Era stato fin troppo semplice. Era bastato poco per far nascere il seme del dubbio all’interno del piccolo genin di Kiri, ancora spaesato e confuso per ciò che gli era appena capitato. Quelle poche parole che erano state pronunciate dal Mikawa avevano poi ottenuto l’effetto sperato, lo aveva fatto arrabbiare. Per qualche secondo il giovane Lampo Nero desiderò di provare quello che provava il suo avversario, di nutrirsi delle sue domande, incertezze, della rabbia che iniziava a covare in corpo, e che gli offuscava la vista. Mantenere la calma contro un avversario sconosciuto può salvarti la vita, ti permette di osservare con più chiarezza cosa si cela nell’ombra delle apparenze, ti lascia riflettere su ciò che accade. Arrabbiarsi d’altro canto ti scombussola la mente, ti porta a scavare la fossa con le proprie mani, ad attaccare senza alcun piano. Lasciarsi andare all’ira è il modo giusto per morire. Ryosuke era soddisfatto del risultato ottenuto. Nonostante non fosse da lui, c’era un certo fascino nel far crollare il proprio avversario psicologicamente, gli permetteva di osservare meglio i suoi punti deboli, le sue aperture, ed in un certo qual modo anche il vero carattere di una persona. La reazione del Koga era stata debole, forse prevedibile per chi non si è ancora fatto le ossa sul campo, e questo il Mikawa lo capiva. Compativa quel giovane che si era messo contro di lui, che lo aveva attaccato senza un piano e aveva apertamente ostentato la sua vittoria. Quel ragazzo si era comportato esattamente come previsto, si era esposto alle parole del Chuunin, si era mostrato debole, tremante di dolore e paura ed aveva attaccato direttamente il suo avversario. Si stava tirando la zappa sui piedi continuamente, e a poco a poco non sarebbe rimasto nulla di lui, se non si fosse ripreso.
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Quel ragazzino aveva risposto d’istinto alle provocazioni, e senza ragionare minimamente sull’attacco che stava portanto. Era scoperto, privo di alcuna difesa, ed aveva attaccato con una tale foga che non sembrava nemmeno più vedere dove fosse il suo avversario. Senza aspettare, senza pensare alla prossima possa, il Koga aveva lanciato contro il Lampo Nero un fumogeno, con l’intento di nascondervi dentro una serie di armi da lancio dirette verso il corpo del Mikawa. Erano tre, se l’olfatto non confondeva il Chuunin, non abbastanza per sperare di ferirlo gravemente, troppe per essere solo un diversivo, quei Kunai avvelenati erano l’attacco del Kiriano. Eppure, nonostante la foga dell’attacco, quel genin non era completamente stupido, non si poteva esser limitato a qualche Kunai contro un avversario che già si era dimostrato ostico. Anche se il veleno su quelle armi fosse stato letale, in una coltre così grande e densa non avrebbe avuto la certezza di colpire nessuno. L’attacco doveva essere certamente ad ampio raggio, ed il fumogeno non serviva per nascondere i Kunai, ma qualcos’altro. La mente del Chuunin divagava velocemente, pensando ai molteplici attacchi che avrebbe potuto archittettare quel giovane Genin in un momento come quello, e tra le risposte trovate, le poche plausibili non sembravano altro che diversivi o piccoli trucchi con scarse probabilità di successo, quanto meno, contro un avversario come lui. Nonostante tutto, nonostante la foga e l’attacco così scontato, Ryosuke non doveva iniziare a sottovalutare il suo avversario, e non si poteva permettere nessun passo falso. Doveva rimanere immutabile agli occhi di quel ragazzino se voleva continuare a portare avanti quella farsa, doveva essere impeccabile, e lo sarebbe stato.
“Per possedere un Doujutsu come il suo, è strano che utilizzi un fumogeno per attaccare, come toglie la visuale a me, la toglie anche a lui, limitando l’uso della sua abilità innata. Forse non basta incrociare lo sguardo come avevo pensato, potrebbe aver bisogno di requisiti differenti per attivare la paralisi sul suo avversario. Meglio prestar maggior attenzione. Anche se lo utilizza per nascondere il suo attacco, è possibile che non sia in grado di coinvolgermi nella paralisi ad una distanza tale, altrimenti avrebbe cercato di bloccarmi prima di attaccare, anche senza ragionare, sarebbe stato istintivo per lui.”
Un ragionamentoi repentino come un lampo a ciel sereno, pochi attimi di attenzione, nessuno di preparazione, e molto istinto, questo avrebbe caratterizzato la difesa del Mikawa, che già nella sua mente aveva vissuto più e più volte l’attacco del Koga, con differenti esiti. I Kunai avvelenati erano ormai a poco più di un metro di distanza, in veloce avvicinamento. Colse il momento giusto, non appena aveva sentito lo scoppio di quella che pareva essere una cartabomba aveva celermente rilasciato un alto quantitativo di chakra attraverso i propri arti inferiori, utilizzando una delle tecniche che lo avevano reso famoso come il Lampo Nero: il sonido, eseguendo uno spostavendo all’indietro di 5 metri, all’erta su ciò che sarebbe accaduto. Nonostante nessuno avesse mai assistito al completo utilizzo della tecnica inventata da Ryo, erano stati in molti a capire che la velocità di quel ragazzo non si limitava all’utilizzo di particolari doti fisiche allenate nel corso del tempo, per quanto il ragazzo ne possedesse realmente di capacità fuori dal comune come quelle. Più volte si era trovato a dover eseguire il sonido davanti ad avversari temibili, nonostante lo facesse contro voglia, ma la velocità di realizzazione di quella tecnica era tale da impedirne l’assimilazione completa senza l’ausilio di particolari abilità, e fino a quel momento il Chuunin si era sempre assicurato che il suo segreto rimanesse tale, in un modo o nell’altro. Nonostante la situazione non richiedesse l’impellente uso di quella tecnica, il Mikawa era più che convinto a continuare sulla propria linea d’azione il combattimento, e per questo sarebbe stato molto più semplice non subire alcuna ferita, in modo da mantenere invariata l’impressione che il ragazzo stava creando su di lui. La cortina di fumo inoltre era stata una bella fortuna, gli aveva permesso di nascondere quella sua dote ancora una volta. L’esplosione che si era creata non aveva in alcun modo alterato la cortina fumogena che separava i due contendenti alla vista, ma non per questo entrambi avevano avuto modo di fermarsi. Il genin di Kiri non aveva aspettato un secondo per comporre i sigilli necessari alla realizzazione di un secondo squalo acquatico, pronto a scagliarsi ferocemente verso il luogo dove il Mikawa sarebbe dovuto essere, a distanza di pochi attimi dallo scoppio di quelle bombe che si erano annichilite all’interno di quella cortina di fumo densa e violacea. Se il Mikawa non avesse assistito precedentemente a quella tecnica, probabilmente non si sarebbe nemmeno accorto del pericolo che si stava avvicinando, preavvisato solamente da un insolito scrosciare d’acqua, in avvicinamento, diretto esattamente dove le cartabomba erano state fatte detonare precedentemente. Il Chuunin fece un ulteriore salto indietro di poco più di un metro, assicurandosi la giusta distanza di sicurezza dall’esplosione che si sarebbe creata con l’impatto di quel proiettile marino, che non tardò ad arrivare. A poco meno di due secondi di distanza due violente esplosioni si erano scagliate proprio dove si trovava precedentemente il Lampo Nero, creando una deformazione sul terreno, proprio dove si trovava precedentemente il Mikawa, con un raggio di circa tre metri e mezzo, provondo uno. Non si poteva dire che a quel ragazzino mancasse la precisione. Nonostante la rabbia, nonostante fosse offuscato dalle parole del Chuunin, aveva comunque tentato di eseguire un valido attacco, forse troppo precocemente e troppo avventato per avere successo, ma non si era risparmiato. Sembrava quasi che volesse mettere in mostra le proprie capacità al proprio avversario più che toglierlo di mezzo, dopotutto aveva messo su una scenetta niente male, una coreografia di esplosioni che difficilmente sarebbero passate inosservate.
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Il Mikawa aveva atteso il termine dell’azione avversaria pazientemente prima di riposizionarsi silenziosamente al suo posto precedentemente lasciato per schivare gli attacchi diretti verso di lui. Si era premunito di non mostrare alcun segno di scompiglio, davanti al Koga, e di non mostrare alcuna impressione per quello che era appena successo. Muovendosi così velocemente e nascondendo il rumore dei suoi passi sotto il suono delle esplosioni, quel genin non avrebbe di certo capito cosa sarebbe successo, come mai il suo attacco non aveva avuto alcun risultato e come mai lui si sarebbe ritrovato esattamente nella stessa posizione di prima. Non aveva fretta, sapeva che tutto sarebbe avvenuto a tempo debito, e lui era deciso a far andare le cose proprio secondo il giusto ordine. Attese quesi sessante dannatissimi secondi impassibile, fermo nell’esatta posizione in cui si trovava prima, attendendo che quella cortina di fumo si diradasse e a poco a poco mostrasse il risultato dell’attacco che aveva appena subito. Nonostante le ripetute evasioni dagli attacchi del Genin, il Chuunin era stato abbastanza bravo da non lasciare alcun segno sul terreno, ad eccezion fatta dei risultati catastrofici degli attacchi di Gennosuke, fin troppo visibili. Lo osservava, proprio come faceva prima, attento a non incrociare il suo sguardo, ma allo stesso tempo a non farsi notare, senza alcuna espressione sul viso, se non una fredda maschera di impassibilità immutata dai recenti avvenimenti. Quel ragazzo non avrebbe potuto non trovarlo irritante, con quell’aria superiore, senza alcuna vergogna nel mostrarsi tale davanti agli occhi di un omuncolo tanto debole, insignificante ed insicuro.
«Non guardi nel posto giusto ragazzo. Non sono io quello contro cui devi combattere.»
Disse con la giusta intensità affinche quelle parole arrivassero con la giusta intonazione, il giusto filo della lama che sarebbe penetrata attraverso la pelle del Kiriano. Nessuna emozione nella sua voce, proprio come prima, come un ombra, un’illusione perpetua, personalizzata per quel genin di Kiri: Gennosuke Basilisk Koga.