.Momochi Zabusa's Green.

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~Tom
view post Posted on 21/10/2008, 20:01






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Chapter One : My trouble






Piove.
Le gocce di pioggia scandivano il tempo, all’interno della locanda, appena fuori il villaggio Kiri. C’era silenzio. La notte sembrava aver calmato persino gli animi più irrequieti. Presi la mantella nera, posta dietro la mia sedia, e uscii dalla porta principale dopo aver lasciato sul bancone alcuni ryo. Il fango inopportuno continuava a cigolare sotto i miei piedi, mentre mi dirigevo verso le porte del villaggio. Le luci erano ancora accese, ma il silenzio regnava ovunque. Mi guardai intorno, e dopo poco iniziai a camminare lungo le piccole e strette strade della cittadina, fino ad arrivare a una minuta porta di legno, ormai marcito. Mi spogliai degli indumenti bagnati appena entrai, e mi asciugai i capelli arancioni inzuppati d’acqua. Scesi delle piccole scale che mi portarono in una cantina non troppo umida e accogliente, pervasa di candele profumate. Anche lì, c’era troppo silenzio.

«Ah Sono finalmente tornato vecchio!». Sibilai.

Da dietro l’angolo spuntò un uomo, dall’aria annoiata, che si accomodò su una poltrona di pelle nera, in salotto. Ripercorsi i lineamenti perfetti di quell’uomo: la mascella quadrata, la linea dritta del naso, l’angolo netto delle guance, l’arco liscio e marmoreo della fronte, il tutto spezzato da un ciuffo biondo di capelli, eppure aveva più di settant’anni ormai.

«Bene ragazzo mio. Com’è andato il pomeriggio? ».  Disse.
«Come sempre. Le solite cose, ormai mi chiedo perché di questi continui sforzi. Mi annoio, lo sai questo vero? Ogni tanto spero in una missione o qualcosa del genere, almeno per smorzare un po’ il tutto. »
«Sai ciò che pensa il consiglio a riguardo… Credono che tu sia troppo impulsivo e freddo, sei ancora sotto osservazione ragazzo, non possiamo permetterci passi falsi. »
«Credo di riuscire a controllarmi. Non sono più un bambino, dovresti averlo capito ormai». Dissi.
«Non sono io che faccio le regole, ma se lo desidererai, domani, potrai combattere».

Mi alzai dalla poltrona di pelle nera e m’incamminai verso camera mia. Mi spogliai completamente e andai a farmi una doccia fredda, poi presi dall’armadio una tuta in disuso e dopo essermi agghindato, mi misi a dormire.
La sveglia suonò puntuale alle sette meno un quarto. Mi alzai subito e dopo essermi pulito e aver mangiato una colazione leggera e piena di fibre uscii da casa, vestito con un pantalone leggero e una maglietta bucata. Ritornai nella dimora del vecchio dopo appena una mezzoretta di corsa nel villaggio, e poi, mi ripulii completamente e mi vestii per l’allenamento. Tornai per l’ora di pranzo, come sempre. Quel giorno però, non dovevo cucinare io. Il vecchio si era preoccupato di tutto e aveva organizzato un incontro con alcuni ninja di Kiri. Mangiammo in fretta e ci dirigemmo verso la palestra più vicina alla cantina, dove ci aspettavano un gruppo di tre ragazzi. Erano tutti molto alti e muscolosi, vestiti con canotte nere senza maniche. Avevano il viso squadrato, e i loro lineamenti incutevano terrore. Dopo poco tempo mi accorsi che nella palestra ceravamo solo noi e loro. Probabilmente il vecchio non voleva permettere a nessuno di interrompere l’incontro.

 «Siete arrivati finalmente… Stavamo iniziando a stancarci del vostro ritardo». Dissero
«Si… Scusateci. Adesso però vogliamo iniziare? Non vorrei perdere troppo tempo». Disse il vecchio.
 
Decidemmo di saltare i convenevoli e di iniziare subito l’incontro. Ci ponemmo sopra una pedana per combattimenti, e dopo esserci riscaldati, con un po’ di stretching iniziammo. Il mio avversario era bello grosso. Era molto entusiasta del combattimento che stava intraprendendo, e sembrava fremere dalla voglia di schiacciarmi. Non era una persona per niente delicata. Si muoveva incautamente sulla piattaforma, e non si preoccupava della sua posizione. Era spavaldo e troppo sicuro di se.


«Che l’incontro abbia inizio». Dichiarò il vecchio.

Il ragazzone si avventò su di me con una foga mai vista prima in vita mia, come se si dovesse cibare del mio corpo. Scansai facilmente il suo attacco e mi spostai alle sue spalle senza fare troppo caso al suo viso sconvolto. Era lento. Riuscivo perfettamente a superarlo in velocità, cosa che mi portava in vantaggio. Il kiriano si voltò di scatto e tornò a caricarmi ancora una volta, avendo lo stesso esito precedente. Si voltò subito, e con aria furente mi squadrò da cima a fondo, per poi avvicinarsi a me. Era un avversario monotono, senza una strategia precisa. Attaccava frontalmente, ciò mi diede la possibilità di schivare diverse volte i suoi attacchi, però aveva una buona difesa. Era difficile avvicinarsi a lui, tanto da potergli tirare un pugno o un calcio, senza essere attaccati. Il ragazzo si avventò su di me, caricandomi come in precedenza aveva fatto, ma ciò mi diede la possibilità di colpirlo. Aveva abbassato la difesa nel momento in cui cercava di caricarmi, lasciando il petto scoperto. Proprio in quel momento mi mossi, schivando il suo primo pugno, e rientrando nel raggio d’azione del secondo colpendolo allo sterno con una gomitata, evitando così i suoi attacchi. Il Kiriano cadde sulle ginocchia lasciandosi sfuggire un grugnito. Il sangue si affiorava intorno agli occhi, e il respiro pesante divenne pian piano un lamento.

«Questo ragazzo non può più combattere. ». Dissi.

I ragazzi al di fuori del ring si scambiarono un’occhiata fugace, e poi spostarono il corpo, ormai svenuto del ragazzone. Un altro ragazzo si fece avanti e salì sulla pedana, congratulandosi per la vittoria precedente. Questo era un tantino meno muscoloso, più calmo e deciso. Era probabilmente una spanna sopra l’altro ragazzo, quello che avevo appena battuto. Si mise sul ring dalla parte opposta alla mia e aspettò. Probabilmente voleva che lo attaccassi. Non era mio solito attaccare per primo. Solitamente aspettavo che l’avversario facesse la prima mossa, e poi reagivo di conseguenza.
Si era creata una situazione di stallo, nessuno voleva aprire il combattimento. Mi decisi dopo alcuni minuti di iniziare, e mi avvicinai al ragazzo velocemente sferrando un calcio diritto alla faccia appena a un metro da lui. Feci un piccolo saltello e poi mi girai, stendendo la gamba all’aria e voltandomi verso il ragazzo che si parò con l’avambraccio. Era abbastanza veloce da parare il colpo, e abbastanza forte da non essere sopraffatto da esso. Aveva una buona difesa, e sembrava essere deciso ad attaccare. Sferrò un pugno con la mano destra diritto al mio stomaco, che per un pelo mi colpi.  Feci una ruota all’indietro, all’ultimo secondo e schivai il suo attacco. Immediatamente si avvicinò a me e tirò un cazzotto sullo zigomo sinistro, che mi fece cadere all’indietro sul sedere. Mi alzai senza nemmeno badare al dolore che mi aveva procurato e mi avvicinai a lui in posizione di difesa. Iniziai a tirare una serie di pugni fino a quando non lo colpì esattamente dove prima egli aveva colpito me, facendolo cadere sulla pedana.  Si rialzò con un balzo in avanti portandosi in questo modo a pochi centimetri da me. La mia mano si mosse velocemente indietro per colpirlo con un pugno allo stomaco, ma il Kiriano fu molto più veloce di me e mi bloccò le braccia dietro la schiena. Cercai di liberarmi, ma fu tutto inutile. Feci un balzo indietro e gli tirai una testata facendogli sanguinare il naso in seguito all’impatto. Gli avevo rotto il setto nasale. Il ragazzo stava ancora barcollando quando gli entrai di colpo nel ginocchio dall’esterno all’interno rompendoglielo. Questi cadde di avanti fremendo di dolore, e contorcendosi.

«Avanti il prossimo».

Il terzo ragazzo prese il suo compagno e lo trascinò fuori dalla pedana, per poi rientrarci per combattere. Questo ragazzo aveva qualcosa di strano. Sembrava che avesse qualcosa di diverso dagli altri. Eppure, aveva la stessa corporatura, era della stessa altezza e assomigliava stranamente agli altri due. Non me ne ero accorto prima, i tre ragazzi erano stranamente somiglianti, potevano essere fratelli o cugini.

«Io mi chiama Alexander, ragazzo… E sono orgoglioso di poter combattere contro di te. Fino ad adesso sei stato l’unico genin che è riuscito a batterli. Sappilo io non sono come i miei fratelli. ». Disse il nuovo avversario.

«Tsk… Credi davvero di spaventarmi con queste misere parole? Credi davvero che io abbia paura di te, quando ho appena battuto due ragazzoni tutto fumo e niente arrosto? Comunque sia… Spero davvero che sia vero quello che hai detto. Non mi sono divertito per niente contro di loro, spero almeno di faticare un poco oggi, o sarebbe tutto inutile. ». Risposi sgarbato.

«Non ho detto quelle parole per metterti paura, ma solo per avvertirti. Fa come vuoi, ma poi non ti lamentare…».

Ci mettemmo entrambi in posizione di difesa e ci lanciammo degli sguardi attenti. Non sembrava sprovveduto come i suoi predecessori, anzi era molto cauto. Però, non sembrava avesse paura di perdere. Si avvicinò velocemente verso di me, tanto da non riuscire a reagire. Mi puntò dritto in faccia e allungò il braccio. Mi buttai a terra, non sapendo come reagire. Era troppo veloce perche potessi bloccarlo, ed era troppo rischioso provare a schivarlo. Appena capì cosa era appena accaduto iniziò a tirare alcuni calci verso di me, senza alcun risultato positivo. Unii le gambe e saltai per alzarmi, e allo stesso tempo colpire l’avversario al petto, ma questi fu abbastanza veloce da evitare l’attacco. Appena mi fui rialzato lo vidi ad appena un metro e mezzo di distanza dal mio corpo, pronto a scagliarmi addosso una serie di calci di tre. Riuscì a parare i primi due con facilità, ma il terzo mi colpì al petto e mi vece barcollare indietro. Riuscii a riprendermi appena in tempo per schivare un pugno di Alexander che si conficcò nel muro, rompendogli almeno qualche osso. Il Kiriano staccò la mano incastonata al muro e dopo aver lanciato un urlo di dolore, si riprese, ancora più arrabbiato con me.

Intanto gli spettatori si godevano lo show. Il vecchio era in silenzio, seduto su una poltrona di pelle rossa, mentre i compagni di Alexander erano un po’ furiosi, un po’ eccitati, all’idea divedere lo scontro. Probabilmente credevano nelle abilità del fratello o cugino e speravano che mi desse una bella lezione, in modo da farmi pagare per come li avevo trattati.

Alexander si avventò su di me distratto, esattamente come aveva fatto in precedenza uno dei suoi compagni, non preoccupandosi della difesa. Anche se era molto più veloce e potente dell’altro. Mi scaraventò a terra con un sol colpo, vacendomi sbattere la schiena contro il muro. Probabilmente mi si erano incrinate un paio di costole, o qualcosa del genere, ma non mi sarei arreso. Mi alzai a fatica e aspettai l’avversario in posizione di difesa, provocandolo ogni tanto. Alexander preparò un pugno e si avvicinò velocemente a me. Io mi caricai un calcio, e appena fu abbastanza vicino feci un salto, girandomi verso di lui e piazzandogli la suola della mia scarpa sulla mascella, facendogliela scrocchiare. Questi non fece molto caso al colpo subito, ma terminò la sua azione sfondandomi lo stomaco, facendomi sobbalzare. Uno sputo di sangue mi uscì dalla bocca e cadde sul pavimento ruvido. Mi alzai ancora una volta e mi asciugai il mento, dove era colato un po’ di liquido vermiglio. Mi concentrai bene sui suoi movimenti e fissai lo sguardo su un’apertura al suo fianco sinistro. Mi avvicinai ad Alexander frontalmente, e appena questi fu pronto a contrattaccare mi spostai velocemente alla sua sinistra colpendolo al fianco con un calcio bello potente. Questo lo distrasse per qualche secondo, che sfruttai per colpirlo ripetutamente al viso, facendogli sanguinare il ciglio sinistro. Scesi dal ring dopo una ventina di secondi dalla caduta di Alexander. Avevo un forte dolore alle costole che mi fece tremare per qualche minuto.

«Abbiamo terminato oggi. Sei stato bravo ragazzo». Disse il vecchio soddisfatto.

I compagni di Alexander erano restati a bocca aperta, stupiti del fatto che fossi stato io a vincere. Intanto io e il vecchio ci incamminammo verso casa, dove mi lavai e mi medicai la cassa toracica. Il pomeriggio era passato in fretta. Tornammo a casa verso le diciotto, e senza nemmeno mangiare o fare altro, ognuno si rintanò nella propria camera. Mi misi a dormire presto, senza nutrirmi, convinto che il giorno successivo sarebbe passato tutto il dolore al petto. Tuttavia, non riuscivo a prendere sonno. Era stata una giornata faticosa, ma divertente. Trovavo un certo divertimento nel combattere, e nel faticare combattendo. Ad alcuni può sembrare un comportamento da sadico, o da coglione, mentre per me era una cosa normale. Gli occhi mi si chiusero lentamente con il passare dei minuti, e senza rendermene conto stavo già dormendo.

   






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~Tom
view post Posted on 21/10/2008, 21:34






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Chapter two : The Cave






Silenzio…
La sveglia suonò, come sempre, alle sette meno un quarto. Mi alzai dal letto senza preoccupazioni, e andai subito in bagno per togliermi la benda. Il dolore era sparito quasi completamente, e l’unico segno rimasto era un misero ematoma violaceo al bacino. Mi lavai e mi vestii come sempre e andai a correre nel villaggio. Restai più del solito fuori, attirato dalla preoccupazione della gente per le strade. Da un paio di giorni diversi orsi bianchi erano stati avvistati nei pressi del villaggio, e la gente incominciava ad avere paura. La faccenda m’intrigò molto, e vidi in ciò la possibilità di divertirmi, evitando di passare tutto il mio tempo nella stessa radura. Tornai quindi a casa, mi vestii con dei pantaloni lunghi, una maglietta nera senza maniche e alla cintura l’armamentario per le missioni, poi m’infilai il copri fronte ormai ammaccato e mi coprii con delle bende il collo e la zona sotto il naso, mi preparai alcuni panini per il viaggio, e misi il resto degli oggetti necessari in uno zaino sulle spalle. Non avevo intenzione di dire al vecchio, cosa stavo facendo ma era inevitabile. Si parò davanti a me, poco prima che uscissi dalla porta principale e mi chiese spiegazioni a riguardo. Non sembrava molto contento della risposta che io gli avevo fornito, ma non m’impedì di uscire. Le stradine del villaggio erano deserte. La gente restava chiusa in casa. Mi addentrai nella foresta, dopo poco tempo, in cerca di quelle bestie bianche. Non avevo ancora pensato a come affrontarle o come trovarle. Speravo che mi capitassero davanti, senza farmi perdere troppo tempo. I venti minuti che mi distanziavano dalla foresta passarono velocemente, tra i mille pensieri che la mia mente si poneva, riguardo agli orsi. Stavo setacciando la foresta, albero ad albero, quando un animale dal manto bianco passò, senza accorgersi della mia presenza lì vicina. C’era la nebbia, però riuscivo a vedere comunque bene l’animale. Non era un orso, bensì un lupo dalle dimensioni enormi. Doveva essere alto circa due metri, e lungo all’incirca tre. Era vigile, e non lasciava tracce.

«Ma… Che caz… ». Dissi tra me e me mentre la bestia sfilava tra gli alberi.

Presi velocemente un kunai dalla mia cintura, e glielo lanciai addosso. Non mi aspettavo si ferisse, aveva una folta pelliccia che probabilmente avrebbe parato il colpo. Con mia grandissima sorpresa l’animale era scomparso lasciando al suo posto una nebbia ancora più fitta, e il kunai piantato nel terreno. La mia mente viaggiò in diverse spiegazioni, ma solo una mi diede una risposta. Ebbi solo pochissimi secondi prima di accorgermi di essere circondato da diversi ninja. Erano vestiti con una calzamaglia celeste, un passamontagna e un giubbetto di pelle nera. Avevano una katana dietro la schiena, con un manico di pelle nera, e un fodero dorato. Dovevano essere all’incirca cinque ninja del villaggio Kiri, o almeno lo sembravano. Tre ninja estrassero le katane all’unisono e mi attaccarono contemporaneamente. Estrassi velocemente la mia arma e bloccai le lame dei miei avversari, facendoli indietreggiare di qualche metro. La lama argentea della mia spada brillò al sole fioco della tarda mattina. Mi misi in posizione, serrai i denti e strinsi forte l’elsa della mia spada, pronta ad attaccare. Corsi verso i ragazzi con le katane, che a loro volta iniziarono a correre verso di me. Non erano né molto veloci né molto agili, si muovevano come se fossero stretti tra le catene. Probabilmente i vestiti che portavano gli bloccavano i movimenti, provocandogli uno svantaggio. Mi liberai velocemente di quei ninja inesperti. Riuscii facilmente a atterrarli, provocandogli dei tagli sul busto e sugli arti.

«Tsk, principianti. A quanto pare però… voi siete solo delle guardie». Dissi.

Mi accovacciai su uno di quei corpi privi di sensi, e iniziai a cercare nel suo armamentario. Non avevano granché tranne alcuni rotoli da richiamo e dei tonici di recupero. Esaminai meglio i cinque ninja, e trovai su ognuno, un anello con uno stemma. Erano anelli d’oro, con l’illustrazione di delle aquile con sopra una corona, e all’interno un’incisione poco visibile. Mi misi tutti gli anelli in una sacca porta oggetti nella cintura e tirai avanti. Incontrai altri lupi bianchi, che evitai per non scontrarmi inutilmente con altre guardie e mangia velocemente un panino per l’ora di pranzo. M’inoltrai nella foresta perennemente innevata, in cerca del nucleo della banda delle aquile. Passai inosservato da quel momento in poi, e stetti molto attento a non essere seguito o tenuto d’occhio da qualcuno. Arrivai in una casetta di legno ormai marcio, al centro della foresta, sorvegliata da quattro guardie ben armate. In quell’edificio c’era qualcosa di strano. Fui molto veloce e scaltro, mi avvicinai alle guardie e senza fare rumore gli tagliai le gole. Effettivamente ero troppo freddo. Entrai nella casetta, e mi guardai in torno in cerca di ciò che aveva costretto quei ninja a fare da guardia. Apparentemente la casa era vuota, non aveva né mobili né niente, eppure qualcosa di strano c’era. Passai al setaccio tutta la casa, fino a quando non mi accorsi che da una parete proveniva uno strano venticello, che mi svelò l’esistenza di un armadio segreto, che portava a una cantina attraverso una scaletta di ferro pesante. Era arrugginita e cigolante, probabilmente in disuso da molto tempo. Quel rifugio poteva essere un luogo di ritrovo, probabilmente, per i ninja durante la grande guerra. Scesi velocemente le scale e mi ritrovai in una grotta sotterranea molto umida e fredda, dove probabilmente passava un fiume sotterraneo. Concentrai una lieve quantità di chakra nelle piante dei piedi, e iniziai a camminare verso una luce artificiale, probabilmente prodotta da delle fiaccole o delle lanterne. Avanzai a tentoni, attento a non inciampare, e pian piano arrivai verso la fonte di luce incustodita. C’era un'altra porta, questa ermetica e molto più resistente, probabilmente il punto di forza di tutta la struttura. Decisi velocemente di applicare una carta bomba al centro della porta d’acciaio, e pormi dietro una roccia, al riparo dallo scoppio. Ero certo che non avrebbe aperto una via d’accesso a quella stanza, ma almeno avrebbe attirato all’esterno qualcuno. Dopo lo scoppio mi misi sopra la porta, così da attendere le guardie dove non se lo sarebbero aspettato. Uscirono in tre, tutte vestite come quelle che avevo atterrato in precedenza. Uscirono senza preoccuparsi di chiudere la porta, da cui entrai senza difficoltà. Richiusi la porta dietro di me, per evitare di far entrare ulteriori guardie all’esterno. Chiusi la porta dietro di me, così da avere il tempo di trovare ciò che cercavo. Mi trovavo in una sala ampia e spaziosa, con un tavolo al centro e diverse carte messe in ordine lì. Probabilmente era un’anticamera, dove vi risiedeva, forse, una segretaria. Guardai intorno a me, per scrutare l’ambiente circostante, e vidi diversi contenitori per documenti sulla parete. Mi avvicinai, per vedere di trovare alcuni documenti, che spiegassero il recente arrivo di quella Gang, vicino a Kiri, ma, con mia grandissima sorpresa, vi trovai una segretaria minuta ed esile, accucciata dietro un angolo della parete. Mi accovacciai per vederla bene in viso, e senza trapelare nessun sentimento parlai alla segretaria.

«Mi dispiace disturbarla, ma ho bisogno di lei per avere alcune informazioni. Non lo voglio fare del male, ma sarò costretto se non collabora. ». Dissi

«I... Io? B..bhè, Quello che forse le interessa si trova nel…nella cassaforte, sottoterra. Ci si può accedere solamente dalla stanza, dove si riuniscono i capi. M… ma è sorvegliata da una guardia. Non credo le convenga andare. ». La voce della segretaria fu come un lamento soffocato.

«Mi può disegnare una mappa?». Alzai le mani e aspettai la risposta della ragazza.

La ragazza si alzò da terra e andò lentamente alla scrivania, da dove prese una mappa del sotterraneo e ne tracciò una linea rossa, fino a una camera circolare. Il luogo comprendeva un salone centrale, appena dopo l’anticamera, tre dormitori e una stanza circolare che avevo appena scoperto essere una sala riunioni.

«Che cos’è questo posto?». Chiesi ancora alla signorina.

«Questo era un rifugio per le guerre utilizzato dai ninja del villaggio. I miei capi l’hanno ristrutturato e messo apposto per farci una base per ricavare informazioni dal villaggio».

«Grazie mille signorina. Questo lo faccio per lei, per non farle dare spiegazioni.». Allungai le braccia e la feci svenire facendole annusare un fazzoletto intinto nel cloroformio.

Adesso dovevo solo trovare dei documenti, che potevano certificare la cosa. Piegai la cartina e me la misi in tasca, e poi aprii la porta che mi avrebbe portato al salone. La stanza era deserta, e non si sentiva alcun suono. Avanzai a tentoni per non allarmare nessuno. Arrivai alla porta della stanza circolare, sapevo che lì dietro c’era qualcuno ad aspettarmi, e non avrei potuto evitarlo in nessun modo. Mi stiracchiai per due secondi e poi entrai nella stanza, pronto a qualsiasi cosa. La stanza era abbastanza grande, circa come il salone, e vi era al centro un tavolo circolare con diverse sedie sotto. In fondo all’aula vidi un ragazzo, quasi sui diciotto, steso su un divanetto di pelle nera. Mi lanciò uno sguardo ambiguo e poi fece un mezzo sorriso.

«Momochi… Zabuza. E’ un onore conoscerti… Demone della nebbia! ». Disse con voce annoiata

«Vedo che conosci il mio nome… Almeno evitiamo le presentazioni. ».Risposi con aria altrettanto annoiata.

Il ragazzo si alzò in piedi, posò la giacchetta di pelle che indossava e si rimboccò le maniche. Fece un paio di secondi dello stretching e poi si rivolse a me incitandomi a combattere. Lo osservai meglio. Doveva essere alto all’incirca centoottantacinque centimetri con le scarpe. Era abbastanza robusto e portava alla vita una sacca porta oggetti. Aveva un foulard rosso legato all’avambraccio sinistro, un paio di pantaloni mimetici con grosse tasche e una maglietta nera a mezze maniche. Si accovacciò un attivo e estrasse da sotto il divano una katana nera molto affilata, la sfoderò e si mise a fare un paio di movimenti di prova verso l’aria. Si ricompose e si sistemò a dovere per il combattimento.

«Allora…Zabuza, a quanto pare dobbiamo combattere».


   






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Edited by ~Tom - 22/10/2008, 20:29
 
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~Tom
view post Posted on 22/10/2008, 19:40






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Chapter Three : My Eagerness






Impaziente...
Mi tolsi velocemente lo zaino dalle spalle e tirai fuori la katana che portava dietro la schiena. Il ragazzo si avvicinò velocemente a me, ma non abbastanza da sorprendermi, e sferrò un colpo con la sua katana diretto verso la mia spalla. Parai facilmente il colpo, e poi feci allontanare la guardia con un calcio diritto allo stomaco. Mi rimisi in posizione e aspettai un nuovo attacco da parte del giovane. Questi continuava ad attaccare con attacchi diretti, e potevo ben costatare che ero nettamente superiore a lui nell’arte della katana. Ad attaccare era lui, io mi limitavo a schivare alcuni e a parere altri colpi, fino a quando non decisi di attaccare. Mi mossi velocemente verso il ragazzo, alzai velocemente la katana con entrambe le mani e velocemente accompagnai il colpo verso il suo bacino. Questi si parò il colpo, ma la potenza dell’attacco lo fece sobbalzare e cadere all’indietro. Sfiorai con la punta della mia spada il viso del mio avversario, procurandogli un raglio che partiva dall’estremità della bocca, e che arrivava fino all’orecchio. Il ragazzo sanguinava e non mi era stato difficile procurargli quella ferita. Gli lasciai il tempo di rialzarsi, e di ri-iniziare ad attaccare. Questi si alzò lentamente, e dopo essersi spolverato i vestiti si rimise in posizione, componendo in pochi secondi alcuni sigilli. Dalla sua bocca uscì una lingua di fuoco che si avvicinava velocemente verso di me.

«Che diavolo…? ».

Feci un salto all’indietro impiantando nel terreno la katana, e composi anch’io alcuni sigilli. Da sotto i miei piedi uscirono delle onde d’acqua che si pararono davanti a me spegnendo la scia infuocata e travolgendo il ragazzo. La guardia andò a sbattere contro il muro, schiacciata dal mio attacco, e poi sputò dell’acqua che aveva probabilmente ingerito involontariamente. Il ragazzo si alzò l’ennesima volta, e giunse le mani per fare altri sigilli. Prima che potesse completare i sigilli, mi avvicinai velocemente a lui, tanto da non fargli accorgere di essere in pericolo. Arrivai con la spada puntata al suo petto e lo trafissi squarciandogli i polmoni. Il ragazzo cadde a terra in fin di vita. Mi andai a rimettere lo zaino in spalla, e rinfoderai la katana, dopo averla pulita del sangue del guardiano. Non era stato un gran combattimento, ma di sicuro era durato più a lungo di quelli precedenti. Mi avviai verso la botola posta sotto il tavolo, e ci entrai senza troppe preoccupazioni. Mi trovavo in una stanza circolare, delle stesse dimensioni di quella precedente. La differenza tra le due stanze era davvero nulla. C’erano due porte però. Una era posta esattamente dove si trovava al piano superiore l’entrata, e l’altra era opposta a quella. Le porte erano rinforzate, con diversi strati di acciaio sopra, il che rendeva interessante la cosa. Una di quelle porte mi avrebbe condotto alla cassaforte, mentre l’altra mi avrebbe probabilmente fornito una via di fuga. Aprii una delle due pesanti porte, in cerca dei documenti di cui la segretaria mi aveva informato. Era un oblò di metallo, e al centro aveva un volante gigantesco. Girai il volante fino a far scattare la serratura, e poi spinsi la porta in avanti. Era una stanza minuta, piccola e conteneva poche cose. C’erano diversi lingotti d’oro impolverati lì dentro, e un raccoglitore verde, chiuso con un incantesimo. Infilai il raccoglitore nello zaino, e dopo aver trafugato uno di quei lingotti, uscii dalla stanza. In superficie si sentivano dei rumori avvicinarsi velocemente, probabilmente avevano scoperto il cadavere del ragazzo e si stavano preparando a cercarmi qui sotto. Corsi velocemente dalla parte opposta della stanza,dove probabilmente si trovava la via d’uscita. Aprii la porta velocemente, e girai il grande manubrio argentato fino allo scatto. Spinsi la porta in avanti, e sentii una folata di vento venirmi incontro. Mi trovavo in una grotta, come la precedente, ma questa aveva in fondo all’imboccatura una cascata. Probabilmente mi trovavo al confine della regione, alle cascate Seimuure. Il territorio era bagnato e umido, e si poteva chiaramente sentire l’acqua scrosciante. Richiusi le porte dietro di me e percorsi la galleria. Mi trovavo ormai oltre le cascate, all’asciutto, e mi dirigevo velocemente verso le porte del villaggio di Kiri. Arrivai alle porte in poco tempo, e mi diressi subito a casa del vecchio. Il tempo era trascorso velocemente, erano le otto di sera, e l’aria si stava facendo gelida per le vie di Kiri. Aprii la porta di legno marcio, e mi tolsi gli indumenti bagnati di dosso, restai con i calzoni, e un paio di mutande. Portai lo zaino in camera mia, e poi, dopo aver mangiato una zuppa veloce, iniziai a sfogliare le carte che avevo trafugato nella struttura sotterranea.

   






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~Tom
view post Posted on 23/10/2008, 11:23






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Chapter four : Tranquillity






Tranquillo…
Ero a casa mia, o meglio la casa del vecchio, ed ero ormai sicuro che l’organizzazione con cui avevo avuto a che fare, non era niente di pericoloso. Non avevano a disposizione abbastanza ninja per poter attaccare il villaggio, era un’associazione piccola, composta al massimo da una cinquantina di persone. Una segretaria, nove dirigenti, e il resto della truppa: guardie. Come avevo ben costatato le guardie non erano una preoccupazione. Un solo chuunin di Kiri le avrebbe potute benissimo fare fuori in poco tempo. Inoltre il piano che avevano progettato, non sarebbe andato a buon fine. Contavano sulle risorse di Kiri per mandare in rovina tutta la regione, proprio come avevano fatto con il paese della roccia, o almeno era quello che diceva la nota in fondo a pagina diciassette. Quello che avevo tra le mani era un librettino bianco, di si e no cento pagine, su cui vi erano riportati gli schemi e le tattiche che questo gruppo di dirigenti utilizzavano. Stavano pian piano facendo cadere i villaggi piccoli, come il paese della stella, o quello della roccia ma questa volta avevano fatto un passo sbagliato. Si erano messi contro, forse, il più potente dei principali villaggi. Riposi il quadernetto bianco all’interno di uno dei cassetti della mia scrivania, mi andai a lavare, e dopo mi misi a letto. Guardavo il soffitto bianco della stanzetta in cui alloggiavo da qualche tempo, pensando a cosa avrei dovuto fare. Probabilmente la cosa più conveniente sarebbe stata quella di trovare il modo di farli fallire da solo, senza chiedere l’aiuto di nessuno. Ma ciò che mi turbava di più era che il consiglio non avrebbe fatto nulla sapendo ciò di cui ero a conoscenza. Mi addormentai lentamente, in una straziante agonia interminabile. Mi svegliai la mattina dopo al suono della sveglia, e ripetei la solita routine di sempre: mi lavai, feci colazione, uscii da casa per fare un po’ di jogging e tornai a casa dopo quasi mezzora. Poi mi preparai mettendo la tuta d’allenamento per fare un po’ di pratica alla radura di stoppe. La giornata passò molto lentamente tra un esercizio e l’altro, e quando finalmente tornai a casa, capii che sarebbe stato meglio restare nella radura.
«Ragazzo mio… mi vuoi raccontare cosa succede? ». Disse. «Da quando sei partito nella foresta, sembri essere distaccato, preoccupato per qualcosa. Me ne vuoi parlare? ». Continuò con aria solenne.

«Sono successe alcune cose in questi giorni vecchio. Nella foresta ho scoperto un rifugio sotterraneo, utilizzato nella grande guerra dai ninja di Kiri. ». Pensai se dirgli o no tutta la storiella.

«Un’organizzazione l’ha ripreso in mano, e sembra stia cercando di utilizzarlo per far cadere Kiri. Ma se lo dico al consiglio, loro non faranno altro che spedirmi a casa. ». Aggiunsi.

«Mh… Ragazzo credi davvero che un’organizzazione riesca a mettere sotto Kiri in questo modo? Voglio dire, siamo uno dei quattro paesi più potenti non sarà facile.». Il vecchio pronunciò quelle parole, come se mi avesse letto nel pensiero.

«C’è qualcosa di strano in questo. Sono appena una cinquantina di persone, di cui quaranta sono guardie inutili e senza alcuna abilità particolare. C’è qualcosa che mi turba». Sibilai.

«Credo sia ormai inutile dire di seguire il tuo istinto, tanto ormai sai fare le tue scelte, e prendere atto delle loro conseguenze. ».

La conversazione durò per alcuni minuti che sembravano interminabili, e poi cessò di botto, come se fosse appena stato fatto un taglio netto. Andai a letto dopo aver mangiato una zuppa, e mi addormentai dopo una lunga riflessione. Dovevo fare qualcosa. Mi svegliai più tardi del solito. Avevo staccato volontariamente la sveglia la sera prima. Dovevo essere preparato al meglio.
Mi lavai con calma e mi nutrii della solita tazza di cereali. Mi riscaldai correndo per il villaggio, e infinte, tornato a casa, mi preparai per partire. Con il solito zainetto sulle spalle, e l’attrezzatura alla vita uscii di casa e ripercorsi la strada che mi avrebbe portato all’entrata secondaria, quella posta all’interno delle grotte delle cascate Seimuure. Aprii facilmente al porta della cassaforte ed entrai nello stretto abitacolo che sbucò in un ampia sala. Salii piano le scale che conducevano alla sala riunioni primaria che sbucò a sua volta un appartamento di medie dimensioni totalmente vuoto. La stazione sotterranea era deserta, e non vi era presenza di persone. Probabilmente avevano cambiato base, per paura di essere trovati nuovamente. Andai a controllare nella cassaforte, ma ciò che vidi non mi piacque. Non vi era più nulla. Avevano portato via solamente gli oggetti necessari, lasciando stare il resto. Restai li per un po’, in cerca di qualche risposta o qualche indizio che mi avrebbe ricondotto a loro nuovamente. Mi tornò in mente come li avevo trovati la prima volta, e mi resi conto che era stato tutto puramente casuale, stavo seguendo una pista che non sapevo, mi avrebbe portato a un pesce così grosso. Sentii improvvisamente il rumore di alcuni passi avvicinarsi verso di me. Erano delle scarpe eleganti per quanto mi pareva di capire. Il rumore cessò improvvisamente, mi girai di scatto per vedere la figura che si era avvicinata a me. Era un uomo, sui trent’anni, aveva il viso scavato, un paio di occhiaie profonde, ma molto muscoloso. Portava un paio di pantaloni grigi e una giacca del medesimo colore, una camicia e una cravatta a strisce. Aveva una barbetta ispida di due giorni circa, e un pizzetto quasi ridicolo. Fumava il tizio in questione fumava sigarette. Mi squadrò da cima a fondo e poi face una mezza risatina ironica.

«E così tu saresti il famoso Zabuza Momochi eh?». Disse. Aveva una voce profonda, suadente e anche un po’ triste.

«Esattamente, e tu invece chi saresti?». Il nome non m’interessava granché, avevo capito che ci saremmo dovuti scontrare.

«Ah… Io sono Genriuo». Disse. «e sai già perché sono qui vero?».

Annuii e poi gli feci cenno di seguirmi. Uscii dalla stanza inferiore, quella da cui si accedeva alla cassaforte e attraversai la cascata Seimuure. Genriuo mi seguì senza proferire parola, e appena vide che posai lo zaino si tolse i vestiti che aveva addosso e rivelò un kimono nero, con una cintura bianca all’altezza della vita. Riconobbi la tunica. La utilizzavano i ninja della catena di dojo di arti marziali, sparsi per tutta la regione bianca. Non ero sorpreso. Probabilmente avevano assolto dei ninja più validi per eliminarmi, per non farmi rivelare il loro nascondiglio, ma era troppo tardi.

   






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Edited by ~Tom - 23/10/2008, 20:49
 
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~Tom
view post Posted on 23/10/2008, 19:48






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Chapter five : Hard work






Fatica…
L’uomo estrasse dal suo kimono un kunai, e si avventò su di me. Estrassi velocemente il mio kunai, e fronteggiai per pochi secondi l’uomo. Un movimento repentino e mi trovai con le braccia dietro la schiena, bloccate dalle mani di Genryo. Questi era più veloce di me, ma lo eguagliavo nella forza e nell’agilità. Riuscii a liberarmi dalla presa, facendolo sobbalzare e facendogli colpire la nuca con un sasso al limite del laghetto. Mi alzai di scatto e tirai fuori la mia katana portandogliela al collo per bloccarlo.

«Sei finito! ». Intimai.

Genryo si abbassò velocemente facendomi perdere il controllo della situazione e mi spinse con un calcio allo stomaco indietro. Lui indietreggiò di qualche metro, arrivando al centro del laghetto. Senza nemmeno essersene reso conto era già in trappola. Spostandosi all’interno del laghetto lo avevo bloccato in una prigione acquatica.

«Ah, sei stato bravo Genryo ma non sei riuscito a battermi, ti saresti dovuto impegnare di più. ». Dissi.
«Tsk. Hai avuto troppa fortuna ragazzo, hai approfittato del mio momento di distrazione per intrappolarmi, e non sono riuscito ad evitare l’attacco. Te ne do atto hai vinto. ».

«Eh… Passiamo ai fatti, dimmi, dove si trovano i tuoi superiori, cosi la facciamo finita subito, ed evitiamo di mettere in ballo tutta Kiri. ». Il ninja avversario mi guardò strano per alcuni istanti e poi parlò.

«Non c’è nessun superiore. Io sono uno dei dirigenti dell’associazione. La mia associazione è stata formata da ninja e ogni dirigente è tale. ». I miei occhi si dilatarono. Quell’uomo era uno dei dirigenti della società, e cosa ancora più importante, erano tutti così, ninja.

«Ci siamo trasferiti a nord del villaggio, in un edificio di diversi piani in mezzo alle montagne. ». Aggiunse.

Ritornai alla realtà alla fine del suo discorso. Conoscevo quei luoghi, erano le montagne dove mi allenavo agli inizi, e conoscevo bene anche l’edificio dove si erano probabilmente trasferiti. Il dirigente stava pian piano esaurendo l’aria. Era piegato in due, con una mano al collo. Estrassi la mano dalla bolla d’acqua e con la katana, ancora impugnata nella mano libera, gli taglia di netto il collo, lasciano il suo corpo annegare nell’acqua. La testa stava rotolando tra le rocce intorno alla cascata, poi affondò. Ripresi il mio zaino e la mia attrezzatura. Mi avviai verso le montagne a nord di Kiri a gran velocità, saltando di albero in albero. Fino ad arrivare all’imboccatura del sentiero che portava fino alla cima. Quella era l’unica strada che portava sulla montagna, quindi era l’unica strada che mi avrebbe portato al loro rifugio. Salii velocemente in modo da sbrigare la faccenda velocemente, per evitare di restare fuori tutta la notte.

Mi aspettavano. Due di loro mi stavano aspettando all’entrata della struttura sulle montagne. Probabilmente avevano tenuto d’occhio il sentiero, e non mi ero accorto della loro presenza sul raccordo, oppure non avendo visto tornare il loro collega, avevano presupposto cosa era successo. Erano vestiti esattamente come il primo maestro ninja che avevo incontrato poche ore prima. Però avevano un aspetto più lugubre e truce. Avevano il viso pieno di odio, rancore e chissà quali altri sentimenti negativi verso di me. Estrassero contemporaneamente le katane e si fiondarono contro di me quasi travolgendomi. Sguainai la mia arma e parai i loro colpi, allontanandoli infine da me. Ci fu un momento di stallo in cui riuscirono a travolgermi, facendomi cadere a terra ì, con il sangue alla bocca. Sulla mia faccia si formò un sorriso, che diventò velocemente una risata. Feci un segno netto con la mano destra, con l’indice e l’anulare diritti, e poi… il fuoco. Ero riuscito ad attaccare una delle mie carte bombe sulla schiena di uno di quei ninja, e senza nemmeno farmi scoprire li avevo fatti saltare in aria.

«Due in meno. Tsk. Non sembrano esserci ninja abbastanza forti per me in questa struttura. Meno male, vorrà dire che me la sbrigherò in fretta. ». Pensai tra me e me.

Le fiamme cessarono in fretta, lasciando un cumolo di cenere a ossa lì, davanti alla struttura. Il mio occhio si posò su un oggetto piccolo, circolare, d’orato nel centro delle macerie e dei resti dei due corpi. Era un anello, lo stesso che avevo trovato sui corpi delle guardie. Aveva la stessa incisione e la stessa rappresentazione sopra. Quasi mi dimenticavo di averlo mai visto. Lo presi, e lo misi nella stessa tasca, dove avevo messo tutti gli altri. Non avevo ancora capito a cosa servisse, e che significato avesse.

   






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~Tom
view post Posted on 24/10/2008, 18:44






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Chapter Six : Big Boom






Bianco…
Scattai in piedi e corsi verso l’entrata della struttura, attento a non far scattare trappole o altro. Entra furtivo e annientai velocemente la guardie del primo piano. Erano in cinque, ma erano impreparate e troppo lente per riuscire a parare i miei colpi. Salii velocemente in alto, dove presumevo, si trovava la sala riunioni. L’edificio era molto diverso da come lo ricordavo. Era stato completamente ristrutturato e ridipinto e avevano persino arredato ogni piano come un ufficio. Mi era venuto da pensare già diverse volte a come facessero a trasformare le loro basi in così poco tempo.
Ebbi un colpo di fortuna. Trovai inaspettatamente la bellissima segretaria, che mi aveva fornito le informazioni riguardo ai documenti all’interno della grotta. Mi avvicinai a lei furtivamente, e sorreggendola le feci tutte le domande cui dovevo dare una risposta, e poi me ne andai. Avevo mandato in palla i piani dell’agenzia, e ciò li aveva costretti ad arretrare e a pensare a un nuovo piano. M’indicò anche la sala, dove potevo trovare il resto dei dirigenti. Si trovava, come avevo pensato, all’ultimo piano, in una sala circolare. Feci gli ultimi piani di scale velocemente, senza pensare alle guardie. Arrivai senza fiato all’ultimo piano, dove mi bloccai. Per accedere a quelle stanze occorreva aprire una porta sigillata. Feci i miei calcoli e capii che non potevo distruggerla col ninjutsu o con una carta bomba.

«Maledizione…». Pensai tra me e me.

Il mio occhio ricadde per alcuni istanti sulla piccola serratura di sotto la maniglia, e riconobbi un piccolo simbolo circolare. Mi piegai per osservare meglio e trovai il simbolo di una piccola aquila rientrante. Misi la mano nella tasca porta oggetti e tirai fuori un piccolo anello d’orato. Lo spinsi dentro e prima che me ne accorgessi, la porta era già aperta. Entrai lentamente. Non sentivo alcun suono. Andai avanti lentamente e mi ritrovai in una stanza circolare completamente vuota. Improvvisamente la porta si aprì. Piazzai velocemente una carta bomba sotto il tavolo e saltai nel condotto di aereazione. Una guardie era appena entrata e aveva portato alcuni documenti sul grande tavolo. Scesi lentamente dal condotto appena la guardia se ne andò, e esaminai velocemente i documenti appena portati. Non era niente d’interessante, o almeno non per me, ma li avrei comunque portati al consiglio di Kiri. Uscii velocemente dalla stanza, e aspettai di nascosto il ritorno del resto dei dirigenti. Arrivarono dopo molto tempo, e iniziarono a discutere. Ascoltai attentamente i loro discorsi, e quando pensai avessero finito feci scattare la trappola. Un’esplosione invase la stanza, travolgendo in parte anche me e provocandomi leggere ustioni alla gamba destra. Il mio lavoro lo avevo compiuto. Certo, nulla d’interessante ma almeno avevo svolto il lavoro. Uscii velocemente dall’edificio, in modo da evitare l’esplosione dei tubi del gas.

«Un bel botto non c’è che dire. Mi dispiace solo non essere riuscito a fare un combattimento come si deve. ». Dissi a vanvera.

« Perché credi che non accadrà in un futuro prossimo?» . Una voce da dietro le spalle mi fece spaventare. Era la voce di un uomo, alto, magro e muscoloso. Portava uno strano kimono bianco con una cintura nera.

«Credi quindi di riuscire a farmi divertire eh? Sei spavaldo come i tuoi predecessori. Vediamo di iniziare. ».

«Certamente…».


   






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Edited by ~Tom - 24/10/2008, 20:45
 
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~Tom
view post Posted on 24/10/2008, 19:46







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Chapter Seven : Mission Complete






Freddo...
Mi tolsi l’armamentario inutile e mi misi in posizione di difesa. Ci avvicinammo velocemente entrambi e iniziammo a scambiarci alcune serie di calci e di pugni. Era decisamente migliore degli altri dirigenti. Continuammo a scambiarci alcuni pugni e calci per diversi minuti fino a quando la situazione di stallo non cambio. Il dirigente compose velocemente alcuni sigilli che non riuscii a riconoscere, e in pochi attimi intorno a noi si formò una fitta nebbia. Intuii lo jutsu appena utilizzato e decisi di sfruttare a mio vantaggio la cosa. Prima che potessi rispondere, fui scaraventato a terra, sbattendo il cranio contro una roccia. Iniziai a perdere sangue, e ad avere dolore alla tempia. Mi rialzai, chiusi gli occhi e mi concentrai solamente sull’olfatto. Su questo ero bravo. Possedevo alcune capacità che mi permettevano di sopraffare l’uso della vista. Il dirigente si avvicinò a me furtivamente lanciò addosso a me alcuni kunai. Riuscii a capire cosa era successo a pochi secondi di distanza, e composi quasi istintivamente i sigilli necessari per realizzare davanti a me un muro d’acqua. Realizzai grazie al suo attacco la sua posizione e dopo aver accertato il fatto, composi altri sigilli per creare un clone acquatico. Feci avvicinare la mia copia dalla parte opposta alla mia. Il dirigente si accorse velocemente della copia ma non riuscì a parare l’attacco che gli sferrai a sorpresa. Distratto dalla copia riuscii a impiantargli alla vita un kunai, che gli fece perdere diverso sangue. I miei occhi stavano pian piano iniziando a prendere confidenza con la ridotta visibilità che vi era nell’aria, e riuscii a riprendere il combattimento al 90 %. Sfilai dal fodero la mia katana e intinsi la punta della spada in una piccola pozzetta di sangue lasciato dall’avversario. Avvicinai quindi la lama della spada al naso e mi concentrai per qualche secondo. Il ragazzotto si stava pian piano avvicinando a me, sperando che non me ne accorgessi. Appena fu arrivato nelle mie vicinanze, alzai la lama della mia spada in alto, in modo da fargliela vedere, e contemporaneamente con un kunai nella mano mi avvinai fino a colpirlo al polmone. Il dirigente era cascato nella mia trappola, e aveva spostato la guardia in alto, lasciando scoperto il busto. Il dirigente cadde per terra e la nebbia iniziò a diradarsi. Era stato un brutto errore quello di evocare la nebbia. Ero abituato a combattere senza utilizzare la vista. Mi avvicinai al mio zaino e ne tirai fuori una garza per medicarmi la testa. Il sangue aveva smesso di sanguinare ma le fitte continuavano.

La sveglia suonò puntuale come sempre, e io mi alzai senza faticare troppo dal letto. Mi ripulii completamente e mi vestii in maniera decente per incontrare il consiglio. Avevano accettato la mia richiesta di visita, e volevano parlarmi per avere più informazioni sull’accaduto. Uscii da casa salutando il vecchio e mi diressi al palazzo del Mizukage, dove si teneva la riunione. Spiegai tutto senza fretta e senza omettere alcun particolare, e gli consegnai pure i fascicoli che avevo pian piano rubato. Il consiglio non sembrava essere ancora d’accordo sui miei metodi, ma erano comunque contenti che funzionassero. Tornai a casa senza fretta, fermandomi pure a fare compere all’armeria di Kiri, e infine terminai la settimana come al solito nel campo d’allenamento.

   






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It's Finish

 
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~Tom
view post Posted on 30/10/2008, 16:33




Chiedo, se possibile, la convalida della verde prima dell'assegnazione dei ryo e dell'esperienza, così da mandare avanti il mio Bg

 
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» • G i a c o ~
view post Posted on 31/10/2008, 15:56




» Energia Verde convalidata.
Venendo ai vari post,devo dire che hai creato una trama piuttosto carina e fantasiosa,bravo!Di errori di ortografia ce ne sono,non in abbondanza,di vario tipo,la cui maggior parte sono piuttosto ridicoli xD Credo,e spero,siano solo per distrazione °° Sorvolando questi,vorrei che anche te iniziassi ad articolare periodi più lunghi,con più proposizioni,e non fermarti sempre al misero mezzo rigo:se ci pensi bene,puoi dire molto poco in una frase e non riesci a creare un'atmosfera che coinvolge più di tanto il lettore,in quanto il testo che ne viene fuori è piatto.Ho notato anche che a volte usi termini inappropriati,per indicare un significato,senza però centrare ciò che vuoi dire;si capisce sì,cosa intendi ad esempio per "cigolio della scarpa sul fango" o simile,però non è giusto in italiano.Per quanto riguarda la struttura,anche se andrebbe articolato in sette giorni differenti a me non importa..tuttavia potevi dosare ed equilibrare meglio i vari post:se metti a confronto il primo e l'ultimo c'è una bella differenza:nell'uno scrivi di più,poni più attenzione ai particolari e alle descrizioni,mentre nell'altro tiri via.
Diciamo che per me è sufficiente,ma c'è ancora da lavorare,puoi migliorare ancora molto!

(Exp. 35 - Ryo. 250)
 
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9 replies since 21/10/2008, 20:01   256 views
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