Corso KR-13, sensei Ryosuke Mikawa

« Older   Newer »
  Share  
¬N i k
view post Posted on 4/10/2011, 22:50 by: ¬N i k
Avatar

Jinchuuriki

Group:
Nsr Member
Posts:
15,666

Status:


Capitolo 1.1: L'inizio dell'Accademia



Narrato
« Parlato »
« Parlato Altri »
Pensato

P o s t

Annaspo, corro, visibilmente più fuggo, più mi sembra di girare in tondo, perseguitato da fosche ombre, sospiri nelle tenebre e silenziosi ghigni affioranti da una gorgogliante oscurità in cui mi trovo avvolto.
Percepisco distintamente come in lontananza il rumore di un carretto in avvicinamento, ma la nettissima sensazione di sprofondare in un vuoto denso, che mi allontana dalla salvezza mi innervosisce : non paura, è odio verso la girandola del caos che non riesco a prevedere.
Con difficoltà mi sollevo sino alla sommità del baratro per ritrovarmi sulla strada : le luci pungenti del sole mi accecano, mi giro su me stesso, prima che qual bestia vorace mi assalga travolgendomi, mentre le voci nel buio tornano a sorridermi con macabra allegria.
Un sobbalzo sulla strada mi riporta alla veglia : un piccolo carretto in un piccolosentiero del nord, che s'inerpica sinuoso tra le grandi foreste, collinette e piccoli paesini che passa man mano che cambia destinazione o si ferma in una di esse.
Poggio la testa sul muro di legno del veicolo, dopo un lungo sonno, più stanco che rilassato. Nei posti di fronte a me, non c'è null'altro che il mio zaino, munito di oggetti qua e la, alcuni vestiti, nel caso mi fossi dovuto cambiare, pieno di scartoffie, indizi e tutto ciò che ero riuscito a racimolare durante la mia ricerca di due anni prima di iscrivermi all'accademia ninja. Già, la mia ricerca : finalmente stavo raggiungendo la mia meta ma, come spesso accade, più mi allontanavo da casa, più mi interrogavo sull'effettiva utilità di quanto stavo facendo. Tecnicamente la mia vita non sarebbe nè cambiata, nè migliorata, per cui era sostanzialmente inutile imbarcarsi in una situazione del genere. Anni di studio in campo tecnico e matematico almeno, mi suggerivano questa conclusione. Il pugno sul legno del carretto che segue, è conseguenza diretta dell'imprecazione contro il fato, le mie folli decisioni e quella sensazione di inevitabilità che circondava il mio viaggio. No, non era neanche legno, nemmeno la soddisfazione di sentirlo infrangersi con violenza, nemmeno il gusto della potenza che ne sarebbe seguito: era una strana plastica che al tocco si piega leggermente, prima di tornare normale, forse con qualche screpolatura qua e la.
Un suono acuto e penetrante frena il mio libero vagare tra i pensieri, riportandomi alla realtà : era probabilmente l'ultima fermata disponibile, la mia fermata; Tegola ulteriore, addirittura più fastidiosa del trovarsi inutilmente in luoghi dimenticati dal tempo : trovarsi costretto a muoversi a piedi, in questi stessi luoghi.
Mi muovo lentamente tra la gente che sorride, felice di esser tornata a casa, suppongo, nei carretti che seguivano il mio; Vedo allegre famigliole, coppie di giovani che si tengono la mano, persone anziane aiutate dagli altri passeggeri o passanti e molto altro, di cui non facevo poi cosi tanto caso.
Li evito tutti accuratamente. Mi infastidisce il contatto fisico, mi ha sempre infastidito.
Guadagno la prima fila appena arrivato all'interno del villaggio, dopo un lungo viaggio effettuato da un villaggio piu piccolo nelle vicinanze, nel quale ero andato a vendere dei materiali per costruire delle armi; inizio a cercare un ninja informatore, o almeno, qualcuno che mi possa indicare la via per arrivare piu in fretta all'accademia ninja: lo trovo dopo qualche minuto. Porta una sorta di divisa goffa, sporca qua e là di sostanze evidentmente mangerecce, osservando il suo girovita parecchio abbondante, i baffi rossi, gonfi sul viso, sono l'unica peluria che avvolge l'uomo visibilmente, assolutamente calvo e, stranamente sorridente.
Immagino anche per qualche secondo, con cattiveria, di sentire un certo odore cattivo di alcool provenire dall'uomo, del sake precisamente, ma per una volta mi convinco di essermi immaginato tutto.
Due parole, il suo fortissimo accento locale, mi porta frequentemente a fingere di guardar di lato, a portarlo fuori dal mio campo visivo. Ma la sua indicazione è chiarissima : il suo indice da gran lavoratore, ruvido e consumato, punta dritto verso il posto che stavo cercando; gia poiche qualche giorno prima, mentre ero ancora a casa, mi era arrivata una lettera dall'accademia, con scritto che dovevo recarmi al campo di addestramento per sostenere il mio primo esame accademico, che fosse stato pratico o teorico a me poco importava, mi bastava passarlo e basta.
Sbuffo vistosamente, un respiro profondo e prendo saldamente in mano lo zaino, dopo un cenno del capo ed un sorriso forzato rivolti all'uomo.
E dire che questa ricerca, la quale consisteva nel vedere e nel sapere, se ero davvero destinato a grandi cose, è nata più per puntiglio che per un reale desiderio di conoscere gli assassini della mia famiglia, anche se a dirla tutta, loro erano e rimanevano sempre, i primi obbiettivi a cui pensavo giorno e notte; Anzi a dirla tutta, non so nemmeno perchè, nell'apprendere dei ripetuti viaggi di mio padre, dalla lettura del suo diario, mi sia deciso ad approfondire. Forse era semplicemente curiosità, ma che dico, era logico, io cercavo solo vendetta, eppure mi convincevo a pensare ad altro, ma certe cose non si pensano neppure, certe cose non hanno bisogno di una motivazione per essere portate a compimento...certe cose si fanno e basta.

[…]



Il Villaggio di Kiri, nel quale vivevo ormai da alcuni anni, quella mattina, era molto più tranquillo del solito e la gente proseguiva la sua vita di sempre in tutta serenità e tranquillità; decisi quindi di approfittare di tale avvenimento, per passare prima da un mio vecchio amico, per mettere apposto la mia tenuta da shinobi.
Bisogna tuttavia precisare che era ancora l'alba, il sole non aveva ancora fatto capolino del tutto. Molta gente era ancora cullata dalle rassicuranti tenebre di Morfeo. Il paesaggio che mi si parava davanti non era dei più spettacolari, quei grigi edifici squadrati che erano le case del quartier popolare non rappresentavano una gran vista, ma gli effetti di luce che i raggi solari ancora pallidi creavano sul quel cielo crepuscolare, erano degni di nota. In men che non si dica, perso nell'ammirazione del cielo, finii contro un uomo, sulla terra, il quale pareva ancora più distratto di me in quel momento; Si scusò con me, anche se forse non era tutta colpa sua, e preoseguì di corsa il suo cammino. I vicoli che seguiva non li conoscevo tutti alla perfezione, ma dopo anni di girovaghi di qua e di la per il villaggio, avevo in mente la conformazione planare della zona, quindi talvolta imboccavo con sicurezza piccole stradine anonime, da cui un'estraneo si sarebbe tenuto ben alla larga, e in meno di una decina di minuti raggiunsi il mio obiettivo.
Avevo anche prestato attenzione a evitare i quartieri più malfamati, odiavo vedere la gente costretta all'accattonaggio o a darsi alla criminalità per poter sopravvivere anche solo un giorno in più.
Era il lato del mondo che cercavo di evitare per ora, non potendolo cambiare in alcun modo, perchè mi procurava un'immenso disgusto.
Il negozio del mio amico sarto, si presentava come una piccola e graziosa casetta, decorata con dei grafiti raffiguranti degli strumenti del mestiere e qualche panno: una bella trovata. Quando aprii la porta, un campanello collegato ad essa avvisò il proprietario della presenza di un cliente, il quale si presentò subito dalla stanza retrostante.
Era pieno di abiti ovunque, di forbisci, di aghi, di spilli, di manichini e quant'altro; Mi sfilai la giacca con cura e la posi delicatamente sul bancone, quasi fosse un figlio:

« Eila Draifus, tutto bene??? Vorrei che mi rattoppassi le lacerazioni subite da questo giubbotto, da lasciare tuttavia tali le sfilacciature all'estremità inferiore, per cortesia! »

Dopo una brave chiaccherata, lasciai all'anziano il mio abito, uscii fuori dal negozio e aspettai 10/20 minuti, dopodiche rientrai e trovai tutto pronto in men che non si dica, le sfilacciature erano ben risaldate e le macchie e i buchi erano spariti: insomma un lavoro coi fiocchi, merito di chi lo fa con passione; ma ancora piu scoinvolgente fu' il rifiuto del vecchio di ricevere soldi, poiche sosteneva che quello fosse un regalo o, per meglio dire, un'augurio per la mia premiazione a Genin, anche se ancora non avevo dato nemmeno un'esame accademico, se non quello che dovevo tenere oggi.
Finalmente ero pronto a partire.

[…]



Pesanti passi sul sentiero che mi si parava davanti, con pochi minuti di camminata, eccomi arrivato al mio obbiettivo; con cattiveria e una certa prestanza fisica, mi faccio infine avanti nella parte finale della stradina, che presentava una grande pendenza, rispetto al pezzo di strada che avevo percorso prima.
Arrivato finalmente al campo di addestramento, al quale ero stato assegnato, non vidi alcun individuo ad aspettarmi, che avessi sbagliato posto??? no impossibile, avevo seguito alla lettera tutte le indicazioni, di sicuro non aveva sbagliato zona, cosi decisi di sedermi vicino all'entrata, nel caso il mio futuro maestro, si fosse presentato in ritardo; infine aspettai.

S t a t u s

»Status

Grado: Studente
Energia: Bianca
Chakra: 50/50
Condizione Mentale: Pronto
Condizione Fisica: Illeso
Consumi:-
Recuperi:-
Slot 0/1:-
Techiche 0/1:-
Bonus:-
Malus:-

•Armi ed Equipaggiamento

Shuriken 2/2
Kunai 3/3
Flash 2/2
Tatami 1/1
Sacche Porta Oggetti/Porta Shuriken 3/3
Custodia Porta Armi 1/1

†Edit: //

¤Off Topic: //

 
Top
1 replies since 4/10/2011, 21:27   67 views
  Share