Corso KR-10, Sensei: Akihiro Hinaji/Corso Sperimentale/Portato a Termine

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xyz10
view post Posted on 3/4/2009, 20:59 by: xyz10





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Narrato
Parlato
Pensato

Test Number Two: Chakra Control
Kirigakure, Campo d’allenamento 13

Nessuno degli aspiranti genin era riuscito a colpire le copie evocate dal sensei. Invece, tutti erano riusciti a prendere i manichini di legno con le proprie armi da lancio, ma solo uno degli studenti era riuscito a centrarlo in pieno.

In quel momento si erano riuniti tutti lì, in cerchio, in attesa del giudizio del loro sensei per quanto riguardava la prima prova. Prima che egli parlasse, però, Takeshi si accorse di una novità: altri tre ragazzi erano arrivati, in ritardo, e si erano uniti al resto della classe. Un’altra cosa insolita fu che due di essi venivano da Oto, o più comunemente chiamato il Villaggio del Suono. Uno di essi, Nagato, così si chiamava, era riuscito ad attirare l’attenzione di tutti con le sue parole, quasi proferite in tono di sfida nei confronti di Akihiro. Non volle dire né il nome, né l’equipaggiamento che aveva portato con sé per quell’occasione. Inoltre, disse qualcosa riguardante il fatto che tre studenti del suo villaggio fossero venuti lì, a Kiri, per l’accademia. In effetti, aveva ragione. Probabilmente qualcosa non quadrava: o i due paesi erano sul punto di stipulare un trattato d’amicizia, oppure quel corso inter-villaggio era stato organizzato solo per conoscere l’abilità degli shinobi stranieri. Era proprio quest’ultima ipotesi a turbare Nagato.

Ma che sta facendo questo pazzo? Sa benissimo che il sensei non ama le persone loquaci! E allora perché parla così tanto?

D’un tratto, un’idea fulminea passò per la testa del ragazzo. Sperava solo che non fosse esatta, per il bene del suo compagno di corso

Nagato, che cosa stai facendo? Vuoi morire, forse!?

Non ebbe comunque il tempo di sentire la risposta, perché, ormai, tutti avevano finito l’esercizio e il sensei si preparava a parlare. Takeshi lo fissò, in attesa delle sue parole. Ma esse non venirono. Infatti, con un movimento fulmineo, Akihiro scomparve dalla vista del ragazzo e, dopo neanche mezzo secondo, Yamato, l’unico aspirante genin a non aver svolto il test, fu sollevato da terra e volò all’indietro per cinque o sei metri. In quel preciso istante, dopo che egli fu scaraventato via, il maestro riapparve, proprio dove si trovava lo sfortunato studente qualche millesimo prima.

Cosa!? Quando l’ha colpito? Non l’ho neanche visto muoversi! pensò Takeshi, deglutendo. Da questo momento in poi, devo impegnarmi al massimo! Non posso finire umiliato come lui!

Dopo aver pesantemente abbattuto il suo allievo, il chuunin iniziò a parlare: bocciò immediatamente il ragazzo che aveva colpito, ma questo c’era da aspettarselo. Tutti gli altri, invece, compresi i nuovi arrivati, furono ammessi alla fase successiva. Prima di illustrarla agli studenti, però, il biondo shinobi dagli occhi di ghiaccio commentò l’esercizio precedente, evidenziando l’errore commesso dalla maggior parte di loro, Takeshi incluso: avrebbero dovuto mirare ai punti vitali, indipendentemente dal fatto che l’obiettivo era un ciocco di legno. Il quindicenne si trovò in disaccordo con queste parole e decise di farlo notare al suo maestro, pur sapendo di andare contro il principio su cui si basavano il villaggio della nebbia ed il suo sensei:

Scusi, Akihiro-sensei, ma non sono d’accordo su quanto ha appena detto. Non bisogna per forza uccidere il bersaglio. E’ meglio colpirne gli arti, in modo da limitare i suoi movimenti. È necessario eliminarlo, invece, solo quando è la missione a richiederlo, non in altri casi. Io la penso così.

Era forse stato troppo diretto? Troppo scontroso? Non credeva affatto, in quanto, altrimenti, il chuunin avrebbe già fatto fuori il ragazzo di Oto, Nagato, che lo aveva appena provocato. Nonostante tutto, il sensei continuò a parlare. Probabilmente gli avrebbe risposto più tardi, se non fosse rimasto totalmente indifferente come le altre volte. Intanto, egli ascoltò la provocazione dello shinobi del Suono, e ribatté con parole altrettanto dure e intrise di voglia di combattere. Ma si limitò a questo. Infatti, al ragazzo non toccò la stessa sorte di Yamato. Il maestro assunse, però, un’espressione differente da prima: il suo sguardo si fece più violento, come se avesse voglia di squartarli tutti quanti. Poi fissò, dritto negli occhi, ad uno ad uno, tutti e sei gli aspiranti genin. Quando fu il turno di Takeshi, egli cercò di sostenere lo sguardo folle di Akihiro, come a dire “Io non ho paura di te”, anche se forse non lo pensava davvero. Perché, in fondo, era proprio quello che lo shinobi dai capelli dorati desiderava: mettere loro paura. Ma il quindicenne tentò di non far trapelare alcuna emozione tramite il suo sguardo. Quindi il sensei cambiò bersaglio, e si diresse verso la prossima vittima dei suoi gelidi occhi. Subito dopo, egli si spostò in direzione del fiume, che scorreva tranquillo a pochi metri da loro. I piedi del chuunin vennero avvolti da un’aura azzurrina che, secondo quello che Takeshi si ricordava dalla teoria appresa dai libri, doveva essere chakra. Immediatamente dopo, Akihiro si diresse, inesorabilmente, verso il corso d’acqua lì accanto e, tranquillamente, come se esso fosse stato solido, lo attraversò, giungendo dall’altra parte, ad una distanza, cioè, di circa quattro metri. Lì, egli iniziò la spiegazione del secondo test: avrebbero dovuto passare anche loro sopra il torrente, controllando alla perfezione la propria energia. Aggiunse anche che non avrebbero tentato prima di scalare la corteccia degli alberi, ma si sarebbero concentrati immediatamente sull’acqua, dalla difficoltà ancora più elevata.

Ma come non abbiamo tempo per le prove semplici? Se ci ha concesso due ore, significa che ne abbiamo a sufficienza! Sta cominciando ad innervosirmi, questo qua. È assurdo passare direttamente alla prova più difficile. Sarebbe come se noi piuttosto che essere qui, fossimo all’Esame Chuunin! È ovvio che non riusciremmo a superarlo! Come questa prova, del resto.

Non si era mai esercitato sul controllo del chakra. Era una cosa del tutto nuova per lui. Sperava che anche per gli altri lo fosse, così da non essere l’unico a sbagliare. Ben sapendo quale sarebbe stato l’esito almeno del primo tentativo, Takeshi si tolse la maglietta che indossava, rimanendo a petto nudo. Quindi, compose il seal della Pecora, quello che permetteva di accumulare il chakra. Chiuse gli occhi, cercando di visualizzare il flusso di energia che scorreva nel suo corpo, e tentò di convogliarlo nei piedi. Ci vollero almeno un paio di minuti affinché si sentisse pronto. Quando aprì gli occhi, vide i suoi arti inferiori brillare di una luce bluastra, come quella di Akihiro poco tempo prima. Sorrise, sentendosi pieno d’orgoglio. Ma così, si deconcentrò, e l’aura azzurra sparì.

Merda, mi sono distratto e il chakra è sparito!

Ci riprovò, questa volta gli sembrò di impiegare meno tempo di prima a concentrare la sua energia nel punto stabilito. Una volta che i suoi piedi furono avvolti della giusta quantità di chakra, si mosse in avanti, facendo piccoli passi e stando ben attento a non perdere la concentrazione poiché, solo ora se ne ricordava, aveva studiato che una componente fondamentale del chakra è l’energia mentale. Giunto alla riva del fiume, si fermò, tremando, ansioso di superare quel test e di dedicarsi al prossimo. Mise, lentamente, prima il piede destro sulla superficie dell’acqua, come per tastare la sua consistenza. Sembrava solida. Così, mosse anche l’altra gamba, ma quando l’arto inferiore sinistro toccò la massa acquosa che scorreva sotto di lui, Takeshi sprofondò nell’acqua, fino all’altezza della tibia. Rabbrividì: l’acqua era freddissima, e quindi ne uscì subito. Si fermò un attimo sulla riva, sedendosi sulla terra battuta, a riflettere sulla causa del suo fallimento.

Perché? Perché non ce l’ho fatta? Rifletti, Takeshi, rifletti. Quando ho appoggiato solo il piede destro, rimanendo col sinistro ancorato alla terra, l’acqua mi ha retto; ma quando ho posato anche l’altro, sono sprofondato. Forse, il chakra non era sufficiente a reggere il mio peso. Si, l’unica spiegazione plausibile è la mancanza di chakra.

Mentre pensava, erano passati cinque o sei minuti, e gli altri suoi compagni si stavano già cimentando con questa durissima prova. Fu un sollievo per lui vedere anche loro sbagliare, qualche volta: questo significava che era un esercizio difficile per tutti, non era soltanto lui ad essere imbranato. A questo punto si rialzò, deciso a non commettere più altri errori. Riprovò a concentrare la sua energia e a immagazzinarla negli arti locomotori. Questa volta, però, impastò più chakra di prima, così da essere sicuro che esso avrebbe retto il peso del suo corpo. Cominciò a camminare sulla superficie dell’acqua posando, come prima, prima il piede destro e poi il suo opposto. D’un tratto, avvertì una sensazione strana alle sue gambe. Istintivamente pensò:

Merda, troppo chakra!

Aveva perfettamente capito quello che sarebbe successo. Peccato lo abbia capito troppo tardi, senza possibilità alcuna di evitare quello che sarebbe accaduto subito dopo: i suoi piedi stavolta non sprofondarono, anzi, ebbero l’effetto contrario. Vennero sbalzati via, a causa dell’eccessiva quantità d’energia che si era venuta ad accumulare in un unico punto. Takeshi si ritrovò per terra, tre metri più indietro. Riuscì a sollevarsi, rimanendo ancora una volta seduto, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, a pensare. Quella posizione lo aiutava spesso a riflettere.

No, anche questa volta ho sbagliato. Uffa, non pensavo fosse così complicato! Secondo me sbaglio qualcosa di importante. Sicuramente una cosa basilare. Ovviamente mi sembra di avercene messo troppo, di chakra, questa volta. Anche il maestro, poi, non poteva darci qualche consiglio su come completare la prova? Si vede che non ha minimamente voglia di insegnare a delle “stupide reclute”, come ci chiama lui. Vediamo, cosa potrei aver sbagliato questa volta? Indubbiamente ho convogliato troppo chakra nei piedi che ha reagito con l’acqua, facendomi volare. Ma forse, sbaglio anche il modo. Non potrebbe essere che devo correre, anziché camminare?

Convinto di questo suo ragionamento, si alzò in piedi. Sentì che i muscoli delle gambe iniziavano a dolere, poiché l’acido lattico stava iniziando la sua fermentazione. Si diede due schiaffi simultanei sulle guance, per darsi la carica sufficiente a superare quel maledettissimo fiume che lo stava facendo penare in quel modo. Quando compose il seal della pecora, sentì che la sua riserva di chakra era diminuita, e di molto anche. Impiegò un’infinità di secondi per riuscire ad evocare la propria energia. Quando si sentì pronto, indietreggiò di qualche passo dalla riva del fiumiciattolo, così da poter prendere un po’ di rincorsa, che gli sarebbe servita per prendere più velocità e, quindi, per superare più in fretta i quattro metri che lo separavano dal suo sensei, posizionato dall’altra parte del corso d’acqua. D’un tratto partì, usando tutto il chakra che aveva accumulato: dopo neanche un secondo aveva oltrepassato il bordo, ed era entrato nel torrente. L’acqua lo stava reggendo in maniera perfetta. Non capiva se era merito della giusta quantità d’energia utilizzata, o piuttosto grazie al fatto che stava correndo. Ancora qualche secondo, e avrebbe superato anche il secondo test. Cercò di non pensare a queste cose, che di sicuro lo avrebbero solamente penalizzato. Infatti, solo quando toccò l’altra sponda con entrambi i piedi si rilassò, esplodendo in un grido di gioia. Ma in realtà, ben sapeva che la prova non era finita. Infatti, Akihiro aveva detto di attraversare il fiume come lui stesso aveva fatto, e cioè camminando. Sicuramente non avrebbe tollerato il fatto che avesse superato il suo test senza seguire appieno le regole da lui dettate. Per questo, non appena ebbe avuto il tempo necessario a riprendere fiato, e per fare ciò impiegò circa una decina di minuti, si riconcentrò nuovamente sul controllo del proprio chakra, impastandolo come aveva appena fatto. Mosse a fatica i propri muscoli. L’acqua lo resse anche se camminava a passo lento, ma solo fino a metà. Infatti, a quel punto, l’aura azzurra ormai familiare che avvolgeva i suoi arti inferiori sparì. Ma Takeshi se ne accorse prima di fare una figuraccia: dopotutto, l’aveva appena superato correndo e non poteva fallire al tentativo successivo! Quindi, con uno sforzo immenso, spiccò un balzo che terminò appoggiando, sul terreno, i due piedi ed il ginocchio destro.

Era felicissimo. Ce l’aveva fatta. Aveva superato anche la seconda prova, avvicinandosi così alla propria meta: la promozione. Con un enorme sorriso disegnato in volto, Takeshi si lasciò cadere all’indietro, sfinito, così da rimanere sdraiato sulla dura terra rossa.
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Status
Grado:
Studente
Energia: Bianca
Chakra: 25/50
Condizione Mentale: Felicissimo
Condizione Fisica: Sfinito
Consumi: Chakra Adesivo (5) x5 = 25
Recuperi: //


Armi ed Equipaggiamento
Shuriken x3
Kunai x2
Makibishi x1
Panno Conduttore di Chakra x1
Tasca Porta Shuriken x1 (tasca posteriore sinistra)
Custodia Porta Armi x1 (tasca sulla coscia sinistra)

 
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