narrato
parlato(pensato)
kakuro si era dovuto alzare presto quel giorno, per fare in modo di trovarsi a konoha in tempo.
Ormai da giorni entrava e usciva di casa, i suoi genitori e lui stesso si erano abituati a quella situazione.
Al campo di allenamento di Konoha avrebbe trovato il suo sensei.
La situazione nei villaggi intorno era abbastanza critica, perciò il ragazzo si sarebbe dovuto affrettare nel suo viaggio, per evitare di incappare in creature indesiderate.
Quando uscì dalla porta della propria casa fu investito da una leggera brezza, che però sollevava le sabbie della città desertica.
Si diresse alle porte di Suna, e lentamente attraversò il sentiero che era stato scavato tra le montagne. Lentamente il paesaggio si trasformava, finchè non cominciarono a spuntare alcuni alberi rari, che poi diventarono radura, che poi diventò bosco.
Il ragazzo si fermò a mangiare qualcosa velocemente, dato che era l'ora di pranzo, poi si affrettò a terminare l'ultima parte del suo tragitto saltando di ramo in ramo.
Alla vista delle grandi porte rosse di Konoha tirò un sospiro di sollievo, era abbastanza stanco e non vedeva l'ora di fermarsi per qualche minuto.
Il grande ingresso al villaggio e il piazzale intorno faceva contrasto con le viuzze strette che si diramavano più in là. Le strade erano le più affollate che kakuro avesse mai visto, si scontrò più volte con i passanti. Dopo solo qualche minuto realizzò di essersi perso, e cominciò a girovagare per le stradine, in cerca di una via principale, che probabilmente lo avrebbe portato alla residenza dell'Hokage, davanti alla quale avrebbe potuto chiedere qualche informazione ai ninja di guardia. La folla non era molto disponibile per le informazioni, tutti erano mossi da una fretta incredibile, che kakuro non comprendeva.
All'improvviso però vide un piccolo negozio che vendeva ramen, e si intrufolò dentro come per salvarsi da quella corrente di persone. Il cuoco era una persona gentile e disponibile; dopo aver mangiato una razione di ramen, kakuro ottenne le informazioni che cercava e uscì di nuovo in strada. Il campo d'allenamento più vicino era abbastanza fuori dal centro del villaggio, infatti dopo qualche curva le vie si facevano sempre meno affollate. Una volta giunto al traguardo, il ragazzo si guardò attorno, con il suo tipico sguardo spento e calmo.
(Niente sensei da queste parti suppongo che si trovi in un altro campo d'allenamento ah sono troppo stanco per continuare)
kakuro si sfogò con un sospiro e appoggiando la testa all'albero che si trovava lì a fianco.
Il ragazzo si avvicinò con passo lento e un'espressione apatica che faceva un forte contrasto con l'agitazione degli altri ragazzi lì vicino.kakuro riconobbe il sensei.
vedendo gli altri alievi gia arrampicati sugli alberi disse
Ehm... Salve, vedo che avete già cominciato l'allenamento...narrato
parlato
(pensato)
kakuro rivolse uno sguardo veloce ai suoi compagni, mentre ascoltava attentamente ciò che chiedeva il sensei.kakuro si sedette con le gambe incrociate, mentre strappava piccoli fili d'erba con la mano destra. Era uno dei gesti che spesso continuava a fare senza nemmeno accorgersene, come quando, pensieroso, disegnava ghirigori sui libri fino a rendere la pagina illeggibile.
(Una prima fase leggera huh?)
Mentre parlava, teneva lo sguardo fisso a terra.
...Sono kakuro akawa... vengo da Suna e da quanto c'è stata l'invasione dei mostri e ci siamo trasferiti qui alla foglia, tutto è nuovo per me. Amo l'arte in tutte le sue espressioni, ma sono affascinato in modo particolare dal teatro...se ho un sogno? I miei sogni non finiscono mai... e nemmeno i motivi per cui vorrei diventare uno shinobi. Conoscere il mondo, acquisire esperienza, sono tutte cose fantastiche... ma un amico è morto davanti ai miei occhi e io non ho avuto il coraggio di difenderlo. E' per lui che sono qui...
I suoi occhi diventarono particolarmente lucidi mentre pronunciava l'ultima parte del discorso; volse lo sguardo a un pezzo di terra alla sua destra e il suo volto pallido e liscio si rovinò in una leggera smorfia.
(Non smetterò mai di farmi schifo per la mia colpa...)
Dopo un breve momento di silenzio, si accorse che il sensei si stava allontanando dall'albero dopo aver dato delle nuove istruzioni ai ragazzi. Detto da lui l'esercizio che proponeva sembrava abbastanza facile, ma kakuro non ne era molto sicuro. Era abituato a diffidare di chiunque e di qualsiasi cosa. Ancora si stupiva di essere riuscito a parlare dei suoi problemi esistenziali a due perfetti sconosciuti. Ma quello non era il momento di pensare, bensì quello di agire.
(Uhm... far scorrere il chakra sul palmo del piede...)
kakuro si concentrò, innanzitutto alzandosi, poi chiudendo gli occhi e unendo le mani in posizione. Viaggiò con la mente dentro al suo corpo, liberò tutti i suoi pensieri, vedeva il suo chakra, fluire calmo come l'acqua di un torrente. A quel punto cercò di sforzarsi per concentrare il chakra sui piedi, lasciandosi scappare qualche lieve smorfia del viso. Il chakra nasceva dal cuore e scorreva senza fermarsi in tutto il corpo. Lentamente kakuro lo spostava fino agli arti inferiori, poi una volta raggiunti i palmi dei piedi, il chakra si manifestò all'esterno con il suo tipico colore azzurrognolo.
Poi all'improvviso il ragazzo bloccò la sua concentrazione, per poi ripeterla due o tre volte.
(Bene ora devo soltanto ripetere lo stesso meccanismo una volta eseguito il primo salto sull'albero)
kakuro vide un albero dietro di lui, i cui colori accesi gli regalavano una bella ispirazione. Si fermò a qualche metro davanti a quello e poi, dopo aver tirato un sospiro, gli corse incontro e, eseguito il primo salto, concentrò il chakra sui piedi e riuscì a compiere un paio di passi verso l'alto, per poi cadere come un sacco di patate a terra.
(Accidenti... lo sapevo che non sarebbe stato così facile)
Ma non era nel suo carattere rinunciare così facilmente a un obiettivo. Dopo essersi ripulito di alcune foglie, ritentò e stavolta riuscì ad aggrapparsi a uno dei rami dell'albero, su cui si sedette. Poi si alzò in piedi e tentò di salire qualche ramo in più, finchè non raggiunse quello più alto.
Poi saltò di nuovo giù e ripetè l'operazione, cercando di raggiungere il ramo più alto in una volta sola. Gli ultimi passi erano quelli decisivi, durante i quali le emozioni del ragazzo erano più forti. Il desiderio di raggiungere quel maledetto ramo era molto forte, ma allo stesso tempo kakuro pensava che fosse solo il più basso dei traguardi che avrebbe dovuto raggiungere.
Riuscì ad aggrapparsi saldamente al ramo, ma per un pelo. Ci saltò sopra e prese posizione sedendosi, tirando un sospiro di sollievo.
(Suppongo ci sia ancora molto da lavorare...)
Il suo sguardo ora era rivolto al sensei. Sperava di non essere stato una delusione.
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mi hanno detto di postare qui spero che il post vada bene