Capii subito cosa avrei dovuto fare. Non avevo la minima intenzione di bagnarmi, e questo mi bastava. Data l'elevato calore, mi tolsi la giacca, e la adagia sugli scogli. Finito di fare ciò, mi strinsi per bene la fascia che avevo sulla testa. Tornai sulla costa, camminando, mani in tasca, con lo sguardo fisso all'acqua,e mi allontanai un paio di metri dagli altri due. Ero pensoso, vedendo la mia immagine riflessa sull'acqua. Dovrò trovare un modo per non cadere. Ma non voglio neanche bagnarmi... Di fianco a me, c'era un enorme masso. Sarà qualcosa come tre metri. Quindi creai un mio clone con la bunshin no jutsu, che si posizionò sopra il masso. Tornai vicino gli scogli, e ripresi la corda dalla mia giacca. Fatto ciò, con tono determinato, la strinsi sulla vita e lanciai l'altro estremo della corda in mano alla copia... Cominciai l'allenamento posizionando un piede solo sull'acqua. A poco a poco cominciai a far fluire il chakra sulla suola della mia scarpa, cercando di renderlo il più stabile possibile.... Nonostante questo, sentii tirare il piede verso il basso... Tolsi e rimisi adagiatamente il piede, concentrando ancora più chakra, ma l'effetto risultò lo stesso. Stetti circa 5 cinque minuti con questo esercizio, cambiando svariatamente piede, punto di appoggio e punto di applicazione del chakra, ma non vi furono miglioramenti... Non so perché non ci riuscivo, forse ero condizionato dal nervosismo, pensavo ad altro, non stavo desiderando ciò che volevo. Mi asciugai il sudore dalla fronte, e mi lasciai andare un paio di minuti al vento... Volsi lo sguardo verso destra, cercando i miei compagni, e notai che furono ancora impegnati nelle loro sessioni.. Un po' di vento mi fa bene. Facciamo un altro tentativo... Nonostante non avessi mai camminato sull'acqua, credevo che il principio alla base del controllo del chakra in tale ambito fosse la naturalezza.. Essere spensierati, per poi camminare senza accorgersene... Con le brezza del vento che mi accarezzavano il volto, cercai di scacciare quanti più pensieri negativi dalla mia testa. Mi tranquilizzai, misi le mani in tasca, guardai ancora una volta l'acqua con fare misterioso, e cominciai a far fluire il chakra in modo delicato ed energico sul piede destro. Lo poggiai sull'acqua, e poco dopo poggiai il secondo.. Notai con stupore di potermi reggere su quell'acqua limpida. Avrei dovuto essere contemporaneamente "concentrato" e "non concentrato" per continuare e camminare. Ribadendo lo stesso concetto di prima, non tenni conto del fatto di essere sull'acqua, per me sarebbe dovuto essere come camminare sulle strade di Konoha... Cominciai quindi a muovere i primi passi verso il largo, rigorosamente mani in tasca, con lo sguardo volto verso l'orizzonte. Ero estasiato, ma non mi esponevo in tal modo. Camminai sull'acqua naturalmente per 30 secondi, dopo di che mi voltai indietro verso la spiaggia... I miei compagni erano ancora lì. Decisi di provare a poggiarmi, in quanto il principio sarebbe stato lo stesso. Concentrai il chakra sulle mani prima, e sul resto del corpo poi. Mi adagiai sul liquido limpido, cercando di essere per di più nel "terzo stato", a metà tra concentrazione e non concentrazione. Contento per la prova superata, mi misi le mani dietro la testa, e volsi lo sguardo al cielo. Dopo un po' sentii chiamarmi, e ritornai, mani in tasca come da regola, sguardo verso l'acqua, sulla spiaggia.
Le prove del sensei si erano rivelate semplici. Per battere i due cloni creati dalla bushin no jutsu mi era bastato ragionare su come colpire la seconda che era quella che mi aveva dato più problemi la prima volta che avevo eseguito quell’ esercizio. Eseguita correttamente la prima prova, senza avvisare ne scomodare Kiba, mi ero avvicinato ad un alto albero, lì, unendo le mani nel segno della pecora, avevo imparato a concentrare il chakra nei piedi e, dopo esser caduto un paio di volte, ero riuscito a camminare sul tronco fino ad un’ altezza pari a 10 metri. Quell’ esercizio all’ inizio pensavo fosse impossibile, infatti non riuscivo a capire come riuscire a rimanere attaccato a una superficie totalmente verticale; a smentire la mia tesi era bastato che Kiba ci mostrasse l’ esercizio. Alla fine avevo capito che bastava concentrare la giusta quantità di chakra nei piedi, era semplice. Quando ebbi finito l’ esercizio Kiba si avvicinò a noi e ci annunciò che tutti e tre avevamo superato l’ esercizio.
Bene, ho eseguito anche questi due stupidi esercizi, non vedo l’ ora che si passi alla fase veramente utile: quella dove si combatte. Migliorare le mie doti combattimento, questo è l’ unico motivo che mi ha spinto a venire fino a qui insieme a questo branco di incapaci! In più quello di Kiri, Saambo Hozuki, è l’ unico che è riuscito a superarmi… ma questa situazione non durerà ancora per molto, infatti durante questa non ci sarà storia…e anche il sensei si renderà conto del mio enorme talento…è naturale…d’ altronde io faccio parte della casata più stimata di Konoha: gli Uchiha. Noi siamo unici e siamo i possessori di un’ abilità innata tra le più forti…noi non siamo secondi a nessuno…nessuno è più bravo di noi in niente…per questo, lo giuro, supererò Saambo…costi quel che costi!
Appena finito di parlare, Kiba, ci fece i “complimenti” per aver superato il primo esercizio; la cosa mi suonava alquanto strana infatti per quanto poco lo conoscessi non mi sembrava proprio il tipo da complimentarsi per il successo di un’ esercizio.
Bene, ora ci prende anche per il culo facendoci dei complimenti che si capisce lontano un miglio che sono falsi…idiota: pensa che noi non ce ne accorgiamo…invece di star qua a far finti complimenti farebbe meglio ad aprire gli occhi ed a notare il mio talento.
Mentre io stavo riflettendo sui suoi “ complimenti” lui concluse la frase che aveva iniziato pochi secondi prima dicendo che la prossima volta non sarebbe stato così indulgente e che non ci avrebbe permesso di ripetere la prova. Io risposi:
Non preoccuparti, a me non servirà più:ho sbagliato nel colpire il secondo clone solo per un piccolo errore di distrazione che mia ha portato a sbagliare mira…tutto qui. Come dicevo: a me non servirà più, mentre per Exo non posso promettere nulla; anche se immagino che situazioni di questo genere con lui si ripeteranno ancora molte volte. Kiba continuò dicendo che quello che avevamo fatto era un progresso, ma che l’ esercizio appena eseguito era banale in confronto quelli che avremmo dovuto affrontare in futuro.
Mpf…. Che idiota! E’ facile parlare così agli studenti quando si è un chuunin, mi sarebbe piaciuto vederti quando anche tu eri uno studente e dovevi affrontare per la prima volta una cosa del genere, scommetto che eri un’ incapace… ah, no scusa: lo sei anche adesso.
Finito di parlare Kiba si avviò lentamente verso la costa e salì in piedi sull’ acqua, io, che memore della scorsa prova, sapevo che ci avrebbe stupiti galleggiando rimasi impassibile, infatti non era andato a fondo ma era rimasto appoggiato sulla superficie cristallina come per magia. Finito di mostrarci quello che sarebbe stato il nostro prossimo esercizio si sedette tranquillamente sull’ acqua e poi, con fare presuntuoso, esordì dicendo che anche questo esercizio era facile, bastava aver capito il segreto di quello precedente.
Finito di ascoltare la breve spiegazione di Kiba mi avvicinai alla costa, andando verso l’ acqua mi avvicinai agli altri due studenti e, con fare sarcastico, gli sussurrai:
Buona fortuna…per quanto vi possa servire.
Poi, con un ghigno stampato sulla faccia, mi allontanai fino a distanziarmi di almeno 3 metri dagli altri:
bene, qui sono abbastanza lontano…almeno sono sicuro che non verrò disturbato dagli altri.
Sistematomi iniziai a riflettere sulla prova:
Un’ altra stupida prova…un’ altra cagata che non serve a niente…spero che gli altri miei compagni si sbrighino ad eseguire questo stupido compito così potremo finalmente dedicarci al combattimento. Dopotutto questo esercizio è uguale a quello precedente… il trucco è quello di liberare la mente per riuscire a concentrasi meglio ed a mantenere attivo il concentramento di chakra nei piedi che ci permette di galleggiare…niente di più facile…per me. Superato questo esercizio spero vivamente di passare al vero allenamento.
Dopo aver riflettuto qualche istante su come svolgere l’ esercizio mi preparai: divaricai leggermente le gambe, unii le mani e formai il seal della pecora ed infine cercai di concentrarmi restando immobile e chiudendo gli occhi in modo da estraniarmi da quello che mi circondava.
Devo concentrarmi…concentrarmi…liberare la mente da qualsiasi pensiero…devo concentrarmi…non devo pensare ad altro…il mio unico obbiettivo è far arrivare il chackra nei piedi…concentrarmi.
Dopo vari minuti passati in totale immobilità e silenzio aprii gli occhi di scatto, come se mi fossi appena risvegliato da un’ incubo, e dopo aver fatto un profondo respiro iniziai a correre. Corsi fino ad arrivare vicino all’ acqua e poi spiccai un piccolo balzo andando ad atterrare sulla superficie cristallina: ero in piedi sulla acqua. Rimasi sull’ acqua solo per poco: dopo pochi secondi da quando ero atterrato mi iniziarono a tremare le gambe e sentii l’ afflusso di chakra nei piedi svanire all’ improvviso:
Cacchio: non è facile come pensavo!
Fu come cadere nel vuoto: in pochi attimi il chakra nei piedi svanì completamente e io venni trascinato sott’ acqua. L’ acqua cristallina mi avvolse bagnandomi i vestiti che, in pochissimo tempo, diventarono pesantissimi; aprii gli occhi: l’ acqua era alta poco più di 2 metri, abbastanza da coprirmi tutto dato che io ero alto 1.80 m, il fondale era sabbioso e l’ acqua molto pulita; dopo pochi secondi riemersi. Uscii dall’ acqua incazzato, ero stato troppo precipitoso e non avevo calcolato la giusta quantità di chakra da immettere nei piedi, uno stupido errore che mi aveva portato a sbagliare tutto l’ esercizio.
Cacchio…non ci voleva, ora sono tutto bagnato…maledetto esercizio!
Dato che i miei vestiti erano fradici mi spogliai: mi tolsi la canottiera di colore nero, i guanti ed infine anche le bende che tenevo legate attorno agli avambracci, restando così solo con i pantaloni e le scarpe; dopodiché presi i vestiti bagnati e, dopo averli strizzati, li appoggiai sull’ erba in modo che si asciugassero con il calore del sole. Finito di stendere i miei abiti mi passai la mano tra i capelli color platino, poi sospirai:
Che palle…devo ripetere l’ esercizio…l’ unico errore che ho commesso è stato quello di concentrare poco chakra, questa volta ne concentrerò di più e riuscirò nella prova.
Finito di asciugarmi lanciai una rapida occhiata verso gli altri due per vedere a che punto erano, poi mormorai tra me e me:
perdenti…
Finito di controllare gli altri mi rimisi in posizione: unii le mani nel segno della pecora e provai a concentrarmi liberando la mente da ogni pensiero, questa volta avrei concentrato più chakra, poi, quando mi sentii pronto, feci una piccola corsa e saltai di nuovo sull’ acqua. Appena i miei piedi toccarono la superficie cristallina del mare mi sentii instabile e pronto a fare un’ altro tuffo, solo dopo alcuni secondi mi resi conto di esser riuscito nella prova e mi tranquillizzai. Stetti diversi minuti fermo, come se il minimo movimento potesse farmi sprofondare di nuovo, poi iniziai a fare qualche passo e raggiunsi la riva ritornando sulla terra ferma. Era stato fantastico, avevo provato una sensazione speciale nel camminare sull’ acqua.
Un gioco da ragazzi…come avevo previsto anche questo era un’ esercizio banale…questa volta credo proprio di aver superato quel perdente di Saambo…di sicuro.
Ritornato sull’ isola dopo aver eseguito l’ esercizio mi stiracchiai, poi controllai se i miei vestiti erano già asciugati: no, erano ancora bagnati. Mi avviai verso Kiba, con le mani in tasca, e quando gli fui vicino gli dissi:
Ho eseguito anche questo esercizio, mi sembra di aver acquisito il controllo del chakra, quando inizia il vero allenamento?
CITAZIONE
~Status: Grado: Studente Energia: bianca Chakra: 10/50 Condizione Mentale: impaziente di combattere Condizione Fisica: stanco, ferita lieve al braccio, bagnato. Consumi: Medio [20] per salire sul tronco, + medio [20] per camminare sull' acqua Recuperi: Slot 0/1: Techiche 0/1:
~Armi ed Equipaggiamento svelati. Kunai x 1 (recuperato all' inizio dell' esercizio)
Me ne stavo lì, seduto ai piedi del pino, intento a rimuginare sul mio successo. I miei occhi soddisfatti si levarono al cielo, e stetti a osservare le candide nuvole attraverso un fitto schermo di rami. Assaporai la freschezza dell’odore salmastro che proveniva dal mare; i fruscii dell’erba, che si piegava al passaggio del vento, costituivano i toni bassi del concerto della natura e preso dall’insieme di turbinanti emozioni, chiusi gli occhi, concedendomi il lusso di riposare in maniera degna. Fino a quando il sensei non ci richiamò. Aprii un occhio solamente, e, flemmatico, poggiando una mano alla corteccia dell’albero, mi rialzai in piedi. A passo strascicato mi avvicinai al punto di ritrovo e quando fummo tutti davanti all’insegnante, questi fece segno di seguirlo. Camminammo per qualche minuto, e me ne stetti zitto, come concentrato. Giunti a una scogliera rocciosa, il sensei iniziò a illustrarci il nostro nuovo compito. Principiò commentando l’operato dei due fogliosi e facendo un rapido excursus su ciò che avevamo fatto poco prima. Improvvisamente uno dei miei compagni, Rey, prese la parola e iniziò a parlare di qualcosa senza senso, il tutto condito con un pizzico di superbia e tono di superiorità. Lo fissai per un attimo cercando di capire perché dovesse uscire con cazzate del genere. Il nostro sensei non badò ai vaneggiamenti, continuando a spiegare; poi troncò il discorso, lasciandolo in sospeso, e con naturalezza poggiò i piedi nella superficie dell’acqua. Non rimasi particolarmente sorpreso, poiché anche mio zio lo faceva in continuazione. Le immagini si commentarono da sole e notato lo stupore generale, passò alle direttive. Avremmo dovuto imparare a camminare sull’acqua. Prima di iniziare la prova, non ci fu fornito nessun suggerimento, nemmeno un consiglio, nulla, esattamente come prima. Il fatto che avessimo delle esili basi di controllo del chakra alle spalle non mi rasserenò affatto, perché conscio del fatto che il compito si sarebbe rivelato molto più ostico di quello precedente. Il nostro turno venne quando il sensei si sedette sull’acqua: quello era il segnale d’inizio. Mi guardai attorno e preferii allontanarmi un poco dal gruppetto, circa cinquanta metri a ovest, giusto per rimanere in tranquillità e in solitudine; tuttavia l’avvicinarsi di uno dei miei compagni, l’Uchiha, mi spinse a rimanere. Con tono sarcastico disse: «Buona fortuna… per quanto vi possa servire» Incuriosito, mi voltai verso Exo come a cercare un’intesa nei suoi occhi, poi mi rigirai di nuovo verso lo spavaldo pulcino del clan del ventaglio e lo fissai un attimo con occhi spenti, poi, ripensando al pulpito da cui veniva la predica, mi lasciai andare a una risatina e risposi, pungente «…ci augurò il nostro caro Uchiha incapace. Sicuro di non essere il figlio bastardo di qualcun altro?» Conscio della gravità delle mie parole non stetti ad ascoltare la sua replica e mi allontanai. “Chi cazzo si crede di essere quel figlio di puttana? E’ debole come una scamorza e vuole pure fare lo spavaldo?” A capo chino, rimuginando sulle parole del bastardo, mi diressi al punto che avevo deciso, e giunto lì, avanzai nell’acqua fino a quando essa non mi arrivò alle ginocchia. A occhi chiusi cercai di rievocare la stessa sensazione che mi aveva permesso, minuti addietro, di superare la prova. Richiamai il chakra ai piedi nella stessa quantità che avevo usato per scalare l’albero, e convinto di poterci riuscire, poggiai il piede sulla superficie cristallina. Un soffio di vento mi accarezzò il viso, ma non mi deconcentrai, nonostante fossi solito ad distrarmi per cose del genere. Stavo lì, fermo a fissarmi il piede che non voleva saperne di star fermo sulla superficie dell’acqua; continuava a salire e a scendere senza sosta e davvero non riuscivo a farlo appiccicare al liquido specchio cristallino. La temperatura si era leggermente alzata e notai uno dei miei compagni denudarsi della giacca che aveva indosso “Mah…non fa poi così caldo…” pensai tra me e me. Ritornato con la mente all’obiettivo, scossi la testa con forza, come intento a scacciare i pensieri frivoli, e mi concentrai nuovamente. Cercai di percepire quella pace interiore della quale necessitavo per poter galleggiare come una piuma sul livello del mare; dovevo ricreare l’equilibrio tra forza fisica e forza psichica ed imprimere la giusta energia sul piede per poter camminare sull’acqua. Mi rilassai e percepii tutto ciò che mi circondava: il soffio della brezza, il calore del sole, le nuvole in cielo, i pochi uccelli che cinguettavano sui rami degli alberi, le quali fronde erano agitate dal passaggio del vento, e i miei due compagni, intenti a eseguire la prova. Creai una sorta di vuoto interiore e senza che me ne accorgessi, il piede cominciò a galleggiare sopra la superficie del mare. Aprii gli occhi e notai i progressi, perciò, con risolutezza, feci avanzare anche l’altro piede che si poggiò delicatamente sull’acqua. Tutto pareva perfetto, ma improvvisamente venne il peggio. La gamba sinistra sprofondò sotto acqua, e colto dalla paura smisi di pensare con lucidità, e istintivamente cercai di riportarla fuori facendo perno con l’altra, che ancora si reggeva sopra il livello del mare. In un attimo anche l’altra gamba, però, sprofondò creando una sensazione di vuoto sotto i miei piedi che mi fece perdere l’equilibrio e cadere rovinoso. L’acqua era bassa in quel punto della spiaggia, ma nonostante ciò, ci finii completamente dentro. In preda al panico uscii con la testa, inspirando rumorosamente. Ansante, mi guardai attorno alla ricerca di cosa, non so. “Devo riprovarci…posso riuscirci.”. Mi rialzai e scrollatomi di dosso l’acqua dal viso, ricominciai. Ripetei l’esercizio almeno altre quattro volte, senza notare alcun progresso. Mi demoralizzai, ma non mi passò nemmeno per l’anticamera del cervello di mollare tutto e andarmene. Ero solo all’inizio e potevo migliorare ancora molto. Mi rinfrescai la mente ripensando al combattimento contro le copie e l’arrampicata sul pino. In verità, ciò che mi rendeva gioioso non fu il ripensare alle mie imprese completate con successo, ma il rimuginare sulla mia superiorità rispetto ai miei giovani compagni di corso, che con ogni probabilità erano entrambi più vecchi di me. Mi rinvigorii nuovamente e impressi il chakra sulle piante dei piedi, ricercando la quiete; me ne stetti zitto e fermo per alcuni minuti, poi provai ad appoggiare il calzare sul livello dell’acqua, ed esso, dopo qualche tentennamento, aderì perfettamente. Soddisfatto, mi lasciai sfuggire a un sorrisino, e senza perdere la concentrazione feci avanzare anche l’altra gamba. In pochi attimi mi ritrovai in piedi sopra il mare. Allargai le braccia alla ricerca dell’equilibrio per paura di cadere, ma quando mi resi conto che era come stare sulla terra ferma, iniziai a muovermi con piccoli passi indecisi. Camminai per nemmeno un metro, poi improvvisamente mi sentii mancare il chakra e sprofondai fino alle caviglie. L’energia era venuta meno, ma digrignando i denti riuscii comunque a mantenere l’equilibrio. «Merda…» “E’ difficilissimo questo esercizio.” Arrancai per qualche metro dirigendomi verso l’acqua un po’ più alta, ma quando la linfa del mio corpo svanì completamente, mi sentii afferrato e trascinato nei profondi abissi marini. Bevvi un sacco di acqua schifosa in quel frangente, e urlando sbucai fuori dalle onde. “Merda!” La riva era troppo lontana perché io avessi la voglia di raggiungerla nuotando e così, colto da un’immediata necessità, mi feci venire un lampo di genio. Concentrai il chakra nelle mani nella stessa quantità che avevo usato per camminare sull’acqua, e disperato le appoggiai sulla superficie del mare. Provai a spingere e notai qualcosa di nuovo: le mani non sprofondavano. Risolutamente cercai di sollevarmi, e dopo qualche minuto di contorsionismo riuscii a rimettermi in piedi. Stavo di nuovo camminando sul livello dell’acqua. Soddisfatto della mia trovata geniale, mi diressi verso la riva per poggiare gli indumenti fradici. Nella più assoluta tranquillità mi misi a passeggiare sul limpido specchio marino e spensieratamente iniziai a levarmi i vestiti di dosso. Poi caddi di nuovo. Trasalii quando sentii il vuoto sotto i miei piedi, perché intento a togliermi la felpa non sarei riuscito in nessun modo a tornare a galla se fossi finito in profondità. “Porca puttana!” «Gwoooh!» lanciai un urlo selvaggio di disperazione, che però terminò in pochi attimi, quando, levata la maglia, mi accorsi che l’acqua mi arrivava alle ginocchia e che mancavano solo alcuni passi alla spiaggia erbosa. Sollevato, poggiai la felpa e la maglia di rete a terra e mi diressi nuovamente verso l’acqua. Una brezza leggera mi rizzò tutti i peli del corpo, facendomi riflettere sulla mia scarsa capacità nel controllo del chakra. «Devo concentrarmi…se non lo faccio, finirà esattamente come prima…» mi ripetevo tra me e me, come un matto in preda ai vaneggiamenti. Poi una figura si fece nitida nella mia mente. Era il mio “compagno” di corso, l’Uchiha. “Chissà per quale motivo ha deciso di prendere il ruolo del rompiballe?” L’atteggiamento del pulcino della foglia non mi piaceva nemmeno un poco. Dopo aver fornito prova della sua inettitudine, solo perché era riuscito a superare la prova dell’arrampicata sull’albero, senza che il sensei gli ordinasse di rifarla, pensava di avere il diritto di fare il figo. “Si sbaglia di grosso… qui sono io il migliore! Io non posso fermarmi qui! Non posso essere inferiore a nessuno! Ho degli obiettivi io, sono motivato. Non permetterò mai a nessuno di essermi davanti. Mai. Quel piccolo stronzo crede di poter fare la voce grossa solo perché è il discendente di qualche clan di merda? Perché pensa di essere il solo con un passato travagliato? Non lo accetto! Lo sconfiggerò e gli farò cambiare atteggiamento. Non posso farmi scalzare da un debole come lui.” L’orgoglio mi stava facendo ribollire il sangue nelle vene. Chiusi gli occhi e ricreai la sensazione di equilibrio perfetto. Mi sentivo come rinato. Il chakra stava fluendo così limpido e puro come mai prima d’allora. Di scatto aprii gli occhi ed emettendo un grido di sfogo mi lanciai contro la superficie acquatica. Spiccai un salto pochi centimetri prima di toccare l’acqua e mi lanciai come un folle sopra il mare. Atterrai sollevando degli alti schizzi e dai miei piedi iniziarono a generarsi degli ampi motivi concentrici. Incredulo, mi girai attorno. Guardai le gambe e iniziai a ridere quasi come un pazzo, con gli occhi alti verso il cielo. C’ero riuscito. Iniziai a passeggiare a casaccio e per prova spiccai qualche piccolo salto. Era fenomenale poter camminare sull’acqua. Costatato il fatto di poter muovermi con naturalezza anche sulla superficie del mare, assunsi di nuovo la mia caratteristica aria flemmatica e mi avviai verso la riva per recuperare i miei vestiti e ricongiungermi con il sensei e i miei “amici”. “Chissà se il sensei mi lascerà cambiare d’abito ancora una volta… sono davvero bagnato fradicio…”.
Una persona piena di odio, una persona fredda, calcolatrice, spietata. Un ragazzo che aveva passato la sua infanzia da solo, giurando vendetta. Una persona che amava pochissime cose ma al contempo ne odiava tantissime, una persona che viveva la sua vita con lo scopo di vendicarsi; quello ero io: Rey Uchiha. Mi trovavo sull’ isola di Nagi, ero giunto lì scortato da Kiba, un chuunin che poi avevo scoperto essere il mio sensei, un’ idiota. Ero riuscito ad eseguire anche l’ esercizio che consisteva nel camminare sull’ acqua del mare grazie al chakra concentrato nei piedi, ovviamente lo avevo svolto con la minima fatica. Completata la prova, con le mani in tasca, mi ero lentamente avvicinato al nostro sensei, nonché Chuunin del villaggio della foglia: Kiba. Quando anche gli altri due perdenti ci raggiunsero, io mi avvicinai piano a loro e gli sussurrai:
Bene perdenti…vedo che anche voi due siete riusciti a superare questo esercizio…soprattutto tu…kiriano. Non contate sul fatto di venir promossi, chiunque vi boccerebbe, basta guardarvi…siete solo dei perdenti. Sono io il migliore…perché io sono un Uchiha.
Dopo alcuni secondi Kiba prese la parola, iniziò a parlare dicendo che grazie a questo esercizio eravamo riusciti ad acquisire il controllo del chakra e che, per migliorare, ci sarebbe servita solo l’ esperienza, che però a noi mancava completamente. Finito di annunciarci che avevamo superato anche l’ ennesimo esercizio ci disse che finalmente eravamo arrivati alla prova culminante, la più importante, quella che avrebbe deciso la nostra sorte. Dopodiché si apprestò a spiegarci l’ esercizio.
Bene, non vedo l’ ora che finisca questo corso di merda…almeno dopo potrò andarmene in giro a fare quello che voglio…senza venir comandato a bacchetta da un deficiente come il sensei che ci hanno assegnato…non ce ne era uno più intelligente? Spero solo che questo idiota qua noti il mio talento ed inizi a trattarmi come si deve…dopotutto io sono un Uchiha, ed è risaputo che noi siamo i migliori. Lo siamo stati fin dalla fondazione del villaggio e lo siamo tuttora, il nostro è il clan più potente… Ora, a separarmi dal fare quello che voglio ed dal fuggire dal villaggio, c’ è solo questo stupido ultimo esercizio, lo supererò in fretta così poi sarò libero.
Kiba non aveva ancora iniziato a spiegarci la prova quando si irrigidì di colpo ed annusò l’ aria per qualche secondo, poi sentii una folata di vento ed Akihiro era comparso davanti a noi, quel bastardo era tornato a comandare. Dovevo però riconoscere le sue grandi abilità, infatti si era mosso talmente veloce che non ero riuscito neanche a percepire la sua presenza o a vederlo fino a quando non si era fermato, era fenomenale. Altro che Kiba, quello era un vero chuunin.Però nel suo arrivo c’ erano anche molti aspetti negativi oltre al fatto che finalmente avevamo un sensei che non era effemminato:
Ecco che ne è arrivato un’ altro…spero solo che questa interferenza non allunghi il nostro corso dato che finalmente eravamo giunti alla fine ed io ero già pronto ad andarmene da quest’ isola schifosa… inoltre spero che l’ ultima prova sia combattere.
Subito Akihiro, sotto il mio sguardo sorpreso per via delle sue abilità, iniziò a parlare: prima offese Kiba dicendo che tutto quello che ci aveva insegnato fino ad ora erano cazzate ed aggiunse anche che lui era un effemminato. Poi riprese dicendo che se volevamo venir promossi avremmo dovuto combattere contro di lui, noi tre contro lui da solo, e che dovevamo almeno ferirlo. Nel caso però ci fossimo dimostrati degli incapaci o non fossimo riusciti a ferirlo ci avrebbe uccisi o bocciati all’ istante. Finito di parlare, con uno scatto fulmineo, afferrò un Kunai e ferì Exo al braccio sinistro, il sangue iniziò ad uscire dalla ferita. Poi, dopo aver attaccato, arretrò fino a posizionarsi sull’ acqua, il terreno a lui favorevole. Il combattimento iniziava, e si preannunciava molto difficile.
Questo è il sensei adatto a me…uno duro, che non ha pietà…e soprattutto che mette il combattimento prima di tutto…inoltre mi piace dato che ha ferito quel perdente di Exo, probabilmente in questo momento sta trattenendo a stento le lacrime. Quando tornerà a casa, correrà subito dalla mammina a piangere dicendo che il sensei gli ha fatto un taglietto. Devo però ragionare su come sconfiggere Akihiro, che in questo momento è mio nemico: il territorio è a lui favorevole, si è posizionato apposta sull’ acqua in modo da poter usufruire delle sue tecniche più potenti…inoltre lui è un chuunin, mentre io non sono neanche un Genin…non ho possibilità se lo attacco da solo. Inoltre, come se tutto questo non bastasse, la ferita che mi sono fatto durante l’ esercizio sull’ albero non è ancora asciugata completamente. Cazzo: sono in un bel guaio…non posso farcela da solo.
Mentre ragionavo e cercavo invano di cercare un modo per attaccarlo, mi stracciai un pezzo dei pantaloni formando una striscia e me la legai intorno al braccio ferito, questo mi avrebbe leggermente aiutato. Prima che iniziassimo a combattere però Kiba ci lanciò un tonico, lo stesso assunto in precedenza, in un attimo mi sentii meno stanco. E pronto al combattimento. Il primo impulso fu quello di lanciarsi a capofitto e tentare di porre fine alla battaglia da solo, una mossa che mi avrebbe di certo portato alla morte.Iniziai a ragionare solo dopo e capii che avevo rischiato molto pensando di fare tutto da solo, infatti quello era un chuunin e se mi fossi lanciato verso di lui senza una precisa strategia non avrebbe esitato ad uccidermi. L’ unica soluzione era collaborare con i perdenti e cercare di elaborare un attacco combinato che forse ci avrebbe portato a qualcosa. Quindi, mi avvicinai agli altri due e, parlando a bassa voce, dissi:
Sentite perdenti, non pensate che io lo faccia per aiutarvi o per tentare di far amicizia, ma dobbiamo assolutamente unire le forze e cercare di pensare ad un attacco combinato dove utilizziamo le nostre tecniche più forti: questo è l’ unico modo per sconfiggere quel bastardo che ci sta di fronte. Ripeto: faccio tutto questo solo perché voglio venir promosso e per non morire, per me voi rimanete sempre dei perdenti incapaci. Bene, ora che vi ho chiarito le idee, iniziamo ad elaborare la nostra strategia: per prima cosa, quello è un chuunin, quindi è molto più forte e veloce di noi tre messi insieme, di conseguenza utilizzare le tecniche di taijutsu sarebbe inutile e pericoloso, direi quindi di puntare tutto sui ninjutsu dato che essendo di grado superiore al nostro capirebbe subito di esser stato intrappolato in un genjutsu. Voi idioti avete capito, o volete che ve lo ridica lentamente?
Per circa due minuti discutemmo a bassa voce sulla strategia che avremmo messo in atto, alla fine giungemmo ad una conclusione. La strategia era questa, e se fossimo riusciti a portarla a compimento, forse avrebbe ferito il chuunin: La strategia che avevamo elaborato nei pochi minuti che avevamo avuto per pensare si basava sul fatto di distrarre Akihiro in modo riuscire a colpirlo con la tecnica della palla di fuoco suprema, che sarebbe stata l' ultima ad essere eseguita. Il piano era questo: data la distanza tra noi ed il chuunin, circa 7 metri, saremmo avanzati di qualche metro andando a posizionarci sull' acqua ed utilizzando così le abilità apprese nell' esercizio precedente, forse a qualcosa era servito. Se fossimo riusciti a posizionarci sull' acqua senza che Akihiro ci attaccasse, Saambo, avrebbe seguito una tecnica esclusiva del villaggio di Kiri, la moltiplicazione acquatica, creando due cloni. Se ne sarebbe visto però solo uno, dato che l' altro si sarebbe nascosto sott' acqua, dove non poteva di certo venir visto dal nostro secondo sensei. Il primo invece, quello visibile, sarebbe stato creato a pochi metri da noi e con un flash nascosto nella bocca. A questo punto il clone visibile sarebbe corso verso Akihiro ed, a distanza ravvicinata, avrebbe fatto esplodere il flash che avrebbe scatenato una forte luce con l' obbiettivo di cogliere di sorpresa il Chuunin e debilitargli la vista. A questo punto del piano sarei intervenuto io ed avrei iniziato a correre verso l' avversario, che avrebbe dovuto essere stordito dall' effetto del flash, ed avrei lanciato dei kunai. Infine, avrei tentato di avvicinarmi il più possibile ed avrei eseguito la tecnica della palla di fuoco suprema con l' obbiettivo di colpire il chuunin che avrebbe dovuto essere stordito e quindi impossibilitato a schivare la tecnica che quindi, secondo le mie previsioni, avrebbe dovuto andare a segno. Se così non fosse stato ed il chuunin fosse riuscito a schivare o a difendersi in qualche modo dal colpo, per noi sarebbe stata la fine dato che ci avrebbe attaccato senza pietà con il solo scopo di ucciderci.
CITAZIONE
Status: Grado: Studente Energia: Gialla Chakra: 20/100 Condizione Mentale: contento di combattere Condizione Fisica: Ferita leggera al braccio. Consumi: - 20 ( palla di fuoco suprema) Recuperi: Slot 0/1:- lancio di due kunai Techiche 1/1: tecnica della palla di fuoco suprema. Bonus:- Malus:-
Spiccando quell’ultimo salto ero riuscito a superare definitivamente la prova. La capacità di camminare sull’acqua l’avrei affinata con il tempo, ma la base ero riuscito ad acquisirla pienamente, o perlomeno, quanto bastava per farmi proseguire con la terza parte dell’addestramento. Uscii, e senza indugiare il passo, mi ritrovai a pestare di nuovo la morbida erba dell’isola. Chinatomi, sospirando, raccolsi i vestiti, e mi diressi verso il gruppetto che si stava formando attorno al sensei, stropicciando la maglia nell’intento di levare l’acqua di troppo . “Siamo riusciti a superare tutti e tre la prova? Strano…” pensai tra me e me. “Non posso credere che anche quei due ci siano riusciti. Bah…forse ho sbagliato a giudicarli prima di conoscere le loro effettive potenzialità.”. Camminando, chinai la testa in direzione di Exo “Ecco…forse lui è l’unico tra noi che non riuscirà ad andare avanti. Mi pare un ragazzo insipido. – voltai lo sguardo in direzione di Rey – anche se effettivamente preferirei vedere quello stronzo lagnarsi per non esser riuscito a superare il corso. Mi sento come l’unica persona in un mondo di pecore. Perché l’inettitudine non fa loro aprire gli occhi?” sospirando, tra un pensiero e l’altro, giunsi presto alla destra dei miei compagni, pronto per ascoltare il discorso che il sensei stava per cominciare, ed io, concentrato come un vero discepolo, tesi a lui orecchie e mente, in modo da carpire il significato delle parole che si stava accingendo a proferire. Sentii un sibilo provenire da una voce fredda e pungente. Era Rey. Spavaldo, iniziò la sua rapida farsa di superbia ed invidia. “Che cazzo vuole questo qui adesso?” «Bene perdenti… vedo che anche voi due siete riusciti a superare questo esercizio… soprattutto tu… kiriano. Non contate sul fatto di venir promossi, chiunque vi boccerebbe, basta guardarvi…siete solo dei perdenti. Sono io il migliore…perché io sono un Uchiha.» Lo guardai con la stessa pietà che si prova per un malato in preda ai vaneggiamenti. “Ti rode che io sia il migliore, eh?” pensai, accennando un sorrisino beffardo. Kiba iniziò parlarci del com’eravamo riusciti a superare tutti e tre la prova commissionataci, e del fatto che, proprio come la logica mi aveva portato a pensare, quella pratica insolita l’avremmo perfezionata solamente con l’esperienza. “Prevedibile. Per tutto ci vuole del tempo… Anche per far rendere conto a questo pivello dell’abisso tra me e lui.” rimuginai, guardando l’Uchiha con la coda dell’occhio. “Certo che… tutte queste smanie di grandezza sono davvero ingiustificate se dette da lui… Non capisco il perché, ma pare che questo clan della foglia sia parecchio temuto. Se così fosse, mi pare sensato credere nel fatto che i pulcini vengano allenati fin da subito con una certa severità, proprio per permettere loro di mantenere alto il nome della famiglia in ogni dove, ma allora davvero non riesco a spiegarmi con che criterio abbiano lasciato venire questo incapace fin qui… Possibile che questo sia il livello dei ninja della foglia? Impossibile… anche Kiba è di Konoha, eppure è un tipo cazzuto, a differenza di questi due pivellini affianco a me. Che strano… Due studenti su due di konoha sono degli incapaci. Bah…” mentre pensavo tra me e me, il nostro sensei aveva terminato il suo discorso e ciò che ci apprestavamo a incominciare sarebbe stata la prova finale. Il nostro esame conclusivo. Ansioso, ricominciai a pensare, rimuginando sulla natura di quell’ultimo test. “Chissà se avremo la possibilità di combattere seriamente… mi piacerebbe duellare contro Rey. Sarebbe divertente pestarlo un poco.” Ridacchiai tra me e me, senza notare l’interruzione del sensei. Una brezza gelida mi raggelò la carne. Guardai il cielo che si era annuvolato, e sentii un brivido corrermi lungo la schiena. Improvvisamente, rapido come la morte, Akihiro balzò in mezzo a noi. Ciò che fui in grado di percepire prima della sua venuta fu solo un impercettibile sibilo. Poi l’elegante tonfo. «Bwaah!» gridai dalla sorpresa e dalla paura. La prima cosa che mi passò per la testa fu la mia morte; la mia tremenda e truculenta morte per mano di quel folle fanatico assetato di sangue. Mi rialzai presto da terra, per evitare di diventare il bersaglio delle sue angherie, e cercai di ricompormi celermente. “Che figura di merda. Gli altri sono rimasti impassibili, mentre io ho strillato come una femminuccia… vaffanculo…” le mie gote arrossirono dalla vergogna e umile, abbassai lo sguardo. Avrei voluto piangere in quel momento. Probabilmente le parole di Rey sarebbero state: femminuccia, troietta, bambino, incapace. Che rabbia. Cercai di consolarmi in quei lunghi istanti di tensione, ma fu tutto vano. Improvvisamente, il mio incubo incarnato, prese la parola, e con rapide e concise osservazioni asserì la nostra più completa incapacità nelle arti ninja. Insomma, eravamo dei falliti. In barba alle istituzioni, decise di prendere in mano il corso, informando l’Inuzuka dell’unilaterale volontà di cessione delle redini. Quest’ultimo, con un rapido cenno, quasi impercettibile, espresse la sua tacita approvazione, e così, Akihiro iniziò a illustrarci il nostro nuovo compito. Dopo aver demolito ore di allenamenti, liquidando il tutto con un bel “Tutte stronzate”, ci descrisse rapidamente lo scenario della prova: noi tre, incapaci ed indifesi studentelli contro un ninja dall’incommensurabile crudeltà con un’esperienza sul campo mostruosamente ampia. “Perché no?” Ci informò anche che in caso di morte saremmo stati bocciati per ovvi motivi. “Mmh…interessante…” Minaccioso e freddo come sempre, il sensei terminò il suo discorso, e con la stessa rapidità con la quale si era presentato in mezzo a noi, sguainò un coltello e lacerò il braccio di Exo, causandogli una ferita non troppo grave. Veloce, si ritrasse di parecchi metri sopra la superficie dell’acqua, pronto a riceverci come meglio poteva. Non mi passò nemmeno per la testa la pazza idea di attaccarlo da solo. Avevo bisogno di colpire con dei partner, e i miei inetti e incapaci compagni erano proprio ciò che mi serviva per poterci riuscire. “Che disastro…non riuscirò mai a risolvere nulla con queste due zavorre tra i piedi…” mi ricomposi e feci mente locale. “Prima di tutto… analizzare il territorio. Siamo sull’erba, il terreno è morbido e umido… La profondità dell’acqua, in questa zona, supera i due metri ad appena pochi passi dalla riva. Lui dista da noi, ora come ora, circa dieci, undici metri al massimo. Penso sia una buona idea accorciare le misure. E’ saggio mantenere una buona distanza, ma non eccessiva. Non concluderemmo nulla rimanendo troppo lontani. Analizzando le caratteristiche del nemico posso stilare rapidamente un superficiale profilo. E’ particolarmente veloce. Non riusciremo mai a stargli dietro a colpi di taijutsu. – mi voltai in direzione dei miei compagni – salvo che questi due non tengano in serbo delle tecniche spettacolari – mi rivoltai verso Akihiro – ma non credo proprio… L’unica cosa che potremmo fare sarebbe l’affidarsi alle mie capacità. Sono l’unico tra noi tre ad avere una sorta di bonus in acqua. Sono conscio del fatto che Akihiro sia molto più forte di noi, ma ritengo che questa sia l’unica via che abbiamo per portare a casa la vittoria. Combatteremo anche noi sul mare. Non so che tipo di poteri abbia Hinaji, ma è infinitamente più potente di me con le tecniche Suiton, probabilmente. C’è da dire che se combattessimo in un terreno normale, io potrei fare gran poco. Forse anche lui si troverebbe a corto di jutsu in quella situazione, ma sarebbe comunque più avvantaggiato di noi. Il fisico e l’esperienza sono dalla sua parte. Dobbiamo pensare a qualcosa di efficace.” Il rumore dello strappo dei pantaloni mi riportò alla realtà delle cose. Prese lo straccio e se lo legò sul braccio, forse per limitare una qualche emorragia, poi vidi Kiba mettere le mani nella sua sacca porta oggetti e ci lanciò un tonico, ancora una volta. Lo afferrai al volo e prima di ingoiarlo, lo fissai attentamente. “Mmh…la droga è davvero tosta.” E lo ingerii. Improvvisamente mi sentii rinvigorito. Tutte le mie energie erano ritornate in pochi istanti; traboccavo di potere. Quella sensazione annebbiò quasi i miei pensieri razionali, poi, ritornato lucido, ricominciai a pensare. Un’altra interruzione mi destò nuovamente dalla mia riflessione. «Sentite perdenti, non pensate che io lo faccia per aiutarvi o per tentare di far amicizia, ma dobbiamo assolutamente unire le forze e cercare di pensare a un attacco combinato dove utilizziamo le nostre tecniche più forti: questo è l’ unico modo per sconfiggere quel bastardo che ci sta di fronte. Ripeto: faccio tutto questo solo perché voglio venir promosso e per non morire, per me voi rimanete sempre dei perdenti incapaci. Bene, ora che vi ho chiarito le idee, iniziamo ad elaborare la nostra strategia: per prima cosa, quello è un chuunin, quindi è molto più forte e veloce di noi tre messi insieme, di conseguenza utilizzare le tecniche di taijutsu sarebbe inutile e pericoloso, direi quindi di puntare tutto sui ninjutsu dato che essendo di grado superiore al nostro capirebbe subito di esser stato intrappolato in un genjutsu. Voi idioti avete capito, o volete che ve lo ridica lentamente?» disse l’Uchiha con spavalderia. Lo guardai, ancor più impietosito, e mi rivolsi a lui con tono calmo e pacato. «Pff. – ridacchiai – Allora anche tu sai usare il cervello, eh? Figlio di puttana? Ad ogni modo le tue motivazioni sono a dir poco ridicole. Non penso tu abbia capito molto di tutto quello che abbiamo fatto fino ad adesso, ma non importa. Ad ogni modo sono d’accordo con te, quando dici che dobbiamo puntare sui ninjutsu. Non credo abbia senso colpire a pugni e calci, e meno che meno a genjutsu. Non so di che tecniche disponiate voi, ma non credo che siano sufficienti per sconfiggere un nemico di questa portata. Io ne possiedo, ma sarebbero inutili contro un ninja veterano del mio stesso villaggio. Dobbiamo improvvisare qualcosa. Non possiamo sparare tecniche devastanti senza una buona strategia sotto. E sia dal caso che io ne ho una fresca per voi. Ascoltatemi – iniziai a sussurrare in modo che lo shinobi non ci udisse – dobbiamo creare un diversivo che lo distragga. Il vero attacco sarà il secondo che sferreremo. Ci avviciniamo a lui, quanto basta per avere una distanza di circa sette metri. Lì io creerò due copie. Una attaccherà da sotto con dei kunai, mentre l’altra lo accecherà, poiché munita di un flash. Dovete credermi. Funzionerà. A quel punto entrate in azione voi. Dovrete sparare i vostri colpi migliori. Tu, Rey, ho visto che possiedi una tecnica di fuoco parecchio potente, beh voglio che usi quella, sono stato chiaro? Anche tu, Exo, possiedi una tecnica del genere vero? Oppure è solo una prerogativa di questi falliti del clan Uchiha?» rimanemmo ancora qualche attimo a discutere, poi ci saremmo lanciati in acqua, e facendo memoria dell’addestramento appena terminato, saremmo riusciti a rimanerci in piedi, sopra. E lì avremmo iniziato la nostra strategia. “Questo controllo del chakra serve a qualcosa, eh…”. Avrei giunto le mani e rapidamente composto i sigilli per eseguire la moltiplicazione acquatica. Uno dei due cloni, armato con un kunai, sarebbe stato evocato a due metri di profondità, circa due o tre metri avanti a me, sotto la superficie del mare, l’altro invece, appena sopra di me, in modo tale che io avrei potuto rapidamente afferrarlo e scagliarlo contro il sensei. Quest’ultima copia avrebbe tenuto celata una bomba flash nella bocca, e l’avrebbe fatta esplodere aprendo le fauci al minimo cenno di movimento da parte del ninja compaesano. In linea di massima, appena dopo un metro di volo. In quel modo, sia io sia i miei compagni saremmo rimasti incolumi al colpo stordente, poiché la nostra zona sarebbe diventata un punto cieco coperto dall’interno del cranio del mio clone, e tutta la luce si sarebbe riversata contro il mio nemico. Se sopravvissuto al bagliore o a eventuali attacchi, il clone avrebbe tentato infilare due dita, l’indice e il medio della mano destra, negli occhi di Akihiro, in modo di debilitarlo ancora di più. Se il bagliore accecante avesse funzionato, o se l’altra copia fosse sparita prima del tempo, il mio sosia subacqueo avrebbe tentato di trafiggere i piedi di Akihiro con un kunai e in quel caso saremmo riusciti a debilitarlo in maniera tale da permettere a Rey di scagliare dei coltelli e preparare la palla di fuoco suprema, si spera, anche con l’aiuto di Exo, e se fosse giunta a destinazione, avrebbe decretato la nostra vittoria incontrastata.
~Status: Grado: Studente Energia: Gialla Chakra: 50/100 Condizione Mentale: Soddisfatto Condizione Fisica: Ferita lieve alla fronte. Consumi: - 50 (Evocazione dei Cloni armati) Recuperi: Slot 0/1:- Techiche 1/1: Tecnica della moltiplicazione acquatica x 2 cloni armati. Bonus:- Malus:-
~Armi ed Equipaggiamento: Kunai x 1 [Usato dalla copia] Flash x 1 [Usato dalla copia]
Era stato semplice controllare il chakra. Fin troppo semplice.... il divertimento sarebbe incominciato adesso. Il caldo di quel giorno era opprimente. Cominciavo a sudare, ma ero ancora nel pieno delle forze. Il sensei ci chiamò a raccolta, dopo aver verificato i nostri progressi. Cominciai ad incamminarmi. Questa deve essere l'ultima. Ci riunimmo tutti e tre sulla costa, per sentire cosa avrebbe avuto da dirci. Non ci furono trenta secondi di secondi di conversazione, che un ninja fulmineo apparì improvvisamente tra noi quattro. Era un ragazzo alto, biondo, apparentemente uno sciupafemmine. Due secondi dopo, cominciò a sbraitare e pronunciare una serie di parole incrompensibili verso Kiba. Dalla sua conversazione, si rivelò il suo nome, Akihiro. Finito di parlare con lui, si rivolse verso di noi. Credeva di "insegnarci qualcosa". Con il consenso del sensei. Ma che diavolo vuole... Finito di comportarsi da psicopatico, di scatto estrasse un kunai, e mi tagliò parte del braccio sinistro. Rimasi immobile. La ferita non faceva un granchè male. Se è questo che vuoi, ti accontento. Tagliai una parte della giacca con il kunai, e fasciai la ferita, assicurandomi che non uscisse altro sangue. Dopo poco, il sensei mi lanciò un tonico nero, e si avvicinò ad un masso, con il suo cane. Non biasimo le sue azioni, ma non me ne fregava più di tanto. Quindi dobbiamo batterci. Presi al volo il tonico con il palmo della mano, e lo guardai per un paio di secondi. Non ho bisogno di questo. Con un movimento fulmineo, lo distrussi, richiudendo il palmo della mano. Alzai lo sguardo, e fissai il mio nemico intensamente per una decina di secondi. Sarà un ninja abile. Ma con me i suoi trucchi non funzionano. Cercai di studiarlo per un po' di tempo, quando arrivò l'altro "Uchiha". Non lo degnai neanche di guardarlo. In breve tempo, cominciò a dire cose senza senso, a parlare di sè e della sua bravura, e mi stancai. Spostati. Se mi sarai d'intralcio, colpirò anche te. Poco dopo anche l'altro cominciò a parlare di tattiche. Pensava di poter stordire il chuunin mettendo una flash nella bocca di un clone, per poi attaccarlo con un altro da sotto. Capii subito che razza di strategia aveva in mente. E' una tattica suicida. Poco dopo, si apprestò a fare quanto detto. Userà un genjutsu. Cadrete in una trappola come dei topi. Il chuunin non si mosse di un centimetro. Il kiriano creò un clone, lo prese, e lo lanciò contro di lui, pensando davvero di poterlo stordire. Il risultato fu una luce accecante. Anche l'altro stupido stette al suo gioco. Dopo l'esplosione della flash, non si era ancora capita la reale posizione del chuunin. Non si vede niente. Di sicuro non è lì. Il tipo spavaldo prese dei kunai e li lanciò nella mischia più totale. Nell'illusione di poterlo colpire, si avvicinò al banco di luce, e usò la sua tecnica più potente. Io rimasi a vedere quello scenario deprimente a due metri dalla costa. Poveri illusi. State facendo il suo gioco. Da quella palla di fuoco si sollevò un'enorme massa di vapore, a causa del contatto ravvicinato con l'acqua. Rimasi impassibile a guardare quello spettacolo inutile. Non cadrebbe mai in una trappola del genere. A dimostrazione di quanto pensassi, presi un kunai lentamente, e lo lanciai nella mischia, subito dopo la palla di fuoco. Non avrebbe colpito nulla, o al massimo un legnetto. Fissai quel luogo con consapevolezza. Fatti vedere.
CITAZIONE
~Status: Grado: Studente Energia: Bianca Chakra: 50/50 Condizione Mentale: Sospetto, Impassibile. Condizione Fisica: Ferita lieve al braccio sinistro. Consumi: Recuperi: Slot 1/1: Lancio di un kunai. Techiche 0/1: Bonus:- Malus:-
~Armi ed Equipaggiamento: 4 Kunai 1 Panno Conduttore di Chakra
Un uomo che rideva, le mani sporche di sangue, quella sostanza rossa che scorre nel corpo di ogni individuo e che ci mantiene in vita, quel liquido con cui troppe volte viene sporcato il terreno di battaglia, solcato da guerre e scontri. Quell’uomo aveva appena ucciso qualcuno, ne ero certo. L’ assassino indossava un lungo mantello nero, che lo copriva fino ai piedi, sopra vi erano disegnate delle nuvole rosse, come se fossero zuppe di sangue. Il mantello aveva un colletto che copriva il volto dell’assassino fino al naso. I suoi capelli erano lunghi, color blu scuro. Li portava lunghi fino alla schiena, mentre davanti scendeva un ciuffo che gli copriva l’ occhio sinistro. Quell’ uomo era spaventoso, ma la cosa che incuteva più terrore era il suo sguardo: era freddo, spietato e poi, la pupilla, era di color rosso e sopra vi era un disegno simile ad una shuriken. Sapevo cos’ era: era l’ abilità innata del clan Uchiha, il mio clan; era lo Sharingan. Lo fissai, fissai l’ occhio che mi incuteva terrore, ad un certo punto iniziò ad ingrandirsi, mi sembrava di sprofondare dentro quella pupilla di color rosso acceso, sentivo le forze abbandonarmi, ero vicino alla fine. Ad un certo punto però l’ illusione si dissolse ed io aprii gli occhi, ero svenuto.
Ho solo perso i sensi per qualche secondo…devo concentrarmi sulla situazione del campo di battaglia.
Mi trovavo appena sotto la superficie dell’ acqua, il sangue usciva dalla ferita che mi ero procurato al braccio destro durante l’esercizio precedente e colorava l’ acqua di color rosso, il dolore era quasi scomparso, ma il sangue continuava ad uscire, anche se molto lentamente. Ormai sullo straccio che mi ero legato intorno alla ferita era comparsa una macchia rossa. Non era quello però il dolore più grande, infatti Akihiro era riuscito a colpirmi con una ginocchiata in pieno petto. Quel perdente, che faceva parte della mia stessa casata, era un deficiente: invece di aiutarmi ed utilizzare anche lui la tecnica della palla di fuoco suprema aveva preferito restare indietro e quindi aveva decretato la non riuscita della tecnica. Ora era paralizzato da un genjutsu del chuunin che lo aveva attaccato per primo. Me l’ avrebbe pagata quel bastardo, gli avrei mostrato come si comportano i veri Uchiha. Ansimavo, respiravo irregolarmente: quel colpo, che per Akihiro era di certo un debole attacco, per me era stato fortissimo. Era riuscito a distrarmi colpendo prima il perdente Saambo, poi mi aveva colto di sorpresa. Con quella ginocchiata era riuscito a mozzarmi il respiro. Dovevo rialzarmi, non potevo arrendermi sotto un così semplice attacco, dovevo riuscire a rimettermi in piedi ed a continuare lo scontro, sapevo chi era l’ uomo dell’illusione che avevo visto dopo essere stato colpito, era Itachi: l’ uomo che aveva ucciso mio padre, è per quello che ero lì, per diventare un ninja e vendicarlo.
Devo dimostrare a tutti che sono un vero Uchiha…devo rialzarmi. Devo farcela…per mio padre.
Mi rialzai lentamente, faticando e lottando contro le fitte di dolore al petto. Avevo entrambe le mani occupate, la sinistra avvolgeva il braccio ferito, ormai anche la mano stava iniziando a bagnarsi col sangue. La destra invece era premuta sul petto, ancora dolorante dopo il contrattacco di Akihiro. Il mio respiro era migliorato, ma era ancora irregolare. Sul mio volto probabilmente era spuntata un’ espressione che esprimeva sofferenza. Mi guardai in giro, la situazione era cambiata da quando ero stato attaccato: Akihiro si era spostato andato a posizionarsi sulla terraferma. Con gli occhi cercai Saambo, era pochi metri da me, lo guardai: lo odiavo, ma in quel momento mi serviva per superare la prova, quindi cercai di reprimere il disprezzo che nutrivo verso di lui e mi sforzai di non insultarlo. Dovevo riuscire a sconfiggere Akihiro, volevo tornare a casa con il coprifronte. Nonostante fossi tutto bagnato stavo sudando, ero in una situazione pericolosa, in gioco c’ era la mia vita: il chuunin non avrebbe infatti esitato a togliermela.
Cazzo…che cosa è questa sensazione?! Sto sudando e…sento dei brividi corrermi lungo la schiena. Che cosa è? Non riesco a capirlo.
Era la seconda volta in tutta la mia vita che provavo paura, la prima era stata quando da piccolo avevo visto mio padre ucciso; ed adesso ecco era arrivata anche la seconda volta.
Non sarà mica…Paura? Devo riuscire a controllarla…infatti le persona forti sono quelle che dominano la paura…devo riuscire a superare la prova.
Avevo chiuso gli occhi mentre pensavo, mi stavo concentrando per cercare di sopprimere quello stato d’ animo che avevo provato solo poche volte in vita mia. Restai in quella posizione, immobile per qualche secondo, poi aprii gli occhi. Ero tornato in me stesso. Lentamente il respiro tornò regolare, poi mormorai:
Sono pronto.
Sentivo l’ adrenalina dentro di me, non vedevo l’ ora di combattere. Ero riuscito a sopprimere la paura ed ora questa si era trasformata in pura energia che ora mi aveva invaso. La strategia concordata era semplice, ma poteva rivelarsi molto efficace nel caso fosse stata portata a compimento senza interruzioni. Questa volta, dato il fallimento dell’ attacco precedente, era stata costruita basandosi sui taijutsu e sfruttando anche l’ effetto di un genjutsu. Inoltre, se Exo il perdente fosse riuscito a liberarsi da solo dal genjustsu del chuunin di Kiri, dato che io non l’ avrei sicuramente aiutato, avrebbe potuto aiutarci compiendo l’ ultima tecnica dell’ attacco che avevamo ideato. Mi costava molta fatica collaborare in questo modo con il siriano ed l’ Uchiha bastardo, i perdenti, ma dovevo farlo se volevo venir promosso; dopo la fine del corso avrei potuto anche ucciderli, non mi sarei più preoccupato di non insultarli. La strategia sarebbe partita da una tecnica di Saambo, il kiriano, infatti, avrebbe eseguito una tecnica tipica di Kiri: i servitori di nebbia. Grazie a questo genjutsu sarebbero comparsi dei cloni di color nero pece che si sarebbero disposti intorno al nostro avversario. Inoltre,grazie ad un effetto secondario della tecnica noi tre saremmo spariti dalla vista del chuunin che si sarebbe quindi trovato da solo con i cloni. Dopo aver utilizzato la tecnica Saambo avrebbe lanciato dei kunai verso l’ avversario, di conseguenza i cloni avrebbero imitato l’ attacco. Dopo il lancio dei kunai, l’ Hozuki, sarebbe uscito allo scoperto ed avrebbe attaccato frontalmente Akihiro tentando di colpirlo con alcuni pugni o calci che il chuunin avrebbe probabilmente parato. A questo punto dell’ azione, se tutto fosse andato come previsto, sarei intervenuto io ed avrei provato ad effettuare l’ alzata della foglia su un nemico che aveva appena finito di parare i colpi avversari, e che,di conseguenza,sarebbe stato leggermente stanco. Ora, se il perdente fosse riuscito a liberarsi dall’ illusione sarebbe entrato in scena e, sfruttando il momento di stordimento di Akihiro, avrebbe tentato di eseguire il colpo concatenato del leone. Se fossimo riusciti a colpire il chuunin saremmo stati promossi, al contrario, se avessimo sbagliato saremmo stati uccisi.
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Status: Grado: Studente Energia: Gialla Chakra: 5/100 Condizione Mentale: contento di combattere Condizione Fisica: Ferita leggera al braccio. ferita leggera al petto. Consumi: - 15 Recuperi: Slot 0/1: Techiche 1/1:alzata della foglia Bonus:- Malus:-
SAvevamo pianificato tutto alla perfezione. Tutto in ogni minimo particolare; anche le frivolezze erano state analizzate. Tutte tranne una. Come avremmo impedito al nostro nemico di agire mentre balzavamo per avvicinarci a lui? Non mi era nemmeno passata di striscio l’idea di crearci un po’ di copertura durante l’avanzamento. “Ci lascerà agire.” Pensavo. Sbagliato. Il nostro nemico compose subito dei sigilli, e a prima vista mi parevano familiari, tuttavia non riuscii a determinare in tempo la natura della tecnica che si accingeva a eseguire. Improvvisamente una spessa coltre bianca invase la zona di combattimento, ma era ormai troppo tardi per tornare indietro: la nostra offensiva era già cominciata e, temevo che il nostro avversario non avrebbe accusato nessuno dei nostri assalti. Tutto ciò che fui in grado di vedere fu una confusa corona di luce, segno che il flash era esploso invano, e come ultima cosa, il bagliore della palla di fuoco. “Un momento … perché ve né una sola?” poi, lentamente, la nebbia si diradò sotto i nostri occhi, cancellando il fastidioso appesantimento dei nostri respiri, causa la forte umidità generata dal jutsu. Progressivamente, tutto tornò come prima. Con sorpresa, scoprii che le posizioni erano variate di molto rispetto a pochi attimi prima, ma soprattutto, ciò che mi stupì, fu proprio la posizione di uno dei nostri. Exo. Lui era rimasto in una zona arretrata, per quale motivo, non so, ma stando a ciò che ricordai di aver visto nella bruma grigiastra, giunsi alla sconcertante conclusione che il mio compagno, per aiutarci a sconfiggere il temibile nemico, aveva pensato bene di rimanersene fermo e zitto. Mi voltai, ma solo per costatare le ottime condizioni di salute di Akihiro: nulla era riuscito a raggiungerlo in modo tale da ferirlo. Rimuginai sull’inettitudine del Namikaze, e accecato dalla collera, mi lasciai andare a un rimprovero, e di certo non mi misi a lesinare con le imprecazioni. «Che cazzo ti passa per la testa? Perché non ci hai dato una mano? Avremmo potuto sconfiggerlo!» improvvisamente, la paura mi attanagliò lo stomaco. Rapido come un fulmine, l’Hinaji piombò davanti allo sventurato foglioso, che iniziò a mostrare segni di un malore a noi sconosciuto. “Che cazzo gli sta facendo?” Senza che potessi trovare una risposta a quell'interrogativo, il mio compaesano mi si scagliò contro con la stessa rapidità con la quale aveva assalito Exo, e con potenza, sferrò un montante allo stomaco e, trascinandomi, mi fece volare per parecchi metri in aria. Indifeso, non potei far nulla, e rovinoso, caddi in acqua. Poi, l’avversario, si spostò in direzione dell’Uchiha e, rapido, fece finire pure lui sott’acqua. In un istante, dopo averci ridotti come stracci da buttare, si spostò nella terra ferma, attendendo una risposta da parte nostra. Rimasi invischiato nella fredda cristallinità per alcuni, lunghi secondi. Abituato a nuotare, non badai molto alla situazione attorno a me, mi preoccupai, piuttosto, della mia condizione fisica. Non avevo nulla di rotto, per fortuna, anche se un colpo come quello, appena qualche centimetro più a sinistra, o a destra, mi avrebbe di sicuro fratturato delle costole. Voltandomi, vidi che anche Rey era finito in mare, ma non badai troppo a lui; invece, mi misi a rimuginare su una possibile soluzione. Il dolore allo stomaco, tuttavia, iniziò ad annebbiare i miei pensieri, e tutto ciò che sentivo era solamente un acuto dolore addominale. A fatica, tentavo di dimenticare il forte disturbo che provavo, ma il colpo era stato così potente, che di sicuro mi sarei portato dietro quell’affaticamento per tutto il duello, e anche oltre. Facendo mente locale, analizzai nuovamente la situazione, ma i miei pensieri furono nuovamente distorti quando vidi nella mia mente la faccia di Exo. “Che coglione … se solo ci avesse dato ascolto e avesse seguito la nostra strategia, a quest’ora probabilmente saremmo già tutti promossi. Perché ha voluto rimanersene indietro? E’ un deficiente … ci sono poche parole per descriverlo. Mi auguro solo che lo boccino perché un cretino del genere non vorrei vederlo in giro con un copri fronte. Non è al mio livello, e pure Rey, nonostante sia un figlio di puttana, gli è superiore. E’ il più scandaloso del nostro corso: non conosce nemmeno gli effetti delle sue tecniche. – al solo pensiero mi lasciai scappare una risatina subacquea – Ad ogni modo non posso più fare affidamento su di lui. E’ un piscia sotto. Non mi interessa la fine che farà.” Mi guardai attorno, ma vidi solo il blu del mare che andava infittendosi alle mie spalle, e sotto i miei piedi, la morbida sabbia, decorata con la sporadica presenza di alghe verdastre e viscide, impegnate a seguire il moto del mare. Cercavo uno spunto per iniziare la mia nuova strategia, e mi chiedevo se i miei compagni fossero riemersi dalla loro problematica situazione. Curioso, con qualche bracciata giunsi a spuntare con la testa fuori dall’acqua. Lì mi voltai più volte, ma tutto ciò che potevo vedere era il mio acerrimo nemico che, serioso, era fermo su quella così morbida erbetta. Spalancai le fauci e, incamerando una notevole quantità di ossigeno, mi misi seriamente a rimuginare sulla prossima sequenza di combattimento. Dovevo trovare una soluzione il più rapidamente possibile perché il mio nemico non mi avrebbe aspettato ancora per molto. Le distanze, tra una cosa e l’altra si erano accorciate e il mio nemico distava circa dieci metri. Iniziai rapidamente a passare in rassegna tutto ciò che possedevo, e ciò che avrei potuto fare, senza però cadere nella banalità. Con un cenno della testa, richiamai la mia copia rimasta ad ammollo in mezzo al mare. Ella mi si avvicinò e con celerità mi feci passare il kunai che possedeva, sott’acqua per non essere visti. Rapidamente m’inabissai, mentre il mio clone si sarebbe avvicinato alla riva. Sotto il mare avrei eseguito i seal per i servitori di nebbia, cloni neri che in pochi attimi sarebbero comparsi tutt’attorno al mio nemico, in maniera da nascondere i miei compagni. “Non puoi sfuggirmi. Questa volta sei mio!” con celerità avrei scagliato i kunai che possedevo, quello del clone, e il mio, al quale avrei legato un flash, diretti alla figura del mio nemico. Il lancio delle armi sarebbe stato simulato anche dalle copie illusorie generate con il jutsu, ma i coltelli veri avrebbero trapassato uno dei cloni. Il flash sarebbe esploso nel tragitto, appena pochi metri prima di raggiungere il capo di Akihiro, che ignaro, probabilmente avrebbe accusato dello stordimento del flash. Così, dopo l’esplosione del flash, io mi sarei lanciato fuori dall’acqua, aiutandomi con il chakra rimasto, e avrei tentato, supportato dal mio clone un attacco ai lati del kiriano. Per prima cosa avrei tentato di sferrare un calcio alla zona esterna del ginocchio del mio avversario, seguito poi da una violenta gomitata con il braccio sinistro diretto alla tempia, e dopo questa, mi sarei ritratto di qualche metro, alla sua sinistra. Contemporaneamente il mio clone avrebbe tentato un affondo di pugno allo stomaco, seguito da un secondo pugno al pomo d’Adamo. Anche il clone, conclusa la sua sequenza si sarebbe allontanato dal nemico di qualche passo. Non confidavo troppo nella riuscita della combinazione di attacchi, ma la grinta nei colpi sarebbe stata la solita. Non potevo dimostrare alcuna debolezza nei confronti di un mio compaesano. Che figura c’avrei fatto? Ignoravo ciò che sarebbe successo, ma speravo con tutto il cuore che qualcuno venisse in mio soccorso, perché da solo non sarei riuscito a far nulla. “Aiuto!”
~Status: Grado: Studente Energia: Gialla Chakra: 25/100 Condizione Mentale: Soddisfatto Condizione Fisica: Ferita lieve alla fronte. Consumi: - 15 (Servitori di Nebbia) - 10 (chakra adesivo, anche quello del turno precedente e che non mi ero tolto) Recuperi: Slot 1/2: lancio armi (kunai x 2, flash x 1) calcio al ginocchio, gomitata alla tempia. Techiche 1/1: Servitori di nebbia. Bonus:- Malus:-