dipendesse da qualcuno ma lui, inconsciamente, riusciva a cambiare ogni secondo della mia giornata. Lo guardavo e sorridevo, come mai avevo fatto. Come non avevo mai fatto per nessuno. Sorridevo solo per lui e lo sapevo. Lo sapevo perfettamente e mi andava bene. Guardavo il suo viso e, ogni giorno, volevo solo vedere quello. Shikamaru mi prese la mano e cominciammo a correre sotto la pioggia che non ci separava, affatto. Era quasi piacevole, ma tutto con lui era piacevole, anche farsi staccare un braccio, anche farsi squartare. Se c’era lui, lì a fissarmi, ad appiccicare quei suoi occhi scuri su di me, tutto era piacevole, anche morire.Corremmo a casa sua, dopotutto eravamo lì vicini. Tra un sorriso e l’altro entrammo e mi ritrovai nel bagno, ad asciugare i capelli, o a provarci. Ero nel bagno di Shikamaru, per essere precisi dentro la sua vasca, con tanta acqua calda e dei suoi vestiti. Una maglietta che bastava per coprirmi interamente. Non sembrava ma Shikamaru era molto più alto di me e una maglietta mi copriva fino a metà cosce, così decisi di mettere solo quella, tanto per non sporcare altri vestiti e perchè, forse, volevo che mi guardasse. Ad essere onesti non so perchè lo feci, ma indossai solo quella maglietta ed ebbi una strana sensazione. Uscii dal bagno e sentii Shikamaru che preparava qualcosa in cucina. Mi avvicinai alla porta e poggiai la mia spalla, e tutto il mio peso, al muro e guardavo Shikamaru alle prese con le tazze del tè. Più lo guardavo e più sorridevo. Osservavo ogni minimo particolare. I vestiti zuppi incollati al suo corpo, i capelli che gocciolavano, le sue mani grandi ma dolci. E poi mi fissai sui suoi occhi, così indaffarati da non accorgersi di me. Piano piano entrai in cucina e, avvicinandomi a lui, lo abbracciai poggiando il mio viso contro la sua schiena. L’acqua dei suoi vestiti fece nascere un lieve brivido che passò subito, proprio com’era arrivato. Lui si voltò e mi guardò negli occhi, non notando che indossavo solo la maglietta. Una maglietta nera, lunga e anche troppo grande. Una maglietta che copriva il necessario, che faceva il gioco del "vedo-non-vedo". Poggiò le mani sui miei fianchi e mi baciò, senza dire nulla. E io, senza dire nulla, aspettavo proprio quel bacio. Mi erano mancate quelle labbra, quel calore. Mi era mancato appartenere solo a lui. Non che un bacio potesse determinare ciò, però fino ad ora mi sentivo sua e ogni singolo bacio confermava questa mia idea. Continuammo, senza prendere aria, senza preoccuparci di nulla. Il tè era rimasto nelle tazze, i suoi vestiti erano rimasti attaccati al suo corpo e mostravano perfettamente i lineamenti di quei suoi muscoli che allenava ogni santo giorno. Le sue mani, dai fianchi, cominciarono a salire, piano, e con loro anche la maglietta scoprendo appena il bordo del mio intimo. Allora, senza pensare troppo, senza badare a quello che succedeva, Shikamaru mi prese in braccio e io, istintivamente, mi lasciai prendere, anzi, mi arrampicai, avvolgendolo con le mie gambe lunghe e scoperte. Ancora quella sensazione di freddo a contatto con l’acqua. Ancora un brivido e poi una piccola smorfia e poi via, di nuovo. La mia testa non c’era, per niente. Sentivo solo il cuore andare a mille. Andava veloce ma sempre seguendo quello di Shikamaru. Battevano insieme. I nostri respiri erano sempre più corti ma come sincronizzati. Allontanò il suo viso dal mio e notai un lieve rossore sul suo viso. Sorrisi lievemente e accarezzai la punta del suo naso con quella del mio, come a dire "continua a baciarmi, stupido" e lui afferrò subito il messaggio. Capì che non mi importava di morire soffocata se questo significava continuare a baciarlo, continuare a danzare con le sue labbra; se significava continuare a sentire quelle labbra calde e sentire quel calore propagarsi in tutto il mio corpo. La pioggia continuava imperterrita lì fuori, come a coprire il rumore dei nostri respiri sempre più pesanti. Senza accorgercene, eravamo nella sua camera. Di sfuggita notai solamente che era una camera quasi vuota, tranne per i mobili e una scacchiera sul tavolino basso. Shikamaru mi fece scendere e poi, beh, lo si può capire da soli. Cominciò una sorta di danza, di…carezze mentre l’uno toglieva i vestiti dell’altro. Shikamaru ebbe il compito facilitato, visto che io avevo addosso solo una maglietta, mentre io, beh, io…ero goffa, impacciata e mentre tentavo di sfilargli via i pantaloni diventai rossa in viso ma lui, gentile e dolce come sempre, mi prese il volto tra le mani e mi baciò. Piano piano cominciammo a far l’amore. Sentivo il suo corpo premere contro il mio, entrambi inesperti, entrambi pieni di paura.Sentivo la sua pelle trasmettere lo stesso calore delle sue labbra, quasi fossimo un fuoco insieme. Poi un po’ di dolore e benissimo immaginavo perchè. E ancora amore, caldo, amore e respiri sempre più corti e le nostre anime sempre più affamate, l’una dell’altra. Non so quanto andò avanti ma a me sembrò una vita e un istante, insieme. Le mani di Shikamaru si aggrappavano alle mie, le stringevano come fossero una corda con cui tirarsi su dalla marea. Ecco, era proprio questo ciò che stava accadendo, una marea di amore, fuoco, passione che ci travolgeva e noi, come due piccole barchette di carta, ci lasciavamo travolgere senza opporre resistenza ma, al contrario, assecondando ciò. In fine, lentamente, le braccia di Shikaramu scivolarono intorno ai miei fianchi, come volessero restare legati a me, come se non volessero lasciarmi andare. Sentivo quelle braccia forti trasformarsi in una sorta di scudo. Mi tenevano e mi proteggevano dal mondo che era fuori da quella stanza. La pioggia non si sentiva quasi più, o forse ero io a non voler sentire altro che il respiro pesante di Shikamaru mentre io trattenevo il mio. Sentivo il suo corpo attaccato al mio, sentivo quel viso schiacciato contro i miei capelli scompigliati e zuppi, ancora zuppi di acqua e amore. Pian piano ci addormentammo e restammo in quel modo, abbracciati. Lui che mi stringeva e odorava i miei capelli e io, che accarezzavo quelle braccia forti ma dolci come piume. Eravamo lì e il resto del mondo, adesso, contava davvero poco.



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